Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna
Edizione Italiana di Back to Godhead (tradotta integralmente) Vol. 21, Numero 2
Back to Godhead, Fondata nel 1944 Vol. 43, Numero 2 Marzo/Aprile 2009


SOMMARIO

Lezione del Fondatore
4 Come trovare la vera conoscenza
Srila Prabhupada spiega che per ottenere la perfetta conoscenza anche in questo mondo, dobbiamo ascoltare da fonti che si trovano al di là di esso.
8 Vita Semplice e Pensiero Elevato:
Una lezione di Inglese di Srila Prabhupada
Una discussione sul motto di Prabhupada per esprimere la sua visione di una cultura spirituale vicina alla natura.
12 L’Armonia Interiore di Sita Devi
Il Ramayana esalta la straordinaria devozione e la straordinaria natura della regina di Sri Ramacandra.
17 Sezione Libri: Srimad-Bhagavatam
Come Adorare il Signore
21 I Dialoghi di Srila Prabhupada
Costretti ad inchinarsi.
23 Finestre sul Mondo Spirituale
Stadi di Coscienza
26 Cantare alla più Grande Festa in Strada del Mondo
Come i devoti Hare Krsna si divertono tra coloro che cercano il piacere.
44 Non Guardare Ora, ma c’è una Dea nella Tua Tasca
La parola che viene usata per indicare “il denaro” nel linguaggio Hare Krsna suggerisce perché il denaro non è la radice di tutto il male.
37 Calendario
39 Sri Radha: Il Divino Femminile
Una completa comprensione di Dio deve includere la comprensione del Suo aspetto femminile.
Estratti di Libri
42 Viaggio di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati nel Sud dell’India
Nei primi anni del 1930 il maestro spirituale di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada costruì memoriali nei luoghi santi del Sud dell’India visitati da Sri Caitanya Mahaprabhu.

BACK TO GOD­HEAD

FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE: Ali Krsna dasi (Alida D’Ambrosio)
DIRETTORE: Nagaraja dasa
EDIZIONE ITALIANA
E AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa
TRADUZIONI: Purandara Misra dasa e Sri Saci dasi, Gandharvika Dasi
ABBONAMENTI: Visnupriya dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattare la Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna - strada Bonazza, 11 - 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) - Tel. (055) 8076414 - Fax (055) 8076630 E-mail: nimaipandit@bbtitalia.191.it

NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

VALORE DELLA RIVISTA: Valore a copia
Euro 3,00. Le donazioni per ricevere la rivista devono essere versate sul C.C.P. n. 42036004, intestato a:
“Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna”, strada Bonazza 11,
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI).
© Associazione Ritorno a Krishna - Tutti i diritti riservati - Ritorno a Krishna - Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989 - Vol. 21, N.2 Marzo/Aprile 2009
Stampa: La Zincografica, Firenze.
Sped. Abb. Post. Comma 20 C Legge 662/96 Filiale FI


BENVENUTI
QUESTO NUMERO contiene tre articoli sull’aspetto femminile di Dio.
La filosofia Gaudiya Vaisnava, che segue gli insegnamenti di Sri Caitanya Mahaprabhu, afferma che Dio e la Sua consorte sono simultaneamente due persone e una persona.
Nonostante si dica che questa idea è inconcepibile e che sia contro la logica, questo implica che le nostre concezioni di Krsna, Rama, Visnu e altre manifestazioni plenarie di Dio sono incomplete se trascuriamo Radha, Sita e Laksmi come parti della Loro identità. Come Srila Prabhupada spesso fa notare, Dio non è solo Krsna ma anche Radha-Krsna. I tre articoli sulle Dee pubblicati in questo numero si focalizzano sia sulla Loro identità sia sulle relazioni con le Loro controparti maschili.
Questo numero contiene nelle pagine centrali un dipinto di Sri Caitanya Mahaprabhu e Nityananda Prabhu. Sri Caitanya è Krsna stesso e Nityananda è Suo fratello, Balarama. Essi apparvero in Bengala cinquecento anni fa per stabilire il sankirtana — il canto congregazionale dei nomi di Dio — come la religione prescritta per l’era attuale.
Il sankirtana è il cuore del Movimento Hare Krsna e per questo motivo si trovano i devoti che cantano nei luoghi pubblici di tutto il mondo. L’articolo di Krsna-krpa Dasa “Cantando al più grande Raduno di Strada del mondo” è un buon esempio di sankirtana attivo di oggi.
Hare Krsna.—Nagaraja Dasa, Direttore



I NOSTRI SCOPI

Aiutare la gente a discernere la realtà dall’illusione, lo spirito dalla materia, l’eterno dal temporaneo.
Evidenziare i difetti del materialismo.
Offrire guida nelle tecniche vediche della vita spirituale
Preservare e diffondere la cultura vedica.
Celebrare il canto dei santi nomi del Signore come insegnato da Sri Caitanya Maha­prabhu.
Aiutare ogni essere vivente a ricordare e servire Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema.


LEZIONE DEL FONDATORE
Los Angeles—16 Maggio 1970
COME TROVARE LA VERA CONOSCENZA
La conoscenza di questo mondo, acquisita da fonti interne ad esso, sarà sempre imperfetta e limitata.
di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-Acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

vidyam cavidyam ca yas
tad vedobhayam saha
avidyaya mrtyum tirtva
vidyayamrtam asnute

“Soltanto chi può apprendere di pari passo il procedimento della nescienza e quello della conoscenza trascendentale può trascendere l’influenza delle nascite e delle morti ripetute e godere dei pieni benefici dell’immortalità.”
–Sri Isopanisad, Mantra 11


LE PERSONE NON comprendono che cosa sia l’immortalità perché non conoscendo l’argomento ne hanno solo una vaga idea.
Al giorno d’oggi siamo molto orgogliosi del nostro progresso nella conoscenza, ma sono molte le cose che non conosciamo e che non conosceremo mai nemmeno con la nostra moderna conoscenza sperimentale. Se volete la vera conoscenza, dovete rivolgervi alla fonte della conoscenza: i Veda. Veda significa “conoscenza”.
Le Upanisad vediche sono 108, tra cui nove sono fondamentali e tra queste nove, la Isopanisad viene per prima, seguita dalla Taittiriya Upanisad, dalla Mandukya Upanisad e dalla Mundaka Upanisad. Upa significa “avvicinarsi”. Questa conoscenza vi porterà più vicini a Krsna. Secondo gli acarya, i membri più saggi della società, l’elemento basilare è la sruti, cioè i Veda. Questi non sono conoscenza sperimentale, non sono conoscenza fondata sul lavoro di ricerca di anime condizionate e contaminate i cui sensi sono imperfetti e che non possono vedere le cose come sono. Esse si limitano a teorizzare: “Può essere così.” Riescono a dire solo: “Può essere così.” Questa non è conoscenza. La conoscenza deve essere esatta, senza errori.
Le anime condizionate commettono errori, sono soggette all’illusione, hanno sensi imperfetti e tendenza ad ingannare. Colui che pur non essendo in grado di comprendere la Bhagavad-gita ne scrive un commento inganna il pubblico. Poiché ha la fama di erudito sfrutta la popolarità della Bhagavad-gita scrivendone un commento.
Le persone di questo tipo affermano che ognuno può esprimere la propria opinione, ma non è questo il metodo appropriato. Non si può dare un’opinione qualsiasi. Supponiamo che io sia un predicatore della Coscienza di Krsna – come posso dare giudizi sulla scienza medica? È ridicolo. Posso esprimere opinioni nell’ambito della mia competenza. Questo va bene, ma se qualcuno mi chiede un’opinione su una cura medica o su qualche problema legale, cosa posso fare?

La Necessità di un Guru

Per ottenere la vera conoscenza ci si deve rivolgere alla persona giusta. Perciò è detto, tad-vijnanartham sa gurum evabhigacchet: “Per comprendere in modo giusto queste cose, si deve avvicinare con umiltà, con in mano il legno per il fuoco sacrificale, un maestro spirituale che sia un esperto conoscitore dei Veda e fermamente devoto della Verità Assoluta. [Mundaka Upanisad 1.2.12)
Nella Bhagavad-gita (4.34) Sri Krsna dice:

tad viddhi pranipatena
pariprasnena sevaya
upadeksyanti tad jnanam
jnaninas tattva-darsinah

“Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale, ponigli delle domande con sottomissione e servilo. L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la verità.” Tattva-darsinah significa colui che ha visto, ossia realizzato, la Verità Assoluta. Dovete rivolgervi a una persona di questo tipo.
Nel verso di oggi si dice avidyaya mrtyum: se non ti rivolgi al maestro spirituale rimani nell’oscurità. Nel verso della Mundaka Upanisad che ho citato la parola gacchet significa “dover andare”. Non si può pensare: “Ah, posso accettare un maestro spirituale o no. Ci sono i libri. Da questi imparerò da solo.” No. Per comprendere la conoscenza spirituale dovete rivolgervi a un maestro spirituale. Altrimenti rimarrete nell’ignoranza, avidya.
Vidyam avidyam ca: due aspetti, l’oscurità e la luce. Dovete comprendere due cose: che cosa è maya, l’illusione, e che cosa è Krsna. Allora la vostra conoscenza è perfetta.
Naturalmente Krsna è così gentile che se in un modo o nell’altro vi arrendete a Lui, avrete assolto completamente i vostri doveri. Se vi arrendete pienamente a Krsna, imparerete automaticamente che cosa è maya. Krsna vi darà l’intelligenza dal cuore. La Caitanya-caritamrta (Madhya 19-151) dice, guru-krsna-prasade paya bhakti-lata-bija: per la misericordia di Krsna e del maestro spirituale questa persona riceve il seme della pianta del servizio devozionale. Come accade? La misericordia si manifesta in due modi paralleli. Se pur essendo sincero non hai trovato un maestro spirituale, Krsna ti porterà da un maestro spirituale autentico e se hai un maestro spirituale autentico, egli ti porterà da Krsna.
Krsna risiede sempre nel tuo cuore come caitya-guru, il maestro spirituale nel cuore. Questo maestro spirituale nel cuore Si manifesta esternamente come il maestro spirituale. Srila Visvanatha Cakravarti Thakura scrive: saksad-dharitvena samasta-sastrair uktas tatha bhavyata eva sadbhih. Saksat significa “direttamente”. Il maestro spirituale è il diretto rappresentante di Krsna. Questo è il verdetto di tutte le Scritture: samasta sastraih, che non solo è affermato, ma anche accettato come tale da tutti i grandi devoti: sadbhih.

