Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



RITORNO A KRISHNA
Edizione Italiana di Back to Godhead (tradotta integralmente) Vol. 22, Numero 6
Back to Godhead, Fondata nel 1944 Vol. 44, Numero 6 Novembre/Dicembre 2010


SOMMARIO
Dal Fondatore
4 I Livelli di Coscienza
In un brano tratto da Il Libro di Krsna, Srila Prabhupada spiega perché la piena consapevolezza della nostra
relazione con Krsna è lo scopo più elevato della vita.
10 La Logica Divina
Un approccio genuino alla scoperta spirituale uguaglia la logica e i metodi della scienza moderna.
13 In Memoriam
16 La Missione della Distribuzione dei Libri
Per soddisfare il desiderio di Srila Prabhupada, i devoti hanno distribuito circa un miliardo di libri sulla coscienza di Krsna .
20 L’Osservatore Vedico
Come Sono Giunto alla Coscienza di Krsna
23 Di Nuovo sul Sentiero del Ritorno a Casa
Profondamente immerso nella cultura occidentale, un immigrante indiano trova la chiarezza nella Bhagavad-gita così com’è di Prabhupada.
26 Diventare Ricchi con Due Euro al Giorno
Bene intenzionate ma prevenute culturalmente, le persone definiscono la povertà come una situazione di bassa entrata e propongono soluzioni mal consigliate.
34 Calendario
35 I Dialoghi di Srila Prabhupada
Espansione dell’Illusione
37 Astanga-Yoga, Kundalini e Bhakti
La rara persona che ottiene i benefici dello yoga tradizionale non ha ancora raggiunto la perfezione più
elevata.
39 Il Maha Mantra Hare Krsna
42 Cercare un Tesoro nel Porto di Sidney
Benvenuti a bordo della Crociera di Kirtana di Sidney 2010!

COPERTINA La Sydney Opera House fornisce lo sfondo per la crociera di kirtana nel Porto di Sydney che ha attirato più di duecento partecipanti. Si prega di vedere l’articolo a pagina 42 (Foto di Vara-nayaka Dasa.)


BACK TO GOD­HEAD

FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
Ali Krsna dasi (Alida D’Ambrosio)
DIRETTORE: Nagaraja dasa
EDIZIONE ITALIANA
E AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa
TRADUZIONI: Purandara Misra dasa e Sri Saci dasi, Gandharvika dasi
SPEDIZIONI: Visnupriya dasi

Per informazioni sulle spedizioni contattare:
Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna - strada Bonazza, 11
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)
Tel. 0558076414 - Fax 0558076630
E-mail: nimaipandit@bbtitalia.191.it


NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

VALORE DELLA RIVISTA: Valore a copia Euro 3,00. Le donazioni per ricevere la rivista devono essere versate sul C.C.P. n. 42036004, intestato a: “Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna”, strada Bonazza 11, 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI).
© Associazione Ritorno a Krishna - Tutti i diritti riservati - Ritorno a Krishna - Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989 Vol. 22, N. 6 Novembre/Dicembre 2010 Stampa: La Zincografica, Firenze.
Sped. Abb. Post. Comma 20 C Legge 662/96 Filiale FI


BENVENUTO

IL KIRTANA, il canto dei nomi di Dio, è la pratica centrale del Movimento per la Coscienza di Krsna. I devoti di Krsna recitano a bassa voce il mantra usando il japa-mala e cantano ad alta voce nei templi ed in pubblico. All’inizio di questo anno, duecento devoti sono saliti a bordo del “Vagabond Spirit” per una crociera di kirtana di quattro ore nel porto di Sydney. Questo è il soggetto della storia di copertina di questo numero.
Il termine kirtana è collegato con kirti, che significa “fama.” In generale, kirtana significa rendere famoso qualcuno usando ogni mezzo. Poiché i devoti vogliono presentare Krsna and e i Suoi insegnamenti a tutti, concentrano molte delle loro energie nella distribuzione dei libri che parlano di Krsna. In “La Missione della Distribuzione dei Libri” Karuna Dharini Devi Dasi parla di alcune storie e della filosofia della distribuzione dei libri dei seguaci di Srila Prabhupada, negli ultimi quaranta anni e più. In “Ancora sulla Strada del Ritorno a Casa,” Sai Bhupalam, un grato destinatario dei libri di Prabhupada, racconta la storia di come è diventato cosciente di Krsna.
A volte la gente si prende gioco dei devoti di Krsna per il loro canto del mantra Hare Krsna in pubblico, non conoscendo la profonda filosofia che si trova dietro questo canto. In “La Logica di Dio,” Abhij Toley spiega perché un sentiero spirituale genuino come la coscienza di Krsna è logico e scientifico allo stesso modo del moderno metodo scientifico.
Hare Krsna.—Nagaraja Dasa, Direttore

I NOSTRI SCOPI
Aiutare la gente a discernere la realtà dall’illusione, lo spirito dalla materia, l’eterno dal temporaneo.
Evidenziare i difetti del materialismo.
Offrire guida nelle tecniche vediche della vita spirituale.
Preservare e diffondere la cultura vedica.
Celebrare il canto dei santi nomi del Signore come insegnato da Sri Caitanya Maha­prabhu.
Aiutare ogni essere vivente a ricordare e servire Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema.


DAL FONDATORE
I LIVELLI DI COSCIENZA
La forma umana dà agli esseri viventi la possibilità di progredire dai più bassi ai più elevati livelli di consapevolezza e d’amore.
di Sua Divina Grazie A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada Fondatore-Acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna
In questo numero invece della consueta “Lezione del Fondatore”, presentiamo un brano estratto dal libro Krsna: Dio, la Persona Suprema, il riassunto completo del Decimo Canto dello Srimad-Bhagavatam di Srila Prabhupada. Questo brano è tratto dal Capitolo Ottantasei, intitolato “Le preghiere dei Veda personificati”. Già prima della creazione, i Veda personificati apparvero come prima emanazione dal respiro di Sri Visnu e recitarono preghiere per la Sua glorificazione.
I Veda personificati continuarono: “Caro Signore, è essenziale che gli esseri viventi s’impegnino nella coscienza di Krsna e Ti offrano il loro servizio devozionale seguendo i metodi prescritti, come l’ascolto e il canto delle Tue glorie ed eseguendo i Tuoi ordini. Una persona non impegnata nella coscienza di Krsna, nel servizio di devozione, è inutile che mostri i sintomi della vita. Si dice che una persona è viva se respira, ma chi è privo della coscienza di Krsna può essere paragonato a un mantice nella fucina del fabbro. Il mantice è un grosso sacco di pelle che immette ed emette aria; un essere umano che si limita a vivere in un sacco di pelle e ossa, senza adottare la coscienza di Krsna, il servizio di devozione, non è meglio di un mantice. La longevità dell’abhakta è paragonata alla lunga esistenza di un albero, la sua capacità di mangiare con voracità è paragonata al mangiare dei cani e dei maiali e il piacere che trae dalla vita sessuale a quello di porci e delle capre.”
La manifestazione cosmica ha potuto essere creata perché Dio, la Persona Suprema, è entrato in essa nella forma di Maha-Visnu. L’insieme dell’energia materiale è agitata dallo sguardo di Maha-Visnu e da quel momento cominciano a combinarsi tra loro i tre guna. Dobbiamo concludere perciò che tutte le facilitazioni materiali di cui cerchiamo di godere sono disponibili solo per la misericordia di Dio, la Persona Suprema.
Esistono nel corpo cinque diversi livelli di esistenza, chiamati anna-maya, prana-maya, mano-maya, vijnana-maya e ananda-maya. All’inizio della vita ogni essere è cosciente del cibo. Un bambino e un animale saranno soddisfatti solo da un buon cibo. Questo livello di coscienza, in cui lo scopo è quello di mangiare bene, è chiamato anna-maya. Anna significa “cibo”. In seguito si sviluppa nell’essere la coscienza di essere vivo. Se può continuare a vivere senza essere attaccato o distrutto, allora l’essere pensa di essere felice. Questo livello di coscienza si chiama prana-maya o coscienza della propria esistenza. Poi, quando l’essere si situa sul piano mentale, la sua coscienza è chiamata mano-maya. La civiltà materiale si basa soprattutto su questi tre livelli, anna-maya, prana-maya e mano-maya. Il primo interesse delle persone civili risiede nello sviluppo economico, poi nella difesa contro la distruzione, quindi nella speculazione mentale, che è l’approccio filosofico ai valori della vita.
Se attraverso l’evoluzione della sua esistenza filosofica una persona raggiunge un’intelligenza (vijnana-maya) sufficiente a capire che non è il corpo materiale bensì un’anima spirituale, allora progredisce nella vita spirituale e arriva a capire la natura del Signore Supremo, l’Anima Suprema. Quando poi sviluppa la sua relazione con il Signore e adotta il servizio di devozione, si situa sul piano della coscienza di Krsna, chiamato ananda-maya.
Ananda-maya è l’esistenza di felicità, di conoscenza e di eternità. Il Vedanta-sutra afferma: ananda-mayo ’bhyasat, il Brahman Supremo e il Brahman subordinato, cioè Dio e gli esseri viventi, sono entrambi felici per natura.
Finché gli esseri viventi sono situati ai quattro livelli inferiori d’esistenza – anna-maya, prana-maya, mano-maya e vijnana-maya – sono in una condizione di vita materiale, ma appena raggiungono il livello di ananda-maya diventano anime liberate. Questo livello è definito nella Bhagavad-gita come il livello di brahma-bhuta, dove non esiste alcuna ansietà o aspirazione. Questo livello comincia quando si diventa equanimi verso tutti gli esseri viventi e sfocia nella coscienza di Krsna, dove si desidera fortemente offrire il proprio servizio a Dio, la Persona Suprema. Questo desiderio di avanzare nel servizio di devozione non può essere paragonato al desiderio per il piacere dei sensi nell’esistenza materiale. In altre parole, il desiderio esiste anche nella vita spirituale ma in una forma purificata. Quando i sensi sono purificati, trascendono tutti i livelli materiali – anna-maya, prana-maya, mano-maya e vijnana-maya – per situarsi al livello più alto, l’ananda-maya, l’esistenza di felicità nella coscienza di Krsna.

Unione non Significa Fusione

I filosofi Mayavadi [impersonalisti] considerano l’ananda-maya come il livello in cui ci si fonde nel Supremo. Per loro l’ananda-maya significa che l’anima individuale diventa Uno con l’Anima Suprema, ma in realtà questa unione non implica la fusione nel Supremo e la perdita della propria esistenza individuale. Fondersi nell’esistenza spirituale significa che l’essere vivente ha realizzato la sua unità qualitativa col Signore, nei Suoi aspetti di eternità e conoscenza. Ma il vero livello di ananda-maya, di felicità, si ottiene quando si è impegnati nel servizio di devozione. La Bhagavad-gita lo conferma con le parole: mad-bhaktim labhate param. Qui Sri Krsna afferma che il livello di brama-bhuta o ananda-maya è perfettamente raggiunto solo quando si stabilisce uno scambio d’amore tra l’Essere Supremo e l’essere a Lui subordinato.
Se non arriviamo al livello di ananda-maya, il nostro respiro sarà simile a quello del mantice del fabbro, la nostra longevità simile a quella di un albero e la nostra posizione simile a quella degli animali inferiori come i cammelli, i cani e i maiali.
Non c’è dubbio sul fatto che l’essere vivente eterno non può mai essere annientato, ma le specie inferiori sono costrette a una condizione miserabile, mentre chi s’impegna nel servizio di devozione al Signore Supremo conosce il piacere dell’ananda-maya. A tutti i differenti livelli d’esistenza descritti sopra, gli esseri hanno una relazione con Dio, la Persona Suprema. Sebbene Dio e gli esseri individuali continuino ad esistere in ogni circostanza, Dio vive sempre al livello dell’ananda-maya, mentre gli esseri viventi subordinati, a causa della loro natura di frammenti infinitesimali del Signore, tendono a cadere a livelli inferiori d’esistenza. Sebbene il Signore e gli esseri viventi esistano a tutti i livelli, il Signore rimane sempre al di là del nostro concetto d’esistenza, sia che siamo condizionati sia che siamo liberati. L’intera manifestazione cosmica è creata per la grazia del Signore Supremo, sempre per la Sua grazia viene mantenuta e una volta distrutta si fonde nell’esistenza del Signore Supremo. Egli è dunque l’esistenza suprema, la causa di tutte le cause. Concludendo diremo che senza sviluppare la coscienza di Krsna, la nostra vita non è che una perdita di tempo.

La Meditazione per i Materialisti

Le persone molto materialistiche, incapaci di comprendere il mondo spirituale, non possono certamente concepire la dimora di Krsna. A queste persone i grandi saggi raccomandano il metodo yoga che partendo da una meditazione sull’addome, detta muladhara o manipuraka, permette di elevarsi gradualmente. I termini muladhara e manipuraka si riferiscono agli intestini nell’addome. I materialisti grossolani pensano che lo sviluppo economico sia di primaria importanza perché, secondo loro, l’essere può vivere solo mangiando. Questi materialisti grossolani dimenticano che per quanto possano mangiare, se il cibo non è digerito produrrà disturbi di digestione e di acidità. Perciò l’atto del mangiare in sé non è la causa dell’energia vitale. Per digerire il cibo dobbiamo dipendere da un’altra energia che è superiore e che la Bhagavad-gita definisce con il nome di vaisvanara. Sri Krsna afferma nella Bhagavad-gita che è Lui ad aiutare la digestione nella forma di vaisvanara. Dio, la Persona Suprema, è onnipresente, perciò la Sua presenza come vaisvanara non ha nulla di straordinario.
Krsna è veramente presente in ogni luogo. Il Vaisnava decora dunque il proprio corpo con il segno dei templi di Visnu: egli segna con il tilaka l’addome, il petto, la gola, la fronte e la sommità della testa, il brahma-randhra. I tredici templi di tilaka che ornano il corpo del Vaisnava sono conosciuti come segue: sulla fronte c’è il tempio di Kesava, sull’addome il tempio di Narayana, sul petto quello di Madhava e alla base della gola quello di Govinda. Sul lato destro del torace c’è il tempio di Visnu, sul braccio destro quello di Madhusudana e sulla spalla destra quello di Trivikrama. Sul lato sinistro del torace c’è il tempio di Vamanadeva, sul braccio sinistro quello di Sridhara e sulla spalla sinistra quello di Hrsikesa. Dietro, fra le spalle, c’è il tempio di Padmanabha e alla base della schiena quello di Damodara. Alla sommità della testa c’è il tempio di Vasudeva.
Questo è il processo di meditazione sulla condizione del Signore nelle differenti parti del corpo, ma per i non Vaisnava, i grandi saggi raccomandano la meditazione sul corpo – sugli intestini, poi sul cuore, sulla gola, tra le sopracciglia, sulla fronte e infine sulla sommità della testa. Alcuni saggi che appartengono alla successione di maestri che risale al grande santo Aruna meditano sul cuore, perché l’Anima Suprema Si trova nel cuore accanto all’essere vivente. Lo conferma il quindicesimo capitolo della Bhagavad-gita, in cui il Signore afferma: “Risiedo nel cuore di ogni essere.”
Per il Vaisnava la protezione del corpo, allo scopo di servire il Signore, fa parte del servizio di devozione; i materialisti grossolani, invece, accettano il corpo come il vero sé e lo adorano con il metodo yoga della meditazione sulle diverse parti del corpo, dette manipuraka, dahara e hrdaya elevandosi fino al brahma-randhra, la sommità del capo. Lo yogi di prim’ordine, che ha raggiunto la perfezione nella pratica dello yoga, passa alla fine attraverso il brahma-randhra e raggiunge un pianeta di sua scelta, nel mondo materiale o spirituale. Questo passaggio dello yogi su un altro pianeta è descritto vividamente nel secondo Canto dello Srimad-Bhagavatam.

