Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

Edizione Italiana di Back to Godhead (tradotta integralmente) Vol. 21, Numero 5
Back to Godhead, Fondata nel 1944 Vol. 43, Numero 5 Settembre/Ottobre 2009


SOMMARIO

Lezione del Fondatore
4 Dall’Ignoranza all’Illuminazione
Srila Prabhupada spiega che per ottenere il vero successo della vita è richiesta la guida di un guru genuino.
8 Gestione Globale dell’Ambiente e il Triguna Vedico
Un candidato al dottorato usa il concetto delle tre influenze della natura materiale per investigare la qualità della coscienza degli scienziati ambientali.
13 Calendario
14 Dio è Grande — e Dolce
Il potente creatore Si delizia in amorevoli scambi familiari con i Suoi devoti intimi.
18 O la Va o la Spacca ... con Jaya Vijaya
Un devoto scopre che il suo addestramento nelle arti marziali si adatta bene alla sua pratica della coscienza di Krsna.
23 Gratificazione del Sensi: un Saggio di Patologia
Al contrario di quanto possiamo essere inclini a pensare, il piacere non è uguale alla felicità.
26 Fuoco: Una Meditazione
Possiamo imparare ad apprezzare la presenza di Krsna attraverso le Sue energie, incluso il fuoco, che è sempre con noi in una qualche forma.
31 Sezione Libri: Srimad-Bhagavatam
Il Signore appare davanti a Dhruva
35 I Dialoghi di Srila Prabhupada
Vivi semplicemente e canta Hare Krsna
38 Una Visione dal Cuore
Priva di vista dalla nascita, una persona scopre il servizio a Krsna e il gusto per il canto dei Suoi nomi.
41 Il Tempismo Perfetto di Krsna:
Rivelare un Devoto Nascosto
Un devoto esamina la sua vita alla luce degli insegnamenti di Krsna riguardo agli aspiranti trascendentalisti.

COPERTINA A Goloka Vrndavana, la dimora spirituale più elevata, Sri Krsna pranza con i suoi amici piccoli mandriani. Vedere l’articolo “La grandezza e la dolcezza di Krsna” a pagina 14.
(Dipinto di Mukunda Murari Dasa.)



BACK TO GOD­HEAD


FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE: Ali Krsna dasi (Alida D’Ambrosio)
DIRETTORE: Nagaraja dasa
EDIZIONE ITALIANA
E AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa
TRADUZIONI: Purandara Misra dasa e Sri Saci dasi, Gandharvika dasi
ABBONAMENTI: Visnupriya dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattare la Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna - strada Bonazza, 11 - 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) - Tel. (055) 8076414 - Fax (055) 8076630 E-mail: nimaipandit@bbtitalia.191.it

NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

VALORE DELLA RIVISTA: Valore a copia
Euro 3,00. Le donazioni per ricevere la rivista devono essere versate sul C.C.P. n. 42036004, intestato a:
“Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna”, strada Bonazza 11,
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI).
© Associazione Ritorno a Krishna - Tutti i diritti riservati - Ritorno a Krishna - Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989 - Vol. 21, N.5 Settembre/Ottobre 2009
Stampa: La Zincografica, Firenze.
Sped. Abb. Post. Comma 20 C Legge 662/96 Filiale FI



BENVENUTI

QUESTO NUMERO contiene diversi articoli che sono in relazione con la vita dei devoti Hare Krsna. Per scrivere la sua tesi di dottorato, Padma Devi Dasi, dall’Australia, si è rivolta alla Bhagavad-gita. Ella ha esaminato gli scienziati ambientalisti australiani alla luce degli insegnamenti di Krsna sulle tre influenze della natura materiale. Il suo articolo “Gestione Ambientale Globale e il Triguna Vedico” ci rivela quello che ha scoperto.
Satyaraja Dasa ha scritto di un altro devoto australiano in “Fa’ o Muori con Jaya Vijaya”— si tratta di Jaya Vijaya Dasa. Egli gestisce una scuola di arti marziali alle quali alterna lezioni di base sulla coscienza di Krsna.
In “Una Visione dal Cuore,” Murari Gupta Dasa, dell’Ufficio di Back to Godhead con sede in India, ci racconta di un devoto non vedente la cui attrazione per il canto dei nomi di Krsna è fonte di ispirazione per tutti quelli che lo circondano.
In “Il Perfetto Tempismo di Krsna: Manifestazione di un Devoto Coperto,” Karnamrta Dasa scrive che la prima parte della sua vita non mostrava alcun segno che facesse pensare che sarebbe diventato un devoto di Krsna. Ma il suo mutamento ha un senso, dice, quando si considera l’insegnamento di Krsna che anche la morte non può distruggere il proprio progresso spirituale.
Oltre alla lezione di Srila Prabhupada in questo numero ci sono anche articoli di Ravindra Svarupa Dasa e Urmila Devi Dasi,
Hare Krsna.—Nagaraja Dasa, Direttore

I NOSTRI SCOPI

Aiutare la gente a discernere la realtà dall’illusione, lo spirito dalla materia, l’eterno dal temporaneo.
Evidenziare i difetti del materialismo.
Offrire guida nelle tecniche vediche della vita spirituale.
Preservare e diffondere la cultura vedica.
Celebrare il canto dei santi nomi del Signore come insegnato da Sri Caitanya Maha­prabhu.
Aiutare ogni essere vivente a ricordare e servire Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema.


L E Z I O N E D E L F O N D A T O R E
Vrindavan, India—27 Ottobre 1976


parabhavas tavad abhodha-jato
yavan na jijnasata atma-tattvam
yavat kriyas tavad idam mano vai
karmatmakam yena sarira-bandhah

“Finché l’essere vivente non s’interroga sui valori spirituali dell’esistenza, deve conoscere la sconfitta e i mali nati dall’ignoranza. Che derivi dalla virtù o dal peccato, il karma porta i suoi frutti e se una persona è implicata in una forma o nell’altra di karma, la sua mente è definita karmatmaka o “tinta dal desiderio di godere dei frutti dell’azione”. Finché la mente rimane impura, la coscienza rimane oscurata e finché si segue la via dell’azione interessata ci si deve rivestire di un corpo materiale.”
–Srimad-Bhagavatam 5.5.5

È del tutto naturale che qualunque cosa facciate la vostra mente sia assorbita in quell’impegno. Ciò si chiama karmatmaka. Perciò la nostra mente dovrebbe essere sempre impegnata in Krsna. In questo modo possiamo trovare sollievo dallo sarira-bandhah, il condizionamento del corpo materiale. Sfortunatamente non c’è nessun tipo di cultura che ci dica che il corpo materiale è un grande ostacolo al nostro progresso nella vita. Nella civiltà vedica il corpo materiale è sempre condannato, ma le persone non capiscono questo punto.
Nello stato condizionato, qualunque cosa facciate per il cosiddetto progresso materiale in realtà non è un progresso. È un fallimento, parabhavah. Le persone sono molto impegnate giorno e notte, fanno progressi materiali che però non sono progressi, sono regressi, ma esse non lo sanno. Perché? Abodha-jatah: perché sono nate nell’ignoranza.
Yavan na jijnasata atma-tattvam significa “finché una persona non si pone domande sulla natura del sé e di Dio”. Chi fa queste domande oggi? Nessuno si pone domande perché non hanno conoscenza. Perfino i più grandi professori pensano che il nostro corpo sia un caso e che non appena il corpo finisce sia tutto finito. Ciò significa che non conoscono atma-tattvam. A causa di questo concetto errato della vita, inventano molti “ismi”.”
Stamane parlavamo del tentativo di trovare un rimedio per la lebbra, è giusto, ma perché c’è la lebbra? Questo non lo sanno. Perché una persona soffre per la lebbra e un’altra no? Non c’è un piano dietro a questo? Chi è l’autore di questo piano? Allora se non c’è un piano, come accade?
Le persone non si pongono domande su questo argomento. Sono ottusi come gli alberi. Un albero non può chiedere: “Perché mi tagliate?” La civiltà moderna è proprio così. Quindi qualunque progetto si faccia diventa vano e inutile dopo poco tempo – parabhavah – perché le persone non sanno quale progetto dovrebbero fare. Pensano come i bambini: “Se faccio questo gioco, sarà molto divertente.” Perciò s’impegnano in un tipo di gioco e poi passano ad un altro gioco perché non sanno quale tipo di piano dovrebbero fare.
L’Ispirazione di Buddha

Una persona deve essere portata da abodha, l’ignoranza, al livello di bodha, l’illuminazione.
Nella Bhagavad-gita (10.9) Sri Krsna usa la frase bodhayantam parasparam:

mac-citta mad-gata-prana
bodhayantah parasparam
kathayantas ca mam nityam
tusyanti ca ramanti ca

“I pensieri dei Miei puri devoti dimorano in Me, la loro vita è completamente votata al Mio servizio ed essi derivano grande soddisfazione e felicità illuminandosi l’un l’altro e parlando di Me.” Questo verso descrive i mahatma. Bodhayantam parasparam: ”si illuminano l’uno l’altro.” Questo viene detto sat-sanga. Le persone dovrebbero sempre fare domande su come progredire nella vita spirituale. Questo è avanzamento. Bodhayantah parasparam.
Si dovrebbe discutere costantemente di argomenti spirituali. Nei nostri libri c’è tutto.
Per uscire dall’ignoranza bisogna avvicinare una persona che non sia abodha ma bodha o budha.
Il nome di Buddha deriva dalla parola bodha. Egli ha compreso tutto. Era un principe che non aveva mai lasciato il palazzo, ma quando uscì vide un vecchio con un bastone che camminava con grande difficoltà.
Allora chiese ai suoi servitori: “Perché accade questo?”
“Si tratta di un vecchio,” risposero. “Tutti devono diventare così.”
Questo lo ispirò a cercare di comprendere. Perché avrebbe dovuto essere così? Perché sarebbe diventato un vecchio? Perché avrebbe dovuto camminare con un bastone?
Meditando Buddha si pose queste domande. Questo era il suo passatempo. Lo studio della natura ci dovrebbe ispirare a porci tali domande: Perché quest’uomo è malato? Perché quest’uomo è vecchio? Perché quest’uomo soffre? Allora – bodhayatah parasparam – porci domande può portarci ad una conoscenza appropriata. E dove trovare questa conoscenza appropriata? Da un guru. Se invece non si pongono domande, se si è ottusi come una pietra o un albero, come potranno esserci domande?
Al momento attuale la nostra cultura ci rende ottusi come le pietre e gli alberi. L’albero non può chiedere: “Perché mi tagliate?” Le persone dovrebbero invece porre domande con entusiasmo. Per accettare un guru il discepolo dovrebbe avere un grande desiderio di conoscere la verità. Al giorno d’oggi si accetta un guru perché è di moda.
“Tutti hanno un guru. Tutti hanno un cane. Bene, voglio tenere un cane.”
Non si dovrebbe avere un guru come si può tenere un cucciolo. Si dovrebbe avere un guru quando si è molto curiosi di conoscere la soluzione dei problemi della vita. Ci si deve avvicinare al guru ponendogli domande.

Servire e Porre Domande

Non fate però domande di poco conto: “Ecco il mio guru che ha il compito di rispondere a tutte le mie domande. Lasciatemi continuare a fare domande, ancora domande, ancora domande.”
No. Dovete essere pronti a servire il guru. Allora avrete il diritto di porre domande. Altrimenti no.
Innanzitutto dovete trovare una persona a cui potete arrendervi completamente. Allora potete fare domande ed esse saranno ricompensate con il servizio. Quanto più sarete inclini a servire il guru, tanto più la verità sarà rivelata.

yasya deve para bhaktir
yatha-deve tatha gurau
tasyaite kathita hy arthah
prakasante mahatmanah

“Soltanto a quelle grandi anime che hanno una fede assoluta nel Signore e nel maestro spirituale vengono automaticamente rivelati tutti i contenuti della conoscenza vedica.” ( Svetasvetara Upanisad 6.23) È una scienza diversa. Più siete portati a servire più la verità spirituale viene rivelata. Se non avete tendenza a fare domande, non vi preoccupate di avere un guru. Non ce n’è bisogno.
Se una persona fa domande per conoscere il fine ultimo della vita, allora ha bisogno di un guru, ma chi desidera solo la gratificazione dei sensi non ne ha bisogno. Perfino gli uccelli e le bestie sanno come gratificarsi i sensi. Non c’è bisogno di università o di un insegnante per imparare a mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi. Al giorno d’oggi frequentare l’università significa imparare come gratificarsi i sensi in modo molto scientifico. Questa cultura moderna impartita nelle università è semplicemente una perdita di tempo.
Nel sistema vedico del varnasrama la società umana è divisa in quattro classi: brahmana, ksatriya, vaisya e sudra. I vaisya e i sudra non hanno bisogno di cultura. I brahmana invece, che devono guidare la società, hanno bisogno di cultura e gli ksatriya, che devono proteggere la società, sono guidati dai brahmana.
Il vaisya impara dal padre a coltivare la terra con l’aratro. Non ha bisogno di cultura, perché può vedere cosa fare.
Cinquant’anni fa in India ho visto che le persone di basso rango non mandavano mai i loro figli a scuola. “Oh, perché sprecare il tempo? Meglio farlo entrare in qualche officina o negli affari.”
I nostri bambini imparano vedendo l’adorazione delle Divinità e il kirtana. Nello stesso modo una persona può imparare un mestiere senza perdere tempo andando all’università. La cultura è necessaria quando si vuole comprendere il valore della vita, non per imparare sciocche tecnologie.
Le persone non conoscono lo scopo della vita e vengono sconfitte. In questa vita puoi diventare Primo Ministro e fare molti progetti, ma nella prossima vita potresti diventare un cane. Questo non dipende da te. La legge di Dio ovvero la legge della natura, non terrà conto della tua posizione di Primo Ministro.
Krsna è nel tuo cuore. Esteriormente puoi diventare anche un uomo molto importante – ministro, presidente e via dicendo, ma Dio vede come sei interiormente. Se esteriormente sei presidente, ma interiormente sei un cane, non ti servirà.


Accettare il Piano di Krsna.

Tutti i progetti nati nell’ignoranza finiscono per fallire. Non c’è bisogno di fare progetti perché Krsna ha i Suoi. Il progetto ultimo è arrendersi a Lui. Questo è il vero piano. Krsna ha dato molte possibilità – il karma-yoga, il dhyana-yoga, questo yoga, quest’altro yoga, ma ha sempre affermato che il vero scopo è diventare coscienti di Krsna. Voi cercate di diventare yogi per mezzo dell’hatha-yoga; molto bene. Krsna dice che lo yogi deve andare in un posto isolato e stare seduto in un certo modo. Senza addormentarsi, deve stare seduto con gli occhi socchiusi fissando la punta del naso, praticare un rigido celibato e via dicendo.
Krsna ha spiegato come diventare yogi, come diventare jnani [filosofi empirici], come diventare karmi [lavoratori interessati], ma in ogni caso ha sempre concluso indicando la coscienza di Krsna. Riferendosi ai jnani, Egli dice: bahunam janmanam ante jnanavan mam prapadyante [Bg. 7.19]: “Dopo molte nascite, i jnani alla fine vengono a Me.” Degli yogi dice: yoginam api sarvesam mad-gatenantaratmana [Bg. 6.47]: “Il Mio devoto è lo yogi più elevato.” E dei karmi dice: yat karosi… tat kurusva tat mad arpanam [Bg. 9.27]: “Tutto quello che fai offrilo a Me.”
Lo scopo finale è Krsna. Questo è il vero progetto e chi non lo conosce sta semplicemente sprecando il suo tempo.

dharmah svanusthitah pumsam
visvaksena-kathasu yah
notpadayed yadi ratim
srama eva hi kevalam

“Le occupazioni che ogni uomo svolge, secondo la propria posizione, sono solo sforzi inutili se non suscitano attrazione per il messaggio del Signore Supremo.” (Srimad-Bhagavatam 1.2.8) Se non sapete che in ultima analisi è di Krsna che avete bisogno, allora tutto il vostro jnana, karma, yoga, tapasya [l’austerità] – tutto questo è solo una perdita di tempo.


Evitare la Sconfitta

Perciò è detto parabhavah. Qualunque cosa facciate, se non conoscete atma tattva, la scienza spirituale, sarà un fallimento. La vostra posizione è molto pericolosa. Se non accettate la coscienza di Krsna sarete sconfitti in ogni sfera della vita e inoltre, dopo la morte, dovrete cambiare corpo. Il nuovo corpo non sarà scelto da voi, né dal vostro governo, né da vostro padre, né dal vostro cosiddetto guru. Saranno le leggi della natura a decidere e questo è inevitabile.
Dovreste sempre ricordare che Krsna è il fine supremo. Nello Srimad-Bhagavatam (7.5.31) Prahlada Maharaja dice:

na te viduh svartha-gatim hi visnum
durasaya ye bahir-artha-maninah
andha yathandhair upaniyamanas
te ’pisa-tantryam uru-damni baddhah

“Le persone fortemente invischiate nella coscienza del godimento della vita materiale, che per questa ragione hanno accettato come loro capo o guru un uomo ugualmente cieco, attaccato agli oggetti esterni dei sensi, non possono capire che il fine dell’esistenza è quello di tornare a Dio, nella nostra dimora originale, ed impegnarsi al servizio offerto a Sri Visnu. Come i ciechi guidati da un altro cieco perdono la strada e cadono nel fosso, così le persone attaccate alla materia, guidate da altri uomini attaccati alla materia, sono saldamente legate dalle robuste corde dell’attività interessata e continuano ripetutamente a vivere la loro vita materialista soffrendo a causa delle tre forme di sofferenza.” I mascalzoni non sanno che lo scopo ultimo del proprio vero interesse è Visnu. Spinti da una falsa speranza – fino all’ultimo – cercano di organizzare le cose materiali o quelle che chiamano spirituali, con questo o quel metodo. Legati mani e piedi dalle leggi della natura materiale, pensano di essere liberi, di poter fare qualsiasi cosa senza consultare le Scritture. Krsna nella Bhagavad-gita (16.23) dice:

yah sastra-vidhim utsrjya
vartate kama-karatah
na siddhim sa avapnoti
na sukham na param gatim

“Chi invece rifiuta le ingiunzioni delle Scritture per agire secondo il proprio capriccio, non raggiunge né la perfezione, né la felicità, né la destinazione suprema.” Se siete destinati a fallire perché lavorate così duramente?
Krsna è molto gentile. È venuto ad aiutarvi perché siete fuorviati dai cosiddetti leader. Questi mascalzoni, questi capi riusciranno solo ad ingannarvi. Sono ciechi e non sanno come si deve vivere. Perciò Krsna viene di persona: “Bene. Io vi guiderò. Accettate il Mio consiglio, il Mio insegnamento ed infine arrendetevi a Me. Allora vi guiderò a casa, da Dio.”
Vi ringrazio moltissimo.



