RITORNO A KRISHNA
La Rivista del Movimento Hare Krishna ° Marzo / Aprile 2011 °
BACK TO GODHEAD
FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE:
Ali Krsna dasi
(Alida D’Ambrosio)
DIRETTORE: Nagaraja dasa
EDIZIONE ITALIANA E AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa
TRADUZIONI: Purandara Misra dasa e Sri Saci dasi, Gandharvika dasi
SPEDIZIONI: Visnupriya dasi
Per informazioni sulle spedizioni contattare:
Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna – strada Bonazza, 11
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)
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E-mail: bbtitalia@gmail.it
NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.
VALORE DELLA RIVISTA: Valore a copia Euro 3,00. Le donazioni per ricevere la rivista devono essere versate sul C.C.P. n. 42036004, intestato a “Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna”, strada Bonazza 11, 50028 Tavarnelle Val di Pesa (Fi).
Associazione Ritorno a Krishna – Tutti i diritti riservati – Ritorno a Krishna – Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989 Vol. 23 N. 3 Maggio/Giugno 2011 Stampa: La Zincografica, Firenze. Sped. Abb. Post. Comma 20 C Legge 626/96 Filiale FI.
BENVENUTO
Il kirtana, il canto con risposta collettiva dei santi nomi di Dio, sta crescendo in polarità nell’Occidente, in particolare tra le persone che sono interessate o hanno esperienza di yoga. Il kirtana rappresenta il cuore del bhakti-yoga, praticato dai membri del Movimento Hare Krsna. Sebbene Srila Prabhupada, fondatore del Movimento, possa non essere stato il primo ad eseguire il kirtana in occidente, lo introdusse e lo promosse su vasta scala e più di chiunque altro spiegò la filosofia che sta alla base del canto.
Nella sua lezione di apertura di questo numero, Srila Prabhupada parla di un verso delle Scritture Vediche che afferma che il canto dei nomi di Dio è l’unico modo sicuro per ottenere il successo spirituale nell’era attuale. Cantando il mantra Hare Krsna, Prabhupada spiega, possiamo trascendere l’influsso materiale e realizzare Dio nella Sua pienezza.
Quando Prabhupada arrivò a New York nel 1966, presto attrasse molti giovani al canto e alla fine dell’anno, registrò con i suoi studenti quello che è considerato il primo album di kirtana in Occidente. In “Un Evento Spirituale a Lower East Side,” Satyaraja Dasa ci racconta come l’album fu realizzato.
Hare Krsna.-Nagaraja Dasa, Direttore
I NOSTRI SCOPI
* Aiutare la gente a discernere la realtà dall’illusione, lo spirito dalla materia, l’eterno dal temporaneo.
* Evidenziare i difetti del materialismo.
* Offrire guida nelle tecniche vediche della vita spirituale.
* Preservare e diffondere la cultura vedica
* Celebrare il canto dei santi nomi del Signore come insegnato da Sri Caitanya Mahaprabhu
* Aiutare ogni essere vivente a ricordare e servire Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema.
LA STRADA PER LA FELICITA’
Ascoltare e cantare i nomi di Krsna ci libera dalla contaminazione materiale e rivela il nostro stato originale di pura coscienza.
Di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-Acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna
Harer nama harer nama
Harer nama eva levala
Kalau nasty eva nasty eva
Nasty eva gatir anyatha
“In quest’era di Discordia e ipocrisia l’unico modo per raggiungere la liberazione è il canto dei santi nomi del signore. Non c’è altro modo. Non c’è altro modo. Non c’è altro modo.”
-Brhan-naradiya Purana 3.8.126
Questo verso si trova nella Scrittura vedica Brhan-naradiya Purana. “In quest’era, il canto del mantra Hare Krsna è il metodo più semplice per realizzare il proprio sé.” Il mantra Hare Krsna ha una potenza trascendentale così grande che la semplice partecipazione a questo canto vi porterà gradualmente alla più elevata posizione trascendentale. Come accade? Ciò è descritto nello Srimad-Bhagavatam (1.2.17):
srnvatam sva-kathah krsnah
punya-sravana-kirtanah
hrdy antah stho hy abhadrani
vidhunoti suhrt satam
“Sri Krsna, il Signore Supremo, che è il Paramatma (l’Anima Suprema) nel cuore di ogni essere e il benefattore del devoto sincero toglie ogni desiderio materiale dal cuore del devoto che ha sviluppato il vivo desiderio di ascoltare il Suo messaggio, colmo di virtù quando viene trasmesso e ricevuto adeguatamente.” Krsna, Dio la Persona Suprema, è presente davanti a voi in tre forme. Per percepirLo dovete rendere perfetti i vostri sensi. Krsna, Dio la Persona Suprema, è una persona – una persona come voi e come me.
Proprio come noi ci vediamo faccia a faccia, così, quando sarete spiritualmente perfetti potrete vedere Krsna nello stesso modo, faccia a faccia.
Krsna non è impersonale, ma ha anche un aspetto impersonale. Egli è presente in tre forme: nella Sua forma personale, in quella impersonale e nella Sua forma localizzata. Nella Sua forma personale Egli è sempre presente nella Sua dimora del cielo spirituale conosciuta come Krsnaloka o Vaikunghaloka e nella Sua forma impersonale è presente come radiosità del Brahman. Nella Bhagavad-gita (14-27) leggerete brahmano hi pratisthaham: “Io sono la sorgente del Brahman.” Similmente nella Brahma-samhita (5.40) è affermato:
yasya prabha prabhavato jagad-anda-koti-
kotisv asesa-vasudhadi-vibhuti-bhinnam
tad brahma niskalam ananatam asesa-bhatam
govindam adi-purusam tam aham bhajami
“Adoro Govinda, il Signore primordiale, la cui radiosità è la sorgente del Brahman non-differenziato descritto nelle Upanisad. Essendo distinto dalle glorie infinite dell’universo materiale, Egli appare come la verità indivisibile, illimitata e inesauribile.”
Come il sole, Govinda, Krsna, emana raggi dal Suo corpo. Lo splendore del sole è costituito dai raggi che emanano dal corpo del deva del sole, che vedete ogni giorno. Potete anche vedere il globo solare, ma se un giorno avrete il potere scientifico che vi permette di andare sul sole. Non è immaginazione: è un fatto. Su ogni pianeta c’è una personalità che predomina. Sul nostro pianeta la personalità predominante è il presidente degli Stati Uniti. Nello stesso modo su ogni pianeta c’è una personalità che predomina e sul pianeta sole è chiamata Vivasvan. Il suo nome è riportato nella Bhagavad-gita (4.1): imam vivasva-te yogam proktavan aham avyayam. Krsna dice; “In precedenza ho esposto la Bhagavad-gita, il bhakti-yoga (imam…yogam), al deva del sole Vivasvan.” Qui c’è il Suo nome. Il nome del vostro presidente è Nixon. Così su ogni pianeta c’è un presidente e quello del sole è chiamato Vivasvan. Egli ha insegnato questa scienza dello yoga a suo figlio Manu, che è ancora vivente ed è conosciuto come padre dell’umanità. Dalla parola manu deriva la parola inglese “man”. Manu ha poi insegnato questo yoga a suo figlio Iksvaku. In questo modo questa conoscenza arriva a noi attraverso la successione di maestri, ovvero da padre in figlio o da maestro spirituale a discepolo. Questo sistema è detto parampara. E’ simile al modo in cui conoscete il nome di un vostro antenato. Il nome del nonno di vostro nonno era noto a suo figlio e poi al figlio di suo figlio e poi al figlio del figlio di suo figli e poi a vostro padre e infine a voi. Non lo potete conoscere direttamente, dovete procedere per gradi. Questo è il metodo. Nello stesso modo non potete immaginare Dio, dovete apprenderlo dalla successione di maestri che discende da Dio. Allora potrete comprendere Dio. Questo è il modo per capire al forma personale di Dio.
La forma impersonale di Dio è detta Brahman. Sarvam khalv idam brahma: “Tutto riposa sul Brahman.” Tutto nelle manifestazione materiale dipende dalla luce del sole. Non appena c’è la luce del sole, ci sono le foglie verdi. Non appena manca la luce del sole, non ci sono foglie, non c’è verde. Perciò tutto dipende dalla luce del sole ed essa dipende da Krsna. Dunque Krsna è la causa originale di tutte le cause.
Dio nel Cuore
Così si realizza Krsna. Lo potete realizzare a livello personale, Lo potete realizzare a livello impersonale e Lo potete realizzare localizzato. Isvarah sarva-bhutanam hrd-dese ‘rjuna tisthati: “Il Signore è presente nel cuore di ognuno, o Arjuna.” (Bhagavad-gita 18.61) Riflettete ancora sul sole. C’è il globo solare e la sua radiosità è la rappresentazione impersonale del deva del sole. Supponete poi che ci siano cinque milioni di persone illuminate dal sole. Ognuna di loro vedrà il sole sopra la propria testa. Così è localizzato. Allontanatevi ora di ottomila chilometri e chiedete a un vostro amico che è ancora qui: “Dov’è il sole?” Il vostro amico risponderà: “E’ sopra la mia testa” e voi vedrete che è sopra la vostra. Se questo è possibile a livello materiale perché non dovrebbe esserlo a livello spirituale? Perciò è a questo livello che Krsna è nel vostro cuore. Dovete soltanto rendervene conto. Come potete farlo? Questo è affermato nel verso dello Srimad-bhagavatam che ho citato prima:
srnvatam sva-kathah krsnah krsnah punya-sravana-kirtnah.
Se cantate il mantra Hare Krsna – anche se non ne realizzate la potenza spirituale, se soltanto venite qui a cantare e a danzare – diventerete pii. Vi purificherete perché cantate e ascoltate. Questo tempio è qui per darvi l’opportunità di purificarvi. Perché non trarne beneficio? Sono molto felice che voi tutti siate venuti e se poi vi unite a noi la nostra gioia e il nostro piacere aumenteranno. Per favore venite da noi, unitevi a noi. Vi offriamo una bella accoglienza, vi diamo il prasadam, danziamo e cantiamo. Perché non dovreste venire?
E se vi unite a noi, allora gradualmente realizzerete chi siete, chi è Dio, che cosa è questo mondo, qual è la vostra relazione con Dio e con questo mondo. Allora la vostra vita sarà coronata dal successo. Non sarete più confusi e capirete che cosa è la vera vita. Siete stati coperti dalla magia della materia ma se venite qui, se ascoltate e cantate, allora a poco a poco comprenderete tutto.
Krsna è dentro di voi. Egli risiede nel vostro cuore come amico e non come nemico. Krsna è sempre vostro amico. Suhrdam sarva-bhutanam (Bhagavad-gita 5.29). Voi siete alla ricerca di amici con cui parlare, con cui scherzare, con cui avere scambi d’amore. Krsna risiede nel vostro cuore a questo scopo. Se fate amicizia con Krsna, se amate Krsna, la vostra vita sarà un successo. Non avrete bisogno di cercare nessun altro amico. L’amico c’è già. Sia che siate ragazzi o ragazze troverete dentro di voi un caro amico. Questo è il metodo dello yoga realizzare la presenza di questo amico.
Questo amico è così gentile che non appena sarete un po’ inclini a sentir parlare di Lui - Krsna ne sarà molto felice. Egli è dentro di noi, ma non possiamo vederLo, né realizzarLo a causa della nostra contaminazione materiale.
La Coscienza Sporca
Ci siamo contaminati con i nostri numerosi desideri materiali. L a coscienza di Krsna è pura. L’acqua del mare è pura, ma non appena tocca la terra diventa impura, torbida e fangosa. Nello stesso modo la vostra coscienza, poiché siete parti integranti di Dio, è pura come Krsna, ma avete subito la contaminazione di questo mondo materiale, gli effetti nocivi delle tre influenze: l’ignoranza, la passione e la virtù. Se ascoltate parlare di Krsna, questa sporcizia si depositerà disgregandosi. Allora con gradualità, in modo proporzionale, mentre vi libererete delle qualità nocive della natura materiale, arriverete alla purezza e della coscienza.
Le Qualità Braminiche
Innanzitutto si deve arrivare alla consapevolezza sotto l’influenza della virtù. In questo modo si diventa brahmana. Quali sono le qualità di un brahmana? Nella Bhagavad-gita (18.42) Sri Krsna afferma:
samo damas tapah saucam
ksantir arjavam eva ca
jnanam vijnanam astikyam
brahma-karma svabhava-jam
“Tranquillità, controllo di sé, austerità, purezza, tolleranza, onestà, conoscenza, saggezza e religiosità sono le qualità naturali che caratterizzano le attività del brahmana.” Quando si arriva al livello braminico si è veritieri. La prima cosa è la veridicità, satyam. Poi viene il controllo di sé, samam. Poi damam, il controllo dei sensi e della mente. Ci facciamo guidare da una mente e da sensi non controllati, ma quando arriviamo alla posizione braminica, allora controlliamo la nostra mente e i nostri sensi.
Come i nostri studenti, tutti i nostri studenti – come fanno a controllare mente e sensi? Anche’essi sono nati nel vostro Paese. Anch’essi sono americani. Nessuno dei miei studenti è indiano, ma come riescono a controllarsi e ad astenersi dal sesso illecito. Come fanno a controllarsi e a non bere alcolici né prendere intossicanti? Come riescono a controllarsi e ad evitare il gioco d’azzardo e il consumo di carne? Voi americani siete nati mangiatori di carne. Come hanno fatto loro a smettere? Perché sono arrivati al livello della comprensione braminica.
Un’altra qualità braminica è titksa, la tolleranza, I miei studenti avevano tutte queste abitudini e grazie al mio insegnamento le hanno abbandonate. Possono avvertire qualche disagio ma lo tollerano. Così si dovrebbe fare, Arjava significa semplicità. Essi hanno accettato le mie parole con fede. Jhanam significa che comprendono la coscienza di Krsna e vijnanam significa che la mettono in pratica nella loro vita. Astikyam significa che credono negli sastra, nella letteratura vedica.
Brahma-karma svabhava-jam: “Questa è la natura di un brahmana.”
Perciò, quando vedo queste qualità in uno studente, gli do il filo sacro; “Si. Ora sei un brahmana.”
Da brahmana devi diventare un Vaisnava. Questo è il livello trascendentale. Il canto e l’ascolto ti eleveranno a stadi di vita sempre più alti. Lo Srimad-Bhagavatam (1.2.18) afferma:
nasta-prayesv abhadresu
nityam bhagavata-sevaya
bhagavaty uttama-sloke
bhaktir bhavati naisthiki
“Ascoltando regolarmente lo Srimad-Bhagavatam e servendo i puri devoti del Signore, tutto ciò che turba il cuore è completamente distrutto e il servizio d’amore al Signore Supremo, glorificato con inni trascendentali, vi si stabilisce in modo irrevocabile.” Bhagavata-sevaya significa servire il Bhagavata. Ci sono due tipo di Bhagavata: lo Srimad-Bhagavatam e il devoto del Signore. Questi ragazzi e queste ragazze sono impegnati nella lettura del Bhagavatam, della Bhagavad-gita e di altri libri che danno loro la conoscenza di Bhagavan, Dio, la Persona Suprema. Essi inoltre hanno accettato un devoto come loro maestro spirituale e lo servono. Con questo metodo diventeranno fissi nel trascendentale servizio d’amore a Dio.
Raggiungere la Vera Gioia
evam prasanna-manaso
bhagavad-bhakti-yogatah
bhagavat-tattva-vijnanah
mukta-sangasya jayate
“Situato così nella virtù pura e con la mente ravvivata dalla pratica del servizio di devozione, l’uomo ottiene la liberazione, spezza ogni legame con la materia e accede alla scienza del Signore Supremo.” (Srimad-Bhagavatam 1.2.20) Evam prasannamanasah: “In questo modo diventa gioioso.” La beatitudine è la nostra coscienza originale, ma a causa della contaminazione materiale, non siamo gioiosi. Siamo tristi: siamo pieni di ansietà, ma non appena ci liberiamo dalla contaminazione materiale, ritroviamo la gioia.
Bhagavata-tattva: la scienza di Dio. Questa è la scienza per comprendere Dio. Ci sono diverse sezioni della scienza per comprendere argomenti diversi. Così, praticando il bhakti-yoga potrete comprendere la bhagavata-tattva, la verità di Dio e diventare gioiosi. Sì, questo accade nella pratica. E’ una grande scienza. Non siate confusi e frustrati. Accettatela. E’ molto facile. Venite in questo tempio a cantare e a danzare e a prendere prasadam e sarete gioiosi e felici.
Vi ringrazio moltissimo.
