RITORNO A KRISHNA
Edizione Italiana di Back to Godhead (tradotta integralmente) Vol. 22, Numero 4
Back to Godhead, Fondata nel 1944 Vol. 44, Numero 4 Luglio/Agosto 2010
SOMMARIO
Lezione del Fondatore
4 Liberarsi con il Canto
Srila Prabhupada spiega che per ricevere la piena ricompensa del canto, dobbiamo evitare le offese al santo nome.
9 Calendario
11 Sri Nityananda Libera i Ladri
Una manifestazione del potere supremo e della suprema misericordia di Sri Nityananda, il principale compagno di Caitanya Mahaprabhu.
Come Sono Giunta alla Coscienza di Krsna
15 Alla Ricerca del Dio Supremo
Educata ad adorare molti dei, quando decise di rivolgersi a Dio non conosceva il Suo nome.
18 Un’Assistenza Sociale Completa
La soluzione cosciente di Krsna ai problemi sociali offre benefici permanenti.
26 Un Passaggio dall’India: Sumati Morarjee e il Viaggio di Prabhupada in Occidente
Nonostante le sue preoccupazioni per la salute e la sicurezza di Prabhupada, una donna straordinaria rispose al suo appello urgente e sponsorizzò il suo viaggio in America.
30 Di Tanto in Tanto
Attraverso le Sue energie e le Sue espansioni, Sri Krsna dirige il ciclo cosmico della creazione, del mantenimento e della distruzione.
34 Attraversare a Piedi le Fiji per Krsna
Un sannyasi Hare Krsna genera interesse nella coscienza di Krsna con una camminata di sei giorni nell’isola di Fiji.
41 I Dialoghi di Srila Prabhupada
“La Verità è sempre la stessa.”
44 L’Osservatore Vedico
COPERTINA All’inizio della creazione Maha-Visnu, una espansione di Krsna, genera innumerevoli universi dal Suo respiro e dai pori del Suo corpo trascendentale. Si prega di vedere l’articolo a pagina 30. (Dipinto di Pariksit Dasa.)
BACK TO GODHEAD
FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE:
Ali Krsna dasi (Alida D’Ambrosio)
DIRETTORE: Nagaraja dasa
EDIZIONE ITALIANA
E AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa
TRADUZIONI: Purandara Misra dasa e Sri Saci dasi, Gandharvika dasi
SPEDIZIONI: Visnupriya dasi
Per informazioni sulle spedizioni contattare:
Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna - strada Bonazza, 11
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)
Tel. 0558076414 - Fax 0558076630
E-mail: nimaipandit@bbtitalia.191.it
NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.
VALORE DELLA RIVISTA: Valore a copia Euro 3,00. Le donazioni per ricevere la rivista devono essere versate sul C.C.P. n. 42036004, intestato a: “Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna”, strada Bonazza 11, 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI).
© Associazione Ritorno a Krishna - Tutti i diritti riservati - Ritorno a Krishna - Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989 - Vol. 22, N.4
Luglio/Agosto 2010
Stampa: La Zincografica, Firenze.
Sped. Abb. Post. Comma 20 C Legge 662/96 Filiale FI
BENVENUTO
IN QUESTO NUMERO, l'articolo di Mathuresa Dasa “Di Tanto in Tanto” presenta una descrizione dettagliata del tempo e della creazione secondo le scritture vediche. La visione cosciente di Krsna del mondo è altamente personalizzata. I devoti di Sri Krsna Lo riconoscono come il Dio Supremo che realizza molto facilmente qualunque cosa Egli desideri, inclusa la creazione dell'universo. Senza diminuire Se stesso, Sri Krsna appare in varie forme per eseguire il compito della creazione mentre Si diverte insieme con i Suoi devoti nella Sua eterna dimora spirituale.
Ogni cosa che Krsna fa, inclusa la creazione di questo mondo, si chiama lila, o divertimento. I Suoi devoti provano una soddisfazione speciale nel rievocare i lila che Egli compie quando viene in questo mondo. In “Sri Nityananda Libera i Ladri,” Mohini Radha Devi Dasi racconta un lila di Sri Nityananda, una forma di Balarama, la prima espansione di Krsna che possiede una potenza uguale alla Sua.
Come Krsna stesso, anche i Suoi puri devoti trascendono questo mondo e anche le loro attività sono considerate lila. Sebbene molti lettori di Ritorno a Krishna siano familiari con i lila del viaggio in Occidente di Srila Prabhupada, in “Un Passaggio dall’India” Satyaraja Dasa ci dà maggiori dettagli sulla donna che senza dubbio ha ottenuto grande beneficio spirituale per avere aiutato Prabhupada a iniziare il suo importantissimo viaggio.
Hare Krsna. —Nagaraja Dasa, Direttore
I NOSTRI SCOPI
Aiutare la gente a discernere la realtà dall’illusione, lo spirito dalla materia, l’eterno dal temporaneo.
Evidenziare i difetti del materialismo.
Offrire guida nelle tecniche vediche della vita spirituale.
Preservare e diffondere la cultura vedica.
Celebrare il canto dei santi nomi del Signore come insegnato da Sri Caitanya Mahaprabhu.
Aiutare ogni essere vivente a ricordare e servire Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema.
LEZIONE DEL FONDATORE
Vrindavana, India — 14 Novembre 1976
LIBERARSI CON IL CANTO
Cantare Hare Krsna può liberarci subito dalla contaminazione materiale, purché il canto sia puro.
di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada Fondatore-Acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna
mano-vaco-drk-karanehitasya
saksat-krtam me paribarhanam hi
vina puman yena maha-vimohat
krtanta-pasan na vimoktum iset
[Sri Rsabhadeva disse:] “La vera attività degli organi di senso – si tratti della mente, degli occhi, della lingua e di ogni altro organo di percezione o d’azione – consiste nel servirMi pienamente. Se non usa così questi sensi, l’anima condizionata non può neppure sperare di sfuggire al terribile ingranaggio dell’esistenza materiale, tanto potente quanto la rigida corda di Yamaraja.” – Srimad-Bhagavatam 5.5.27
I sensi provocano il nostro coinvolgimento nella natura materiale. Bhaktivinoda Thakura ha cantato sarira avidya-jal: “Il corpo è una copertura d’ignoranza.” Tutti hanno un corpo materiale e tutto procede sulla base del corpo. Questo è maha-vimoha, “la grande illusione”. Ci sono 8.400.000 tipi di corpi secondo manah, vacah, drk, karana: “mente, lingua, vista, sensi,” e via dicendo. Il corpo è la prigione, i sensi sono gli strumenti e noi ci serviamo dei sensi per creare un altro tipo di corpo nella nostra prossima vita.
Perciò il primo dovere della vita è purificare i sensi. Bhakti, servizio devozionale, significa purificare i sensi. Nella Bhagavad-gita (3.42) è detto:
indriyani parany ahur
indriyebhyah param manah
manasas tu para buddhir
yo buddheh paratas tu sah
“I sensi attivi sono superiori alla materia inerte, ma superiore ai sensi è la mente e superiore alla mente è l’intelligenza. Ma ancora più elevata dell’intelligenza è l’anima.” E l’anima è una parte infinitesimale dell’Anima Suprema. Questo viene detto anche nella Caitanya-caritamrita, Madhya-lila (19.140):
kesagra-sata-bhagasya
satamsa-sadrsatmakah
jivah suksma-svarupo ’yam
ankhyatito hi cit-kanah
“Se dividiamo una punta di un capello in cento parti e poi una di queste parti la dividiamo nuovamente in cento parti, questa misura infinitesimale ci darà la dimensione di uno soltanto degli innumerevoli esseri viventi.” Da questo verso ci possiamo fare un’idea della dimensione dell’anima. Gli esseri viventi sono tutti cit-kana, particelle di spirito, non di materia.
Quando l’intelligenza è attiva, la mente produce i sensi e i sensi si trasformano in un corpo grossolano. Questa è l’esistenza materiale. Com’è ben organizzata! Dov’è la scienza che insegna a comprendere questo? Questi mascalzoni non conoscono altro che il corpo.
Nel nostro Paese Carvaka Muni ha consigliato, bhasmi-bhutasya dehasya kutah punar-agamano bhavet: “Perché pensate alla vostra prossima nascita? Non è possibile nascere un’altra volta. Vediamo che il corpo grossolano viene ridotto in cenere. E dov’è l’anima? Chi torna? Non vi curate di tutte queste cose.” Yavaj jivet sukham jivet: “Vivete felici. Mangiate, bevete, siate allegri e godete.”
Questa è la filosofia. “Non c’è la mente, non c’è l’intelligenza, non c’è l’anima, solo questo corpo grossolano e finché lo possediamo, gratifichiamoci i sensi.” Questo si chiama maha-vimoha, il più grande smarrimento. Le persone non hanno alcuna conoscenza di come esistiamo nel mondo materiale, di come agisce la natura. Pensano che non ci sia un’altra vita dopo questa, ma non è vero. Vivono in una grandissima confusione.
L’anima spirituale è una persona perché Krsna è una persona. Poiché il padre è una persona anche il figlio è una persona. Non può essere diversamente. Oppure se il figlio è una persona, il padre deve essere una persona. Krsna dice, aham bija-pradah pita: “Io sono il padre di tutti gli esseri viventi.” (Bhagavad-gita 14.4). Sperimentiamo che tutti gli esseri viventi sono persone. Anche un piccolo insetto, una piccola formica, è una persona. Se una formica sta andando in una certa direzione e tu la fermi, essa opporrà resistenza: “Perché vuoi fermarmi?” Questo dimostra che è una persona. Farà del suo meglio per andare in una direzione o nell’altra ed evitare che tu possa controllarla. Potete verificarlo con l’esperienza pratica. Anche una piccola formica ha tutte le tendenze di una persona. Ahara-nidra-bhaya-maithuna. Queste tendenze – mangiare, dormire, aver paura e fare sesso – le troverete ovunque. Visaya, il piacere materiale non è solo per i ricchi. Visaya significa piacere dei sensi ed è a disposizione di tutti gli esseri viventi.
Locana Dasa Thakura ha cantato: visaya chariya, se rase majiya, mukhe bolo hari hari. Avremo successo nel canto se rinunciamo al piacere dei sensi. Questo è l’insegnamento. Dobbiamo cantare il maha-mantra Hare Krsna, il santo nome del Signore, con purezza, senza offese. Se riusciamo a cantare con purezza il maha-mantra Hare Krsna anche una sola volta, saremo liberati immediatamente.
Il Canto Puro
Il santo nome del Signore è così potente che cantarlo anche una sola volta annulla immediatamente le reazioni colpevoli accumulate in milioni di vite. Anche una persona che ha peccato non peccherà più.
Ma la difficoltà consiste nel fatto che non riusciamo a raggiungere il livello del canto puro del mantra Hare Krsna. A causa delle abitudini passate, la nostra mente è disturbata. Non riusciamo a concentrarci. Per questa ragione ho fissato una quota minima per i miei discepoli: ogni giorno devono cantare sulla corona almeno sedici giri. Non possiamo imitare Haridasa Thakura, che cantava giorno e notte – trecentomila santi nomi ogni giorno. Questo non è possibile. Ci sono persone che fanno mostra di imitare Haridasa Thakura, ma vediamo che cantano Hare Krsna e nello stesso tempo fumano. Possiamo comprendere la loro posizione. Questo tipo di canto è offensivo di.
Dovremmo cercare di evitare le dieci offese. [Vedi l’inserto “Dieci offese nel canto.”] Naturalmente all’inizio le offese continueranno ad esserci, ma continuando a cantare l’intimo del nostro cuore verrà ripulito.
Le persone non sanno in quale posizione si trovano. Hanno rifiutato tutto – tutti gli insegnamenti delle Scritture, tutti gli insegnamenti di Krsna, tutti gli insegnamenti del guru. “Oh, tutto questo è mitologia. Non c’è vita dopo la morte.” Ecco cosa accade.
Dovremmo comprendere la nostra posizione, ma le persone sono diventate ottuse proprio come una pietra o un albero. Se tagliate una pietra, non reagisce; non fa niente. Se però c’è la vita, c’è una reazione. Se io ti pizzico, tu chiederai: “Perché mi pizzichi?” Questa è la differenza tra ciò che è vivo e ciò che è morto. Fintanto che una persona non è cosciente, non è migliore di una pietra o del legno. Nell’esistenza materiale il cuore diventa così duro che non reagisce neppure dopo aver molto sofferto. Questa è la situazione.
Il Movimento per la coscienza di Krsna è fatto per portare le persone al giusto livello di coscienza. Quando la coscienza è coperta, ottusa, non reagisce, ma può essere portata ad uno stato appropriato di esistenza e il metodo è ascoltare ripetutamente il suono spirituale. Krsna ci ha dato un’opportunità: gli orecchi. Dobbiamo usarli in modo appropriato.
La Ricezione Attraverso l’Ascolto
La conoscenza vedica è fatta per essere ascoltata. Per questo è chiamata sruti, ciò che viene ascoltato. L’insegnamento vedico deve essere ottenuto dalla persona giusta attraverso l’ascolto.
srnvatam sva-kathah krsnah
punya-sravana-kirtanah
hrdy antah stho hy abhadrani
vidhunoti suhrt satam
“Sri Krsna, il Signore Supremo, che è il Paramatma [l’Anima Suprema] nel cuore di ogni essere e il benefattore del devoto sincero, toglie ogni desiderio materiale dal cuore del devoto che ha sviluppato il vivo desiderio di ascoltare il Suo messaggio, colmo di virtù quando viene trasmesso e ricevuto adeguatamente.” (Srimad Bhagavatam 1.2.17) Dovremmo usare i nostri orecchi per ricevere con grande attenzione la conoscenza vedica. Dobbiamo avvicinare la persona adatta a cui porre domande e da cui ascoltare le risposte e dobbiamo servirla. Allora la nostra conoscenza si svilupperà. Questo è il metodo.
Come recita il verso di oggi, possiamo adorare il Signore con la mente, con la lingua, con la vista e con tutti i sensi. La mente è uno dei sensi. Con la mente e i sensi cerchiamo la felicità nel mondo materiale, dove non c’è alcuna felicità, solo lotta. Siamo stati posti nella natura materiale. La jiva, l’essere vivente, sebbene parte di Krsna, desiderava godere la vita separatamente o indipendentemente, senza Krsna. Il mondo materiale è il luogo in cui, senza Krsna, lottiamo per l’esistenza. Perciò, se vogliamo smettere di lottare per l’esistenza con la mente e i sensi, dobbiamo tornare da Krsna. Questa è la posizione naturale.
Le persone tuttavia non conoscono Krsna. Sono già nell’ignoranza e vengono mantenute nell’ignoranza. I mascalzoni non sanno che il loro vero interesse personale è avvicinare Visnu, Krsna. Krsna viene personalmente per mostrare loro la Sua misericordia senza causa, per mostrarSi e dimostrare come Egli possa essere amico di tutti. Krsna non è solo l’amico di Arjuna. Arjuna è l’amico simbolico. Nella Bhagavad-gita Krsna istruisce Arjuna, il Suo amico, ma Egli è l’amico di tutti. Suhrdam sarva-bhutanam: “Io sono l’amico di tutti gli esseri viventi.” (Bhagavad-gita 5.29)
Dobbiamo trarre vantaggio dagli insegnamenti della Bhagavad-gita. Essi non sono per Arjuna. Arjuna è già liberato, ma si presenta come uno di noi, solo per ricevere gli insegnamenti di Krsna a beneficio del mondo intero. Arjuna è sempre con Krsna, non può essere nell’ignoranza. Come persona che vive constantemente con Krsna, Arjuna non è nell’ignoranza, ma si propone come tale.
Abbiamo anche l’esempio di Sri Caitanya Mahaprabhu. Egli faceva domande a Ramananada Raya, Suo discepolo. Questo significa che Caitanya Mahaprabhu non conosceva le risposte? No. Egli mostrava come si può ottenere la conoscenza ascoltando le persone autorevoli. Nello stesso modo, l’ignoranza di Arjuna era quella di un attore. In realtà egli è liberato.
Quando ad Arjuna fu consigliato di praticare l’hatha-yoga, egli disse: “Krsna, questo non è possibile per me.”
cancalam hi manah krsna
pramathi balavad drdham
tasyaham nigraham manye
vayor iva suduskaram
“La mente, o Krsna, è irrequieta, turbolenta, ostinata e molto forte; dominarla mi sembra più difficile che controllare il vento.” (Bhagavad-gita 6.34)
“Non posso farlo.”
Egli fu molto chiaro, cioè per nostro conto disse con franchezza: “È impossibile.”
Nell’era attuale, il Kali-yuga, non è possibile controllare la mente neanche con la meditazione. Perfino cinquemila anni fa, in un’era migliore, Arjuna non volle accettare questo metodo di yoga.
“Non è possibile. Sono un politico. Sono un militare, devo combattere. Mi devo occupare di moltissime cose. Come posso controllare la mente? Non è possibile.”
Questa è la realtà. È impossibile controllare la mente con il metodo dello yoga, con la meditazione.
Il Canto è l’Essenza
Per avanzare spiritualmente è tuttavia necessario controllare la mente. In quest’era possiamo controllare la mente ed ottenere il pieno successo spirituale cantando il maha-mantra Hare Krsna. Questa è l’essenza dell’insegnamento degli sastra, le Scritture. Tutti sono nell’ignoranza – sciocchi e mascalzoni – ed è dovere del maestro spirituale far conoscere a tutti l’essenza degli sastra.
Caitanya Mahaprabhu disse: “Il mio guru pensa che io sia un grande mascalzone.”
Egli non era un mascalzone, ma Si presentava come tale perché noi siamo mascalzoni. Le persone di quest’era sono tutte dei mascalzoni.