La Gestione Globale dell’Ambiente

TRIGUNA VEDICO

La conoscenza delle tre influenze della natura materiale può fare luce sulle cause che sono alla base di pratiche ambientali inquinanti?
di Padma Devi Dasi



Oggi si può affermare con certezza che il deterioramento globale dell’ambiente naturale non è più messo in discussione da nessuno. Tutte le nazioni riconoscono come temi concreti di difficile soluzione l’inquinamento, l’aumento della salinità, la deforestazione, la desertificazione, l’esaurimento dello strato di ozono, il grande numero di discariche di rifiuti tossici ed altri. Quello che invece continua ad essere tema di discussione è l’individuazione delle vere cause che sostengono la rovina dello splendore della Terra. Tra i fattori individuati come cause primarie figurano il consumo della carne, l’industrializzazione, l’instabilità economica e la non conoscenza di pratiche agricole compatibili e produttrici di energia.
Un così grande numero di opinioni sul perché la buona salute della Terra sia stata compromessa, lascia facilmente capire perché la società si sforzi di trovare i metodi migliori per la cura dell’ambiente. Come devota Hare Krsna e come ambientalista fin dall’infanzia, ho deciso di cercare le cause che dal punto di vista dei Veda sono alla base di questo deterioramento. Quando mi si presentò l’occasione di fare una ricerca di dottorato attraverso l’Università della Tasmania in Australia, decisi di usare il concetto dei tre influssi della natura materiale per esaminare la qualità della coscienza degli scienziati che studiano l’ambiente.


Comprendere le tre influenze

Sia la Bhagavad-gita sia lo Srimad-Bhagavatam contengono ampie descrizioni delle tre influenze materiali, definite anche come le tre qualità della natura materiale. Sostanzialmente, queste tre qualità compongono un triplice sistema che influenza tutti gli esseri che hanno corpi materiali, come anche tutti gli aspetti della creazione materiale. Questo comprende i corpi e le capacità mentali ed intellettive degli esseri umani, degli esseri celesti e di tutti gli altri esseri viventi.
Nella Bhagavad-gita (3.27) Sri Krsna afferma, prakrteh kriyamanani: ognuno agisce secondo i particolari influssi della natura che lo caratterizzano. E nel Messaggio di Dio Srila Prabhupada scrive: “Finché l’essere vivente è condizionato dalla natura materiale, è costretto ad agire secondo l’influenza della natura che gli è propria.” L’influenza delle tre qualità materiali sugli esseri dotati di corpo materiale è sia psicologica che biologica. Mentre, tuttavia i tre influssi condizionano il corpo e la mente dell’anima incarnata, non possono mai cambiare l’anima.
Nella gerarchia dei tre, il sattva-guna, l’influsso della virtù, è superiore a quelli della passione (raja-guna) e dell’ignoranza (tamo-guna). L’influsso dell’ignoranza è inferiore a quello della passione. Questa gerarchia è necessariamente tale perché le caratteristiche della virtù rendono una persona capace di concentrarsi serenamente sui più elevati obiettivi spirituali. Nella passione la persona si sforza con fervore di ottenere una prosperità materiale che faccia crescere la sua gratificazione dei sensi, quindi le è estremamente difficile concentrarsi su obiettivi spirituali. Nell’ignoranza non c’è alcun interesse per la spiritualità né tanto meno per tutte le circostanze favorevoli in cui coltivarla. Pertanto, le caratteristiche della virtù materiale conferiscono ad una persona un livello di coscienza più elevato di quello dei della passione e dell’ignoranza.
Poiché le caratteristiche e i sintomi di ciascun influsso sono troppo numerosi per essere elencati in questo articolo, ne presento una lista concisa. L’influsso della virtù: felicità, onestà, pulizia, compassione, purezza, umiltà, semplicità, conoscenza più elevata, interesse per la vita spirituale, controllo della mente e dei sensi.
L’influsso della passione: lussuria, sofferenza, falso orgoglio, forte attaccamento, gratificazione dei sensi, conoscenza basata sulla dualità, ricerca dell’onore e del riconoscimento, instabilità e confusione della mente e intenso sforzo per progredire a livello materiale.
L’influsso dell’ignoranza: mancanza di conoscenza, pazzia, depressione, pigrizia, violenza, delusione, ipocrisia, grande irritabilità, false attese, agire secondo capriccio e mancanza d’interesse per la vita spirituale.

I Risultati delle Azioni Compiute Secondo le Influenze

Sia nella Bhagavad-gita che nello Srimad-Bhagavatam Sri Krsna spiega che le attività compiute in passione sono destinate a finire nella sofferenza, nell’ansietà e nello sforzo inutile, mentre quelle compiute in ignoranza sono destinate a finire nella violenza, nella stupidità e nella disperazione. Le attività compiute in virtù sono invece destinate a generare pace, prosperità, soddisfazione e vera conoscenza.
I risultati di queste attività virtuose rendono una persona capace non solo di progredire verso mète spirituali più elevate, ma anche di ottenere con minore difficoltà risultati materiali immediati. Quindi dalla virtù gli ambientalisti possono ottenere con grande facilità risultati positivi nella gestione globale dell’ambiente, quali minimizzare l’inquinamento, ottenere una compatibilità ambientale, migliorare la qualità dei raccolti destinati all’alimentazione e salvaguardare tutte le specie di vita. Usando le caratteristiche della virtù e operando nei suoi limiti, gli ambientalisti possono ottenere un successo maggiore nella realizzazione degli obiettivi di gestione ambientale rispetto a coloro che restano fermi alle caratteristiche proprie della passione e dell’ignoranza. Questo viene confermato dallo Srimad- Bhagavatam, che afferma che la Terra conosciuta nei Veda come Madre Bhumi reagisce in modo sfavorevole alle azioni compiute secondo gli influssi inferiori della passione e dell’ignoranza e in modo favorevole a quelle compiute in virtù.
Sebbene le tre qualità materiali siano presenti ovunque negli universi materiali, si manifestano in modi diversi e in proporzioni diverse l’una rispetto all’altra secondo le differenti circostanze materiali. Per esempio, in un negozio di liquori o in un bordello l’ignoranza prevale nettamente e le sue caratteristiche d’irreligiosità, degrado morale, intossicazione e mancanza di pulizia sono evidenti. Nel mondo degli affari predomina nettamente la passione, che determina concentrazione sul guadagno materiale realizzato con dura fatica. Le caratteristiche tipiche di questi ambienti sono lo sforzo intenso, la gratificazione dei sensi e un duro lavoro per ottenere prestigio e ricchezza. Nelle organizzazioni religiose e in quelle a scopo morale, grazie alle numerose caratteristiche della virtù quali la misericordia, la purezza, una conoscenza più elevata e la fede sincera nella vita spirituale, l’influenza della virtù è certamente prevalente. Quindi secondo il prevalere delle diverse caratteristiche derivanti dai diversi influssi, all’interno di ciascuna organizzazione materiale, saranno chiaramente uno o due gli influssi che predominano sugli altri due o sull’altro.
Proprio come l’equilibrio delle caratteristiche che derivano da ciascuno dei tre influssi materiali può variare nelle organizzazioni sopra citate, così accade anche nelle diverse organizzazioni gestionali dell’ambiente. Mentre gli studenti della Bhagavad-gita e dello Srimad Bhagavatam possono facilmente scoprire questa varietà, molto rimane oscuro e nascosto all’occhio nudo di chi non ha preparazione. Le caratteristiche tamasiche della violenza, della mancanza di religione e dell’odio sono evidenti nell’uccisione degli animali. Le caratteristiche rajasiche dell’avidità, dell’insoddisfazione e di un grande attaccamento risultano evidenti nelle pratiche gestionali che coinvolgono i grandi conflitti di proprietà sulla Terra. Le caratteristiche sattviche della misericordia, della religiosità e della visione spirituale sono invece evidenti nella protezione degli animali, nelle coltivazioni di alimenti vegetali e nel prendere decisioni basate sugli aspetti spirituali dell’ambiente naturale.
Un importantissimo insegnamento dei Veda è che le tre qualità materiali si manifestano all’interno di una particolare configurazione materiale secondo la coscienza di coloro che vi partecipano. Perciò le influenze materiali si manifestano nella gestione delle attività ambientali in base alla coscienza degli scienziati ambientalisti, dei dirigenti e dei politici e anche di altre persone che operano nei programmi di gestione ambientale.
Tra questi collaboratori, gli scienziati ambientalisti hanno un ruolo chiave. Non solo è affidato a loro il compito oneroso di distribuire informazioni reali sui comportamenti della natura materiale al resto del mondo, ma spesso anche quello di consigliare i dirigenti sulle strategie ottimali. Perciò spesso essi contribuiscono sia alle strategie gestionali sia all’individuazione delle scelte.
Lo Studio Campione

Per il mio studio campione ho scelto la comunità scientifica antartica australiana, composta da alcune centinaia di scienziati ambientalisti. I loro campi di ricerca comprendono la geofisica, la biologia, l’astronomia, la geologia, l’impatto umano, la scienza dei ghiacciai, la meteorologia, la paleontologia, l’oceanografia e le scienze che si occupano dello spazio e dell’atmosfera. Gli scienziati affermano che il continente antartico funziona come sala macchine per le vicende meteorologiche di tutta la Terra. Ne consegue dunque che sia i fenomeni naturali all’interno della regione, sia le applicazioni scientifiche ivi compiute hanno un significato planetario.
L’oggetto ufficiale della mia ricerca era: “Ricercare se per gli scienziati dell’ambiente è necessario elevare la qualità delle loro coscienze allo scopo di potenziare i risultati delle attività gestionali per l’ambiente.” Definivo la “coscienza” come una consapevolezza dell’essere vivente individuale. Ne conseguiva che “la qualità della coscienza” sarebbe stata determinata dal “grado con cui la consapevolezza cosciente di un individuo era influenzata dai desideri materiali e dalle caratteristiche materiali. Quanto maggiore era questa influenza tanto minore era la qualità.”
Questa definizione affermava che in generale il materialismo è la causa prima di una bassa qualità della coscienza.
All’inizio della mia tesi avevo stabilito che se le mie ricerche avessero provato che gli scienziati sono in misura predominante soggetti sia alla passione sia all’ignoranza, allora potevano essere considerati vittime di una modesta qualità della coscienza.
Organizzai le caratteristiche di ciascun influsso in base alla loro prevedibile importanza per la scienza dell’ambiente. Affermavo che raccogliendo dati su argomenti come le attività di ricerca degli scienziati, le loro relazioni sul luogo di lavoro e le loro motivazioni professionali, e analizzando questi dati rispetto alle caratteristiche di ciascun influsso, avrei potuto ottenere una dettagliata rappresentazione della posizione degli scienziati dell’ambiente all’interno del triguna. Affermavo inoltre che, individuando quali influenze materiali e quali specifiche caratteristiche fossero predominanti all’interno della comunità scientifica antartica australiana, avrei potuto dare una rappresentazione molto accurata delle effettive qualità della coscienza degli scienziati ambientalisti.
Per esempio, i dati avrebbero messo in evidenza che gli scienziati sono in modo predominante sotto l’influsso della virtù e solo in piccola parte soggetti agli altri due influssi? Oppure avrebbero rivelato che gli scienziati sono fortemente legati a due influenze, virtù e passione, mentre l’ignoranza aveva solo una minima presenza? Oppure avrei trovato una diversa combinazione degli influssi?
Per rispondere a queste domande predisposi alcuni modelli per la raccolta dei dati e la loro elaborazione. Lo strumento principale per la raccolta dei dati era un inventario basato sui tre influssi materiali in cui ciascuna delle sessanta affermazioni rappresentavano o le influenze della virtù e della passione o quella dell’ignoranza. Per esempio, l’affermazione: “Per me è molto importante essere assolutamente onesto in ogni aspetto del mio lavoro di scienziato” rappresentava l’influenza della virtù, perché l’onestà è una caratteristica virtuosa. L’affermazione: “Sono orgoglioso di essere uno scienziato dell’Antartide” rappresentava la caratteristica rajasica del falso orgoglio. L’affermazione invece: “Tendo a rinviare i miei impegni giornalieri” rappresentava la caratteristica tendenza al rinvio propria dell’ignoranza.
Chiesi agli scienziati di rispondere a ciascuna affermazione segnando sui loro moduli una delle cinque opzioni in scala Likert che variavano da “sono fortemente d’accordo” a “sono fortemente contrario”. Altri strumenti per la raccolta di dati comprendevano un esame delle pubblicazioni scientifiche australiane sull’Antartide e interviste agli scienziati.

Osservando i Risultati

I risultati complessivi hanno messo in evidenza che fra gli scienziati australiani che si occupano dell’Antartide è predominante l’influsso della passione. Essi mostrano notevoli caratteristiche rajasiche che comprendono la gratificazione dei sensi, un intenso sforzo, la ricerca della fama e la costruzione di teorie e dottrine per mezzo della speculazione logica.
Particolarmente rilevante per gli scienziati era la gratificazione dei sensi nella forma di ricerca di una stimolazione mentale che nasce dalla loro attività. Srila Prabhupada descrive la mente come il sesto e il principale senso materiale. I desideri degli scienziati di soddisfare la mente per mezzo di attività scientifiche interessanti, stimolanti o piacevoli, costituisce quindi un tipo di gratificazione dei sensi indipendentemente da quanto queste attività possano essere sofisticate.
L’influsso della virtù ha ottenuto il secondo consenso più elevato da parte degli scienziati con le caratteristiche sattviche della misericordia, dell’onestà, della pulizia e prevalentemente di un attento studio del passato e del futuro.
L’influsso dell’ignoranza ha ricevuto il consenso minore. Erano nettamente prevalenti le caratteristiche tamasiche di parlare (pubblicizzare) ignorando l’autorevolezza delle Scritture, di acquisire conoscenza senza una motivazione più elevata e di non essere interessati e sentirsi estranei agli argomenti spirituali.
Il grafico dell’illustrazione riportato in apertura mostra la posizione degli scienziati all’interno del triguna. Il livello di coscienza più comune tra gli scienziati era il raja-guna con cui il 38% di essi è “fondamentalmente d’accordo”.
Sebbene i risultati abbiano rivelato che gli scienziati australiani che si occupano dell’Antartide non hanno molte caratteristiche tamasiche, le risposte alla domanda sette relativa a questo influsso sono state predominanti: “Avete osservazioni sul metodo della revisione paritaria come mezzo con cui assicurare rigore alla ricerca scientifica in Antartico?” Le risposte degli scienziati a questa domanda sono in modo predominante relazionate all’ignoranza perché essi insistono sul fare affidamento sul sistema della revisione paritaria nonostante siano consapevoli che è pieno di errori. Una risposta tipica: “È pieno di ogni tipo di problemi, ma al momento penso sia il sistema migliore che possiamo usare.” Questi scienziati sono consapevoli della natura difettosa del sistema della revisione paritaria e tuttavia lo usano per distribuire la conoscenza scientifica agli altri scienziati, agli accademici e per proporre pubblicamente caratteristiche tamasiche, quali l’ipocrisia, l’attività irresponsabile, l’indulgere in false speranze, parlare senza l’autorità delle Scritture e agire nell’illusione, senza curarsi degli insegnamenti delle Scritture e senza interesse per il futuro incatenamento da noi provocato o dovuto alla violenza e alla sofferenza causate agli altri.

Nella Bhagavad-gita Così Com’è (14.7) Prabhupada afferma che “la civiltà moderna è ritenuta progredita nello standard della passione”. Mentre i sintomi di una persona la cui coscienza è dominata dalla passione includono instabilità e confusione della mente e alterazione dell’intelligenza a causa dell’eccessiva attività, è facile vedere che sotto questa influenza la scienza ha sviluppato strategie di gestione ambientale dannose. È difficile aspettarsi che gli scienziati, sotto l’influenza di questi sintomi, possano condurre ricerche che aiutino a recuperare e salvaguardare la buona salute della Terra. Se invece gli scienziati fossero condizionati soprattutto dalla virtù, i loro comportamenti includerebbero sobrietà e capacità di vedere le cose come sono veramente. Le caratteristiche sattviche di usare parole che siano veritiere, piacevoli, benefiche, che non sconvolgano gli altri e di leggere con regolarità la letteratura vedica, possono quindi manifestarsi nella politica ambientale e nelle pubblicazioni relative. Se si potessero promuovere questi cambiamenti, anche i programmi gestionali potrebbero venire indirizzati ad azioni spirituali e non solo materiali. Madre Bhumi, pura devota di Sri Krsna, sarebbe certamente compiaciuta se cambiamenti di questo tipo si manifestassero all’interno delle attuali pratiche gestionali dell’ambiente.

Padma Devi Dasi è una discepola di Sua Santità Prabhavisnu Swami. Dopo aver completato i suoi studi universitari in Australia, si è trasferita a Vrndavana dove spera di restare per scrivere e pubblicare libri sulla coscienza di Krsna.