UN EVENTO SPIRITUALE
Nel Lower East Side
Srila Prabhupada e la prima registrazione di un kirtana in Occidente
di Satyaraja Dasa
E’ l’anno 1997 e Brahmananda Dasa, uno dei primi discepoli di Srila Prabhupada, sta attraversando in macchina una zona residenziale di Miami Beach. Con il suo grande furgone che sul paraurti posteriore ha un adesivo con la scritta “Hare Krishna” si ferma momentaneamente a uno stop. C’è una macchina che lo segue lentamente e quando egli si ferma accanto la persona seduta vicino all’autista, una donna di mezza età, chiede: “Bhagmananda?” E’ Carol allman. Alla guida della macchina c’è suo marito Alan. Circa trent’anni fa avevano prodotto insieme il primo album musicale di Srila Prabhupada “La Coscienza di Krishna”. Prima che i libri di Prabhupada potessero essere distribuiti c’era solo questo album e Brahmananda e i Kallman ne erano stati i promotori. Ora, apparentemente per caso, s’incontravano di nuovo, riuniti da Krsna, come lo erano stati in passato.
L’Impegno nella Musica
Né Srila Prabhupada né i devoti avevano cercato di procurarsi un successo discografico. Per decine d’anni Prabhupada aveva considerato la stampa dei libri come la parte principale della sua missione, una visita che gli era stata trasmessa dal suo maestro spirituale, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura: “Predica in lingua inglese.” Questo era l’incarico che il suo maestro glia aveva dato fin dal 1922, in occasione del loro primo incontro. Durante un freddo novembre del 1966 a New York, ad Alan Kallman, un esperto produttore discografico, capitò di leggere un articolo sul giornale The East Village Other, che riportava gli ultimi successi musicali della città. Venne così a sapere che il Movimento Hare Krsna, nuovo per l’occidente, nasceva da un’antica tradizione indiana. Questo articolo presentava al mondo – e ad Alan – Srila Prabhupada e i devoti, concentrati sull’effetto mistico del loro canto sacro. Alan fu talmente incuriosito da questo articolo che con sua moglie si recò in città a far visita ai devoti nel Tompkins Square Park, dove per la prima volta assistettero a un kirtana, un canto guidato da un devoto e ripetuto in coro dagli altri, del maha-mantra Hare Krsna: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.
“Udii il canto e rimasi senza fiato,” racconta Alan. “Era vibrante, di un altro mondo. Suscitò in me una strana sensazione di qualcosa di magico. Questo doveva essere il mio prossimo disco, pensai.”
Negli ultimi anni ’50 e nei primi anni ’60 Alan era stato il proprietario della Ribbon Records, che produceva per lo più musica rock-and-roll, ma questa casa discografica non aveva alcun disco di grande successo. Alla metà degli anni ’60 la società si trasformò nella Pixi Records, che andò leggermente meglio. Alan ebbe però un po’ più di successo con la sua terza società: la Happening Records. Usò questa società per produrre alcuni dischi parlati, dando voce a persone come Timothy Leary, Malcom X e Mark Lane, che a quel tempo era colui che esprimeva le proprie teorie sull’”assassinio di Kennedy”. La Happening Records rappresentava un nuovo modo di presentarsi dell’industria discografica e le persone lo capirono subito. Alan considerò con attenzione ciò che aveva letto sui devoti Hare Krsna, specialmente su Prabhupada e concluse che sarebbero stati ideali per la sua nuova strategia di produzione di dischi: avrebbero cantato e poi spiegato la filosofia che sostiene il canto. Sapeva che questo avrebbe funzionato molto bene nella sua tecnica del parlato. Dopo aver discusso con alcuni suoi soci d’affari decise di recarsi al numero 26 della Second Avenue a New York City, al primo tempio Hare Krsna, per proporre la propria idea a Prabhupada. Carol, sua moglie, fissò un appuntamento e parlò al telefono con Brahmananda. Appena gli ebbe esposto brevemente il suo progetto, il giovane discepolo di Prabhupada concordò sul fatto che fosse una buona idea e fissò per loro un appuntamento con Prabhupada il giorno seguente.
L’Incontro con Srila Prabhupada
“Entrammo per incontrare questo guru,” dice Carol “ed io non sapevo che cosa aspettarmi, ma Prabhupada fu delizioso, affascinante. Alan gli espose il progetto di fare una registrazione del canto insieme con una spiegazione per adattarla al concetto di parlato e Prabhupada lo apprezzo molto. Ne fu entusiasta e spiegò che il canto è importante, ma che la filosofia che ne è alla base non è meno importante, quindi sarebbe stato felice di registrare ambedue nell’album. Non dimenticherò mai quello che disse dopo: “La cosa più importante che si può fare per Krsna, per Dio, è condividere il Suo nome con gli altri,” Ci disse che spiritualmente Krsna e il Suo nome sono uguali, sono la stessa cosa ed è per questo che il canto è così efficace. Perciò era veramente convinto di fare questo album, cosa ed è per questo che il canto è così efficace. Perciò era veramente convinto di fare questo album, cosa che naturalmente rese Alan molto felice!”
Interessante fu il fatto che la sera prima della registrazione, fissata due settimane dopo questo primo incontro, a dicembre, un ospite venne al numero 26 della Second Avenue con uno strumento a percussione di legno simile a una mrdanga, il tamburo d’argilla con due estremità da percuotere, usata nei kirtana dai Vaisnava. Sebbene oggi sia una cosa comune vederla nei templi Hare Krsna, a quel tempo era sconosciuta ai seguaci di Prabhupada. Quando il kirtana stava per cominciare, Prabhupada dal suo seggio notò questo strumento. Con gli occhi spalancati dalla meraviglia, fece cenno a Brahmananda di avvicinarsi al giovane con il tamburo e di portarlo da lui, e Brahmananda lo fece. In pochi minuti, immerso nel kirtana, Prabhupada suonava come un esperto musicista e i devoti ne rimasero incantati – questo era un lato del loro guru che non avevano ancora visto.
“Dobbiamo avere questo tamburo per la registrazione di domani,” disse Prabhupada e Brahmanda convinse il proprietario dello strumento a lasciarglielo per la seduta di registrazione.
Il giorno seguente i devoti si recarono ai Bell Tones Studios, nella 51 ma Strada di Broadway, direttamente davanti a Colony Records, allora un popolare punto di vendita al dettaglio di dischi. “Il Bell Tone era uno studio alla moda,” dice Alan “molto frequentato a quel tempo.”
Rupanuga Dasa ricorda di essere andato a quello studio con Prabhupada ed altri devoti.
“Prendemmo il mio vecchio furgone Volkswagen,” egli dice “con Prabhupada ed alcuni altri. Doveva esserci anche un’altra macchina o probabilmente alcuni devoti ci arrivarono con la metropolitana. Era una giornata freddissima e non potemmo entrare subito. Dovemmo aspettare nella sala d’attesa per molto tempo.”
Little Anthony e gli Imperials, a quel tempo uno dei complessi rock-and-roll che andava per la maggiore, stavano incidendo ed avevano avuto la precedenza dovuta alla loro celebrità. Poiché essi avrebbero superato per più di un’ora il limite di tempo a loro assegnato, nell’attesa Prabhupada decide di andare a fare una passeggiata con i devoti. Tutto il gruppo si reca nella vicina Times Square nella zona della 42ma Strada. Brahmananda ricorda:
Prabhupada indicò varie cose nella zona di Times Square e fece dei commenti filosofici evidenziando la sofisticazione con cui la tecnologia poteva essere usata per la degradazione e l’ignoranza. Alla fine giungemmo di fronte a un enorme cartellone pubblicitario delle sigarette Camel con del fumo vero che usciva dalla bocca di un uomo. Egli disse che questa zona in particolare era il centro del mondo per la gratificazione dei sensi. A questo punto una signora con un aspetto da matrona, che sembrava ubriaca, si scontrò con lui, si girò e gli chiese “Chi sei?” Egli rispose solo: “ Sono un monaco indù.” Le sorrise e continuò a camminare. La signora non aveva capito che era un Vaisnava proveniente da una tradizione spirituale non settaria, perciò egli le aveva detto solo qualcosa di adatto alla sua comprensione.
Registrare i Suoni Spirituali
Ritornarono allo Studio pronti per incidere. Prabhupada si siede su un tappetino al centro seguendo le indicazioni dei tecnici che preparano i microfoni e assegnano il posto a ciascun devoto secondo il loro strumento particolare. Essi chiedono di usare solo due paia di karatala ma accettano anche una coppia di bacchette per battere il ritmo e altri strumenti portati dai devoti. Chiedono inoltre che alcuni devoti battono le mani per dare un suono vivo alla registrazione.
“Cominciammo immediatamente ad incidere.” Dice Alan “e Prabhupada s’immerse nel canto Hare Krsna – Hare Krsna, Hare Rama Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Il tono della sua voce era esotico, profondo e ipnotizzante. Nella mia vita avevo fatto registrazioni con molte persone, con cantanti professionisti e così via, ma Prabhupada era particolarmente affascinante, contagioso. Era nato per questo. “Prabhupada era particolarmente affascinante, contagioso. Era nato per questo. “Prabhupada eseguì circa sei canti diversi, tradizionali della sua cultura di provenienza, ma la maggior parte non fu incisa nell’album. I nastri si trovano da qualche parte negli archivi di uno studio. Materiale importante. Tuttavia noi eravamo interessati soprattutto al canto Hare Krsna, che a quel tempo stava diventando popolare.” Rupanuga Dasa aggiunge ulteriori dettagli di quella seduta di registrazione: Venne una persona a controllare gli strumenti per vedere come si dovevano mettere i microfoni e quale era la qualità del suono. Io suonavo due campanelle che producevano un suono simile a quello delle karatala; Hayagriva suonava il tamburo; Rayarama delle bacchette di legno usate in Sud America; Kirtanananda suonava l’armonioum, che ci era stato prestato da Allen Ginsberg, ma toccava solo i tasti – in realtà non sapeva non sapeva suonarlo e Prabhupada suonava in modo incredibile quel tamburo indiano con due estremità.
C’erano anche delle altre persone. Ricordo che Brahmananda batteva le mani troppo forte, tanto che un tecnico venne a regolare il volume.
Continuammo a suonare seguendo Prabhupada. Quando superammo il tempo fissato, Kallman, dalla sua cabina di registrazione, ci fece cenno con la mano per indicare che avremmo dovuto cominciare a concludere. Prabhupada se ne accorse e cominciò a cantare più velocemente.
Satsvarupa Dasa Goswami dà ulteriori dettagli nella sua Srila Prabhupada-lilamrta:
Alan uscì dallo studio: “E’ stato magnifico, Swami. Grande. Ti piacerebbe andare avanti a leggere il discorso esplicativo? O sei troppo stanco?” Con gentile interessamento, il pallido, lentigginoso Alan Kallman, attraverso i suoi spessi occhiali, scrutava Prabhupada che appariva stanco, ma rispose: “No, non sono stanco.” Allora i devoti si sedettero di nuovo per guardare ed ascoltare Prabhupada mentre leggeva la relazione che aveva preparato. Dopo che l’ebbe letta, il produttore disse a Prabhupada che sulla seconda facciata erano rimasti circa dieci minuti di registrazione. Alan chiese nuovamente a Prabhupada se era stanco e Prabhupada rispose che non lo era e tutti cominciarono di nuovo a cantare. Questa volta cantò quello che fu il titolo dell’album “Il Canto per la Misericordia del Maestro Spirituale” che noi conosciamo come “Le Preghiere del Samsara”.
Dopo questo canto, che fu registrato una sola volta, Srila Prabhupada ammise: “Ora siamo stanchi”.
La serata era conclusa, ma Prabhupada, sentendo la registrazione che il tecnico dello studio trasmetteva in “play back”, si fermò e cominciò a danzare al ritmo del canto che aveva appena registrato insieme con i devoti.
“Ora avete fatto la vostra migliore registrazione,” Prabhupada disse ad Alan Kallman. Lasciando lo studio per uscire nella fredda sera di Manhattan, Prabhupada salì sul sedile anteriore del furgone Volkswagen mentre “I cantori Hare Krsna” salivano con i loro strumenti sui sedili posteriori. Rupanuga li guidò fino a casa, nel Lower East Side.
Il Lancio della Distribuzione di Libri
Questo disco segnò l’inizio della grande distribuzione di libri in occidente.
Sebbene Prabhupada avesse portato dall’India un baule pieno delle sue prime copie dello Srimad-Bhagavatam le aveva vendute quando il Movimento era appena iniziato. Aveva portato anche delle copie di un libricino (Viaggio Facile verso Altri Pianeti) ed alcuni volantini, ma non sufficienti per una distribuzione su larga scala, che era quello che egli voleva.
Fu questo l’album mandato alla Macmillan Publishing Company (vedi Ritorno a Krishna, maggio-giugno 2008), che portò da un accordo da cui risultò la pubblicazione della Bhagavad-gita Così Com’è. In seguito George Harrison se ne procurò una copia e si mise in contatto con Alan per sapere qualcosa sui diritti d’autore e poter usare il maha-mantra nell’album Radha-Krishna Temple della Apple e poi anche nella sua canzone “My sweet Lord”. In seguito George incontrò i devoti e Prabhupada a Londra e scrisse la prefazione del libro di Prabhupada Krsna: Dio, la Persona Suprema, uno dei primi quattro libri di Prabhupada- tutti pubblicati dopo lo Happening Album. (Gli atri tre sono: La Isopanisad, Il Nettare della Devozione e Gli Insegnamenti di Sri Caitanya.) Grazie al lavoro di Alan e Carol Kallman – incoraggiati dalla misericordia di Srila Prabhupada – il maha-mantra Hare Krsna fu trasmesso dalle stazioni radio e nei programmi televisivi e letto nei media popolari di tutto il mondo prima che la massiccia distribuzione dei libri sommergesse l’ISKCON e tutti gli altri.
Satyaraja Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, è condirettore di BTG. Ha scritto più di venti libri sulla coscienza di Krsna e abita vicino a New York City.
Per questo articolo l’autore esprime la propria gratitudine nei confronti della Srial Prabhupada-lilamrta di Satsvarupa Dasa Goswami; della Hare Krsna Explosion di Hayagriva Dasa e delle interviste personali fatte a Brahmananda Dasa, Rupanuga Dasa e ad Alan e Carol Kallman.
George Harrison Ricorda
“Comprai il disco Hare Krsna nel 1968 e lo ascoltai assieme a John Lennon. Ricordo che per giorni John ed io, accompagnandoci con il banjo ukulele, cantammo il mantra Hare Krsna mentre in barca visitavamo le isole greche. Cantavano anche per sei ore, perché una volta che avevamo cominciato non riuscivamo a smettere. Appena smettevamo era come se si spegnesse la luce. Si smettevamo era come se si spegnesse la luce. Si continuò fino al punto che ci dolevano le mandibole a forza di cantare il mantra Hare Krsna ancora, ancora, ancora, ancora e ancora. Ci sentivamo in uno stato di esaltazione; quello per noi fu un periodo bellissimo.”
“Ero solito cantare il mantra Hare Krsna molto prima d’incontrare i devoti e prima d’incontrare Prabhupada, perché avevo il suo primo disco da almeno due anni. Quando si è aperti a qualcosa è come se tu fossi un faro che l’attrae. La prima volta che udii il canto Hare Krsna fu come se in qualche parte del mio subconscio si aprisse una porta, forse da una mia vita precedente.”
Tratto da un’intervista del 1982 fatta da Mukunda Swami, che si trova nel libro Chantan Be Happy.
TRASFORMA IL TUO POSTO DI LAVORO NEL MONDO SPIRITUALE
Nessun luogo del mondo materiale è ideale per ricordare Krsna, ma possiamo fare in modo di migliorare il nostro ambiente spirituale ovunque ci troviamo.
di Mahatma Dasa
Recentemente mi trovavo a un programma cosciente di Krsna nel Tennessee durante il quale un devoto affermava che l’ambiente è più potente della forza di volontà. Successivamente mi disse di sentire che l’ambiente del suo posto di lavoro non portava ad essere coscienti di Krsna. A casa sua era naturale praticare la coscienza di Krsna, mentre al lavoro non lo era.
Dopo aver parlato con lui, ho riflettuto ulteriormente su questo punto e l’ho ritenuto un argomento importane su cui porre l’attenzione. In questo articolo parlerò del confronto tra ambiente e potere della volontà e come questo si relazioni con il posto di lavoro.
Qual è l’Ambiente Ideale?
Iniziamo dalla buona notizia: possiamo essere coscienti di Krsna ovunque. Ora ecco la cattiva notizia: in realtà non c’è un ambiente ideale per essere coscienti di Krsna. Vi sento dire: “Come puoi affermarlo? E il tempio? E i luoghi come Vrndavana o Mayapur? E il festival del Rathayatra?”