Vidya e Avidya

Dovremmo imparare che cosa sono vidya e avidya. Avidya indica la conoscenza dei materialisti. Bhaktivinoda Thakura ha cantato, jada-vidya yato, mayara vaibhava: “Lo sviluppo della conoscenza materiale significa un aumento del potere di maya.” Quanto più ci impegniamo e ci coinvolgiamo nella conoscenza materiale, tanto meno siamo capaci di comprendere la coscienza di Krsna. Le persone ritenute molto avanzate nella conoscenza materiale pensano: “Che cosa è questo Movimento per la Coscienza di Krsna?” Non si sentono attratti. Per esempio, i ragazzi indiani che sono venuti in America per imparare la tecnologia ci chiedono perché ci interessiamo alla coscienza di Krsna. Essi hanno rifiutato queste cose. Quando vedono che io ho presentato le cose che loro in India hanno rifiutato, ne sono sorpresi.
Io sono venuto in America perché l’India moderna ha rifiutato la conoscenza spirituale. Gli Indiani pensano che se potranno imitare la tecnologia occidentale saranno felici. Questo modo di pensare è maya. Coloro che sono trecento volte più avanzati di noi sul piano tecnologico in realtà che cosa hanno? Questo essi non lo vedono.
L’India non può sviluppare la tecnologia come l’America e l’Europa perché le persone nei Paesi occidentali se ne sono occupate da moltissimo tempo. La cultura indiana però, che inizia con la creazione, è una cultura spirituale.
Pensate a Vyasadeva. Egli è il guru originale della conoscenza vedica. Come viveva? In una capanna a Badarikashrama sull’Himalaya. Considerate però la sua conoscenza! Ha scritto moltissimi Purana e il Bhagavata Purana è uno di questi. La filosofia del Vedanta, il Maha-bharata – se ne studiate ogni verso avrete da studiare per tutta la vostra vita. Ha scritto libri di 100.000 versi e molti non ne contengono meno di 20.000 o 25.000. Ciascun verso è così pieno di significato che una persona per impararlo deve impegnare tutta la vita.
Questa è la cultura vedica. Niente è paragonabile alla conoscenza contenuta nella cultura vedica e questa conoscenza non è solo spirituale ma tratta anche altri argomenti come l’astronomia e la matematica. Non è che nel tempo antico non ci fossero gli aeroplani. I Purana ci danno informazioni su questi aeroplani che erano così potenti e veloci da poter raggiungere con facilità gli altri pianeti. Arjuna si recò sui pianeti celesti.
Non è vero che nell’era vedica la conoscenza materiale non fosse sviluppata. L’opulenza era di gran lunga superiore a quella che abbiamo ora. Oro, gioielli – ogni città, ogni persona ne avevano, per non parlare del re e degli uomini ricchi. Lo sviluppo materiale c’era ma le persone non se ne curavano molto, perché erano interessate alla vita spirituale. Se sviluppiamo avidya, la scienza materiale, allora dobbiamo soffrire a causa di nascite e morti ripetute e non c’è garanzia su dove nascerete la prossima volta. Questo non dipende da voi, non potete imporre la vostra volontà. Ora siete Americani felici, ma dopo aver lasciato questo corpo non potrete chiedere: “Per favore, datemi un altro corpo americano.” No. Questo non è possibile. Potete ottenere un corpo americano, ma potrebbe essere quello di un animale americano destinato al mattatoio.

La Vera Conoscenza

La conoscenza materiale, il nazionalismo, il socialismo – servono solo a sprecare il tempo. La vera conoscenza è quella vedica, la conoscenza di Krsna. Bahunam janmanam ante jnanavan mam prapadyate [Bhagavad-gita 7.19]. Perciò colui che è situato nella vera conoscenza, dopo moltissime nascite va da Krsna e si sottomette a Lui. Questa persona realizza, vasudevah sarvam iti: “Vasudeva, Krsna, Tu sei tutto.” [Bg. 7.19]
Stiamo cercando di distribuire questa conoscenza con generosità e in modo completamente gratuito. La nostra missione è molto importante. Dovreste essere consapevoli di questa responsabilità. Stiamo dando alla società umana la cosa più elevata. Cercate di capirlo perfettamente e diffondetela. Questo vi renderà molto cari a Krsna, che nella Gita dice, na ca tasmad manusyesu kascin me priya-krttamah: “Nessuno Mi è più caro di colui che predica la conoscenza della coscienza di Krsna.”
Perciò se volete diventare rapidamente molto cari a Krsna, predicate gentilmente a favore di questo Movimento per la Coscienza di Krsna.
Vi ringrazio moltissimo.


VITA SEMPLICE & PENSIERO ELEVATO
Una Lezione di Inglese con Srila Prabhupada
Prabhupada trasse il suo motto per una cultura spirituale naturale da un verso di un poeta britannico.


Ormai nessuno splendore della natura o dei libri ci delizia più.
La rapina, la cupidigia, la spesa sfrenata, questi sono i nostri idoli e questi adoriamo; vita semplice e pensiero elevato non ci sono più . . .

—William Wordsworth
Qualsiasi studente di Srila Prabhupada riconoscerà subito l’espressione “vita semplice e pensiero elevato”, perché essa ricorreva frequentemente ed efficacemente nei suoi discorsi. Ha avuto la funzione di una specie di motto o di slogan per riassumere la visione di Prabhupada di una cultura spirituale naturale, alternativa alla nostra moderna civiltà industriale “che uccide l’anima”.
Prabhupada aveva usato questa espressione anche prima del suo viaggio in America del 1965. In un saggio (pubblicato molto più tardi dal Bhaktivedanta Book Trust come secondo capitolo del libretto Messaggio di Dio), Prabhupada aveva scritto che oggigiorno le persone sono interessate solo ad

alcuni comportamenti come mangiare, dormire, difendersi e gratificarsi i sensi. Gli scienziati materialisti – come i moderni sacerdoti che invocano le attività materiali – inventano molti oggetti per gratificare i sensi materiali, l’occhio, l’orecchio, il naso, la lingua e infine la mente e lo sforzo di accrescere questa felicità materiale fa nascere una competitività non necessaria che porta il mondo intero nel vortice di scontri non voluti. Il risultato finale è la povertà in tutto il mondo, a tal punto che perfino le necessità primarie della vita, come il cibo e gli abiti, diventano oggetti di contesa e di controllo. In questo modo sorgono ostacoli di ogni tipo alla tradizionale vita indicata da Dio fondata su vita semplice e pensiero elevato.

Dopo il suo arrivo in America, Prabhupada rese subito noto il suo desiderio di fondare comunità rurali autosufficienti per dimostrare nella pratica questo stile di vita “indicato da Dio”. Per esempio, in una lettera al suo discepolo Hayagriva Dasa del giugno 1968 scriveva:

Perciò, se davvero volete trasformare questo nuovo posto (West Virginia) in New Vrindavana, vi consiglio di non farlo troppo moderno, ma di renderlo adatto alle vostre necessità minime di giovani americani. Non fatelo troppo lussuoso come in genere sono abituati gli Europei e gli Americani. Meglio viverci senza i comfort moderni, ma condurvi una vita naturale e salutare adatta a sviluppare la coscienza di Krsna. Potrebbe essere un villaggio ideale dove le persone che vi risiedono hanno una vita semplice e un pensiero elevato. Per vivere con semplicità basta avere una quantità sufficiente di terra per le coltivazioni e terre da pascolo per le mucche. Quando la produzione dei cereali e del latte è sufficiente, l’intero problema economico è risolto. Non c’è alcun bisogno di macchine, di cinema, di alberghi, di mattatoi, di bordelli e di night-club – di tutte queste comodità moderne.

Lo stesso Hayagriva, già insegnante d’inglese all’università, riconobbe la frase “vita semplice e pensiero elevato” e nel numero dell’aprile del 1967 di Back to Godhead scrisse: “Thoreau ha reso famoso l’invito di Emerson a una ‘vita semplice e pensiero elevato’ quando decise di andare a vivere fuori Boston in una zona isolata della proprietà di Emerson che circonda Walden Pond”.
È vero che l’espressione – e il suo uso per indicare un ritorno ad un modo di vita più semplice e più innocente – ha avuto la sua origine nella letteratura inglese. Anche Emerson però si era appropriato del suo “invito” da una fonte precedente, un sonetto di William Wordsworth. Il grande poeta inglese aveva composto la poesia l’anno prima della nascita di Emerson, come mostra il suo stesso titolo: “Scritto a Londra nel settembre del 1802”.
È probabile che Prabhupada conoscesse la poesia di Wordsworth direttamente. Prabhupada, come egli stesso dice, aveva ricevuto un’accurata educazione nella letteratura inglese allo Scottish Churches College a Calcutta. Il suo professore, J. C. Scrimgeour, è ricordato come colui che si è prodigato a diffondere l’apprezzamento per Shakespeare nel Bengala.
Prabhupada aveva imparato molto bene. Ho sentito un devoto ricordare che una volta Prabhupada raccontò per intero la trama del “Il mercante di Venezia” ai suoi giovani discepoli americani pieni di stupore. Prabhupada aveva fatto riferimento alla commedia e fu sorpreso del fatto che nessuno sembrava conoscerla. In seguito a ciò, tenne la sua lezione su Shakespeare. Possiamo vedere che Prabhupada era stato un bravo studente e che aveva avuto un buon insegnante. Perciò appare probabile che abbia letto la poesia di Wordsworth nel college e che il suo testo gli fosse rimasto impresso insieme a quella memorabile frase.
Ecco la poesia in questione (un sonetto italiano):

Scritto a Londra, nel settembre del 1802

O Amico! Non so dove cercare
Sollievo, essendo come sono, oppresso
Nel pensare che ora la nostra vita è solo qualcosa
Da mostrare; la squallida opera dell’artigiano, del cuoco
O dello stalliere! Dobbiamo correre scintillando come un ruscello
Nella piena luce del sole, altrimenti siamo molto infelici:
L’uomo più ricco tra noi è il migliore:
Ormai nessuna magnificenza della natura o dei libri
Ci delizia più. La rapina, la cupidigia, la spesa sfrenata,
Questi sono i nostri idoli e questi adoriamo.
Vita semplice e pensiero elevato non ci sono più:
La semplice bellezza delle vecchie buone azioni
è svanita; la nostra pace, la nostra timorosa innocenza
e la pura religione che anima le leggi della nostra convivenza.

Sarà bene leggerla più volte. (In essa la parola “spendere” indica “una spesa rovinosa, una prodigalità eccessiva” e la parola “domestica” ciò che è naturale e semplice.)
Come possiamo vedere, la poesia è pervasa dal rimpianto: “Vita semplice e pensiero elevato non esistono più.” Quando Wordsworth scriveva eravamo all’inizio della Rivoluzione Industriale e, come questa e altre sue poesie mostrano, era terrorizzato da questa civiltà emergente basata sul denaro e sulle macchine. Qui egli si lamenta del modo con cui la forza feroce della civiltà industriale sta sradicando il tradizionale modo di vivere inglese basato sull’agricoltura e insieme con esso “la nostra pace, la nostra innocenza timorosa, e la pura religione, respiro delle leggi della nostra convivenza.” La frase “innocenza timorosa” suggerisce bene quanto il rispetto per la legge divina (“che incute timore”) provenga da una purezza spontanea e la sostenga. La parola “respiro” richiama vivamente la facilità e la naturalezza con cui la religione origina e pervade anche la più umile sistemazione domestica.
Ora, grazie al vantaggio di due secoli trascorsi, possiamo vedere che Wordsworth è stato veramente profetico. (In effetti, la protesta contro ciò che è conosciuto come “civiltà avanzata” ha costituito un tema costante del romanticismo di cui Wordworth è stato uno dei primi rappresentanti.) Non fa dunque meraviglia che Prabhupada abbia accolto questa bella frase del poeta.

Certamente, Prabhupada ha un suo modo inimitabile di mettere a nudo la vita moderna come in questa spiegazione al verso 1.8.40 dello Srimad-Bhagavatam:


Sono i doni della natura che rendono prospera una società, non le gigantesche imprese industriali. Le gigantesche imprese industriali sono il prodotto di una società atea e causano la distruzione dei nobili scopi della vita umana. Più s’incrementano le industrie per estrarre dall’uomo l’energia vitale, più aumenteranno l’agitazione e l’insoddisfazione della gente, mentre un ristretto numero di persone vive nel più grande agio sfruttando la massa.