CALENDARIO

Questo calendario è calcolato per la zona di Firenze. Le date, che derivano dal calendario lunare, possono variare per altre zone. Per ottenere le date esatte per la vostra area collegatevi al sito www.krishna.com/calendar.
Poiché il Movimento Hare Krsna si basa sulla linea di maestri che discende da Sri Caitanya Mahaprabhu, il calendario include non solo date rilevanti per tutti i seguaci della tradizione Vedica, ma anche date riferite ai compagni del Signore e a preminenti maestri spirituali della Sua successione.


6 Agosto – 4 Settembre
(Mese di Hrsikesa)

SETTEMBRE

1—Sri Vamana-dvadasi, anniversario dell’apparizione di Sri Vamana, l’incarnazione di brahmana-nano di Sri Krsna. Anniversario dell’apparizione di Srila Jiva Gosvami. (Rompere il digiuno 06:38 - 11:02).
2—Anniversario dell’apparizione di Srila Bhaktivinoda Thakura, padre di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura (il maestro spirituale di Srila Prabhupada) e pioniere nella diffusione della coscienza di Krsna in lingua inglese. Digiuno fino a mezzogiorno, quindi festa di prasada.
2—Anniversario della scomparsa di Srila Haridasa Thakura, principale insegnante del canto del mantra Hare Krsna.
4—Anniversario dell’accettazione del sannyasa, l’ordine di rinuncia di vita, da parte di Srila Prabhupada. Inizia il terzo mese di Caturmasya (digiuno di latte).
5 Settembre – 4 Ottobre
(Mese di Padmanabha)
11—Anniversario dell’arrivo di Srila
Prabhupada negli Stati Uniti.
15—Indira Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 06:55 - 11:04)
28—Ramacandra Vijayotsava, l’anniversario della vittoria di Sri Ramacandra sul demone Ravana. Anniversario dell’apparizione di Srila Madhvacarya, filosofo Vaisnava e maestro spirituale che apparve nel tredicesimo secolo.
29—Pasaskusa Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 10:05 - 11:06)
30—Anniversario della scomparsa di Srila Raghunatha Dasa Gosvami, Srila Raghunatha Bhatta Gosvami, e Srila Krsnadasa Kaviraja Gosvami, grandi compagni di Sri Caitanya.

OTTOBRE
4—Sri Krsna Saradiya Rasa-yatra. Anniversario della scomparsa di Sri Murari Gupta, compagno di Sri Caitanya. Inizio del Damodara-vrata. Offerta di lampade per un mese. Anche, inizia il quarto mese di Caturmasya (digiuno di urad dal).


5 Ottobre – 2 Novembre
(Mese di Damodara)
8—Anniversario della scomparsa di Srila Narottama Dasa Thakura, grande devoto di Krsna conosciuto per le sue canzoni devozionali Bengalesi.
11—Apparizione del Radhakunda.
14—Rama Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 07:29 - 11:10)
18—Diwali, il festival durante il quale si illuminano con lampade i templi di Krsna.
19—Govardhana Puja, il
festival che commemora l’adorazione della collina
Govardhana da parte dei residenti di Vrndavana e Krsna che solleva la collina.
21—Anniversario della scomparsa di Sua Divina
Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatore-acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna. I devoti festeggiano questo giorno raccontando ricordi personali di Srila Prabhupada, leggendo dalla sua biografia, con digiuno fino a mezzogiorno, seguito da una festa di prasada.
26—Anniversario della scomparsa di Srila Srinivasa Acarya, grande seguace dei sei Gosvami di Vrndavana.
29—Utthana Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi. Anniversario della scomparsa di Srila Gaurakisora Dasa Babaji, maestro spirituale di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, il maestro spirituale di Srila Prabhupada. Digiuno fino a mezzogiorno.
(Rompere il digiuno 06:48 - 10:15)
NOVEMBRE
2—Sri Krsna Rasa-yatra. Ultimo giorno di Damodara-vrata e Caturmasya.



Dio è Grande . . . e Dolce
Le Scritture come lo Srimad-Bhagavatam rivelano
che Dio non solo è il creatore onnipotente e il giudice severo,
ma anche un delizioso bambino innocente
di Caitanya Carana Dasa


Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche scriveva: “Potrei credere solo in un Dio capace di danzare.” Ai suoi tempi, Dio era generalmente rappresentato in una gelida perfezione – lontano, statico e assolutamente inavvicinabile. Non c’è da meravigliarsi che Nietzsche si sentisse deluso.
Sarebbe rimasto piacevolmente sorpreso a sentir parlare di Krsna, il Dio che danza con un’abilità affascinante sulle teste del velenoso serpente Kaliya; il Dio che danza al ritmo con cui sua madre fa il burro; il Dio che danza con le gopi nel rasa-lila, una celebrazione dell’amore divino; il Dio conosciuto come Vrndavana-natabara, il migliore danzatore di Vrndavana, il paradiso dei mandriani.
Krsna è un’incantevole miscela di grandezza e di dolcezza.
Tutte le tradizioni teistiche affermano che Dio è grande. Krsna mostra questa grandezza in modo chiaro. Nell’undicesimo capitolo della Bhagavad-gita Krsna fa intravedere ad Arjuna la Sua grandezza terrificante mostrandoGli la Sua forma universale, una delle più grandi visioni mistiche della letteratura mondiale. Arjuna nella forma universale vide – all’interno di Krsna – tutto ciò che esiste. Vide tutti i pianeti, le stelle e gli universi e anche tutti gli esseri viventi sia celesti che terrestri o dei pianeti inferiori. Quando Krsna era sulla Terra mostrò anche la Sua onnipotenza vincendo senza sforzo molti demoni potenti che erano il flagello dell’universo.
Il modo più seducente in cui Krsna Si compiace non è nella magnificenza della Divinità, ma nella dolcezza di un amore senza inibizioni. Questo porta al concetto che si trova solo nella teologia vedica, quello dei lila o divertimenti trascendentali ed anche al concetto ad esso collegato di maya.


Il Mistero di Maya

“Maya costituisce uno dei concetti più belli della storia della religione.” Questa annotazione dell’indologo Daniel H. H.Ingalls è interessante perché generalmente maya viene considerata come l’energia illusoria che ci tenta e ci devia verso forme di piacere che finiscono nella sofferenza. Come si può considerare bella Maya? La risposta coinvolge, svelandolo, il mistero del duplice aspetto di Maya – Yoga-maya e Maha-maya.
La parola maya significa “energia”, ma può anche indicare “ciò che non è” (ma, “non”; ya, “questo”). Maha-maya, l’energia illusoria del Signore, fa sembrare reale “quello che non è”. Essa inganna coloro che vogliono godere indipendentemente da Dio dimenticando la loro vera identità di anime, eterne servitrici di Dio. Essa li attrae con varie proposte di piacere materiale finché non se ne stancano e alla fine tornano da Dio e al Suo servizio d’amore.
Per coloro che invece desiderano amare in modo puro c’è un altro tipo d’illusione, un’illusione divina che potenzia i loro scambi d’amore con Dio. La parola yoga significa “collegarsi” o “unirsi”, perciò Yoga-maya si riferisce all’energia di Dio che rende possibile la nostra unione d’amore con Lui.
Vediamo in che modo.
Spesso Dio viene immaginato come un giudice che premia le persone pie e punisce quelle empie. Se questo fosse tutto ciò che Dio deve fare per l’eternità la Sua vita sarebbe veramente noiosa. Le Scritture devozionali come lo Srimad-Bhagavatam spiegano invece che questa funzione di giudice è solo una minuscola parte della personalità di Dio, che ha molti aspetti, anzi tutti gli aspetti.
Krsna ha la Sua vita di eterno amore con i Suoi devoti nel Suo regno. Qui Egli Si compiace non nell’esibire la Sua Divinità, ma nel reciprocare l’amore dei Suoi devoti.
A Vrndavana, paradiso pastorale di Krsna, Yoga-maya ammalia i devoti in modo che essi non siano consapevoli che Krsna è Dio; essi Lo vedono solo come il più speciale e dolce abitante del loro villaggio. Krsna gioca questo ruolo alla perfezione. Per esempio per i devoti che Lo amano nel vatsalya-rasa (amore parentale), Egli diventa un bambino attraente e birichino che ruba il burro dalle loro case. Le donne si lamentano con la madre di Krsna, Yasoda, Egli abilmente Si finge innocente e Yasoda è confusa finchè le tracce di burro sulle labbra di Krsna dimostrano la Sua colpevolezza.
I lila di Krsna a Vrndavana sono così famosi che su questo tema sono stati composti centinaia di dolci canti e milioni di devoti di Krsna si deliziano nel cantarli. Il grande poeta Vaisnava Bilvamangala Thakura glorifica Krsna come il più eccelso dei ladri: “Mio caro Signore, o migliore dei ladri, Tu che sei celebrato come ladro di burro nella gloriosa terra di Vrndavana, Ti prego porta via tutti i miei peccati che si sono accumulati in molte vite.”
Gli scettici che chiedono perché Dio ruba, si perdono l’essenza del lila: l’amore. Inoltre, essendo Dio, Krsna è il padrone di tutto, perciò non c’è problema qualsiasi cosa rubi. Tuttavia Krsna “ruba” per avere scambi d’amore pieni di gioia con i Suoi devoti.


Le Dinamiche dei Lila

Sebbene appaia come una rappresentazione teatrale, il lila di Krsna è reale. Si tratta della realtà più elevata, quella dell’intimo amore tra Krsna e i Suoi devoti. Nello svolgimento eternamente reale del krsna-lila, è Yoga-maya il regista e Krsna è l’eroe, ma l’eccentricità speciale è che Krsna è anche l’autore del testo e Yoga-maya dirige Krsna secondo il Suo copione. Perciò Krsna come autore del copione dirige il Suo lila e nello stesso tempo non lo dirige come il perfetto attore che dimentica Se Stesso mentre recita la Sua parte.
Questo è il mondo straordinario di Krsna. Il Krsna-lila rivela il significato del detto “Dio è amore”.


Grandezza e Dolcezza

Per la maggior parte delle persone, in particolare quelle demoniache, la grandezza di Krsna nasconde la Sua dolcezza. Egli, come messaggero di pace, Si recò a dissuadere con dolci parole Duryodhana dalla guerra descritta nel Mahabharata. Quando però il principe arrogante cercò di farLo imprigionare, Egli fece fallire il tentativo rivelando la Sua gigantesca forma universale.
Per i devoti più puri, la grandezza di Krsna viene sostituita dalla Sua dolcezza. Durante il rasa-lila Krsna scompariva per poi riapparire davanti alle gopi nella Sua manifestazione di Visnu a quattro braccia. Quando Radha, la più amata tra le Sue consorti, S’inchinò davanti a Visnu per chiederGli dove fosse andato Krsna, Krsna, nella forma di Visnu, cercò abilmente di indirizzarLa in una direzione sbagliata, ma vedendo l’amore disinteressato di Radha e la Sua intensa ansietà dovuta alla separazione, non riuscì a mantenere più a lungo la Sua parvenza. Le Sue due braccia in più scomparvero e Radha vide davanti a Sé il dolce Signore del Suo cuore.
Come la dolcezza di Krsna supera la Sua grandezza così anche il Suo amore prende il posto delle Sue leggi.
Le leggi del karma prima o poi danno a ciascuno con imparzialità e infallibilità le rispettive reazioni karmiche. Se però ci rivolgiamo a Krsna con amore e devozione, Egli come un padre pronto a perdonare, mostra la Sua dolcezza. La Sua inequivocabile promessa contenuta in un verso conclusivo della Gita (18.66) mostra che la Sua misericordia trascende la Sua giustizia: “Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato. Non temere.”
Possiamo con facilità arrenderci a Krsna cantando i Suoi santi nomi, che rivelano sia la Sua grandezza che la Sua dolcezza. Il santo nome ha una grande potenza che neppure le armi atomiche hanno – il potere di distruggere tutte le nostre abitudini e tutte le nostre inclinazioni negative. Il santo nome inoltre è così irresistibilmente dolce che le persone sante desiderano migliaia di bocche per poterne assaporare il gusto. Oltre a questo il santo nome addolcisce il nostro cuore e dirige nuovamente il nostro amore verso Krsna. Quando il nostro cuore diventa morbido per l’amore per Krsna, morbido come il burro, allora makhana-cora (il ladro di burro) Krsna verrà a rubarlo. I devoti pregano e desiderano fortemente questo furto d’amore supremo.


La Danza Suprema

Krsna e i Suoi devoti non solo esprimono amore divino in modi umanamente inconcepibili come il furto, ma anche nei modi tipici dell’uomo come la danza. I saggi spirituali ritengono la famosa danza rasa il punto più elevato dell’amore divino. Sebbene questa danza appaia simile a una danza comune che coinvolge ragazze e ragazzi, possiamo comprenderne la natura sovrumana quando ascoltiamo devoti sinceri ed eruditi che parlano di essa, come Srila Prabhupada, che l’ha esposta nel suo libro Krsna: Dio, la Persona Suprema. In realtà la danza rasa è così spiritualmente elevata che i devoti avanzati privi di interesse per i piaceri materiali – come i sei famosi Gosvami di Vrndavana – la conservano e l’adorano nel più profondo del loro cuore.
Mentre noi aspiranti devoti non possiamo ancora prendere parte alla danza rasa, possiamo gustare questa danza divina nella forma del sankirtana, il canto collettivo dei santi nomi di Krsna. La vivacità del canto e della danza nel sankirtana sono una profonda e potente forma di meditazione. Lo scopo della meditazione è sperimentare la realtà spirituale. La meditazione silenziosa cerca di ottenerlo rifiutando il livello materiale, disattivando il corpo e la mente. Poiché invece siamo abituati ad attività fisiche e mentali, non sarebbe più facile e più naturale usare in qualche modo la mente e il corpo per elevarci a livelli spirituali di coscienza? Questo è ciò che esattamente fa il sankirtana. Impegnando il corpo in una danza aggraziata per il piacere del Signore e la mente in una contemplazione di preghiera sul suono dei Suoi santi nomi – specialmente il maha-mantra: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare – le nostre coscienze vengono rapidamente ed efficacemente trasportate verso il gioioso regno dell’amore divino.
Perciò il sankirtana ha la funzione di una terapia spirituale basata sulla musica che nell’attuale Età del Ferro, il Kali-yuga, guarisce l’anima. Proprio come il ferro grava con il suo peso sulle persone che lo portano, la maggior parte delle persone dell’era attuale sono appesantite da pensieri ed emozioni negativi. Il sankirtana inonda il cuore di emozioni positive preziose, dorate come l’amore, la fede e la gioia e porta via quelle negative che ci appesantiscono come l’odio, l’ansietà e il dolore.
Sri Caitanya Mahaprabhu, apparso circa cinquecento anni fa, ha fatto rivivere e reso popolare il sankirtana in tutta l’India. Come incarnazione di Krsna nel Kali-yuga ha mostrato la danza divina in un modo così incantevole che la Sua carnagione dorata, il Suo aggraziato modo di danzare e le intense emozioni devozionali hanno affascinato tutti – dagli aristocratici come il re dell’Orissa a coloro che induriti dal crimine vivevano una vita di basso livello.
In verità la danza di Sri Caitanya affascinò anche l’imperatore musulmano Akbar, che visse mezzo secolo dopo: “Salve a Te, o Caitanya, conquistatore del mio cuore. Batti il tempo di questa danza mistica, completamente solo in un’estasi sublime. Il tamburello risuona allegramente e le note dei cembali segnano il tempo… O Signore del mio cuore, come posso esprimere l’amore che ho per Te? L’imperatore Akbar brama una goccia dell’oceano del Tuo amore e della Tua misericordia:” (Tratto da D. C. Sen nell’opera Caitanya e il Suo Tempo.)
Questi versi composti da un imperatore musulmano per glorificare una persona comunemente considerata un santo indù illustrano l’attrazione universale dell’amore divino che Sri Caitanya Mahaprabhu ha personificato e diffuso.
Come maestro spirituale della linea di Caitanya Mahaprabhu, Srila Prabhupada, per mezzo della sua ISKCON, ha reso popolare al giorno d’oggi la danza divina del sankirtana. Devoti che cantano e danzano sono ormai una visione familiare nelle più grandi città di tutto il mondo. Considerata la profonda teologia e l’intensa devozione che ne sono il cuore, questa semplice danza può essere giustamente chiamata la danza suprema.

Caitanya Carana Dasa è un discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. È laureato in ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni, fa servizio a tempio pieno a Pune. La sua rivista “Lo Scienziato Spirituale”, diffusa gratuitamente, offre una presentazione scientifica della coscienza di Krsna.





O la va o la spacca
. . . con Jaya Vijaya
Il viaggio di un devoto attraverso le arti marziali e la coscienza di Krsna.
di Satyaraja Dasa


Quando sentii per la prima volta le parole: “Hanuman Taekwondo” pensai che fosse il titolo di un libro di racconti su Hanuman, il fedele devoto di Sri Rama. Mi sbagliavo. Guardando più attentamente le parole pensai allora che si trattasse del nome di un guru famoso dell’Asia sud-orientale. No. Sbagliavo di nuovo.
Taekwondo è invece una speciale forma di arte marziale originaria della Corea. Hanuman Taekwondo è il frutto dell’immaginazione di Jason Goreing, una cintura nera Terzo Dan, nel 1994 Master di Taekwondo dell’Australia, sei volte campione del NSW Taekwondo e devoto di Sri Krsna. Il suo Hanuman Taekwondo è la versione spiritualizzata di un’antica tradizione.
Il nome da iniziato di Jason è Jaya Vijaya Dasa, discepolo di Sua Santità Bhakti Tirtha Swami (1950-2005), che chiamò se stesso “guerriero spirituale”, un soldato della pace, della non violenza e dell’amore per Dio.