Si, quelli sembrerebbero ambienti ideali per sviluppare la coscienza di Krsna, ma lasciate che vi rivolga una domanda: tutti coloro che si recano a Vrndavana o in un tempio o al festival del Rathayatra diventano coscienti di Krsna? Molte persone sì, ma si può cadere in maya, nell’illusione, anche in presenza di Dio stesso .
La panacea in questa era di tenebre (il Kali-yuga) è il maha-mantra. Cantare Hare Krsna è lo yuga-dharma la pratica religiosa consigliata in questa età. I Veda ci dicono che in questa era cantare il maha-mantra è il miglior modo per essere coscienti di Dio, coscienti di Krsna.
Tutti coloro che cantano Hare Krsna diventano coscienti di Krsna?
Gli impersona listi no. Essi cantano per diventare tutt’uno con Krsna. Mi troverei in imbarazzo a dirvi quanti giri di japa ho cantato in vita mia senza neanche pensare a Krsna, mentre il Suo nome usciva continuamente dalle mie labbra.
“Si”, dite, “ma almeno lo canti e questo ti proteggerà da maya.” Krsna è nel Suo nome e tuttavia la mia mente è fuori in qualche posto nella terra di maya. Perciò la verità è che non canto con attenzione e che non penso a Krsna.
E questo non è l’ideale.
Il servitore di Sri Caitanya, Kala Krsnadasa fu attratto dalle zingare mentre viaggiava con il Signore. Se viaggiare con Sri Caitanya non è un ambiente ideale, non so quale altro possa esserlo. Non c’è qualcosa di meglio di quello, ma anche in quell’ambiente “ideale” si può scegliere ancora di dimenticare Krsna.
Prahlada Maharaja si trovava nella situazione esattamente opposta. Era nato in un ambiente lontanissimo dalla coscienza di Krsna più di qualsiasi altro posto in cui voi o io potremmo mai trovarci. Il padre ateo di Prahlada lo mandò in una scuola atea con l’intenzione di farne un ateo di prima classe. Eppure Prahlada rimase completamente cosciente di Krsna. Sebbene l’ambiente influisca su voi, l’ambiente da solo non può determinare se sarete coscienti di Krsna o no, Che cosa lo determina? Voi.
Verificate le Vostre Convinzioni
Avete mai avuto la sensazione di non poter essere coscienti di Krsna al lavoro o in una situazione particolare?
Se si’, vedete se questa idea è fondata sulla convinzione che per essere coscienti di Krsna al lavoro o in una situazione particolare?
Se sì, vedete se questa idea è fondata sulla convinzione che per essere coscienti di Krsna avete bisogno di un ambiente “appropriato” o “ideale”. Se questo è il vostro parere e il lavoro non si svolge in quello che considerate un ambiente appropriato, molto probabilmente vi rassegnerete all’idea che la vostra giornata trascorsa al lavoro non sarà un’esperienza cosciente di Krsna. Se questo è ciò che provate, bisogna che cambiate le vostre convinzioni per essere più coscienti di Krsna sul posto di lavoro.
Lasciate che vi faccia un’altra domanda: se pensate di non poter essere coscienti di Krsna sul lavoro, che cosa accade? Presumo che in realtà non cerchiate di essere coscienti di Krsna al lavoro perché, come già sapete, non potete.
Appena dite: “Posso essere cosciente di Krsna solo in un ambiente favorevole,” create una profezia che vi soddisfa e limita la vostra capacità di pensare sempre a Krsna.
Siate aperti alla possibilità di essere coscienti di Krsna più di quanto possiate pensare quando vi trovate in un ambiente che non è “ideale”, o forse anche “ostile”. In altre parole potete essere più coscienti di Krsna sul lavoro più di quanto pensiate. Dopo tutto è solo un pensiero che vi separa da Krsna.
Vedete Quello che Vedo Io?
Quando distribuivo i libri di Prabhupada una delle meditazioni che m’ispirava di più era vedere tutti come devoti – devoti che momentaneamente avevano dimenticato di essere devoti.
Vedevo in loro una piccola scintilla di devozione, una scintilla sepolta sotto vite trascorse nell’ignoranza. Se vedevo quella scintilla, potevo relazionare con loro in un modo molto più cosciente di Krsna di quanto facessi normalmente. Mi piacerebbe che lo provaste. Domani guardate ogni persona con cui venite in contatto come fosse un devoto che ha semplicemente dimenticato di esserlo. Se lo farete, l’intera giornata trascorrerà felicemente in coscienza di Krsna.
Quando cambiamo il modo di guardare le persone e le cose, le persone e le cose che guardiamo cambiano.
Una variazione a questo è la pratica del vedere tutti come esseri spirituali o di vedere Krsna nel cuore di ognuno.
Non guardate se è un uomo, una donna, un bianco o un nero. Se ci ricordiamo di vedere ogni persona come un’anima e di vedere Krsna in ognuno e in ogni cosa, saremo coscienti di Krsna in qualsiasi momento.
Krsna è ovunque, anche nelle pagine che state leggendo ora. Prabhupada dice che quando vedremo Krsna ovunque saremo completamente coscienti di Krsna per il solo fatto di vedere. Potete anche riflettere su come funzionano le influenze della natura materiale. Per esempio, se qualcuno è arrabbiato potete vedere quella persona come una marionetta comandata dall’influsso della natura materiale (come è descritto nel Quattordicesimo Capitolo della Bhagavad-gita).
Quando distribuivo i libri di Prabhupada e qualcuno si adirava con me perché gli offrivo un libro, Krsna mi permetteva spesso di vedere le cose esattamente in quel modo.
Quindi non mi sentivo offeso né pensavo che quell’anima fosse una persona cattiva. Mi rendevo conto che l’influenza della passione spingeva inevitabilmente quella persona ad arrabbiarsi. Provavo anche compassione per lei pensando alla sua infelicità costretta com’era ad agitarsi tanto facilmente.
Ogni giorno si deve fare lo sforzo di vedere il mondo da una prospettiva cosciente di Krsna, come negli esempi sopra citati. Per vedere Krsna ovunque si raccomanda di guardare con gli occhi delle Scritture (sastra-caksuh). Se cercate di vedere con gli occhi delle Scritture trascorrete una giornata completamente cosciente di Krsna al lavoro o ovunque andiate.
Accettare la Sfida
Il posto di lavoro ci può offrire l’opportunità di praticare qualità come la tolleranza, la disciplina, la capacità di perdonare, la gentilezza e l’empatia. Si può considerare e riflettere su come si comporterebbe un devoto avanzato se si trovasse al nostro posto di lavoro. Il devoto, a cui fate riferimento, come reagirebbe alle difficoltà, ai problemi, alle ansietà e allo stress che affrontate nel vostro ambiente di lavoro?
Che Cosa c’è per Pranzo
Che altro potreste fare? Potreste distribuire prasadam. Portate qualcosa in più da mangiare per condividerla a pranzo con i vostri colleghi, cose che pensate possano piacere loro in modo particolare. Questa decisione vi darà l’opportunità di spiegare perché siete vegetariani e che cos’è il prasadam. Prabhupada presentò il prasadam come l’arma segreta” per dare Krsna alla gente. Potreste portare anche dei fiori, delle ghirlande o dei profumi del vostro altare o del tempio.
Dai Krsna, Ottieni Krsna
Srila Prabhupada dice che uno dei modi migliori per essere coscienti di Krsna è dare Krsna agli altri.
Una volta Prabhupada mi scrisse che quanto più distribuiamo la coscienza di Krsna tanto più diventiamo coscienti di Krsna. Krsnadasa Kaviraja spiega questa idea nella Caitanya-caritamrta. Egli scrive che poiché i devoti distribuivano i frutti della coscienza di Krsna, assaporavano sempre di più questi frutti.
Quando dai Krsna, ottieni Krsna.
Nel 1970 viaggiavo per distribuire i libri di Prabhupada. Era la prima volta che nell’ISKCON venivano distribuiti i libri grandi in una così grande quantità. Scrivemmo la notizia a Srila Prabhupada, che rispose: “Questo è il sintomo di un devoto avanzato che usa ogni opportunità per diffondere la coscienza di Krsna.” Prabhupada dice che dovremmo spremerci le meningi per diffondere la coscienza di Krsna. Perché non scoprire quali opportunità esistono sul lavoro per dare la coscienza di Krsna? I cristiani lo fanno in tutto il mondo. Perché non dovremmo farlo anche noi?
Qualche Altra Idea
Ecco alcune cose in più che potreste provare a fare se credete che l’atmosfera al lavoro si presti a questi suggerimenti. Ogni settimana potreste stampare un verso o una citazione delle nostre Scritture e metterla da qualche parte sulla scrivania in modo che sia visibile agli altri (forse potreste metterla in cornice). Questo potrebbe suscitare qualche interesse e spingere le persone a farvi delle domande sulle vostre convinzioni.
Potreste fare la stessa cosa con i calendari da tavolo coscienti di Krsna che riportano una citazione diversa per ogni giorno dell’anno. Se la foggia del vestire ve lo permette potreste farlo con una T-shirt cosciente di Krsna. Se lavorate in proprio potete appendere alle pareti dei quadri di Krsna o delle citazioni coscienti di Krsna. Un’altra cosa che potrà aiutarvi ad essere coscienti di Krsna al lavoro è pregare Krsna per le persone che si trovano nel vostro posto di lavoro. Per esempio potete pregare che diventino ben disposte verso la coscienza di Krsna. Se vedete che ciò accade potete approfittarne per presentare loro argomenti spirituali e perfino per invitarli a partecipare a programmi coscienti di Krsna.
Infine il modo migliore per aiutare le persone a diventare coscienti di Krsna è che voi stessi siate coscienti di Krsna è che voi stessi siate coscienti di Krsna. La gente di solito rimane più colpita da chi siete e da quello che fate più che da ciò che dite. Se le persone vedono in voi qualcosa di differente o di speciale, vorranno scoprirne il segreto. Quando lo scoprono, potrebbe nascere in loro interesse e fede nella coscienza di Krsna Il vostro comportamento, le vostre qualità e il vostro modo di relazionare con gli altri costituiscono un aspetto essenziale per dare la coscienza di Krsna sul posto di lavoro. Ovviamente ci sono molti altri modi per suscitare l’interesse delle persone per Krsna. Ho portato questi esempi solo per stimolare la vostra creatività – per farvi riflettere su quello che potreste fare nel vostro posto di lavoro. Ci sono molte opportunità per essere coscienti di Krsna nel proprio posto di lavoro. Ci sono molte opportunità per essere coscienti di Krsna nel proprio posto di lavoro.
Non Si Vince la Partita sul Campo
In definitiva essere coscienti di Krsna nel proprio posto di lavoro dipende moltissimo da quello che fate quando non siete al lavoro, come il successo di un atleta dipende dal suo allenamento personale. Quante più attività coscienti di Krsna fate quando non siete al lavoro tanto maggiori saranno le probabilità che avrete di essere coscienti di Krsna al lavoro.
Attività Appartenenti a Devoti
Lo scopo di questo articolo non è minimizzare la realtà che molti di noi lavorano in ambienti i quali possono rendere difficile essere coscienti di Krsna. L’ideale sarebbe lavorare in qualche attività di proprietà dei devoti. Perciò lavorare insieme con altri devoti. Incoraggio sempre i devoti che hanno la capacità di sviluppare imprese e società e possono dare lavoro ad altri devoti. Incoraggio anche tutti i devoti (specialmente quelli che hanno successo nel campo degli affari o hanno lavori ben retribuiti) ad usare il denaro, oltre che per le donazioni ordinarie, per progetti che abbiano una speciale connessione con la diffusione della coscienza di Krsna o che suscitino attrazione per essa, o addirittura a questo scopo.
Quando il vostro lavoro è direttamente connesso a sostenere qualcosa che è caro al vostro cuore, si crea una connessione ricca d’ispirazione tra il vostro lavoro e il vostro servizio devozionale.
Qual è la Conclusione?
Cielo e inferno non sono solo luoghi fisici, ma stati di coscienza. Possiamo scegliere di lavorare all’inferno o in paradiso.
Mahama Dasa fu iniziato nel 1970 da Srila Prabhupada. E’ condirettore di Bhakti Life (www.bhaktilife.org), che offre workshop, ritiri e corsi online. Ive ad Alachua con sua moglie. Jabnava Devi Dasi e la loro figlia, brajasundari.
SCIENZA
Vita Artificiale?
VITA REALE?
Anche da un punto di vista scientifico – che dire di quello spirituale – nella vita c’è dle DNA
di Caitanya Carana Dasa
e Aja Govinda Dasa
Nel maggio del 2010 i titoli di testa dei giornali di tutto il mondo riportavano: “Gli scienziati creano la vita artificiale”. J Craig Venter, pioniere del genoma, l’uomo dietro questa notizia sensazionale, affermava: “Si tratta di un progresso filosofico ed anche tecnico.” Che cosa ha fatto esattamente Venter?
1. Ha determinato la sequenza del DNA in uno dei semplici batteri del mondo.
2. Ha sintetizzato una copia di questo DNA usando componenti acquistati da una società di forniture biologiche.
3. Ha sostituito il DNA naturale di una cellula di un batterio vivente con questo DNA sintetico. (Vedi inserto “Che cosa è il DNA?”
Venter, come molti scienziati moderni, crede nel riduzionismo, l’idea per cui tutti gli aspetti di un sistema complesso possono essere spiegati (“ridotti”) sulla base delle proprietà dei loro componenti elementari. I biologi riduzionisti sostengono che un organismo vivente è come un computer: proprio come le capacità di un computer possono essere spiegate sulla base delle capacità dei suoi componenti, le caratteristiche, i tratti e i comportamenti degli esseri viventi possono essere spiegati sulla base dei loro componenti, giù giù fino ai loro geni. Come il biologo Richard Dawkins di Oxford aveva notato: “Il codice in linguaggio macchina dei geni è stranamente simile a quello del computer.” Applicando l’analogia del computer all’esperimento di Venter, possiamo dire che Venter certamente non ha creato il computer perfetto. Quello che ha fatto – introdurre una nuova sequenza genetica in un organismo vivente esistente – è come sostituire un chip con un altro chip in un computer esistente. Perciò, anche da questo punto di vista riduzionista, non ha creato la vita. Questa è la ragione per cui il biologo Caltech e il premio Nobel David Baltimore hanno chiarito che Venter ha sopravvalutato l’importanza dei suoi risultati, egli “non ha creato la vita, l’ha solo imitata.”
E se gli scienziati un giorno usassero componenti biochimici per creare un’intera cellula? Questo significherebbe creare la vita? No, perché sarebbe come realizzare un computer e non la persona che lo usa. Sebbene gli scienziati riduzionisti vorrebbero farci credere che quella “persona” non c’è e che la vita è solo il prodotto di elementi biochimici, i sistemi viventi si comportano in modi fondamentalmente e inesplicabilmente differenti degli oggetti non viventi. Gli oggetti non viventi vengono creati, si deteriorano con il tempo e alla fine vengono distrutti. I sistemi viventi manifestano tre ulteriori caratteristiche: il mantenimento, la crescita e la riproduzione. Se un uomo si procura un taglio a una mano, il sangue si coagula e la mano guarisce da sé; la mano artificiale più sofisticata se subisce un taglio non può guarire. I sistemi viventi più primitivi possono riprodursi; nemmeno i robot più sofisticati possono farlo.
Non ci si deve meravigliare che il bioingegnere James Collins dell’Università di Boston abbia ammesso candidamente: “Gli scienziati non conoscono abbastanza la biologia per creare la vita.”
Il Programma della Vita
L’eminente biologo di Oxfort Denis Noble, famoso per il suo contributo alla fisiologia, ha analizzato quello che c’è di sbagliato nella rappresentazione riduzionista della vita. Nel suo libro The Musico of Life, Noble mette in evidenza un importante problema relativo al concetto del DNA, cioè il “programma della vita o la sua fotocopia.” Questa nozione che esalta il DNA come l’agente principale della vita è implicita nelle attuali affermazioni sulla creazione della vita artificiale. Noble spiega che il DNA somiglia più a n database che a un programma: nella terminologia del computer, un database fa riferimento a un deposito organizzato di dati, mentre un programma si riferisce a un elenco di istruzioni eseguibili finalizzate a un risultato specifico. Il DNA contiene solo i dati, ma questi dati sono inutili se non vengono letti dal meccanismo cellulare “espressione dei geni” che esegue il “programma della vita” per costruire le proteine. Il ruolo di database del DNA risulta evidente dal fatto che la stessa sequenza di codici dei geni del DNA può essere diretta verso proteine diverse a seconda delle necessità della particolare cellula in cui si trova. Perciò, i geni non determinano tutte le funzioni della cellula, ma sono solo semplici modelli d’interpretazione per proteine distinte e differenziate nel funzionamento a seconda dell’ambiente e delle necessità della cellula. Dunque per completare l’analogia con il computer: la cellula è un computer, il suo nucleo è il controllore (l’unità di controllo che regola l’operazione della cellula), il DNA è il database che contiene i dati di memoria genetici, la produzione delle proteine è il programma (le operazioni biologiche da completare per costruire le proteine), il meccanismo d’espressione dei geni è il processore e le proteine sono il risultato.