Ed ancora nella spiegazione del verso 3.9.10 del Bhagavatam:

Le persone prive di attrazione per il servizio devozionale del Signore sono occupate in affari materiali. Per lo più passano i loro giorni a lavorare con accanimento e i loro sensi sono impegnati in compiti difficili e faticosi all’interno di imprese industriali gigantesche. I proprietari di queste fabbriche sono occupati a trovare un mercato per i loro prodotti e gli operai faticano per aumentare la produzione, schiavi di macchinari impressionanti. La parola “fabbrica” è sinonimo d’inferno. Di notte, questi uomini dalle abitudini infernali cercano il vino e le donne per soddisfare i loro sensi stremati, ma non possono nemmeno dormire in pace perché tutti i piani che la loro mente fabbrica interrompono continuamente il loro sonno. Poiché soffrono d’insonnia, non riposano abbastanza e talvolta al mattino sono stanchi e assonnati. Sotto l’azione di potenze soprannaturali, anche i più grandi scienziati e pensatori di questo mondo vedono fallire i loro piani…

Wordsworth vive all’inizio della civiltà delle “ gigantesche imprese industriali” e Prabhupada vicino a quella che ne sarà la fine. Questa civiltà può essere definita con grande precisione come uno sviluppo eccessivo, un’ipertrofia dell’influenza materiale della passione (raja-guna). Come afferma la Bhagavad-gita il risultato del raja-guna è la sofferenza e aumenterà sempre di più.
Le leggi della natura ci obbligano ad arrivare alla fine della cultura del “prendi e consuma”, come Wordsworth l’ha chiamata in un’altra poesia. [Vedi l’inserto: “Il mondo è troppo per noi”] In questa poesia il poeta desidera rifugiarsi in un passato arcaico. Siamo molto fortunati che Prabhupada ci abbia indicato la strada verso un’esistenza caratterizzata da vita semplice e pensiero elevato, in cui il passato più lontano diventa tutt’uno con un futuro raggiungibile – La Prossima Grande Cosa.





Il Mondo è Troppo per Noi
di William Wordsworth


Il mondo è troppo per noi;
prima o poi,
Prendendo e spendendo, noi
distruggiamo le nostre forze;
Poco vediamo in Natura che sia
nostro;
Abbiamo dato via i nostri cuori,
uno squallido affare!
Questo mare che scopre il suo
petto alla luna,
I venti che urleranno a
tutte le ore
E che sono riuniti adesso come
fiori addormentati,
Con questo, con tutto. noi non
siamo in sintonia,
Niente ci muove – Mio Dio!
Vorrei
Essere un pagano allevato in una
religione antiquata;
1Così potrei, stando su questo
piacevole prato,2
Avere percezioni che mi
renderebbero meno infelice;
Vedere Proteo3 che emerge
dal mare;
O udire il vecchio Tritone4 soffiare
nel suo corno contorto.




1 Cresciuto in una religione superata.
2 Meadow.
3 Dio del mare greco in grado di
prendere molte forme.
4 Un altro Dio del mare, spesso dipinto
mentre suona una conchiglia.



LETTERA AI LETTORI

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Grazie in anticipo. Hare Krsna!


L’Armonia Interiore di SITA DEVI

Di fronte ad estreme difficoltà, la regina di Sri Ramacandra rivela il suo carattere straordinario, basato sulla pura devozione al Signore.
di Visakha Devi Dasi


Il poema epico Ramayana, scritto dal saggio Valmiki, racconta la storia di Sri Ramacandra, l’incarnazione di Krsna nelle vesti di un re perfetto. La moglie di Sri Rama, regina e Sua eterna consorte è Sita Devi, che è anche la devota ideale.
L’esempio di Sita Devi dimostra che chi agisce secondo il desiderio di Dio è sereno ed ha relazioni armoniose indipendentemente dalle circostanze. Sita Devi rivela la sua armonia interiore in tutte le dure prove affrontate sia quando viene a sapere che suo marito è stato condannato a quattordici anni di esilio nella foresta, sia quando viene rapita e imprigionata da Ravana o quando si riunisce a Sri Rama.

Sita Segue la Sua Coscienza

Nel Ramayana Sita Devi per la prima volta esprime chiaramente il suo volere disobbedendo a Sri Rama, che non vuole che Lo segua quando parte per il Suo esilio nella foresta. Ella decide che è suo sacro dovere restare con Rama in ogni circostanza. La voce inequivocabile della sua coscienza non le permetterà di comportarsi diversamente. Insistendo per andare con Suo marito nella foresta, Sita indica col Suo esempio come deve essere una moglie devota.
Per convincere Rama a permetterle di andare con Lui, Sita dice: “Ti servirò ogni giorno e mi saprò controllare. Anch’io vivrò dei frutti della foresta e non interferirò con le Tue austerità. Rifugiandomi nelle Tue braccia, o Rama, non avrò paura.”
Rama risponde: “O fragile signora, nella foresta animali feroci saranno in agguato da tutte le parti in attesa di attaccare e noi dovremo dormire sulla nuda terra disturbati continuamente da scorpioni, vermi, zanzare e moscerini. Abbandona quest’idea di venire con Me. Se Mi sei veramente devota, seguirai le Mie istruzioni.”
“O Rama,” dice Sita, “tutte queste difficoltà mi sembreranno benedizioni. Se Mi proteggi, posso tollerare qualsiasi cosa.”
Vedendo la sua determinazione, alla fine Rama accetta la sua decisione. Su Sua richiesta, Sita dona tutti i suoi preziosi averi ai brahmana e ai Vaisnava e poi lei e Rama vanno nella foresta con Laksmana.
Nonostante i disagi, Sita è tranquilla. Ha seguito la sua pura ispirazione interiore, preferendo la natura selvaggia alla civiltà e la soddisfazione di seguire la sua coscienza al dolore della separazione da Sri Rama.

L’armonia di Sita con la Terra e con gli Esseri Viventi

“Sarò sempre felice guardando le colline, i laghi e i fiumi,” dice Sita per convincere Rama a permetterle di accompagnarLo.
La bellezza naturale della vita nella foresta riempie di felicità Sita, che si sente così di buon umore e a suo agio che sembra preferirla alla complessità della vita in città. I suoi abiti di seta e i suoi gioielli non ci sono più. Ella ha rinunciato al suo letto nel palazzo – “soffice e bianco come la schiuma del latte” – per dormire sulle foglie cadute dagli alberi. E non si ciba più di una grande varietà di preparazioni deliziose ma di frutti e di erbe della foresta. Tuttavia non ha rimpianti.
La vita nella foresta rivela che Sita ha una relazione speciale con la Terra, i fiumi e gli animali. Quando la coppia trascendentale attraversa il fiume Gange per la prima volta, al centro della corrente Sita congiunge le mani e prega: “O madre Ganga, per favore, proteggi Rama da tutte le parti. Possa Egli trascorrere indenne questi quattordici anni.”
Quando Ravana rapisce Sita, ella è energica e accorta, nonostante la sua disperazione. Invoca i suoi alleati del mondo naturale – gli alberi, il fiume, gli uccelli e gli animali – pregandoli di aiutarla e di informare Rama del suo rapimento. Impossibilitati ad aiutarla, gli alberi versano lacrime nella forma di linfa e i leoni, i cervi e gli elefanti sono disperati. Sita risveglia l’anziano uccello Jatayu che dorme e getta i suoi gioielli alle scimmie che in seguito aiuteranno Sri Rama.
A Lanka, Ravana pensa che esprimendole il suo amore, Sita ne sarà subito conquistata.
Sita però, senza spaventarsi, gli dice: “ Il mio cuore è completamente dedicato a Rama e a Lui soltanto. Perché io che sono un cigno che gioca con il suo compagno in un lago pieno di fiori di loto dovrei preferire un’anatra che vaga sulla riva? Puoi farmi tutto quello che vuoi, ma sii certo che a causa della tua spregevole e peccaminosa lussuria incontrerai subito la morte per mano di Rama.”
In preda all’ira, Ravana le concede dodici mesi per arrendersi a lui e la manda in un boschetto di alberi ashoka, dove viene torturata da donne orribili e crudeli.
Durante i dodici mesi della prigionia di Sita, Ravana diventa sempre più disperato e irragionevole a causa della frustrazione della propria lussuria, ma sebbene una persona comune nella difficile condizione di Sita sarebbe stata debole e depressa, Ella si mostra sempre più forte e riflessiva. La capacità di adattamento con cui affrontava le situazioni mutevoli della foresta ha lasciato il posto ad un’inflessibile resistenza al terrore che le incutevano Ravana e le sue guardie.
Quando Ravana la supplica di nuovo, Sita mette un filo di paglia fra loro due, a simboleggiare il suo rifiuto di avere un contatto diretto con lui.
“Dovresti distaccare la tua mente da me,” Ella dice “e accontentarti delle numerose consorti che hai già. Non potrai mai avermi. Non farò mai niente che sia contrario alla virtù, perciò per te non c’è alcuna speranza di ottenere il mio favore.”
Poi volta le spalle a Ravana.
“Abbandona la tua inutile speranza,” dice rivolta a lui. “Tu non mi meriti più di quanto un uomo peccaminoso meriti la perfezione… Poiché ti comporti in modo malvagio, allontanandoti dal sentiero della virtù, ben presto sarai la causa della distruzione di tutto il tuo regno. Non sarò mai tentata dalle tue offerte di opulenza e di comodità regali, per me prive di valore, perché sono completamente devota a Rama… Io non posso essere separata da Rama come la luce del sole non è separabile dal sole.”
Sebbene apparentemente indifesa e affranta dal dolore, Sita conquista la simpatia di alcune delle altre donne che Ravana ha rapito. Quando Ravana non è presente, esse confortano Sita. Anche alcune guardiane, soprattutto Trijata, la rispettano e la aiutano. Esse mandano le altre guardiane a chiederle perdono. Anche Sarama, la moglie di Vibhisana, il fratello virtuoso di Ravana, vinta dalla sua virtù mostra comprensione per Sita.
Quando arriva Hanuman e offre a Sita di farle attraversare l’oceano sulle sue spalle, Sita, sempre consapevole del giusto modo di comportarsi, dice: “Ho fatto voto di non toccare il corpo di nessun altro uomo se non quello di Rama. Mi sento già mortificata dal fatto di essere stata tenuta stretta dal corrotto Ravana. Volontariamente non potrei toccare nessun altro uomo, né potrei permettere a nessun altro se non a Rama di salvarmi, perché in questo modo diminuirei la fama di Rama. Perciò preferisco aspettare il Mio Signore, fiduciosa che arriverà presto.”
Hanuman approva la richiesta di Sita, rispettando l’impareggiabile castità per cui Ella è famosa.