Meditazione sulla Forma Universale

A questo proposito, Sukadeva Gosvami ha raccomandato ai neofiti di adorare il virat-purusa, la gigantesca forma universale del Signore. Coloro che non credono che il Signore possa essere adorato con uguale successo nella Sua forma arca, la murti nel tempio o che non possono concentrarsi su questa forma, sono incoraggiati ad adorare la forma universale del Signore. Le parti inferiori dell’universo sono considerati i piedi e le gambe della forma universale del Signore, la parte intermedia dell’universo è l’addome del Signore o il Suo ombelico; i sistemi planetari superiori, come Janaloka e Maharloka, sono il Suo cuore e il più alto sistema planetario, Brahmaloka, è considerato la sommità del Suo capo.
I grandi saggi consigliano differenti metodi, secondo il livello di colui che adora, ma il fine ultimo di tutti questi metodi di meditazione e di yoga è quello di tornare alla dimora originale, la dimora di Dio. Come afferma la Bhagavad-gita, chiunque raggiunga il pianeta più elevato, la dimora di Krsna o anche solo i pianeti Vaikuntha, non deve più tornare nel mondo materiale, in una condizione miserabile di esistenza.
I Veda raccomandano perciò di orientare tutti i nostri sforzi verso i piedi di loto di Visnu. Tad visnoh paramam padam: Visnuloka, o i pianeti di Visnu, sono al di là dei pianeti materiali. Sono chiamati sanatana-dhama, eterni perché non sono mai distrutti, neanche durante l’annientamento del mondo materiale. Perciò se l’essere umano non porta a termine la missione della sua vita adorando il Signore e non torna nella sua dimora originale si può dire che respira come il mantice del fabbro, che vive come un albero, che mangia come un cammello e fa sesso come i porci e i maiali. Perciò ha fallito nel suo tentativo di raggiungere lo scopo principale della vita umana.


HARE KRSNA, HARE KRSNA
KRSNA KRSNA, HARE HARE
HARE RAMA, HARE RAMA
RAMA RAMA, HARE HARE
LA LOGICA DIVINA
Gli scienziati possono accettare Dio?
di Abhijit Toley

Oggi molte persone che si occupano di scienza trovano difficile accettare l’esistenza di Dio. Il metodo scientifico consiste nell’eseguire esperimenti fisici e verificarne il risultato. Questo procedimento non è adatto a Dio: Egli non può essere riprodotto o studiato in un laboratorio né il Suo comportamento può essere analizzato, la Sua interazione con gli elementi non può essere riportata in un grafico. In tutto il corso della storia però il dominio della scienza si è ampliato, con mezzi e metodi più nuovi che hanno aumentato il potere della sperimentazione e della percezione. Ora è il momento di espanderlo di più.

Dio e il Metodo Scientifico

La spiritualità è scientifica e logica come qualsiasi ramo della scienza. Per comprenderlo dobbiamo prima capire la definizione generale di metodo scientifico. In linea di principio, il metodo scientifico si basa sulla raccolta di dati attraverso l’osservazione, la sperimentazione e la successiva formulazione e verifica di un’ipotesi. Poi vengono fatti altri esperimenti per verificare la validità dell’ipotesi. Se i risultati degli esperimenti sono in accordo con le previsioni delle ipotesi, le ipotesi acquistano credito. Altrimenti, perlomeno sul piano teorico, l’ipotesi viene scartata. (Sfortunatamente spesso le ipotesi vengono prematuramente accettate come verità. La teoria del Big Bang e quella dei buchi neri ne costituiscono un esempio.)
Possiamo applicare molto facilmente il metodo scientifico alla nostra ricerca delle verità spirituali. Nella natura intorno a noi vediamo leggi, progettazione, bellezza, maestosità, simmetria, complessità e via dicendo. Possiamo certamente ipotizzare l’esistenza di un essere supremamente intelligente che è l’origine di tutto ciò che esiste. Molti tra i più celebri scienziati e pensatori hanno espresso questo punto di vista. Isaac Newton, per esempio, diceva: “La meravigliosa organizzazione ed armonia del cosmo può derivare solo dal progetto di un essere onnisciente e onnipotente. Questa è e rimane la mia comprensione più approfondita.”
Le Scritture delle più importanti religioni hanno sempre asserito l’esistenza di Dio. Insieme a questa affermazione, esse presentano dettagliatamente i metodi con cui si può percepire Dio a livelli più o meno elevati. Per esempio, nello Srimad-Bhagavatam (2.9.31) Sri Visnu dice: “La conoscenza relativa alla Mia Persona, così com’è rivelata nelle Scritture, è molto confidenziale e deve essere realizzata unitamente alla pratica del servizio devozionale. Ascolta con attenzione mentre ti rivelo tutto ciò che è necessario conoscere per progredire su questa via.”
Seguire le Scritture e i sinceri devoti di Dio non è fede cieca. Si tratta di accettare l’esistenza di Dio come un’ipotesi valida e poi sperimentarla, seguendo i metodi prescritti, al fine di accettare o respingere l’ipotesi. Con uno sforzo sincero seguendo un cammino basato su documenti, rivelato dalle Scritture si può percepire Dio.
All’inizio è necessaria una piccola quantità di fede plausibile (ipotesi) per incamminarsi (sperimentazione) su un percorso suggerito dalle Scritture e dai devoti di Dio. Una comprensione sistematica della scienza di Dio rafforza la fede che si potenzia sempre più se si constata che i risultati del metodo seguito confermano la teoria. A sua volta la fede rafforzata ci ispira a seguire il metodo anche più sinceramente, conducendoci ad una più profonda esperienza di Dio.
Come in ogni altro tipo d’apprendimento, lo studente ha bisogno di un insegnante esperto nella pratica della scienza. Lo studente può ricevere istruzioni pratiche dall’insegnante, porgli domande d’approfondimento e studiare le Scritture sotto la sua guida. Naturalmente l’insegnante deve essere un devoto di Dio; altrimenti come potrebbe guidare i suoi studenti verso una percezione diretta di Dio? Come Sri Krsna afferma nella Bhagavad-gita (4.34): “Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con sottomissione e servilo. L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la verità.”

Un’Esperienza Diretta

Sebbene Dio sia al di là della percezione dell’uomo comune, Egli apprezza la sincerità dello sforzo del ricercatore e gli risponde conseguentemente. Nella misura in cui Dio reciproca, il mondo interiore (soprattutto i desideri) del ricercatore si trasforma. Sebbene un contatto diretto con Dio sia difficile da ottenersi rapidamente, in breve tempo si possono ottenere molti altri risultati tangibili e perciò acquistare fiducia negli insegnamenti delle Scritture.
Le realizzazioni di un ricercatore sincero sono in linea con i principi delle Scritture e perciò non sono allucinazioni. Elevati trascendentalisti di tutte le tradizioni spirituali hanno parlato o scritto sulle loro esperienze con Dio. Scartare tutte le loro esperienze ritenendole prive di significato è presuntuoso. Inoltre, la realizzazione delle verità spirituali aiuta il praticante a condurre una vita migliore e più significativa e a controllare la propria vita meglio degli altri.
Mentre i risultati dei metodi materiali possono essere verificati in un laboratorio, quelli dei percorsi spirituali possono essere verificati nel laboratorio del proprio cuore. La lussuria, l’avidità, la collera e altre brutture del cuore si riducono drasticamente e rapidamente quando si praticano percorsi spirituali. Il praticante può facilmente verificare queste trasformazioni interiori che all’esterno si manifestano nella forma di cambiamenti positivi nella propria vita. Una persona che fa avanzamento spirituale abbandona le cattive abitudini, come gli intossicanti, aumenta le attività spirituali della preghiera e della meditazione e migliora le sue qualità di pazienza, misericordia, pulizia e tolleranza.
Insieme a questi cambiamenti sopravviene la gioia duratura della felicità spirituale. Il praticante scopre un’energia positiva che deriva dall’obiettivo elevato del percorso spirituale e trova piacere in questo procedimento. Per l’anima le attività spirituali sono naturali e conseguentemente anche le più gioiose.
Questi risultati tangibili ispirano il praticante a continuare a seguire il metodo che porta ad altri risultati, tutti tangibili. In effetti quello che ieri appariva astratto e teorico oggi diventa pratico e tangibile. Quello che una volta era solo il mondo delle Scritture diventa la realtà della propria vita. Quali maggiori prove si potrebbero chiedere?
Il Signore nella Bhagavad-gita (9.2) riassume in modo succinto questo punto: “Questo sapere [la conoscenza spirituale] è il re di tutte le scienze, il più segreto dei segreti. È la conoscenza più pura e poiché permette di realizzare con percezione diretta la propria vera identità, è la perfezione della religione. Tale conoscenza è eterna e si applica con gioia.”

È una Scienza

Seguire un metodo spirituale come abbiamo descritto sopra è altrettanto scientifico quanto lo sono i moderni metodi scientifici. La spiritualità è una scienza verificabile e inoltre aiuta veramente chiunque la pratichi. Gli strumenti e i metodi per praticare questa scienza possono non essere quelli prevalenti nel mondo scientifico di oggi, ma sicuramente le antiche tradizioni di saggezza non ne hanno risentito in alcun modo. Il loro sistema logico e razionale non escludeva Dio dal proprio dominio; al contrario tutta la loro logica veniva usata per fissare alla fine l’esistenza di Dio come un fatto innegabile. In realtà la loro logica era la logica di Dio.

Abhijit Toley è un membro della congregazione del tempio ISKCON Radha-Kunjabihari di Pune in India. Lavora presso la Symantec Corporation di Pune come ingegnere capo del software.


CONFERENZA TELEFONICA SUL JAPA
Ascolta ogni sabato mattina devoti esperti che parlano di vari argomenti collegati con canto del japa. (in Inglese).
Per informazioni, contatta Rasala Krsna Dasa:
rasala108@gmail.com or www.iskconnj.com/japa
001 732 5011018 (New Jersey -USA)

IN MEMORIAM
Aindra Dasa
Aindra Dasa (Edward Franklin Striker) era nato ad Arlington in Virginia nel 1953. Era discepolo di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e divenne famoso non solo in India ma in tutto il mondo per la sua dedizione al kirtana. È passato ad altra vita al Krsna-Balarama Mandir dell’ISKCON a Vrindavana in India il 17 luglio del 2010.
Incontrò i devoti di Krsna nel 1973 e alcuni mesi dopo a Washington D.C., nel tempio dell’ISKCON, ricevette l’iniziazione da Srila Prabhupada. Trascorse la sua vita da brahmacari, principalmente in India, fino alla sua improvvisa dipartita.
Sebbene fosse famoso per la sua perizia nell’adorazione delle Divinità e per l’entusiasmo che metteva nelle sue pratiche spirituali, la sua fama derivò dall’aver istituito e realizzato il famoso Kirtan Mandali di 24 ore consecutive al Krsna-Balarama Mandir, un programma ideato da Srila Prabhupada in persona.
Poiché Aindra aveva composto numerosi CD che furono distribuiti in tutto il mondo, con il tempo il suo nome divenne sinonimo di un canto di profonda devozione. A poco a poco, grazie al suo canto melodioso, egli diventò una specie d’icona. Specialmente gli intenditori si stupivano del suo stile unico e seducente. Aspiranti conduttori di kirtana e ammiratori si recavano in India da ogni continente per cantare con lui e fare esperienza di kirtana con lui. Sentiremo moltissimo la sua mancanza. – Satyaraja Dasa


LA MISSIONE DELLA DISTRIBUZIONE DEI LIBRI
Srila Prabhupada ereditò dal suo maestro spirituale la missione della distribuzione dei libri sulla Coscienza di Krsna e la trasmise ai suoi discepoli.
di Karuna Dharini Devi Dasi

Mi sentivo delusa dall’adempimento dei rituali cattolici con cui sono cresciuta,” spiega Christina Camacho. “Li abbandonai e m’interessai a varie dottrine orientali. Completato il mio master in counseling feci un viaggio in Giappone per studiare il buddismo, ma non ne rimasi attratta.”
Christina, ora conosciuta come Pavaka Dasi, nel 1976 acquistò una copia della Bhagavad-gita Così Com’è di Srila Prabhupada da un devoto all’aeroporto di Los Angeles. La lesse e si sentì così ispirata da ordinare per posta, uno dopo l’altro, gli altri libri di Prabhupada.
“Solo grazie ai libri di Srila Prabhupada,” dice Pavaka, “riuscii a concentrarmi su me stessa come anima e a intraprendere il servizio di devozione. Per dieci anni non trascorsi molto tempo nel tempio, ma Prabhupada divenne il mio guru grazie alle spiegazioni contenute nei suoi libri.”
Ora Pavaka ha il compito di coordinare il programma dei membri a vita al tempio ISKCON di Los Angeles. Essa aveva accettato quel primo libro perché un devoto di Krsna si era recato in un posto pubblico e aveva vagliato centinaia di passanti per trovare una persona che potesse essere interessata. Coloro che fanno propri i sublimi concetti che si trovano nei libri di Prabhupada spesso provano piacere a condividere i suoi libri con altri.
Prima la letteratura sanscrita non era facilmente disponibile nemmeno in India. Alcune persone benestanti ne avevano copie nelle loro case, ma questi libri erano più o meno il tesoro dei brahmana, la classe sacerdotale, e spesso venivano conservati nei templi. Il maestro spirituale di Srila Prabhupada, Srila Bhaktisiddhanta Thakura ebbe un’attitudine più generosa incoraggiando i suoi discepoli a stampare e distribuire con generosità le Scritture Vaisnava. Srila Prabhupada tradusse con grande cura e commentò queste Scritture trascendentali e si assunse l’impegno di distribuirle su grande scala.
Srila Prabhupada dava tutte le sue benedizioni ai discepoli che accettavano la missione di distribuire i libri da lui tradotti.
Bhrgupati Dasa, che per trentacinque anni ha distribuito a tempo pieno i libri di Prabhupada, dice: “In più di un’occasione, Srila Prabhupada ci disse che i predicatori vengono subito riconosciuti da Krsna. Questo è il nostro obiettivo, allora perché non prendere rifugio in questo particolare ed efficace modo per realizzarlo? Mi piace molto vivere l’esperienza di Krsna che mi usa come Suo strumento per impegnare le persone che incontro nel servizio devozionale.