La Musica della Vita
Noble illustra i limiti del punto di vista riduzionista con un’altra interessante analogia. Diciamo che una persona si sta rilassando nella sua casa ascoltando la musica di un CD. Al suono della musica questa persona piange. Osservando la scena scienziati alieni potrebbero attribuire la causa delle lacrime all’altoparlante, al riproduttore del CD, al CD o al particolare brano che viene eseguito. Con il loro metodo scientifico empirico, essi frettolosamente concludono che l’informazione digitale codificata nel brano del CD suonato sia la causa della musica e delle conseguenti lacrime. Noi abbiamo una conoscenza migliore – la musica non nasce dai dati digitali del CD ma dai musicisti che l’hanno registrata nel CD e a causare le emozioni e le lacrime conseguenti sono fattore come i ricordi dell’ascoltatore relativi al brano musicale e non il brano stesso del CD. La musica è indipendente dal CD, che è solo una delle varie forme di media che consentono alla musica di essere immagazzinata e riprodotta. La DNA-mania (una definizione coniata dal filosofo francese Andrè Pichot) dei riduzionisti concentrati sui geni è simile al frettoloso ragionamento degli alieni. Proprio come gli alieni saltano alla conclusione che è il DNA la causa della musica e delle lacrime, alcuni genetisti saltano alla conclusione che è il DNA è soltanto un media biologico per ricreare le proteine usate nelle cellule. Il CD non può essere considerato vita. Entrambi sono media di immagazzinaggio, il primo digitale e il secondo biologico. Come il CD è inutile senza il riproduttore di CD, così il DNA è inutile senza il meccanismo cellulare che copia e trasforma il DNA in proteine.
Sebbene alcuni scienziati come Richard Dawkins ci vogliano far credere che è il DNA la causa della vita, altri come Denis Noble hanno la comprensione più razionale che il DNA non è né la vita né la causa originale della vita, come la traccia musicale sul CD non è la musica né la causa originale della musica. La vita è dunque come la musica: non può essere ridotta a codici né biologici né digitali. La musica non ha origine né dipende da un media digitale come il CD, e la vita non nasce né dipende dal media biologico del DNA.
Il DNA non è né la vita né la causa originale della vita, come la traccia musicale del CD non è la musica né la causa originale della musica.
L’origine della Vita
Allora da dove nasce la vita? Come la musica può nascere solo da un musicista, la vita può nascere solo da una persona vivente. Secondo i Veda questa persona vivente è l’anima spirituale. La Bhagavad-gita (2.17) spiega che l’anima è un’irriducibile eterna unità di coscienza. Quando l’anima entra in un mezzo biologico come il nostro corpo, esso acquista una vita apparente. Proprio come è necessaria una persona vivente per far suonare il CD nel riproduttore di CD, così l’anima è necessaria affinché il meccanismo cellulare inerte e privo di vita legga il codice genetico del DNA e attivi i processi biochimici che animano la cellula. E’ l’anima la causa del mantenimento, della crescita e della riproduzione, cioè delle caratteristiche dei sistemi viventi che sconfiggono le argomentazione riduzioniste. La Gita (2.25) spiega che l’anima è “invisibile ed inconcepibile” il che comporta che i nostri sensi e gli strumenti creati dai sensi non possono rivelare la sua presenza.
La Gita chiarisce inoltre che l’anima resta distinta dal corpo che anima, come il sole è distinto dallo spazio che illumina. Perciò quando una parte del corpo cambia, l’anima non cambia, proprio come quando viene cambiato il componente di un computer colui che lo usa non cambia. Dunque nell’esperimento di Venter l’anima che anima il batterio resta immutata mentre il DNA all’interno del batterio viene cambiato.
I filosofi riduzionisti non accettano l’esistenza di un qualsiasi spirito non materiale che animi il corpo perché sostengono che lo spirito è fondamentalmente diverso dalla materia e non può influenzare la materia. La Gita concorda sul fatto che l’anima spirituale non può influenzare direttamente la materia, ma afferma che lo Spirito Supremo, che controlla sia la materia sia lo spirito, può farlo. La Gita (13.23) spiega che lo spirito interagisce con la materia attraverso l’azione dell’Anima Suprema, un’espansione di Dio che pervade la materia.
A questo proposito è opportuno far rilevare che Stephen Meyer, ricercatore formatosi a Cambridge, nel suo libro Signature in the Cell riferisce che i tentativi degli scienziati riduzionisti di spiegare la vita in termini biologici hanno paradossalmente avuto il risultato di mostrare la necessità dell’intelligenza come causa della vita. Per esempio, gli algoritmi del computer con cui si è cercato di simulare l’informazione genetica per mezzo di una generazione di simboli casuali hanno ottenuto un modesto successo solo quando diretti in modo intelligente verso una sequenza di bersagli scelti. Perciò, ben lontani dal provare l’efficienza della casualità, essi hanno finito per provare la necessità dell’intelligenza nella generazione genetica. Lo stesso può applicarsi al caso di Venter? Scienziati intelligenti che hanno lavorato per decenni con finanziamenti milionari sono riusciti a sintetizzare solo uno fra i più semplici dei DNA. Questo che cosa dice sull’intelligenza richiesta per sintetizzare DNA complessi come il genoma umano? L’autore George Sim Hohnson sottolinea: “Il DNA umano contiene un numero di informazioni organizzate maggiore di quello dell’Enciclopedia Britannica. Se l’intero testo dell’enciclopedia ci arrivasse in un linguaggio computerizzato dallo spazio esterno, la maggior parte delle persone lo considererebbe una prova dell’esistenza di un’intelligenza extraterrestre.” E’ dunque ovvio che l’informazione organizzata nel DNA può essere considerata la prova di una meravigliosa intelligenza progettuale come Meyer ha in modo convincente fissato nel suo libro. Questo richiama la Gita che nel verso 9.10 afferma che la natura materiale opera sotto la supervisione di Dio.
In Competizione con Dio
Nonostante il tentativo di competere con Dio creando la vita, Venter ha inconsapevolmente operato in favore di Dio fornendo la prova della Sua esistenza e della Sua intelligenza. Nella storia i tentativi di competere con Dio hanno più volte sortito l’effetto contrario . Nei nuovi campi della ricerca gli scienziati quasi senza eccezione promettono benefici futuri, spesso addirittura sensazionali. I risultati di queste promesse portano però conseguenze controproducenti e perfino devastanti.
Nel campo dell’ingegneria genetica i cibi geneticamente modificati (GM) sono stati pubblicizzati come la soluzione alla fame nel mondo, ma hanno finito per provocare carestia e morte per centinaia di agricoltori del Maharashtra in India. Questi agricoltori erano stati attratti da promesse di semi resistenti agli insetti e abbondanti raccolti, ma quando gli insetti svilupparono la capacità di attaccare i semi, i raccolti mancarono totalmente. Inoltre, poiché i semi GM sono progettati per non dar semi. Gli agricoltori non ebbero alcuna possibilità di raccolto neanche nella stagione successiva.
Colpiti dalla miseria, dalla fame e dalla disperazione un grandissimo numero di loro si suicidò. Con riferimento ai rischi per la salute che accompagnano i cibi GM, l’Unione Europea ne ha bandito l’uso. Organizzazioni non governative cercano di eliminare i cibi GM in altre parti del mondo.
Quali sono i possibili pericoli della ricerca della “vita artificiale?” Una manipolazione del genoma del tipo operato da Venter può portare allo sviluppo di varianti resistenti ai farmaci di microbi che producono malattie, e potrebbero scatenare una pandemia. Il genoma che Venter ha sintetizzato è stato copiato da un batterio naturale che infetta le capre. Egli dichiara che prima di copiare il DNA ha eliminato quattordici geni probabilmente patogeni, in modo che il nuovo batterio, anche se sfuggisse, non potrebbe nuocere alle capre. Queste misure però non potranno essere incorporate in ricerche future dello stesso tipo – sia non intenzionalmente che intenzionalmente. Vedremo allora titoli di testa di “morti artificiali”, morti causate dai tentativi umani di creare una vita artificiale?
Anche se qualcuno può considerare questa prospettiva improbabile o perfino eccessivamente pessimista, essa è sicuramente possibile. E forse guardando alla possibilità del peggiore dei casi è necessario impedire che diventi realtà.
Vita Reale
Come aspetto positivo, le notizie relative alla “vita artificiale”, riproponendo all’attenzione l’antica domanda di che cosa sia veramente la vita, possono favorire una qualche forma di ricerca sull’anima – al minimo in modo figurato e forse anche nel vero senso della parola. Sviluppando ulteriormente l’analogia del computer, lo scienziato ISKCON, il defunto dottor Richard L. Thompson (Sadaputa Dasa), nel suo libro Maya: The World as Virtual Reality dimostra che la nostra intera esistenza presente è come una simulazione di computer, una realtà virtuale.
Le notizie relative alla “vita artificiale”, riproponendo all’attenzione l’antica domanda di che cosa sia veramente la vita, possono favorire una qualche forma di ricerca sull’anima.
Dunque come esseri spirituali l’esistenza materiale che conduciamo attualmente è di per sé una vita artificiale. Da questo punto di vista tentativo di creare una vita artificiale all’interno di una vita artificiale è poco più di un artificio. L’alternativa a questi artifici è la tecnologia spirituale descritta nella Gita che ci permette di passare dalla nostra vita artificiale attuale alla nostra vita reale come esseri eterni. Se l’energia usata per creare la vita artificiale fosse diretta a coltivare la conoscenza e la pratica spirituale, l’umanità potrebbe fare progressi ben definiti nella comprensione della vita. Gli scienziati possono farlo o no, ma ognuno di noi può farlo individualmente. Allora non saremo più presi dalle notizie eccessivamente pubblicizzate sulla vita artificiale, perché sperimenteremo costantemente e gusteremo il significato della vera vita – e vorremo condividerlo con tutti.
Aja Govinda Dasa, discepolo di Sua Santità Hanumatpresaka Swami, è un ricercatore laureato all’Università di Oxford dove studia per laurearsi in biologia. E’ autore e relatore delle conferenze del Bhaktivedanta Institute Science and Spiritual Quest ed è un insegnante della sezione finlandese del Bhaktivedanta College.
Caitanya Carana Dasa è un discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. E’ laureato in ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni, fa servizio a tempo pieno all’ISKCON di Pune. La sua rivista gratuita “The Spiritual Scientist” offre una presentazione scientifica della coscienza di Krsna.
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Le Nazioni Dis-Unite
Questa conversazione tra Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e il signor P. Sharma, un ex impiegato delle Nazioni Unite, si è svolta a Parigi nel 1974.
Srila Prabhupada: Supponiamo che io chieda all’organizzazione delle Nazioni Unite di spiegare lo scopo di questa manifestazione cosmica. Io sono stato creato con un corpo di un uomo, un altro con un corpo di elefante e un altro ancora come formica. Perché accade questo? Il sole sorge al momento giusto, la luna sorge al momento opportuno e le stagioni cambiano. Qual è lo scopo dietro a tutto ciò?
Sig. Sharma: Penso che le Nazioni Unite si troverebbero in difficoltà a risponderti.
Srila Prabhupada: Allora le persone, nonostante la loro cosiddetta cultura, sono diventate molto ottuse.
Sig. Sharma: Oh, sì. La cultura oggigiorno consiste in una semplice conoscenza libresca.
Srila Prabhupada: Questa cosiddetta conoscenza contenuta nello Srimad-Bhagavatam viene descritta come una semplice perdita di tempo. Anche se una persona esegue perfettamente i propri doveri, ma non capisce lo scopo della creazione – se non risveglia la propria coscienza di Krsna – qualunque cosa faccia è semplicemente una perdita di tempo.
Anche da un punto di vista pratico, esse sono incapaci di risolvere qualsiasi cosa.
L’idea originale era di impedire la guerra, ma ci sono state invece moltissime guerre che esse non sono riuscite ad impedire. Si sono dati il nome di Nazioni Unite, ma in realtà diventano sempre più dis-unite. Secondo la Bhagavad-gita, se davvero vogliono la pace, devono sapere che Sri Krsna (Dio, la Persona Suprema) è il supremo beneficiario (bhakta), che Egli è il proprietario supremo (sarva-loka-mahesvaram) e l’amico di tutti (suhrdam sarva-bhutanam) Krsna dice che quando lo sapranno, ci sarà la pace. Altrimenti le loro grandi conferenze nei loro grandi uffici non avranno mai successo.
Sig. Sharma: Ciò significa che tutto appartiene a Dio, Questo è proprio l’unica realtà che vogliono evitare
Srila Prabhupada: Sì, questa è la loro stupidità. Le Nazioni Unite sono solo un insieme di persone che ingannano e sono ingannate. Qualcuno vuole ingannare e qualcun altro viene ingannato. Questa è la nostra opinione. Quindi come può un insieme di persone che ingannano e di persone che sono ingannate fare qualcosa di buono per la società umana? Esse ingannano. Non sanno come ottenere la pace, ma proclama no di poter portare la pace nel mondo. Dunque sono dei truffatori.
Sig. Sharma: Sim molte persone diranno che le uniche cose importanti sono quelle che si possono spiegare razionalmente. Tutto il resto è aldilà della ragione.
Srila Prabhupada: Il nostro ragionamento però è logico. Tutto quello che si trova in questa stanza è stato creato, non è vero?
Sig. Sharma: Si.
Srila Prabhupada: Questo tavolo è stato creato, la luce è stata creata – tutto è stato creato da qualcuno. Allora come puoi negare il fatto che qualcuno abbia creato tutto l’universo? Se affermi che tutto è avvenuto meccanicamente, questa è un’affermazione da mascalzoni. Qualcuno lo ha creato, ma chi è questo qualcuno? Non siamo noi i creatori. Perciò possiamo capire che questo mondo è stato creato da qualcun altro e quindi dobbiamo chiederci: chi è il proprietario? Sarò io il proprietario o sarà il creatore?
Sig. Sharma: Stai forse dicendo che gli Stati Uniti non appartengono agli americani?
Srila Prabhupada: Sì. Non appartengono a loro. Eppure questi mascalzoni dicono: “Questo è mio. Questa è la mia bandiera.” Perciò sono tutti dei truffatori. Combinano le cose cercando di ingannare gli altri. Gli americani pensano: “Come possiamo ingannare i russi?” E i russi pensano: “Come possiamo ingannare gli americani?” E’ questa la civiltà – comportarsi da truffatori e sprecare il tempo nelle cosiddette conferenze? Questa è civiltà?
Sig. Sharma: No, affatto.
Srila Prabhupada: In America hanno ingannato gli indiani pellerossa. Hanno preso la loro terra ed ora proclamano: “E’ mia.” E allora, dove avete preso questa terra? Avete ingannato gli indiani ed ora dite che la loro terra è vostra. Questo accade in tutto il mondo. Napoleone pensava: “La Francia è mia.” La Francia è ancora lì, ma dov’è Napoleone? Dove si trova ora? In Francia, all’inferno o in paradiso? Ci sono moltissimi posti e moltissime specie di vita. In questo corpo, in questa vita, io posso essere un nazionalista – come Napoleone o come Gandhi o come qualcuno che combatte nelle Nazioni Unite. Non appena questo corpo finirà ne prenderò un altro. Quindi tutta la durata della mia vita precedente è stata semplicemente uno spreco di tempo.
Sig. Sharma: Ho capito.
Srila Prabhupada: Semplicemente uno spreco. Stanno semplicemente sprecando il tempo. Non hanno una conoscenza perfetta – solo alcune idee utopiche e passano per appartenenti a una civiltà avanzata. Dovrebbero sapere qual è lo scopo della vita – qual è la nostra relazione con questa manifestazione cosmica. Deve esserci un creatore. Allora chi è il creatore? Qual è la mia relazione con Lui? Essi però trascurano tutte queste cose e tuttavia passano per leader mondiali.
Sig. Sharma: Questo è il peggior tipo di governo. Sembra che il loro standard sia quello che tu hai detto: ogni nazione per conto proprio.
Srila Prabhupada: Un essere umano può tuttavia uscire dall’illusione. C’è una conoscenza sufficiente per questo, specialmente nella letteratura vedica. Allora perché non traggono vantaggio da questa conoscenza e fanno un successo dalla loro vita? Questa è la mia proposta. Noi diffondiamo la coscienza di Krsna solo a questo scopo. Queste persone non afferrano l’essenziale e senza necessità sprecano la loro vita nell’illusione. Allora cerchiamo di salvarle – questo è il nostro movimento per la coscienza di Krsna.