Perciò Caitanya Mahaprabhu disse: “Il mio guru ha visto che sono un grande mascalzone perciò mi ha proibito di leggere il Vedanta.”
Anche per le persone erudite il Vedanta, che contiene l’essenza della filosofia vedica in versi, è molto difficile da comprendere. Che cosa potranno capire del Vedanta i mascalzoni di quest’era? Riusciranno soltanto a snaturarlo e inganneranno le persone. Potete vedere molti grandissimi uomini politici ed eruditi che in realtà ingannano le persone citando la Bhagavad-gita. Questo testo viene enunciato sul campo di battaglia e vogliono dimostrare che esso sostiene la non-violenza. In questo modo ingannano la gente.
Perciò evitate questo metodo da mascalzoni di leggere qualcosa e snaturarla. Non dovremmo cercare di diventare dei grandi eruditi interpretando male la letteratura vedica. Seguite l’istruzione di Caitanya Mahaprabhu:
harer nama harer nama
harer namaiva kevalam
kalau nasty eva nasty eva
nasty eva gatir anyatha
“In questa era di Kali non c’è altro modo, non c’è altro modo, non c’è altro modo per realizzarsi se non il canto del santo nome, il canto del santo nome, il canto del santo nome di Sri Hari [Krsna].”
Sri Caitanya ha citato questo verso del Brhan-naradiya Purana (3.8.126). Il sadhu, la persona santa, non dirà niente che non sia negli sastra. Questa è la qualifica del sadhu. Il sadhu non può inventare niente.
Perciò seguite l’insegnamento di Sri Caitanya. Cantate Hare Krsna il più possibile e liberatevi.
Vi ringrazio moltissimo.
Le Dieci Offese nel Canto
(1) Ingiuriare, criticare o invidiare i devoti che hanno dedicato la loro vita alla propagazione del santo nome del Signore.
(2) Considerare i nomi di esseri celesti come Siva o Brahma uguali o indipendenti dal santo nome di Sri Visnu.
(3) Non obbedire alle istruzioni del maestro spirituale.
(4) Criticare la letteratura vedica e gli scritti ad essa conformi.
(5) Considerare immaginarie le glorie del mantra Hare Krsna.
(6) Interpretare il santo nome del Signore.
(7) Compiere coscientemente atti colpevoli contando sulla potenza del santo nome del Signore per annullarne le conseguenze.
(8) Considerare il mantra Hare Krsna uno dei riti propiziatori presentati nei Veda come attività interessate (karma-kanda).
(9) Parlare delle glorie del santo nome a chi non ha fede.
(10) Non avere una fede completa nel canto dei santi nomi e mantenere alcuni attaccamenti materiali anche dopo aver compreso i molti insegnamenti su questo argomento. Anche non essere attenti durante il canto costituisce un’offesa.
HARE KRSNA
HARE KRSNA
KRSNA KRSNA
HARE HARE
HARE RAMA
HARE RAMA
RAMA RAMA
HARE HARE
CALENDARIO
Questo calendario è calcolato per la zona di Firenze. Le date, che derivano dal calendario lunare, possono variare per altre zone. Per ottenere le date esatte per la vostra area collegatevi al sito www.krishna.com/calendar.
Poiché il Movimento Hare Krsna si basa sulla linea di maestri che discende da Sri Caitanya Mahaprabhu, il calendario include non solo date rilevanti per tutti i seguaci della tradizione Vedica, ma anche date riferite ai compagni del Signore e a preminenti maestri spirituali della Sua successione.
27 Giugno – 25 Luglio
(Mese di Vamana)
27—Anniversario della scomparsa di Syamananda Pandita, uno dei principali seguaci dei Gosvami di Vrndavana.
LUGLIO
7—Anniversario della scomparsa di Sri Srivasa Pandita, uno dei principali compagni di Sri Caitanya.
8—Yogini Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 5:41-10:47)
11—Anniversario della scomparsa di Srila Gadadhara Pandita, uno dei principali compagni di Sri Caitanya. Anche, anniversario della scomparsa di Srila Bhaktivinoda Thakura. Digiuno fino a mezzogiorno, quindi festa di prasada.
12—Gundica-marjana: festival in cui si celebra la pulizia del tempio di Gundicha a Jagannatha Puri, in India.
13—Rathayatra di Jagannatha a Jagannatha Puri. Anniversario della scomparsa di Srila Svarupa Damodara e Srila Sivananda Sena, compagni intimi di Sri Caitanya.
21—Sayana Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 5:53-10:51)
25—Anniversario della scomparsa di Srila Sanatana Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana. Inizia il primo mese di Caturmasya (digiuno di verdure a foglie verdi).
26 Luglio – 24 Agosto
(Mese di Sridhara)
31—Anniversario della scomparsa di Srila Gopala Bhatta Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana.
AGOSTO
3—Anniversario della scomparsa di Srila Lokanatha Gosvami, grande devoto di Sri Caitanya.
4—Anniversario della registrazione dell’ISKCON, a New York, nel 1966.
6—Kamika Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 6:10-10:56)
20— Pavitropana Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi. Inizia Jhulana Yatra (il festival dell’altalena) di Sri Sri Radha-Govinda.
(Rompere il digiuno 6:25-11:00)
21—Anniversario della scomparsa di Srila Rupa Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana. Anniversario della scomparsa di Srila Gauridasa Pandita, uno dei compagni di Sri Caitanya.
24 —Termina il Jhulana Yatra. Anniversario dell’apparizione di Balarama. Digiuno fino a mezzogiorno, seguito da una festa di prasada.
Inizia il secondo mese di Caturmasya (digiuno di yogurt).
25 Agosto –23 Settembre
(Mese di Hrsikesa)
25—Anniversario della partenza di A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada per gli Stati Uniti nel 1965.
SETTEMBRE
2—Sri Krsna Janmastami, anniversario dell’apparizione di Sri Krsna.
Digiuno fino a mezzanotte.
3—Anniversario dell’apparizione di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, Fondatore-
Acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. Digiuno fino a mezzogiorno, seguito da una festa di prasada.
4—Annada Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 7:42-11:03)
SRI NITYANANDA
Libera i Ladri
Una banda intenzionata a rubare i gioielli di Sri Nityananda alla fine si arrende a Lui ed Egli misericordiosamente concede loro il puro amore per Dio.
di Mohini Radha Devi Dasi
Quando avevo otto o nove anni i miei genitori mi portarono a visitare i musei Smithsonian a Washington D.C. Dopo aver vagato in una miriade di stanze e gallerie, c’imbattemmo in una mostra di pietre preziose del museo di storia naturale. Ricordo di essere rimasta particolarmente colpita dal famoso Hope Diamond, un grande diamante blu incastonato in un pendente circondato da piccoli diamanti bianchi. Fui meravigliata che ci potesse essere qualcosa di così bello e prezioso. Sebbene abbia dimenticato la maggior parte di quello che vidi durante la mia visita di una settimana allo Smithsonian, ricordo chiaramente la mia sensazione di meraviglia alla vista di quel gioiello così particolare.
Anche a Sri Krsna piacciono i gioielli. Le Scritture dicono che Egli adorna il Suo corpo con gioielli ed è famoso per la gemma Kaustubha. Le Scritture descrivono altre forme o incarnazioni del Signore adornate da bellissimi gioielli preziosi. Questi ornamenti però non sono come quelli esposti nelle teche dello Smithsonian, perché tutto ciò che è direttamente collegato con il Signore – i Suoi abiti, gli oggetti di culto, i Suoi compagni, la Sua dimora, il Suo nome e le Sue attività – ha la stessa potenza spirituale del Signore. In altre parole, gli ornamenti del Signore sono espansioni della Sua energia personale. Sebbene appaiano materiali, non sono diversi dal Signore Supremo Stesso.
Il Signore Supremo viene chiamato Bhagavan, il che sta a significare che Egli possiede in misura illimitata sei opulenze principali (bellezza, forza, fama, ricchezza, conoscenza e rinuncia). Egli possiede eternamente queste qualità, ma a volte una o più di esse rimangono celate alla vista materiale affinché Egli possa conseguire risultati particolari. Cinquecento anni fa, Sri Krsna apparve a Navadvipa, nel Bengala occidentale, nella la forma del Suo devoto, Sri Caitanya Mahaprabhu. Egli venne per gustare il piacere che si prova ad essere un devoto e per insegnare il metodo del servizio devozionale, grazie a cui possiamo ottenere il tesoro spirituale più elevato: il puro amore per Dio (krsna-prema). Mahaprabhu inaugurò personalmente il movimento del sankirtana (il canto collettivo dei santi nomi del Signore) per elevare le anime dedite al peccato dell’attuale Era di Kali, l’Età della Discordia e dell’Ipocrisia.
Balarama come Nityananda
Sri Balarama, prima espansione spirituale di Krsna, ha il ruolo di fratello maggiore di Krsna. Sri Balarama apparve come Nityananda Prabhu insieme con Caitanya Mahaprabhu. Egli aiutava Sri Caitanya a diffondere liberamente la coscienza di Krsna, distribuendo il puro amore per Dio senza tener conto della casta, del colore della pelle o del credo religioso. Nella seconda metà della Sua vita, Caitanya Mahaprabhu entrò nell’ordine di rinuncia (sannyasa), decise di vivere a Jagannatha Puri in Orissa e ordinò a Sri Nityananda di predicare nel Bengala.
Sri Nityananda godeva di una particolare inclinazione all’opulenza. Nella Sri Caitanya-bhagavata, Srila Vrndavana Dasa Thakura, discepolo di Nityananda Prabhu, descrive con vivezza come Sri Nityananda adornasse il Suo corpo con meravigliosi abiti di seta blu, gioielli preziosi e molte ghirlande di fiori. Una volta era seduto su un trono d’oro mentre i Suoi seguaci Gli offrivano una abhiseka, bagnando il Suo corpo con latte, yogurt, succhi di frutta ed altri oggetti di culto che secondo le Scritture sono adatti all’adorazione della Divinità. Mostrando la Sua opulenza e la Sua magnificenza, Egli rivelò la Sua Divinità attraendo così molte anime al puro servizio devozionale.
Sri Nityananda è un visnu-tattva, cioè è Dio e non un comune essere vivente (jiva-tattva), ma lo scopo principale della Sua apparizione non fu quello di mostrare la Sua ricchezza e la Sua bellezza, ma piuttosto di distribuire la Sua inconcepibile misericordia alle anime che soffrono, prigioniere della materia. Per la Sua suprema compassione si recava di porta in porta chiedendo a tutti di cantare i santi nomi del Signore per ottenere la perfezione spirituale. Sri Nityananda non faceva distinzione tra anime qualificate e non qualificate e liberò gli esseri più degradati e dediti al peccato. Una volta, quando una banda di ladri voleva derubarLo dei Suoi ornamenti, Sri Nityananda non solo li purificò dai peccati, ma alla fine donò loro il puro amore per Dio.
Una Banda di Ladri Avidi
Srila Vrndavana Dasa Thakura ha narrato questo meraviglioso divertimento nella Caitanya-bhagavata (Antya-khanda 5.527-706). Il capo della banda, nato in una famiglia di brahmana, aveva rifiutato i principi religiosi per stare in compagnia di persone malvagie e materialiste e conduceva una vita di peccato ingannando, rubando e perfino uccidendo. Fortunatamente per lui, abitava nella terra santa di Navadvipa quando Sri Nityananda vi stava compiendo i Suoi divertimenti. Sri Nityananda dimorava nella casa di un devoto di nome Hiranya Pandita. Sebbene Hiranya Pandita fosse povero, il suo cuore era pieno di puro amore per Dio e Sri Nityananda apprezzava così tanto la sua compagnia da lasciare gli altri Suoi compagni per restare nella casa di Hiranya Pandita. A differenza di Hiranya Pandita, al ladro mancava questo apprezzamento per la ricchezza spirituale della compagnia di Sri Nityananda e bramava semplicemente i beni materiali degli altri nell’illusione che in qualche modo l’avrebbero reso felice.
Un giorno, il ladro spiò Nityananda Prabhu, che Si trovava vicino alla casa di Hiranya Pandita. Vide che il Signore aveva braccialetti d’oro, bracciali e orecchini di perle. Il Suo corpo meraviglioso era adornato con collane d’oro, di corallo, di gioielli e di perle. Incantato da quello splendore abbagliante, il ladro desiderò intensamente la ricchezza del Signore. Seguì furtivamente il Signore per conoscere la Sua residenza ed informò i suoi complici della sua grande scoperta.
“Miei cari fratelli,” annunciò il ladro. “I nostri giorni di sofferenza stanno per finire. Ho visto in un unico posto, tutti insieme i gioielli più preziosi sul corpo di Nityananda. Egli abita da solo nella casa di Hiranya Pandita, perciò stanotte andiamo là e rubiamo tutto.”
Armati di pugnali, spade e tridenti, quella sera i ladri si riunirono vicino alla casa di Hiranya Pandita. Erano accecati da una sfrenata ambizione materiale e le loro menti erano potenziate da un’insaziabile avidità. A causa della loro mentalità demoniaca non tenevano in considerazione la vera identità di Nityananda Prabhu come Dio, la Persona Suprema, né quella dei Suoi gioielli come espansioni della Sua energia spirituale, anzi Lo consideravano un uomo comune e i Suoi ornamenti come semplici oggetti materiali da conquistare.
I ladri si accamparono in prossimità della casa di Hiranya Pandita e mandarono una spia a controllare l’attuabilità del loro piano. L’esploratore tornò e informò gli altri che Nityananda stava mangiando e i Suoi compagni erano svegli. Egli non aveva compreso le attività dei compagni del Signore, che erano intensamente impegnati nel sankirtana, il canto collettivo dei santi nomi del Signore e manifestavano i sintomi di una profonda estasi spirituale rabbrividendo, piangendo, rotolandosi per terra coi i peli che si rizzavano sulla pelle. La spia interpretò queste attività solo come un impedimento temporaneo per la gratificazione dei suoi sensi.
I ladri decisero di aspettare alcune ore e di avvicinarsi alla casa più tardi, presumendo che il Signore Si sarebbe addormentato. Nel frattempo sognavano la ricchezza che si aspettavano di ottenere e ciascuno pretendeva di avere uno degli ornamenti per sé.
I Ladri si Addormentano
Poiché è Balarama, Dio la Persona Suprema, Sri Nityananda è pienamente dotato di forza spirituale (bala). Come prima espansione dell’energia spirituale di Krsna, Nityananda ha tutte le potenze di Krsna, perciò aveva compreso perfettamente le intenzioni malvagie dei ladri.
Con il Suo potere mistico li fece addormentare, cosicché essi dormirono profondamente tutta la notte. Quando improvvisamente furono risvegliati dal gracchiare dei corvi, il sole era già alto nel cielo.
I ladri tornarono furtivamente alle loro case e poi litigarono accusandosi l’un l’altro di essersi addormentati e di aver rovinato il loro piano. Allora il loro capo li rasserenò attribuendo tutto alla volontà della dea Durga, l’essere celeste che controlla la natura materiale. Egli supponeva che Durga li avesse confusi perché avevano trascurato di adorarla. Perciò i ladri offrirono a Durga della carne e del vino e di nuovo si organizzarono per derubare Sri Nityananda, ignorando che Madre Durga è solo un’agente del Signore Supremo.
Quando i ladri si avvicinarono alla casa di Hiranya Pandita videro giganteschi soldati feroci che sorvegliavano le quattro direzioni e cantavano ad alta voce i santi nomi del Signore: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare/ Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. I ladri notarono che ogni soldato era dotato di molte armi ed era così potente da uccidere in un istante centinaia di persone. Completamente disorientati, si allontanarono rapidamente e si sedettero per discutere questa strana visione.
“Da dove vengono questi soldati giganteschi?” si chiesero i ladri. Qualcuno avanzò l’ipotesi che Nityananda avesse organizzato la propria protezione personale dato che molti dicevano che Egli era assai saggio. Il capo rise all’idea e assicurando che le guardie dovevano essere la scorta di un’ influente personalità del governo decise di aspettare alcuni giorni prima di fare un altro tentativo.
Dieci giorni dopo, i ladri si riunirono per la terza volta portando ciascuno da cinque a dieci armi. Non appena si avvicinarono alla casa di Hiranya Pandita divennero ciechi – cosa che appare appropriata se si considera che erano già ciechi spiritualmente. Poi si trovarono coinvolti in altre situazioni che li fecero gridare per il dolore e la paura. Alcuni di loro caddero in un fossato, dove furono morsi da sanguisughe, zanzare e vespe. Altri caddero in un mucchio di rifiuti e furono morsi da una moltitudine di scorpioni. Altri caddero sui rovi, che straziarono i loro corpi impedendo loro di muoversi, mentre altri ancora caddero in una buca rompendosi le ossa.
Allora Indra, il re degli esseri celesti, inviò una terribile tempesta con pioggia intensa, lampi e grossi chicchi di grandine, che fecero tremare i ladri per il grande freddo. Sebbene Indra occupi una posizione elevata nell’amministrazione dell’universo, non è altro che un servitore del Signore Supremo. Resosi conto che i ladri venivano per derubare Nityananda, incollerito li punì.
Un Cambiamento del Cuore
Improvvisamente, nel mezzo di quella terrificante tempesta, il cuore del capo dei ladri cambiò. Comprendendo che Nityananda Prabhu era Dio, la Persona Suprema, si pentì dei suoi progetti finalizzati a nuocerGli, pregò di essere perdonato e prese completo rifugio ai piedi di loto del Signore.
“Chi può proteggermi da un pericolo così grande?” pregò il ladro. “Nityananda è il Mio unico rifugio.”
Il ladro affermò che il suo unico desiderio era diventare un servitore del Signore, sia che vivesse o morisse. Vedendo la sincerità del ladro, Sri Nityananda liberò i banditi da quelle sofferenze e restituì loro la vista.