Srila Prabhupada Inizia la Distribuzione dei Libri

Srila Prabhupada, con grande determinazione, sviluppò l’idea del suo guru di stampare e distribuire libri. Prima di partire per l’America nel 1965, con un modesto aiuto finanziario aveva cominciato a tradurre e pubblicare lo Srimad-Bhagavatam, un’opera monumentale su Dio e i Suoi devoti. Nella traversata dell’Atlantico su una nave da carico diretta in America egli portò con sé un baule contenente i primi tre volumi. Da solo durante i suoi primi giorni in occidente, non esitò a vendere i tre volumi a chiunque si mostrasse veramente interessato.
Nel 1972, la Macmillan Company pubblicò la Bhagavad-gita Così Com’è di Prabhupada. Il libro ottenne l’apprezzamento di studiosi di molte importanti università e rapidamente acquistò popolarità. Ora può essere letto in oltre cento lingue.
Subito dopo a Tokio fu stampato Krsna: la Suprema Personalità di Dio. Noto nell’ISKCON come “Il libro di Krsna”, è uno studio riassuntivo di Prabhupada del Decimo Canto dello Srimad-Bhagavatam che descrive le attività compiute da Krsna su questo pianeta cinquemila anni fa. Quando fu presentato a Prabhupada il primo scatolone che conteneva “Il libro di Krsna”, ne mancava una copia – il discepolo incaricato di portare i libri dal Giappone, ne aveva venduta una copia a un uomo d’affari sull’aereo.
“Ah questo è davvero di buon augurio,” disse Prabhupada. “La prima copia è già stata distribuita.”
Disse ai discepoli di vendere il resto dei libri senza lasciarne neanche uno per loro.
I suoi discepoli però non erano pratici della vendita dei libri e un giorno a due devoti venne l’idea di scambiare un libro per una tanica di benzina. Il benzinaio acconsentì subito ed essi si convinsero che i libri potevano essere venduti in altri modi.
I devoti cercarono di vendere i libri ai concerti dove trovarono clienti interessati. Per loro era eccitante condividere Krsna in questo modo. Vendevano i libri parlando della filosofia in essi contenuta e così facendo si sentivano profondamente collegati con il loro maestro spirituale. Da un tempio all’altro si diffondeva la notizia che distribuire libri era un modo molto efficace per compiacere Srila Prabhupada. Questa eccitazione crebbe. Si provarono molte situazioni per distribuire libri: viali dove c’erano molti negozi, aree di parcheggio, fiere, aeroporti e via dicendo.
Allora c’erano pochi vegetariani e parole come yoga, karma e guru erano nuove. Gli americani erano impegnati ad avanzare rapidamente per mezzo della scienza e della tecnologia. Tuttavia i libri di Srila Prabhupada, che biasimano la vita atea basata sulla gratificazione dei sensi materiali, si riversarono sulla società americana come un’improvvisa inondazione da un oceano senza limiti.
Sebbene Srila Prabhupada abbia lasciato questo mondo nel 1977, la distribuzione dei suoi libri è andata aumentando, specialmente nella ex Unione Sovietica e più recentemente in India. Secondo alcune stime sono stati venduti circa un miliardo di libri.

La Semina

Negli ultimi trent’anni, Nidra Dasi ha servito Srila Prabhupada distribuendo i suoi libri a Denver.
“Se un campo è stato ben seminato e viene coltivato, annacquato e via dicendo,” spiega lei, “è un campo migliore e questa è la mia attuale esperienza. Le persone di tutte le età sono più ricettive che negli anni passati; è un campo più adatto alla distribuzione della coscienza di Krsna.”
Poiché molti libri sono “lassù” nelle soffitte o negli scaffali delle biblioteche, essi continuano ad agire sulla coscienza delle persone che vengono a contatto con loro. Prabhupada diceva che per purificarsi basta tenere nella propria casa i libri di Sri Krsna.
Peter Antonakos era un bambino quando suo fratello gli mostrò una copia dello Srimad-Bhagavatam conservato in uno scaffale di casa.
“Quando avevo sedici anni,” egli dice, “ricevetti una copia della Bhagavad-gita Così Com’è da un distributore. Le parole di Srila Prabhupada demolirono le mie illusioni e i miei desideri materiali. Fui veramente impressionato dalla profondità della sua analisi. Recentemente, all’età di diciannove ani, ho trovato la Caitanya-caritamrta in un negozio di libri usati. Lo splendore delle copertine dorate mi ha affascinato. Le figure sono molto attraenti. Ho letto il libro dall’inizio alla fine.”
Nel suo quartiere universitario, Peter incontrò Ganapati Swami, discepolo di Prabhupada e da allora ha iniziato una vita dedita al servizio nel tempio di Denver. Alcuni membri più giovani di questo tempio ritrovarono vecchie copie dei libri di Prabhupada nei negozi o nelle biblioteche e ne furono ispirati ad impegnarsi a tempo pieno nella pratica della coscienza di Krsna.
Nel 1999 Bhanu Nanduri si trovava nell’aeroporto di St. Louis quando vide un uomo vestito con dhoti e kurta bianchi in piedi davanti ad un tavolo su cui erano in mostra i libri.
“Fui sorpreso di vedere questo nel Midwest,” egli dice. “Sono venuto in America per conseguire un master in ingegneria elettrotecnica, non per questo. Era surreale. Presi da lui una copia economica della Bhagavad-gita Così Com’è e gli feci una donazione. Avevo letto diverse versioni indiane della Gita, ma non ne ero rimasto interessato. Quando però lessi la Bhagavad-gita Così Com’è di Prabhupada, essa mi fece subito pensare al valore della mia vita. Ebbi questo pensiero: ‘Dovrei leggere di più dei suoi libri.’”
Alla fine Bhanu ordinò tutti i libri di Srila Prabhupada attraverso Krsna com. Al tempio di Honolulu imparò a cantare sui grani della corona e aiutò i devoti locali a preparare il festival di Rama Navami.
“Ora tutta la mia famiglia è molto impegnata nel centro ISKCON di San Jose in California dove viviamo,”dice Bhanu. “Soffrivo molto di stress e d’insonnia a causa del mio lavoro, ma ora non sono più così stressato dal mio lavoro perché ho cambiato le mie priorità. Ora ritengo più importante di tutto cantare e stare in compagnia dei devoti.”

La Distribuzione dei Libri Oggi

Bhanu e la sua famiglia insieme a tutti gli altri devoti della congregazione della Silicon Valley sono entusiasti di essere “schierati” dal loro tempio come “i Guerrieri del Fine Settimana”. Ben duecento membri preparano tavoli fuori dei negozi della zona, con il permesso dei proprietari e realizzano mostre attraenti usando scritte del tipo “Yoga e Meditazione”. I loro tavoli espongono una mostra completa di libri Vaisnava insieme a libri di cucina, “dolcetti confezionati” e “confezioni per bambini” cioè doni per i bambini che si aggirano tra i tavoli con i genitori. I devoti portano anche libri e confezioni per i bambini porta a porta nei quartieri residenziali.
A loro piace mostrare alle persone le attraenti illustrazioni dei libri come “Cambiare il Corpo”, “L’Influenza della Natura Materiale” e il “Carro della Mente e dei Sensi”.
Queste illustrazioni provocano una profonda impressione su coloro che hanno domande sulla vita in questo mondo e cercano risposte. I distributori della Silicon Valley hanno un programma speciale per prendersi cura delle persone che incontrano aiutandole ad impegnarsi subito. Questo programma viene indicato con una sigla (NETAD) le cui lettere in inglese corrispondono alle iniziali di allevare, arruolare, istruire e impegnare nel servizio
Vaisesika Dasa, stratega della distribuzione di libri nella Silicon Valley, dice: “Se le persone fanno l’esperienza di uscire loro stesse per distribuire i libri, se sono impegnate, vedono personalmente come funzionano le influenze della natura materiale e anche la misericordia di Sri Caitanya. Questi libri sono veramente straordinari. Lo vediamo da come influiscono sulla vita delle persone.”

Brahmacari Viaggianti

Sei brahmacari (studenti celibi) che seguono una serie di concerti in tutto il Nord America e in Canada si sono dedicati a consegnare i libri nelle mani di migliaia di giovani che vanno ai concerti. Nell’estate del 2009, durante quarantotto concerti distribuirono una media di settecento libri ogni giorno. Spesso portano grandi quantità di biscotti prasadam ai manager degli eventi che apprezzano i libri di Srila Prabhupada e sono felici di aiutare i devoti nel loro impegno.
“Questo modo di distribuire i libri è meraviglioso,” dice Omkara Dasa, che viaggiava seguendo il tour. “I ragazzi che incontriamo ai concerti sono giovani, cordiali e senza pregiudizi.”
Omkara ricorda un avvenimento in cui aveva avvicinato una giovane ragazza che chiaramente desiderava il libro che lui le offriva, ma suo padre era contrario.
“Pensai,” ‘Eccomi qua, un missionario che offre a questa ragazza dall’aspetto innocente un libro su Dio e sulla conoscenza spirituale e c’è suo padre che l’accompagna a un concerto dove si vende e si consuma carne, droga e alcool. Che cosa sto sbagliando?’ Allora parlai con umiltà al padre della ragazza che alla fine cedette e le permise di comprare il libro.”
Un altro modo molto diffuso per distribuire i libri si chiama Sastra Dana: “dare le Scritture”. I devoti che lo praticano vanno di negozio in negozio (da istituti di bellezza a sale per tatuaggi, ad ambulatori medici e a saloni d’auto) e chiedono al proprietario di tenere in mostra una piccola scelta di libri di Prabhupada nelle loro sale d’attesa. In questo modo le persone che frequentano quei luoghi entrano in immediato contatto con i libri e possono prenderne uno, se attratti da esso. Lo Sastra Dana prevede l’uso di un espositore di libri di cui i devoti si prendono cura durante tutto il mese rifornendolo con regolarità e raccogliendo il denaro dal salvadanaio fissato all’espositore.
I volontari del Pancajanya Project sono impegnati a collocare perlomeno un milione di copie della Bhagavad-gita Così Com’è nelle camere d’albergo in tutti gli Stati Uniti e in Canada. Porre questa opera classica in un luogo tradizionale come la camera di un albergo ha reso il messaggio di Krsna disponibile per una miriade di viaggiatori che altrimenti non potrebbero né comprare né esaminare questo libro.
Il Pancajanya Project iniziò quando Dilip Patel, proprietario del Sea Breeze Motel a Pacifica in California cominciò a mettere la Gita di Prabhupada nelle camere del suo albergo.
“Rimasi sorpreso dalle reazioni e dai commenti favorevoli che ottenni da parte dei miei clienti non indù,” dice Dilip, un sincero devoto della Bhagavad-gita e del suo messaggio universale.

Studenti alla Ricerca della Vera Conoscenza

La distribuzione dei libri nei college è apprezzata dagli studenti e anche dai professori. Vijaya dasa prepara un tavolo su cui ogni volta per due giorni espone i libri in varie università di tutta l’America.
“La distribuzione dei libri è proprio un’avventura,” dice Vijaya. “Non sai mai che cosa accadrà. S’incontrano sempre brave persone interessate e in cerca di una guida. Uno studente si avvicinò, vide i libri – ho una serie di libri sul karma, il ciclo della vita ecc.– ed esclamò ‘Non passo mai da qui, ma qualcosa mi ha attratto. È così! Mi riconosco completamente in tutto ciò che hai qui.’ Era molto entusiasta di vedermi nel campus. Acquistò dei libri, io presi il suo indirizzo email e recentemente egli è venuto in visita al tempio per la prima volta.
“Un’altra volta, avevo dato una Bhagavad-gita a uno studente che tornò a dirmi: “Tenevo il libro sul mio banco durante una lezione. Il professore lo vide, si avvicinò e lo sfogliò. Poi si piegò verso di me e sussurrò: “Hai visto le meravigliose illustrazioni di questo libro?” Poi cominciò a mostrarmele spiegandole una per una.’”
Vijaya ha raccolto settecento indirizzi email di studenti selezionati. Ogni settimana manda loro una newsletter cosciente di Krsna, in cui li invita a recarsi nei templi a loro vicini e scambia corrispondenza con loro.
Prabhupada diceva che gli studenti dei college sono nell’età migliore per fare domande sullo scopo della vita. Così fu con Steve Reynolds, un figlio unico i cui genitori avevano riempito il ragazzo di ogni tipo immaginabile di giocattoli e congegni elettronici e lo avevano portato anche molte volte all’estero.
“Spesso cambiavamo casa,” racconta Steve. “Mi ricordo che imballare tutte le mie cose mi faceva sentire vuoto dentro.”
Quando i genitori di Steve divorziarono e sua madre si ammalò gravemente, egli cominciò ad occuparsi di varie dottrine spirituali, ma era incerto sul modo di praticare ognuna di esse.
Un giorno all’Università dell’Arizona un amico mostrò a Steve una copia del Sentiero della Perfezione di Prabhupada. Steve e il suo amico si precipitarono a cercare il devoto che aveva dato quel piccolo libro all’amico. Lo videro mentre usciva dal parcheggio alla guida di un furgone. A rischio di farsi investire, il ventenne Steve riuscì a bloccarlo e comprò una copia della Bhagavad-gita Così Com’è dal devoto alla guida che gli lesse un verso: “Sono nato nelle tenebre dell’ignoranza ma il mio maestro spirituale mi ha aperto gli occhi con la torcia della conoscenza.”
“Questo mi piace molto,” disse Steve al devoto che gli dava il libro. “Voglio fare come te. Voglio essere un monaco. È questo che voglio fare.”
Da allora Steve è diventato un membro a tempo pieno del tempio Hare Krsna di San Diego. Tra i molti servizi che svolge c’è quello di dare alle persone il dono trascendentale dei libri di Srila Prabhupada.

Karuna Dharini Devi Dasi, discepola di Sua Grazia Virabahu Dasa, serve le Divinità al tempio ISKCON di Los Angeles, dove si unì all’ISKCON nel 1979. Vi abita con suo marito e sua figlia.