CALENDARIO
Questo calendario è calcolato per la zona di Firenze. Le date, che derivano dal calendario lunare, possono variare per altre zone. Per ottenere le date esatte della vostra area collegatevi al sito www.krishna. Com/calendar.
Poiché il Movimento Hare Krsna si basa sulla linea di maestri che discende da Sri Caitanya Mahaprabhu, il calendario include non solo date rilevanti per tutti i seguaci della tradizione Vedica, ma anche date riferite ai compagni del Signore e a preminenti maestri spirituali della Sua successione.
19 Febbraio-19 Marzo
(Mese di Govinda)
22- Anniversario dell’Apparizione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, il maestro spirituale di Srila A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, l’acarya-fondatore dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna. Digiuno fino a mezzogiorno, quindi festa di prasada. Anche, anniversario della scomparsa di Sripada Gour Govinda Swami, un guru della ISKCON.
28 – Vijaya Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi
(Rompere il digiuno 6:53-10:36)
MARZO
1 – Anniversario della scomparsa di Srila Isvara Puri, maestro spirituale di Sri Caitanya.
3 – Sri Siva Ratri, giorni in onore di Siva.
5 – Anniversario della scomparsa di Srila Jagannatha Dasa Babaji, il grande devoto nella successione di maestri che discende da Sri Caitanya e che confermò la scoperta di Srila Bhaktivinoda Thakura del luogo di nascita di Sri Caitanya.
16 – Amalaki-vrata Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi
(Rompere il digiuno 6:24-10:24)
17 – Anniversario della scomparsa di Srila Madhavendra Puri, il maestro spirituale del maestro spirituale di Sri Caitanya.
19 – Sri Gaura Purnima, anniversario dell’apparizione di Sri Caitanya Mahaprabhu, Krsna stesso nel ruolo del Suo devoto. Digiuno fino al sorgere della luna, seguito da un rompi-digiuno di prasada di Ekadasi (senza cereali e legumi). La festa di prasada si osserva domani.
20 Marzo – 17 Aprile
(Mese di Visnu)
26 – Anniversario dell’apparizione di Srila Srivasa Pandita, uno dei principali compagni di Sri Caitanya.
30 – Papamcani Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 6:59-9:10)
APRILE
8 – Anniversario dell’apparizione di Srila Ramanujacarya, filosofo Vaisnava e maestro spirituale apparso nell’undicesimo secolo.
12 – Sri Rama Navami, anniversario dell’apparizione di Sri Ramacandra. Digiuno fino al tramonto seguito da una festa di prasada.
14 – Kamada Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 6:33-11:01)
18 Aprile – 17 Maggio
(Mese di Madhusudana)
18 – Sri Krsna Vasanta Rasa, la danza rasa primaverile di Krsna. Balarama. Anniversario dell’apparizione di Srila Syamananda Pandita, un seguace dei sei Gosvami di Vrndavana.
27 – Anniversario della scomparsa di Srila Vrndavana Dasa Thakura l’autore dello Sri Caitanya-Bhagavata, una biografia di Sri Caitanya.
28 – Vyanjuli Maha-Dvadasi
Digiuno di cereali e legumi di Varuthini Ekadasi.
(Rompere il digiuno 6:27-10:52)
MAGGIO
3 – Anniversario dell’apparizione di Srila Gadadhara Pandita, uno dei principali compagni di Sri Caitanya.
6 – Inizio del Candana Yatra, il festival durante il quale le Divinità del tempio sono ricoperte di polpa di sandalo per ventuno giorni.
12 – Anniversario dell’apparizione di Srimati Sita Devi, consorte di Sri Ramacandra. Anniversario dell’apparizione di Jahnava Devi, consorte di Sri Nityananda Prabhu. Anniversario della scomparsa di Srila Madhu Pandita, un grande devoto di Sri Caitanya
LA FAMA
Una Ricerca Sbagliata
Mentre il mondo intero insegue la fama, il puro devoto la rifugge.
Di Arcana Siddhi Devi Dasi
Quando avevo undici anni vissi uno di quei momenti determinanti in cui la realizzazione di una verità eterna interrompe il film della normale vita quotidiana. Ero un’adolescente in età di crescita che si sentiva a disagio nel corpo . Avevo appena messo un apparecchio di metallo scintillante, lucido sui miei denti superiori. Per nascondere quel metallo avevo adottato un sorriso a labbra strette. Una mattina mi sentivo particolarmente cosciente mentre salivo a bordo del vecchio autobus della scuola. Ero certa che tutti mi avrebbero guardato e avrebbero riso del mio aspetto. Quando mi sedetti fui presa da un pensiero risoluto: “Probabilmente ogni persona che sale su questo autobus pensa che tutti la guardino. Io però non le noto e probabilmente nessuno mi nota”. L’improvvisa visione della verità eterna che io non ero il centro dell’universo mi dette una sensazione temporanea di sollievo anche se la realizzazione fu incompleta. Sebbene sapessi di non essere il centro, non avevo alcuna idea di che cosa o di chi fosse il centro. La mancanza di questa parte dell’informazione mi lasciò dentro una sensazione di vuoto e d’insufficienza. Circa due anni dopo, quando l’apparecchio dentale mi fu tolto ed io avevo sviluppato una maggiore fiducia in me stessa, nella mia mente nacquero nuovi desideri. Ora volevo essere notata, volevo essere importante. Alcune illustrazioni tratte dalla rivista 16 Magazine, molto popolare tra gli adolescenti, che rappresentavano stelle del “rock-and-roll” tappezzavano le pareti della mia camera. Giacevo sul letto sognando ad occhi aperti di diventare famosa e di poter suonare con le mie star preferite. Con grande dispiacere dei miei genitori, per realizzare il mio sogno avevo comprato una chitarra elettrica con un piccolo amplificatore usando il denaro guadagnato facendo la baby-sitter.
Imparai gli accordi di base e cantavo i miei motivi preferiti.
Oltre a fantasticare di essere una rock star cominciai a preoccuparmi di diventare famosa. Dopo aver avuto il mio momento sull’autobus, capii che la maggior parte delle persone sono assorte in se stesse e che se desideravo davvero essere notata, avrei dovuto distinguermi dal tipo normale di adolescente. Partecipai al concorso per un posto in un ufficio di counseling per studenti e lo vinsi. Fui eletta presidente del Thespian Club. Ebbi ruoli importanti in tutte le rappresentazioni teatrali del liceo. Quando cercai di diventare una “cheer-leader” venni scelta.
Nel registro annuale del liceo c’erano più foto mie che di qualsiasi altra persona. Ero diventata popolare da qualsiasi punto di vista. Pensavo che questo fosse importante. Una sensazione d’orgoglio nel mio cuore e mi fece sentire superiore agli altri. Il mio senso di sicurezza e di felicità però era modesto perché dipendeva da conferme esterne di breve durata – un applauso dopo una rappresentazione teatrale, annunci nella mattinata che davano un riconoscimento a qualcosa che avevo fatto, una vittoria elettorale, lodi da parte dei miei superiori.
Mi sentivo forzata ad aumentare questa conferme esterne come se fossi drogata. Come piccole gocce d’acqua in un deserto, i momenti di riconoscimento davano alla mia vita un significato e uno scopo, perché avevo bisogno di essere qualcuno. LA mia lotta continuò all’università. Vivere in mezzo a trentamila studenti rese più difficile la mia ricerca di notorietà, ma riuscii ad ottenere alcuni riconoscimenti sia all’interno del mio dipartimento di studi sia a livello regionale fuori dell’università.
Filantropia e delusione
Durante gli anni trascorsi all’università ci fu un altro cambiamento. La mia natura filantropica si risvegliò ed ora volevo essere conosciuta come una persona che aiutava coloro che avevano meno risorse di me. Mi unii al People Active in Community Efforts (Èace). Facevo la giardiniera in un centro per anziani, leggevo novelle ai bambini ricoverati in ospedale e cosa ancor più memorabile assistevo dei giovani detenuti. Furono loro che mi portarono a pormi domande sul valore di qusti sforzi filantropici. Questi giovani di strada approfittarono della mia natura ingenua per farsi portare sigarette e dolci in cambio di una loro minima cooperazione.
La delusione cominciò a far diminuire il mio entusiasmo. Facevo molti sforzi in cambio di una minima reciprocazione. La mai momentanea soddisfazione derivante dall’aiutare gli altri e la riconoscenza che ne ricevevo non soddisfecero il mio profondo, intimo desiderio di trovare una felicità duratura. Mi resi conto del mio esagerato senso di autostima. Mi accorsi che la mie convinzione di essere speciale era illusoria. Cominciai a vedere che, a parte la mia famiglia e i miei amici più intimi, non ero altro che un blip sullo schermo radar degli altri, un pensiero fuggente.
La convinzione di poter trovare soddisfazione per mezzo della fama crollò come un castello di sabbia dimenticato sulla spiaggia. Ora era palesemente chiaro che le cose non giravano intorno a me e che io non riuscivo a rendere felici le altre persone e neanche me stessa.
Inizialmente pensai che la soluzione fosse rinunciare al mondo. Fantasticavo di lasciare la scuola e di andare a vivere nella capanna di una foresta disabitata, ma l’impraticabilità di questa avventura divenne ovvia quando pensai a come realizzare veramente l’idea.
Quando mi resi conto che tutti i miei sforzi per essere felice erano stai delusi, mi sentii disponibile a trovare un maestro che mi guidasse a scoprire lo scopo della vita. Per mia grande fortuna trovai la mia guida spirituale, Srila Prabhupada e iniziai un percorso di devozione a Krsna. Fu allora che compresi la causa delle mie sofferenze passate e come porvi rimedio.
Lo sforzo di ottenere qualcosa è una qualità primaria della vita umana, ma ciò per cui lottiamo e la nostra motivazione dietro a quello sforzo determinerà il valore di ciò che facciamo in questa vita. Vedevo che i miei sforzi precedenti erano tutti finalizzati a migliorare il mio status e il mio senso d’importanza. Non dovevo smettere di cercare di servire l’umanità, ma dovevo capire come servirla in modo significativo facendolo per il piacere e la glorificazione di Krsna invece che per la mia soddisfaizonel. Quando la mano assiste il corpo dando il cibo allo stomaco, la mano ne risulta beneficiata perché anche se il cibo va allo stomaco, il nutrimento viene distribuito a tutte le parti del corpo. Nellos tesso modo servendo Krsna, il centro assoluto di tutti imondi, ne veniamo completamente nutriti – corpo, mente e anima.
La Fama Segue il Devoto
Dopo essere diventata devota, lessi una storia della Caitanya-caritarmrta che mi rimase molto impressa. Parlava di un devoto molto elevato di nome Madhavendra Puri, Una volta mentre era in viaggio d Vrindavana per trovare del legno di sandalo per la sua Divinità, di Gopala, si fermò a Remuna in Orissa per vedere la Divinità di Gopinatha. Madhavendra sapeva che quel tempio era famoso per il suo delizioso riso dolce, così quando vide il sacerdote che offriva il riso dolce a Gopinatha, desiderò assaggiarlo per poterlo cucinare alla propria Divinità. Poiché i devoti non assaggiano né pensano di assaporare il cibo prima che il Signore l’abbia accettato, Madhavendra Puri si vergognò che gli fosse venuto in mente un pensiero simile. Anche se il suo pensiero era libero da ogni desideri di piacere personale sentì di aver commesso un’offesa e laciò immediatamente il tempio. Quella sera, quando il sacerdote del tempio si sdraiò per dormire, la Divinità di Gopinatha gli apparve nella mente. Gopinatha gli disse che aveva nascosto una ciotola di riso dolce dietro la tenda e che il sacerdote doveva alzarsi e portarla al Suo caro devoto Madhavendra Puri. Il sacerdote trovò la ciotola di riso dolce e si recò al mercato gridando: “Colui il cui nome è Madhavendra Puri, per favore venga a prendere la tazza di riso dolce che Gopinatha ha rubato per lui.”
Sentendo questo messaggio, Madhavendra Puri si presentò e umilmente accettò il riso dolce.
Sapendo che la notizia di questo evento straordinario si sarebbe presto diffusa e desiderando evitare qualsiasi riconoscimento o fama, lasciò subito quel posto.
Ci si può chiedere perché, mentre tutto il mondo materiale corre dietro alla fama, le persone avanzate spiritualmente la rifuggono. Una ragione è che non vogliono niente che li distragga dalla meditazione su Krsna, la riserva di ogni piacere. Essi gustano una felicità molto più grande di quella che si può ottenere da qualsiasi piacere insignificante del mondo materiale. Un’altra ragione è che queste anime pure, situate sulla piattaforma spirituale, sono naturalmente libere dal desiderio di fama, che è un prodotto del falso ego. Esse hanno compreso il loro vero ego di eterne servitrici del Signore.
Noi che non siamo al livello di realizzazione di Mahavendra Puri dobbiamo impegnarci a liberarci da impurità come il desiderio di fama.
Srila Prabhupada avvertiva che la vita spirituale è come la “lama di un rasoio”. Con questo intendeva dire che per evitare incidenti nella nostra vita spirituale dobbiamo essere attenti a comprendere con chiarezza la filosofia della coscienza di Krsna e ad applicarla in modo corretto. Uno dei possibili incidenti è il desiderio di fama o il compiacersene se essa arriva spontaneamente. Dobbiamo sapere che non possiamo trarre vantaggio da nessuna cosa per cui potremmo essere famosi, perché non possiamo fare niente indipendentemente dalla volontà di Krsna. Nella Bhagavad-gita Krsna insegna che se seguiamo la vita spirituale dobbiamo smettere di pensare di essere coloro che agiscono e al causa dei risultati delle nostre azioni.
Questa falsa credenza accompagnata dal desiderio di fama entra profondamente in noi. Nella coscienza materiale siamo dotati di un falso ego e di desideri che ci portano competere con gli altri, compreso Krsna, per la posizione più elevata a livello centrale. Con abiti diversi ci proviamo ripetutamente, soltanto per essere frustati nel ruolo in cui siamo impegnati finché un giorno siamo abbastanza fortunati da incontrare un inviato che viene dalla dimensione spirituale.
Solo allora possiamo capire che la nostra felicità nasce dalla cooperazione con il Signore e dal servirLo in una relazione d’amore.
La Necessità di Cantare
Poiché siamo solo minuscole scintille spirituali, l’energia materiale può coprire la nostra natura spirituale e quindi il nostro migliore interesse è quello di essere molto seri nelle pratiche devozionali, in particolare nel canto dei santi nomi di Krsna. Srila Prabhupada diceva che il canto ci protegge dall’energia materiale. Possiamo anche recita re preghiere che ci ricordino la nostra posizione spirituale di servitori del Signore.
Quando Srila Prabhupada arrivò in occidente, in pochissimo tempo ebbe migliaia di seguaci arresi e devoti. Egli divenne un famoso maestro spirituale in tutto il mondo e tuttavia rimase un umile servitore dei suoi antenati spirituali e riconobbe sempre a loro il merito di ogni suo risultato e ottenimento. Camminando sulle sue orme anche noi possiamo fare cose meravigliose per aiutare a diffondere la missione di Sri Caitanya. Intense pratiche spirituali e la compagnia di devoti avanzati ci proteggeranno dal desiderio di godere della fama e delle sue conseguenze – il profitto, l’adorazione e la distinzione. Anche se queste cose possono presentarsi nella nostra vita spese a cercare di essere qualcuno indipendentemente dalla nostra relazione con Krsna. Egli ci ha permesso di conoscere la nostra vera identità di eterni servitori d’amore di Krsna e ci ha fatto gustare una felicità spirituale molto più grande di qualsiasi piacere basato sulla fama materiale.
Arcana Siddhi Devi Dasi fu iniziata da Prabhupada nel 1976. Vive con suo marito e suo figlio a Sandy Ridge nel North Carolina dove lavora come terapeuta di famiglia.
DA RITUALE A SPIRITUALE
Come andare al di là delle esteriorità della religione e perché.
di Vraja Vihari Dasa
Il venticinquenne Nitin Sawant, ingegnere del software, spiega perché è rimasto deluso dalle ritualità religiose.
“Recentemente ho partecipato alle nozze di un amico. Il sacerdote chiamò la sposa e lo sposo per compiere i sacri riti, mentre gli invitati guardavano il fumo che si alzava dal fuoco del sacrificio. La sala risuonava del canto ad alta voce dei mantra in sanscrito pronunciati dal sacerdote che santificava il matrimonio. Improvvisamente qualcuno protestò. Uno degli invitati, anche’egli un esperto di sanscrito che ascoltava attentamente i mantra, rimase colpito dalla mancanza di sensibilità del sacerdote. Sembra che il sacerdote cantasse dei mantra non adatti alla cerimonia di un matrimonio includendovi addirittura dei mantra funebri. Per me uno shock ancora maggiore fu l’indifferenza degli invitati alla festa di matrimonio; con gentilezza cercarono di calmare l’invitato che protestava e la funzione proseguì senza alcun cambiamento. Me ne andai sconvolto per la finzione di un matrimonio sacro di cui nessuno comprendeva il significato del rito o se ne interessava.”