La Sorgente dell’armonia di Sita

Pensando sempre a Rama nell’intimo del suo cuore, Sita cerca costantemente di riunirsi a Lui. La sua fiducia in Lui e la sua costante meditazione su Lui la proteggono e le danno la forza di resistere ai numerosi tentativi di approccio e agli allettamenti di Ravana. Sebbene Ravana aumenti le sue offerte e le sue minacce, la ferma fede di Sita e la sua determinazione la trasformano: accresce la sua forza e fa appello a poteri che non aveva mai usato prima.
“Con il potere del mio ascetismo e della mia castità potrei ridurti in cenere,” dice Sita a Ravana, “ma non mi è stato ordinato dal Mio Signore e non voglio sprecare i miei meriti ascetici su un essere abietto come te.”
La resistenza di Sita all’insistenza di Ravana lo priva dei poteri acquisiti con l’ascetismo. “In questo modo i soldati di Sri Ramacandra uccisero i soldati di Ravana, che avevano perso ogni fortuna perché Ravana era stato condannato dalla collera di madre Sita.” (Srimad-Bhagavatam 9.10.20)
Dopo la morte di Ravana, sua moglie Mandodari, rivolta al suo corpo ferito dice: “O essere estremamente fortunato, sei diventato schiavo dei desideri sensuali e non hai quindi potuto capire quanto grande è il potere di madre Sita. Ora, per la sua maledizione, sei stato ridotto in questo stato, ucciso da Sri Ramacandra.”
(Srimad-Bhagavatam 9.10.27)

Tre Qualità di Sita Devi Rivelano la Sua Armonia Interiore

La capacità di perdonare di Sita: Dopo la morte di Ravana, Hanuman va da Sita nel boschetto di alberi ashoka e, prima di portarla da Rama, le offre di uccidere le guardiane che l’avevano fatta soffrire per molti mesi.
Per il suo nobile carattere, Sita è sempre gentile con gli oppressi.
“Queste guardie,” dice, “eseguivano semplicemente gli ordini di Ravana. Non può essere addossata loro nessuna colpa. Qualsiasi sofferenza che io abbia patito è dovuta senz’altro alle mie colpe passate, perché questa è la legge universale. In realtà c’è un’antica regola che è sempre rispettata dalle persone virtuose: ‘Una persona onesta non prende in considerazione le offese degli altri. Questa persona osserva ad ogni costo il voto di non ricambiare il male con il male, perché la persona virtuosa considera il buon comportamento come il proprio ornamento.’”
Sita Devi dice anche che si dovrebbe sempre mostrare compassione per i peccatori, perché nessuno è stato mai trovato senza peccato.
La cordialità di Sita: Quando Sita, Rama e i loro soldati sono sulla via del ritorno verso Ayodhya, raggiungono Kishkindha, la dimora delle scimmie guerriere che avevano aiutato Rama a sconfiggere Ravana.
Sita dice: “Sarei contenta di tornare ad Ayodhya in compagnia di tutte le mogli dei capi delle scimmie.”
Rama ferma il carro, le scimmie velocemente vanno a prendere le mogli e quando tutti sono tornati e si sono seduti, continuano il viaggio.
La gratitudine di Sita: Dopo l’incoronazione di Sita-Rama, Sita vuole dare qualcosa ad Hanuman come segno della propria riconoscenza per tutto quello che aveva fatto per lei. Slaccia la collana che Rama le ha donato e poi Lo guarda. Comprendendo la sua intenzione, Rama le chiede di dare la collana ad Hanuman e lei felice l’allaccia intorno al suo collo.

La Prova dell’incondizionato Amore di Sita

Nei divertimenti di Sita Devi possiamo vedere la bellezza del suo carattere che contrasta con le brutture della politica di palazzo, che causano l’esilio suo e di Rama; siamo testimoni di come il suo amore per Rama prenda il posto del Suo dovere verso di lei; vediamo la sua gentilezza nell’adattarsi ad accettare le austerità di un luogo selvaggio; sentiamo la sua paura di Ravana ed ammiriamo la sua intelligenza nell’opporsi a lui; la troviamo determinata e paziente come prigioniera di Ravana; la vediamo vincere con la sua virtù anche la malvagità delle guardie che le stanno vicine; vediamo la sua ira feroce contro Ravana addolcita dalla sua costante meditazione su Rama; scopriamo che le sue austerità sotto gli alberi ashoka non la rendono insensibile ma anzi compassionevole. Tutte queste esperienze sono armonizzate dal suo puro e incondizionato amore per Sri Ramacandra.
“Io conosco il suo amore totale per Me,” disse Sri Rama. “In realtà, protetta com’è dal potere della sua moralità, Ravana non avrebbe potuto violarla.”
Maharaja Dasaratha, suocero di Sita, le disse una volta: “Il tuo comportamento eccezionale ti procurerà un posto nella storia come la più gloriosa delle donne che il mondo abbia mai visto.”

Visakha Devi Dasi da più di trenta anni dà il suo contributo a BTG con articoli e fotografie. Dal 1999 vive con suo marito al Saraganati Village, una comunità Hare Krsna nella Colombia Britannica, in Canada.
Questo articolo è stato adattato da un discorso tenuto al Ritiro Vaishnavi dell’anno scorso a New Vrindavan, West Virginia. Il ritiro di quest’anno si terrà dal 9 all’11 ottobre. Per informazioni, visitare vaishnaviretreat.org.

Mandato in esilio nella foresta, Sri Ramacandra viene accompagnato da suo fratello Laksmana e da sua moglie Sita, che L’ha convinto che è il proprio dovere seguirLo.


SEZIONE LIBRI : SRIMAD-BHAGAVATAM

Considerato “il frutto maturo dell’albero della letteratura Vedica,” lo Srimad-Bhagavatam è la più completa ed autorevole esposizione della conoscenza Vedica. Cinquemila anni fa Krsna Dvaipayana Vyasa compose questo purana, o storia, per spiegare l’essenza della conoscenza spirituale. Qui presentiamo lo Srimad-Bhagavatam col testo originale sanscrito, la traslitterazione, la traduzione parola per parola, la traduzione letterale e le spiegazioni di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada,
Acarya Fondatore dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna.


COME ADORARE IL SIGNORE

Narada Muni instruisce il suo discepolo Dhruva Maharaja su come adorare il Signore vivendo nella foresta.

CANTO 4: CAPITOLO 8


salilaih sucibhir malyair
vanyair mula-phaladibhih
sastankuramsukais carcet
tulasya priyaya prabhum

salilaih: con l’uso di acqua; sucibhih: pura; malyaih: con ghirlande; vanyaih: di fiori di selva; mula: radici; phala-adibhih: con vari tipi di frutta e verdura; sasta: l’erba nuova; ankura: germogli; amsukaih: con la corteccia degli alberi, come i bhurja; ca: e; arcet: bisogna adorare; tulasya: con foglie di tulasi; priyaya: che è molto cara al Signore; prabhum: il Signore.

Si deve adorare il Signore offrendoGli acqua pura, ghirlande di fiori, frutta, fiori e verdure che si trovano nella foresta, o raccogliendo erba tenera, boccioli di fiori o anche la corteccia degli alberi e, se possibile, offrire foglie di tulasi, che sono molto care a Dio, la Persona Suprema.

SPIEGAZIONE: È ricordato in particolare in questo verso che le foglie di tulasi sono molto care a Dio, la Persona Suprema, e i devoti dovrebbero preoccuparsi soprattutto di avere foglie di tulasi in ogni tempio e in ogni centro di adorazione. Quando eravamo impegnati nel diffondere il Movimento per la Coscienza di Krsna nei Paesi occidentali, ci sentivamo molto tristi perché non era possibile trovare foglie di tulasi. Per questa ragione siamo molto grati alla nostra discepola Srimati Govinda dasi che con tanta cura ha piantato e coltivato le piantine di tulasi; per la grazia di Krsna i suoi sforzi hanno avuto successo, e ora le piante di tulasi crescono in quasi tutti i centri del nostro Movimento.
Le foglie di tulasi hanno molta importanza nel metodo di adorazione del Signore Supremo. In questo verso la parola salilaih significa “con l’acqua”. Dhruva Maharaja compiva la sua adorazione sulle rive della Yamuna, e poiché la Yamuna e il Gange sono fiumi sacri, talvolta i devoti indiani insistono affermando che la murti dev’essere adorata con l’acqua del Gange o della Yamuna. Ma le parole desa-kala significano “secondo il tempo e il paese”. Nei Paesi occidentali la Yamuna o il Gange non ci sono, perciò l’acqua di questi fiumi sacri non è reperibile. Ma ciò non significa che l’adorazione arca debba essere interrotta. Salilaih indica generalmente l’acqua disponibile, basta che sia pulita e raccolta in modo puro; quest’acqua può essere usata. Gli altri oggetti, come le ghirlande di fiori, i frutti e le verdure dovrebbero essere raccolti in relazione al paese e alla loro disponibilità. Le foglie di tulasi sono molto importanti per soddisfare il Signore, perciò, per quanto è possibile, bisogna cercare di far crescere le piante di tulasi per averne le foglie. A Dhruva Maharaja fu consigliato di adorare il Signore con la frutta e i fiori che si trovavano nella foresta. Nella Bhagavad-gita Krsna dice chiaramente che Egli accetterà verdure, frutta, fiori e così via. Non bisogna offrire al Signore, Vasudeva, ciò che non è prescritto in questo verso dalla grande e autorevole persona che è Narada Muni. Non si possono fare offerte alla murti secondo il nostro capriccio, e poiché i frutti e i vegetali sono disponibili in tutto l’universo, dovremmo osservare molto attentamente questa piccola regola.

labdhva dravyamayim arcam
ksity-ambv-adisu varcayet
abhrtatma munih santo
yata-van mita-vanya-bhuk

labdhva: ottenendo; dravya-mayim: fatto di elementi fisici; arcam: la Divinità adorata; ksiti: terra; ambu: acqua; adisu: e altri materiali simili; va: oppure; arcayet: deve adorare; abhrta-atma: perfettamente controllato; munih: un grande saggio; santah: tranquillo; yata-vak: controllata la forza della parola; mita: frugale; vanya-bhuk: che mangia ciò che è possibile trovare nella foresta.

È possibile adorare una forma del Signore fatta di elementi fisici come la terra, l’acqua, la cartapesta, il legno e il metallo. Nella foresta si può costruire una forma semplicemente con acqua e terra e adorarla concordemente ai princìpi descritti sopra. Un devoto che è pienamente padrone di sé dev’essere molto sobrio e sereno, e sentirsi soddisfatto di nutrirsi soltanto della frutta e della verdura che si trovano nella foresta.
SPIEGAZIONE: È essenziale per un devoto adorare la forma del Signore, e non limitarsi solo a meditare sulla forma del Signore nella sua mente cantando il mantra che ha ricevuto dal maestro spirituale. L’adorazione della forma del Signore dev’essere sempre presente. L’impersonalista si sforza inutilmente di impegnarsi in una meditazione e in un’adorazione impersonale; ma la via che segue è molto pericolosa. Non dobbiamo seguire il sistema di meditazione o di adorazione degli impersonalisti. Dhruva Maharaja ricevette l’istruzione di adorare una forma modellata con terra e acqua, perché nella foresta, se non è possibile procurarsi una forma fatta di metallo, di pietra o di legno, il procedimento migliore è quello di preparare con terra e acqua una forma del Signore e adorarLo. Il devoto non dovrebbe essere ansioso di cucinare; tutto ciò che si può trovare nella foresta o in città, nella categoria della frutta o della verdura, dovrebbe essere offerto al Signore, e il devoto dovrebbe essere soddisfatto di cibarsene. Non dovrebbe essere ansioso di avere a disposizione piatti molto gustosi. Certamente, per quanto è possibile, bisogna offrire alla murti i cibi migliori, preparati nella categoria della frutta e della verdura, cotti o crudi. Un elemento importante è che il devoto sia regolato (mita-bhuk) questa è una delle qualità del devoto. Il devoto non dovrebbe desiderare troppo di soddisfare la lingua con un particolare tipo di cibo, deve sentirsi soddisfatto di mangiare qualunque prasada la grazia del Signore gli fornisca.

svecchavatara-caritair
acintya-nija-mayaya
karisyaty uttamaslokas
tad dhyayed dhrdayan-gamam

sva-iccha: per Sua volontà suprema; avatara: incarnazione; caritaih: con le attività; acintya: inconcepibili; nija-mayaya: con la Sua potenza personale; karisyati: compirà; uttama-slokah: il Signore Supremo, Dio; tat: quello; dhyayet: deve meditare; hrdayam-gamam: molto attraente.