L’OSSERVATORE VEDICO
Commenti Trascendentali sui Fatti del Giorno
APATIA: Una Nuova Tendenza Insignificante del lo Scetticismo
di Satyaraja Dasa


C’È UN NUOVO termine teologico evidenziato dagli eruditi e dagli storici della religione: apateismo. Si riferisce alle persone che non mostrano alcun interesse, specialmente quando si tratta di Dio. E se ci riflettiamo non sono neanche pochi. In questa era moderna di discordia e d’ipocrisia, in genere la gente non si occupa affatto di Dio – non Ne discute, non pensa a Lui, né si chiede se esista.
A differenza dell’agnosticismo a cui l’apateismo può essere immediatamente paragonato, esso non prende posizione sull’esistenza di Dio, né sul fatto di poter sapere se c’è un Dio o no. Esso semplicemente afferma...niente. È indifferente, poiché insinua, perlomeno a livello sottile, che Dio è irrilevante, una cosa del passato, una sciocchezza che non merita il nostro tempo.
“Perché mai pensarci? Perché interessarsene?”
Come afferma il filosofo Jonathan Rauch nel suo recente articolo su The Atlantic (“Let it Be” del 3 aprile del 2010):

L’apateismo riguarda non quello che si crede ma come si crede. In questo senso esso differisce dai concetti standard usati per descrivere le concezioni religiose e le persone che le seguono. L’ateismo, per esempio, non è affatto simile all’apateismo; l’ateo convinto si occupa della religione quanto il cristiano evangelico, ma nella direzione opposta...
La tolleranza è un concetto meraviglioso, il dono inestimabile di John Locke a tutto il genere umano; ma essa, presume, come fece Locke, che ognuno sia pieno di passione religiosa.

Francamente tutto il ragionamento è privo di valore. È quasi incomprensibile non credere in Dio – a causa di una delusione o di un modo di vedere deprimente. Oppure suggerire che non è possibile sapere con certezza se Dio esiste o no, ma se una persona ammette che in realtà esiste un Essere Supremo, allora che senso ha ignorarLo o affermare che non è importante? Questo è il Suo mondo; Egli lo ha creato. Riflettete su questo: se ti rechi in casa di qualcuno, non ha significato sapere chi sia il tuo ospite e avere con lui rapporti cordiali? Che cosa ci facciamo lì se non sappiamo chi è il proprietario? E qualunque sia il mistero dell’esistenza – e chiaramente c’è – sembra che conoscere Dio rappresenti un passo importante verso la soluzione di questo mistero.

Apatia primordiale

Naturalmente l’apatia nei riguardi di Dio non è una cosa nuova. In molti modi essa costituisce l’origine dell’esistenza materiale. Quando gli esseri viventi diventano indifferenti a Dio, si legano all’esistenza materiale e una delle principali funzioni di maya, l’energia illusoria, è quella di permetter loro di farlo. Vogliamo essere un’imitazione di Dio e il mondo materiale viene creato perché qui possiamo rappresentare la nostra drammatica delusione; questo è il vero scopo per cui c’incarniamo volta dopo volta. In un’intervista pubblicata nell’Harmonist, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura disse:

L’energia inferiore stordisce le jiva [ anime] che sono indifferenti verso Dio da prima dell’inizio del tempo e provoca in loro fraintendimento, assumendo a volte la forma dei “ventiquattro tipi di entità“ di Kapila (il fondatore del sistema Sankhya), a volte quella dell’”atomo” di Kanada (del sistema Vaisesika), a volte anche quello del principio dell’ “elevazione” di Jamini (nel sistema Purna Mimamsa), a volte di nuovo sotto la forma dei “sedici oggetti” di Gautama (nel sistema Nyaya), a volte come il “potere sovrumano e assoluta unità con Dio” di Patanjali (nel sistema dello Yoga) e a volte come simulazione di ricerca del Brahman (della scuola di Sankara).

In parole povere tutto ciò significa che numerose scuole di pensiero – qui Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura enumera come esempi tutte le maggiori scuole dell’India – sono state concepite in modo tale che gli esseri viventi potessero dimenticare Dio o sviluppare apatia nei Suoi confronti, consentendo loro in questo modo di esibire la loro imitazione di Dio.
Gli atei moderni, gli agnostici e anche gli apateisti condividono molte delle stesse nozioni di questi tradizionali pensatori indiani e delle loro scuole, anche se in modo meno sistematico. La conclusione però è sempre la stessa: come posso dimenticare la realtà che sono per natura un servitore di Dio e che la vita è fatta per servirLo?
A parte tutto, chi desidera davvero essere indifferente a qualcosa (o a qualcuno) così importante come Dio? Egli è la nostra origine e dà il vero scopo all’esistenza.

Il Morto Vivente

Il termine apatia ha origini greche e letteralmente significa “mancanza di sentimenti”. Si può sperimentare la vita – essere davvero vivi – senza sentimenti? Victor Hugo scrisse: “Morire non è niente; è non vivere che è spaventoso.” In altre parole, c’è qualcosa che ci spaventa di più del fatto di morire – è la prospettiva di non vivere. Le persone apatiche sono realmente vive, oppure, in un certo senso, sono morti viventi? Così lo psicologo e sociologo tedesco, Erich Fromm, si espresse in merito: “Nel diciannovesimo secolo il problema era ‘Dio è morto’; nel ventesimo secolo è che ‘l’uomo è morto’.”
L’apatia è una spada a doppio taglio che ferisce sia la persona indifferente sia la società in cui essa vive. L’apatia ha un terribile potere negativo e l’apateismo ne è la forma peggiore, perché è rivolto all’entità che più di tutto merita la nostra attenzione, la nostra relazione, il nostro interesse.
Qual è la causa dell’apatia? Generalmente sono la frustrazione e un senso d’impotenza che fanno allontanare le persone dalla vita o fanno sì che abbandonino le cose che sono importanti – come Dio. La causa ultima però è la loro attitudine, il modo in cui reagiscono al mondo e alle cose che li circondano. La causa dell’apatia non è di per sé niente di particolare, ma è il modo condizionato di reagire di una persona ad ogni cosa.
Come Rauch ci dice nel suo articolo su Atlantic:

In America...la percentuale delle persone che dichiarano di non andare mai in chiesa o alla sinagoga si è triplicata dal 1972 fino al 33 per cento del 2000. La maggior parte di queste persone hanno fede in Dio (l’ateo che si dichiara tale è molto raro negli Stati Uniti); piuttosto esse non si occupano molto di Lui. Se Ne occupano pochissimo, ma l’apateismo è un’attitudine e non un sistema di fede e il fatto preminente è che queste persone non si pongono il problema della religione.
Perfino coloro che frequentano regolarmente la chiesa possono, e spesso lo fanno, raggiungere alti livelli nella scala dell’apateismo.
Ci sono moltissime ragioni per frequentare le cerimonie religiose: collegarsi con una cultura o una comunità allo scopo di socializzare, presentare la religione ai propri figli, trovare il caldo conforto di una ritualità familiare. In America le confessioni religiose meno impegnative sono molto frequentate dagli apateisti.

Le parole di Rauch sono molto significative. Egli elenca correttamente le ragioni superficiali per avvicinarsi a Dio. Queste ragioni non sono sbagliate o improprie, sono semplicemente di tipo inferiore. Anche Prabhupada parla di questo:

Questa è ... l’indicazione dello Srimad Bhagavatam (1.2.6)...:“L’occupazione suprema [dharma] per l’uomo è quella che conduce al servizio d’amore e devozione al Signore trascendentale. Questo servizio di devozione deve essere ininterrotto e incondizionato per soddisfare completamente l’anima.”
Yato bhaktir adhoksaje. La parola bhakti nasce dalla stessa radice di bahj, la radice della parola bhajate [adorazione]. La prova che una religione è di prima classe è se ci fa sviluppare o no il nostro amore per Dio. Se pratichiamo la religione con motivazioni diverse, sperando di soddisfare le nostre necessità materiali, la nostra religione non è di prima classe, ma di terza. Si deve capire che la religione di prima classe è quella per mezzo della quale possiamo sviluppare il nostro amore per Dio. Ahaituky apratihata. La religione perfetta deve essere seguita senza altre motivazioni o difficoltà. Questo è il sistema yoga consigliato nello Srimad-Bhagavatam e nel Sesto Capitolo della Bhagavad-gita. Questo è il metodo della coscienza di Krsna.

(Il Sentiero dello Yoga, Capitolo 8)


In breve, le persone diventano indifferenti a Dio perché Lo avvicinano per ragioni di livello inferiore. Hari Sauri Dasa, che ha trascorso un lungo periodo di tempo come segretario personale di Prabhupada, scrive:

Prabhupada ha più volte condannato l’attitudine con cui generalmente le persone si avvicinano a Dio. Egli ha spiegato che in India all’arati si canta tradizionalmente un canto che ripete le parole sab ko sampatti de bhagavan. De bhagavan significa “Dio, dammi” e in occidente ha spiegato che anche i cristiani hanno la stessa idea. “In tutto il mondo,“ ha fatto osservare Prabhupada “le persone hanno accettato Dio come Colui che esaudisce gli ordini: io ordino, Tu esegui. Così anche la chiesa cristiana: “Dio, dacci oggi il nostro pane quotidiano.”
(Un Diario Trascendentale, vol. 1)
Questa è la vera causa dell’apateismo: non sapere chi è Dio, né come avvicinarLo. Il movimento per la coscienza di Krsna è stato fondato per porre rimedio a questa situazione. Se noi familiarizziamo con la forma supremamente affascinante di Krsna, l’apatia resterà milioni di chilometri lontana. Se impariamo ad impegnarci con entusiasmo al Suo servizio – invece di chiedere quello che Lui può fare per noi – l’apatia nella spiritualità verrà eliminata. La coscienza di Krsna è il rimedio più sicuro contro l’apateismo. Dobbiamo semplicemente cercare di applicarla alla nostra vita.

Satyaraja Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, condirettore di BTG. Ha scritto più di venti libri sulla coscienza di Krsna e abita vicino a New York City.


COME SONO GIUNTO ALLA COSCIENZA DI KRSNA
Di Nuovo sul Sentiero per Tornare a Casa
Dopo una lunga e deplorevole deviazione, un indiano immigrato in America ritorna sulla giusta via grazie all’aiuto di Srila Prabhupada e del suo movimento.
di Sai Bhupalam

Nato nel 1963 sono cresciuto in una famiglia religiosa composta da sei persone della media borghesia di Hyderabad in India. Essere un maschio e anche il più giovane dei figli aveva i suoi vantaggi. Per la maggior parte del tempo potevo fare quello che volevo mentre i miei fratelli e le mie sorelle maggiori erano impegnati nelle faccende di casa. Celebravamo le feste con grande fasto e ci riunivamo con tutti i nostri cugini per festeggiare nello spirito dell’occasione. Come devoti di Sri Laksmi-Narasimhadeva (l’incarnazione di Krsna mezzo uomo e mezzo leone e la sua consorte), visitavamo regolarmente il Loro bel tempio e il sacerdote conosceva bene la nostra famiglia.
Nostra madre che ci educava all’idea del karma e con racconti di Sri Visnu, c’insegnava a pregare, a suonare l’armonium e a cantare canti devozionali dopo aver completato i lavori di casa. Poiché nostro padre di solito viaggiava molto, la mamma ci aveva allevato da sola. Oltre ad ottenere i massimi voti a scuola, si aspettavano che riuscissimo a fare una brillante carriera per trovare il nostro posto nel mondo.
Quando avevo sedici anni, mio padre ebbe la liquidazione per il suo difficile lavoro e ci trasferimmo in una casa di proprietà in un quartiere signorile della periferia. La maggior parte dei ragazzi della zona provenivano da famiglie ricche. Bevevano, fumavano, mangiavano la carne, assumevano droghe e imitavano lo stile di vita occidentale. Questo era considerato di moda ed era il biglietto per essere accettati.
Così cominciai a suonare la chitarra per essere il teenager più “figo” del quartiere e ne accettai le regole. Andai all’università per studiare matematica, fisica e chimica.
Jim Morrison e i Doors divennero i miei eroi – devo dire qualcosa di più sul mio modo di vivere? Con tutto ciò riuscii comunque ad ottenere ottimi risultati e a laurearmi. M’impiegai nell’industria, divenni un assistente di volo e mi trasferii a Mumbai.
Avevo ventidue anni, guadagnavo molto denaro rispetto agli standard indiani e non avevo nessuno che potesse trattenermi. Avendo la possibilità di godere molti piaceri dei sensi e di moltissimo tempo libero, indulgevo in tutto ciò che mi dava piacere e volavo in prima classe ovunque andassi. Mangiavo ogni tipo di carne, bevevo i cosiddetti i migliori liquori del mondo e fumavo le Marlboro (mi erano sempre piaciute le loro pubblicità con cowboy e cavalli). Frequentare le discoteche fino a tarda notte faceva parte delle mie abitudini, poiché si trovavano in tutti gli hotel in cui ci fermavamo. La vita appariva meravigliosa.
In pochi anni però mi resi conto che la tanto desiderata vita dedita al bere, ad andare a riposare tardi, a vivere nel lusso e alla ricerca della gratificazione dei sensi mi dava poco o nessun piacere. Avevo raggiunto un punto di saturazione, ma non sapevo ancora che cosa mi avrebbe dato una felicità duratura, serenità e soddisfazione, né sapevo come sfuggire alle mie cattive abitudini. Dopo pochi anni finalmente la risposta arrivò.

Non ancora Pronto

Un giorno mentre mi stavo annoiando nella mia elegante camera d’albergo, aprii il cassetto del comodino e vi trovai la Bhagavad-gita. Ricordai le parole di mio padre: “Perché non leggi la Bhagavad-gita invece di tutti questi romanzi occidentali?” Così la presi e cominciai a leggere, ma dopo due pagine, ero stanco. Non aveva senso per me. Doveva essere una cattiva traduzione o forse i miei sensi erano troppo contaminati. Probabilmente tutte e due le cose.
All’inizio dei miei trent’anni trovai un lavoro da rappresentante che nel 1996 mi portò a San Diego. Ebbi grande successo ed ero così concentrato sul mio lavoro che per qualche anno non presi ferie, divenni il migliore dipendente dell’azienda a livello nazionale. Il successo mi creò invidia e nemici nell’ambiente aziendale e appena se ne presentava l’opportunità mi veniva tolto qualcosa. Per affrontare lo stress, mi dedicai alla corsa, compresa una maratona e una mezza maratona e praticai l’astanga-yoga, ma nonostante il successo mi sentivo vuoto. A causa delle tensioni dovute al lavoro, a volte non riuscivo a dormire più di due ore per notte.
Fortunatamente mi ritrovai a frequentare una serie di lezioni sui divertimenti di Krsna in un tempio indiano. I racconti che avevo ascoltato nell’infanzia tornarono alla mia memoria con una nuova comprensione. Ero affascinato dal messaggio e dall’essenza di queste parole. Esse mi davano un senso di pace e desideravo intensamente che questo nettare aumentasse. Quell’anno a Janmastami (il giorno dell’apparizione di Krsna), il sacerdote mi chiese di suonare la chitarra insieme con gli altri musicisti mentre egli cantava alcuni canti (bhajana). Cominciai a farlo anche a casa. Mi faceva molto bene ed era un modo di liberarsi dallo stress senza bisogno di droghe.