Nitin ha delle ragioni per essere scettico. Fin dall’infanzia ha visto crescere l’intolleranza religiosa, il terrorismo globale perseguito in nome di Dio e la corruzione dei sacerdoti delle varie fedi. Perfino in India nessuno spiega, per esempio, la base logica che sta dietro ai mantra che glorificano il popolarissimo essere celeste Ganesa.
Perché la Delusione?
I riti, le procedure prescritte per l’adorazione di Dio, sono particolari in ogni tradizione religiosa, ma queste abitudini sono spesso fraintese, perciò per molti hanno acquisito una connotazione negativa. Si deve poi aggiungere il fatto che tendono ad essere usati per scopi diversi dal servizio a Dio. Per esempio, spesso aiutano le persona ad esprimere lealtà ad una religione o ad essere accettate in una comunità. Poiché le ritualità possono essere obbligatorie nei vari stadi della vita, esse possono richiedere una quantità notevole di tempo, denaro ed energie. Fatte per ricordarci Dio e servirLo, vengono annacquate e ridotte ad atti meccanici ripetitivi. Non sorprende che questi riti senza significato spingano ad allontanarsi giovani intelligenti come Nitin.
Risvegliare l’Amore Divino
Lo scopo dei riti è risvegliare l’amore per Dio in ogni essere vivente. Lo spesso strato di coscienza materiale nasconde ora quell’amore naturale. Perciò i fondatori e gli insegnanti di ogni fede offrono una serie di riti che aiutano i seguaci a purificare gradualmente la loro coscienza contaminata dalla materia. Per esempio, nella cultura vedica si compie la cerimonia dell’arati durante la quale i devoti offrono a Dio, Krsna, dell’acqua, una fiamma, incenso profumato e altri articoli.
Questo rito ha lo scopo di aiutare il devoto a realizzare che Dio è l’origine del profumo, del fuoco e di ogni altro elemento della creazione materiale. I devoti accettano il rito dell’arati come un’opportunità di riconoscere Dio come unico proprietario e la dipendenza da Lui per le necessità basilari. Con la cerimonia dell’arati i devoti offrono nuovamente i vari elementi a Krsna, per reciprocare con la Sua gentilezza ed esprimere la loro intenzione d’amarLo.
Se dimentichiamo lo scopo divino delle ritualità e ci lasciamo distrarre da fattori esterni rumorosi e fastosi, i riti diventano fine a se stessi. Come le regole del traffico anche i riti hanno uno scopo. Le regole del traffico aiutano gli autisti a raggiungere tranquillamente la propria destinazione, ma nonostante una stretta osservanza delle regole, un autista non sicuro della propria destinazione alla fine può perdersi. Nello stesso modo colui che esegue i riti religiosi e non è consapevole che lo scopo è tornare a casa, da Dio, si perde nel mondo materiale. I riti, mantenendo questa persona legata alla coscienza materiale, sortiscono l’effetto opposto a quello che si propongono di ottenere.
Possiamo Fare a meno dei Riti?
Sebbene perseguano una vita spirituale, alcune persone vanno all’altro estremo rifiutando riti di ogni genere. Affermano che poiché Dio vede la nostra intenzione divina, i riti non sono assolutamente necessari – ogni espressione spontanea del cuore è spirituale. Perciò rifiutano le importanti pratiche sacre che per secoli hanno aiutato i devoti a collegarsi con Dio.
Per la maggior parte di noi però, distratti come siamo dagli impegni materiali, i riti sono essenziali. I riti ed altri fattori esterni – gli stupendi templi, Divinità magnificamente decorate, le congregazioni impegnate a cantare e danzare, creano un ambiente favorevole e stimolano i devoti ad approfondire la loro connessione con Dio. Un ambiente sporco, abitudini sregolate e atteggiamenti capricciosi e aggressivi creano un’energia negativa che distrae i devoti alla ricerca spirituale. Sebbene il sentimento interiore della nostra comunione con Dio sia decisivo, le formule esteriori, presentate nei riti, influiscono sulla nostra interiorità. Anche se alla fine è la sostanza la cosa più importante, la forma aiuta a sostenerla e a conservarla. Se uniamo lo spirituale con il rituale, diventiamo spirituali.
L’Elemento di Trasformazione
Poiché i riti eseguiti in modo appropriato gradualmente hanno l’effetto di purificare la nostra coscienza, diventano più freschi e più significativi ogni volta che li eseguiamo. Sebbene apparentemente ripetitivi, nutrono spiritualmente. Perché i riti abbiano l’effetto di trasformare devono includere l’elemento del ricordo di Dio. Com’è affermato nel Padma Purana: “Ci si deve sempre ricordare di Krsna e non dimenticarLo mai. Tutte le regole e i divieti presenti nelle Scritture dovrebbero essere al servizio di questi due principi.”
Nel mondo spirituale i devoti servono Krsna con una meravigliosa varietà di riti e di servizi, come l’offerta dell’arati, di ghirlande, il canto e la danza gioiosi per il Suo piacere. Un ricco amore spirituale per Krsna permea ciascuna di queste offerte. Nel mondo materiale coltivare il desiderio di servire Krsna eseguendo i riti trasforma il cuore di colui che li esegue. Gli egoismi lasciano il passo allo spirito di servizio disinteressato, l’arroganza si trasforma in umiltà e l’invidia diventa apprezzamento degli altri.
Nessun Compromesso
Talvolta i devoti possono adattare i riti al tempo, al luogo e alle circostanze, ma non ne compromettono l’essenza. Per esempio, quando Srila Prabhupada installò le Divinità nei templi durante i primi tempi del Movimento per la coscienza di Krsna in occidente, non aveva i sacerdoti e gli oggetti di culto necessari ad osservatore tutti i riti consueti. Faceva allora programmi brevi ma potenti da un punto di vista devozionale, che avevano al centro il canto del santo nome del Signore. Adattava i dettagli senza compromettere l’essenza spirituale. Se possiamo permettercelo, dobbiamo offrire le cose migliori a Krsna, ma una persona senza mezzi può offrire a Krsna una semplice foglia, un fiore, un frutto o dell’acqua con amore e devozione con amore e devozione. (Bhagavad-gita 9.26)
Krsna è conosciuto come ghava-grahi, che significa che Egli accetta l’amore con cui Gli viene offerto
Qualcosa. Il desiderio di compiacere Krsna attrae il Suo favore più che la stretta osservanza dei riti, come dimostrano in particolare i divertimenti di Vrndavana.
La Semplicità contro Rituali senza Significato
Una volta Krsna chiese ai suoi amici d’infanzia che avevano fame di elemosinare del cibo ad alcuni bhagmana rigidi esecutori dei riti, che vivevano nelle vicinanze. I brahmana erano impegnati a compiere dei sacrifici e, come parte del loro programma, avevano preparato una grande varietà di cibi. Quando i ragazzi si rivolsero a questi uomini in nome di Krsna, essi ignorarono la loro richiesta. Krsna è lo scopo di tutta la conoscenza vedica e di sacrifici (Bhafavad-gita 15.15), ma a questi sacerdoti molto eruditi mancava questa realizzazione perché erano assorbiti nella formalità dell’adorazione invece che nella sostanza: Krsna. Krsna voleva ricompensare i brahmana accettando le loro offerte e dando loro le Sue benedizioni, che sono lo scopo dei sacrifici, ma il falso orgoglio dovuto alla loro abilità materiale oscurò la visione di Krsna nel cuore di questi brahmana così impegnati.
Essi erano come un uomo che lavora talmente tanto da non avere tempo di riscuotere la paga.
I ragazzi ne rimasero delusi ma Krsna li incoraggiò a rivolgersi alle spose dei brahmana, che avevano un cuore sincero anche se non erano molto esperte nei riti vedici. Al contrario dei mariti, che avevano risposto freddamente, queste donne furono colme di gioia nel sentire la richiesta di Krsna e corsero da Lui con tutte le offerte di cibo. Sebbene i loro mariti, i padri e i figli cercassero d’impedire loro di andare da Krsna, non fu possibile fermarle. Il loro esempio prova che la semplice accettazione di Krsna come l’oggetto più degno d’amore insieme con il desiderio di compiacerLo, attrae la Sua attenzione più dell’ostentazione rituale.
In seguito gli uomini si accorsero della loro follia; glorificarono le loro mogli condannando la propria erudizione che aveva impedito il loro servizio d’amore a Krsna. Umiliando i brahmana eruditi, Sri Krsna c’insegna che i riti perdono la loro potenza spirituale se compiuti in modo meccanico, senza comprenderne il significato e lo scopo. Le pratiche eseguite in modo meccanico sono come un involucro molto attraente, ma vuoto, privo del dono dell’amore per Dio.. Krsna è il nostro padre eterno che aspetta che torniamo da Lui, ma la gioia spirituale sfugge a coloro che non sanno far rivivere la propria relazione con Lui.
Krsna ci insegna che i riti perdono la loro potenza spirituale se compiuti in modo meccanico, senza comprenderne il significato e lo scopo.
La Pratica Spirituale per l’Era Moderna
Sri Caitanya Mahaprabhu, l’incarnazione del Signore Supremo nell’era moderna ha presentato il canto Hare Krsna come il metodo facile per far rivivere la nostra relazione con Krsna. Come primo effetto il canto purifica il cuore dalla contaminazione materiale. Perciò il puro amore per Krsna si risveglia gradualmente. Diversamente dai riti, il canto Hare Krsna non è limitato da considerazioni di tempo, luogo e circostanza, ma la ripetizione del mantra fatta meccanicamente non ci darà il frutto dell’amore per Dio. Srila Prabhupada ha insegnato ai devoti a cantare i santi nomi di Krsna nello stato d’animo di un bambino disperato che chiama sua madre, perché il grido di un bambino in pericolo non è una cieca ritualità ma una richiesta piena di emozione. Srila Prabhupada scrive: “Bisogna anche considerare la qualità del canto di questi suoni (del santo nome) che dipende dalla profondità del nostro sentimento. Un uomo disperato può pronunciare il santo nome con molta sincerità, mentre colui che lo fa con un senso di grande soddisfazione materiale ne è incapace.”
(Srimad-Bhagavatam 1.8.26, Spiegazione)
La necessità di un’Educazione Spirituale
Le Scritture contengono molte preghiere di grandi anime – Prahlada Maharaja, Gajendra e Kunti Devi – solo per citarne alcune.
Un devoto ripete queste preghiere non come una ritualità stereotipata ma con il desiderio di comprenderne il contenuto e i sentimenti dei puri devoti che le offrono.
Con l’entusiasmo di ottenere la misericordia del Signore, i devoti coscienti di Krsna mettono i propri sentimenti nelle preghiere dei grandi devoti e anch’essi offrono a Krsna le proprie preghiere personali. Uno studio attento delle Scritture e una relazione di preghiera con Dio aiuta i devoti a vedere tutti gli esseri viventi come figli del loro Signore misericordioso. Questo modo di vedere dissolve il loro falso ego, ammorbidisce i loro cuori e li riempie di amore e gentilezza verso tutti gli esseri.
Se Nitin studiasse la filosofia della coscienza di Krsna trascorresse il suo tempo in compagnia dei devoti, i suoi dubbi e i suoi malintesi sulla spiritualità indiana sarebbero dissipati. Anche se la società è dominata da un fervore religioso deviato, Nitin capirà che non c’è bisogno di criticare la ritualità nel suo insieme. Anzi, attraverso i riti potrebbe imparare ad offrire il proprio cuore a Krsna.
Vraja Vihari Dasa, MBA, fa servizio a tempo pieno all’ISKCON di Mumbai e insegna la coscienza di Krsna agli studenti di vari college.
COME SONO GIUNTO ALLA COSCIENZA DI KRSNA
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IL POSTO SENZA SOFFERENZA
Alla ricerca del mondo spirituale, ispirandosi alle parole inconsapevoli di un autore di canzoni
di Upendra Dasa
Nel 1970 mi laureai in ingegneria chimica e trovai lavoro in una compagnia petrol-chimica di Mumbai. Abitavo in un alloggio con altri scapoli, ma la mia vita non era tranquilla. Mangiavo in albergo, osservavo i miei compagni di stanza discutere di banalità e, dopo essere stato abbandonato dai miei migliori amici per un malinteso caddi in depressione e sentii la nostalgia di casa mia. Anche se non colpevole, fui rimproverato per un paio di contrattempi sul posto di lavoro. Un giorno al ritorno del lavoro, un vicino anziano infuriato mi chiamò sporco scapolo e mi accusò di importunare i bambini del condominio. Non capii che cosa stesse dicendo e perché fosse così arrabbiato. Avevo l’impressione che tutti imi odiassero. In seguito venni a sapere che uno dei miei coinquilini aveva mostrato ai bambini un calendario di nudi.
Un giorno pensai. “Basta così” Il giorno seguente era il mio compleanno e decisi di porre fine a tutte queste mie sofferenze gettandomi sotto il treno che sarebbe passato all’incirca alle quattro del pomeriggio. Mentre ero solo, sdraiato nella mia stanza e aspettavo, seguiva il tic tac dell’orologio secondo dopo secondo. Improvvisamente udii una famosa canzone di un film indiano trasmessa da un altoparlante. Nella situazione in cui mi trovavo, le sue parole mi colpirono come un fulmine. “Vieni, ti porterò lontano nel cielo dove non vi sono sofferenze né lacrime; c’è amore e solo amore.”
Mi chiesi: “C’è davvero un posto come quello? Dovrei porre fine alla mia vita ora o cercare quel luogo? C’è qualcuno che si offre di portarmi là?”
In quel momento il campanello di casa suonò. Una bambina di dieci anni, che abitava al secondo piano, era sulla porta e mi invitava a casa sua. Le chiesi il perché ed ella rispose che era una sorpresa. Come potevo andare a casa di qualcuno che non conoscevo, invitato da una bambina, specialmente dopo essere stato accusato di cercare di insidiare dei bambini? Ma la bambina aveva fatto fallire il mio piano. Le sue due sorelle maggiori la raggiunsero. E ora? Forse dovevo aspettarmi di essere nuovamente rimproverato di essere uno sporco scapolo.
Dovevo affrontare la situazione.
Salii a casa loro. Quello che vidi mi riempì il cuore di un insieme di emozioni di shock, sorpresa e gioia insieme. Su una lavagna a lettere maiuscole avevano scritto “BUON COMPLEANNO AL FRATELLO UDAY”. Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Il padre delle bambine si unì subito a noi e ci fu una piccola festa di compleanno. (Casualmente, il nome della bambina di dieci anni era Kirtana.) Quando ritornai nella mia stanza mi sentivo confuso dalla piega presa dagli eventi e decisi di cercare il luogo “dove non c’è sofferenza; dove c’è solo amore.” Avevo un amico il cui padre forniva attrezzature per le luci e il sonoro per la produzione di film. Il mio amico assisteva spesso alle riprese e conosceva persone nell’industria cinematografica.
Gli chiesi di domandare all’autore che aveva scritto le parole della canzone in questione che cosa sapesse del luogo descritto. Una settimana dopo il mio amico mi disse che aveva incontrato l’autore, il quale gli aveva detto che ero una persona strana, un po’ pazza. I film sono un mondo di finzione e in tutta la creazione non c’è posto dove non ci sia sofferenza. Ero deluso, ma nel profondo del mio cuore sentivo che da qualche parte ci doveva essere un posto come quello.
Nel 1975 mi sposai e nel 1977 ci nacque una figlia. In quegli anni mi recai a visitare molte missioni: la Rama Krshna Mission, la Chimnaya Mission. La Satya Saibaba Mission e così via – ma la mia domanda rimase senza risposta. Nel 1986 ero a capo dell’azienda e cominciai a lavorare come un asino da dodici a quattordici ore al giorno.
Non Ancora Pronto a Impegnarmi
Nell’aprile del 1001 la mia vita cominciò a cambiare. Frequentavo un corso in otto lezioni dal titolo “La Scienza dell’Autorealizzazione” basato sulla Bhagavad-gita. Era tenuto da Govinda Dasa dell’ISKCON, che alla fine del corso mi chiese di firmare un modulo con cui m’impegnavo a cantare sedici giri del maha-mantra Hare Krsna al giorno di seguire i quattro principi regolatori: non mangiare carne (compresi la cipolla e l’aglio), non fare sesso illecito, non assumere intossicanti e non giocare d’azzardo. Non ero pronto per firmarlo.