Un Inizio Difficile

Quando Jaya Vijaya aveva circa quindici anni guardava e imitava regolarmente Bruce Lee, il campione di arti marziali che aveva interpretato molti film facendo conoscere le tecniche di combattimento asiatiche in tutto il mondo. Egli guardava anche David Carradine nella serie televisiva Kung Fu e fantasticava di mettersi nei suoi panni. Jaya si esercitava con i suoi amici e si accorse subito di avere una disposizione naturale per il combattimento. Si rese conto di avere anche un’innata attrazione per la vita da monaco, come quella rappresentata da Carradine nella serie Kung Fu, e per tutta la tradizione delle arti marziali. Ammirava la filosofia del Taoismo, del Buddismo e di altre forme del pensiero orientale. Aveva la ferma convinzione che una persona che eccelle nelle arti marziali può anche sostenere pienamente la dottrina della non-violenza.
A parte il suo interesse per la filosofia orientale e le arti marziali, era un ragazzo normale. Viveva in un paese di campagna a Vittoria, in Australia, dove “bere, fumare, giocare a football, lottare e occuparsi di donne erano le principali fonti di divertimento.”
Egli indulgeva in questi vizi e quando il suo comportamento dissoluto diventò un problema, la sua famiglia lasciò quella piccola cittadina.
Poco dopo Jaya lasciò la casa e si sistemò a Melbourne. Questo lo portò a stare con ragazzi di strada dissoluti e il risultato fu che viveva in alberghetti, prendeva droghe e assumeva altri comportamenti antisociali.
Fortunatamente però fu proprio in quel periodo che il marito di sua sorella gli presentò un amico cambogiano che fin dall’età di cinque anni aveva studiato arti marziali in un monastero buddista. Egli risvegliò l’interesse di Jaya nella filosofia e nelle discipline del corpo e, sebbene condividesse con lui alcuni segreti delle arti marziali, era attento a non rivelarglieli completamente. Egli si rendeva conto che Jaya non solo era giovane ma anche aggressivo e che poteva usare male la sua conoscenza.
Incoraggiò Jaya a seguire le arti marziali, ma ad accettare che ogni cosa ha il suo tempo e che l’apprendimento prematuro di queste arti può essere pericoloso. A Jaya insegnò anche che è importante essere una brava persona dotata di elevati valori morali e di codici etici.


Gettandosi a Capofitto

Jaya si trasferì a Sydney e s’immerse nel mondo delle arti marziali, ma, nonostante la sua attrazione per esse, la vita gli stava preparando una forte dose di sofferenze materiali. Così quando un libro “fai da te” lo convinse che era il momento d’introdurre alcuni cambiamenti importanti nella sua vita, si trasferì a Perth, dall’altra parte dell’Australia. S’iscrisse ad una scuola olimpionica di Taekwondo e cominciò a leggere ogni tipo di letteratura “spirituale” mentre si allenava più seriamente di prima. Subito dopo s’iscrisse ad una scuola guidata dall’ex campione del mondo di Taekwondo Master Jang Tae Kim. Poi, prima dei campionati australiani del 1994, si allenò per tre mesi in una famosa scuola di Melbourne. Da questa scuola erano usciti per l’Australia quattro lottatori olimpionici di Taekwondo, compreso Lauren Burns, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2000.
Jaya riportò ottimi risultati in questa scuola vincendo numerosi incontri e presto divenne campione australiano. Ritornò a Sydney in treno con Master Kim, famoso nel mondo delle arti marziali. Una settimana dopo era con la squadra nazionale di Taekwondo a preparare i giochi olimpici e il campionato del mondo. Sfortunatamente, mentre si esercitava con un amico si ruppe la cartilagine di un ginocchio e si strappò un legamento dell’altro. Il suo futuro nelle arti marziali era in pericolo.
Scettico circa l’intervento chirurgico invasivo che gli era stato consigliato, cominciò ad analizzarsi interiormente, cercando risposte nella preghiera e nella meditazione. Da una disgrazia, dice un proverbio cinese, può nascere un’opportunità.
Provò la medicina ayurvedica, le cure olistiche, il vegetarianesimo e le asana dello yoga, e s’imbatté nella Bhagavad-gita, con la quale approfondì la sua conoscenza del pensiero orientale.
Fu la sorella minore di Jaya che, consapevole del suo viaggio interiore e dei suoi nuovi interessi, gli presentò la coscienza di Krsna. Vedendo la sua crescente passione per il vegetarianesimo e i diritti degli animali, gli dette un libro che aveva ricevuto da un devoto Hare Krsna: Un Gusto Superiore. Jaya Vijaya fu affascinato da questa filosofia, che rappresentava un progresso rispetto a tutto ciò che aveva studiato e praticato fino ad allora.
Il libro conteneva una cartolina che pubblicizzava il ristorante locale “Food for Life”, che risultò essere vicino a dove viveva. Cominciò a frequentare ogni giorno il ristorante mangiando prasadam e parlando con i devoti. Gradualmente si rese conto che molti dei libri e delle tradizioni che stava studiando derivavano dall’antica tradizione Vaisnava praticata dai membri del Movimento Hare Krsna.
Cominciò a provare a cantare il maha-mantra Hare Krsna: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna, Krsna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare applicandosi con la stessa passione e determinazione che aveva usato fino ad allora per le arti marziali. In effetti usava alcune di queste tecniche per diventare sempre più assorto nel mantra.
Con il canto la sua coscienza gradualmente si trasformò. La sua fede nella filosofia vedica, che insegna che non siamo questi corpi materiali e che il mondo materiale è un luogo temporaneo d’illusione e sofferenza, crebbe sempre di più. Sviluppò inoltre fede nell’esistenza di un regno più elevato, la nostra casa originale dove Krsna gioca con i Suoi eterni compagni.
Presto incontrò alcuni membri anziani del Movimento Hare Krsna, come Sua Santità Devamrta Swami, che lo incoraggiò rispondendo a molte sue domande. Questo lo indusse a trasferirsi a Brisbane, dove le sue pratiche spirituali divennero ancora più serie. Si trasferì al tempio e si dedicò alla vita dell’ashram con totale impegno, partecipando al programma spirituale quotidiano. Si alzava ogni mattina alle quattro, partecipava a gruppi il cui servizio era cantare e danzare, recitava il prescritto numero di giri sulla corona e la sua capacità di meditare cresceva. Dopo un anno a Brisbane incontrò il suo maestro spirituale Sua Santità Bhakti Tirtha Swami, che lo iniziò nella scienza eterna dell’anima. Sotto la guida qualificata del suo maestro, si recò negli Stati Uniti dove prestò servizio in molti grandi templi di Krsna, compresi quelli della Pennsylvania, della California, di New York e del Texas. Il suo guru lo portò anche a visitare alcuni templi a Londra, in Sud Africa e in Europa. Bhakti Tirtha Swami lo esortò a proseguire nella sua pratica delle arti marziali e ad aprire una scuola. Raccontò al suo discepolo storie di Arjuna e di altri guerrieri dei tempi vedici, facendo risaltare le qualità cavalleresche e profondamente spirituali che sono alla base di ogni racconto.


Taekwondo e Coscienza di Krsna

Negli ultimi due anni Jaya e sua moglie hanno vissuto a Brisbane, dove dirigono un club di arti marziali vicino alla loro casa. Circa ottanta studenti – quattro dei quali sono diventati campioni di Stato in una gara svoltasi a marzo – frequentano ogni settimana le lezioni alla scuola di Hanuman Taekwondo. Essi imparano non solo le arti marziali ma anche la coscienza di Krsna, se non direttamente, attraverso l’esempio di Jaya.
“Il vero valore delle arti marziali risiede non nell’apprendere l’arte in se stessa,” dice Jaya Vijaya, “ma nell’acquisire qualità interiori che si sviluppano imparandone le pratiche fondamentali.”
Quando gli viene chiesto che cosa l’ha attratto all’inizio verso le arti marziali, risponde: “I professionisti usano spesso la meditazione ed altre pratiche spirituali per completare, rafforzare e perfezionare le loro abilità marziali. Sono sempre stato interessato alla disciplina e all’esercizio fisico, ma sono sempre stato anche un ricercatore.”
I suoi interessi si coniugavano perfettamente con la coscienza di Krsna.
“Tutta l’autodisciplina e la spiritualità che ho appreso come maestro di arti marziali è stata portata al livello più alto dai devoti. Insieme con loro sono arrivato a comprendere le radici delle arti marziali e che questa pratica era fatta per portare una persona alla consapevolezza dell’Essere Supremo.”
“Ho imparato,” continua “che le arti marziali hanno origini spirituali. I monaci le hanno praticate per migliaia di anni specialmente in Cina e in Giappone come punto di partenza per la realizzazione del sé. Era una forma di yoga – dominare il corpo e la mente – fatta per portare le persone ad uno stato di coscienza sereno da cui potevano cercare di servire Dio con tutto il cuore. Con un corpo e una mente bene armonizzati, avevano meno distrazioni nella loro ricerca della spiritualità.”
“Le arti marziali hanno avuto origine in India,” mi dice Jaya Vijaya “ e il loro insegnamento è stato portato oltre l’Himalaya da un monaco di nome Bodhidhama, che li portò in Cina. Subito dopo si diffuse in Giappone, in Corea ed in altri Paesi asiatici. Le pratiche originali che più tardi sono divenute arti marziali possono essere ricondotte ai testi vedici. Anche Sri Ramacandra e Parasurama, entrambi avatara di Visnu, vengono descritti come guerrieri che seguono un elevato complesso di principi etici e morali e un codice spirituale di vita. In altre parole, anche la cultura vedica ha sentito la necessità di veri guerrieri spirituali.
Jaya Vijaya parla del dharma dello ksatriya che nei tempi passati comprendeva metodi complessi per educare il guerriero. I testi vedici riconoscono quattro tipi di persone ciascuno con una naturale dotazione di capacità pratiche e di attitudini vocazionali. Tra loro, gli ksatriya, che per natura sono leader e guerrieri, vengono educati ad essere nobili e cavallereschi. Per mantenere l’ordine nella società sono sempre necessari guerrieri di questo tipo. Le arti marziali possono essere viste come derivazioni molto lontane del dharma dello ksatriya.
Nell’India antica, gli ksatriya si esercitavano ogni giorno non solo nelle discipline del corpo ma anche in complesse tecniche meditative che consentono di dominare armi sovrannaturali. Lo ksatriya – “colui che libera dalla sofferenza” – non era mai un aggressore e impersonava sempre una forte fede nella non-violenza. Questo è anche il modo di vivere di chi pratica le arti marziali.”
Chiesi a Jaya Vijaya di esporre alcune similitudini tra l’antica scienza degli ksatriya che inizia con la conoscenza del sé e il suo corollario delle arti marziali.
Egli rispose:

I termini ch’i e ki, che sono variazioni dello stesso concetto, sono stati descritti come il respiro, lo spirito o la natura intima delle cose. È la forza vitale, l’energia vitale che distingue un corpo vivente da uno morto. Secondo tutte le forme di arte marziale, si deve entrare in contatto con questa forza vitale, che ci porta più vicino alla nostra vera realtà.
Le arti marziali in genere non sono però chiare su ciò che è veramente il ch’i. È proprio la vera atma, il sé, oppure qualche altro tipo di energia vitale? Le arti marziali non ce lo dicono. La cosa che apprezzo nella coscienza di Krsna è che essa chiarisce concetti che sono solo vagamente richiamati nel mondo delle arti marziali.

Jaya spiegò anche che se si mangiano cibi sbagliati come la carne si esaurisce il nostro ch’i, la nostra intima energia corporea. Il sesso e le droghe hanno lo stesso effetto e portano malattie e morte. Quindi, mentre la nostra conversazione continuava, diventava chiaro che poiché il ch’i può essere esaurito, non si tratta dell’atma, la vera forza vitale.
Nella terminologia vedica il ch’i dunque è più collegato con le energie sottili del corpo come descritto nei testi ayurvedici. Il prana per esempio è l’energia vitale che contribuisce alla respirazione, all’ossigenazione e alla circolazione. Tutte le funzioni motorie e sensitive sono collegate al prana, i cui aspetti più sottili, oja e teja, sembrano corrispondere al ch’i.
Per imparare ciò che riguarda il vero elemento spirituale, l’anima, Jaya Vijya si rivolge alla coscienza di Krsna. Qui, attraverso il servizio a Sri Krsna, egli trova il fine ultimo del maestro delle arti marziali. In realtà egli trova lo scopo supremo della vita.

Satyaraja Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, è un editore associato di BTG. Ha scritto più di venti libri sulla coscienza di Krsna e vive vicino a New York City.


GRATIFICAZIONE DEI SENSI

Un Saggio di Patologia

Krsna rivela che il mondo funziona esattamente al contrario di come supponiamo.
di Ravindra Svarupa Dasa

Krsna nella Bhagavad-gita (5.22) a proposito della gratificazione dei sensi dice:

ye hi samsparsa-ja bhoga
duhkha-yonaya eva te

“I piaceri che nascono dal contatto dei sensi con i loro oggetti in realtà sono l’origine di ogni sofferenza.”
Il termine sanscrito bhoga (con la “a” lunga del plurale) significa “piaceri” o “godimenti”. Quali tipi di piacere? I piaceri nati (ja) dal samsparsa, “il mettere in contatto”, implicitamente il contatto dei sensi con i loro rispettivi oggetti.
Questo è ciò che noi intendiamo per “gratificazione dei sensi”: godere i piaceri che nascono quando gli occhi, il naso o la lingua, le mani, la pelle o i genitali si uniscono con i loro specifici oggetti.
A proposito di questi piaceri Krsna dice qualcosa che all’inizio è contrario alla nostra intuizione: i piaceri così ottenuti (te) sono i luoghi di nascita o le origini (yonaya) della sofferenza (duhkha).
In questo verso sembra che si alluda al piacere sessuale. Il termine yonaya letteralmente significa “vagina” o “grembo” ed è collegato con la parola ja, la nascita, che lo precede. L’allusione sarebbe appropriata, perché il piacere sessuale, come Freud ha messo in evidenza, è “il prototipo di tutti i piaceri”.
Tutti i piaceri dei sensi, Krsna afferma, sono causa di sofferenza.
Come se prevedesse la spontanea reazione negativa di chi ascolta, Krsna rafforza la sua laconica definizione con due parole che la enfatizzano: hi (sicuramente, certamente) e eva (veramente, realmente). Ho cercato di trasmettere la forza di queste espressioni con le parole “in verità” e con la parola “ogni”, che precisa il termine “sofferenza”.
La parola duhkha spesso è usata per indicare genericamente la sofferenza propria dell’esistenza materiale. Buddha la usò con questo significato nella prima delle sue Quattro Nobili Verità:

Questa è la nobile verità della sofferenza [duhkha]: la nascita è sofferenza, la vecchiaia è sofferenza, la malattia è sofferenza, la morte è sofferenza; il dolore, il lamento, le pene, il dispiacere e la disperazione sono sofferenze; l’unione con ciò che non è piacevole è sofferenza; la separazione da ciò che è piacevole è sofferenza; non ottenere ciò che uno desidera è sofferenza….

La seconda Verità afferma che l’origine di questa sofferenza è il desiderio o la bramosia (trsna).
In merito possiamo notare che queste affermazioni di Buddha rispecchiano gli insegnamenti della Bhagavad-gita. È risaputo che Buddha non accettava l’autorità dei Veda, tuttavia qui vediamo con chiarezza che egli ha mantenuto alcuni principi fondamentali dell’insegnamento vedico. È interessante notare che Krsna all’inizio della Gita respinge coloro che confusi dal “linguaggio fiorito” dei Veda, si dedicano esclusivamente ai riti vedici per ottenere opulenza e piaceri materiali. In altre parole, Krsna rifiuta quella stessa interpretazione dei Veda che anche Buddha respinge. Tuttavia Krsna, che ancora accetta l’autorità vedica, espone quello che Egli ritiene il più importante degli insegnamenti vedici, enunciando apertamente nella Gita quella che prima era una conoscenza riservata o nascosta.
In questo però non c’è disaccordo: “Quei piaceri che nascono dal contatto dei sensi con i loro oggetti sono in verità la sorgente di tutte le sofferenze.”
Krsna rivela che il mondo in realtà funziona esattamente al contrario di quello che supponiamo. Fin dalla nascita abbiamo cominciato a godere il piacere dei sensi. Trovando il godimento in ognuna di queste esperienze, noi naturalmente riteniamo che il percorso della felicità – ovviamente – consista nel moltiplicare, perpetuare e intensificare questi piaceri il più possibile.
Tuttavia il mondo ci inganna. E pertanto la nostra esperienza materiale nella sua totalità viene descritta come un tipo di maya o illusione.
Questa illusione pervade tutto e diventa sempre più profonda. L’avvertimento di Krsna è stato seguito da molti santi e saggi del passato, come Lao Tzu, Confucio, Buddha, Mosé, Platone e Plotino, ma oggi non seguiamo più i loro insegnamenti.

Presi da quella musica sensuale tutti trascurano i monumenti dell’intelletto che non invecchia
(da W.B. Yeats, “Salpando per Bisanzio”)
Perché allora dovremmo dare retta alle religioni e ai moralismi tradizionali, con le loro negazioni e limitazioni imposte da questi decrepiti patriarchi che con la bocca atteggiata al disgusto odiano la gioventù e negano la vita? Il progresso esiste e ci ha liberato dal senso di colpa e dalle inibizioni ereditate dal passato; lasciateci esplorare pienamente e sfruttare tutte le potenzialità del mondo. In questo modo l’illusione diventa più profonda e pone le vere fondamenta della nostra cultura moderna.
Nel 1851 – agli albori dell’attuale modernità – Mathew Arnold compose la famosa poesia “Dover Beach” Qui, dove le onde s’infrangono rumorosamente sulla spiaggia ricoperta di ciottoli sotto le scogliere di calcare, il suono della marea che si abbassa fece ricordare al poeta “la sua malinconia, un lungo ruggito” del “Mare della Fede” un tempo in alta marea. Riflettendo sulla nostra nuova situazione, Arnold concludeva:

… perché il mondo che pare
stendersi dinanzi a noi come una terra di sogni,
così vario, così splendido, così nuovo,
non possiede in realtà né gioia, né amore, né luce,
né certezza, né pace, né sollievo nel dolore;
E siamo qui come in una piana che s’oscura
sbattuti da confusi allarmi di lotte e fughe,
dove eserciti ignoranti si scontrano di notte.