L’Incontro con la Gita di Prabhupada

Dopo poche settimane, un giorno mentre mi aggiravo in un negozio di libri usati alla ricerca di un libro di yoga, m’imbattei in una copia della Bhagavad-gita Così Com’è di Srila Prabhupada. Per la prima volta riuscii a comprendere quanto bastava per desiderare di saperne di più. Il modo di tradurre di Srila Prabhupada facilitava la mia comprensione. Egli presentava gli insegnamenti in un modo che anche uno come me, così profondamente immerso nella cultura occidentale, poteva capirli. Sentii di essere arrivato ad un punto di svolta della mia vita. Compresi che i piaceri che derivano dalla gratificazione dei sensi, quali bere alcolici, mangiare la carne ed occuparsi di donne, non solo non danno una felicità duratura, ma in realtà arrecano ulteriori problemi nella vita. Compresi che per conseguire una felicità duratura o crescente dovevo impegnare le mie qualità e i miei sensi al servizio di Krsna.
Desiderai subito di avere l’edizione dello Srimad-Bhagavatam completa di traduzione e commenti di Srila Prabhupada. Cercai su Internet e vidi che potevo trovarla al tempio ISKCON di San Diego. Mahat-Tattva Dasa, attuale presidente del tempio, m’invitò alla festa della domenica nel tempio e mi disse che potevo prendere i libri quella sera. Egli mi aiutò addirittura a portarli sulla macchina. Subito dopo sentii l’ispirazione di leggere la Caitanya-caritamrta. Nei tre anni successivi non ho perso neanche una festa della domenica e tuttora frequento regolarmente dopo cinque anni in coscienza di Krsna. Non mi sono accorto di questo cambiamento – ora la domenica è il giorno più bello della settimana.
Le traduzioni e i commenti di Srila Prabhupada erano così illuminanti e rassicuranti da avere su di me un effetto tranquillizzante. I consigli dei devoti di leggere i suoi libri in compagnia dei devoti e di prendere prasadam erano facili da seguire. Mi chiedevo perché i devoti non facessero più di una volta alla settimana un programma come la festa della domenica.
Parlare con devoti più esperti mi aiutò a comprendere meglio i libri. Alcuni di loro erano così desiderosi di aiutarmi ad avanzare nella coscienza di Krsna che mi confidavo con loro su questioni di lavoro e sulle difficoltà personali che ostacolavano il mio progresso. Uno di loro fu così gentile da parlare al telefono con me alcune sere della settimana nonostante che stesse prendendosi cura di sua madre ammalata. Questo mi aiutò a superare alcuni momenti difficili.
Mi resi conto che nel movimento della coscienza di Krsna c’erano molte persone professionalmente preparate, molto intelligenti e anche molto ricche, ma che le loro priorità erano diverse da quelle degli altri. La loro vita era centrata su Krsna. Non l’avevo mai visto prima, specialmente in occidente. Il loro entusiasmo era contagioso. Presto scoprii che non potevo proprio stare lontano dal tempio.


Cambiamenti nella Vita

Cominciai a cantare un giro al giorno sui grani della corona, arrivai a cinque, poi a sedici e presto a ventuno. La compagnia dei devoti, i kirtana della festa della domenica e il Krsna prasadam riportarono la mia vita dove doveva essere. Ebbi la possibilità di fare molti cambiamenti necessari per uscire da una situazione negativa per la mia pratica spirituale e la mia vita.
I miei obiettivi divennero funzionali e cristallini. Persi ogni passione per le impegnative asana dello yoga e non sentii più la necessità di correre per oltre cinquanta chilometri alla settimana. Mi resi conto che la coscienza di Krsna e la compagnia dei Suoi devoti può eliminare la necessità di questi impegni fisici così comuni in occidente. Spesso sentivo i miei amici americani parlare dei loro terapisti come se nella vita ogni persona dovesse vedere regolarmente uno psichiatra. Mi auguravo che leggessero i libri di Srila Prabhupada.
Mi accorsi che gradualmente le mie problematiche mentali cominciavano a sparire. Diventai di nuovo completamente vegetariano, mi liberai della mia collezione di vini e smisi anche di bere il caffé. Era straordinario notare il cambiamento del mio modo di vedere e delle priorità. Mi accorsi che solo stare in buona salute, mangiare in modo sano ed evitare l’alcool non avevano molto significato finché non erano strettamente connessi con la coscienza di Krsna. Questo è il vero catalizzatore per una formula di successo.
Molti timori e problemi che mi avevano afflitto improvvisamente sembravano privi di fondamento. Per esempio, negli ultimi tempi il fatto di non essere sposato nonostante sia un quarantenne non mi preoccupa. Mi sento perfettamente a mio agio di affidare a Krsna la guida della mia vita nella direzione che Egli ritenga sia la migliore per me. Ora la mia giornata tipica inizia con l’arati, con il canto di sedici giri e con la lettura della Bhagavad-gita Così Com’è. Di sera leggo il Bhagavatam e canto cinque giri prima di andare a letto.
Se solo avessi trovato i libri di Prabhupada prima! Spesso me ne rammarico e chiedo scusa a Krsna per tutto il tempo che ho sprecato negli anni della mia giovinezza e per aver usato male la mia indipendenza. Ho perso molte opportunità di visitare Vrindavan quando ogni mese ero solito volare a New Delhi. Sebbene avessi vissuto per undici anni a Mumbai non ho visitato neanche una volta il suo grande tempio ISKCON. Mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se avessi aderito prima alla coscienza di Krsna, ma comprendo anche che allora non ero pronto e che invece sono pronto ora. L’unica cosa positiva era stata che come assistente di volo avevo servito gruppi di devoti nei nostri voli tra l’India e la Germania, e spesso devoti che andavano negli Stati Uniti o ne tornavano.


La Protezione di Krsna

Nell’aprile del 2009, per la misericordia di Krsna e dei Suoi devoti, pubblicai il mio primo CD di canti per Krsna. Suonavo tutti gli strumenti e cantavo come solista e come accompagnatore. Il testo di cinque brani è stato tratto da scritti di persone sante del quindicesimo e sedicesimo secolo che erano stati grandissimi devoti di Krsna; perciò questo è stato un tributo alla loro opera.
Sento anche che poiché i miei genitori erano seguaci di Sri Visnu e l’ascolto delle glorie di Krsna ha fatto parte della mia infanzia, Egli mi ha protetto in tutte le mie scelte sbagliate. Egli ha fatto in modo che non facessi niente di drastico o che perdessi la mia vita nonostante abbia ceduto alla gratificazione dei sensi. Per esempio, mi sono trovato su due voli in cui si sono verificati incendi dei motori in volo. In uno di essi sedevo di fronte al motore che scoppiò proprio davanti a me. Alcuni miei colleghi furono coinvolti in un tentativo di dirottamento aereo che durò diciotto ore e uno di loro fatalmente fu ucciso. Ero stato proprio nel volo precedente a questo e perciò mi trovavo al sicuro nella mia stanza d’albergo quando ricevetti questa notizia. So che non c’è altra ragione se non la misericordia che Krsna mi ha usato per essere dove oggi sono.
La vita è molto fragile e può finire in ogni momento. La filosofia della coscienza di Krsna aiuterà ad affrontare questa realtà in modo tale che la paura di lasciare il corpo ti preoccuperà sempre meno. Si arriva a capire che questo mondo non è la nostra vera casa e si può altrettanto bene ricordare che saremo obbligati a lasciare il nostro ambiente. Perciò dovete essere sicuri che i vostri progetti e le vostre attività vi portino nella direzione giusta.
Sono grato ai miei genitori per i fondamentali insegnamenti spirituali che mi hanno dato. Come Krsna dice nella Bhagavad-gita (2.40), un piccolo passo verso questa via ci protegge dalla paura più temibile ed esso non va mai perduto.
Se i miei compagni di prima mi vedessero oggi, probabilmente non sopravvivrebbero a questo shock. Li inviterei alla festa della domenica e con gioia offrirei loro il Krsna prasadam – un modo meraviglioso per presentare loro la coscienza di Krsna.
Jaya Srila Prabhupada, fondatore e vita dell’ISKCON! Grazie per avermi aiutato a comprendere l’inutilità della vita materiale ed avermi messo sulla strada del ritorno a casa. Anche se ho un lungo percorso da fare, mi sento sereno avendo iniziato il mio cammino di ritorno, un passo alla volta.




DIVENTARE RICCHI CON 2 EURO AL GIORNO
Un’alternativa a visioni culturali non obiettive sulla povertà mostra come la gente con redditi bassi possa essere felice.
di Dhanesvara Dasa Foto di Dhanesvara Dasa & Maha-Visnu Dasa

Naturalmente le persone vedono tutto in termine del mondo a cui sono abituate. Questa distorsione si manifesta in molti modi, come quando le persone dei cosiddetti paesi ricchi si mettono a valutare e a fissare la soglia di povertà. Pensando che il reddito nominale determini la povertà, proiettano la loro idea sul resto del mondo. Guardano il mondo in termini di reddito e scoprono che più della metà dell’umanità è povera. Da buone anime quali sono, vogliono risolvere il problema.
Ma l’esperienza di una persona povera in un paese povero è la stessa di quella di una persona povera in un paese ricco? No. Come osservazione generale direi che la maggior parte delle persone dei paesi “poveri” vivono in un modo relativamente comodo mentre i poveri dei paesi “ricchi” no.
Ho incontrato degli abitanti di villaggi indiani che, secondo i dati delle Nazioni Unite (disporre di meno di un euro e venticinque centesimi al giorno), sarebbero da classificare come poveri e io, per esperienza diretta, posso dire che queste persone non pensano di essere povere o non sentono gli effetti della povertà come accadrebbe a una persona che avesse lo stesso reddito in America. Lo stesso vale per le persone “povere” che ho conosciuto nell’Europa orientale.
Qual è la differenza? In una parola, la cultura, che include valori e aspettative. Una casa in un villaggio indiano o ucraino è infinitamente diversa da una dei sobborghi urbani o suburbani dell’America o dell’Europa, ma lì le persone vivono felici come quelle più ricche che abitano in case di lusso. La stessa cosa vale per i loro bisogni quotidiani. Gli abitanti dei villaggi indiani e ukraini producono una gran parte del loro cibo. Essi hanno anche minori esigenze per gli abiti rispetto agli occidentali e minori necessità finanziarie per cose come la macchina, l’assicurazione o beni di consumo voluttuari – perché nella loro cultura queste cose non sono una necessità. Tuttavia le Nazioni Unite vogliono cambiare la loro cultura e quella di molte altre persone nel mondo, per portarle ad un livello superiore a quello della “povertà” assicurandosi che abbiano un reddito superiore a due euro al giorno. Questo sembra uno scopo lodevole, ma forse dovremmo soffermarci a considerare quali siano i possibili effetti di avere una maggiore disponibilità di denaro.
Ne è un esempio un avvenimento recente. L’antropologa Helena Norberg-Hodge è stata la prima donna straniera ad ottenere il permesso di stabilire la propria residenza a Ladakh nel Kashmir. Fin dagli anni ’70, ella ebbe il privilegio di viverci sei mesi all’anno per tre decenni e potè conoscere e documentare la vita nei villaggi tradizionali prima dell’intrusione della cultura occidentale. I ladakhi vivevano di un’economia sostenuta dall’agricoltura. Sebbene non fosse una vita facile secondo gli standard occidentali, con evidente gioia essi affrontavano i loro bisogni basilari a livello fisico, sociale, spirituale e creativo nella sicurezza di una comunità che se ne prendeva cura e li condivideva con loro. La loro felicità non dipendeva dal reddito o dalle proprietà; veniva sperimentata semplicemente come un fatto di vita quotidiana. Mutuamente dipendenti l’uno dall’altro, gli abitanti dei villaggi mantenevano un profondo rispetto per i bisogni fondamentali reciproci. E l’accettazione delle limitazioni naturali dovute all’ambiente permetteva loro di non smarrire i veri valori.
Al tempo di queste osservazioni, i ladakhi potevano essere considerati poveri secondo gli standard internazionali perché il loro reddito era minimo e la maggior parte dei loro bisogni era soddisfatta da prodotti fatti a mano. Tuttavia era un popolo soddisfatto e gioioso, ma qualcosa cambiò la situazione.
Norberg-Hodge spiega che furono i turisti a portare la povertà a Ladakh:

Un turista occidentale spende più denaro in un giorno di quanto possa spendere una famiglia ladakhi in un anno. Vedendo questo, i ladakhi improvvisamente si sentirono poveri. Il nuovo confronto creò un gap che prima non era mai esistito perché nella tradizionale ladakhi le persone non avevano bisogno di denaro per condurre una vita ricca e piacevole. La società ladakhi si basava sull’aiuto reciproco e sulla cooperazione; nessuno aveva bisogno di denaro per il lavoro, il cibo, il vestiario o la casa… Nell’economia tradizionale, i ladakhi sapevano che dovevano dipendere dalle altre persone e che a loro volta gli altri dipendevano da loro. Nel nuovo sistema economico, la preesistente interdipendenza si disintegra insieme con i tradizionali livelli di tolleranza. Al posto dei sistemi di cooperazione che andavano incontro alle loro necessità, la competizione e la mancanza di danaro diventano determinanti per la sopravvivenza. Forse il più tragico di tutti i cambiamenti che ho osservato a Ladakh è il circolo vizioso in cui l’insicurezza individuale contribuisce a indebolire i legami della famiglia e della comunità, che a sua volta fa ulteriormente vacillare l’autostima individuale. Il consumismo gioca un ruolo centrale in tutto questo processo, poiché l’insicurezza emotiva genera un forte desiderio di uno status symbol materiale. La necessità di riconoscimento e di accettazione alimenta la spinta ad acquisire proprietà che presumibilmente ti faranno sentire di essere qualcuno.
È doloroso vedere le persone che comprano cose per essere ammirate, rispettate e in ultima analisi amate, quando in realtà l’effetto è quasi sempre l’opposto…[Esse sono] messe da parte, il che aumenta il bisogno di essere accettate. *

Ironia della sorte, fu il denaro a portare la povertà a Ladakh. Prima dell’arrivo degli occidentali con un sacco di denaro da spendere, i ladahki non si consideravano poveri, sebbene il loro reddito fosse probabilmente inferiore a un euro e venticinque centesimi al giorno. Soltanto il confronto con questi stranieri – per quello che possedevano e per come vivevano – fece sì che i ladakhi cominciassero a vedere se stessi sotto una luce differente, a sentirsi poveri e bisognosi di ciò di cui prima non avevano bisogno: il denaro e tutto ciò che con esso si può comprare. Purtroppo, nello stesso tempo essi compravano alienazione e isolamento.
In altre parti del mondo, i nostri pregiudizi culturali ci fanno desiderare di eliminare la povertà nel senso che sappiamo. Ma com’è accaduto ai ladakhi, questo non creerà semplicemente povertà dove prima non esisteva? Uno degli Scopi dello Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, l’eliminazione della povertà a livello globale, comprende questi tre obiettivi:
1. Ridurre alla metà, tra il 1990 e il 2015, la percentuale delle persone il cui reddito è inferiore a un euro
al giorno.
2. Garantire un impiego a tempo pieno e produttivo e un lavoro decente a tutti, compresi le donne
e i giovani.
3. Dimezzare, tra il 1990 e il 2015, la percentuale delle persone che soffrono la fame.