Circa due anni dopo ebbi l’opportunità di assistere a due lezioni di Devamrta Dasa (ora Bhakti Rasamrta Swami).
Gli dissi che la filosofia era molto bella ma che non mi sentivo d’impegnarmi a rispettare tutti i principi regolatori. Egli rispose di non preoccuparmi e mi chiese se potevo dedicare dieci minuti al giorno.
“Dieci minuti al giorno non è molto,” dissi:
“Ma per tutta la vita,” replicò.
Ne rimasi scioccato. Era un grosso impegno.
Poi però pensai: “Qualunque cosa voglia che faccia in quei dieci minuti darò un beneficio a me e non a lui. Inoltre egli era anche una splendida persona calma e intelligente. Se posso ottenere anche una piccola parte di quelle qualità, perché non impegnarmi?”
Gli chiesi che cosa avrei dovuto fare in quei dieci minuti ed egli mi rispose di cantare il maha-mantra Hare Krsna.
Così iniziai a cantare quotidianamente il maha-mantra Hare Krsna. In quei giorni ero solito cantare per mezz’ora un mantra di Siva e un mantra Hare Krsna e immediatamente il maha-mantra sostituì gli altri due. In un paio di mesi, senza alcuno sforzo cosciente, smisi di fumare, di mangiar carne e di bere alcolici.
Non Ancora pronto a Danzare
Una domenica di maggio del 1993 visitai il tempio di Sri Sri Radha-Gopinatha a Chowpatty, un quartiere di Mumbai. Stavo in disparte e guardavo i devoti che danzavano duranti l’arati. Poi Sua Santità Radhanatha Swami cominciò la lezione. Iniziò a descrivere le sofferenze di questo mondo materiale. Ero d’accordo con lui.
Poi disse: “C’è però un altro luogo dove non ci sono sofferenze né dualità; c’è solo amore trascendentale. Questo luogo è la dimora del Signore Supremo, Krsna, la nostra vera dimora eterna. Ritornare a casa, ritornare da Dio, è la più alta perfezione della vita.”
Il mio cuore sobbalzò dalla gioia. Finalmente avevo ricevuto la risposta alla mia domanda. Quel giorno la sua lezione mi chiarì anche molti altri dubbi.
Dopo la lezione Maharaja guidò un kirtana e i devoti danzarono. Fin dai miei giorni trascorsi al college avevo danzato molte volte alle riunioni per le elezioni del college, alle feste annuali, ai ricevimenti e in seguito anche ai festival per Ganesa. Ero stanco di tutto ciò. Non ce la facevo ad eseguire questa danza spirituale nel tempio. Cercai di starmene in disparte, ma i devoti continuavano a spingermi in mezzo a loro. Decisi di andarmene. Passando tra le file di devoti che danzavano, cominciai a indietreggiare per raggiungere l’uscita. Maharaja interrompeva regolarmente il kirtana per raccontare la storia di Draupadi che veniva spogliata.
“Duhsasana le tirava via il sari e Draupadi cercava freneticamente di tenerselo addosso.”
Io stavo lentamente avvicinandomi all’uscita.
“Qual era la forza di Draupadi a paragone di quella di Duhsasana, che aveva la forza di mille elefanti?”.
Avevo quasi raggiunto la porta.
“Draupadi si accorse dell’inutilità del suo tentativo di salvarsi e disperata si abbandonò e alzando le mani gridò” Ancora un passo e sarei uscito dalla porta, fuori dal tempio, fuori nel mondo materiale per sempre.
“O Krsna! O Govinda!”
Non so che cosa mi colpì. Rimasi impietrito dove mi trovavo. Per un momento dimenticai che ero, dove ero, che cosa facevo. Quando ritornai a danzare avanti e indietro con i devoti. Ancora non pienamente consapevole di ciò che stava accadendo, mi guardai intorno e i miei occhi caddero su Sri Sri Radha Gopinatha.
Gopinatha mi sorrideva maliziosamente e sembrava dirmi: “Tu sciocco cerchi di andartene? Se lo farai, sarà il più grande errore della tua vita.”
Con mia sorpresa mi piacque danzare con i devoti. Ora sapevo: “Questa è la mia casa. Questo è il luogo a cui appartengo.”
Una Famiglia per Krsna
Tornai a casa molto eccitato da quell’esperienza e dissi a mia moglie che mi sarebbe piaciuto andare a quel tempio tutte le domeniche. A lei non piacque l’idea, era furiosa. Litigammo duramente sull’argomento e alla fine lei fece scoppiare una bomba.
“Se intendi rimanere fuori di casa la domenica, temo che possa essere la fine del nostro matrimonio.”
Fra noi cadde il silenzio. Per due giorni non scambiammo neanche una parola. Io pregavo: “O Signore! Questo è un Tuo problema. Io non so come risolverlo. Tocca a Te”
Un giorno della settimana successiva mia moglie mi chiese: “Domenica prossima andrai a quel tempio?”
Risposi di sì. Disse che sarebbe venuta anche lei. Era curiosa di vedere che cosa c’era che mi attraeva così tanto. Così la domenica seguente ci recammo insieme al tempio. Al ritorno disse che sarebbe andata al tempio ogni domenica anche se io non ci fossi andato.
Radha-Gopinatha avevano risolto il mio problema come solo Loro sanno fare. Da allora facciamo parte di questo movimento di Sri Caitanya Mahaprabhu, nella missione di Srila Prabhupada, sotto la guida di Sua Santità Radhanatha Swami Maharaja e sotto la cura dei devoti di Radha-Gopinatha.
Subito dopo che mi ero unito a questo movimento, la mia società si sciolse.
Nel 1996 mi ritirai dalla professione. Mia moglie ed io ricevemmo l’iniziazione harinama nel 1995 e mia moglie ricevette il nome di Saraganati Devi Dasi. Nel 1996 ricevemmo la seconda iniziazione. Dal 1999 faccio servizio come counselor spirituale per la congregazione di Chowpatty. Nostra figlia Candrika Devi Dasi, che lavora a Kuala Lampur in Malesia come professionista di software e dove fa anche servizio nel tempio ISKCON. Viaggio spesso in Malesia e a Singapore e mi vengono offerte altre opportunità di glorificare il Signore.
IN MEMORIAM
Sripada B.V. Narayana Maharaja
Sripada B.V. Narayana Maharaja, un famoso leader Vaisnava, è passato ad altra vita il 29 dicembre nella città santi di Jagannath Puri in India. Aveva ottantanove anni. Il comitato esecutivo dei GBC dell’ISKCON ha emesso il seguente comunicato:
Cari Discepoli e Seguaci di Sripada B.V.Narayana Maharaja,
Accettate per favore i nostri umili omaggi, tutte le glorie a Sri Guru e Sri Gauranga.
Noi, Comitato Esecutivo dei GBC dell’ISKCON, desideriamo esprimere il nostro dolore nell’apprendere il trapasso di Sripada Narayana Maharaja.
Discepolo di Sua Divina Grazia Bhaktiprajnana Kesava Goswami Maharaja, il Confratello e guru sannyasa di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, Fondatore-Acarya dell’ISKCON, Sripada Narayana Maharaja ha avuto un lungo rapporto di amicizia col nostro Srila Prabhupada.
Maharaja assistette Prabhupada nei suoi primi giorni negli Stati Uniti, assistenza per cui Srila Prabhupada ha espresso il suo apprezzamento.
Ora noi ricordiamo Narayana Mharaja come un predicatore dedicato e potente. Egli viaggiò in tutto il mondo per diffondere il messaggio dello Srimad-Bhagavatam e la missione di Sri Caitanya Mahaprabhu. Ha tradotto inoltre importanti testi Visnava.
Sripada Narayana Mharaja ha trascorso una vita lunga e proficua facendo servizio devozionale ed è stato d’ispirazione per molte persone. Noi preghiamo il Signore di elargire il Suo conforto ai suoi discepoli e ai suoi seguaci in questo momento così difficile.
A nome di tutti i membri dell’ISKCON, gli offriamo i nostri rispettosi omaggi.
Vancha-kalpa-tarubhyas ca
Krpa-sindhubhyo
Vaisnavebhyo namo namah
(“Offro i miei rispettosi omaggi a tutti i Vaisnava devoti del Signore, che sono come alberi dei desideri perché possono esaudire le aspirazioni di tutti gli esseri e sono pieni di compassione per tutte le anime condizionate.”)
Il Comitato Esecutivo dei GBC, Madhu Sevita Dasa
Hrdaya Caitanya Dasa
Bhakti Caitanya Swami
La Stupenda Supplica della
REGINA KUNTI
Perché una devota elevata chiese a Sri Krsna di continuare a metterla in situazioni pericolose
Di Mukundamala Dasa
La maggior parte delle persone adora Dio per motivazioni materiali. Come Sri Krsna spiega nella Bhagavad-gita )7.16) queste persone possono essere complessivamente classificate in quattro gruppi: gli infelici, i bisognosi, i curiosi e coloro che cercano la conoscenza dell’Assoluto. Nella maggior parte dei casi essi cessano la propria adorazione non appena ottengono il loro scopo; ritengono che Dio sia qualcuno che può alleviare le loro sofferenze e rendere la loro vita felice e serena. Nonostante questo Sri Krsna li considera più perché nel momento delle difficoltà scelgono di rivolgersi a Dio e non a qualcosa di materiale (Bhagavad-gita 7.18)
Tra tutti coloro che Lo adorano, Sri Krsna preferisce coloro che in piena conoscenza sono sempre impegnati nel puro servizio di devozione. Le persone che posseggono una conoscenza completa e sanno che Krsna è la causa di tutte le cause, si arrendono a Lui. Il loro unico scopo è servire Krsna in modo disinteressato con amore e devozione. Perciò Krsna così parla del Suo puro devoto: “Io sono molto caro a Lui e lui è molto caro a Me.” (Bhagavad-gita 7.17)
Un devoto che ha sviluppato un intenso amore per Krsna non può vivere neanche un secondo senza vederLo o servirLo, perché per lui il dolore della separazione è intollerabile.
Gli Esemplari Sentimenti Devozionali della Regina Kunti
Una grande devota era la regina Kunti, madre dei cinque fratelli Pandava. Il Mahabharat narra che la regina Kunti fu sottoposta a grandi sofferenze durante tutta la sua vita. Prima di sposarsi generò Karna, il suo primo figlio, ma essendo ancora ragazza, non lo riconobbe per evitare la condanna della società. Subito dopo essersi sposata, suo marito Pandu morì e Kunti allevò da sola i suoi cinque figli. Sebbene Kunti e i suoi figli fossero formalmente affidati al re Dhartarastra, fratello maggiore di Pandu, Duryodhana e gl altri figli del re maltrattarono i Pandava cercando perfino di ucciderli in vari modi. Quando Duryodhana cercò di ucciderli facendoli bruciare in una casa di ceralacca che lui stesso aveva dato loro come residenza, Kunti ed i suoi cinque figli fuggirono di nascosto e si rifugiarono nella foresta. Quando Duryodhana organizzò un gioco d’azzardo per derubare i Pandava di tutta la loro ricchezza e di tute le loro proprietà, i Pandava furono obbligati a parteciparvi. Il gioco era truccato e i cinque fratelli persero tutto e furono mandati in esilio nella foresta per tredici anni. Durante questo periodo Kunti rimase nel palazzo e trascorse tutti questi anni senza i suoi cari figli. Infine nella battaglia di Kurukshetra, sebbene i Pandava ne uscissero vittoriosi, Kunti subì la perdita di molti nipoti e di altri parenti e benefattori.
Nonostante tutte queste avversità della vita, Kunti mantenne la sua fede in Dio, la Persona Suprema. Sri Krsna, e la sua devozione verso di Lui. In mezzo a tutte le difficoltà ella cercò sempre rifugio in Krsna e non pregò mai Krsna per avere una vita serena o perché i suoi figli riavessero il regno. Non provocò mai Krsna chiedendoGli perché permettesse che la sua famiglia fosse sottoposta a tali sofferenze nonostante che Egli fosse presente. Infatti, dopo la battaglia, quando i suoi figli riconquistarono il regno perduto, pregò Krsna di mandarle altre avversità:
vipadah santu tah salva
tatra tatra jagad-guro
bhavato darsena yat syad
apunar bhava-darsanam
“Vorrei che queste sventure ci colpissero ancora ed ancora in modo da poterci trovare sempre in Tua presenza, perché in Tua presenza si allontana definitivamente la ripetizione delle nascite e delle morti.” (Srimad Bhagavatam 1.8.25)
Le Situazioni Difficili Stimolano l’Amore
In questo mondo l’amore tra due persone risulta evidente in vari modi. In generale all’amante e all’amato piace trascorrere tutto il loro tempo insieme senza alcun ostacolo. Quando le forze esterne – le situazioni, i parenti – minacciano la loro relazione, il loro amore diventa ancora più intenso. Il legame si rafforza e la loro relazione diventa più dolce e più dinamica.
I devoti sperimentano un tipo simile di amore dinamico nella loro relazione con Krsna, d’amore diventa perfetta. I devoti desiderano sempre servire Krsna direttamente, ma per far crescere il loro amore per Lui, Krsna a volte li mette in situazioni difficili. In genere Egli lo fa modificando il carico karmico del devoto per portarlo più vicino a Sé. I puri devoti liberati, che non hanno alcun peso karmico, vengono messi da Krsna nel mezzo di grandi avversità affinché gli altri possano trarre un insegnamento dal loro comportamento esemplare. In tal modo coloro che sono meno avanzati nel percorso spirituale possono apprendere come affrontare le difficoltà con dignità e onestà. Quando affronta le avversità il puro devoto si arrende completamente a Krsna, certo della Sua protezione. In queste situazioni, davanti alla reciprocazione amorosa del Signore, l’amore del devoto per Lui aumenta moltissimo. I devoti comprendono che tutte le difficoltà del passato erano grandi benedizioni perché il Signore era sempre lì, pronto a proteggerli in ogni momento.
La Sofferenza Causata dalla Avversità è Insignificante
I devoti considerano insignificante la sofferenza dovuta alle avversità rispetto a quella della separazione dal Signore.
Coloro che nelle difficoltà riescono a percepire l’abbraccio affettuoso del Signore, le accetteranno di buon grado. Essi comprendono che il Signore è un padre affettuoso che li protegge sempre e accettano tutte le vicende della vita con gratitudine considerandole un intervento di Krsna per la propria purificazione.
Nelle sue preghiere a Sri Krsna, Junti ricordava le varie sofferenze che Duryodhana aveva inflitto a lei e ai suoi figli. Quando Draupadi, la moglie di Pandava, stava per essere spogliata davanti all’assemblea dei Kuru, Krsna la salvò miracolosamente da quella umiliazione dandole un sari che non finiva mai. Durante il loro esilio nella foresta, su richiesta di Kuryodhana, Durvasa Muni con i suoi discepoli arrivò nel luogo dove si trovavano i Pandava e Krsna, con la Sua potenza mistica, li salvò dalla collera del Muni. Nella battaglia di Kurukshetra, Krsna che faceva da auriga ad Arjuna lo guidò ad affrontare potenti guerrieri Kuru come Ghisma, Drona, Karna e Jayadratha. Quando poi Asvatthama lanciò l’arma brahmastra per uccidere il nipote di Arjuna nel grembo di Uttara, Krsna avvolse il suo grembo con la Sua energia personale proteggendo il bambino.
Ricordando questi avvenimenti Kunti capì che lei e i suoi figli non avrebbero mai potuto superare quei pericoli senza la presenza di Krsna. Quando Krsna, dopo aver incoronato imperatore del mondo Maharaja Yudhisthira, si preparava a partire per Dwarka, Kunti Gli offrì la preghiera sopra citata perché temeva di poter dimenticare Krsna ora che insieme ai suoi figli si trova nelle comodità della posizione regale.
Perciò pregò Krsna di inviarle altre sofferenze che l’avrebbero aiutata a continuare a ricordarLo.
La Protezione di Krsna nelle Avversità
Krsna aveva salvato Kunti e i Pandava con interventi straordinari, usando i Suoi poteri mistici. Ogni volta che le loro vite erano in pericolo, Krsna li proteggeva dalla morte. Le Scritture riportano molti racconti n cui i devoti, nei momenti di difficoltà, hanno percepito la protezione di Krsna. Anche in tempi recenti in situazioni di pericolo i devoti hanno avvertito l’inconcepibile protezione di Krsna.
Nella maggior parte dei casi però la protezione di Krsna può non manifestarsi come protezione dalla morte.