Arnold ha visto bene? Dopo molti anni di progresso possiamo guardare sui grandi schermi ad alta definizione della TV satellitare gli attuali scontri degli attuali eserciti della notte e gli attuali brillanti commentatori che analizzano l’attuale crisi dell’economia globale e l’attuale incontrollato sviluppo del disastro climatico globale dovuto all’uomo. Tutte queste notizie arrivano fortemente arricchite – e per questo pagate – da messaggi commerciali costosi che ci spingono a spendere per godere sempre, sempre di più.
Quale potrebbe essere stato l’errore?
O se la pubblicità commerciale televisiva miracolosamente dicesse la verità? Godetevi Cancun o Parigi, godetevi una Schlitz o una Heineken, godetevi la Toyota o la Lexus – ma in realtà soffrirete!
Naturalmente alcune pubblicità completamente false sono state presentate molto bene ma i relativi prodotti sono caduti in disgrazia.
Godetevi le Lucky Strike, le Camel e le Chesterfield – sappiamo che soffrirete. Soffrirete di costipazione cronica dei polmoni, di malattie di cuore, di infarti e cancro polmonare e morirete.
Quello che Krsna ci dice – quello di cui i consumatori hanno ancora da rendersi conto – è che ogni forma di gratificazione sensoriale è come una sigaretta. La gratificazione dei sensi è la causa della morte.
“I piaceri che nascono dal contatto dei sensi con i loro oggetti sono in verità la sorgente di tutte le sofferenze.” Così Krsna Si esprime nella Bhagavad-gita (5.22).
Perché accade questo? La riga successiva del verso ci dà la risposta:

ady-antavantah kaunteya
na tesu ramate budhah

“O figlio di Kunti, tali piaceri hanno un inizio e una fine, perciò l’uomo saggio non se ne compiace.”
L’avere un inizio (adi) e una fine (anta) caratterizza tutti i piaceri del mondo materiale. Per questa ragione colui che è veramente saggio (budha) non cerca di trarre il piacere da essi.
È una realtà che in questo mondo dominato dal tempo non abbiamo alcun titolo, nessun vero diritto di proprietà su tutto ciò di cui godiamo. Qui la nostra prospettiva di felicità è fragile ed effimera.
Qui il Tempo domina tutto:

Se bronzo, pietra, terra
e mare sconfinato,
sono travolti dal potere spietato
della morte,
come potrà opporsi la bellezza
a tanta furia
se il suo vigore è pari all’anelito
di un fiore?
O, come potrà reggere il fresco
alito d’estate
alla rovinosa stretta
di martellanti giorni,
se rocche invulnerabili non sono
tanto solide
né porte d’acciaio salde
al rovinar del Tempo?
O tragico pensiero!

Così canta il Poeta (W.Shakespeare).
Il saggio sa bene che questo mondo è di per sé un luogo di calamità.
Noi “seguaci del tempo” siamo restii ad ascoltare questo. Noi siamo “per negare”. Come afferma il Bhagavatam a proposito di noi: pasyann api na pasyati, sebbene abbiamo visto, non vediamo ancora. La nostra cecità è volontaria. Ci comportiamo da stupidi cercando di essere felici:
Eppure ah! Perché dovrebbero conoscere
il loro desino?
Dal momento che il dolore non viene mai
troppo tardi
e la felicità troppo rapidamente vola via.
Questo pensiero distruggerebbe il loro
paradiso.
Mai più; se l’ignoranza è
felicità,
È folle essere saggi.
– Thomas Gray (1742)

Così cerchiamo la felicità seguendo gli sciocchi. Portiamo i nostri sensi a contatto con i loro oggetti e godiamo e gioiamo del piacere che ne nasce. Tuttavia prima o poi questo contatto s’interrompe e il nostro piacere finisce. Non può essere diversamente.
Ora voglio proporvi un’autoanalisi da fare tra sé e sé:

D: “Quando il tuo piacere finisce, come ti senti?”
R: “Mi sento giù, sofferente e depresso. Mi sento addolorato, solo e abbandonato.”
D: “E perché?”
R: “Ovvio, non volevo che il mio piacere finisse. Volevo solo che continuasse.”
D: “E quanto vorresti che continuasse?”
R: “Per quanto tempo posso provare piacere? Per sempre?”

Una semplice introspezione scopre il nostro vero desiderio: cerchiamo la felicità che non ha fine; cerchiamo il piacere eterno. Se esaminiamo questo desiderio scopriremo che è ostinato e implacabile.
Questo è quindi ciò che facciamo; questa è la nostra assurda situazione: cerchiamo la felicità che non ha fine, ma la cerchiamo, in modo ossessivo, in un mondo dove tutto finisce.
Allora siamo obbligati a concludere che la soddisfazione dei nostri desideri non può essere trovata nel mondo materiale. (come volevasi dimostrare)
Il semplice inno di una generazione composto dai Rolling Stones – “I can’t get no satisfaction” – non è nient’altro che un grido prolungato di delusione davanti a questa realtà immodificabile.
Desideriamo che il nostro piacere continui per sempre. Questa è la natura propria del piacere.
Alle Lust will Ewigkeit – “Ogni piacere desidera l’eternità” – ha scritto Friedrich Nietzsche. Will tiefe, tiefe Ewigkeit – “Vuole una profonda, profonda eternità.”
Qui ogni piacere effimero ci porta a ricordare o a ricollegarci alla felicità eterna di un paradiso perduto. Cercare di trovare quel paradiso in questo riflesso, in questo miraggio, ha il solo effetto di portarci ancora più lontani da quello che veramente cerchiamo. Ci garantiamo ulteriori insoddisfazioni e niente di più.
Così la gioia naturale dell’infanzia e della giovinezza lascia la strada alla delusione, all’amarezza, all’insensibilità emotiva e alla disperazione della vecchiaia. Cessiamo di vivere molto prima di morire.
Arthur Schopenhauer, con la lucidità che gli è caratteristica, ci offre questa agghiacciante osservazione: “L’esistenza umana somiglia ad una rappresentazione teatrale che inizia con attori viventi e finisce con automi che indossano gli stessi vestiti.”
Cerchiamo la vita e la gioia nel mondo e questa nostra ricerca ci porta morte e sofferenza. Otteniamo proprio il risultato opposto. Questo è ciò che Krsna c’insegna.
Oggi viviamo in una cultura basata sulla gratificazione dei sensi che trasforma tutti noi in automi. Solo una controcultura basata sulla realizzazione del sé può liberarci, una cultura che porti ad “una rivoluzione”, come Prabhupada afferma “nella vita empia di una civiltà deviata.”

Ravindra Svarupa Dasa, guru dell’ISKCON e GBC, vive nel tempio di Filadelfia dove si è unito all’ISKCON nel 1971. Si è laureato in religione alla Temple University.



IL FUOCO
Una Meditazione

Pensando alle qualità del fuoco, possiamo ricordare Krsna, l’origine di tutte le energie.
di Urmila Devi Dasi

SU UNA SPIAGGIA DELLA Croazia il Mare Adriatico mi lambisce i piedi. Gli ultimi raggi del sole se ne sono ormai andati e il cielo è di un blu molto profondo. Al di là della baia c’è una raffineria di petrolio e la fiamma in cima alla ciminiera, che di giorno non si vede, è diventata ben visibile. Osservo la fiamma che danza e mi meraviglio di come il fuoco catturi l’attenzione delle persone.
Non è sorprendente. Rifletto su quanto sia attraente questo piccolo frammento dell’energia di Krsna. Il nome Krsna significa colui che attrae tutto. Krsna è una persona e da Lui provengono tutte le energie che Gli sono identiche. Anche il fuoco dunque è Krsna. Pensando alle qualità del fuoco, ricordiamo Krsna, lo Spirito Supremo. Poiché per qualche aspetto il fuoco è costantemente con noi, è facile entrare in una profonda coscienza spirituale anche quando siamo in situazioni apparentemente materiali.
Innanzitutto mediteremo sul calore del fuoco, poi sulla sua luce ed infine sulla sua bellezza. Riflettere sulla bellezza del fuoco ci porta naturalmente a concentrarci sulla forma di Krsna. Alla fine mediteremo sui Suoi divertimenti con il fuoco.

Il Calore

Dopo l’aria, la maggior parte delle persone indica il cibo e l’acqua come le nostre necessità fisiologiche fondamentali. Noi però possiamo vivere settimane o mesi senza cibo e spesso più di una settimana senza acqua. Dopo l’aria la necessità più essenziale per il corpo è una giusta temperatura.
Noi sperimentiamo in due modi il calore vitale che proviene dal sole. Il primo agisce direttamente sulla nostra pelle e il secondo in modo indiretto attraverso la digestione, che ci dà l’energia del sole trasformata in cibo per mezzo della fotosintesi. Per le creature a sangue caldo come noi esseri umani, l’ottanta per cento del cibo che mangiamo viene impiegato per produrre il calore interno. Tuttavia dimentichiamo che questo calore esterno e interno ai nostri corpi ci mantiene in vita. In realtà il calore è invisibile. Per un’anima condizionata anche Krsna è invisibile. Egli ci mantiene in vita, è all’interno del nostro cuore e tutto intorno a noi, tuttavia poiché non Lo vediamo, dimentichiamo la nostra dipendenza da Lui. Una persona comune può smettere di dare se non riceve gratitudine o perlomeno un riconoscimento, ma Krsna dà perfino a coloro che Lo dimenticano completamente.
Il modo in cui il calore ci mantiene in vita sebbene sia invisibile ci fa ricordare il verso della Bhagavad-gita in cui Krsna dice di essere come un filo su cui riposano le perle. Noi sappiamo che questo filo c’è perché le perle pendono in un modo ordinato, ma il filo stesso si nasconde all’interno delle perle.
Sebbene Krsna venga paragonato al filo, Egli non è fragile come il filo. Pensate alla potenza del calore che emana da Lui. Basta una piccola differenza di temperatura perché al posto della vita ci sia la morte o si verifichino gravissimi danni. Coloro che operano con il fuoco devono farlo con attenzione e rispetto. Nei giorni freddi possiamo stringerci vicino a un falò, ma non troppo. Nello stesso modo, a meno che non siamo pieni di puro amore per Krsna, Lo serviamo rispettando le regole dell’adorazione e del servizio per evitare di essere bruciati dalle offese.
Mitch Kahn, un pompiere esperto, scrive: “Un fuoco è una cosa vivente – una macchina vivente capace di distruggere e ogni fiamma ha una personalità. Il lampo ha un suono e un odore che non si possono dimenticare. Una fiammata è un vento bruciante che ruggisce come il motore di un jet. L’odore acre della terra bruciata.” In effetti, la potenza distruttiva del calore fa ricordare le descrizioni delle Scritture sul periodico annientamento dell’universo. In quel momento, il Signore, scontento del continuo operare delle anime condizionate contro il loro stesso interesse, avvolge il cosmo in un calore più intenso di quello di molti soli.
Sbagliamo se pensiamo che il calore sia buono o cattivo. Krsna è totalmente buono e anche l’ardore distruttivo del calore purifica e pulisce. Gli agricoltori a volte bruciano un campo per eliminare le erbacce e i loro semi e le ceneri fertilizzano la terra. L’operato degli scienziati e dei medici dipende dall’azione antisettica della forza distruttiva del calore. Nello stesso modo, Krsna nella Bhagavad-gita ci dice che la conoscenza trascendentale dell’anima e di Dio distrugge ogni forma d’ignoranza e di sofferenza. Anche ottenere un’unione d’amore con Krsna elimina la potenza di tutti i desideri materiali che ci legano al karma e al ciclo delle rinascite, proprio come i semi fritti ad alta temperatura perdono ogni potere di germinare.
I semi vengono bruciati anche quando un devoto accetta i voti d’impegnarsi a servire il Signore. La cerimonia dell’iniziazione prevede di gettare cereali in un fuoco sacrificale. Il fuoco è visto come la lingua di Krsna: Egli mangia i cereali purificando in questo modo il donatore. Il piacevole calore che proviene dalla lingua del Signore nel sacrificio ci ricorda che il calore è strettamente legato alla vita stessa e che il Signore è il Supremo Essere vivente, la sorgente di ogni forma di vita. Il calore è anche connesso all’amore – parliamo di caldi abbracci o di fredde occhiate. Il calore di Krsna è una manifestazione del Suo amore che abbraccia tutti gli esseri viventi. Ogni volta che avvertiamo il calore del sole, del fuoco o delle caldaie nei nostri edifici, sentiamo sia la vita che l’amore di Krsna.
Vita e amore sono spesso connessi con il cibo. Il calore trasforma sia la struttura che il sapore dei cibi crudi, portando i vegetali duri a nuotare nel loro stesso succo quando le fiamme lambiscono il fondo della pentola. Nello stesso modo Krsna libera un flusso d’affetto perfino dagli aridi filosofi e scioglie anche cuori duri come l’acciaio nel morbido burro dell’amore. Proprio come il calore rivela una varietà di sapori altrimenti nascosta nei cibi non cotti, quando un’anima serve Krsna si manifestano varie ed intense emozioni di estasi. Il fuoco chimico nel nostro corpo, con cui Krsna S’identifica direttamente nella Gita, trasforma il cibo nella sua essenza allo scopo di nutrire gli organi e i sistemi del corpo. Così facendo separa le sostanze nutrienti dalle scorie.
Secondo l’Ayurveda, il prodotto finale del calore della digestione è la vitalità e la forza. Nello stesso modo nei livelli finali di purificazione per mezzo del servizio a Krsna, l’anima viene portata al suo stato puro di potenza spirituale, dove tutte le cose non desiderabili, come l’identificazione con il corpo materiale e la mente, non ci sono più. Cuocere con un calore eccessivo brucerà la parte esterna del cibo lasciando cruda quella interna. Cucinare alla giusta temperatura, con pazienza, ci dà invece un cibo veramente gustoso. Nello stesso modo, abbiamo bisogno di dedicarci con cura, sotto una guida esperta, al metodo che ci collega con Krsna attraverso il canto, l’ascolto e il servizio. I bhakti-yogi impazienti possono impegnarsi in pratiche estreme che li lasciano scoraggiati e il loro cuore ne rimane appena toccato. Coloro invece che hanno entusiasmo, fiducia e pazienza scoprono che il bhakti-yoga gradualmente trasforma i loro pensieri e i loro sentimenti e ammorbidisce il loro cuore.
Il calore cuoce il nostro cibo eccitando le molecole che si urtano l’una con l’altra. Il calore può distruggere la struttura di un cibo creandone di nuove. Il calore inoltre fa nascere correnti d’aria su cui gli uccelli viaggiano attraverso i cieli. Il calore proveniente dal sole spinge il vapore d’acqua nelle nuvole e in questo modo inizia il ciclo che da una parte purifica l’acqua e dall’altra la distribuisce in tutto il mondo. Il fatto che il calore spinga altre cose a muoversi e a scorrere ci ricorda che il contatto con Krsna è stimolante. Perfino gli oggetti inanimati reagiscono a Lui – le pietre si ammorbidiscono al suono del Suo flauto. Krsna muove il cuore e la mente di tutti coloro che si collegano con Lui.

La Luce

Anche la luce come il calore è strettamente collegata
sia alla vita che all’amore. Mi riferisco a come gli occhi delle persone s’illuminino quando incontrano qualcuno che amano. Di una persona piena di vita si dice spesso che ha un carattere solare. Perciò la luce ci ricorda che Krsna è la vita di tutto ciò che vive e l’amico migliore di tutti.
Quando amici, famiglie e comunità si riuniscono per le vacanze, per le festività e in occasione di ricorrenze, le candele accese, le lampadine colorate e i fuochi d’artificio hanno spesso un ruolo importante. Guardando queste luci, possiamo meditare su come nel mondo spirituale ogni giorno sia una festa. Krsna, l’illimitata riserva di piacere, Si delizia con un’eterna varietà di feste trascendentali.
Sia che ci rechiamo da altri per una festa, sia che entriamo nella nostra casa, la luce ci dà il benvenuto. Quando le luci sono accese, sappiamo che qualcuno è in casa ad aspettarci. Accogliere gli altri con la luce è un’usanza antica come l’umanità. Perciò nei templi di Krsna offriamo una fiamma alla Divinità durante la cerimonia dell’arati. Come dice una famosa preghiera, il devoto offre a Krsna l’arati con la luce della lampada dell’amore. Anche Krsna ci dà il benvenuto con la Sua luce, che brilla in tutto il suo splendore per invitarci a tornare a casa.
L’invito di Krsna illumina i nostri cuori e ci rende capaci di distinguere con chiarezza la verità dall’illusione, perciò di scegliere di riunirci a Lui. Infatti, la realizzazione di questa conoscenza viene spesso chiamata “illuminazione”. Detto con parole molto semplici, noi realizziamo gran parte della nostra conoscenza materiale attraverso la vista, che ha bisogno della luce. Ogni volta che vediamo la luce, possiamo ricordare che Krsna è l’origine della conoscenza ad ogni livello sia spirituale che materiale.
Le Scritture paragonano spesso la conoscenza alla luce del sole, che a volte è identificata anche con l’arma Sudarsana di Krsna, che significa “visione di buon augurio”. La luce del sole o Sudarsana è l’occhio del Signore. I nostri occhi per funzionare hanno bisogno che la luce li penetri, ma quelli di Krsna emettono luce. A volte comunichiamo soltanto con gli occhi e Sudarsana viene chiamato “il maestro della parola”, perché quando la luce della conoscenza ci permea, dalla nostra bocca esce la verità.
La luce è la sorgente che alimenta non solo le parole e la mente, ma anche il corpo. All’estremo inferiore della catena alimentare ci sono le piante che usano la fotosintesi per trasformare la luce del sole in zuccheri e amidi. Per mezzo di questo processo la luce si trasforma nel cibo che alimenta i corpi di quasi tutti gli esseri viventi presenti sul pianeta. Se pensiamo che il cibo che mangiamo è l’energia del sole e che Krsna dice che Egli è proprio la luce del sole, ad ogni boccone possiamo facilmente sentirci collegati con Lui.
Oltre alla calda luce del sole, c’è la luce calmante della luna, che ci placa e ci rinfresca dopo un giorno di lavoro. Prendere rifugio in Krsna è spesso paragonato ad usare la luce della luna per trovare sollievo e serenità. Inoltre, la luna inspira l’amore romantico tra le persone comuni, ma a chi pratica la vita spirituale ricorda la pura danza d’amore di Krsna con le sante giovani mandriane.