Il capo dei ladri tornò a casa di Hiranya Pandita. Quando vide la forma gloriosa di Nityananda Prabhu invocò il Signore di proteggerlo e cadde ai Suoi piedi. Poiché Sri Nityananda lo benedisse con l’amore estatico per Dio, i peli del suo corpo si rizzarono ed egli rise, pianse e si rotolò per terra incapace di parlare. Alla fine ritornò alla coscienza esterna e confessò tutto a Sri Nityananda. Era meravigliato che il Signore avesse liberato tutti i ladri dalle loro sofferenze e allora riconobbe che il vero beneficio del ricordare il Signore non era il sollievo dalla sofferenza fisica ma la liberazione da una mentalità materialistica.
Sri Nityananda benedisse il ladro e gli promise di annullare tutti i suoi peccati se da quel momento in poi avesse acconsentito a rinunciare a tutte le sue attività colpevoli. Il Signore ordinò al ladro di predicare ai criminali insegnando loro il percorso della coscienza di Krsna. Poi il Signore dette al ladro la Sua ghirlanda di fiori e gli pose il Suo piede di loto sulla testa. Il ladro fu liberato da tutte le reazioni dei peccati e potenziato a spingere altri criminali a seguire la coscienza di Krsna. Alla fine, per la misericordia di Sri Nityananda, il ladro e tutti i suoi seguaci furono intossicati dal puro amore per Dio.
Il Maestro Spirituale Originale
È impossibile descrivere la misericordia di Sri Nityananda. Egli liberò i tristemente famosi peccatori Jagai e Madhai, così degradati e offensivi che perfino Sri Caitanya – la forma più misericordiosa del Signore – Si era rifiutato di salvarli dopo che Madhai aveva ferito Nityananda alla fronte. Quando però Sri Nityananda prese le loro difese, Sri Caitanya salvò entrambi i fratelli e fece loro dono del puro amore per Dio; perciò Nityananda è il protettore dei devoti e il loro intercessore. È il maestro spirituale originale e per la Sua misericordia si può ottenere quella di Sri Caitanya e conseguire lo scopo ultimo della vita: il puro amore per Dio.
Krsnadasa Kaviraja Gosvami, l’autore della Sri Caitanya-caritamrta, loda la grande compassione di Sri Nityananda per i peccatori:
Chi in questo mondo, se non Nityananda, avrebbe potuto mostrare la Sua misericordia a una persona detestabile come me? Poiché è ebbro di amore estatico, ed è una manifestazione di misericordia, Egli non fa distinzione tra buoni e cattivi e libera tutti coloro che si prostrano davanti a Lui. Perciò ha liberato una persona così degradata e colpevole come me. (Caitanya-caritamrta, Adi 5.207-209)
Krsnadasa Kaviraja Gosvami è un puro devoto di Krsna e come tale incarna la vera umiltà. Questo sentimento faceva sì che egli si considerasse colpevole e caduto, completamente dipendente dalla misericordia del Signore. Non possiamo imitare un’anima così grande, ma le Sue parole c’insegnano come avvicinare Sri Nityananda: con un sentimento di sincera gratitudine, consapevoli di essere totalmente dipendenti dalla Sua misericordia.
Il divertimento con i ladri dimostra l’inconcepibile misericordia di Sri Nityananda e la Sua disponibilità a liberare le anime più cadute e colpevoli. Anche se l’intenzione originale dei ladri era danneggiare il Signore, Egli li accettò non appena il loro capo si arrese. Mitigò immediatamente le loro sofferenze e, cosa più importante, donò loro la più elevata perfezione spirituale del krsna-prema. In un istante l’iniziale avidità dei ladri per la ricchezza materiale divenne ardente desiderio spirituale per la misericordia del Signore.
La svolta decisiva in questo divertimento è il momento in cui il ladro si arrende. Grazie alla misericordia di Sri Nityananda, il ladro realizzò la posizione del Signore e la sua relazione con Lui. Si pentì dei tentativi di spogliare il Signore della Sua ricchezza e decise che la sua unica risorsa era prendere rifugio ai Suoi piedi di loto. La decisione del ladro sta ad indicare la necessità di arrendersi al maestro spirituale (guru), che rappresenta il Signore e fa sì che la Sua misericordia sia accessibile. La resa del ladro a Sri Nityananda non solo lo salvò (insieme con i suoi compagni) da un pericolo immediato, ma annullò anche le reazioni dei suoi atroci peccati e gli garantì l’amore puro per Dio. Inoltre, egli fu potenziato per essere di diritto maestro spirituale e distribuì la misericordia di Nityananda Prabhu a un numero illimitato di criminali.
Seguendo l’esempio del ladro ed arrendendoci a Sri Nityananda, possiamo ottenere la misericordia di Sri Caitanya e così conquistare con facilità il più elevato dei tesori spirituali: il puro amore per Dio. Come Sri Vrndavana Dasa Thakura afferma: “Il rifugio del Signore Supremo non era facilmente ottenibile con altre Sue incarnazioni, ma Nityananda indusse sempre tutti ad arrendersi a Sri Caitanya.” (Caitanya-bhagavata, Antya 5.700) Dobbiamo avvicinare Krsna per mezzo della forma misericordiosa di Sri Caitanya e avvicinare Sri Caitanya per mezzo dell’ancora più misericordiosa forma di Sri Nityananda. L’Hope Diamond (nome improprio) dello Smithsonian può solo far crescere la nostra avidità materiale, i nostri desideri materiali, ma Sri Nityananda – con i Suoi incantevoli gioielli – ci offre la speranza reale di una vera e duratura felicità. Siamo pronti?
Mohini Radha Devi Dasi, discepola di Sua Santità Gopala Krsna Goswami, vive in India con suo marito, Narada Rsi Dasa.
COME SONO GIUNTA ALLA COSCIENZA DI KRSNA ALLA RICERCA DEL DIO SUPREMO
di Manali D. Bijlani
“Chi adoriamo nel tempio? A questa domanda non ebbi risposta finché non trovai l’ISKCON.”
Sono nata e cresciuta a Delhi in una famiglia indù. Andavamo spesso nei vari templi per offrire preghiere alle Divinità. C’erano però due domande sempre presenti nella mia mente: perché adoriamo tante Divinità e chi è il vero Dio? Poiché non avevo mai ricevuto una risposta alle mie domande, consideravo le Divinità tutte uguali e negli anni della mia adolescenza tutte le religioni e tutte le fedi diventarono una sola per me. L’induismo, il jainismo, il buddismo, il sikhismo, l’islamismo o il cristianesimo si rivolgevano tutte ad un unico Dio, ma non riuscivo a scoprire chi fosse questo Dio.
Durante gli anni scolastici, quando avevo un estremo bisogno dell’aiuto di Dio Lo invocavo, ma le mie labbra non proferivano alcun nome. A volte mi chiedevo se Dio avesse un nome e lentamente e fermamente compresi che Dio non ha nessuna forma e nessun nome, ma è una forza soprannaturale – una luce potente che non possiamo vedere ma solo avvertire. Allora chi adoriamo nel tempio? A questa domanda non ebbi risposta finché non mi unii all’ISKCON.
Ricevere la Gita
Dopo aver conseguito le lauree in microbiologia e in legge, ottenni un master in uno studio legale. Nel frattempo avevo sposato un mio intimo amico, che avevo incontrato mentre studiavo per il master. Cominciai subito a lavorare a Delhi per una compagnia multinazionale. Il mio ufficio si trovava a due chilometri circa dal tempio ISKCON. Sebbene avessi avuto molte occasioni di passare davanti al tempio, i miei piedi non mi avevano mai portato dentro per vedere il Signore.
Dopo quattro anni, nel 2000, andai a lavorare per un’altra compagnia, la cui sede si trovava più lontana. Due anni dopo, quando rimasi in stato interessante, lasciai il lavoro. Mentre andavo via, uno dei miei colleghi, un membro dell’ISKCON, mi dette una copia della Bhagavad-gita di Srila Prabhupada. Era la prima volta che leggevo la Gita, e poiché non riuscivo a capire questa Scrittura, tenni il libro nel mio studio e per sette anni non lo toccai più. Oggi, però, sento che fu a causa di questo libro che nel novembre del 2002 ricevetti la benedizione di avere una bambina, Gaurika, che ha mostrato un’inclinazione spirituale fin dalla più tenera età.
Un Invito che ha Cambiato la Mia Vita
Nel marzo del 2008, una sera mia figlia ed io ci recammo in visita al tempio del quartiere per dire le nostre preghiere. Mentre uscivamo dal tempio vidi dei devoti Hare Krsna che distribuivano degli opuscoli. Mi avvicinai a loro con entusiasmo e appresi che in aprile avrebbero tenuto un programma di sei giorni sulla Bhagavad-gita. Il luogo di ritrovo era a breve distanza dalla nostra casa.
“Questo è un programma che cambia la vita,” mi disse una devota, e mi suggerì di iscrivermi al più presto.
Presi l’opuscolo, su cui vi era un elenco di numeri telefonici da contattare.
“Ne parlerò con mio marito e ve lo restituirò presto,” dissi.
Misi l’opuscolo su un tavolino in casa nostra, pensando di discuterne con mio marito, Deepak, al suo ritorno dall’ufficio.
Egli aveva un lavoro frenetico, che lo impegnava dalle 9.30 del mattino alle 11.00 di sera. Per questa ragione negli ultimi due o tre anni era piuttosto stressato. Cercava la pace e la serenità, ma non avrebbe potuto trovarle neanche con il migliore degli stipendi. Poiché mio marito rientrava a casa tardi, nei dieci giorni successivi non riuscii a parlargli del programma. Tuttavia senza che lo sapessi, aveva letto l’opuscolo e aveva deciso di frequentare il programma.
Nel frattempo avevo dimenticato sia l’opuscolo sia il programma. Poi, una mattina mio marito mi chiese di iscriverlo al programma e mi lasciò la scelta di parteciparvi o no.
Inizialmente pensai: “Lasciamo che lui partecipi al corso e, se lo trova utile, io parteciperò ad uno successivo.”
Per accertarmi della disponibilità di un posto per mio marito telefonai alla devota la quale mi disse che alcuni posti erano ancora disponibili e mi consigliò di partecipare al corso assieme a lui. Trovai ogni sorta di giustificazione per non parteciparvi, ma la devota mi convinse a frequentarlo e a portarvi anche mia figlia per tutti i sei giorni. Il mattino seguente la devota venne a casa nostra e ci iscrisse al corso dietro pagamento di una cifra simbolica.
Il giorno che precedeva l’inizio del programma ebbi una discussione con mio marito perciò non volevo più partecipare al corso con lui. Pensavo di parteciparvi in un’altra occasione e di andare per tre giorni a casa di mia madre, ma mi sentivo confusa perché avrei voluto partecipare al corso.
Alle cinque in punto del pomeriggio chiamai la devota e dissi: “Per favore, cancelli la mia iscrizione.”
Ella rimase sorpresa di questa decisione all’ultimo minuto e chiese: “Cosa succede?”
Trovai ogni tipo di scuse che non reggevano, ma lei non volle ascoltarne nessuna e alla fine mi convinse a partecipare. Perciò con mio marito e mia figlia partecipai a questo corso che cambiò la mia vita.
Confusione eliminata
Nei primi due giorni del seminario ero molto confusa, ma andando avanti col programma imparai qual è la differenza tra il Signore Supremo e i vari esseri celesti. Finalmente ricevetti una risposta alle mie domande sul perché a volte soffriamo a causa del nostro karma e altre volte invece siamo felici. Sri Krsna nella Bhagavad-gita ha spiegato che questo mondo è duhkhalayam, pieno di sofferenze, e che non possiamo trovare mai la vera felicità che cerchiamo. Finché non realizziamo che Sri Krsna è la Persona Suprema e che siamo Sue parti, non possiamo mai essere felici. Con il servizio devozionale ai piedi di loto di Sri Krsna possiamo liberarci dagli attaccamenti materiali e tornare da Dio.
Fui sorpresa di scoprire che sebbene Dio fosse stato sempre davanti ai miei occhi, non ero riuscita a riconoscerLo. Anche se ero nata in una famiglia indù ci vollero trentasei anni della mia vita per sapere che Sri Krsna è il Dio Supremo, la causa di tutte le cause.
Durante la mia adolescenza, ogni volta che la mia famiglia si trovava in difficoltà, noi adoravamo un essere celeste per annullare le influenze negative. Ci recavamo al tempio con una lunga lista di richieste, ma al seminario a cui partecipammo ci fu insegnato come diventare puri devoti ed arrenderci ai piedi di loto di Sri Krsna. Nella Bhagavad-gita (18.66) Sri Krsna dice: “Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato, non temere.” Annaffiando le radici di un albero si porterà beneficio anche alle foglie, ai rami, ai ramoscelli e al tronco. Nello stesso modo, se prendiamo rifugio in Sri Krsna, il Dio Supremo, soddisfaremo tutti gli esseri celesti. Se per paura non ci sottomettiamo, diventiamo prigionieri del ciclo perverso delle nascite e delle morti.
Al termine del seminario il devoto, nostro insegnante, ci consigliò di cantare ogni giorno il santo nome e ci dette una formula da ricordare:
A: Compagnia dei devoti
B: Libri di Prabhupada
C: Cantare il santo nome
D: Dieta composta solo di prasadam, cibo vegetariano cucinato per il Signore e offerto a Lui.
Dopo questo seminario di sei giorni non avevo più dubbi. Mi sembrava che dai miei occhi fosse stato tolto uno strato di polvere e che finalmente fossi in grado di vedere. Iniziai a frequentare ogni settimana le lezioni e a leggere la Bhagavad-gita. Vicitra Krsna Dasa insisteva sulla formula ABCD. Non ero completamente convinta riguardo al canto e pertanto non cominciai immediatamente. Presi invece a leggere i libri di piccolo formato di Prabhupada ed ogni domenica frequentavo i devoti. Poi un giorno lessi Canta e Sii Felice, in cui il famoso cantante Gorge Harrison in un’intervista diceva con sincerità che il canto aveva cambiato la sua vita. Fui veramente commossa dalla sua storia e compresi il potere del canto.
Una Vita Nuova
Iniziai a cantare ogni giorno un giro sulla corona e gradualmente aumentai fino a sei o sette giri e ben presto arrivai a sedici. In parte fui ispirata a cantare sedici giri dal desiderio di aiutare a cucinare per la festa della domenica al tempio, dove a chi cucina è richiesto di cantare sedici giri.
Mi fu subito affidato il servizio di invitare le persone a partecipare al programma domenicale. Questo servizio mi piaceva molto perché mi dava la possibilità di parlare con molti devoti e di ascoltare i loro progressi nella coscienza di Krsna. Queste conversazioni mi motivavano e mi aiutavano a realizzare quanto fosse importante frequentare i devoti.
In breve tempo la mia vita è cambiata. Poiché devo organizzare la colazione e il pranzo per mia figlia e prepararla per la scuola, mi alzo alle 4.30 del mattino, faccio la doccia e compio il tulasi puja. Esco alla 5.15 per una passeggiata e mentre cammino canto sei giri. Quando torno, sveglio mia figlia e la preparo per la scuola. Ella canta un giro al giorno e quando visitiamo Vrindavana Dhama, canta più di sedici giri.
Sono proprio convinta che grazie al dono della Bhagavad-gita ricevuto durante la gravidanza, sono stata benedetta con una figlia cosciente di Krsna. Sento che grazie alla devozione della sua vita precedente, siamo stati portati alla coscienza di Krsna. Anche se a me sono stati necessari trentasei anni per realizzare il Signore Supremo e cantare il Suo santo nome, mia figlia ha iniziato a cantare quando aveva cinque anni e mezzo.
Diffondere il Messaggio con Gratitudine
Oggi, per la misericordia di Sri Krsna e grazie alla guida di devoti anziani dell’ISKCON, canto sedici giri e seguo i principi stabiliti da Srila Prabhupada. Ogni domenica assisto alla lezione sulla Bhagavad-gita, organizzata da Vicitra Krsna Dasa. Leggo vari libri stampati dal Bhaktivedanta Book Trust e ho fatto l’abbonamento a Back to Godhead. Sono grata dal profondo del mio cuore alla devota che ha continuato ad insistere perché partecipassi al seminario. Sono veramente obbligata nei confronti di tutti quelli che ci guidano a capire la nostra relazione con il Signore Supremo e la missione che ognuno di noi ha nella propria vita: tornare da Dio.
Oggigiorno siamo tutti così impegnati nella nostra professione che difficilmente desideriamo conoscere noi stessi e la nostra relazione con Dio. Non molto tempo fa ero solita pensare: “Perché dovrei aver bisogno di capire tutto questo? Ho solo trentasei anni e una figlia di cinque. Posso pensare a questo più avanti nella mia vita.”
Avevo pensato che la conoscenza di Dio facesse parte dei miei progetti di pensionata, ma oggi il mio punto di vista è cambiato. Penso che sono già molto avanti nella vita e che avrei dovuto capire queste cose molto prima. Re Prahlada diventò devoto a cinque anni. La devozione non è un progetto da pensionati.
Per cambiare questo modo di pensare negli altri scrivo sulla coscienza di Krsna mandando ogni giorno e-mail ad amici e familiari. Se riesco a cambiare la posizione mentale anche di una sola persona, avrò avuto successo nell’aiutare Srila Prabhupada a diffondere il suo messaggio.
Un’Assistenza Sociale Completa
Perché il movimento per la coscienza di Krsna offre una soluzione ai problemi sociali migliore di quella dei comuni programmi assistenziali.
di Caitanya Carana Dasa Foto di Yamaraja Dasa
In pratica, può la spiritualità recare beneficio alla società come i servizi sociali? Affronterò questa domanda analizzando un problema sociale ampiamente diffuso, la fame nel mondo e poi generalizzerò i principi sviluppati con questa analisi.