Un devoto praticante deve capire chiaramente che il corpo è temporaneo e destinato a morire. Come anime spirituali, siamo distinti dal corpo, perciò non dovremmo aspettarci sempre che Krsna ci protegga dalla morte. La vera protezione è la protezione della nostra coscienza – della nostra fede devozionale e del nostro ricordo di Krsna. Per la misericordia di Krsna, un devoto che muore, nella vita successiva ottiene un ambiente favorevole e buone opportunità di continuare il servizio devozionale.
Il più grande timore per un devoto è dimenticare Krsna perché questa è la causa della sua permanenza nell’ignoranza, nel ciclo delle nascite e delle morti. I devoti non temono di andare nell’infermo se anche lì possono servire Krsna, ma rifiuteranno una vita di delizie paradisiache se prima del servizio a Krsna. Come Siva consiglia a Parvati nello Srimad-Bhagavatam (6.17.28) “I devoti impegnati esclusivamente al servizio di Dio, la Persona Suprema, Narayana, non temono alcuna condizione di vita. Per loro i pianeti celesti, la liberazione i pianeti infernali si equivalgono, perché tali devoti sono interessati soltanto a servire il Signore.”
Una Preghiera Straordinaria
Non tutti possono pregare come Kunti – ci vuole molto coraggio a pregare in quel modo. Dall’esempio di Kunti però possiamo imparare come pregare nel sentimento voluto. Anche Sri Caitanya ci ha mostrato il modello ideale di preghiera: “O Signore onnipotente, non desidero ricchezze, belle donne né un gran numero di seguaci. Desidero solo il Tuo servizio devozionale immotivato, vita dopo vita.” (Siksastaka 4)
Dovremmo smettere di chiedere benefici materiali temporanei e illusori. Talvolta possiamo pregare per beni materiali che aiutino il nostro servizio al Signore, ma anche queste preghiere devono essere accompagnate da altre utili ad intensificare in ogni circostanza il nostro servizio devozionale. Molte persone che si proclamano religiose pregano per necessità materiali della vita. Ignorando uno scopo più elevato, cercano di realizzare i loro sogni in questo mondo materiale. La preghiera di Kunti perciò è molto superiore alle preghiere rivolte a Dio per benefici materiali. La sua preghiera trascende ogni egoismo e tutti gli altri desideri che di solito sono il motivo delle pratiche religiose.
Mukundamala Dasa fa servizio a tempo pieno al tempio ISKCON di Munbai (Chowpatty). Fa parte del gruppo BTG dell’India ed insegna la coscienza di Krsna agli studenti.
In Difesa di
“COSI’ COM’E’”
La Bhagavad-gita si presta a interpretazioni diverse?
Di Abhijit Toley
Eruditi di tutto il mondo accettano la Bhagavad-gita, che tratta della onnicomprensiva Verità Assoluta, come uno dei libri più importanti dell’India. Semplice eppure profonda, facilmente accessibile ma mistica, continua ad essere il soggetto d’innumerevoli interpretazioni, ma poiché la Verità Assoluta, che è l’argomento della Gita, è un’unica entità e non molte, è logico allora che la Gita abbia un’unica conclusione definitiva. Srila Prabhupada scelse d’intitolare il suo commento Bhagavad-gita Cosi Com’è. Questo titolo, che può apparire presuntuoso, ha contrariato molte persone. Un’osservazione comune è: “Come può un uomo avere il monopolio del significato della Bhagavad-gita?” Usando questo titolo però Prabhupada vuole mettere in evidenza che la Bhagavad-gita porta un messaggio particolare e, cosa ancora più importante, usando questo titolo, Prabhupada vuole dire ai lettori che il suo commento presenta questo messaggio particolare “così com’è”, senza alcun cambiamento.
La Bhagavad-gita è Ambigua?
Un’obiezione comune all’identificazione di una sola conclusione della Bhagavad-gita è che il testo è ambiguo e può essere interpretato in vari modi. Non negando che alcuni versi possono essere interpretati in vari modi, si può tuttavia capire con chiarezza la conclusione definitiva della Bhagavad-gita dalla sua stessa non ambigua dichiarazione in merito:
Poiché tu sei un amico molto caro, ti rivelo la Mia suprema istruzione, la più confidenziale tra le conoscenze-Ascolta da Me perché te la rivelo per il tuo bene. Pensa sempre a Me, diventa Mio devoto, adoraMi e offriMi i tuoi omaggi. Così verrai a Me senza alcun dubbio. Te lo prometto perché tu sei un amico che Mi è molto caro. Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato, non temere. Questa conoscenza confidenziale non dovrà mai essere rivelata agli uomini non austeri non devoti o non impegnati nel servizio devozionale né a coloro che sono invidiosi di Me. Chi insegna questo supremo segreto ai Miei devoti avrà puro servizio devozionale assicurato e alla fine tornerà a Me. Non esiste al mondo un servitore che Mi sia più caro di lui e mai nessuno Mi sarà più caro.” (18.64-69)
Non c’è altro modo d’interpretare questi versi se non quello ovvio: diventa un puro devoto di Krsna e arrenditi completamente al Suo dolce volere. Poiché questa è l’istruzione suprema alla fine della Bhagavad-gita, tutte le altre istruzioni di Sri Krsna devono sostenerla e perseguirla. Non solo, l’espressione guhya-tamam (“la più confidenziale”) appare tre volte nella Bhagavad-gita (9.1, 15.20, 18.64) e in tutte e tre le occasioni essa descrive la conoscenza del puro servizio devozionale a Krsna.
Srila Prabhupada mette in evidenza questo messaggio chiaro e specifico – la bhakti – in tutti i suoi commenti, ma altri fanno rilevare che, poiché la Bhagavad-gita parla di altri percorsi spirituali. Questi devono trovarsi allo stesso livello della bhakti. Sri Krsna in realtà parla di karma-yoga (sviluppo del distacco dai risultati delle proprie azioni), il jnana-yoga (speculazione filosofica per distinguere tra spirito e materia) e di dhyana-yoga (meditazione per la realizzazione del sé e di Dio). Allora come possiamo dire che la pura devozione a Krsna è la conclusione della Bhagavad-gita? A parte il fatto che la Bhagavad-gita stessa lo dichiara in modo inequivocabile, come si è detto prima, lo studio della Bhagavad-gita rivela che tutti gli atri percorsi di cui Krsna parla, per la loro pratica e il loro successo dipendono dalla bhakti. Eccone alcuni esempi:
“Perciò, dedicando a Me tutte le tue attività, in piena coscienza di Me, libero dal desiderio di profitto, da rivendicazioni di possesso e dall’indolenza, combatti, o Arjuna”. (3.30)
“Tra tutti, colui che ha la conoscenza perfetta ed è sempre impegnato nel puro servizio devozionale è il migliore. Io gli sono molto caro e lui è molto caro a Me.” (7.17)
“Dopo molte nascite e morti che è situato nella vera conoscenza si sottomette a Me sapendo che Io sono al causa di tutte le cause e sono tutto ciò che esiste. Un’anima così grande è molto rara.” (7.19)
“E tra tutti gli yogi, colui che con grande fede dimora sempre in Me, pensa a Me e Mi offre il suo servizio con amore e devozione è il più intimamente unito a Me nello yoga ed è il più elevato di tutti.
Questa è la Mia opinione.” (6.47)
Perciò vediamo che sia il karma-yoga (3.30), che il jnana-yoga (7.17, 19) e il dhyana-yoga (6.47)
Dipendono tutti dalla devozione a Krsna. Troviamo riferimenti simili in tutta la Bhagavad-gita. Sri Krsna dichiara che la bhakti è l’unica conclusione suprema, indipendente da qualsiasi altro metodo.
Che Cosa Dire della Libertà Intellettuale?
Nonostante la prova sopra citata, alcune persone rifiutano di accettare che la Bhagavad-gita abbia un’unica conclusione; esse pensano che accettare questa premessa precluda qualsiasi discussione intellettuale sul testo. Fortunatamente ciò non è vero. Nonostante che la conclusione sia aldilà di ogni congettura filosofica, essendo chiara e splendente come il sole in una giornata senza nuvole, il testo completo della Bhagavad-gita è come una strada maestra costellata di pietre preziose che porta a questa conclusione. Ogni verso ha un significato profondo può portare a realizzazioni profonde, tutte in linea con la conclusione. Infatti se si continuano a seguire i principi indicati dalla Bhagavad-gita le realizzazioni diventano sempre più profonde e ciascuna di esse si presenta con l’emozione di una nuova scoperta. Inoltre comprendere i concetti espressi nella Bhagavad-gita stimola il nostro intelletto. Scoprire come un concetto porti ad un altro, come i vari concetti interagiscano tra loro, come un concetto ne spieghi un altro e così via è un’avventura intellettuale, ricca di scoperte sensazionali e di sorprese inaspettate.
Per esempio, mentre una persona avanza faticosamente nella palude di tanti tipi di religione diverse, nella nebbia di tante filosofie che offuscano la mente, cercando di raggiungere una chiara definizione di fede. Lo splendore della conoscenza trascendentale presentata nel Settimo Capitolo della Bhagavad-gita, che tratta della fede dei diversi tipi di persone, indica la giusta via. Poi i solidi fondamenti del Quattordicesimo Capitolo sulle tre influenze della natura materiale ci assicurano che la terra forma è vicina. Alla fine del Diciassettesimo Capitolo la scoperta dell’esposizione di Krsna sulla fede nelle diverse influenze della natura materiale ci conduce in salvo, fuori dal pantano della confusione, da una posizione difficile, con una chiara comprensione della fede. L’insegnamento essenziale è che la fede migliore è quella risposta in Krsna. Queste dissertazioni filosofiche e intellettuali ci aiutano a realizzare la conclusione della Bhagavad-gita e perfino quelli meno dotati intellettualmente possono comprendere la conclusione della Bhagavad-gita perché Krsna premia il devoto sincero con l’intelligenza di poterlo fare Bg. 10.10).
Accettare la conclusione non ambigua della devozione pura a Krsna dall’iniziano non ostacola la ricerca intellettuale. Al contrario la Bhagavad-gita è un trattato per intellettuali che, usando i muscoli del loro intelletto, lottano per afferrare la profondità sempre crescente del messaggio di Krsna. La loro sincerità e la loro devozione a Krsna attrae la Sua misericordia, che allora benedice i frutti delle loro fatiche intellettuali. Krsna incoraggia questo uso dell’intelligenza dichiarando che coloro che studiano la Bhagavad-gita Lo adorano con la loro intelligenza (Bg. 18.70)
Interpretazioni Atee
Alcuni non accettano che la Gita contenga un unico messaggio perché pensano che le sue parole non possano essere lette in senso letterale in quanto i versi sono aperti a più di una interpretazione. Trovano difficile credere ad alcune cose scritte nella Bhagavad-gita. Molti concetti affermati con semplicità nella Bhagavad-gita sono aldilà della percezione dell’uomo comune. Per esempio, la Bhagavad-gita parla di paradiso, d’inferno e del mondo spirituale, i quali si trovano aldilà della percezione comune, ma accettare il messaggio della Bhagavad-gita Così Com’è implica accettare come vera l’esistenza del paradiso, dell’inferno e del mondo spirituale. Infatti uno dei messaggi più importanti della Bhagavad-gita è il richiamo ad uscire dal ciclo delle nascite e delle morti ripetute nel mondo materiale per tornare nel mondo spirituale. Se non accettiamo l’esistenza del mondo spirituale come possiamo accettare seriamente il messaggio della Bhagavad-gita Così Com’è?
Chiunque comprenda che lo scopo della vita, così come affermato nella Bhagavad-gita, è uscire dal ciclo delle nascite e delle morti, non diffonderà mai niente di diverso da questo in merito alla Bhagavad-gita. Poiché però molte persone non credono nel significato letterale delle parole della Bhagavad-gita non mettono abbastanza in evidenza questo scopo. Anzi, possono usare i concetti espressi nella Bhagavad-gita come suggerimenti per diventare leader migliori nel mondo materiale. Sebbene i concetti espressi nella Bhagavad-gita possano certamente aiutarci a condurre una vita migliore, questo non è il nostro scopo ultimo. Tutti questi commenti non accettano il messaggio della Bhagavad-gita “così com’è”.
Krsna è Inconcepibile
Alcuni non accettano il chiaro messaggio della Gita perché credono che la Verità Assoluta sia impersonale. Perciò quando Krsna parla di Se Stesso (come persona) come della verità più elevata, considerano Krsna come una metafora che rappresenta la Verità Assoluta impersonale. Questo pregiudizio distorce il significato di “così com’è per molti versi della Gita.
Questi filosofi non possono credere che una persona possieda l’opulenza inconcepibile e i poteri descritti nella Bhagavad-gita. Per esempio, come potrebbe una persona essere ovunque? Krsna spiega che Egli si trova ovunque nella Sua forma non manifestata – per esempio nella forma delle Sue energie illimitate – e nello stesso tempo, poiché è l’origini di tutto, Egli è sempre distaccato dalla Sua creazione, ma la pervade. I filosofi disorientati dai poteri mistici di Krsna e incapaci di comprenderli cercano di nascondere la loro confusione sminuendo la posizione di Krsna. Piuttosto che come una persona onnipotente le cui energie sono onnicomprensive e si trovano ovunque, vogliono presentarLo solo come un’entità impersonale onnipervadente. Comunque alla fine il messaggio non rimane “così com’è”. Sri Krsna presenta loro questo problema: “Gli uomini privi d’intelligenza, che non Mi conoscono veramente, pensano che Io, Krsna, la Persona Suprema, sia stato in precedenza impersonale e abbia ora assunto questa personalità. A causa della loro scarsa conoscenza ignorano la Mia natura superiore, che è immutabile e suprema.” (Bg. 7.24)
Il significato “così com’è” di “Io” usato da Krsna in tutta la Bhagavad-gita è molto chiaro. Solo una persona (e non un’entità impersonale) può parlare in termini di “Io” e “mio”, come fa Krsna in tutta la Bhagavad-gita. Inoltre, solo se Krsna viene accettato come persona e non come un semplice strumento usato metaforicamente, la conclusione della devozione a Krsna ha un senso. Come si può amare qualcosa d’impersonale? Eppure i filosofi che non accettano Verità Assoluta come una persona, Krsna devono rinunciare al significato letterale della Bhagavad-gita e interpretarla in molti modi speculativi.
Perché Accettar e il Messaggio “Così Com’è”?
Alcuni possono obiettare che anche se la Gita ha un unico messaggio chiaro, perché si dovrebbe accettarlo “così com’è”? Ma è come chiedere perché dobbiamo accettare la prescrizione del medico “così com’è”. Perché non interpretarla nel modo che si vuole? La risposta è semplice: proprio come interpretare male la prescrizione di un medico non serve a curare la vostra malattia, una interpretazione sbagliata del messaggio della Bhagavad-gita non aiuterà il vostro progresso spirituale. Arjuna accettò il messaggio della Bhagavad-gita è uscire dal ciclo di nascite e morti risvegliando il nostro amore sopito per Krsna.
L’Essenza di “Così Com’è”
Alcune persone fanno rilevare che l’uso apparentemente presuntuoso che Prabhupada fa dell’espressione “così com’è” nel titolo del suo commento sembra comportare che solo il suo commento sia accurato o che sia migliore di qualsiasi altro, ma qualsiasi commento delle Gita fedele al messaggio chiaro di Krsna è “così com’è” perché la loro conclusione è la pura devozione a Krsna. I diversi acarya predicano il messaggio della Gita in situazioni sociali e intellettuali diverse, perciò sottolineano i dettagli filosofici e pratici più adatti ai tempi. Tutti però cercano di portare molte persone al principio conclusivo della Bhagavad-gita: il puro servizio devozionale a Krsna. Una persona che ha chiara la conclusione “così com’è” della Gita riconosce facilmente i commenti che non sono “così com’è” nel titolo del suo commento alla Bhagavad-gita, non per sfidare i rispettabili commenti Vaisnava che sono tutti “così com’è”, ma per sfidare tutti coloro che non mettono in evidenza che la pura devozione a Krsna è l’unica conclusione della Bhagavad-gita. Il titolo del commento di Prabhupada continua a scuotere e ad attrarre tutti coloro che vengono a contatto con esso.
La libertà d’espressione è il mantra del mondo di oggi. Anche la Verità Assoluta è diventata una materia opinabile anziché un fatto. In questa situazione, la Bhagavad-gita Così Com’è di Prabhupada presenta un’autentica sfida all’incombente scenario intellettuale. Non perdete l’opportunità di studiare la Bhagavad-gita Così Com’è di Prabhupada e di constatare personalmente che il suo commento è all’altezza del suo titolo accattivante.
Abhijit Toley è un membro della congregazione del tempio di Sri Sri Radha-Kunjabihari dell’ISKCON di Pune in India. Lavora come capo ingegnere del software alla Symantec Corporation a Pune.