Mio caro Dhruva, oltre ad adorare la murti e a cantare il mantra tre volte al giorno, dovresti meditare sulle attività trascendentali di Dio, la Persona Suprema, nei Suoi differenti avatara, manifestati grazie alla Sua volontà suprema e alla sua personale potenza.

SPIEGAZIONE: Il servizio devozionale comprende nove attività: ascoltare, cantare, ricordare, adorare, servire, offrire ogni cosa alla murti, e così via. Qui Narada Muni consiglia a Dhruva Maharaja non solo di meditare sulla forma del Signore, ma di fissare il pensiero sui divertimenti trascendentali dei Suoi differenti avatara. I filosofi Mayavadi pongono gli avatara del Signore nella stessa categoria degli esseri comuni, ma questo è un grave errore. Un avatara del Signore Supremo non è costretto ad agire in base alle leggi della natura materiale. In questo verso è usata la parola sveccha per indicare che Egli appare in virtù della Sua volontà suprema. L’anima condizionata è costretta ad accettare un particolare tipo di corpo in relazione al suo karma, corpo che gli viene attribuito secondo le leggi della natura materiale sotto la direzione del Signore Supremo. Ma quando il Signore appare, non è forzato dall’ordine della natura materiale; appare secondo il Suo desiderio, in virtù della Sua potenza interna: questa è la differenza. L’anima condizionata accetta un particolare corpo, come, per esempio, quello di un maiale, a causa delle sue azioni e per opera della superiore autorità della natura materiale. Ma quando Sri Krsna appare come avatara-Cinghiale, non appartiene alla stessa categoria dei suini, come gli animali comuni. Krsna appare come Varaha-avatara in una manifestazione che si espande, e come tale non può essere paragonata a quella di un animale ordinario. La Sua apparizione e la Sua scomparsa sono inconcepibili. Nella Bhagavad-gita è detto chiaramente che il Signore appare in virtù della Sua potenza interna per proteggere i devoti e distruggere i non-devoti. Un devoto dovrebbe sempre considerare che Krsna non appare come un comune essere umano o un comune animale; la Sua apparizione come Varaha-murti, o come cavallo o come tartaruga è un’esibizione della Sua potenza interna. Nella Brahma-samhita è detto, ananda-cinmaya-rasa-pratibhavitabhih: non si deve erroneamente pensare che l’apparizione del Signore come essere umano o come animale sia uguale alla nascita di un’anima condizionata comune, che, sia come animale, sia come essere umano o come essere celeste, è forzata ad apparire per opera delle leggi della natura. Un pensiero di questo genere è offensivo. Sri Caitanya Mahaprabhu affermò che i Mayavadi sono offensivi verso Dio, la Persona Suprema, perché pensano che il Signore e le anime condizionate siano uguali.
Narada consiglia a Dhruva di meditare sui divertimenti del Signore, e questa pratica equivale a meditare in piena concentrazione mentale sulla forma del Signore. Come la meditazione su qualsiasi forma del Signore è sempre valida, così è valido anche il canto dei differenti nomi del Signore, come Hari, Govinda e Narayana. Ma in quest’era ci viene dato in particolare il compito di cantare il mantra Hare Krsna, così com’è enunciato negli sastra:
Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare
Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare

paricarya bhagavato
yavatyah purva-sevitah
ta mantra-hrdayenaiva
prayunjyan mantra-murtaye

paricaryah: servizi; bhagavatah: al Signore Supremo; yavatyah: come sono stati prescritti (secondo i versi precedenti); purva-sevitah: raccomandati o fatti dagli acarya precedenti; tah: quelli; mantra: inni vedici; hrdayena: nel cuore; eva: certamente; prayunjyat: bisogna adorare; mantra-murtaye: che non è differente dal mantra.

Bisogna seguire le orme dei devoti che ci hanno preceduto nell’adorazione del Signore Supremo servendosi degli oggetti di adorazione prescritti, oppure si deve offrire l’adorazione all’interno del proprio cuore, recitando il mantra a Dio, la Persona Suprema, che non è differente dal mantra stesso.

SPIEGAZIONE: In questo verso è raccomandato a coloro che si trovano nell’impossibilità di procurarsi tutta la varietà di oggetti prescritta per adorare le forme del Signore, di pensare semplicemente alla forma del Signore, e di offrire mentalmente tutto ciò che è raccomandato negli sastra, come i fiori, la polpa di candana, la conchiglia, l’ombrello, il ventaglio e il camara. Si può meditare su questa offerta cantando il mantra di dodici sillabe, om namo bhagavate vasudevaya. Poiché il mantra e il Signore Supremo non sono differenti l’uno dall’altro è possibile adorare la forma del Signore con il mantra, se fisicamente gli oggetti necessari all’adorazione non sono disponibili. A questo proposito si può tener conto della storia del brahmana che adorava il Signore nella propria mente, storia che è narrata nel Bhakti-rasamrta-sindhu, il Nettare della Devozione. Se siamo materialmente privi degli oggetti necessari, possiamo pensare ad essi e offrirli alla murti cantando il mantra. Tali sono le liberali e potenti facilitazioni del servizio devozionale.

evam kayena manasa
vacasa ca mano-gatam
paricaryamano bhagavan
bhaktimat-paricaryaya

pumsam amayinam samyag
bhajatam bhava-vardhanah
sreyo disaty abhimatam
yad dharmadisu dehinam

evam: così; kayena: con il corpo; manasa: con la mente; vacasa: con le parole; ca: anche; manah-gatam: semplicemente pensando al Signore; paricaryamanah: impegnato nel servizio devozionale; bhagavan: il Signore Supremo; bhakti-mat: secondo le regole del servizio devozionale; paricaryaya: adorando il Signore; pumsam: dei devoti; amayinam: seri e sinceri; samyak: perfettamente; bhajatam: impegnati in servizio devozionale; bhava-vardhanah: il Signore, che aumenta l’estasi dei Suoi devoti; sreyah: lo scopo ultimo; disati: concede; abhimatam: desiderio; yat: come sono; dharma-adisu: che riguardano la vita spirituale e lo sviluppo economico; dehinam: delle anime condizionate.

Chiunque s’impegni seriamente e sinceramente, con la mente, le parole e il corpo, nel servizio di devozione offerto al Signore, e non devia nelle attività della via devozionale prescritta, è benedetto dal Signore secondo il suo desiderio. Se un devoto desidera la religiosità materiale, lo sviluppo economico, la gratificazione dei sensi o la liberazione dal mondo materiale, ottiene questi risultati.

SPIEGAZIONE: Il servizio devozionale è così potente che chi vi s’impegna può ricevere dal Signore Supremo qualsiasi benedizione, secondo il suo desiderio. Le anime condizionate sono molto attratte dal mondo materiale, e pur compiendo i riti religiosi, desiderano i benefici materiali conosciuti come dharma e artha.

viraktas cendriya-ratau
bhakti-yogena bhuyasa
tam nirantara-bhavena
bhajetaddha vimuktaye

viraktah ca: nell’ordine di vita di completa rinuncia; indriya-ratau: nella soddisfazione dei sensi; bhakti-yogena: con il metodo del servizio devozionale; bhuyasa: con grande serietà; tam: a Lui, il Supremo; nirantara: costantemente, giorno e notte; bhavena: nello stadio più alto dell’estasi; bhajeta: deve adorare; addha: direttamente; vimuktaye: per la liberazione.

Chi desidera seriamente la liberazione deve attenersi al metodo del servizio d’amore trascendentale, rimanendo assorto ventiquattro ore al giorno nel più alto livello d’estasi, e certamente deve tenersi lontano da tutte le attività che mirano alla gratificazione dei sensi.

SPIEGAZIONE: Esistono differenti livelli di perfezione, in relazione agli obiettivi delle diverse persone. I karmi sono la massa, perché tutta la gente è impegnata nelle attività della gratificazione dei sensi. Superiori ai karmi sono i jnani, che cercano di liberarsi dai legami materiali, e gli yogi sono ancora più elevati perché meditano sui piedi di loto di Dio, la Persona Suprema. Ma al di sopra di tutti ci sono i devoti, che s’impegnano soltanto nel servizio d’amore trascendentale al Signore; essi sono veramente situati al più alto livello di estasi.
Il consiglio di Narada Muni a Dhruva Maharaja è quello d’impegnarsi direttamente nel servizio d’amore trascendentale al Signore se egli non aspira alla gratificazione dei sensi. La via dell’apavarga, la liberazione, ha inizio dallo stadio detto moksa. Questo verso menziona in particolare il termine vimuktaye, “per la liberazione”. Una persona che desidera ottenere la felicità in questo mondo materiale può desiderare di recarsi su differenti sistemi planetari materiali, dove il livello della gratificazione dei sensi è più elevato; ma la vera moksa, la liberazione, si ottiene quando ci si libera da questi desideri. Ciò è spiegato nel Bhakti-rasamrta-sindhu con l’espressione anyabhilasita-sunyam, “senza desiderio per il piacere dei sensi materiali”. Lo stadio di liberazione del bhakti-yoga non è consigliato alle persone che hanno ancora il desiderio di godere della vita materiale a differenti livelli o su differenti pianeti. Solo le persone che sono completamente libere dalla contaminazione del piacere dei sensi possono eseguire in modo puro il bhakti-yoga, ossia il metodo del servizio devozionale. Le attività sulla via dell’apavarga, fino ai livelli di dharma, artha e kama, tendono al piacere dei sensi, ma chi giunge al livello di moksa, la liberazione impersonalista, desidera fondersi nell’esistenza del Supremo. Anche questo desiderio, però, rientra nella gratificazione dei sensi. Chi invece supera anche lo stadio della liberazione diventa subito uno dei compagni del Signore, per offrirGli il suo servizio d’amore trascendentale. Questo livello è chiamato tecnicamente vimukti. Per ottenere questa particolare liberazione, detta vimukti, Narada Muni raccomanda d’impegnarsi direttamente nel servizio devozionale.

ity uktas tam parikramya
pranamya ca nrparbhakah
yayau madhuvanam punyam
hares carana-carcitam

[Continua nel prossimo numero.]


I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Costretti ad Inchinarsi

La seguente conversazione tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e un ospite si è svolta nel settembre del 1968 al centro Hare Krsna di Seattle.