Le Cause della Fame nel Mondo
Vedendo un mendicante che muore di fame, una persona sensibile gli darà qualcosa da mangiare. Il sollievo sarà immediato, ma una persona intelligente può fare questa riflessione: “Tra poche ore quell’uomo avrà di nuovo fame. Quali sono le cause che hanno portato il mendicante a soffrire la fame? E come possiamo eliminare queste cause?”
Riportiamo alcune cause che determinano la fame nel mondo.
(1) Una vita senza motivazioni e un comportamento autodistruttivo da parte dei poveri. Molte persone che guadagnano quanto basta per sbarcare il lunario sperperano i loro denari in alcool, tabacco e droghe. Spesso le famiglie perdono tutto perché il capo famiglia beve troppo. È comune vedere mendicanti che rifiutano il cibo perché vogliono solo denaro – per comprare, per esempio, sigarette.
Disastri naturali come i terremoti costituiscono grandi occasioni di affari per coloro che vendono alcolici, perché molti, colpiti dal disastro, tendono ad usare i sussidi in denaro per ubriacarsi nel tentativo di dimenticare la sofferenza. Dare sollievo materiale alle persone viziate non è come versare l’acqua in un secchiello bucato? Indipendentemente da quanto vengono aiutate a livello materiale, la loro situazione non migliorerà veramente finché non modificheranno le loro abitudini. Né le organizzazioni governative né quelle non governative hanno avuto molto successo nell’aiutare le persone ad evitare la tragedia dell’autodistruzione causata dalle cattive abitudini.
(2) Avidità e sfruttamento. Una cattiva gestione delle risorse è una causa di carestia più determinante della loro stessa mancanza. Mahatma Gandhi disse giustamente: “In questo mondo c’è abbastanza per le necessità di tutti, ma non per l’avidità di tutti.” Nel libro ben documentato Food First, Francis Moore Lappé fa notare che molta della migliore terra del mondo viene usata in modo sbagliato per produrre raccolti lucrosi da esportare. Perciò è l’avidità dei ricchi la radice della conseguente mancanza di cibo.
La mancanza di cibo in realtà deriva da fattori che sono al di là del controllo dell’uomo, come la siccità, ma anche in questo caso la risposta dell’uomo alle calamità naturali spesso ne rende più forte l’impatto. Food First riporta uno studio sulla fame in Africa in cui si dimostra che durante ogni siccità che colpiva una nazione all’interno dei suoi confini, essa aveva le risorse di cibo per nutrire i suoi cittadini che morivano di fame, ma il sollievo veniva negato per ragioni economiche o politiche. I mercanti, ammassando i cereali, volevano provocarne un aumento artificiale del prezzo per guadagnare di più. Oppure i politici volevano mettere in difficoltà le regioni che sostenevano i loro rivali e in questo modo regolare vecchi conti o avere la meglio. A volte i cereali marcivano nei magazzini mentre le persone intorno morivano di fame. Peggio ancora, i raccolti venivano bruciati e i cereali gettati nell’oceano. La stessa triste storia dell’Africa si ripete in molte parti del mondo ogni volta che sono colpite da calamità naturali.
Peciò l’avidità è una causa invisibile di carestia. L’assistenza sociale materiale può contrastare l’avidità? Un assistente sociale può ottenere offerte da una persona ricca e usarle per dare un po’ di sollievo, ma finché l’avidità spingerà coloro che hanno a sfruttare quelli che non hanno, il sollievo offerto dall’assistenza sociale non avrà maggior effetto di una goccia d’acqua in un deserto.
La Profonda Saggezza Vedica
I testi vedici dell’antica India offrono un programma di benessere olistico basato su una profonda comprensione filosofica della vita. Per apprezzare come questi libri affrontano il problema della fame, diamo una rapida sintesi dei principi filosofici vedici.
L’insegnamento vedico afferma che siamo anime eterne coperte da corpi materiali temporanei. (Bhagavad-gita 2.13) Apparteniamo ad un regno immortale dove godiamo una felicità senza fine in una relazione d’amore con Dio, la Persona Suprema, pienamente identificato con il nome Krsna (che significa “colui che attrae tutto ciò che esiste”). Per permetterci di sperimentare la gioia completa dell’amore nel mondo spirituale, Krsna ci dà il libero arbitrio affinché possiamo scegliere di amarLo e di servirLo. Se usando male il nostro libero arbitrio desideriamo godere separatamente da Lui, veniamo posti nel mondo materiale. Qui dimentichiamo la nostra identità spirituale e a torto c’identifichiamo con il nostro corpo materiale, che ci offre un apparato sensorio per interagire con un ambiente materiale che ci è alieno.
All’interno della cornice di questa errata identificazione con il corpo, cerchiamo relazioni materiali, esperienze, proprietà e posizioni in base ai nostri sogni e ai nostri progetti. I nostri desideri di piacere sono però illimitati, mentre le risorse di questo mondo sono limitate. Conseguentemente, la ricerca del piacere comporta una lotta intensa.
Peggio ancora, essendo costituzionalmente spirituali non riusciamo mai ad essere felici con la gratificazione del nostro corpo, proprio come chi guida non può mai nutrire se stesso mettendo il carburante nella sua macchina. Perciò, sia che abbiamo successo o no nei nostri progetti di piacere materiale, nella grandissima parte dei casi restiamo insoddisfatti. Infine poi tutti i nostri sogni diventano incubi quando i nostri corpi – le vere basi di tutti i nostri piaceri – vengono colpiti dalla malattia, demoliti dalla vecchiaia e distrutti dalla morte. Dopo ogni morte in un corpo umano, i nostri desideri e le nostre attività ci procurano un altro corpo, umano o subumano e la nostra lotta continua.
Solo le anime nella forma umana hanno una coscienza e un’intelligenza sufficientemente evolute per capire e porre rimedio alla loro terribile situazione nell’esistenza materiale. Perciò i testi vedici spingono tutti gli esseri umani a dedicarsi allo sviluppo del benessere spirituale, una causa più completa ed efficace dello sviluppo del benessere materiale.
Porre Fine al Problema della Fame con il Metodo Spirituale
Torniamo ora al problema della fame nel mondo per vedere come la promozione del benessere spirituale possa aiutare ad affrontarlo.
Autocontrollo. Alcune indagini dimostrano che coloro che sono dediti alla religione sono meno propensi a soccombere al vizio. Il dottor Patrick Glynn nel suo libro, God:The Evidence, scrive: “È difficile trovare qualcosa che abbia una più coerente corrispondenza con la salute mentale o una migliore garanzia contro i comportamenti autodistruttivi di una forte fede religiosa.” Le pratiche spirituali possono aiutare a guarire le cattive abitudini che causano la fame nel mondo.
Compassione. Una visione spirituale della vita accresce la compassione e fa diminuire l’invidia. Quando un giornalista chiese a Madre Teresa il segreto della sua compassione, ella indicò il suo rosario. La devozione a Dio fa crescere spontaneamente la compassione verso tutti i Suoi figli, nostri fratelli e sorelle e ci ispira ad operare disinteressatamente per la loro elevazione olistica. Quando le persone ricche sono coscienti di Dio, la loro compassione non si limita ad un occasionale atto caritatevole; ma la loro intera vita è dedicata ad aiutare in ogni modo possibile coloro che soffrono, sia materialmente che spiritualmente. Quando i capi di Stato sono spiritualmente illuminati si prendono cura di tutti i cittadini come se fossero loro figli – non per un calcolo politico, ma per amore spirituale. Essi creano strutture socio-economiche che in situazioni normali possono dare lavoro a tutti e un adeguato sollievo in quelle d’emergenza. Perciò la devozione genera automaticamente la virtù; una persona devota a Dio sviluppa naturalmente buone qualità, come l’autocontrollo e la compassione, essenziali per l’efficacia di qualsiasi programma di assistenza sociale.
La prosperità della natura. I testi vedici insegnano che essere in armonia con Dio porta il benessere non solo nel futuro ma anche nel presente. La nostra esistenza dipende proprio dalla grazia di Dio. Nonostante il nostro progresso scientifico abbiamo ancora bisogno di Dio per il calore, la luce, l’aria, l’acqua e il cibo. Nonostante il nostro faticoso impegno in fabbriche tecnologicamente avanzate, il nostro cibo è ancora prodotto nella fabbrica di Dio, la natura.
Quando disubbidiamo agli ordini di Dio, Egli, per mezzo della natura materiale ci nega ciò che è necessario per vivere. Quando viviamo in armonia con Dio, Egli ordina a Madre Natura di fornire in abbondanza ai suoi figli obbedienti tutto ciò che è necessario alla vita.
La prosperità materiale che proviene dall’armonia con Dio non è una fantasia. La società con Dio al centro, tipica dell’India vedica, ne offre una dimostrazione storica. La meravigliosa prosperità dell’India tradizionale è ben documentata negli stessi tesi vedici e per questo richiamiamo alla memoria i nomi di storici medioevali come Fa Hien e Hua Tsang e anche moderni indologi come A. L. Basham. Infatti quella che oggi è la nazione più ricca del mondo, l’America, fu scoperta da europei che cercavano una nuova rotta oceanica per arrivare alle ricchezze dell’India.
Bastano le Buone Intenzioni?
Srila Prabhupada illustra le insidie delle attività sociali che nascono da intenzioni buone ma sbagliate con un episodio della sua vita: una volta a Calcutta vide una sua vicina che puniva il figlio più piccolo. Il figlio poco più grande della donna era ammalato di tifo e il dottore gli aveva severamente proibito di mangiare cibi solidi. Mentre la madre era fuori a fare spese il figlio malato aveva chiesto al fratello più piccolo di dargli qualche paratha (un cibo fritto) ed egli glielo aveva dato. Quando la madre tornò e vide che la malattia del figlio era peggiorata, punì il figlio più piccolo per la sua “gentilezza” nociva.
Immaginate un alcolizzato che abitualmente sperpera tutti i suoi guadagni e, abbrutito dal bere, maltratta i membri della sua famiglia. Quando si ammala riceve cure mediche gratuite che guariscono la sua malattia ma non il suo vizio. Egli riprende ad intossicarsi e a maltrattare. Le intenzioni delle cure mediche gratuite sono buone in quanto lo guariscono dalla sua malattia, ma non abbastanza da risolvere il suo problema più profondo. Srila Prabhupada paragonava spesso gli sforzi rivolti al benessere sociale, ma privi di spiritualità, al soffiare su un foruncolo che duole. Le buone intenzioni non costituiscono una soluzione definitiva.
I testi vedici affermano che la sofferenza è uno stimolo per elevare la nostra coscienza al livello spirituale, dove automaticamente recuperiamo il nostro diritto alla felicità eterna. Srila Prabhupada scrive: “Le sofferenze dell’esistenza materiale servono indirettamente a farci ricordare la nostra incompatibilità con la materia.” Per comprenderlo meglio, dobbiamo inghiottire una pillola amara: accettare il fatto che questo mondo è come una prigione e che ognuno qui è come un criminale, imprigionato per essersi ribellato a Dio. La durezza di questo mondo serve a correggerci.
Prendiamo in considerazione un assistente sociale che con zelo si occupa del trasferimento di un criminale da una cella di prigione scadente ad un’altra migliore. Se l’assistente sociale non aiuta il detenuto a rettificarsi, costui non avrà quel sollievo che dovrebbe essere lo scopo di colui che vuole recuperarlo. Le sue azioni sono miopi ed incomplete. In ultima analisi esse non sono utili né allo scopo che la prigione si prefigge (correggere i detenuti) né agli interessi a lungo termine del detenuto (la libertà dalla prigione). I testi vedici ci spingono a riflettere se faccia molta differenza dare un miglioramento materiale senza una educazione spirituale. Il dono nel migliore dei casi è incompleto. In ultima analisi esso non serve lo scopo del mondo materiale (modificare la mentalità ribelle delle anime) né il vero interesse delle anime (la libertà dalle inevitabili sofferenze dell’esistenza materiale, comprese le nascite e le morti ripetute).
Questa discussione non intende suggerire di chiudere un occhio e sviluppare indifferenza per le sofferenze degli esseri umani, nostri compagni.
Senza dubbio la compassione è una qualità nobile e i testi vedici ci incoraggiano ad usarla nel modo più efficace diventando strumenti della compassione di Dio.
Un Programma di Assistenza Sociale Completo
Poiché Dio è il padre più amorevole Si addolora nel vedere i Suoi figli soffrire, quali che siano le loro colpe. Egli crea un sistema cosmico di giustizia che può portare al loro graduale recupero. Essendo però molto di più di un semplice giudice neutrale, Egli crea anche un sistema misericordioso per offrire un sollievo immediato alle anime sinceramente pentite. Per mezzo dei Suoi rappresentanti, i devoti santi, Egli dissemina la vera conoscenza spirituale. Giungendo a conoscere la causa della sofferenza, gli esseri umani intelligenti possono correggersi volontariamente ed imparare a vivere in un’amorevole armonia con Dio. Allora Dio, per l’amore che ha verso di loro, elimina parzialmente o completamente i loro debiti karmici, secondo il grado del loro pentimento. Alla fine li aiuta a tornare nella loro dimora eterna e a vivere felicemente con Lui per sempre. (Bhagavad-gita 10.10-11) Quindi le Scritture vediche invitano tutti gli operatori sociali intelligenti a diventare agenti della compassione di Dio e fare a tutti il miglior bene possibile.
Supponiamo che tu abbia per amico un milionario. Un giorno incontri il figlio del tuo amico mentre alienato vaga per le strade ubriaco, scarmigliato, ammalato, sofferente e affamato. Se qualcuno gli offre del cibo, lo inghiotte rapidamente e continua il suo vagare senza mèta. Allora viene qualcun altro e gli dà degli abiti nuovi, che egli felice indossa rimanendo però sperduto e abbandonato. Qualcun altro gli offre gratuitamente delle medicine che gli danno un po’ di sollievo ma non un benessere permanente.
Allora lo fai sedere in macchina, lo porti a casa, lo fai lavare, gli dai da mangiare e curi le sue malattie. Quando ritorna sobrio ti rivolgi a lui con affetto e gli parli del grande amore che suo padre ha per lui. Chiarisci ed elimini i malintesi che hanno reso tesi i loro rapporti. Quando poi è pronto lo riporti nella casa di suo padre, dove viene nutrito con i migliori cibi, gli viene messo a disposizione un intero guardaroba e viene curato da un’equipe di ottimi medici. La riunione con il padre ha risolto molti problemi.
Coloro che si occupano del benessere materiale sono come le persone che hanno dato cibo, abiti e medicine al figlio perduto, mentre il devoto è come l’amico del padre che porta il figlio da suo padre.
Noi siamo figli amati del Signore Supremo, il maestro della dea della fortuna. Siamo quindi tutti come principi nel regno di Dio, ma il cattivo uso immotivato del nostro libero arbitrio ci porta via dal rifugio del nostro amorevole padre e ci obbliga a lottare per un insignificante piacere nel mondo materiale, proprio come il figlio perduto del milionario.
Il Servizio dell’ISKCON alla Società
La maggior parte delle persone sono così ignare della spiritualità che non sanno neppure di essere gli amati figli spirituali del padre supremo e che hanno diritto ad una vita eterna e piena di gioia. In un mondo tormentato da questa bancarotta spirituale, l’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna:
Fornisce a tutti gratuitamente un’educazione spirituale sistematica senza tener conto della casta, della razza, del genere, della religione, della nazionalità e via dicendo.
Offre un’attraente alternativa culturale che permette alle persone di praticare la spiritualità in modo semplice ma potente e in questo modo condurre una vita piena di profondo significato e di soddisfazione.
Diffonde il canto non settario e universale, consolidato nel tempo, dei santi nomi di Dio e in particolare del maha-mantra Hare Krsna. Questo canto permette a milioni di persone di armonizzarsi facilmente con Dio e apre loro la strada per ritornare nel Suo regno.
Aiuta milioni di persone a liberarsi da abitudini autodistruttive quali il consumo di carne, il sesso illecito, l’uso d’intossicanti e il gioco d’azzardo, ed offre loro una felicità più elevata preservandoli in questo modo da enormi sofferenze karmiche in questa vita e in quelle future.
Conduce il più grande programma di distribuzione di cibo vegetariano del mondo, “Cibo per la Vita”, ed offre gratuitamente cibo nutriente santificato (prasadam), che nutre il corpo e risveglia l’anima. Il prasadam viene distribuito a milioni di persone in tutto il mondo, comprese le regioni tormentate dalla guerra.
L’ISKCON opera instancabilmente a livello popolare per aiutare le persone a recuperare l’armonia con la propria natura di amati figli di Dio. Recuperata questa armonia, esse possono trovare e distribuire il tesoro d’amore, di pace e di felicità che si trova nascosto nei loro cuori. Henry David Thoreau affermava: “Per ogni mille che tagliano via il male dalle foglie, ce n’è uno che lo colpisce alla radice.” Tra le varie iniziative per il benessere offerte da diverse organizzazioni, la diffusione da parte dell’ISKCON di un’educazione e di una cultura pure e spirituali colpisce alla radice la sofferenza aiutando le persone a diventare veramente felici per sempre.
Caitanya Carana Dasa è discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. È laureato in ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni e fa servizio a tempo pieno al tempio ISKCON di Pune. La sua rivista elettronica gratuita, “Lo Scienziato Spirituale”, offre una presentazione scientifica della coscienza di Krsna.
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UN PASSAGGIO DALL’INDIA
Sumati Morarjee e il Viaggio di Prabhupada in Occidente.