Sebbene sembrino obiettivi validi, essi appartengono a visioni culturali non obiettive; fissandone l’approccio, limitano i mezzi per ottenerli. Il modo in cui gli obiettivi vengono proposti presuppone un modello di sviluppo economico di produzione per un’economia di mercato e impieghi per le persone che essi desiderano aiutare. I loro sforzi sono sinceri e l’anno scorso, in un resoconto piuttosto vago, il Segretario Generale delle Nazioni Unite disse che sebbene fossero stati fatti “progressi significativi”, erano necessari urgenti e maggiori sforzi per poter raggiungere gli obiettivi del 2015. Per realizzare la meta prefissa sono stati investiti centinaia di milioni di euro, ma se fossero rimossi i pregiudizi culturali, questi stessi obiettivi potrebbero essere raggiunti con somme di denaro molto inferiori.

Un’Alternativa che ha Funzionato

Negli ultimi cinquant’anni, sono falliti quasi tutti i modelli di sviluppo per portare l’Africa sub-sahariana a un livello di competitività in un mercato internazionale e per garantire allo stesso tempo alle persone il lavoro necessario, ma gli sforzi di un giovane hanno capovolto tutti questi concetti di sviluppo a livello internazionale. Un devoto di Krsna della seconda generazione, Alexander Petroff,* di venticinque anni, si presentò con una proposta al Governo della Repubblica Democratica del Congo, dilaniato dalle guerre e dalla crisi economica. Il governo acconsentì alla sua proposta e gli concesse quaranta ettari di terra su cui la sua organizzazione, Working Villages International (WVI), realizzò un modello di sviluppo chiamato Villaggio Autosufficiente. Questo tipo di villaggio si basa sulle due idee dello swadeshi e dell’agricoltura sostenibile. Il principio dello swadeshi di Gandhi si riferisce alla produzione locale da destinarsi al consumo locale – le persone producono per i propri bisogni. Secondo il principio dello swadeshi, gli abitanti del villaggio sono i primi e i principali fruitori di qualunque cosa venga realizzata o prodotta nel villaggio. Le eccedenze possono essere vendute. Con questo concetto, perlomeno le persone hanno un lavoro e possono nutrirsi. L’agricoltura sostenibile è basata sull’uso di metodi biologici, senza apporti dall’esterno e sull’uso di buoi per arare anziché di trattori assetati di benzina.
Con una disponibilità iniziale di settantamila euro provenienti da donazioni private, in due anni il WVI ha impiegato 400 persone che sostengono 350 famiglie e ha prodotto oltre 22 tonnellate di riso al mese, divenendo così il secondo maggior produttore di riso della provincia. Essi inoltre coltivarono tonnellate di vegetali. Invece di risolvere i sintomi dei problemi, il Villaggio Autosufficiente affrontò alla radice le cause della fame, della mancanza di lavoro e della violenza seguendo un modello di sviluppo che può essere adattato a qualsiasi parte del mondo. Perciò, in due anni e non in quindici, un giovane lavorando con gli abitanti del luogo, con un modestissimo bilancio ha raggiunto non solo gli obiettivi economici del MDG ma anche molti altri obiettivi.
Invece di fare i salti mortali per disporre di un reddito, perché non adeguare la propria cultura eliminando l’esigenza di apporti esterni? Questo è più facile perché in molte parti del mondo esiste già una cultura semplice. Noi, però, dovremo combattere una battaglia molto difficile se ci proponiamo di modificare le posizioni culturali delle persone attraendole verso il consumismo, verso lavori che le obbligano a spostarsi ogni giorno e a cambiare il loro stile di vita in uno di dipendenza artificiale dagli altri. Infatti, la scelta di quest’ultimo modello consente la realizzazione di obiettivi economici esterni, ma la gente sarà meno felice e avrà minor sicurezza, come è accaduto ai ladakhi dopo l’arrivo della cultura occidentale.
Seguire il Modello di Prabhupada

Modificare la nostra cultura scegliendo la semplicità è il modo più facile per acquisire felicità e sicurezza. Questo è quello che il fondatore-acarya dell’ISKCON, Srila Prabhupada, consigliò di fare ai suoi discepoli. Egli la chiamò vita semplice e pensiero elevato – vivere semplicemente avendo sufficiente cura per le necessità del corpo e raccogliere i benefici di questo modo di agire, compreso quello di disporre di tempo da dedicare ad attività di realizzazione del proprio sé. In tutto il mondo i devoti di Krsna hanno sperimentato la soddisfazione che deriva dal servizio di devozione al Signore Supremo. Se usiamo bene il nostro tempo per l’adorazione del Signore, una vita semplice può anche essere appagante e soddisfacente.
“Ma,” potremmo contestare, “non possiamo tornare tutti alla semplice vita di una piccola comunità agricola. Non è possibile!”
Naturalmente non potranno farlo tutti, ma molti certamente, specialmente quelli che non l’hanno mai lasciata e sono tanti. E perché no, se possono sentirsi al sicuro e appagati? Avendo vissuto in villaggi indiani e ukraini, ho trovato che non è così difficile e che ci sono molti aspetti piacevoli della vita in un villaggio, impossibili da trovare nelle città.
Ora abito in una semplice casa di tre stanze in un villaggio vicino a Novo Vodolaga in Ukraina a circa un’ora di auto dalla città di Kharkov. Questo è il luogo della nostra comunità di sviluppo eco-spirituale, Gitagrad. Le case di questo villaggio, costruite circa cinquanta anni fa durante il regime sovietico sono state realizzate per un modo di vivere semplice. Una stufa centrale a legna viene usata sia per cucinare sia per riscaldare. In casa non c’è acqua corrente, il che significa non avere la stanza da bagno e la toilette si trova all’esterno. Tagliamo la legna e andiamo a prendere l’acqua – tipico esempio di vita semplice in tutto il mondo. Perché io, un americano abituato alle comodità moderne, vivo in queste condizioni “primitive”? Perché voglio seguire le istruzioni del mio maestro spirituale, Srila Prabhupada, che voleva che i suoi discepoli vivessero semplicemente, per aver tempo per la coscienza di Krsna e per imparare direttamente le difficoltà e i vantaggi di questo modo di vivere. Avendo vissuto nei villaggi ukraini per circa un anno, posso dire che dopo aver accettato questo modo semplice di vivere ed essermi adattato, non lo trovo né difficile né oneroso se paragonato a uno standard più moderno. Una delle ragioni per vivere in un villaggio è liberarsi dalle influenze della passione (rajo-guna) e dell’ignoranza (tamo-guna) che disturbano la mente, distraendoci dalla realizzazione del sé. Se ho imparato qualcosa dalla mia esperienza nel villaggio, è la quasi completa libertà da rajo-guna e tamo-guna che la caratterizzano. La vita nel villaggio è autoregolata, basata sulle esigenze dell’agricoltura e delle mucche. Esse hanno i loro tempi a cui dobbiamo adattarci, invece di cercare di adattare a noi le circostanze esterne, come facciamo generalmente nella vita artificiale della città.
Il nostro sforzo qui è vivere semplicemente secondo la coscienza di Krsna, procurandoci con un’economia naturale quello che normalmente viene acquistato La natura ha la propria economia, che è forte e ha capacità di recupero. La mucca non fa pagare il suo latte e non sciopera. Madre Terra non chiede niente in cambio dei suoi doni. Tutte e due donano liberamente, per amore, e tutto quello che chiedono è cura e reciprocazione. Se noi ci curiamo di loro e le trattiamo in modo adatto, esse continueranno ad offrirci i loro doni nonostante quello che succede nel mondo degli uomini.
Questo è ciò che ho chiamato Economia Spirituale, come spiego nel mio libro che porta lo stesso titolo. L’Economia Spirituale tratta dell’economia del donare creata dal Signore – un’economia di affettuosa reciprocazione che non richiede denaro, che è una creazione artificiale dell’uomo moderno. In realtà, noi cerchiamo di incrementare sempre più la nostra economia spirituale e quando potremo arrivare al punto di vivere in perfetto accordo con essa, avremo raggiunto i nostri obbiettivi. Per ironia, quando ci arriveremo, avremo raggiunto quello che le Nazioni Unite considerano una stato di povertà, poiché vivremo con meno di due euro al giorno. Noi però pensiamo che invece di essere una tragedia sociale, sia un successo meraviglioso.
Come la povertà anche il concetto di ricchezza è una valutazione culturale. Non tutta la ricchezza si misura con il denaro. In realtà la ricchezza si misura meglio con la felicità e l’appagamento personale. Noi pensiamo che le esperienze interiori e non tangibili di felicità e appagamento sono obiettivi più meritevoli da perseguire di un reddito esterno di due euro al giorno e perfino di cinquecento euro al giorno. Se possiamo vivere in modo semplice e naturale in coscienza di Krsna, allora saremo molto ricchi.

Dhanesvara Dasa ha conseguito una laurea in ingegneria all’Università della Florida nel 1973 e nello stesso anno si è unito all’ISKCON a Gainesville. Negli ultimi cinque anni ha vissuto e insegnato la coscienza di Krsna nell’Europa orientale. Il suo libro Lezioni d’Economia Spirituale tratte dalla Bhagavad-gita: Parte 1, Capire e Risolvere il Problema Economico è disponibile sul suo website (www.spiritual-econ.com).


CALENDARIO
Questo calendario è calcolato per la zona di Firenze. Le date, che derivano dal calendario lunare, possono variare per altre zone. Per ottenere le date esatte della vostra area collegatevi al sito www.krishna.com/calendar.
Poiché il Movimento Hare Kisna si basa sulla linea di maestri che discende da Sri Caitanya Mahaprabhu, il calendario include non solo date rilevanti per tutti i seguaci della tradizione Vedica, ma anche date riferite ai compagni del Signore e a preminenti maestri spirituali della Sua successione.


23 Ottobre –21 Novembre
(Mese di Damodara)
NOVEMBRE
2—Rama Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 6:53-10:16)

7— Diwali, il festival durante il quale i templi di Krsna sono illuminati con lampade ad olio. Govardhana Puja, il festival in cui si celebra l’adorazione della Collina Govardhana da parte dei residenti di Vrndavana e il sollevamento della Collina stessa da parte di Krsna.
Digiuno di cereali e legumi.
9—Anniversario della scomparsa di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, Acarya fondatore dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. I devoti celebrano questo giorno con ricordi personali di Srila Prabhupada e con letture dalla sua biografia. Digiuno fino a mezzogiorno, seguito da una festa di prasada.
13—Anniversario della scomparsa di Srila Srinivasa Acarya, grande seguace dei sei Gosvami.
17—Utthana Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 7:12-10:24)
Scomparsa di Srila Gaura-kisora Dasa Babaji, maestro spirituale di Srila Bhaktisiddhanta, maestro spirituale di Prabupada. Digiuno fino a mezzogiorno.
21—Sri Krsna Rasa-yatra. Ultimo giorno del mese di Damodara-vrata e di Caturmasya.
22 Novembre – 21 Decembre
(Mese di Kesava)
DICEMBRE
2—Utpanna Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 7:42-11:03)
17—Moksada Ekadasi
Digiuno di cerali e legumi.
(Rompere il digiuno 7:43-10:42)
Ricorre anche giorno in cui Krsna enunciò la Bhagavad-gita.
22 Dicembre – 19 Gennaio
(Mese di Narayana)
24—Anniversario della scomparsa di Srila Bhakti-siddhanta Sarasvati Thakura, maestro spirituale di Srila
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.
31—Saphala Ekadasi
Digiuno di cerali e legumi.
(Rompere il digiuno 7:48-10:35)
GENNAIO
5—Anniversario dell’apparizione di Srila Locana Dasa Thakura, grande devoto di Krsna conosciuto per le sue canzoni devozionali in Bengali.
7—Anniversario della scomparsa di Srila Jiva Gosvami, uno dei sei Gosvamis di Vrndavana.
15—Putrada Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 10:24-10:51)


I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Le Espansioni dell’Illusione
La seguente conversazione tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada ed alcuni suoi discepoli ebbe luogo nel giugno del 1974 durante una passeggiata mattutina a Parigi.

Srila Prabhupada: Qual è secondo te il significato della parola maya?
Discepolo: Attribuire valore a qualcosa senza vederne la relazione con Krsna.
Srila Prabhupada: Sì. Il significato della parola maya è spiegato molto bene nello Srimad-Bhagavatam [2.9.34]:

rte’rtham yat pratiyeta
na pratiyeta catmani
tad vidyad atmano mayam
yathabhaso yatha tamah