Ospite: Puoi spiegare che cosa è la sottomissione?
Srila Prabhupada: Sottomissione? Sì è semplice. Tutti devono essere sottoposti a qualcun altro. Tu non sei sottoposto a qualcuno?
Ospite: A livello materiale sì, ma spiritualmente non mi sento subordinato a nessuno.
Srila Prabhupada: Se comprendi il significato della vita spirituale, capirai che anche tu sei subordinato perché la tua natura è di essere subordinato. Che cosa intendi per spirituale e materiale?
Ospite: Bene, per esempio nel lavoro sono sottoposto al mio capo, ma per quanto riguarda il mio vero essere, quello spirituale, non mi sento sottoposto al mio capo né a nessun altro. In altre parole, non sento di dovermi inchinare davanti a nessuno, né che qualcun altro debba inchinarsi davanti a me.
Srila Prabhupada: Perché non vuoi inchinarti?
Ospite: Perché penso che non devo niente a nessuno, né che qualcuno mi debba qualcosa.
Srila Prabhupada: Ecco, è proprio questa la malattia materiale. Siamo obbligati ad inchinarci, tuttavia pensiamo di non doverlo fare. Questa è la malattia.
Ospite: Nessuno può costringermi ad inchinarmi.
Srila Prabhupada: Cerca di capire. Dici di non volerti inchinare – è giusto?
Ospite: Sì, fondamentalmente è vero.
Srila Prabhupada: Perché?
Ospite: Perché non mi sento inferiore a nessuno.
Srila Prabhupada: Questa è la malattia dell’esistenza materiale. Hai diagnosticato la tua malattia. Tutti pensano: “Voglio essere il padrone. Non voglio inchinarmi.” Tutti pensano così. Non sei il solo ad avere questa malattia; tutti hanno questa mentalità malata: “Perché devo inchinarmi? Perché devo essere sottoposto?” La natura però mi costringe ad essere sottoposto. Ora, perché le persone muoiono? Sai rispondere a questa domanda?
Ospite: Perché le persone muoiono?
Srila Prabhupada: Sì, nessuno vuole morire, eppure tutti muoiono. Perché?
Ospite: Sì, la morte è una realtà biologica.
Srila Prabhupada: Questo significa che la biologia è una forza! Tu sei sottoposto alla biologia. Allora perché dici di essere indipendente?
Ospite: Sì, sento di esserlo.
Srila Prabhupada: Ti sbagli. Questo è il punto. Tu sei sottoposto alla biologia e devi inchinarti. Quando viene la morte non puoi dire: “Oh, io non ti obbedisco.” Perciò tu non sei indipendente.
Ospite: Sì, io sono subordinato a Dio.
Srila Prabhupada: No, per ora lascia da parte Dio. Dio è molto lontano. Ora stiamo parlando della natura materiale. Cerca di capire che sebbene tu non voglia morire, sei costretto a morire perché non sei indipendente.
Ospite: Oh, sì, questo va bene.
Srila Prabhupada: Allora puoi comprendere la tua posizione di essere subordinato. Non puoi affermare: “Sono libero; sono indipendente.” Se pensi di non voler essere subordinato, di non doverti inchinare, allora sei malato.
Ospite: Va bene. Ma a chi o a che cosa dovrei inchinarmi?
Srila Prabhupada: Prima di tutto cerca di capire bene qual è la tua malattia. Poi ti prescriveremo la medicina. T’inchini alla morte, t’inchini alla malattia, t’inchini alla vecchiaia – t’inchini davanti a moltissime cose. Sei costretto ad inchinarti, tuttavia pensi ancora: “Non posso inchinarmi; non mi piace inchinarmi.” Però devi inchinarti. Perché dimentichi la tua posizione? Questa dimenticanza è la tua malattia.
Il passo successivo è capire che poiché sei costretto ad inchinarti, devi trovare il modo di essere felice anche inchinandoti. E questo è Krsna. Dovrai continuare ad inchinarti, perché sei fatto per questo, ma se t’inchini a Krsna e al rappresentante di Krsna, sarai felice. Questa è la differenza. Se non t’inchini a Krsna e al Suo rappresentante, sarai costretto ad inchinarti a qualcos’altro, a maya [la natura materiale di Krsna]. Questa è la tua posizione. Non sarai mai libero.
Se invece t’inchini a Krsna e al Suo rappresentante, sarai felice. Per esempio, un bambino s’inchina sempre davanti ai suoi genitori ed è felice. Sua madre dice: “Mio caro figlio, per piacere vieni a sederti qui.” “Sì,” dice il bambino ed è felice. Questa è la natura della relazione del bambino con sua madre. Nello stesso modo Krsna e il Suo rappresentante sono come genitori amorevoli e noi siamo come bambini indifesi nelle grinfie di maya. Se invece c’inchiniamo davanti a loro saremo salvi e felici.
Perciò non puoi evitare d’inchinarti – non è possibile. Devi solo trovare le persone adatte a cui inchinarti. Questo è tutto. Se pensi artificiosamente: “Non m’inchinerò davanti a nessuno; sono indipendente,” allora soffrirai. Devi inchinarti soltanto davanti alle persone giuste – cioè a Krsna e al Suo rappresentante.


CONFERENZA TELEFONICA DI JAPA GRATUITA
Ogni sabato mattina ascolta devoti esperti che trattano vari argomenti collegati al canto del japa.

Per informazioni, contatta Rasala Krsna Dasa:
rasala108@yahoo.com or www.iskconnj.com/japa (732) 501-1018 (sera, New Jersey)


FINESTRE SUL MONDO SPIRITUALE
Dissipare le Tenebre dell’Anima
Dipinto di Sac-cid-ananda Dasa

In questo numero di Ritorno a Krsna, commemoriamo il 522mo
anniversario dell’apparizione di Sri Caitanya Mahaprabhu. Nel
secondo verso del primo capitolo della Sri Caitanya-caritamrta,
l’autorevole biografia di Sri Caitanya Mahaprabhu del
sedicesimo secolo, Krsnadasa Kaviraja Gosvami scrive: Offro
i miei rispettosi omaggi a Sri Krsna Caitanya e a Sri Nityananda,
che sono come il sole e la luna. Essi sono sorti simultaneamente
sull’orizzonte di Gauda [Bengala] per dissipare le tenebre
dell’ignoranza e hanno distribuito così le loro meravigliose
benedizioni su tutti.”
Più avanti in questo capitolo ( Adi-lila 1.94-101), l’autore illustra questo
argomento con otto versi:
“Ogni genere di attività, positiva o negativa, che sia d’ostacolo al compimento del servizio d’amore trascendentale al Signore, Sri Krsna appartiene alle tenebre dell’ignoranza.” (1.94)
Spiegazione di Srila Prabhupada: La poetica similitudine che paragona Sri Caitanya e Sri Nityananda al sole e alla luna è molto significativa. Gli esseri individuali sono scintille spirituali e la loro posizione costituzionale consiste nel servizio devozionale al Signore Supremo, in piena coscienza di Krsna. Le cosiddette attività pie e altri rituali, virtuosi o empi, come anche il desiderio di sfuggire all’esistenza materiale, sono considerate tutte coperture della scintilla spirituale. Gli esseri individuali devono liberarsi da queste coperture superflue e impegnarsi pienamente nella coscienza di Krsna.
“Sri Caitanya e Sri Nityananda apparvero allo scopo di dissipare le tenebre dell’anima. Prima del Loro avvento, tutte queste attività superflue degli esseri individuali coprivano la coscienza di Krsna, ma dopo l’apparizione di questi due fratelli il cuore degli uomini ha cominciato a purificarsi e ora essi stanno tutti tornando alla loro reale posizione, la coscienza di Krsna.”
Krsnadasa Kaviraja Gosvami continua:
“Per la grazia di Sri Caitanya e Sri Nityananda, le tenebre dell’ignoranza sono state rimosse e la verità è stata riportata alla luce.” (1.95)
“La Verità Assoluta è Sri Krsna e l’amore e la devozione per Sri Krsna manifestati nel puro amore si ottengono con il canto collettivo del santo nome, che è l’essenza di ogni felicità.” (1-96)
“Il sole e la luna dissipano le tenebre del mondo esterno rivelando così oggetti materiali esterni come i vasi e i piatti.” (1-97)
“Ma questi due fratelli [Sri Caitanya e Sri Nityananda] dissipano le tenebre dal più profondo del cuore, aiutandoci così ad incontrare le due categorie di bhagavata [persone o cose che sono in relazione con Dio, la Persona Suprema.] (1-98)
“Uno di questi bhagavata è la grande Scrittura chiamata Srimad-Bhagavatam e l’altro è il puro devoto sempre assorto nei sentimenti dell’amore e della devozione.” (1-99)
“Attraverso l’attività di questi due bhagavata, il Signore fa penetrare il sentimento del trascendentale servizio d’amore nel cuore dell’essere vivente e così il Signore, situato nel cuore del Suo devoto, è completamente conquistato dal suo amore.” (1-100)
“La prima meraviglia è che i due fratelli appaiono simultaneamente e l’altra è che Essi illuminano i più profondi recessi del cuore.” (1-101)


Cantare alla più Grande Festa in Strada del Mondo
Il Santo Nome risuona per le strade di Amsterdam in occasione del compleanno della Regina.
Testo di Krsna-krpa Dasa
Foto di Tina Kontrec

Quando si celebrano le feste nazionali, le persone si riuniscono a migliaia per festeggiare. L’anno scorso facevo parte di un gruppo di devoti Hare Krsna presenti ad Amsterdam per il Compleanno della Regina, conosciuto localmente come Koninginnedag e descritto sulla pagina web come “La più grande festa in strada del mondo”. Ogni anno da uno a due milioni di persone affollano le strade di Amsterdam per celebrare il compleanno della Regina dei Paesi Bassi.
Che cosa ci facevamo noi ad un evento che celebra il compleanno di una grande personalità mondana, dove i venditori vendono cose di cui nessuno ha bisogno e festaioli ubriachi diventano sempre più ubriachi col passare delle ore? Noi seguiamo le orme di Sri Caitanya e dei Suoi gloriosi compagni, che nel distribuire la coscienza di Krsna non tenevano conto del livello spirituale di coloro che la ricevevano. Ogni volta che se ne presentava l’occasione, distribuivano l’amore per Dio cantando in pubblico i santi nomi del Signore.
Srila Prabhupada scrive:

In generale la gente non riesce a capire il vero significato del canto e della danza… Non soltanto Sri Caitanya Mahaprabhu e i suoi compagni dettero la dimostrazione pratica di questo canto e di questa danza, ma anche i sei Gosvami lo fecero nella generazione successiva. Poiché l’attuale movimento per la coscienza di Krsna segue lo stesso principio, semplicemente cantando e danzando abbiamo ricevuto risposte positive in tutto il mondo. Dev’essere chiaro però che questo canto e questa danza non appartengono al mondo materiale. Sono in realtà attività trascendentali; infatti, quanto più ci s’impegna nel canto e nella danza, tanto più si può gustare il nettare dell’amore trascendentale per Dio. (Caitanya-caritamrta, Adi 7.22, Spiegazione)

Tutte le persone di Amsterdam e di qualsiasi altro posto venute per l’occasione, siano esse venditori o consumatori, sobrie o ubriache, sono anime spirituali pure. Sri Caitanya ha detto: “Il puro amore per Krsna si trova eternamente nei cuori degli esseri viventi. Non è qualcosa che si ottiene da un’altra fonte. Quando il cuore è purificato dall’ascolto e dal canto, questo amore si risveglia naturalmente.” I devoti di Krsna cercano di dare al maggior numero possibile di persone l’opportunità di ascoltare il nome, le glorie e le istruzioni di Sri Krsna. Questo ascolto li purificherà, portandoli un po’ più vicini all’amore per Dio, il solo che può soddisfare i bisogni dell’anima, del nostro vero sé.
Srila Prabhupada dette l’esempio del canto in pubblico e il risultato di averlo ascoltato fu che molte persone cessarono le loro attività degradanti, come assumere intossicanti e mangiare la carne, e aderirono alla coscienza di Krsna. Prabhupada sosteneva con forza che i suoi seguaci dovevano praticare rigidamente la coscienza di Krsna in modo che gli altri, grazie al loro canto puro, venissero attratti alla pura devozione per il Signore.