Come una manager dei trasporti marittimi indiani contribuì a consegnare il messaggio di Sri Caitanya al mondo occidentale.
di Satyaraja Dasa
Nel 1965 la Scindia Steam Navigation Company era una delle più vecchie, grandi e rispettate compagnie di navigazione in India. In genere trasportava derrate alimentari, stoffe, attrezzature agricole e materiale medico e didattico, contenuti in scatoloni, casse, pancali e barili. Nell’agosto di quell’anno però, una delle sue navi da carico aveva a bordo un passeggero che portava un carico spirituale che avrebbe cambiato il mondo.
I devoti ISKCON conoscono bene questa storia: durante quel fatidico viaggio da Calcutta a New York, l’unica cabina passeggeri del Jaladuta (“messaggero del mare”) era occupata da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Allora egli era un sannyasi Vaisnava quasi sconosciuto. All’età di sessantanove anni si era imbarcato tenendo saldamente in mano il suo biglietto omaggio.
I seguaci di Prabhupada sanno come si fosse procurato quel biglietto, ma i dettagli di questa storia sono rimasti sconosciuti. Per molti devoti inoltre quell’anima speciale che aiutò Prabhupada a viaggiare verso l’occidente è soltanto un nome: Sumati Morarjee. In questo articolo illustrerò i dettagli di questa storia e inoltre darò al mondo Vaisnava informazioni su quella signora che giocò un ruolo così determinante nel portare la coscienza di Krsna in occidente. Mentre per molto di quello che segue ho fatto riferimento alla Srila Prabhupada-lilamrta di Satsvarupa Dasa Goswami, mi sono servito anche di materiale aggiuntivo tratto da una pubblicazione intitolata “Sumati Morarjee Felicitation Volume (Service to India Shipping)”, edita da N. G. Jog e pubblicata nel 1970 dalla Scindia House, che ho scoperto in un mio recente viaggio in India.
Sumati Morajee
Nata a Bombay il 13 marzo del 1909 in una ricca famiglia da Mathuradas Gokuldas e da sua moglie, Premabai, Sumati fu chiamata Jamuna, come il fiume sacro associato a Krsna a Vrndavana. Com’è avvenuto, il suo destino avrebbe coinvolto anche altre grandi distese d’acqua, perché sarebbe stata la prima donna al mondo a dirigere una grande compagnia marittima. Sebbene avesse sei fratelli altamente qualificati, nessuno di loro avrebbe avuto il successo conseguito dalla loro famosa sorella.
Secondo il costume indiano, quando era ancora una ragazzina fu promessa in matrimonio a Shanti Kumar, figlio unico di Narottam Morarjee. Narottam si era fatto un nome nell’industria tessile di Bombay e Sholapur, accumulando ricchezze indicibili per i suoi discendenti. Perciò Jamuna da ricca diventò ancora più ricca.
Poiché queste erano due tra le famiglie più influenti e famose della regione, il matrimonio fu uno degli eventi sociali più importanti di Bombay. I festeggiamenti durarono più di una settimana e per mesi i giornali riportarono in prima pagina notizie delle parate più importanti, dei fuochi d’artificio e dei banchetti.
Osservando la saggezza e l’ingegno di sua nuora, Narottam le dette il nome di Sumati (“colei che possiede un’intelligenza superiore”). Parlava hindi, marathi e inglese e mostrò abilità e interesse per tutti gli aspetti degli affari di suo suocero. Quando la moglie di Narottam morì prematuramente, Sumati diventò la responsabile della grande proprietà immobiliare e gradualmente sviluppò la sua esperienza sia nella gestione della casa sia degli affari.
Sumati era profondamente religiosa. Nata nella Vallabha sampradaya (discendenza) Vaishnava, era una devota dedicata di Sri Nathaji, una divinità di Krsna popolare in quella sampradaya. Era anche profondamente dedita alla venerazione di Tulasi, l’incarnazione in forma di pianta della gopi Vrnda Devi, che è tra le devote eterne più elevate di Sri Krsna. Più avanti nella sua vita, anche quando viaggiava all’estero adorava Tulasi ogni giorno, seppure offrendo solo un incenso alla sua fotografia. Era nota tra i suoi pari come una persona equilibrata che sapeva armonizzare una profonda spiritualità con la famiglia e gli affari.
Non fu una sorpresa, perciò, quando Narottam le affidò la sua nascente compagnia mercantile, ereditata dal bisnonno Jeevanji. Narottam, un giovane intraprendente, aveva trasformato alcuni bastimenti nella Scindia Steam Navigation Company, che divenne il modello della moderna navigazione indiana. Sumati costruì la compagnia da modeste condizioni iniziali e per questo alla fine ricevette perfino le lodi di Mahatma Gandhi. La sua relazione con Mahatma in effetti era cresciuta durante gli anni ed ella ebbe il privilegio di intrattenere con lui una corrispondenza epistolare regolare. Questo scambio fu documentato in alcuni articoli di giornale. Egli l’annoverava tra i suoi amici più intimi.
La Scindia Steam Navigation Company
Fondata nel 1919, l’azienda di Narottam fu la prima compagnia di navigazione su grande scala, posseduta da un indiano, che provvedeva a scambi commerciali tra l’India e l’Europa. Quando nei primi anni ’80 la compagnia cedette la flotta e cessò di commerciare aveva navi che salpavano per l’America, il Regno Unito, Singapore, l’Africa orientale, l’Australia, la Nuova Zelanda e il Golfo Persico.
Nel 1946, poco prima che iniziasse il rapporto della Scindia con gli Stati Uniti d’America, Sumati prese la piena responsabilità della compagnia, dirigendo più di seimila persone. Era già una dirigente e la sua ascesa al successo sarebbe stata solo questione di tempo. Tutte le persone coinvolte conoscevano la sua passione per il mare e la sua esperienza sviluppata in molti anni nel commercio marittimo.
Nel 1956 Sumati ebbe il piacere di essere eletta presidentessa della prestigiosa Indian National Steamship Owners’ Association, un onore che si ripeté nei due anni successivi e nuovamente nel 1965, poco prima che Prabhupada le chiedesse di mandarlo a New York. Questi riconoscimenti le conferirono la piena autonomia decisionale sulle sue navi.
L’Incontro
Sumati Morarjee incontrò per la prima volta Prabhupada negli anni ‘50 a Kurukshetra, dove Sri Krsna aveva esposto la Bhagavad-gita. In seguito raccontò ad un gruppo di suoi seguaci che egli era seduto sotto un albero a cantare sulla corona. Intuendo che era un sadhu degno di rispetto, gli si avvicinò sperando di ricevere le sue benedizioni. A quel tempo egli non aveva ancora preso il sannyasa, l’ordine di rinuncia, ed era quindi ancora un uomo sposato.
Tuttavia fu colpita dalla sua umiltà e dalla sua devozione e glielo ricordò quando s’incontrarono di nuovo a Bombay. Allora Prabhupada era uno swami che le chiedeva aiuto per andare in America.
Egli aveva incontrato un gentiluomo di nome Agarwal, un uomo d’affari di Mathura, e gli aveva detto che desiderava andare in occidente per soddisfare l’ordine del suo maestro spirituale di predicare il messaggio di Sri Caitanya in lingua inglese. Questo incontro gli procurò una sponsorizzazione in America per mezzo di Gopal, il figlio di Agarwal, un ingegnere che viveva in Pennsylvania. Prabhupada ricevette subito il permesso dal Ministero degli Affari Esteri di recarsi negli Stati Uniti. Gopal Agarwal aveva dichiarato solennemente che avrebbe sostenuto tutte le spese di Prabhupada nel periodo iniziale della sua permanenza negli Stati Uniti.
Prabhupada si recò allora a Bombay con questo progetto in mente: avrebbe cercato aiuto per andare in America rivolgendosi a Sumati Morarjee, che aveva saputo essere a capo della Scindia Steam Line. Dopo tutto egli l’aveva incontrata a Kurukshetra e successivamente ella gli aveva donato una cifra considerevole per stampare il secondo volume del lavoro della sua vita, la traduzione con commento dello Srimad-Bhagavatam.
Preoccupata per la sua salute e per il suo benessere, Sumati Morarjee rifiutò di aiutarlo, temeva che il lungo viaggio in mare l’avrebbe ucciso perché era anziano e non era mai uscito dall’India.
Prabhupada non era uno che si lasciava distogliere dai suoi propositi e persuase il segretario di Sumati, signor Choksi, a parlarle in suo favore, istruendolo esattamente su cosa doveva dire: “Trovo che questo gentiluomo sia molto ispirato ad andare negli USA per predicare il messaggio di Sri Krsna alle persone là.” Ella però rifiutò di nuovo, determinata nella sua decisione di proteggerlo suo malgrado.
Prabhupada chiese con insistenza un incontro personale, che non ci fu. Il tempo passava. Ella lo ignorava, per il suo bene, come lei credeva. Alla fine, vista la sua insistenza, acconsentì.
Quando entrò nella sua stanza, egli disse soltanto: “Per favore, dammi un biglietto!”
Sumati vide un impegno e un desiderio totali nei suoi occhi, la sua determinazione a compiacere il suo maestro spirituale e a soddisfare il desiderio di Sri Krsna. Fu semplicemente impossibile negarglielo e così gli fissò un posto sul Jaladuta, una nave che partiva da Calcutta il 13 agosto del 1965. Con una profonda preoccupazione nel cuore, provvide a tutte le sue necessità, assicurandosi che viaggiasse su una nave il cui capitano poteva comprendere le necessità di un Vaishnava vegetariano. Il capitano, Arun Pandia, si fece carico di portare a bordo verdura e frutta extra per lo swami.
Due giorni prima della partenza, Prabhupada arrivò a Calcutta per recarsi a Mayapur a visitare il samadhi (la tomba) del suo maestro spirituale, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura. Voleva pregare e chiedere le benedizioni del suo guru.
Prabhupada aveva con sé alcuni bauli, duecentotre volumi del suo Primo Canto dello Srimad-Bhagavatam, il suo bagaglio personale composto da una piccola valigia, un ombrello e una certa quantità di cereali secchi nel caso che non potesse trovare cibo adatto in una terra così lontana da casa. Quasi settantenne, s’imbarcava in un viaggio e in una missione che sarebbe stata scoraggiante anche per un uomo con la metà dei suoi anni.
Il Viaggio
Dopo dieci giorni di viaggio, la nave raggiunse il Mar Rosso, dove Prabhupada incontrò grandi difficoltà. Nel suo diario annotò: “Pioggia, mal di mare, vertigini, mal di testa, mancanza d’appetito, vomito.” I sintomi persistevano, ma era più che un mal di mare. I dolori al petto gli facevano pensare che sarebbe potuto morire in qualsiasi momento. In due giorni subì due attacchi di cuore, ma tollerò queste difficoltà meditando sullo scopo della sua missione.
Una notte Prabhupada fece un sogno. Sri Krsna e le Sue incarnazioni remavano in una barca e Krsna disse a Prabhupada di non temere, ma di continuare. Prabhupada si sentì rassicurato dalla protezione di Sri Krsna e quei violenti attacchi non si ripresentarono.
Il 10 settembre Prabhupada si era abituato alla vita di mare. Nel suo diario scrisse: “La nave viaggia senza problemi. Oggi mi sento meglio, ma soffro per la separazione da Sri Vrindaban e dai miei Signori Sri Govinda, Gopinath, Radha Damodar [Divinità di Sri Krsna]. L’unica consolazione è la Sri Caitanya Caritamrita, in cui gusto il nettare dei lila [divertimenti] di Sri Caitanya. Ho lasciato Bharata-bhumi [India] solo per eseguire l’ordine di Sri Bhaktisiddhanta Sarasvati in esecuzione dell’ordine di Sri Caitanya. Non ho alcuna qualifica, ma ho affrontato questo rischio solo per eseguire l’ordine di Sua Divina Grazia. Così lontano da Vrindavana dipendo esclusivamente dalla Loro misericordia.”
La traversata oceanica fu la più tranquilla che il capitano avesse mai visto. Prabhupada disse che la bonaccia era la misericordia di Sri Krsna.
Nel suo diario scrisse: “Se l’Atlantico avesse mostrato il suo aspetto consueto forse sarei morto, ma Sri Krsna Si è occupato della nave.”
Dopo un viaggio di trentacinque giorni da Calcutta, il Jaladuta raggiunse il molo Commonwealth di Boston alle cinque e trenta di mattina del 17 settembre del 1965. La nave fece una breve sosta a Boston e proseguì per New York City. Dopo aver trascorso meno di due mesi in Pennsylvania, Prabhupada arrivò nel Lower East Side di New York, da dove lanciò il suo Movimento mondiale.
Il Meglio dell’India
Nel corso degli anni Prabhupada rimase in contatto con Sumati Morarjee soprattutto per lettera e la tenne informata su se stesso e sui progressi del Movimento. Talvolta ella gli dava consigli e Prabhupada era felice di tenere una corrispondenza con lei, riconoscente per il suo contributo nel farlo arrivare in occidente. Continuarono a scriversi fino alla morte di Prabhupada nel novembre 1977.
Sumati morì ventun’anni dopo. I giornali di tutta l’India scrissero del suo trapasso:
Questa prima donna della Marina mercantile dell’India, anzi del mondo, se n’è andata il 28 giugno 1998, senza essere pianta, onorata e celebrata da nessuno. Quando ne incontreremo un’altra come lei?
Ella è stata la prima donna della Marina mercantile indiana e un’intima amica di Mahatma Gandhi, ed è morta a Bombay di domenica in seguito ad un arresto cardiaco. Aveva 91 anni.
Sumati Morarjee, nuora di Narottam Morarjee, fondatore della Scindia Steam Navigation, ha rivestito importanti responsabilità nel campo navale, tradizionalmente un caposaldo maschile, in India e nel mondo.
Una volta Sumati Morarjee scrisse: “Non è soltanto per ragioni d’affari che oggi ci dedichiamo all’attività navale. Vogliamo che il nostro popolo viaggi all’estero e che gli stranieri vedano la nostra antica terra. È stata la tradizione indiana ad esportare quello che ha di meglio nei paesi stranieri. Per secoli abbiamo fatto affari commerciando, ma i nostri carichi più preziosi sono state le nostre idee di fratellanza universale e di profonda spiritualità… La nostra tradizionale benevolenza trascendentale verso tutti non si è mai interrotta.”
Questo non è mai stato più vero di quando ella aiutò Prabhupada a viaggiare verso le coste dell’occidente, esportando così nei Paesi stranieri il meglio che l’India possa offrire.
Satyaraja Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, è condirettore di BTG. Ha scritto più di venti libri sulla coscienza di Krsna e vive vicino a New York City.
DI TANTO IN TANTO
Essendo Dio, Krsna non deve lavorare e gioisce nella Sua dimora originale, mentre le Sue espansioni e le Sue energie, come il tempo, si occupano della creazione materiale.
di Mathuresa Dasa
È tipico per noi, uomini e donne che lavorano, uscire di casa al mattino presto e trascorrere otto o nove ore al lavoro. La parte di vita trascorsa al lavoro ci dà le risorse per vivere a casa. Le relazioni formali sul lavoro contrastano con l’intimità della vita in famiglia. Anche se i limiti tra queste due situazioni non sono precisi e si sovrappongono, la nostra personalità sul lavoro è diversa da quella a casa.
Krsna, la Persona Suprema, non deve lavorare. Egli è sempre a casa, nella Sua dimora, una proprietà che si espande, eterna e infinitamente varia, al di là del mondo materiale e conosciuta come Goloka Vrndavana. Krsna trascorre la Sua vita di casa come noi trascorriamo la nostra, insieme con i Suoi amici affettuosi e le Sue cose preferite. La nostra propensione per la vita di casa deriva dalla Sua personalità originale, perché come anime individuali infinitesimali proveniamo da Lui e dalla Sua dimora trascendentale. Poiché Krsna ha un debole per le mucche e la pianta di Tulasi, la Sua dimora originale le contiene entrambe in abbondanza. Goloka significa “dimora delle mucche” e Vrndavana “foresta di Tulasi” (Vrnda è un altro nome di Tulasi). Le foreste, i fiumi, i ruscelli, le colline, le montagne, i campi e gli abitanti del villaggio di Goloka Vrndavana sono lo scenario eterno dei felici divertimenti di Sri Krsna e dei Suoi intimi devoti.
Non dovendo lavorare, Krsna non è obbligato a creare il nostro mondo materiale temporaneo. Lo fa per gentilezza, allo scopo di dare proprietà materiali a quelli di noi che preferiscono vivere indipendentemente da Lui o avere l’illusione di poterlo fare. Krsna affida l’opera della creazione alla Sua espansione Maha-Visnu, che è l’originale “personalità operativa” di Krsna. Diversamente dalle nostre personalità sul lavoro, Maha-Visnu, un’espansione della personalità di Krsna, è anche un individuo con iniziative e individualità distinte. Egli opera separatamente, lasciando indisturbato Krsna, nella Sua personalità familiare originale. Questa capacità di Krsna di espanderSi senza lasciare la Sua dimora e affidando le attività alle Sue espansioni individuali, senza niente concedere allo stereotipo che vede Dio come un burattinaio, è una speciale ed essenziale caratteristica dell’Essere Supremo.
Sri Krsna gode di scambi intimi e non formali a casa insieme con i devoti che hanno il sentimento di familiari ed amici, mentre nella funzione di creatore, Sri Maha-Visnu attrae quegli adoratori che preferiscono un Dio dotato soprattutto di caratteristiche grandiose, onnipotenti e che ispirano timore. L’importanza di Maha-Visnu è inconcepibile. Per illustrarla, la Bhagavad-gita e gli altri testi affermano che non solo non siamo soli nell’universo, ma che anche l’universo stesso non è solo. Al di là del guscio enormemente distante del nostro universo c’è un numero infinito di altri universi. Questi innumerevoli universi, che hanno una forma variamente descritta di semi o di uova d’oro, fluttuano dai pori della pelle di Maha-Visnu che giace addormentato sull’Oceano Causale, un corpo di acqua trascendentale che separa il dominio spirituale da quello materiale. Maha-Visnu espira e gli universi si manifestano per trilioni di anni. Egli inspira e riassorbe tutti gli universi con i loro abitanti nel Suo corpo fino alla successiva espirazione al ritmo ciclico della creazione.