Il Fuoco e la Bellezza di Krsna

Krsna dice di essere lo splendore del fuoco. Il fuoco è meraviglioso, pieno di maestosità. La luce del sole che brilla sulla superficie increspata di un lago in un giorno sereno, un fuoco all’aperto in una notte chiara, i grappoli di stelle nel cielo, i lampadari scintillanti, le insegne al neon, le luci intermittenti degli alberi di Natale, le fiammelle degli stoppini di cotone sui piccoli piattini d’argilla che galleggiano sul Gange – il fuoco è certamente splendido.
Il fuoco non solo è bello di per sé, ma la bellezza di ogni cosa esiste solo perché la luce di un fuoco la illumina. Senza la luce la parola bellezza non ha significato perché non c’è alcuna possibilità di vederla. Senza il fuoco non ci sono i colori. Se ogni forma di bellezza e di splendore dipendono dal fuoco, è difficile per noi immaginare la bellezza del Signore Supremo, che è la sorgente del fuoco, del calore e dell’illuminazione. Come deve essere meravigliosamente risplendente la Sua forma!
In effetti le Scritture dicono che la forma spirituale, eterna, sempre giovane di Krsna è radiosa e bella al di là della comprensione materiale. Le Sue guance vengono paragonate a specchi di zaffiro su cui si riflettono i Suoi orecchini dondolanti. Gli abiti di Krsna splendono come oro liquido e le unghie dei Suoi piedi sono così brillanti che quando Egli pone il Suo delicato piede sul poggiapiedi adornato di gioielli, queste pietre preziose multicolori sembrano fatte di cristallo.


Krsna Inghiotte il Fuoco

Per mostrarci la natura e le attività del Suo mondo eterno, Krsna è apparso su questo pianeta nella Sua forma splendente circa cinquemila anni fa. In due dei Suoi divini divertimenti di giovane mandriano, Egli inghiottì immensi fuochi della foresta che minacciavano i Suoi animali e i Suoi amici. Nel primo, la maggior parte degli abitanti del villaggio di Vrndavana riposava vicino al fiume Yamuna dopo che Krsna aveva sconfitto un serpente che inquinava il fiume e l’aria circostante. Quando le fiamme di un incendio improvviso minacciarono di bruciare tutti, Krsna inghiottì il fuoco.
In un altro giorno Krsna e i Suoi amici avevano portato le loro mandrie di mucche, di capre e di bufali attraverso la Yamuna fino ad un grande albero baniano. Qui, occupati a giocare, i ragazzi non si accorsero che gli animali se ne erano andati alla ricerca di erba fresca. Quando si accorsero di essere stati negligenti nel proteggere la fonte di mantenimento delle loro famiglie, li cercarono invano.
Alla fine i ragazzi trovarono le tracce dell’erba mangiata e della vegetazione calpestata e le seguirono. Nel frattempo gli animali si erano molto allontanati ed avevano trovato un incendio nella foresta. Nella fuga rimasero imprigionati tra le canne da zucchero. Le foglie taglienti e le robuste canne rendevano difficile uscirne ed essi spaventati piangevano. Krsna chiamò ciascun animale per nome ed essi Gli risposero. I ragazzi allora rintracciarono gli animali nel canneto e li liberarono.
Quando però stavano tornando all’albero baniano un forte vento sferzò vicino il fuoco, che li circondò. I ragazzi guardarono Krsna chiedendoGli di salvare loro, i Suoi intimi amici. Con uno sguardo pieno d’amore Krsna disse loro di non aver paura e di chiudere gli occhi. Egli voleva bere il fuoco (forse come ad alcune persone piace il cibo piccante), perciò afferrò l’immenso fuoco e lo bevve come una bevanda rinfrescante. A poco a poco i ragazzi e gli animali aprirono gli occhi e con grande sorpresa scoprirono non solo che il fuoco non c’era più ma che essi erano di nuovo al punto di partenza vicino all’albero, grati di essere vicini al fiume dove, dopo il calore del fuoco, potevano bere a volontà.
Di Krsna si conoscono altri divertimenti con il fuoco, come quando Egli convoca la Sua arma tutta di ghiaccio per contrattaccare il demone di Siva, fatto di fuoco, durante la battaglia contro Banasura. Inoltre quando Krsna nella Bhagavad-gita mostra la Sua forma universale, il fuoco Gli esce dalla bocca.
Qui nella California del sud il sole sta tramontando mentre finisco di scrivere questa meditazione. Le stanze cominciano ad apparire scure, nonostante che la luce del sole superi ancora l’illuminazione elettrica. Anche dal mio computer la luce irradia sul mio viso e sento il calore del mio corpo generato dal cibo che ho mangiato. Sull’altare brucia una candela. Alcune forme del fuoco sono sempre con noi. Quando ci sforziamo di trovare Krsna nella Sua energia del fuoco, con il nostro desiderio di relazionare con Lui Lo rendiamo felice ed Egli reciproca rivelandoSi sempre di più.
“O Signore Supremo, Tu, in realtà, sei l’aria, la terra, il fuoco, lo spazio e l’acqua. Sei gli oggetti della percezione dei sensi, le arie vitali, i cinque sensi, la mente, la coscienza e il falso ego. In realtà Tu sei ogni cosa grossolana o sottile. Gli elementi materiali e tutto ciò che è espresso con le parole o con la mente non sono nient’altro che Te.” (Srimad-Bhagavatam 7.9.48)

Urmila Devi Dasi, editore associato di BTG, è laureata in scienza dell’educazione all’Università del North Carolina a Chapel Hill. Sta lavorando al progetto di un programma internazionale per la scuola primaria e secondaria dell’ISKCON.



SEZIONE LIBRI: SRIMAD-BHAGAVATAM


Considerato “il frutto maturo dell’albero della letteratura Vedica,” lo Srimad-Bhagavatam è la più completa ed autorevole esposizione della conoscenza Vedica. Cinquemila anni fa Krsna Dvaipayana Vyasa compose questo purana, o storia, per spiegare l’essenza della conoscenza spirituale. Qui presentiamo lo Srimad-Bhagavatam col testo originale sanscrito, la traslitterazione, la traduzione parola per parola, la traduzione letterale e le spiegazioni di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada,
Acarya Fondatore dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna.



IL SIGNORE APPARE DAVANTI A DHRUVA
Su richiesta degli esseri celesti, Sri Visnu
va a trovare Dhruva Maharaja, le cui austerità stanno disturbando l’intero universo.

CANTO 4: CAPITOLO 8


tasminn abhidhyayati visvam atmano
dvaram nirudhyasum ananyaya dhiya
loka nirucchvasa-nipidita bhrsam
sa-loka-palah saranam yayur harim

tasmin: Dhruva Maharaja; abhidhyayati: medita in piena concentrazione; visvam atmanah: il corpo totale dell’universo; dvaram: le aperture; nirudhya: chiuse; asum: l’aria vitale; ananyaya: senza essere distratto; dhiya: meditazione; lokah: tutti i pianeti; nirucchvasa: fermato il respiro; nipiditah: soffocati; bhrsam: molto presto; sa-loka-palah: e tutti i grandi esseri celesti dei vari pianeti; saranam: rifugio; yayuh: presero; harim: nel Signore Supremo.
Quando, grazie alla sua perfetta concentrazione, Dhruva Maharaja ebbe uguagliato praticamente in pesantezza il Signore Visnu, la coscienza totale, ed ebbe chiuso tutte le aperture del suo corpo, l’intero respiro universale fu sospeso, e tutti i grandi esseri celesti dei diversi sistemi planetari, sentendosi soffocare, presero rifugio in Dio, la Persona Suprema.

SPIEGAZIONE: Quando centinaia di persone viaggiano a bordo di un aeroplano che si sposta a più di mille chilometri all’ora, ogni passeggero, sebbene rimanga un’entità distinta dall’aeroplano, beneficia della potenza totale dell’aeroplano. Similmente, quando l’energia unitaria partecipa al servizio dell’energia totale, l’energia unitaria diventa tanto potente quando l’energia totale. Come il verso precedente ha spiegato, Dhruva Maharaja, grazie al suo avanzamento spirituale, diventò in pratica la pesantezza assoluta, tanto da far oscillare l’intera Terra sotto il suo peso. Inoltre, per effetto di questa potenza spirituale il suo corpo individuale fece tutt’uno coll’insieme dei corpi dell’universo. Così, quando Dhruva chiuse le aperture del suo corpo individuale per concentrare con fermezza la mente su Dio, la Persona Suprema, tutte le entità individuali dell’universo — cioè tutti gli esseri viventi, compresi i grandi esseri celesti — si sentirono soffocare, come se il loro respiro si fosse arrestato. Tutti presero quindi rifugio nel Signore Supremo, perplessi su quanto stava accadendo.
Questo gesto di Dhruva Maharaja che, chiudendo le aperture del suo corpo, fece chiudere gli orifizi respiratori dell’universo, mostra chiaramente che un devoto, con il suo servizio devozionale, può influenzare tutte le persone del mondo e farle diventare devote del Signore. Se ci fosse soltanto un puro devoto situato nella pura coscienza di Krsna, questo devoto potrebbe trasformare la coscienza totale del mondo in coscienza di Krsna. Questo non è molto difficile da capire se studiamo il comportamento di Dhruva Maharaja.


deva ucuh
naivam vidamo bhagavan prana-rodham
caracarasyakhila-sattva-dhamnah
vidhehi tan no vrjinad vimoksam
prapta vayam tvam saranam saranyam

devah ucuh: tutti i deva dissero; na: non; evam: così; vidamah: possiamo capire; bhagavan: o Signore Supremo; prana-rodham: perché ci sentiamo soffocare; cara: mobili; acarasya: e immobili; akhila: universale; sattva: l’esistenza; dhamnah: la fonte di; vidhehi: Ti preghiamo, provvedi; tat: perciò; nah: nostro; vrjinat: dal pericolo; vimoksam: la liberazione; praptah: che si avvicina; vayam: a tutti noi; tvam: a Te; saranam: rifugio; saranyam: degno di dare rifugio.

Gli esseri celesti dissero:
Caro Signore, Tu sei il rifugio di tutte le creature mobili e immobili. Tutti gli esseri viventi si sentono soffocare come se il loro respiro si fosse fermato. Non abbiamo mai sperimentato una cosa simile. Poiché Tu sei il rifugio supremo di tutte le anime sottomesse, ci siamo rivolti a Te. Ti preghiamo, salvaci da questo pericolo.

SPIEGAZIONE: L’influenza di Dhruva Maharaja, raggiunta con l’esecuzione del servizio devozionale al Signore, era sentita anche dagli esseri celesti, che non avevano mai sperimentato prima una situazione simile. Poiché Dhruva Maharaja controllava il suo respiro, il respiro dell’intero universo fu sospeso. È per volontà di Dio, la Persona Suprema, che gli esseri materiali non respirano mentre gli esseri spirituali sono capaci di respirare; gli esseri materiali sono prodotti dell’energia esterna del Signore, mentre gli esseri spirituali sono prodotti dell’energia interna del Signore. Gli esseri celesti avvicinarono Dio, la Persona Suprema, che controlla entrambe le categorie di esseri viventi, materiali e spirituali, per conoscere la ragione del loro senso di soffocamento. È nel Signore Supremo che risiede la soluzione di tutti i problemi all’interno del mondo materiale. Nel mondo spirituale non esistono problemi, mentre il mondo materiale è pieno di problemi. Poiché Dio, la Persona Suprema, è il padrone di entrambi i mondi, materiali e spirituali, è preferibile avvicinare Lui ogni volta che ci troviamo in situazioni problematiche. Per questa ragione i devoti non hanno mai problemi in questo mondo materiale. Visvam purna-sukhayate (Caitanya-candramrta): i devoti sono liberi da ogni problema perché sono pienamente arresi a Dio, la Persona Suprema. Per il devoto, ogni cosa in questo mondo è piacevole perché egli sa come usare ogni cosa nel servizio d’amore trascendentale offerto al Signore.


sri-bhagavan uvaca
ma bhaista balam tapaso duratyayan
nivartayisye pratiyata sva-dhama
yato hi vah prana-nirodha asid
auttanapadir mayi sangatatma

sri-bhagavan uvaca: il Signore Supremo rispose; ma bhaista: non abbiate paura; balam: il piccolo Dhruva; tapasah: con le sue rigide austerità; duratyayat: molto determinato; nivartayisye: gli chiederò di smettere; pratiyata: potete ritornare; sva-dhama: alle vostre dimore; yatah: dal quale; hi: certamente; vah: vostra; prana-nirodhah: il soffocamento dell’aria vitale; asit: è accaduto; auttanapadih: dal figlio del re Uttanapada; mayi: a Me; sangata-atma: completamente concentrato nel pensare a Me.

Dio, la Persona Suprema, rispose:
O esseri celesti, non siate turbati da ciò che sta accadendo. Tutto ciò è dovuto alle grandi austerità e alla perfetta determinazione del figlio del re Uttanapada, che ora è pienamente concentrato nel pensare a Me. Egli ha bloccato la respirazione universale, ma voi potete tornare tranquillamente alle vostre dimore, perché Io metterò fine alle rigide austerità di questo ragazzo, e vi libererò da questa situazione.

SPIEGAZIONE: In questo verso il termine sangatatma è fonte di equivoco per i filosofi Mayavadi, che affermano che il sé di Dhruva Maharaja diventò tutt’uno con il Sé supremo, la Persona di Dio. I filosofi Mayavadi vogliono dimostrare, servendosi di questa parola, che l’Anima Suprema e l’anima individuale si uniscono in questo modo, e che dopo questa unificazione l’anima individuale non ha più un’esistenza separata. Ma in questo verso il Signore Supremo afferma chiaramente che Dhruva Maharaja era così assorto nella meditazione su Dio, la Persona Suprema, che il Signore stesso, la coscienza universale, era attratto da Dhruva. Per soddisfare gli esseri celesti, il Signore volle andare personalmente da Dhruva Maharaja con l’intento di fargli cessare queste rigide austerità. La conclusione dei filosofi Mayavadi, secondo cui l’Anima Suprema e l’anima individuale si uniscono, non è sostenuta da questa affermazione, anzi, l’Anima Suprema, la Persona di Dio, voleva che Dhruva Maharaja mettesse fine alle sue severe austerità.
Soddisfacendo Dio, la Persona Suprema, tutti sono soddisfatti, proprio come innaffiando la radice di un albero sono soddisfatti tutti i rami, i ramoscelli e le foglie dell’albero. Chi può attrarre Dio, la Persona Suprema, attrae naturalmente l’universo intero, perché Krsna è la causa suprema dell’universo. Tutti gli esseri celesti avevano paura di essere vinti dal soffocamento, ma il Signore Supremo li rassicurò, informandoli che Dhruva Maharaja era un grande devoto del Signore e non desiderava distruggere nessuno nell’universo. Un devoto non è mai invidioso degli altri esseri viventi.


maitreya uvaca
ta evam utsanna-bhaya urukrame
krtavanamah prayayus tri-vistapam
sahasrasirsapi tato garutmata
madhor vanam bhrtya-didrksaya gatah

maitreyah uvaca: il grande saggio Maitreya continuò; te: gli esseri celesti; evam: così; utsanna-bhayah: liberi dalla paura; urukrame: a Dio, la Persona Suprema, le cui attività sono eccezionali; krta-avanamah: offrono i loro omaggi; prayayuh: essi ritornano; tri-vistapam: ai loro rispettivi pianeti celesti; sahasra-sirsa api: anche Dio, la Persona Suprema, conosciuto come Sahasrasirsa; tatah: da lì; garutmata: in piedi sulle spalle di Garuda; madhoh vanam: la foresta conosciuta come Madhuvana; bhrtya: il servitore; didrksaya: desiderando vederlo; gatah: andò.

Il grande saggio Maitreya disse a Vidura:
Gli esseri celesti, rassicurati dal Signore Supremo, si sentirono liberi da ogni paura, e dopo averGli offerto i loro omaggi tornarono ai loro pianeti celesti. Allora il Signore, che non è differente dall’avatara Sahasrasirsa, salì sul dorso di Garuda, il quale Lo trasportò nella foresta Madhuvana dove doveva vedere il Suo servitore Dhruva.

SPIEGAZIONE: La parola sahasrasirsa si riferisce al Signore Supremo nella Sua forma di Garbhodakasayi Visnu. Sebbene il Signore sia apparso come Ksirodakasayi Visnu, è descritto qui come Sahasrasirsa Visnu. Secondo il Bhagavatamrta di Srila Sanatana Gosvami, Sahasrasirsa, il Signore Supremo, apparso in quel momento, era l’avatara conosciuto come Prsnigarbha. Egli creò il pianeta noto come Dhruvaloka al fine di offrire un regno a Dhruva Maharaja.

sa vai dhiya yoga-vipaka-tivraya
hrt-padma-kose sphuritam tadit-prabham
tirohitam sahasaivopalaksya
bahih-sthitam tad-avastham dadarsa

sah: Dhruva Maharaja; vai: anche; dhiya: attraverso la meditazione; yoga-vipaka-tivraya: grazie alla matura realizzazione del metodo dello yoga; hrt: il cuore; padma-kose: sul fiore di loto di; sphuritam: manifestato; tadit-prabham: brillante come la folgore; tirohitam: essendo scomparso; sahasa: improvvisamente; eva: anche; upalaksya: osservando; bahih-sthitam: situato all’esterno; tat-avastham: nella stessa posizione; dadarsa: poté vedere.
La forma del Signore, splendente come la folgore, e nel cui pensiero Dhruva Maharaja era perfettamente assorto grazie alla sua matura pratica dello yoga, improvvisamente scomparve. Dhruva si sentì turbato, e la sua meditazione s’interruppe. Ma non appena aprì agli occhi, vide Dio, la Persona Suprema, presente in persona, così come Lo aveva contemplato nel suo cuore.