Considerare qualcosa indipendente da Krsna è maya, l’illusione, perché in questo modo dimentichiamo la realtà originale e riteniamo molto importante il suo riflesso. Per esempio, supponiamo che il sole si rifletta nell’acqua e poi illumini la parete. Se consideriamo molto importante la luce riflessa sulla parete e dimentichiamo il sole, la realtà originaria, questo è maya.
[Srila Prabhupada indica alcuni edifici vicini] Questi edifici furono costruiti senza pensare a Krsna, ma le persone ne rimasero molto entusiaste. Ora tutto quello che ne rimane sono le rovine. Così l’energia usata per costruire questi edifici è maya e l’entusiasmo che ora hanno le persone per visitare questi resti – anche questo è maya. Tutto ciò è un’espansione di maya, dell’illusione.
Discepolo: I parigini potrebbero lamentarsi del fatto che tu non apprezzi queste realizzazioni architettoniche?
Srila Prabhupada: No, noi apprezziamo moltissimo l’intelligenza dell’architetto, ma se quando si costruisce un grande edificio ci si dimentica di Krsna, questo è maya. Il caso contrario è la realtà. Se gli abitanti di Parigi avessero installato Krsna in questi edifici, come sarebbe stato bello! La gente avrebbe cantato, danzato e preso prasadam ogni giorno. Non ci sarebbe stata assolutamente maya. Questi grandi edifici avrebbero dovuto essere luoghi in cui le persone adoravano Krsna, invece vi adorano ossa, qualche ossa di morto..
Discepolo: Alle persone si dovrebbe insegnare che tutto appartiene a Krsna.
Srila Prabhupada: È una realtà che tutto appartiene a Krsna. Perché non lo capiscono?
Discepolo: Quando diciamo: “Tutto appartiene a Krsna,” essi dicono: “Noi non sappiamo chi è Krsna.”
Srila Prabhupada: Questa è una sciocchezza. Può darsi che tu non sappia che tutto appartiene a Krsna, ma sai che appartiene a qualcuno che non sei tu. Si può chiamare Krsna o in un altro modo – ciò non ha importanza – ma niente appartiene a te. Come puoi negarlo? Supponi che io venga a Parigi e mi trattenga per una settimana. Ciò significa che Parigi è mia? Nello stesso modo tu provieni dal ventre di tua madre e rimani nel mondo, diciamo, per ottanta anni. Questo significa che il mondo è tuo?
Allora perché dici: “Questa è la Francia, “Questa è l’Europa,” “Questa è l’America,” “Questa è la mia nazione”? Questa terra c’era prima della tua nascita e quando te ne andrai rimarrà qui. Allora come puoi dire che è tua? Qual è la risposta?
Discepolo: La terra appartiene alla persona che l’ha creata.
Srila Prabhupada: E chi l’ha creata?
Discepolo: La natura.
Srila Prabhupada: Che cosa è questa natura?
Discepolo: La forza vitale che opera dietro di essa?
Srila Prabhupada: La natura è l’energia di Krsna (mayadhyaksena prakrtih suyate sa-caracaram [Bhagavad-gita 9.10]) Quindi tutto è stato creato da Krsna e tutto appartiene a Krsna.
Discepolo: Srila Prabhupada, le Scritture insegnano che in realtà noi siamo minuscole anime spirituali – una decimillesima parte della punta di un capello – eppure siamo così presuntuosi che pensiamo. “Io sono Dio” o “Io sono il controllore della natura materiale”. Com’è possibile avere questa illusione?
Srila Prabhupada: Perché hai una concezione materiale della vita. Non sai di essere una minuscola anima spirituale, una particella di coscienza. Tu pensi: “Io sono questo grosso corpo grasso,” Proprio come un cane pensa: “Io sono un bulldog forte”. Si tratta della stessa illusione.
Discepolo: Il materialista però insisterà nel dire che agisce indipendentemente da Dio.
Srila Prabhupada: Come può essere indipendente da Dio? Napoleone voleva compiere la sua impresa, conquistare l’Europa, ma fu scacciato dalla sua posizione. Era una persona potente, ma non gli fu consentito di raggiungere il suo scopo. Come poteva pensare di essere indipendente da Dio? Questo è da sciocchi. Era soggetto a essere scacciato dal suo corpo in qualsiasi momento, eppure continuava a pensare: “Io sono indipendente”. In che cosa consisteva la sua indipendenza? Era soltanto stupidamente presuntuoso. E ora, dopo essere stato scacciato dal suo corpo, se ha preso quello di un cane o di un gatto, quale beneficio ha tratto da tutte le sue attività passate? Nella Bhagavad-gita [3.27] Krsna dice: prakrteh krimanani gunaih karmani sarvasah: “Tutto si svolge ubbidendo alle severe leggi della natura.” Ma noi siamo così sciocchi che pensiamo di essere indipendenti.
Discepolo: Srila Prabhupada, nella Bhagavad-gita Krsna dice che qualunque cosa pensiamo al momento della morte determinerà la nostra nascita successiva. Allora è vero che le forti impressioni accumulate nella mente di un materialista lo costringeranno a riprendere un altro corpo?
Srila Prabhupada: Sì.
Discepolo: E un devoto non accumula impressioni nella mente?
Srila Prabhupada: No. Egli ha delle profonde impressioni nella mente; le sue impressioni mentali riguardano Krsna. Egli pensa sempre a Krsna. Per esempio, possiamo essere propensi a creare un bel parco come questo. Abbiamo delle energie creative. Perciò ci viene consigliato, nirbandhah krsna-sambandhe: create per Krsna. Anche in India sono stati costruiti grandi edifici simili a fortezze, ma sono templi per l’adorazione di Krsna. Se le persone che hanno realizzato questo parco avessero usato le proprie energie per dedicarlo a Krsna, ne sarebbero stati purificati. Ma poiché questo parco ha semplicemente lo scopo di soddisfare i sensi, noi sappiamo che le persone che lo costruirono erano soggette alle leggi della natura. Così aumentarono la loro contaminazione materiale. Potete creare moltissime cose, ma se venite contaminati dalle tre influenze della natura materiale e dovete accettare il corpo di un gatto o di un cane, qual è il beneficio per voi?


ASTANGA-YOGA, KUNDALIN?, E BHAKTI
Un esame attento del percorso del sistema tradizionale dello yoga dimostra perché non è adatto all’era moderna.
di Jahnudvipa Dasa

IL PERCORSO del sistema classico dello yoga contenuto nella tradizione vedica è lungo e rigoroso. Ideato dall’antico saggio Patanjali, questo sistema è detto astanga-yoga o sistema yoga composto di otto parti. È un metodo scientifico e psichico per elevare gradualmente la coscienza a livelli più alti di consapevolezza che culminano nel samadhi. A questo livello il sé, che ha realizzato la sua vera natura, abbandona il suo guscio mortale ed entra nello stato liberato. Le otto fasi progressive del sistema astanga-yoga sono yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi. Descriverò brevemente ciascun livello per confrontare poi l’astanga-yoga con il bhakti-yoga.

Yama e Niyama

I primi due principi, yama e niyama, rappresentano quello che si deve fare e quello che non si deve fare e sono applicabili non solo allo yoga, ma a tutti gli aspetti della vita, perché senza considerare se si desideri il successo a livello materiale o spirituale, la parola chiave è rinuncia. Non è possibile soddisfare i nostri desideri o raggiungere lo scopo della vita senza praticare qualche rinuncia. La nostra vita in pratica lo conferma. Quando ero bambino avevo un amico che metteva da parte la paghetta. Invece di spenderla in dolci o andare al cinema, come tutti noi invariabilmente facevamo, egli la conservava e alla fine i suoi risparmi gli permisero di acquistare un’attrezzatura stereo. Ne rimasi molto colpito. Per quanto mi riguardava era una cosa praticamente incomprensibile perché non ho mai saputo risparmiare il denaro. Ho sempre speso immediatamente tutto ciò che avevo.
In seguito questo mio amico riuscì a divenire un medico di successo. Al liceo e all’università, mentre i suoi amici uscivano per partecipare alle feste e a divertirsi, egli restava a casa a studiare per prepararsi agli esami. Allora compresi che per ottenere successo a lungo termine, si deve rinunciare a molti piaceri immediati. Per ottenere una posizione migliore nella vita da adulti, si deve rinunciare ai molti piaceri immediati che siamo spinti ad inseguire da giovani. In altre parole, si deve praticare la rinuncia. Dobbiamo essere capaci di controllare i nostri sensi. Senza il controllo dei sensi non possiamo avere successo né a livello materiale né spirituale.
Il controllo dei sensi è il traguardo preliminare di ogni vero sistema yoga e nell’astanga-yoga questo si realizza in modo accurato e sistematico. Yama, il primo livello, significa evitare ciò che impedisce l’ottenimento del risultato. Per esempio, si devono abbandonare abitudini come il sesso illecito, la TV, il cinema, gli intossicanti e alcuni cibi, come carne, pesce e uova. Queste cose contaminano la coscienza, allontanano l’attenzione dal sé e la spostano sulle richieste fisiche del corpo e su altri fattori esterni.
Nyama, il secondo livello, riguarda le attività benefiche – la meditazione giornaliera, le ritualità, gli esercizi – che si devono compiere per raggiungere lo scopo ultimo dello yoga, l’unione con il Supremo.
È decisivo per uno yogi che vuol praticare l’astanga-yoga evitare ad ogni costo l’attività sessuale. In questa pratica non è possibile avanzare senza una completa astinenza. Nella vita materiale comune i piaceri per la massima parte vengono ricercati fuori di noi. Cerchiamo la felicità del corpo o della mente collegando i nostri sensi con oggetti o corpi all’esterno di noi oppure cerchiamo una gratificazione mentale sotto forma di nome, fama, distinzione e potere. Il sistema dell’astanga-yoga però permette di accedere a piaceri più intensi propri dell’anima. Prima però che si possa accedere a questo piacere nascosto, ci si deve trattenere dall’impegnare i sensi nel mondo esterno. In altre parole, nel sistema dello yoga, la felicità ricercata non è quella che nasce dalla gratificazione dei sensi. Questa non è da considerarsi vera felicità perché inevitabilmente porta alla sofferenza.

ye hi samsparsa-ja bhoga
duhkha-yonaya eva te
ady-antavantah kaunteya
na tesu ramate budhah

“La persona intelligente si tiene lontana dalle fonti della sofferenza, determinate dal contatto dei sensi con la materia. O figlio di Kunti, tali piaceri hanno un inizio e una fine, perciò l’uomo saggio non se ne compiace.”
(Bhagavad-gita 5.22)

Le Asana

Così si arriva al terzo livello, le asana, noto come hatha-yoga alla maggior parte degli occidentali. Questa disciplina prepara il corpo a rimanere in varie posizioni per lunghi periodi. L’effetto secondario è rappresentato da un corpo sano e snello, ma il vero scopo è quello di educare gradualmente il corpo a restare nella stessa posizione per ore o per giorni e alla fine anche per mesi ed anni. Se una persona non è capace di stare seduta nella posizione del loto per ore e per giorni senza muoversi e senza sentirsi scomodo non può per esempio accedere con successo alla kundalini (un approfondimento sarà dato in seguito).

Pranayama

Dopo anni e anni di pratica, lo yogi che ha educato il corpo ad avere la padronanza delle asana o del sistema dell’hatha-yoga, nello stadio successivo, il pranayama, comincerà a lavorare sulla respirazione. Lo scopo del pranayama, in parole semplici, è quello di rallentare gradualmente il ritmo della respirazione. La tradizione vedica insegna che la durata della vita per tutti gli esseri viventi è programmata per un certo numero di respiri. Rallentando il ritmo della respirazione, gli yogi avanzati possono prolungare la loro vita di anni – o anche di decine di anni o di secoli. Questo è necessario perché diventare adepti delle varie discipline del sistema dell’astanga-yoga richiede molto tempo.
Lo Srimad-Bhagavatam riporta la storia di un principe di nome Dhruva Maharaja che si recò nella foresta per praticare questa disciplina allo scopo d’incontrare Sri Visnu. Egli praticò lo yoga in modo così determinato che alla fine si nutriva solo di foglie. Rimase in piedi su una gamba per praticare il pranayama, riducendo gradualmente la frequenza del suo ciclo di respirazione fino ad inspirare ed espirare solo una volta ogni sei mesi.
Il vero scopo del pranayama però è più elevato del semplice prolungamento della vita. Il vero scopo è essere capaci di sedere in trance per meditare prima sul prana (aria vitale) e sui cakra (centri energetici), poi su il sé interiore ed infine sull’Anima Suprema nel cuore. Allungando gradualmente il ciclo della respirazione si possono controllare le azioni del corpo e della mente. Se la mente diventa serena, si può passare dall’impegno nel mondo esterno alla concentrazione interiore. Noi tutti conosciamo l’espressione “Fai un respiro profondo” che serve a calmare la mente. E funziona.

Pratyahara

Lo yogi che ha acquistato padronanza del respiro (come dice la Gita, “fondendo l’aria espirata con quella inspirata”) è pronto per accedere al terzo livello. A questo livello, chiamato pratyahara, i sensi vengono distolti da tutti gli impegni esterni. Il sé sposta la consapevolezza dal mondo fisico al mondo interiore della mente. I sensi, assorti nel contatto con gli oggetti e le relazioni del mondo fisico, vengono costretti a distaccarsi per concentrarsi sul mondo psichico interiore. Il mondo della mente è sottile. Alcuni lo chiamano piano astrale. Nel pratyahara la coscienza passa dall’assorbimento sul piano fisico esterno a quello psichico interiore. Trascendentale o superiore ad entrambi questi livelli è il piano della coscienza pura, a cui lo yogi tende con forza.

Dharana

Con un’ulteriore e difficile pratica, gli yogi capaci di mantenere la concentrazione della propria coscienza progrediscono al livello di dharana, fissità completa sul mondo sottile interiore della mente. Tutti gli impegni dei sensi sono cessati e lo yogi percepisce solo la mente. Non c’è percezione del suono, del tatto, della forma, del gusto o dell’odore e perciò manca qualsiasi consapevolezza del mondo esterno. Il dhyana, la meditazione, si ottiene solo quando si realizza il livello di dharana.

Dhyana

Nel mondo moderno le persone usano correntemente il termine meditazione per descrivere praticamente ogni tipo di concentrazione. Alcuni pensano perfino che semplicemente stare seduti, rilassarsi e lasciar vagare la mente sia meditazione. Oppure se sono un po’ più avanzati pensano che concentrarsi per cinque minuti su una fiamma o su un cerchio su una parete significhi meditare.
Facciamo notare però che nel sistema classico dello yoga descritto nella tradizione vedica, la meditazione non si può realizzare senza aver prima completamente eliminato tutti gli impegni esteriori dei sensi e aver concentrato la coscienza sul sé. Solo allora si può avanzare al livello di dhyana o meditazione.
Ora lo yogi comincia a meditare – e scopre l’anima, il vero osservatore interiore. L’anima finalmente osserva il proprio sé come un’illuminante particella di coscienza all’interno del cuore. Mentre comprende che questo è il vero sé, lo yogi maturo vede anche Krsna nella forma di Anima Suprema, che vive nel cuore di ogni essere vivente. A volte l’orgoglio o una conoscenza insufficiente porta lo yogi a scambiare l’Anima Suprema con il proprio sé e a concludere che egli stesso è il Supremo. Lo yogi che cade in questo errore non raggiungerà Vaikuntha, i pianeti spirituali dove i devoti servono eternamente il Supremo e non andrà oltre al Brahman impersonale, la radiosità spirituale del Signore. Perciò lo yogi che scopre Dio nel suo cuore può o mantenere una posizione di umiltà arrendendosi a Lui o raggiungere qualsiasi risultato fino alla liberazione dal mondo materiale. Questa è la prova finale dello yogi: ottenere una posizione materiale più elevata fondendosi nel Brahman o diventare servitore di Dio. A questo punto qualunque sia la scelta dello yogi essa verrà realizzata.