L’attività per Sri Krsna o per Maha-Visnu non è quindi un grande sforzo. Egli agisce nel Suo sonno e, come per tutte le altre Sue attività, la Sua opera è un volontario, allegro divertimento per compiacere e dare una collocazione ai Suoi devoti.
Si dice che il nostro stato d’incoscienza sotto l’incantesimo della materia sia una parodia del sonno creativo trascendentale di Maha-Visnu. Qui noi dimentichiamo Krsna, Maha-Visnu, il mondo spirituale e la nostra natura individuale eterna. Il termine tecnico per il sonno di Sri Maha-Visnu è yoga-nidra, un termine che anche i Vaisnava usano per indicare la copertura della conoscenza intellettuale, scientifica e quasi-spirituale che, perpetuando la nostra dimenticanza, dirige le nostre attività da svegli.
Sdraiato sull’Oceano Causale, Maha-Visnu Si sveglia per lanciare uno sguardo radioso sulla natura materiale, l’ombra della natura spirituale, rappresentata dalla Sua consorte, la dea Rama Devi. Mentre è sempre direttamente in compagnia di Rama Devi, Sri Visnu contatta la natura materiale solo con il Suo sguardo. Poiché Rama Devi è unita a Maha-Visnu sia come Sua amata compagna che come Sua potenza di conoscenza, ne consegue che sia la conoscenza nella natura materiale che la natura materiale stessa hanno le caratteristiche di un’ombra. La natura materiale però non è falsa. È reale, ma la sua effimera realtà ciclica dovrebbe, come le ombre nella caverna di Platone, farci riflettere sulla sostanzialità, vitalità, libertà e varietà dell’originale natura spirituale.
Lo Sguardo del Tempo
Le parole usate per lo sguardo di Maha-Visnu sono tyakta kalam, e indicano che il Suo sguardo luminoso e il tempo (kala) sono la stessa cosa. Lo sguardo radioso del tempo trasporta noi, minuscole anime individuali eterne, nel grembo della natura materiale, che è come un’ombra, in cui acquisiamo corpi temporanei sulla base alle nostre attività nella creazione precedente, il precedente respiro di Maha-Visnu. Anche gli universi, che sono usciti dai pori della pelle di Maha-Visnu in forma di seme, penetrano (con le parole di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati) “la camera dall’accoglienza illimitata” della natura materiale, dove si ampliano per accogliere le anime incarnate.
Essendo sempre presente, senza inizio né fine, il tempo controlla e registra tutto. Il tempo porta con sé nell’attuale creazione i risultati delle nostre attività e i desideri sviluppati nelle precedenti creazioni, cosicché ogni giorno ci svegliamo e siamo spinti dal tempo e dalle circostanze da esso derivanti ad avere a che fare con i nostri desideri e le nostre attività passate. Come una voce registrata sul nastro, il tempo rappresenta la volontà di Krsna e di Maha-Visnu sebbene sembri separato da Loro.
Secondo la Brahma-samhita neppure lo sguardo di Maha-Visnu contatta direttamente la natura materiale. Ci sono degli intermediari. La prima è Rama Devi stessa, che “trasporta la funzione del Suo sguardo” nella sua energia ombra. (Brahma-samhita 5.7) E nel punto in cui questo luminoso sguardo del tempo trasportato tocca la natura materiale, appare un alone riflesso conosciuto come Sambhu o Siva. È Sambhu che feconda la natura materiale contattandola direttamente. In questo modo Siva viene identificato con il tempo, in particolare con il suo aspetto distruttivo, e a volte è conosciuto come Kala. La sua consorte, la natura materiale, viene spesso rappresentata come la scura dea distruttrice Kali. Poiché lo sguardo di Maha-Visnu e Siva vengono entrambi identificati con il tempo, tutti e tre sono praticamente identici. Srila Prabhupada afferma quindi in varie occasioni, senza contraddizioni, che Maha-Visnu tocca la natura materiale solo con il Suo sguardo, solo con la Sua energia del tempo e solo nella forma di Siva. Questi è in breve Sri Maha-Visnu che contatta la natura materiale.
“Sri Visnu agisce per mezzo di Siva per creare il mondo materiale,” scrive Srila Prabhupada. “Quando Krsna nella Bhagavad-gita 14.4 dice di essere il padre che dà il seme di tutti gli esseri viventi (aham bija-pradah pita), Si riferisce alle azioni compiute da Sri Visnu per mezzo di Siva… Quando si devono compiere azioni materiali, Sri Visnu le compie per mezzo di Siva. Quando Sri Visnu non è toccato dall’energia esterna Egli è Sri Visnu, ma quando è in contatto con l’energia esterna appare nelle Sua forma di Siva.
Le Creazioni di Brahma
Dopo aver messo la creazione in movimento fecondando la natura materiale con le anime prigioniere del tempo, Sri Maha-Visnu e Siva si espandono per risiedere individualmente in ogni universo. Brahma, nato da un fiore di loto d’oro che cresce dall’ombelico di Sri Visnu, si unisce a loro. In ogni universo Brahma è il primo nato tra le anime prigioniere del tempo. Come il resto di noi e a differenza di Sri Visnu e di Siva, Brahma, sebbene molto potente, si trova in questo universo a causa delle sue attività passate, del suo karma, della sua ricerca del piacere lontano da Krsna. Sviluppando un linguaggio figurato del loto, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati afferma che non solo Brahma, ma tutti gli esseri viventi hanno un posto “sul livello superiore” di questo loto e un collegamento con Dio attraverso la sua forma dorata, che rappresenta la conoscenza pura.
Seduto in meditazione in cima al loto, Brahma, spinto dalle impressioni della sua vita precedente, come accade a tutti noi, impegna la mente nella creazione dei sistemi planetari, delle varie specie di vita e di altri aspetti del progetto universale. In questo modo a tutte noi anime individuali sono forniti corpi di varie specie adatte alla mentalità che abbiamo sviluppato nelle nostre vite passate. Durante una vita di Brahma, ruotiamo nel ciclo delle nascite e delle morti, assumendo e lasciando corpi in base al livello di coscienza prodotto dalle attività che abbiamo scelto. Alcune cifre date dalla Bhagavad-gita dimostrano che un giorno di Brahma, cioè le sue ventiquattro ore, è approssimativamente uguale a otto miliardi e mezzo di anni solari. Cento anni composti da questi giorni è la durata della vita di Brahma, che a sua volta è uguale a un atto respiratorio, un’espirazione e un’inalazione, di Sri Visnu.
Mentre potenzia Brahma a creare e Siva a distruggere, Sri Visnu stesso Si fa carico del mantenimento di ogni universo. Tutte le attività della natura materiale ricadono in queste tre ampie categorie della creazione, del mantenimento e della distruzione sotto il controllo di queste tre divinità. Noi creiamo le nostre abitazioni, le nostre famiglie, le istituzioni, le nazioni e le civiltà, le manteniamo e le distruggiamo o guardiamo mentre vengono distrutte. Al di là dell’influenza dell’uomo, anche tutti i corpi materiali, le piante e gli animali, come i corpi naturali quali le montagne, i pianeti e gli universi, vengono creati, mantenuti ed infine annullati sotto la supervisione di questo triunvirato diretto da Sri Visnu.
All’inizio, essendo il punto di contatto con la natura materiale, Siva è uno strumento della creazione. Sambhu significa genitore o progenitore. Anche i racconti sulla storia universale contenuti nei Purana lo rappresentano mentre aiuta Sri Visnu nella sua opera di mantenimento sviando o combattendo gli elementi malvagi della popolazione universale. Siva però è soprattutto conosciuto come il distruttore. Si dice che egli compia la tandava nrtya, una selvaggia danza ricca di gesti, distruggendo non solo gli universi, ma tutto ciò che di grande e di piccolo si trova al loro interno. Tutto ciò che è materiale, nel tempo dovuto scompare calpestato dalla inesorabile danza del tempo. In ogni universo Siva è noto come Rudra e sua moglie come Rudrani, nomi che indicano che essi gridano ad alta voce e che, per la loro natura violenta e distruttiva, incitano anche tutti noi a gridare. Rudra indica anche un blu rossastro, che si dice sia il colore della collera. Sotto forma dello sguardo di Maha-Visnu, il tempo scorre e dirige la totalità della manifestazione materiale, compresi la creazione, il mantenimento e la distruzione. L’effetto materiale complessivo del tempo però è la distruzione, effettuata dalle espansioni di Siva e di Rudra.
Il Tempo nella Natura Spirituale
La creazione, il mantenimento e la distruzione che si susseguono nel tempo non sono caratteristiche della natura spirituale. Le Upanisad affermano che prima della creazione non c’erano né Brahma, né Siva, né il sole, né le stelle e neanche il cielo. C’era solo Visnu, le Sue espansioni e le anime pure che non avevano alcun desiderio di vivere separatamente da Lui. Con la sola presenza di Visnu, senza Siva e senza Brahma, c’è soltanto il mantenimento, non c’è né creazione né distruzione, Il tempo esiste nella natura spirituale, ma senza il suo aspetto distruttivo e senza la caratteristica dell’aspetto creativo che è semplicemente la necessaria controparte della distruzione.
Inoltre, è detto che la natura spirituale è più ricca di attività di quella materiale che è il suo riflesso. Là Sri Visnu e i devoti che Lo servono si espandono spiritualmente per arricchire, variare e perpetuamente accrescere i divertimenti di una felice devozione d’amore.
Mentre tutto questo avviene qui sotto lo sguardo attento del tempo, nella natura spirituale il tempo ha solo la funzione di mantenere, grazie alla sola influenza di Sri Visnu, o in altre parole, là esiste tutto eternamente. La nostra esperienza della triplice natura e della caratteristica in realtà distruttiva del tempo è soltanto un’esperienza materiale. La Brahma-samhita parla del tempo spirituale come di una “presenza costante concentrata” e come “tempo trascendentale eternamente esistente”. Inoltre descrive la dimora di Krsna a Goloka come un posto “dove c’è l’eterna esistenza del tempo trascendentale, che è sempre presente, senza passato o futuro perciò non soggetto alla qualità del tempo che passa neanche per la durata di mezzo secondo”.
Come uomini e donne che lavorano il modo di staccarci dalle tristi condizioni della natura materiale e del tempo materiale inizia usando la nostra vita al lavoro e la nostra vita in famiglia come mezzi per meditare e adorare la Persona Suprema. Le Upanisad affermano che le persone inclini alla spiritualità, da Brahma giù fino agli esseri umani, guardano sempre alla suprema dimora di Visnu con tutto il loro cuore e la loro mente: om tad visno paramam padam sada pasyanti yat suryayah.
Da questo punto di vista non c’è questione d’inattività perché agiamo incessantemente, sia nella natura materiale sia in quella spirituale. Siamo costantemente occupati a realizzare i nostri ideali, quali che siano. Siamo entrati nella natura materiale seguendo un desiderio illusorio d’indipendenza dal Signore e l’intera creazione materiale pressoché incommensurabile si è manifestata per soddisfare quel desiderio.
Dirigere nuovamente i desideri e le attività verso Visnu e Krsna può portarci dei cambiamenti almeno altrettanto incommensurabili. La pratica del bhakti-yoga descritta dettagliatamente nella Bhagavad-gita, nella Bhakti-rasamrta-sindhu e in altri libri è centrata sull’ascolto e la descrizione degli attributi e delle glorie della Persona Suprema e della natura spirituale. Questo metodo, anche se affrontato con cautela teoretica, può trasformare sia la nostre personalità sul lavoro sia quella in famiglia in puri e trascendentali individui spirituali risvegliandoci dalla nostra condizione dormiente nella natura materiale.
Mathuresa Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, negli ultimi trent’anni ha scritto molti articoli per Back to Godhead. Vive e lavora a Gainesville in Florida.
ATTRAVERSARE A PIEDI LE FIJI PER KRSNA
Senza fare paragoni con le sue tre traversate a piedi del Canada, un sannyasi Hare Krsna con il suo percorso di sei giorni nelle isole Fiji consegue un altro successo nel distribuire la misericordia di Sri Caitanya.
di Bhaktimarga Swami
A MIO PARERE CAMMINARE è il miglior modo di viaggiare anche se viviamo nell’età dell’automazione. Srila Prabhupada era solito fare una passeggiata tutti i giorni. Per migliaia di anni i sannyasi, le persone rinunciate dell’India, hanno camminato a piedi. Io, che sono un sannyasi, ispirandomi a Prabhupada e ad altri, quindici anni fa ho deciso di viaggiare a piedi, non nell’antica India come facevano allora, ma in una parte del Nuovo Mondo, il Canada, che non è ancora famoso per i pellegrinaggi. Grazie alla misericordia di Krsna ho attraversato tre volte il Canada per diffondere la coscienza di Krsna ed ho viaggiato a piedi anche in Irlanda (da Belfast a Cork) e nella Guyana. Quando sono stato invitato a visitare le Fiji, questo lontano Paese esotico nell’Oceano Pacifico meridionale, esse sono diventate la mia ultima frontiera per un pellegrinaggio a piedi.
Prima di mettermi in cammino sulla Queen’s Road che partendo da Suva, sulla costa sud-est dell’isola principale, arriva a Lautoka nel nord-ovest, i miei ospiti delle Fiji ed io decidemmo di fare un comunicato. Il messaggio metteva in rilievo la necessità per tutti noi di relazionare più come anime spirituali e meno come corpi materiali, con questo o quell’abitante delle Fiji. Il messaggio spirituale aham brahmasmi – “io sono spirito” – contrasta con la falsa identificazione materiale che spesso è causa di discordia, sia nelle Fiji che altrove.
Per la serenità interiore aggiungemmo il maha-mantra stampato in grassetto: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare/ Hare Rama , Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare e ne demmo questa traduzione: “O meraviglioso Creatore, per favore permettimi di contribuire a servire con gioia Te e la Tua creazione.” Munito di questo messaggio e del japa per cantare, dei miei abiti arancioni, di un paio di scarpe Croc affidabili e di tutto il grande sostegno morale della comunità dei devoti delle Fiji, iniziai la mia traversata.
PRIMO GIORNO
Domenica, 23 agosto 2009
Suva
Nella Bhagavad-gita Krsna afferma: “Io sono l’avventura,” ed eccola qua. Alle 4.30 del mattino brancolo nel buio con alcuni compagni, persone che ho incontrato solo ieri notte. Mi trovo in una terra sconosciuta e scendo per una strada lungo la costa che segue la barriera corallina, schivando uno stupido autista ubriaco. Non so che cosa ci sia dietro l’angolo, Quando viene l’alba, arriva anche la gente.
Il mio sponsor per questo viaggio, Radha-Madhava Dasa, nativo delle Fiji, mi ha insegnato come salutare la gente. “Bula!” è la parola per dire ciao. Non trovi mai nessuno che non risponda con grande calore.
Geraldine Panapasa del Fiji Times mi raggiunse durante una pausa per una abbondante colazione. Le spiegai che la vita del mondo moderno, con i suoi eccessi e il suo consumismo, causa un grande squilibrio nella nostra vita.
“C’è bisogno di riservare una parte della nostra giornata alle attività spirituali,” dissi. “Per il nostro benessere fisico e spirituale possiamo unire una passeggiata alla meditazione sul mantra e ridurre questo squilibrio.”
Mostrai la mia corona a Geraldine e recitai il maha-mantra. Le piacque il mio programma e decise di dedicargli un articolo.
A mezzogiorno feci un’altra pausa, questa volta al tempio di Suva, dove guidai un kirtana. I presenti erano abituati al canto, ma furono felici d’imparare alcuni semplici passi di danza per accompagnare il canto.
SECONDO GIORNO
Lunedì, 24 agosto
Nauva
La giornata è trascorsa lentamente e la fatica si è fatta sentire. Sono spossato. Troppo sole. Per i miei piedi è stato disagevole camminare a causa del terreno irregolare e del bordo di pietra della strada, ma l’ho presa come una sfida. L’austerità è un obbligo reale per un sannyasi. È una specie di disagio autoimposto che diventa un’esperienza piacevole in questo stile di vita in cui “il meno è il più”. Ci porta più vicini a Krsna.
Dopo quindici chilometri di quell’austerità le due persone con cui oggi avevo cominciato a camminare si sono arrese. Devo ammettere che avevano fatto del loro meglio. Perciò continuai a camminare da solo. Fortunatamente nessuno di noi è mai solo. Krsna è sempre nel nostro cuore. Nel passato gli yogi compivano la meditazione (dhyana) da soli nella foresta e riuscivano a rimanere contenti sapendo che Dio, nella forma di Paramatma, è presente nel cuore di ognuno.
Le ore passavano, il caldo persisteva. Un’anima gentile vide che ero disidratato e presa la sua canna di bamboo tirò giù una noce di cocco dalla cima di uno dei suoi alberi. Mi venne incontro con un sorriso radioso, desideroso di offrirmi questo frutto rinfrescante. In questo semplice modo – dando qualcosa a un sannyasi in cammino per servire Krsna – egli iniziò la sua vita devozionale.
TERZO GIORNO
Martedì, 25 agosto
Pacific Harbour
Mentre camminavamo lungo la strada, Radha-Madhava, il mio robusto compagno, diceva ai nativi: “Talatala,” che significa “sacerdote.” Sembra che gli abitanti delle Fiji abbiano un rispetto naturale per le persone dedite alla spiritualità. In alcuni di questi villaggi basta che tu ti presenti vestito da devoto, perché la gente esca dalle case per salutarti. Perciò immaginate quale sarebbe stato l’effetto se ci fosse stato anche il richiamo del canto, del suono dei tamburi e della danza, come veniva fatto al tempo di Sri Caitanya, il sannyasi e incarnazione di Krsna che ispirò il sankirtana (gruppo di canto) agli inizi del sedicesimo secolo.