SPIEGAZIONE: Grazie alla maturità raggiunta nella pratica della meditazione yoga, Dhruva Maharaja poteva contemplare costantemente la forma di Dio, la Persona Suprema, nel cuore, ma improvvisamente, non appena il Signore scomparve dal suo cuore, pensò di averLo perso. Dhruva Maharaja si sentì dunque turbato, ma nell’aprire gli occhi dopo aver interrotto la meditazione si accorse che questa stessa forma del Signore era presente davanti a lui. Nella Brahma-samhita (5.38) è detto, premanjana-cchurita-bhakti-vilocanena: una persona santa che ha sviluppato amore per Dio impegnandosi nel servizio devozionale vede sempre la forma trascendentale del Signore Syamasundara. La forma Syamasundara del Signore, situata nel cuore del devoto, non è immaginaria. Quando il devoto raggiunge la maturità nel servizio devozionale, può vedere davanti a sé lo stesso Syamasundara verso il Quale il suo pensiero era rivolto nel corso del servizio devozionale. Poiché il Signore Supremo è Assoluto, la forma situata nel cuore del devoto, la forma presente nel tempio e la forma originale che si trova a Vaikuntha, Vrndavana-dhama, sono la stessa forma; esse non differiscono l’una dall’altra.


tad-darsanenagata-sadhvasah ksitav
avandatangam vinamayya dandavat
drgbhyam prapasyan prapibann ivarbhakas
cumbann ivasyena bhujair ivaslisan

tat-darsanena: dopo aver visto il Signore; agata-sadhvasah Dhruva Maharaja, essendo molto confuso; ksitau: per terra; avandata: offrì gli omaggi; angam: il suo corpo; vinamayya: prosternandosi; dandavat: come un bastone; drgbhyam: con i suoi occhi; prapasyan: guardando in alto; prapiban: bevendo; iva: come; arbhakah: il ragazzo; cumban: baciando; iva: come; asyena: con la bocca; bhujaih: con le braccia; iva: come; aslisan: abbracciando.

Quando Dhruva Maharaja vide il Signore di fronte a sé, si sentì molto agitato e Gli offrì i suoi omaggi rispettosi. Cadde a terra davanti a Lui, rigido come un bastone, e s’immerse completamente nell’amore per Dio. Nella sua estasi, Dhruva Maharaja contemplava il Signore come se Lo stesse bevendo con gli occhi, come se stesse baciando con la sua bocca i piedi del Signore e Lo stesse stringendo tra le braccia.

SPIEGAZIONE: Naturalmente vedendo in persona il Signore Supremo davanti a sé, Dhruva Maharaja si sentì molto confuso per il rispetto e il timore reverenziale, e sembrò che stesse bevendo l’intero corpo del Signore con gli occhi. L’amore del devoto per il Signore Supremo è così intenso che Egli vuole baciare costantemente i piedi di loto del Signore e costantemente abbracciare i Suoi piedi di loto. Tutte queste caratteristiche che il corpo di Dhruva Maharaja esprimeva indicano che, nel vedere il Signore a tu per tu, egli aveva sviluppato le otto forme di estasi trascendentale che possono essere manifestate nel corpo.

sa tam vivaksantam atad-vidam harir
jnatvasya sarvasya ca hrdy avasthitah
krtanjalim brahmamayena kambuna
pasparsa balam krpaya kapole

sah: Dio, la Persona Suprema; tam: Dhruva Maharaja; vivaksantam: volendo offrire preghiere che descrivevano le Sue qualità; a-tat-vidam: essendo inesperto; harih: la Persona di Dio; jnatva: avendo compreso; asya: di Dhruva Maharaja; sarvasya: di tutti; ca: e; hrdi: nel cuore; avasthitah: situato; krta-anjalim: a mani giunte; brahma-mayena: che concordano con le parole degli inni vedici; kambuna: con la Sua conchiglia; pasparsa: toccò; balam: il ragazzo; krpaya: per misericordia incondizionata; kapole: sulla fronte.

[Continua nel prossimo numero]


I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Vivi Semplicemente e Canta Hare Krsna

La seguente conversazione tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e due suoi discepoli ebbe luogo a New Vrindavan, nel West Virginia, nel giugno del 1976.

Srila Prabhupada: La civiltà occidentale è una civiltà sbagliata che aumenta artificialmente le necessità della vita. Per esempio, prendiamo l’energia elettrica. La luce elettrica ha bisogno di un generatore e per farlo funzionare ci vuole il petrolio. Appena la scorta di petrolio finisce si ferma tutto. Per avere il petrolio però dovete cercarlo con grande impegno e perforare profondamente la terra, qualche volta in mezzo all’oceano.
Questo è ugra-karma, un lavoro orribile. Si può ottenere lo stesso scopo coltivando semi di ricino, da cui estrarre l’olio da mettere in una ciotola con uno stoppino. Ammettiamo che con l’elettricità avete migliorato il sistema d’illuminazione, ma per ottenere questo miglioramento dalle lampade ad olio di ricino alle lampade elettriche è necessario un duro lavoro. Dovete andare in mezzo all’oceano a trivellare per estrarre il petrolio e in questo modo perdete il vero scopo della vostra vita.
Siete in una posizione pericolosa, in un continuo susseguirsi di nascite e morti nelle varie specie di vita. Come riuscire a liberarsi da questo ciclo di nascite e morti – questo è il vostro problema. E questo problema è destinato ad essere risolto quando si ha la forma umana. Avete un’intelligenza abbastanza sviluppata per realizzarvi, ma invece di usarla per questo scopo la impiegate per passare dalla lampada ad olio alla lampada elettrica. Questo è tutto.
Discepolo 1: La gente potrebbe dire che i tuoi suggerimenti non sono pratici. Inoltre, con l’elettricità si fanno molte altre cose oltre che illuminare. La maggior parte delle nostre comodità moderne dipende più o meno dall’elettricità.
Srila Prabhupada: In questa vita puoi anche vivere comodamente, ma nella prossima potresti diventare un cane.
Discepolo 2: La gente non ci crede.
Srila Prabhupada: Che ci creda o no, questo è vero. Per esempio, un bambino non sa che diventerà un giovanotto, ma sua madre e suo padre lo sanno. Se il bambino dice: “No, non diventerò un giovanotto,” questo è infantile. Il padre e la madre sanno che il bambino diventerà un giovane uomo e che dovranno educarlo in modo che possa sistemarsi adeguatamente. Questo è il dovere di colui a cui è affidato il figlio. Nello stesso modo, quando parliamo di trasmigrazione dell’anima, un mascalzone può dire: “Non ci credo,” ma essa resta una realtà.
Un mascalzone, un pazzo, può dire che non è vero che ci sia la trasmigrazione, ma la realtà è che dovrà accettare un altro corpo in base alla qualità del suo impegno in questa vita.
Discepolo 2: E se qualcuno dice: “È difficile trascorrere la vita a coltivare i semi di ricino e in generale è molto difficile coltivare. È più facile andare in una fabbrica per otto ore, tornarsene a casa con il denaro e divertirsi.”
Srila Prabhupada: Puoi divertirti, ma divertendoti dimentichi il vero scopo della vita. È una cosa intelligente? Ti è stato dato il corpo umano per migliorare la tua prossima vita. Supponi di diventare un cane nella tua prossima vita. È un successo? Devi conoscere la scienza della coscienza di Krsna. Allora, invece di diventare un cane, diventerai simile a Dio.
Discepolo 1: Una volta, nella proprietà di John Lennon a Londra, dicesti che il trattore è la causa di molti guai oggi.
Ha tolto tutto il lavoro ai giovani e li obbliga ad andare in città a cercare lavoro e qui vengono coinvolti nella gratificazione dei sensi. Ho notato che la vita in campagna è più semplice, più serena. È più facile occuparsi della vita spirituale.
Srila Prabhupada: Sì. La vita in campagna agita meno e affatica meno la mente. Basta che lavori un po’ per procurarti il cibo e per il resto del tempo puoi impegnarti nella coscienza di Krsna. Questa è la vita ideale. [Srila Prabhupada mostra un fiore]. Guardate le fibre più piccole di questo fiore. Si possono fare in una fabbrica fibre così piccole? E com’è brillante il loro colore! Basta che osservi un fiore per diventare cosciente di Krsna. C’è una macchina chiamata “natura” e tutto deriva da questa macchina, ma chi l’ha costruita?
Discepolo 1: A Londra hai detto che le persone non sanno che i fiori sono dipinti da Krsna – con il pensiero.
Srila Prabhupada: Sì. Pensi che se non ci fosse di mezzo un artista i fiori potrebbero venire così belli? Questo è sciocco. Che cos’è la natura? È la macchina di Krsna. Tutto viene fatto dalla macchina di Krsna.
Perciò migliorate il vostro modo di vivere a New Vrindavan. Vivete all’aperto, producete i cereali necessari per nutrirvi, producete il vostro latte e lasciatevi il tempo per cantare Hare Krsna. Vita semplice e pensiero elevato è la vita ideale.
Se invece incrementate artificialmente i bisogni della vita – le vostre cosiddette comodità – e dimenticate la vostra vera occupazione nella coscienza di Krsna, commettete un suicidio. Noi vogliamo bloccare questa politica suicida. Naturalmente non chiediamo alle persone di fermare lo sviluppo della tecnologia moderna. Presentiamo solo la semplice formula data da Sri Caitanya Mahaprabhu: cantate Hare Krsna. Potete cantare anche nelle vostra fabbrica tecnologica. Qual è la difficoltà? Potete continuare a premere i pulsanti della vostra macchina e nello stesso tempo cantare Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare/ Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.
Discepolo 2: Se però le persone cominciano a cantare, a poco a poco abbandoneranno la tecnologia?
Srila Prabhupada: Naturalmente.
Discepolo 2: Allora tu spargi i semi della loro distruzione.
Srila Prabhupada: No. Non della distruzione, piuttosto della costruzione. La ripetizione delle nascite e delle morti, il continuo cambiamento di corpo – questa è la distruzione. Con il nostro metodo invece vivrete per sempre. Tyaktva deham punar janma naiti [Bg. 4.9]: non otterrete nuovamente un altro corpo materiale. Senza la coscienza di Krsna però tatha dehantara-praptih [Bg. 2.13]: dovrete accettare un altro corpo, il che significa sofferenza.
Allora, qual è la cosa migliore? Accettare corpi materiali, uno dopo l’altro, o non accettare più corpi materiali? Se con questo corpo poniamo fine alla nostra sofferenza, è una cosa intelligente, ma se ci creiamo un altro corpo per continuare a soffrire, questa non è una cosa intelligente. Se però non comprendete Krsna, dovrete accettare un altro corpo. Non c’è alternativa.



DEVOTI HARE KRSNA
Una Visione dal Cuore

La potenza del servizio devozionale si manifesta in modo meraviglioso nella vita di un particolare devoto.
di Murari Gupta Dasa


Sentii parlare per la prima volta di Bilvamangala Thakura Dasa, che è cieco, quando arrivai al tempio ISKCON di Belgaum, nel Karnataka dove egli vive. Quando lo vidi al mangala-arati del mattino, danzava e cantava gioiosamente gridando “Gauranga!” e “Jaya Srila Prabhupada!” Poi si sedette a cantare con il suo japa e dopo un breve intervallo si unì al Guru-puja e alla lezione sul Bhagavatam.
La sua giornata inizia prima delle tre del mattino. Canta tutte le preghiere offerte durante il mangala-arati e perfino quelle del prema-dhvani (jaya om visnupada etc.) durante le quali resta inginocchiato. Poi inizia il japa. Alle quattro e mezzo qualcuno lo accompagna al tempio per il mangala-arati. Dopo il programma del mattino rispetta il prasadam. Poi durante tutto il giorno canta, facendo delle pause per onorare il prasadam e occuparsi delle sue necessità fisiche. Di sera canta nuovamente inni e preghiere per glorificare il Signore Supremo e i Suoi devoti. Non ha bisogno di tamburi o cembali; quando sta in piedi batte le mani seguendo il ritmo e danza e, quando è seduto, si batte la mano sulla coscia. Canta o danza per la maggior parte del giorno e della notte.
Per saperne di più su lui l’ho intervistato ed ho anche parlato con Uttama Sloka Dasa e Nagendra Dasa. Seguono alcuni episodi della storia della sua vita.

Il Richiamo di Dio

Bilvamangala Thakura Dasa, il maggiore di tre figli, è nato nel 1949. Il sacerdote della famiglia disse a sua madre di chiamarlo Narayana. Il giovane Narayana era appassionato degli abhanga (poesie devozionali) di Tukarama Maharaja, il santo Vaisnava del Maharashtra. Li imparò a memoria e li recitava, insieme con le storie del Signore, ai suoi amici e ai membri della sua famiglia. La maggior parte dei suoi ascoltatori, comunque, presi dai loro doveri quotidiani non ne erano interessati, tuttavia si meravigliavano della inclinazione devozionale del bambino.
All’età di dieci anni Narayana contrasse a un occhio una malattia che lo tormentò per un anno e alla fine gli colpì entrambi gli occhi. Dovette interrompere la scuola. La sua consolazione era un registratore con cui ascoltava bhajana e kirtana.
Molti anni dopo, suo fratello minore, che era venuto in contatto con gli Hare Krsna, cominciò a cantare i giri e addirittura indusse i componenti della sua famiglia ad accettare la coscienza di Krsna.
A Narayana occorse del tempo per convincersi, ma appena cominciò a cantare, sviluppò gusto per i santi nomi. A poco a poco cominciò a cantare un maggior numero di giri: 20, 32 e qualche volta perfino 64. Presto iniziò a visitare con regolarità il tempio insieme con suo fratello Prahladananda e l’intera famiglia.
Nel 2001, dopo la morte di sua madre, ebbe l’ispirazione di trasferirsi nel tempio. I devoti residenti erano dubbiosi. “Come possiamo tenere una persona cieca nel tempio? Chi se ne prenderà cura?”
Il presidente del tempio, Devamrta Dasa, intervenne.
“Sono venuto a conoscenza del profondo gusto di Narayana per il santo nome,” dice. “Se potesse adattarsi alla vita del tempio, non avremmo alcun problema a farlo vivere con noi.”
Narayana si sistemò in una piccola stanza condivisa con altri e si adattò subito al nuovo ambiente. Era preciso e pulito e aveva bisogno solo che qualcuno lo aiutasse a prendere il prasadam e lo accompagnasse al tempio. Si lavava, si radeva, si lavava gli abiti e li faceva asciugare e si curava delle sue cose senza l’aiuto di nessuno.
Il suo animo non conosceva ostacoli. Con l’aiuto dei devoti e di un biglietto del treno che gli era stato concesso gratuitamente dal governo andò in pellegrinaggio a Mayapur, a Vrndavana, a Jagannatha Puri e a Tirupati.
Nel 2008 ricevette l’iniziazione harinama e gli venne dato il nome di Bilvamangala Thakura Dasa, il grande santo cieco di Vrndavana famoso per le sue poesie che glorificano Krsna il Signore Supremo.

Una Ferma Fede nel Santo Nome

Seguono alcuni stralci tratti da un’intervista che gli fu fatta per Back to Godhead:

BTG: Tu hai perso la vista. Pensi che Dio ti abbia fatto un’ingiustizia?
Bilvamangala Thakura Dasa (BTD): Di solito ero infelice, ma non ora, dopo aver trovato la bhakti. Ora penso che poiché mi manca la vista, il Signore mi ha tenuto qui al Suo servizio.
BTG: Però non puoi vedere le Divinità nel tempio. Questo non ti dispiace?
BTD: No. Il Signore è presente nel Suo nome. Sri Krsna ha detto: “Cantate il Mio nome ed Io sarò con voi.” Io penso questo. Alcuni giorni fa caddi vicino al cancello e mi ferii. Sentii che il Signore mi rassicurava: “Non temere; Io sono con te.” Sebbene sia andato dal dottore, non avevo fiducia in lui; avevo una ferma fede nel Signore e alla fine Egli mi ha guarito.
BTG: Come fai a cantare così tanti giri?
BTD: Non dormo molto, al massimo una o due ore. Quando sono sveglio prendo rifugio nel Signore ed Egli mi dà la Sua misericordia. Sento che se mi abbandono a Lui, starò bene.
BTG: Che cosa ti dà gusto nel cantare?
BTD: Tulasi Devi mi dà il gusto, e Krsna. Prima di cantare offro preghiere ai grani della mia corona. Alcuni anni fa, feci un sogno in cui Srila Prabhupada venne a dirmi di prendere rifugio in Tulasi Devi. Qui [indicando un giardino alla sua destra] c’è Tulasi. Ogni giorno m’inchino davanti a lei e
canto le sue preghiere. Vivo in questo cortile e qui faccio i miei bhajana e i miei kirtana. Qualche volta canto trentadue giri, qualche volta di più e nei giorni di Ekadasi digiuno e ne canto sessantaquattro o anche di più.
BTG: Hai letto i libri di Srila Prabhupada?
BTD: No. Ho studiato solo fino alla quarta elementare, ma ascolto regolarmente le lezioni nel tempio.
BTG: Qual è il tuo messaggio per i nostri lettori?
BTD: Fate servizio devozionale. Prendete rifugio in Sri Krsna. Ne trarrete beneficio. Quello che ho fatto io, potete farlo anche voi. Riceverete misericordia dal Signore e vi eleverete. Se Egli non vi dà la Sua misericordia, non potete fare niente. Eccomi qui, sono cieco, ma Egli si prende cura di me. Anche se avessi dei servitori, essi non si prenderebbero cura di me così bene come stanno facendo questi devoti. Quanto di più Egli si prenderà cura di voi? Quindi prendete rifugio nel Signore.
BTG: Grazie.