Arancione, Arancione Ovunque

La festa del Giorno della Regina fu uno spettacolo fantastico. Sua Altezza è nata nella dinastia degli Orange e per questo le persone per l’occasione indossavano abiti arancioni. Alcuni avevano parrucche arancioni con riccioli, capelli a rasta o da Moicani. I copricapo comprendevano cappelli, berretti, cappelli da sci, cappelli a larga tesa, a forma di cono e una grande varietà di corone, tutti arancioni. Alcune persone si erano dipinte il volto d’arancione e altre portavano occhiali arancioni o andavano su biciclette arancioni. Maglie arancioni, cappotti arancioni, calze arancioni, ponchi arancioni – l’arancione era dappertutto.
I brahmacari e i sannyasi Hare Krsna con i loro dhoti, kurta, sciarpe e berretti arancioni erano già vestiti per l’occasione e alcune devote indossavano scialli e sciarpe arancioni.
Circa settanta devoti Hare Krsna percorsero le strade lungo i canali di Amsterdam cantando e danzando per otto ore. Questi devoti provenivano dal Canada, dall’America, dall’Inghilterra, dal Belgio, dalla Germania, dalla Norvegia, dalla Svezia, dalla Finlandia, dalla Repubblica ceca e da altri Paesi. Molti erano discepoli ed amici di Kadamba Kanana Swami, nato in Olanda, che ogni anno si dedica all’organizzazione di questo evento. [Sopra, con il microfono.]
Per tutto il giorno i devoti hanno distribuito il santo nome e presentato la filosofia della coscienza di Krsna alle persone che facevano domande, gustando una grande gioia spirituale nel farlo.
Se vi capitasse di essere ad Amsterdam il prossimo 30 aprile – o potete organizzarvi per esserci – per favore partecipate alla festa del sankirtana di Sri Caitanya nel Giorno del Compleanno della Regina. Partecipate alla distribuzione del più elevato beneficio a migliaia di persone vestite di arancione che non sanno che quello che stanno cercando è la devozione a Krsna, che giace dormiente nei loro cuori.

Krsna-krpa Dasa, devoto da venticinque anni, viaggia per promuovere il canto pubblico congregazionale Hare Krsna, dà lezioni sulla coscienza di Krsna, è un volontario del Krishna.com Live-Help e correttore delle bozze di BTG e di altre pubblicazioni.


Non guardare ora, ma c’è una DEA nella tua tasca
Un esempio del linguaggio Hare Krsna e del perché esso ha un senso
di Navina Syama Dasa

HARIBOL, PRABHU. Sai dov’è la bhoga? Devo preparare il prasada per l’istha-gosthi di stasera.” Sentendo parlare in questo modo, una persona in visita ad un Tempio Hare Krsna avrebbe buone ragioni per essere perplessa.
Colui che parla avrebbe facilmente potuto dire: “Scusatemi, rispettabili amici, sapete dove sono gli ingredienti per cucinare? Devo cucinare per l’incontro di stasera.”
Sebbene un linguaggio specifico sia comune nei gruppi di ogni genere, siano essi fondati su una fede condivisa o semplicemente su un hobby, i termini speciali usati dai devoti Hare Krsna hanno un significato importante. Non sono solo espressioni arbitrarie: essi influenzano le nostre attitudini e le nostre azioni. Per esempio, un piccolo esame del termine che usiamo per indicare il denaro – Laksmi – può servire a dimostrare quanto il linguaggio possa essere significativo.
Per prima cosa notiamo che Laksmi è una persona. Equiparare un oggetto inanimato come il denaro a una persona non è sorprendente perché l’universo vedico è pieno di vita e di agenti incaricati: c’è una persona dietro la pioggia, la primavera ha un volto e i pianeti a volte non vanno d’accordo. Questa onnipresenza della persona rende la vita nel mondo più una questione di relazione che di proprietà; anziché cercare di controllare le forze e le forme della natura, noi umani veniamo incoraggiati a cooperare e a coesistere con loro.
Naturalmente alcune di queste persone sono più benevole di altre. Per esempio, Yamaraja, colui che controlla la morte, è un nobile e saggio servitore del Signore che certamente merita il nostro rispetto. Tuttavia egli non è proprio il tipo che spereresti d’incontrare alla tua prossima cena.
“Ci siamo già incontrati?”
“Non ancora.”
Laksmi è la moglie di Sri Visnu e la madre dell’universo, invece, e la sua presenza (nella forma di denaro) è quindi ritenuta molto di buon auspicio. Questo tipo di comprensione può sorprendere coloro che sono abituati a pensare al denaro come fonte del male, ma è sicuramente in linea con il modo di pensare delle persone veramente illuminate. Gli swami e i guru che rifiutano la ricchezza come intrinsecamente antitetica al progresso spirituale non hanno mai impressionato Srila Prabhupada. Anziché respingere le persone ricche egli ha messo in evidenza il problema di come relazionare con loro: solo se sono usate e accettate con una coscienza sbagliata diventeranno una forza di corruzione.

Non Sprecatelo

Allora qual è il modo giusto di trattare il denaro? Meditando su di esso come forma di Laksmi, possiamo dedurre due principi fondamentali. Il primo è che non dovremmo sprecare il denaro. Se ne abbiamo significa che ci è stata affidata la cura della dea suprema.
Dobbiamo dunque essere cauti ed usarla in modo appropriato. Se usiamo la nostra ricchezza per acquistare oggetti inutili o per indulgere in lussi superflui, facciamo di Laksmi la nostra servitrice personale. Come possiamo pensare di compiacere il Signore se usiamo la Sua amata regina come una nostra dipendente? Anzi, come Krsna spiega nel sedicesimo capitolo della Bhagavad-gita, coloro che sono vittime d’insaziabili desideri si allontanano da Dio e si assoggettano ad un’esistenza tormentata.
Srila Prabhupada era ben consapevole di questa trappola. Sebbene maneggiasse decine di migliaia di dollari, era molto attento a non sprecarne nemmeno un centesimo. Come ha accennato in una lettera ad un discepolo a proposito di un affare andato male: “Pregavo Krsna in modo particolare di poterlo recuperare perché pensavo che il denaro di Krsna non può essere usato per la gratificazione dei sensi.” Egli era convinto che l’opulenza che giustamente appartiene al Signore Supremo non deve essere usata nella ricerca di bassi piaceri.

Non Accumulatelo

Anche l’altro estremo non va bene. Non dovremmo accumulare denaro per la nostra avidità. Laksmi Devi non è fatta per essere nostra prigioniera, tenuta bloccata solo perché noi possiamo guardarla e derivarne un’illusoria sensazione di potere e di controllo.
Con il pretesto di essere frugali, non dobbiamo evitare le spese lecite. Maharaja Yudhisthira, per compiere il sacrificio Rajasuya che avrebbe affermato la sua sovranità d’imperatore del mondo, recuperò tonnellate d’oro che erano state depositate sull’Himalaya, ma non lo fece per la sua gloria personale in quanto agiva per dovere e devozione.
Non solo Krsna e Narada Muni gli avevano chiesto di diventare imperatore per realizzare un governo basato sulla virtù, ma egli sapeva anche che il sacrificio gli avrebbe dato una speciale opportunità di esaltare Krsna davanti a tutte le grandi personalità dell’universo.
Srila Prabhupada, in uno stato d’animo simile, non era contrario a spendere grandi quantità di denaro per ottenere ubicazioni importanti per i suoi templi e per altri mezzi di condivisione della coscienza di Krsna con il mondo. Neanche fu contrario a fare spese personali opportune. In una lettera a un discepolo che voleva evitare un intervento chirurgico veramente necessario, scrisse: “Apprezzo molto l’esempio che stai dando, ma ti ordino di non lesinare sulle spese ogni volta che ti troverai con problemi di questo tipo. Devi avere le migliori cure possibili e per questo puoi usare il denaro che stai raccogliendo in nome di Krsna… Non devi esitare a spendere il denaro di Krsna.”
Sarà meglio non estrapolare questo messaggio dal suo contesto, e farne un’autorevole giustificazione per essere troppo indulgenti con noi stessi. (Si trattava dopo tutto di una corrispondenza privata e non di un’affermazione pubblica.) Tuttavia questo mette in evidenza un principio importante: ci sono usi appropriati del denaro e il nostro personale mantenimento può essere uno di essi.

Il Miglior Uso Del Denaro

Come facciamo a sapere quando spendere il denaro o quando metterlo da parte? Gli esempi precedenti portano ad un terzo principio onnicomprensivo. Ancora una volta la soluzione è meditare sul denaro come forma di Laksmi. Quando essa apparve dall’oceano di latte e cominciò a cercare un marito adatto, trovò che solo Sri Visnu era senza difetti. Ella viene descritta come bhagavat-para, che Prabhupada traduce con “colei che si dedica esclusivamente al piacere di Dio, la Persona Suprema (Srimad-Bhagavatam 8.8.8). Il dovere e il piacere di una sposa casta e fedele è servire il proprio marito. Dunque dobbiamo impegnarla in ogni tipo di impresa che aiuti a glorificare Dio e a soddisfare i Suoi desideri.
Il Suo desiderio più caro, com’è detto nella Bhagavad-gita, è che le anime dimentiche di questo mondo si ricordino nuovamente del Suo amore e della profonda relazione che le unisce eternamente a Lui. Perciò il miglior uso del denaro è impegnare noi stessi e gli altri nel servizio devozionale. Così facendo, diventiamo intermediari che aiutano a riunire Laksmi con il Suo eterno Signore, anziché usurpatori che artificiosamente vogliono dominarla. Nella vita è certamente opportuno spendere denaro per il nostro sostentamento. Come figli obbedienti di nostro padre abbiamo la facoltà di condividere il servizio svolto da nostra madre.
Il primo mantra della Sri Isopanisad presenta questa stessa conclusione in modo più filosofico: “ Il Signore possiede e controlla tutto ciò che esiste in questo universo, sia l’animato sia l’inanimato. Noi dobbiamo quindi usare solo il necessario e accettare solo la parte che ci è stata assegnata, sapendo bene a chi tutto appartiene.” Siamo quindi invitati ad usare ogni opulenza al servizio di Dio, che è il Suo vero proprietario ed unico vero padrone. Come servitori rispettosi dovremmo usare quella parte delle nostre ricchezze che serve per mantenere noi e coloro che dipendono da noi sani mentalmente e fisicamente e dedicare il resto all’edificazione spirituale di tutta l’umanità.
L’uso che i devoti fanno del termine Laksmi è significativo e profondo. Così facendo speriamo di evitare che la nostra mente respinga il denaro come “un qualcosa” di intrinsecamente antitetico alla vita spirituale, per accettarlo invece come una “lei” che può potenziare grandemente il nostro servizio al Signore. Se riusciamo ad evitare la duplice tentazione di spendere senza freno e di accumulare per avarizia, mantenendo invece il sano sentimento di vedere il denaro come energia di Dio e come nostra suprema adorabile dea, siamo certi che avremo successo in questo mondo e nel prossimo.

Navina Syama Dasa, discepolo di Sua Santità Bhakti Caru Swami, vive con sua moglie, Krsna Priya Devi Dasi, ad Alachua in Florida, dove ambedue prestano servizio alla New Raman Reti School.