Un giovane di nome Elike, di quindici anni, ci venne incontro per dirci che suo fratello Daniel aveva vissuto nel tempio ISKCON di Lautoka. Daniel se n’era andato a vivere in una tenda sulla spiaggia ed era diventato molto simile a un eremita.
Radha-Madhava lo cercò e lo portò sulla strada perché si unisse a noi. Daniel decise di restare con noi per tutta la durata della missione di attraversamento delle Fiji a piedi e fu entusiasta di avere nuovamente Krsna nella sua vita.
Distanza percorsa: 31 km.
QUARTO GIORNO
Mercoledì, 26 agosto
Sigatoka
Daniel ed io, insieme con Rasa Mandala, un brahmacari (giovane studente) del tempio di Suva, ci mettemmo in cammino poco dopo le quattro del mattino per entrare in quella che è detta “l’insalatiera delle Fiji”, dove si possono trovare orti di papaia e campi di canne da zucchero, di manioca e di radici di colocasia.
Quando entrammo nella città di Sigatoka, il nostro gruppo aumentò di numero ed eseguimmo un sankirtana, cantando il maha-mantra Hare Krsna per il beneficio degli spettatori.
Un agricoltore c’invitò al suo banco dentro l’enorme edificio di un mercato agricolo, dove potemmo esibirci. Rasa suonava il tamburo e tutti gli altri si sincronizzarono con la voce e con gli strumenti. I venditori, i visitatori, i turisti e gli acquirenti rimasero immobili a guardarci e ci ascoltarono deliziati. Quando smettemmo, le persone – indù, cristiane e musulmane – si avvicinarono per esprimere il loro apprezzamento.
Fu un grande momento. Sentimmo la presenza di Sri Caitanya.
Distanza percorsa: 30 km.
QUINTO GIORNO
Giovedì, 27 agosto
Nadi
Ormai molte persone sapevano del monaco itinerante, perché sia la televisione pubblica che i giornali avevano riportato questo avvenimento, ma io incontrai due tipi che non avevano la minima idea di chi fossi o di che cosa mi occupassi. Dormimmo in una casa contadina, che i proprietari ci avevano gentilmente offerto. Alle tre del mattino, mentre i miei tre compagni di viaggio si facevano la doccia e si preparavano a raggiungermi, io avevo cominciato a percorrere una quieta strada fangosa di campagna che portava a Queens Road. Portavo con me una piccola pila che mi fece luce per due chilometri e sorpresi due nativi accoccolati al margine di un campo di canne da zucchero. La luce li colpì negli occhi. Sentendosi minacciati, chiesero: “Chi sei?”
“Bula! Sono un talatala viaggiante.”
Erano ubriachi o superstiziosi o ambedue le cose. Uno di loro si fece avanti cautamente, guardò la mia testa bianca rasata, il segno del tilaka sulla fronte e i miei abiti. Era particolarmente colpito dai miei abiti.
“Hai le gambe?” chiese, tremando di paura.
Gli mostrai le caviglie perché si rendesse conto che non ero un fantasma. Ne fu sollevato e il suo scetticismo diminuì. Pensai che fosse mio dovere condividere con lui le parole che aiutano ad elevarsi spiritualmente “Hare Krsna!”
Alla fine mi strinse la mano e chiese: “Da dove vieni?”
“Canada!”
“Portami là!” insistette.
“No, no! Dobbiamo trovare la nostra strada per tornare da Dio. D’accordo?”
“Sì!” rispose quel tipo.
Srila Prabhupada diceva sempre che lo scopo della nostra vita è tornare nella nostra dimora spirituale, la dimora di Krsna.
Distanza percorsa: 40 km.
SESTO GIORNO
Venerdì, 28 agosto
Lautoka
Durante la maratona a piedi ho sperimentato che vedere e incontrare persone addolcisce il cuore. Essenzialmente siamo tutti servitori dello stesso spirito supremo. Facciamo tutti parte della stessa famiglia universale, nonostante le differenze nello stile di vita e nell’attività.
Mentre camminavo vidi delle immagini forti: un gruppo di uomini che riscaldavano delle pietre per un “lovo” (un arrosto, fatto all’aperto, di manioca o forse di mangusta), una donna che annaffiava con grandissima cura le piante del suo giardino, vitelli che succhiavano avidamente il latte dalle mammelle delle loro madri. Intravidi anche uomini faticare nei campi di canna da zucchero. Giorno dopo giorno trascorrevano molte ore sotto un sole cocente senza lamentarsi quasi mai. Non si poteva fare a meno di averne pietà. Nelle Scritture vediche la frase appropriata è para-duhkha-duhkhi, che significa soffrire per la sofferenza degli altri. La vita è veramente una dura lotta quando si deve combattere con i problemi causati dal corpo o dalla mente, dagli altri esseri viventi e dagli elementi naturali.
In piedi sul bordo della strada maestra c’era una di queste persone che lavorano la canna da zucchero. Mi sembrava piuttosto depresso e allora gli chiesi che cosa c’era che non andava.
“Ho perso il lavoro,” rispose.
“Mi dispiace,” dissi, condividendo la sua sofferenza.
“Che cosa fai tu?”
“Sono un pellegrino e sto camminando per Dio,” risposi.
Si presentò come Tuks. Avendo deciso di unirsi a me, raccolse la sua sacca da viaggio con gli abiti e la sua attrezzatura per dormire e le nascose nei cespugli per riprenderle poi. Ci mettemmo in marcia.
Tuks mi chiese se credessi in Cristo ed io dissi: “Sì, Gesù è il figlio di Dio. Krsna è il padre. Nel libro sacro, la Bhagavad-gita, Krsna Si identifica come padre di tutti. La loro relazione di padre e figlio è molto forte. Krsna e Gesù sono molto compatibili.”
Tuks mi disse che anche lui era padre. Camminammo e parlammo per il resto della giornata.
Daniel si unì a noi nell’ultima tappa del viaggio. Il caldo era intenso e gli ultimi pochi passi furono davvero estenuanti, ma fu proprio questa dolce austerità che ci aiutò ad andare avanti.
Il nostro punto d’arrivo era il famoso tempio ISKCON di Krsna Kaliya. Qui incontrammo il sindaco di Lautoka, che si congratulò con noi per “la meravigliosa impresa”. Così si concluse la nostra traversata delle Fiji durata sei giorni.
Distanza percorsa: 40 km.
Le Gambe e la Bocca al Servizio dell’Assoluto
Penso che non ci sia un modo migliore o più personale di venire in contatto con la gente dell’approccio povero tecnologicamente, ma di elevato livello naturale che è l’uso delle gambe. Queste gambe sono state fatte per camminare e la bocca per parlare dell’Assoluto. Che perfetta combinazione! Le gambe sono fatte anche per danzare. Nei pochi giorni che seguirono questa avventura di sei giorni, Jaya Rama e suo figlio Visvanatha prepararono un prasadam caldo per il villaggio di Daniel, Navutulevu. Rasa e Daniel suonarono i tamburi, al cui ritmo il capo villaggio danzò, dando così assenso agli altri perché danzassero al suono dei tamburi e del maha-mantra.
Cibo, canto, danza e parlare di Krsna – questa è cultura! Una volta qui il cannibalismo era un modo di vivere. Da allora questa gente ne ha fatta di strada. Fu bello vederli divertirsi, con la misericordia di Sri Caitanya evidente sui loro volti felici.
Bhaktimarga Swami è un GBC dell’ISKCON responsabile per le regioni del Canada. Quando non cammina, vive al tempio di Toronto.
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
“La Verità È Sempre la Stessa”
La conversazione che segue tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada ed alcuni suoi discepoli si è svolta una mattina di marzo del 1974 durante una passeggiata a Perth in Australia.
Discepolo: [Prendendo le parti di uno scienziato] Perché chiami scienza la coscienza di Krsna? Mi sembra che sia solo un’opinione.
Srila Prabhupada: Anche la vostra cosiddetta scienza è un’opinione. Se chiamate scientifico il vostro percorso, anche il nostro è scienza.
Discepolo: Ma con la nostra scienza possiamo provare le nostre convinzioni.
Srila Prabhupada: Allora dimostrate che gli elementi chimici producono la vita. Voi credete che la vita provenga dagli elementi chimici. Dunque provatelo; allora sarà scienza. Voi però non siete in grado di provarlo; perciò rimane un’opinione.
Discepolo: Bene, voi credete nell’anima, ma non potete provare che esiste. Poiché non possiamo vedere l’anima, dobbiamo concludere che la vita proviene dalla materia.
Srila Prabhupada: Non potete vedere l’anima con i vostri sensi grossolani, ma potete percepirla. Si può percepire la coscienza e la coscienza è il sintomo dell’anima. Se però, come dite, l’anima proviene dalla materia, allora dovete dimostrarlo fornendo gli elementi chimici che mancano per dare di nuovo la vita a un corpo morto. Questa è la mia sfida.
Discepolo: Avremo bisogno di un po’ di tempo per trovare gli elementi chimici adatti.
Srila Prabhupada: Queste sono sciocchezze. La vostra opinione è che la vita proviene da elementi chimici, ma non potete provarlo. Perciò dimostrate di essere dei mascalzoni.
Discepolo: Voi però accettate la Bhagavad-gita per fede. Questo è scientifico? È solo la vostra opinione, non è vero?
Srila Prabhupada: Perchè la Bhagavad-gita non sarebbe scientifica? La Bhagavad-gita dice, annad bhavanti bhutani parjanyad anna-sambhavah: “I corpi di tutti gli esseri viventi trovano il loro sostentamento nei cereali che sono prodotti dalle piogge.” Questa è un’opinione?
Discepolo: Questo potrebbe essere vero.
Srila Prabhupada: Nello stesso modo, tutto quello che è nella Bhagavad-gita è vero. Se rifletti su ciò che Krsna dice nella Bhagavad-gita, scoprirai che è tutto vero. Per esempio, Krsna dice che nella società ci deve essere una classe di uomini intelligenti, i brahmana, che conoscono l’anima e Dio. Essi sono uomini veramente civili, ma dove è una classe di uomini simili nella società odierna?
Discepolo: In tutto il mondo ci sono molti sacerdoti, ministri e rabbini.
Srila Prabhupada: Ma che cosa sanno realmente di Dio? Fanno speculazioni su Dio come gli scienziati fanno sulla natura materiale.
Provate a vedere chiaramente anche questo solo punto:voi non siete indipendenti, perciò ci deve essere un’autorità sopra di voi. Ed infine dovete accettare che esiste un’autorità suprema. Quindi se affermate di conoscere la verità suprema ma non conoscete l’autorità suprema, che valore ha la vostra conoscenza?
Supponi che una persona non conosca il governo del suo Paese. Che uomo è? È semplicemente un uomo di terza classe, un mascalzone. Un uomo civile conosce il governo del suo Paese. Nello stesso modo c’è un governo di tutto l’universo, ma se non lo conosci sei un uomo di terza classe, un uomo incivile. Questa è la ragione per cui nella Bhagavad-gita Krsna insegna che ci deve essere una classe di uomini intelligenti che conoscono Dio e capiscono come funziona tutta la gestione dell’universo – come tutto procede sotto la direzione di Dio. I devoti di Krsna sanno queste cose. Perciò, sono i veri brahmana e i veri scienziati.
Discepolo: La Bhagavad-gita però ha cinquemila anni, pertanto non riguarda il nostro mondo moderno.
Srila Prabhupada: La Bhagavad-gita non è di cinquemila anni fa; è sempre esistita. L’hai letta?
Discepolo: Sì, diverse volte.
Srila Prabhupada: Allora nella Bhagavad-gita dove trovi che è di cinquemila anni fa? Krsna dice, imam vivasvate yogam proktavan aham avyayam: “Ho insegnato questa scienza immortale dello yoga a Vivasvan, il dio del sole più di 120 milioni di anni fa.” Non lo sai questo? Che tipo di lettore della Bhagavad-gita sei? La Bhagavad-gita è avyayam, eterna. Allora come fai a dire che ha cinquemila anni?
[Indicando il sole che tramonta con il suo bastone] Ecco, vediamo il sole che tramonta, ma è ancora lì, nello spazio. Anche la Bhagavad-gita è così: è verità eterna. Quando il sole sorge, non diciamo: “Oh, il sole sta nascendo ora.” È sempre lì, ma non lo possiamo vedere fino a che non sorge. Gli uomini erano soliti pensare che di notte il sole morisse e la mattina venisse creato un altro sole. Pensavano anche che la Terra fosse piatta. Questa è la vostra conoscenza scientifica: ogni giorno un’opinione nuova.
Discepolo: Questo significa che stiamo scoprendo la verità.
Srila Prabhupada: No. Significa che non sapete qual è la verità. State solo speculando. Ora accettate qualcosa come vero, ma dopo alcuni giorni dite che non è vero. E questa la chiamate scienza!
Discepolo: Sì, hai ragione. Molti testi scientifici scritti appena alcuni anni fa ora sono superati.
Srila Prabhupada: E i testi scientifici che usate ora fra pochi anni saranno inutili. Questa è la vostra scienza.
Discepolo: Ma almeno quello che conosciamo ora è più vero di quello che sapevamo prima e se continuiamo a provare ne sapremo di più.
Srila Prabhupada: Questo significa che siete sempre nell’ignoranza, ma la Bhagavad-gita non è così. Krsna dice ad Arjuna: “Centoventi milioni di anni fa insegnai per la prima volta questa scienza e oggi t’insegno le stesse cose.” Questa è conoscenza scientifica: la verità è sempre la stessa, ma voi scienziati cambiate continuamente – questo lo chiamate “scoprire la verità”. Ciò significa che non sapete qual è la verità.
Discepolo: [Come a se stesso] Il problema è che tutti sono imbroglioni. Tutti fanno speculazioni e ognuno presenta la propria conoscenza come verità.
Srila Prabhupada: Sì. Perciò noi accettiamo Krsna, che non inganna, e poiché io presento solo quello che ha detto Krsna, anch’io non sono un imbroglione. Questa è la differenza tra gli scienziati e noi.
L’OSSERVATORE VEDICO
Commenti Trascendentali sui Fatti del Giorno
AVATAR: Il Film e la Realtà
di Urmila Devi Dasi
AVATAR. Il termine sanscrito, così familiare ai devoti di Krsna, balzò ai miei occhi dai titoli dei giornali. Mi chiesi se il film con quel nome avesse una relazione con le incarnazioni dell’Essere Supremo. Quando il Signore viene in questo mondo il termine tecnico per la Sua manifestazione è avatara, che significa “colui che discende”.
Mi chiesi perciò se si trattasse di un importante film commerciale sugli avatara di Krsna.
In genere guardare film su temi materiali distrae dalla vita spirituale. Noi vogliamo assorbire la nostra mente e il nostro cuore nella meravigliosa, affascinante, suprema manifestazione personale della Verità, Krsna. La maggior parte dei film sono quasi come intossicanti non chimici che alterano le emozioni degli spettatori trasportando la loro coscienza nei profondi meandri delle influenze materiali della passione e dell’ignoranza. Questo film era un’eccezione, era un film che elevava spiritualmente?
Incuriosita dal titolo, lessi delle recensioni e guardai online una serie di scene tratte dal film. Mi resi conto che il film era comparso sui titoli di prima pagina per il suo largo uso di nuove tecnologie, che riuscivano a dare agli spettatori una più profonda esperienza d’immersione in un mondo fantastico di quanto possa fare la maggior parte dei film. Molti critici ne hanno anche discusso la trama con riguardo allo sfruttamento della natura da parte dell’uomo e ai temi che contengono argomenti filosofici spirituali.
Un Assorbimento Totale
Il desiderio umano d’entrare per mezzo di opere teatrali o libri in un mondo che si trova al di là dell’ordinario ha fatto sempre parte della civiltà. Avatar cerca d’intensificare questa esperienza con forti effetti ottenuti al computer e presentati in un’illusione tridimensionale. Anche il bhakti-yoga ha come fine un totale assorbimento in una realtà al di là delle città costruite dall’uomo e perfino del mondo naturale. La Bhagavad-gita e lo Srimad-Bhagavatam ci dicono che questo mondo, anche se reale, è l’ombra temporanea di una realtà spirituale eterna piena di una vivace varietà di colori, di suoni, di movimenti, di attività e di personalità che superano milioni di volte ciò che percepiamo con i nostri sensi ordinari.
Un bhakti-yogi realizzato può contattare direttamente nel suo cuore questa realtà trascendentale. Questo puro devoto di Krsna può udire, odorare, toccare e gustare tutti gli aspetti del mondo spirituale con i sensi spirituali purificati del corpo originale dell’anima, il vero sé.
Diversamente da un film, non si tratta di un’esperienza passiva. Il bhakti-yogi entra nel mondo spirituale e s’impegna in attività di servizio d’amore a Krsna, pur continuando a muoversi e ad agire in questo mondo.
Com’è insignificante un comune film, nonostante l’uso delle tecnologie più sofisticate, paragonato al supremo fine spirituale! È anche una sfortuna che lasciarsi assorbire da questi film faccia diminuire il desiderio in una persona a perseverare nella ricerca di ciò che è genuino.
Il tema di Avatar è il rispetto della natura come energia di un essere divino ed è un messaggio prezioso. Ho letto però che i personaggi che dovrebbero dare l’esempio di questo rispetto e di quest’armonia sono carnivori. È assai contraddittorio dire a un animale che lo rispettiamo come anima uguale a noi per importanza e poi ferirlo e ucciderlo per soddisfare il nostro gusto. Uno dei sintomi di coloro che vivono veramente in armonia con la natura è una dieta vegetariana, che rispetta il significato del corpo umano. Oltre alla dieta vegetariana, uno dei comportamenti di coloro che vedono veramente il mondo come energia divina dell’Essere Supremo è offrirGli tutto il cibo in sacrificio.