Poi Uttama Sloka ricorda un aneddoto: una volta, quando Devamrta Dasa, il presidente del tempio, ritornò dopo un viaggio, molti devoti lo accolsero con varie lamentele. Egli però trovò Bilvamangala Thakura che cantava felice e danzava nel kirtana.
“Bilvamangala Thakura è un’ispirazione per molti di noi,” dice Devamrta. “Rimane immerso nell’harinama per tutto il giorno.”

Una Visione Chiara

Ritorno nella mia stanza. Fuori un treno passa veloce, fischiando forte e facendo tremare la terra con i suoi pesanti vagoni che trasportano petrolio. Guardo fuori della finestra il treno che passa a grande velocità e penso al mondo moderno che con grande rapidità sta diventando ateo. Brillanti scienziati, studiosi, filosofi, scrittori, persone comuni – sembra che tutti non conoscano Dio e si allontanino da Lui. Le persone dotate di vista non riescono a percepire il ruolo di Dio nell’universo, mentre Bilvamangala Thakura Dasa, che non vede, può chiaramente percepire la mano di Dio nella sua vita. Vede Dio nei Suoi nomi e realizza la Sua misericordia nell’amore e nel sostegno che si manifestano all’interno del suo cuore ed all’esterno nella gentilezza dei devoti. I canti divini che a noi possono sembrare composti con parole comuni a lui rivelano la loro potenza trascendentale – così tanto che li canta con gioia quasi tutto il giorno e la notte. Il metodo del servizio devozionale che a noi può apparire noioso, per lui diventa un rifugio naturale. La sua fede e la sua soddisfazione nel metodo del servizio devozionale sono reali.
Qualcuno si meraviglia della potenza del metodo della bhakti, che può eliminare qualsiasi ostacolo materiale che impedisca di vedere la verità ultima e qualcun altro si meraviglia del Signore Supremo che attrae tutti e, grazie al Suo illimitato potere, può dare fede e visione divina ad un cieco.
Avendo chiare davanti ai miei occhi così tante manifestazioni delle glorie del metodo del servizio devozionale, posso solo offrire le mie preghiere, che ripetono le parole dell’originale santo cieco Bilvamangala Thakura, il quale nel suo celebre libro Krsna-karnamrta scrive: “Mio caro Signore, tu sei un oceano di misericordia. Con le braccia sopra la testa, m’inchino davanti a Te con tutta l’umiltà e la sincerità. Ti prego, o mio Signore, puoi per favore spruzzare un po’ d’acqua del Tuo sguardo sopra di me? Questa sarà la mia gioia più grande.”

Murari Gupta Dasa, discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami, ha una laurea in medicina e chirurgia e fa parte del gruppo che produce le edizioni in hindi e in inglese di BTG in India. Ringrazia Uttama Sloka Dasa, Nagendra Dasa, Atula Krsna Dasa e Devamrta Dasa per il loro aiuto nella stesura di questo articolo.



IL TEMPISMO PERFETTO DI KRSNA
nel Rivelare un Devoto Nascosto

Spesso nella prima parte della vita di un devoto non ci sono indizi su quello che avverrà.
di Karnamrta Dasa



Nella prima parte della mia vita non c’era stato alcun indizio che all’età di diciannove anni si sarebbe verificato un cambiamento radicale. Il mio carattere e la mia natura non avrebbero fatto pensare a nessuno che potessi essere destinato ad una vita religiosa normale, cosa dire poi di una vita dedicata alla ricerca spirituale e di anni trascorsi in un ashram. Ero un tipico ragazzo americano, cresciuto in una famiglia non esemplare, suonavo musica rock e m’interessavo alle cose materiali tipiche di quell’età. Studente di scuola superiore a San Francisco, subii l’influenza della contro-cultura che allora andava di gran moda.
Sono sicuro che un gran numero di altri ragazzi si trovava nella mia stessa situazione, ma essi non arrivarono alle mie stesse conclusioni. Potevano anche essere stati angosciati quanto me, ma io fui abbastanza fortunato da scoprire che la vera soluzione alle mie sofferenze era quella spirituale, mentre loro si sforzavano di cercare risposte nelle relazioni, nella cultura e nel lavoro, oppure tentavano di sfuggire alla delusione intorpidendo i loro sensi con gli intossicanti.
Naturalmente allora molti giovani, incluso me, facevano uso di intossicanti. Alcuni “si bruciarono” e non guarirono mai, altri ne uscirono e seguirono la via normale: ottenere una laurea, un lavoro e mettere su famiglia; pochissimi cercarono la spiritualità. Fortunatamente facevo parte dell’ultimo gruppo. Nella Bhagavad-gita (7.3) Krsna dice: “Tra migliaia di uomini forse uno cercherà la perfezione e tra coloro che la raggiungono, raro è colui che Mi conosce veramente.”

Un Devoto Nascosto

La Bhagavad-gita ci dice che portiamo i risultati delle nostre pratiche spirituali da una vita all’altra. Questo spiega come una persona del mio ambiente possa essere stata attratta dalla coscienza di Krsna. Infatti le apparenti sfortune della prima parte della mia vita hanno favorito la continuazione della mia vita spirituale delle vite precedenti.

Dal verso 37 al 45 il Sesto Capitolo della Gita ci dà i principi generali che spiegano come e perché si rivela il potenziale spirituale nascosto di un devoto. Sebbene i sociologi o gli psicologi possano spiegare questo cambiamento in termini materiali, la sua radice è spirituale e Krsna nella conversazione con Arjuna rivela questa conoscenza comunemente nascosta. La spiegazione di Krsna rende comprensibile il cambiamento radicale della direzione della mia vita.

Arjuna chiede a Krsna che cosa accade ad una persona che pratica la vita spirituale e che, a causa dell’attrazione materiale, fallisce nel suo tentativo di realizzarsi spiritualmente. Arjuna pensava che una persona simile avrebbe perduto tutto sia sul piano materiale sia su quello spirituale, come una “nuvola squarciata” che sparisce senza lasciare traccia. Krsna assicura ad Arjuna che le attività spirituali che si compiono non vanno mai perdute, ma durano vita dopo vita finché non si ottiene la perfezione. Una persona che dopo un breve impegno non ottiene successo a livello spirituale nascerà o nei pianeti celesti, per godere piaceri materiali più grandi, o in una famiglia ricca e pia sulla Terra. Una persona che nonostante una lunga pratica non riesce ad avere successo otterrà una rara nascita in una famiglia di saggi trascendentalisti.
Questi versi della Gita contengono due importanti punti connessi alla la nostra discussione su come una persona senza apparenti qualifiche spirituali possa arrivare alla coscienza di Krsna. Il primo punto è “chi agisce bene, amico Mio, non è mai sopraffatto dal male”. Questo fa parte dell’insegnamento di Krsna che la vita spirituale continua vita dopo vita. Prabhupada parla di devoti con un “conto spirituale in banca” che un giorno maturerà. Le loro posizioni spirituali possono essere temporaneamente coperte o nascoste, ma quando le circostanze e il tempo saranno favorevoli esse finalmente riappariranno e continueranno a crescere. Anche grandi devoti spesso lo dimostrano nelle loro vite; per un po’ di tempo appaiono spiritualmente coperti, ma solo per manifestarsi poi con grande energia. Anche la vita di Sri Caitanya Mahaprabhu, che è Krsna Stesso, lo dimostrò. Nonostante Egli affascinasse tutti con la Sua bellezza divina e il Suo carattere attraente, nella Sua gioventù agì come uno studioso di logica orgoglioso. Solo dopo l’iniziazione spirituale Si rivelò come il devoto ideale sempre immerso nell’estasi.
Il punto successivo di questi versi è “egli viene automaticamente attratto dai principi dello yoga anche senza che li cerchi”. Questo significa che la nostra vita spirituale ci viene a cercare quando non ce l’aspettiamo e che la nostra vita si predispone ad accoglierla. Oppure possiamo pensare che la nostra vita spirituale dormiente sia una bomba ad orologeria dentro di noi che segna il tempo in attesa del momento giusto per esplodere. All’inizio sembra che la nostra vita esteriore cambi, ma questo accade solo per favorire il nostro risveglio interiore. Questa è stata la mia esperienza e ho ascoltato anche molti racconti simili.
Ciò non significa però che possiamo oziare senza fare niente come uno che non va all’università ma spera di ottenere una laurea ad honorem. Dovremmo agire come se la nostra vita spirituale dipendesse da noi, ben sapendo che in ultima analisi il nostro successo nella vita spirituale dipende dalla misericordia di Krsna e dei Suoi puri devoti.

Chi Viene da Krsna?

Che cosa ci insegna l’analisi di Krsna sulla nascita di una persona destinata a diventare un devoto? Non dovremmo meravigliarci se un devoto proviene da un ambiente ateo o di bassa classe. L’ambiente di provenienza di un devoto deve essere considerato in un contesto più ampio di quello alla base dell’accettabilità sociale. Da una parte, è proprio la gloria della bhakti che può purificare una persona da quello che appare un ambiente ateo. Dall’altra parte, dobbiamo comprendere che le circostanze della vita di un devoto sono fatte per favorire il suo sviluppo spirituale non ancora portato a termine. Molte persone vengono a Krsna con una mentalità duplice – vogliono servire Krsna ma anche soddisfare i loro desideri materiali. La prova per un devoto è come conciliare questi desideri per condurre una vita favorevole alla coscienza di Krsna. Non è sempre evidente quale ambiente risulterà il più favorevole per prendere completo rifugio in Krsna e ricordarLo al momento della morte.
Alcuni di noi possono venire da Krsna in una situazione caratterizzata da successo materiale o da devozione religiosa. Altri, come me, non si sono mai impegnati in nessuna delle due, ma sentendosi invece frustrati sono andati a vivere nella comunità di un tempio. In entrambi i casi il nostro passato ci porta a cercare al di là delle normali vie mondane. Nel Settimo Capitolo della Gita Krsna dice che sono quattro i tipi di persone che vengono a Lui: gli infelici, i curiosi, quelli che cercano vantaggi materiali e i saggi. Krsna dice che, indipendentemente dalle loro motivazioni iniziali, sono tutti grandi anime perché si avvicinano a Lui e possono ottenere la perfezione più elevata. Tuttavia, la persona saggia, avanzata nella comprensione della filosofia della coscienza di Krsna, resterà più facilmente fissa nelle sue convinzioni e nelle sue pratiche spirituali.
Possiamo ritirarci dal mondo o rimanere coinvolti nella nostra carriera pur continuando a perseguire la nostra vita spirituale. Alcuni devoti che all’inizio vivevano in un ashram, alla fine si sono spostati per seguire la famiglia e la carriera. Non ci sono impedimenti materiali alla pratica del servizio devozionale, che può essere eseguito in qualsiasi circostanza. In un modo o nell’altro dobbiamo acquistare fede in Krsna, nel Suo santo nome, nel Suo servizio e nei Suoi devoti. Se abbiamo una forte relazione con devoti che ammiriamo e rispettiamo – e da cui percepiamo una corrente di spiritualità – possiamo occuparci dell’ampia varietà di persone che vengono a Krsna. Ogni gruppo contiene molte diverse posizioni e personalità, tuttavia stando con i devoti desideriamo sempre valorizzare la preziosità del servizio devozionale ed onoriamo lo scopo per cui il devoto si sta impegnando. Non dovremmo sorprenderci se i devoti si sforzano in vari modi e affrontano sconfitte e battute d’arresto. Poiché la maggior parte di noi a volte deve lottare, ecco un’importante citazione tratta dalla spiegazione di Prabhupada al verso (3.31) della Bhagavad-gita che può darci coraggio:

Un uomo comune, dotato però di una ferma fede nell’insegnamento eterno del Signore, anche se non è capace di applicare le Sue istruzioni, si può liberare dai legami della legge del karma. Può accadere che una persona arrivata da poco nella coscienza di Krsna non riesca subito a seguire tutte le istruzioni del Signore, ma sicuramente sarà elevata alla pura coscienza di Krsna se non prova alcun risentimento verso queste istruzioni e agisce sinceramente senza lasciarsi fermare dagli insuccessi o dallo sconforto.

Ed ecco un altro verso dall’Undicesimo Canto:

Risvegliata la fede nella narrazione delle Mie glorie, disgustato da tutte le attività materiali, consapevole che tutta la gratificazione dei sensi conduce alla sofferenza, ma ancora incapace di rinunciare completamente al godimento dei sensi, il Mio devoto dovrebbe rimanere felice e adorarMi con grande fede e convinzione. Sebbene talvolta dia spazio al piacere dei sensi, sa bene che tutta la gratificazione dei sensi porta solo risultati miserevoli, perciò si pente sinceramente di questa attività.
–Srimad-Bhagavatam 11.20.27-28

Alcuni devoti trovano maggiore difficoltà di altri nel seguire le regole e nel cantare il santo nome. In questa vita partiamo da dove abbiamo interrotto il nostro percorso spirituale nella vita precedente. Perciò i pochi devoti che nelle vite precedenti sono passati attraverso lo stadio detto anartha-nivrttih (la fine delle posizioni mentali e delle abitudini non desiderabili) non dovranno affrontare lo stesso tipo di sforzo di coloro che sono all’inizio di questo livello. Il momento adatto perciò cambia da individuo a individuo. Anche se non siamo capaci di praticare molto rigidamente, dobbiamo restare sul sentiero e non sentirci scoraggiati. “In questo sforzo non vi è perdita o diminuzione e un piccolo passo verso questa via ci protegge dalla paura più temibile.” (Bg. 2.40) Anche un piccolo servizio devozionale può evitarci una nascita inferiore.
Naturalmente non dovremmo essere soddisfatti di noi stessi e comportarci da pigri. Mentre cerchiamo di fare del nostro meglio, possiamo pregare di sviluppare un’attitudine di servizio a Krsna, ai Suoi devoti e a tutti gli esseri viventi. Indipendentemente dalla nostra maturità spirituale, possiamo sviluppare e incrementare il nostro spirito di servizio, come Krsna raccomanda nel dodicesimo Canto della Gita. Lo scopo è amare Krsna ed Egli indica come giungere gradualmente a questo stadio di perfezione.
Ogni cosa arriverà a suo tempo per il devoto sincero che non smette d’impegnarsi nella coscienza di Krsna e cerca di non diventare indolente o privo di fede. Il tempo per i devoti di Krsna agisce in modo diverso che per i materialisti. Nella Gita Krsna dice: “Io sono il Tempo, il grande distruttore di tutti i mondi” e “tra i domatori Io sono il Tempo”. Il mondo come energia di Krsna si relaziona con le persone in base alla loro coscienza e alle loro priorità. “Sorgendo e tramontando il sole accorcia la durata dell’esistenza di tutti gli esseri, tranne quella di colui che impiega il suo tempo a parlare del Signore, che è la fonte di ogni buona fortuna.” (Srimad-Bhagavatam 2.3.17) Il tempo distrugge tutti i piani e le imprese materiali, ma agisce per incoraggiare l’esperienza e lo sviluppo spirituale di un devoto.
La vita di un devoto è più complessa di quanto appaia e la vita spirituale di ognuno ha il suo momento opportuno per iniziare e svilupparsi completamente. Nella vita di un aspirante devoto operano un certo numero di fattori che si combinano tra loro per formare un’immagine complessiva. Il nostro sforzo attuale è certamente importante, ma, non vista, la nostra pratica spirituale non completata nelle vite precedenti si mescola ai nostri desideri materiali. Sullo sfondo c’è il piano misericordioso di Krsna che serve molti scopi. Questo è il momento in cui si manifesta il perfetto tempismo di Krsna, che ci porta a stare con le persone sante, risvegliando la nostra fede sopita e accelerando il nostro progresso spirituale.
Nella nostra vita accadono eventi o incontri inaspettati che la cambiano improvvisamente. Oppure, apparentemente senza ragione, le nostre idee su ciò che è realmente importante cambiano, aprendo la strada a decisioni che modificano la nostra vita. Che la mia ricerca spirituale sia nata dalle ceneri della mia vita e sia culminata nel vedere Krsna come il gioiello più prezioso di essa è una rivelazione su cui spesso rifletto e che condivido con altri. La mia vita in pochi anni fu trasformata in modo difficile a spiegarsi secondo la logica materiale. Come io, una persona palesemente senza qualità, sia stato diretto verso Krsna, per me è una storia incredibile. È una testimonianza di come Krsna abbia operato nelle varie circostanze della mia vita per portarmi da Prabhupada e al servizio devozionale al momento perfetto per soddisfare la più grande delle mie necessità.

Karnamrta Dasa, iniziato da Srila Prabhupada nel 1970, si è specializzato in molti metodi di guarigione energetica. Lavora spesso con sua moglie, Arcana Siddhi Devi Dasi, assistente sociale autorizzata a lavorare negli ospedali, per la terapia di coppia e couseling prematrimoniale e nell’organizzazione di workshop per la crescita personale e spirituale. Essi vivono in una comunità di devoti del Villaggio di Prabhupada nella campagna della Carolina del Nord.





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Hare Krsna!


Hare Krsna, Hare Krsna
Krsna Krsna, Hare Hare
Hare Rama, Hare Rama
Rama Rama, Hare Hare


Libro Di Meditazione SU Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta
Swami Prabhupada FONDATORE-ACARYA DELL’ASSOCIAZIONE
INTERNAZIONALE PER LA COSCIENZA DI KRISHNA


È con immensa gioia che la Bhaktivedanta Book Trust presenta a tutti i devoti un libro di meditazione su Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Si tratta di una selezione di immagini storiche, molte delle quali inedite, presentate per la prima volta in un’edizione d’arte di grande formato.
È un’opportunità per consentire a tutti di avvicinarsi a Srila Prabhupada e sviluppare un sentimento di amore e devozione.

Caratteristiche dell’opera:

Grande formato: 39,5 x 31,5 cm.
Copertina e cofanetto in seta.
192 pagine su carta avorio.
178 fotografie restaurate a colori e in bianco e nero, che mostrano momenti storici e indimenticabili di Srila Prabhupada con i devoti e la sua predica in tutto il mondo.

Il libro è disponibile presso:
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