Samadhi

Lo yogi ora ha raggiunto il livello detto samadhi, l’obiettivo finale della meditazione ed è pronto a lasciare il corpo attraverso il metodo a volte chiamato il risveglio della kundalini. Lo yogi spinge l’anima ad uscire dalla parte più alta del cranio e va dove è fissata la sua coscienza in quel momento. Alcune storie di yogi riportate nella letteratura vedica dimostrano che l’energia che viene liberata in questo modo è così grande che il corpo a volte viene consumato dal fuoco. Dallo Srimad-Bhagavatam apprendiamo che quando il re Dhrtarastra si recò nella foresta per lasciare il corpo in questo modo, fece incendiare la foresta. Fu in questo fuoco che sua moglie, Gandhari, e la regina Kunti, la madre dei Pandava, entrarono insieme per liberarsi dai loro corpi mortali. Solo quando si è raggiunto il livello di samadhi si può cominciare a risvegliare la kundalini. Lo yogi spinge l’aria vitale (prana) dal mulacakra, il più basso dei cakra, a salire gradualmente attraverso gli altri cakra del corpo fino a raggiungere il cakra del cuore. Da questa posizione l’anima si eleva al più alto dei cakra, situato alla sommità del cranio. Spingere il prana verso l’alto attraverso i vari cakra realizza il risveglio della kundalini. Quando la kundalini sale, la pressione all’interno del corpo diventa così grande che lo yogi deve usare le tecniche apprese delle asana e del pranayama per chiudere tutte le aperture del corpo evitando che l’anima sfugga attraverso una qualsiasi di esse. La letteratura vedica chiama il corpo “la città dalle nove porte” (l’ano, i genitali, la bocca, le due narici, i due fori degli orecchi e i due occhi).
La pratica di questo tipo di yoga è estremamente difficile nell’era moderna. Gli yogi del passato andavano nella foresta per praticare l’astanga-yoga e lasciare il corpo.
Lo Yoga del Canto

Per ottenere la perfezione spirituale nell’era attuale, il Kali-yuga, la letteratura vedica non consiglia l’astanga-yoga che è una pratica molto difficile. Essa consiglia invece il semplice, sublime metodo del canto del maha-mantra Hare Krsna che può essere praticato ovunque, anche in un’abitazione nel centro di una città. In effetti una persona può trarre maggior beneficio dal canto dei santi nomi del Signore stando seduto in un appartamento di città anziché sull’Himalaya a praticare l’astanga-yoga per 100.000 anni, la durata normale della vita delle persone nel Satya-yuga, quando questa pratica costituiva la normalità.
Krsna nella Bhagavad-gita afferma che praticando il bhakti-yoga si possono ottenere tutti i risultati realizzati praticando qualsiasi altro tipo di yoga. Lo Srimad-Bhagavatam (12.3.52) a sua volta afferma:

krte yad dhyayato visnum
tretayam yajato makhaih
dvapare paricaryayam
kalau tad dhari-kirtanat

“Qualsiasi risultato si poteva ottenere nel Satya-yuga con la meditazione su Visnu, nel Treta-yuga con il compimento di sacrifici e nel Dvapara-yuga con il servizio ai piedi di loto del Signore, può essere ottenuto nel Kali-yuga col semplice canto del maha-mantra Hare Krsna.”
Le persone dell’era attuale sono solo troppo disturbate per sedersi a praticare l’antico sistema dello yoga. Forse pochi yogi possono ancora recarsi sull’Himalaya, sedersi isolati in una grotta in montagna a praticare questo metodo, ma generalmente per le persone questo non è possibile. Né ci sono insegnanti qualificati per guidare uno studente sincero in questo metodo yoga.
La differenza fondamentale tra il sistema astanga-yoga e il sistema bhakti-yoga è che nel primo gli yogi cercano di elevarsi con i loro sforzi mentali e intellettuali. Nel bhakti-yoga si chiede a Krsna di raccoglierci e riportarci da Lui. Srila Prabhupada paragonava la differenza tra i due metodi al diverso modo con cui un gattino e una scimmietta vengono trasportati dalle loro rispettive madri. La piccola scimmia si tiene a sua madre con le sue forze. Quando la scimmia madre salta qua e là, da un albero all’altro, il suo piccolo può perdere la presa e cadere a terra. Il gattino invece, che viene portato in salvo da sua madre, dipende solo dalla forza della madre. Nello stesso modo il bhakti-yogi, consapevole di non aver alcun potere senza Krsna, dipende esclusivamente da Lui. Gli astanga-yogi si sforzano di attraversare l’oceano della sofferenza materiale con le proprie forze e non hanno alcuna garanzia di riuscirci. Colui invece che si arrende a Krsna può facilmente superare l’ignoranza.

daivi hy esa guna-mayi
mama maya duratyaya
mam eva ye prapadyante
mayam etam taranti te

“Questa Mia energia divina, costituita dalle tre influenze della natura materiale è difficile da superare, ma coloro che si abbandonano a Me ne varcano facilmente i limiti.”
(Bhagavad-gita 7,14)
Il bhakti-yoga è una pratica infinitamente più facile e sicura di quella di manipolare il prana e i cakra per far passare l’anima dalla sommità del cranio nel momento finale. Nel bhakti-yoga Krsna aiuta il Suo devoto a raggiungere la meta finale.


Jahnudvipa Dasa si unì all’ISKCON nel 1982 a Copenhagen. Ha dedicato il suo servizio alla distribuzione dei libri, a Radio Krishna e alla traduzione e correzione per il Bhaktivedanta Book Trust. Negli ultimi nove anni ha vissuto con sua moglie, Braja Sevaki Dasi, a Mayapur, dove disegna per libri e riviste dell’ISKCON.



CERCARE UN TESORO NEL PORTO DI SYDNEY
Un’allegra comitiva scopre una ricchezza duratura durante una crociera di quattro ore.
di Gaura Hari Dasa and Sri Prahlada Dasa

I raggi del sole danzavano sulle luccicanti acque blu del famoso porto di Sydney in Australia. Il Vagabond Spirit, un solido catamarano di oltre 30 metri, era attraccato sotto l’Harbour Bridge, capitano ed equipaggio pronti per salpare. Un uomo tarchiato con un cappello nero da pirata e una benda su un occhio dette loro il benvenuto con un sorriso ironico.
“Scopriremo grandi tesori durante questo viaggio, compagni di bordo,” disse, “ma tenete il rum sotto chiave!”
Storicamente la ricerca di tesori è stata un’attività popolare nel porto di Sydney. Nel diciottesimo secolo gli esploratori europei furono attratti dalle sue acque nel tentativo di farne una via d’accesso alla loro nuova colonia e a tutte le ricchezze che il subcontinente australiano teneva in serbo. Il primo governatore della colonia, Arthur Phillip, nel primo dispaccio spedito in Inghilterra lo definì “il più bel porto del mondo”.
Secoli dopo, ogni anno milioni di cercatori di tesori sono attratti dal porto di Sydney, promuovendo un turismo che sostiene un importante settore dell’economia australiana. Nell’anno che termina con il giugno 2009, l’Australia è stata visitata da cinque milioni e mezzo di turisti internazionali.
Sia a piedi sia con barche prese in affitto, i cacciatori di tesori cercano di sperimentare direttamente le bellezze naturali del porto di Sydney, con le sue spiagge sabbiose incontaminate, i suoi giardini botanici, i suoi affluenti e le sue isole tutte abitate da rare specie di animali selvatici.
Il bordo dell’acqua è abbellito da magnifiche strutture costruite dall’uomo, che ospitano alcuni dei più preziosi tesori nazionali. Tra questi, l’Opera House di Sydney a forma di vela, disegnata per rappresentare le vele della prima flotta degli esploratori europei, è quella che richiama il massimo interesse. Eventi, come i fuochi d’artificio della sera di Capodanno e la Sydney-Hobart Yacht Race, sono famosi per attrarre una folla internazionale.
Le cacce al tesoro organizzate per divertimento o per esercitazioni di squadra sono popolari tra gruppi di privati e impiegati aziendali. Vestiti da pirati si dividono in gruppi e seguono gli indizi lasciati intorno al porto di Sydney e ogni squadra cerca di essere la prima a trovare i tesori che consistono in vino australiano, cioccolata o buoni regalo.

Un Gruppo Speciale di cacciatori di tesori

Il Vagabond Spirit stava compiendo un viaggio di tipo diverso. L’organizzatore o capo, Vara-nayaka Dasa è anche il presidente del tempio ISKCON di Sydney. Indossando scherzosamente un cappello nero da pirata, sorrideva mentre si rivolgeva a più di duecento persone entusiaste del kirtana che gremivano il ponte principale.
“Benvenuti, compagni di bordo, alla Crociera del Kirtana di Sidney del 2010!” dichiarò.
La Crociera del Kirtana del porto di Sydney attira da tutta l’Australia i devoti di Krsna e i praticanti dello yoga che desiderano trovare il tesoro del canto del santo nome. Mentre la barca rollava dolcemente da una parte all’altra, i “compagni di bordo” si dondolavano a ritmo, alcuni in posizioni yoga con occhi chiusi e sorrisi beati, altri danzando, battendo le mani o suonando gli strumenti: karatala, mrdanga e armonium. Tutti cantavano il mantra Hare Krsna in risposta al cantante solista, Indradyumna Maharaja, sannyasi ed egli stesso moderno vagabondo spirituale, che da oltre trent’anni viaggia per diffondere il kirtana in tutto il mondo.
Dopo quarantacinque minuti di kirtana i devoti ascoltarono con interesse Indradyumna Maharaja che parlava delle avventure di Prabhupada e dei suoi discepoli per diffondere nel mondo la cultura del kirtana negli anni ’60 e ’70.
Fu Prabhupada che durante l’estate del 1966 introdusse il kirtana in occidente, guidando un gruppo di devoti che cantavano e danzavano sotto un albero del Tompkins Square Park di New York. In seguito egli mandò alcuni discepoli in Europa, dove ottennero l’appoggio dei Beatles, John Lennon e George Harrison, che lanciarono il kirtana Hare Krsna in un quarantacinque giri che ottenne il primo posto nelle classifiche musicali di tutto il mondo.
Oggi il kirtana costituisce un fenomeno diffuso in tutto il mondo, la sua popolarità va crescendo nelle sale di yoga e perfino in alcune chiese di tutto il mondo. Il 19 gennaio del 2009, il giorno precedente alla nomina del Presidente Obama, quattrocento persone entusiaste si riunirono nella Church of the Holy City di Washington D.C., che fa parte dello scenario della Casa Bianca. Qui esse cercarono di inaugurare una nuova era di speranza e di cambiamento con un festival di kirtana chiamato “Cantare per Cambiare”.

Risvegliare la Nostra Coscienza Originale

Secondo gli antichi testi Vaisnava, il kirtana risveglia la consapevolezza della nostra natura originale di esseri spirituali. Il corpo è la copertura esteriore dell’anima che è dentro, la vera persona.
Come entità spirituali noi siamo eterni, coscienti e pieni di gioia. Identificare erroneamente il corpo con il sé genera stati d’animo variabili di felicità e di sofferenza e anche l’esperienza della morte.
I testi vedici consigliano il kirtana come il mezzo più efficace per penetrare le coperture dell’identificazione materiale, per risvegliare la natura spirituale e gioiosa dell’anima e per ricollegarsi con il Supremo. Questo risveglio pone fine al ciclo di nascite e morti e fa ritornare il praticante, che ha avuto successo, nel mondo spirituale, dove il Signore Supremo viene glorificato con canti e danze gioiose. Il kirtana è dunque un principio spirituale eterno.
Circa cinquecento anni fa, Sri Caitanya dette grande risalto al maha-mantra Hare Krsna, “il più elevato di tutti i mantra”. Non è una preghiera per ottenere vantaggi materiali o la liberazione spirituale, ma una preghiera disinteressata che esprime l’amore per Dio.
La Caitanya-caritamrta (Adi-lila 17.22) afferma: “In quest’età di Kali, il santo nome del Signore, il maha-mantra Hare Krsna, è l’incarnazione di Sri Krsna. Col semplice canto del santo nome si entra in contatto con Lui direttamente. Chiunque faccia ciò è sicuramente liberato [dall’esistenza materiale].”
Rupa Gosvami, discepolo di Sri Caitanya, Lo glorifica come l’incarnazione più munifica per aver diffuso il kirtana ed aver spezzato le principali usanze sociali mettendolo a disposizione di tutti, senza riguardo alla casta, al colore o alla fede. In questo modo Sri Caitanya ha dato a tutti l’opportunità di realizzare una piena illuminazione con questa semplice e gioiosa attività spirituale.

Trasportati sopra le Onde

A bordo del Vagabond Spirit, partecipanti di tutte le età, provenienti da tutta l’Australia e anche da altrove, s’immersero esultanti nell’esperienza del kirtana. Mentre lo yacht scivolava sulle acque azzurre del porto di Sydney e superava le sue spiagge affollate, uno dei devoti, Kosala, notò: “Ero così preso dal kirtana che avevo dimenticato di essere su una barca!”
Quando quattro ore più tardi il Vagabond Spirit ormeggiò sotto l’Harbour Bridge, i partecipanti felici sbarcarono sulla terra ferma.
Vara-nayaka parlò del suo desiderio di organizzare ogni anno la crociera: “Non solo accresce il gusto dei partecipanti per il nome di Krsna, ma rafforza la comunità del kirtana, rendendoci uniti come una grande famiglia spirituale.”
Niti, che era venuto in aereo da Brisbane per la crociera, commentò: “È stata una scelta molto bella e nuova per fare ciò che facciamo sempre nelle nostre case e nei templi.”
Alla richiesta se avesse trovato il suo tesoro, Jambavati Dasi, che era venuta dalla Nuova Zelanda per partecipare alla crociera, esclamò: “Certamente! Il kirtana è stato meraviglioso! Questo è il vero tesoro, amici.”
Nella Brhad-bhagavatamrta (1.9) Sanatana Gosvami scrive: “Il santo nome di Krsna è il nettare supremo. È tutta la mia vita e il mio unico tesoro.”
Essendo un metodo autorizzato per ottenere l’amore spirituale, il kirtana per Krsna risveglia nel cuore sentimenti di felicità spirituale che non possono essere paragonati ai tesori terreni che sono stati cercati fin dai tempi antichi. La felicità non viene da fattori esterni ma dalla compagnia di anime con la stessa posizione mentale che si sono riunite per saccheggiare lo scrigno del tesoro d’amore. Il santo nome è illimitato e si espande sempre, perciò i devoti delle generazioni future canteranno insieme il kirtana in un viaggio spirituale interiore che li porterà ben oltre gli oceani blu di questo mondo.

Gaura Hari Dasa è nato in Irlanda da genitori devoti, Prahlada Maharaja Dasa e Ananda Maya Dasi. Quando aveva sedici anni prese l’iniziazione da Sua Santità Satsvarupa Dasa Goswami. Ha viaggiato in tutto il mondo partecipando a vari tour di festival che promuovevano la coscienza di Krsna. Ora vive e lavora a Londra con sua moglie, Balesvari Dasi.

Sri Prahlada Dasa pratica fin dall’infanzia la coscienza di Krsna e canta nei kirtana. Generalmente vive a Sydney, dove sta terminando gli studi universitari. Egli si esibisce regolarmente nei kirtana nelle scuole di yoga e in altri luoghi dell’area di Sydney e viaggia frequentemente per esibirsi nei kirtana all’estero.

Tutte le foto eccetto quella in alto a pagina 42 Vara-nayaka Dasa.