La maggior parte delle filosofie religiose e spirituali insegna una visione della natura che rende difficile armonizzare il mondo con la spiritualità. Se un filosofo insegna che Dio è soltanto trascendentale, separato dal mondo, allora l’energia materiale è vista come il male e quindi non può essere usata al servizio dello spirito. Le persone che seguono questo tipo di filosofia tendono a godere dei sensi materiali oppure a vivere completamente separati da qualsiasi attività del mondo. Se una filosofia insegna che Dio è solo immanente, ovvero nel mondo senza un’esistenza personale separata, allora l’energia materiale è vista come divina, ma senza un Essere Supremo costituzionalmente separato a cui offrire quest’energia, la tendenza è ancora quella di godere dei sensi materiali immaginando di essere veramente spirituali. I seguaci di queste filosofie tendono a vedere se stessi come Dio e a credere che tutte le loro azioni siano divine. Pensare di poter uccidere e mangiare gli animali in modo spirituale è una manifestazione tipica di queste idee.
La filosofia di Sri Caitanya, un avatar di Krsna, è che Dio è simultaneamente uno e differente dalla Sua energia, compresa quella materiale. Questa filosofia porta naturalmente al bhakti-yoga. Colui che la pratica vede tutti gli esseri viventi e la materia come divini e fatti per gli scopi e il piacere della loro fonte, la trascendentale Persona Suprema. Una relazione d’amore con tale persona, Krsna, si espande poi nell’amore e nel servizio per tutte le Sue parti e le Sue energie. Se vogliamo realmente fermare lo sfruttamento dovuto all’avidità, solo una filosofia spirituale di ampia portata e un adeguato stile di vita serviranno al nostro scopo.
Corpo e Anima
Ovviamente Avatar tratta il tema della differenza tra corpo e anima. Temi in cui il corpo di una persona cambia ma la stessa personalità continua ad esistere abbondano in racconti tradizionali, d’immaginazione e di fantascienza. Sia che il corpo di una persona cambi in quello di un cane o di un alieno, sembra che gli spettatori o i lettori possano afferrare facilmente l’idea che ci possa essere un corrispondente senso d’identità anche se il corpo che la persona occupa è completamente diverso.
È paradossale che nei media e nella letteratura, l’argomento di una persona che occupa vari tipi di corpo sia comune e compreso intuitivamente come ragionevole. Dopo tutto, ora siamo in un mondo in cui scienziati e insegnanti ci dicono che non c’è neppure una mente separata dal cervello, cosa dire di un’anima distinta sia dalla mente che dal corpo. Forse nessuna propaganda materialista, per quanto intensa sia, può cancellare completamente l’intima sensazione che ciascuno di noi ha di essere una persona eterna che occupa solo temporaneamente una macchina fatta di ossa, sangue e pelle. Libri sacri come la Bhagavad-gita ci portano ad una comprensione più profonda della natura del vero sé, insegnandoci come e perché ci troviamo in corpi materiali e in che modo possiamo liberarci per risvegliare la nostra vera forma spirituale.
Il mio breve studio sulle recensioni e le presentazioni di Avatar mi hanno convinta che sebbene vedere il film possa darmi alcune effimere emozioni o anche una certa ispirazione, il mio tempo, la mia energia e i miei denari potrebbero essere spesi meglio per ottenere una più profonda, eterna e più completa felicità e visione per mezzo del bhakti-yoga. Forse un giorno tutta l’intelligenza e la tecnologia usate per questo film potranno essere adoperate per connettersi con un vero avatar.
Urmila Devi Dasi, redattrice di BTG, si è laureata in Scienze dell’educazione alla University of North Carolina a Chapel Hill. Lavora a un programma di studio per l’istruzione primaria e secondaria dell’ISKCON.
Il Fascino del Cinema di Vraja Vihari Dasa
“La televisione ha fatto molto per la psichiatria facendola conoscere, ma ha anche contribuito a farne aumentare il bisogno.”
Alfred Hitchcock
Alcuni anni fa a Mumbai, un ragazzo di diciassette anni, Vijay Sharma, uccise sua madre per rubarle alcune migliaia di rupie, immedesimandosi nell’eroe del film Vastav. Pensai che si trattasse di un episodio strano, ma una recente conversazione con Jaimit, un ragazzo di sedici anni, mi ha aiutato a vedere che l’influenza negativa del cinema sui giovani è dilagante.
Dopo aver tenuto la mia lezione settimanale sulla Bhagavad-gita in una casa dello studente, Jaimit mi rivelò la sua storia d’amore.
“Conosco la mia ragazza da tre anni. Sebbene i nostri genitori non approvino questa relazione e preferiscano che ci concentriamo sullo studio, noi abbiamo in animo di sposarci presto.”
“Supererai quest’infatuazione,” dissi. “Inoltre è illegale che vi sposiate, siete ambedue minorenni.”
“No!” protestò. “Questa è una relazione seria e noi dobbiamo fare qualcosa di drastico.”
Il suo modo aggressivo e passionale da adolescente m’indusse al silenzio. I genitori di Jaimit e della ragazza sembra che appartengano a quella grande parte della società indiana ancora conservatrice per quanto riguarda le relazioni prematrimoniali e timorosa del disonore sociale. Jaimit però era seriamente determinato a fuggire con la sua innamorata.
“E il vostro futuro?” chiesi. “Senza proseguire gli studi, come vi guadagnerete da vivere?”
“Lavorerò in un ristorante o in una stazione di servizio,” rispose Jaimit, imitando spavaldamente le parole di molti eroi di Bollywood.
Sebbene provenisse da una buona famiglia tradizionale di commercianti di Marwari, Jaimit ora cercava una residenza nello squallore dei bassifondi di Mumbai senza disporre di alcuna risorsa fissa.
“Non sarà quella vita facile che sogni,” dissi “e farai soffrire i tuoi genitori.”
Jaimit sospirò.
“Rinuncerei al mondo piuttosto che perderla.”
Tornando al tempio pensavo a come la storia di Jaimit fosse simile a quella dei tipici film di Bollywood: il protagonista lotta contro la società per conquistare la sua ragazza e vivere felici per sempre.
I Magici Incantesimi dei Media Visivi
Il cinema e la televisione incantano tutto il mondo. L’influenza delle abbaglianti immagini dello schermo inizia anche prima che il bambino impari a camminare e a parlare. L’Istituto Nazionale sui Media e la Famiglia (U.S.A.) ha rivelato che i bambini d’età inferiore agli otto anni “non sempre riescono a distinguere la vita reale dalla fantasia/ divertimento. Inoltre imparano subito che la violenza è una soluzione accettabile per risolvere problemi anche complessi, in particolare se l’aggressore è l’eroe.” Per decine d’anni gli psicologi dell’Università del Michigan, Leonard Eron e Rowell Huesmann, hanno studiato l’abitudine di guardare la televisione di un gruppo di bambini di varie culture. Nella loro deposizione davanti al congresso degli U.S.A. hanno affermato che in tutto il mondo guardare la televisione è il fattore più intimamente associato ai comportamenti aggressivi – più della povertà, della razza o del comportamento dei genitori. Una ripetuta esposizione ad immagini grafiche e visive molto impressionanti, come quelle di sesso e violenza, degrada la coscienza.
Con i film che mostrano gente felice che vive in case signorili, che trova piacere in un’ardente lussuria, nel guidare macchine costose e nell’ostentare oggetti attraenti, neppure gli adulti si sottraggono a queste influenze seducenti. Una persona semplice della classe media, sotto l’influenza della ricchezza e del successo rappresentati sullo schermo, cerca un più alto standard di felicità, poi si affanna per raggiungere l’illusoria carota del successo, anche se le facce sorridenti dello schermo fuori dallo schermo, nella vita reale, hanno una storia diversa da raccontare. Alcuni programmi che rappresentano gli orrori di questo mondo – come la realtà delle malattie e della morte – sono sommersi da una gran quantità di pubblicità attraenti, ciascuna delle quali promuove un prodotto che promette un piacere straordinario per i nostri sensi. Come la vita nei film fa delle promesse, la vita reale le demolisce con assoluto disprezzo per le nostre speranze e in forte contrasto con quelle promesse.
Divertimento Spirituale Educativo: Un’Alternativa che Potenzia
La vita spesso ci butta addosso esperienze spiacevoli e sfide inaspettate. Per affrontare queste difficoltà abbiamo bisogno di una mente sobria e serena. Vedere ripetutamente programmi che mostrano esplicitamente passioni incontrollate logora la coscienza e rende sensibili agli impulsi della passione, anche nel caso di modeste provocazioni. Così una persona perde l’equanimità necessaria per affrontare le avversità personali. La frustrazione che ne deriva pesa molto sulla salute mentale, specialmente dei giovani, che sono impreparati ad affrontare difficili e complesse relazioni umane.
Durante i miei primi dieci anni di vita ho vissuto in una cittadina con un tempio nel Sud dell’India, senza essere esposto né ai film né alla televisione. Il centro della nostra vita erano le visite giornaliere al tempio, dove partecipavamo al prasadam, ascoltavamo conferenze, celebravamo le feste e guardavamo spettacoli ispirati alla devozione. Durante gli anni della mia adolescenza mi spostai in città e la mia coscienza venne bombardata dalla violenza e dalla passione esaltate sullo schermo. Quell’esperienza fu frustrante perché le mie speranze di cercare la verità conformandomi al sistema sociale furono sempre tradite.
Anni dopo, quando per la prima volta finalmente entrai in un tempio ISKCON, sentii di aver ritrovato la mia infanzia. La purezza che illuminava i volti dei devoti, il piacevole ambiente spirituale e il sentimento sempre festoso del tempio mi riempivano il cuore della stessa devozione e dell’innocenza che erano state parti integranti della mia infanzia. In tutti quegli anni in città avevo ricercato quella esperienza spirituale senza essere capace di riconoscerne il bisogno.
Il contrasto tra il piacere sostenuto dai media e l’esperienza spirituale della coscienza di Krsna diventò ovvio per me. Quando durante la prima visita sentii la serenità che regnava nel tempio, riflettei su che cosa ci fosse nel tempio che mi faceva sentire così a mio agio. Allora mi fu chiaro che gli spettacoli affascinanti stuzzicano piacevolmente i sensi e offrono un sollievo temporaneo, mentre le attività devozionali riempiono il cuore di amore, di gentilezza e desiderio di servire. L’amorevole ricordo di Dio e le relazioni con tutti i figli di Dio centrate sul servizio riempiono il cuore di un’esperienza spirituale che non può essere paragonata a niente di ciò che viene offerto dall’industria dell’intrattenimento. Gli scambi spirituali con gli altri devoti di Krsna, come cantare i Suoi santi nomi e danzare insieme, gustare il prasadam di Krsna e discutere di argomenti spirituali offrono una felice alternativa che non solo ci permette di esplorare la nostra dormiente relazione personale con Dio, ma calma anche la mente nei momenti difficili. Un gran numero di devoti ISKCON hanno praticato la vita spirituale per oltre trent’anni e non hanno rimpianti per aver rinunciato al mondo del cinema e della televisione come fonte del loro divertimento.
Esempi Tratti dalla Storia
Aprirci alle influenze spirituali ci protegge da un’inutile esposizione alla violenza dello schermo e ci dà il potere di reagire con maturità alle violenze della vita. Le Scritture vediche riportano la storia di Narada, nato come figlio di una povera cameriera. Egli aiutava sua madre che era vedova a servire i puri devoti di Krsna e il suo divertimento era ascoltarli mentre parlavano di Sri Krsna. L’attrazione per Krsna crebbe nel suo tenero cuore e quando sua madre morì per il morso di un serpente, Narada, orfano all’età di cinque anni, fu impavido nella sua ricerca di Dio, raggiungendo un livello di suprema felicità spirituale nella devozione per Dio.
Anche l’imperatore Pariksit, che governò la Terra cinquemila anni fa, condusse una vita che aveva al centro il suo amore per Krsna. Le impressioni della sua infanzia, che aveva avuto al centro Dio, rimasero permanentemente impresse nella sua coscienza. Questa base lo aiutò a governare il suo regno con coraggio e con saggezza. In seguito, quando fu colpito da un tragico annuncio di morte, senza esitare lasciò la sua inestimabile ricchezza e prosperità e si recò sulle rive del Gange per assorbirsi nell’ascolto di ciò che riguardava Krsna. Egli ottenne così la suprema destinazione e tornò nel mondo spirituale.
Narada e Pariksit mostrarono un livello di intelligenza e di maturità oltre ogni paragone, trasformando un’avversità materiale in un successo spirituale. Il segreto del loro successo consisteva nell’aver coltivato la loro relazione con Krsna e nell’attaccamento verso i Suoi devoti.
Le Scritture raccontano i viaggi spirituali e le lotte interiori di grandi personalità. Ascoltare e discutere i loro esempi con ricercatori spirituali sinceri porta ad una profonda meditazione, ad una sincera introspezione e a realizzazioni stabili delle eterne verità spirituali. Perciò i devoti che seguono le orme di Pariksit e di Narada sono preparati ad affrontare le invitabili sofferenze di questo mondo per migliorare la loro esperienza spirituale.
Il Ruolo dell’ISKCON
Srila Prabhupada paragonava alla pulizia di una stanza le vibrazioni che, consentendo di mettere al centro Dio, influenzano la nostra coscienza. Le vibrazioni coscienti di Krsna come il canto e i discorsi spirituali, la danza e le feste, purificano la mente. L’intelligenza resa acuta dallo studio delle Scritture e dal canto dei santi nomi del Signore ci rende capaci di riconoscere le influenze negative e di evitare di esserne travolti.
Uno stile di vita spirituale ci aiuta anche ad impegnarci nella carriera e nelle responsabilità con fiducia e dignità. Ananda Vrndavana Dasa, un uomo d’affari di quarantacinque anni che lavora alla Borsa Valori di Mumbai, è stato spesso messo alla prova dalle condizioni fluttuanti del mercato. Tuttavia negli ultimi venti anni ogni giorno percorre un lungo tratto per venire al nostro tempio, dove canta Hare Krsna e ascolta parlare di argomenti spirituali in compagnia dei devoti. Egli non è mai sceso a compromessi con i suoi standard spirituali ed è sempre concentrato e sereno, mentre i suoi colleghi d’ufficio affrontano stati d’animo oscillanti e un intenso ritmo d’affari. Ananda Vrndavana Dasa è chiaro sulle sue priorità: lo scopo della vita umana è prepararsi al nostro ritorno a casa, da Dio, e compiere i nostri doveri materiali come un servizio offerto a Lui.
Non posso fare a meno di contrapporre il suo esempio a quello di centinaia di persone che vedo quotidianamente viaggiare sui treni di Mumbai e che per la maggior parte appaiono stressate. Venditori ambulanti arrabbiati, compratori annoiati, pendolari adirati che si litigano un posto a sedere, tassisti che suonano il clacson imprecando contro pedoni frettolosi – sono tutte cose comuni da vedere nella città di Mumbai pazza per il cinema.
Possiamo scegliere di lasciarci influenzare dai media o dalla cultura spirituale. Entrambi offrono la loro ricompensa. Il cammino spirituale però ci dà benefici tangibili, compresa la forza di affrontare le difficoltà, un divertimento più benefico e la chiarezza nel perseguire le responsabilità materiali. Inoltre, lo scopo ultimo della vita – risvegliare il nostro amore dormiente per Dio e tornare da Dio, nella nostra vera casa – è garantito a colui che pratica con sincerità un percorso spirituale.
Il mio pensiero torna a Jaimit. Se praticasse sinceramente la coscienza di Krsna, potrebbe certamente comportarsi con maggior maturità di fronte alle sue naturali attrazioni di adolescente.
Vraja Vihari Dasa, MBA, fa servizio a tempo pieni all’ISKCON di Mumbai (Chowpatty) e insegna la coscienza di Krsna agli studenti di vari college.
Un’opera di arte Vaisnava di incomparabile valore
La Bhaktivedanta Book Trust è orgogliosa di presentare la pubblicazione di un libro di arte Vaisnava, che contiene i più bei dipinti eseguiti dai devoti di Krsna nel corso degli anni..
Essendoci state in passato altre edizioni di arte Vaisnava pubblicate dalla Bhaktivedanta Book Trust, ci si potrebbe chiedere quali sono le caratteristiche particolari che rendono unico questo libro.
La risposta a questa domanda è nella cura meticolosa dedicata al restauro dei dipinti, un processo che li ha riportati alla loro brillantezza originale e una stampa speciale con l’uso di carta e inchiostri di altissima qualità, che hanno dato ai dipinti una consistenza senza precedenti.
La combinazione dei suddetti fattori con una elegante veste grafica ha prodotto questo meraviglioso libro.
Vi auguriamo che sfogliando le pagine di questa opera possiate diventare così attratti alla sublime bellezza di Krsna che la necessità di raggiungere il vostro successo nella vita spirituale non possa più essere posticipata.
Rilegatura artistica
Rilegatura di prima qualità fatta a mano, in Italia, con l’uso di seta e foglie dorate.
Tavole a colori
Riproduzioni fotografiche in formato di grandi dimensioni dei dipinti Vaisnava, pubblicate su pagine doppie e singole, che mostrano in modo eccellente tutti i minimi particolari.
Caratteristiche tecniche
Grande formato 31,8 x 38 cm
Copertina in seta con sovrimpressione di foglie dorate
Rilegatura artistica di alta classe
320 pagine su carta extra bianca
146 dipinti restaurati digitalmente e stampati a 5 colori.
ORDINAZIONI tel. 0558076414
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