CALENDARIO

Questo calendario è calcolato per la zona di Firenze. Le date, che derivano dal calendario lunare, possono variare per altre zone. Per ottenere le date esatte per la vostra area collegatevi al sito www.krishna.com/calendar.
Poiché il Movimento Hare Krsna si basa sulla linea di maestri che discende da Sri Caitanya Mahaprabhu, il calendario include non solo date rilevanti per tutti i seguaci della tradizione Vedica, ma anche date riferite ai compagni del Signore e a preminenti maestri spirituali della Sua successione.

10 Febbraio – 10 Marzo
(Mese di Govinda)
MARZO
7—Amalaki-vrata Ekadasi Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 6,40 - 10,24)
8—Anniversario della scomparsa di Srila Madhavendra Puri, il maestro spirituale di Sri Caitanya
10—Sri Gaura Purnima, l’anniversario dell’apparizione di Sri Caitanya Mahaprabhu, che è Krsna stesso nel ruolo del Suo stesso devoto. Digiuno fino al sorgere della luna, seguito da una festa di prasadam di Ekadasi (senza cereali e legumi). La festa di prasadam completa si osserva domani.
11 Marzo – 9 Aprile
(Mese di Visnu)
18—Anniversario dell’apparizione di Srila Srivasa Pandita, uno dei principali compagni di Sri Caitanya.
22—Papamocani Ekadasi Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 6.12 - 10,18)
31—Anniversario dell’apparizione di Srila Ramanujacarya, un filosofo Vaisnava e maestro spirituale che apparve nell’undicesimo secolo.
APRILE
3—Sri Rama Navami, l’anniversario dell’apparizione di Sri Ramacandra. Digiuno fino al tramonto, seguito da una festa di prasada.
5—Kamada Ekadasi Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 6,47 - 11,07)
9—Sri Krsna Vasanta Rasa, la danza rasa primaverile di Krsna. Balarama Rasa Yatra, la danza rasa di Sri Balarama.

Anniversario dell’apparizione di Hanumanji, eterno servitore di Sri Rama. Anniversario dell’apparizione di Srila Syamananda Pandita, un seguace dei sei Gosvami di Vrndavana.
10 Aprile – 9 Maggio
(Mese di Madhusudana)
20—Anniversario della scomparsa di Srila Vrndavana Dasa Thakura, l’autore della Sri Caitanya-
Bhagavata, una biografia di Sri Caitanya.
21—Varuthini Ekadasi Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 6,20 - 9,26)
25—Anniversario dell’apparizione di Srila Gadadhara Pandita, uno dei principali compagni di Sri Caitanya.
27—Inizio del Candana Yatra, il festival in cui si cospargono con polpa di sandalo le Divinità del tempio per ventuno giorni.

MAGGIO
3—Anniversario dell’apparizione di Srimati Sita Devi, la consorte di Sri Ramacandra. Anniversario dell’apparizione di Srimati Jahnava Devi, la consorte di Sri Nityananda Prabhu. Anniversario della scomparsa di Srila Madhu Pandita, un grande devoto di Sri Caitanya.
5—Mohini Ekadasi Digiuno di cereali e legumi.
(Rompere il digiuno 6,00 - 10,48)
6—Rukmini Dvadasi, l’Anniversario dell’apparizione di Srimati
Rukmini Devi, la consorte di Sri Krsna come Dvarakadhisa, il Signore di Dvaraka.
7—Anniversario della scomparsa di Srila Jayananda Prabhu, un dedicato discepolo di Srila Prabhupada che lo aveva aiutato a portare il festival del Rathayatra nel mondo occidentale.
7—Nrsimha Caturdasi, Anniversario dell’apparizione di Sri Nrsimhadeva, l’incarnazione di Sri Krsna mezzo uomo mezzo leone. Digniuno fino la crepuscolo, seguito da una festa di prasada.
8—Anniversario dell’apparizione di Srila Srinivasa Acarya, un seguace dei sei Gosvami. Anniversario dell’apparizione di Srila Madhavendra Puri, il maestro spirituale del maestro spirituale di Sri Caitanya (Isvara Puri).


SRI RADHA Il Divino Femminile

La teologia Gaudiya Vaisnava contiene la conoscenza sia dell’aspetto femminile che di quello maschile della personalità di Dio.
di Satyaraja Dasa

L’ESATTA COPIA DIVINA di Sri Krsna è conosciuta come Sri Radha. Secondo l’antichissima tradizione Vaisnava, questa duplice Divinità maschile e femminile è Dio – sono le dimensioni maschile e femminile della Verità Assoluta. Sri Radha è la totalità dell’energia e Sri Krsna è la sorgente della totalità dell’energia. Essi non sono diversi l’uno dall’altra come il muschio e il suo profumo sono sempre mescolati o come il fuoco e il suo calore sono inseparabili.
Radha e Krsna sono uno sebbene abbiano assunto due forme separate per godere dei loro divertimenti d’amore. Numerosi testi di teologia spiegano come possa essere così, ma i più esaurienti sono gli scritti di Krsnadasa Kaviraja Gosvami e di Rupa Gosvami, grandissimi maestri della tradizione Vaisnava i cui libri sono stati tradotti e commentati da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Perciò per comprendere Sri Radha i lettori farebbero bene a rivolgersi ai libri di Srila Prabhupada.

Sri Radha nella Letteratura

Da un punto di vista storico gli antichi Purana rivelano gran parte dei divertimenti manifestati di Sri Radha, anche se lo Srimad-Bhagavatam (10.30.28), la crema di tutta la letteratura puranica cita il Suo nome solo una volta – con il termine indiretto anayaradhitah, che significa “colei che adora Krsna nel modo migliore.” D’altra parte, sia il Padma Purana sia il Brahma-vaivarta Purana illustrano i Suoi divertimenti d’amore con Krsna e svelano che la coppia divina è la sorgente di tutto ciò che esiste. Infatti, il Brahma-vaivarta Purana contiene un racconto esoterico della creazione in cui Radha crea insieme con Krsna il mondo materiale.
La posizione dominante di Sri Radha nella teologia Vaisnava non è venuta alla luce fino a quando nel dodicesimo secolo il poeta santo Jayadeva Gosvami scrisse la sua famosa opera in sanscrito Gita Govinda. L’amore spirituale di Krsna divenne allora un tema celebrato in tutta l’India, reso in modo pittoresco nei festival e nelle espressioni artistiche, in cui la personalità di Radha arrivava talvolta a mettere in ombra quella di Krsna.
È importante sottolineare che Jayadeva aveva compreso la natura spirituale dell’amore di Radha e Krsna. Egli sapeva che le persone potevano facilmente scambiarlo per un amore materiale, paragonando la sua opera ad una poesia di amore erotico (come molti ancora fanno). Prevedendo questo malinteso egli iniziò la sua Gita Govinda con una parte intitolata Dasa-avatara in cui definisce chiaramente la natura divina di Krsna, elencando e glorificando le Sue discese trascendentali nelle diverse incarnazioni (avatara). Con una prefazione come questa, risulta ovvio che i rapporti amorosi che seguono – i rapporti di questo stesso divino Krsna che S’incarna in molti avatara – non sono comuni. In verità essi rappresentano il punto più alto dell’amore spirituale.
Questo amore è stato descritto più in maniera più esauriente in epoca successiva a Jayadeva. Nel quindicesimo secolo, due poeti bengalesi, Candidasa e Vidyapati, scrissero bellissimi versi in bengali sulla coppia divina. Nel sedicesimo secolo Sri Caitanya Mahaprabhu – la forma combinata di Radha e Krsna sotto le sembianze del Loro devoto – gustò queste poesie, insieme con l’innovativa opera in lingua sanscrita di Jayadeva. A Lui piaceva anche ascoltare il racconto di Radha e Krsna contenuto nell’antichissima opera di Bilvamangala Thakura, la Sri Krsna-karnamrta e nell’opera poetica contemporanea di Ramananda Raya, la Jagannatha-vallabha-natakam.
I seguaci di Sri Caitanya furono pronti ad unirvi le loro realizzazioni e le loro intuizioni basate direttamente sulla letteratura precedente.
Due esempi importanti sono la Radha-rasa-sudha-nidhi-stotram, composta da Prabhodananda Sarasvati e la Radha-Krsna-ganoddesa-dipika di Rupa Gosvami; quest’ultima è senza dubbio l’esposizione più dettagliata della divina personalità di Sri Radha che sia mai stata pubblicata.

I Suoi Divini Divertimenti

Come si svolge la storia di Radha nel mondo delle tre dimensioni? Sebbene siano molte le versioni di questo racconto, la più avvincente si trova nel Padma Purana (Patala-khanda, Capitolo 71): circa cinquemila anni fa, una mattina di buon’ora nell’atmosfera agreste di Vraja (a circa 150 chilometri a sud dell’attuale Delhi), Maharaja Vrsabhanu faceva il suo bagno mattutino nel santo fiume Yamuna. In quel momento vide una meravigliosa bambina che galleggiava su un radioso fiore di loto completamente sbocciato. Con grande gioia prese in braccio la divina bambina e la portò alla sua regina Kirtida Devi.

Quando Kirtida vide il marito con questa splendida bambina, fuori di sé dalla gioia riversò sulla piccola Radha un grandissimo affetto.
Il re e la regina però si accorsero subito che la bambina non apriva gli occhi. Questo naturalmente spezzò il loro cuore e pregarono Dio affinché La benedicesse con il potere della vista.
Subito Yasoda Devi, la moglie di Nanda Maharaja, arrivò da Gokula tenendo in braccio il piccolo Sri Krsna. Vrsabhanu e Kirtida, ora genitori di Sri Radha, l’accolsero con i dovuti onori, ma Yasoda non riusciva a distogliere gli occhi dalla bambina appena nata che riposava tra le braccia di Kirtida Devi.
Yasoda si avvicinò con il piccolo Krsna e non appena Krsna fu di fronte alla bambina, Ella per la prima volta aprì gli occhi.
Giustamente la Sua prima visione fu il volto simile alla luna del Suo amato Sri Krsna ed Ella rimase fissa a contemplare la Sua amata forma. Anche Krsna fu sopraffatto dall’amore vedendo davanti a Sé la Sua eterna consorte nelle sembianze di una bambina. In questo modo le Scritture riportano come l’eterna coppia divina “S’incontri” ogni volta che Essi appaiono nel mondo materiale. Mentre entrambi “col passare degli anni crescono”, giocano con amici affezionati, nuotano nella Yamuna, pascolano le mucche e gustano reciprocamente gli abbracci amorosi. I testi sacri e le realizzazioni dei saggi sviluppano con cura i dettagli creando racconti che funzionano come magneti virtuali per attrarre tutti coloro che li ascoltano a tornare nel mondo spirituale.

La Danza d’amore in Cerchio

Tra tutti questi racconti, la rasa-lila, la danza d’amore in cerchio descritta nello Srimad-Bhagavatam, è per molti aspetti il più importante.
La danza divina avviene in una notte autunnale di luna piena quando le pastorelle (gopi) di Vrndavana, sentito il suono del flauto di Krsna, escono furtivamente dalle loro case per stare con Lui. La rasa-lila è considerata uno dei più elevati ed esoterici tra i divertimenti rivelati di Krsna e non dovrebbe mai essere confusa con i divertimenti mondani caratterizzati da desideri lascivi.
Per conseguenza, i commentatori Vaisnava esprimono chiaramente un concetto: l’amore romantico umano è un riflesso sbiadito e debole dell’originale amore estatico dell’anima per Krsna, Dio, nel mondo spirituale. Lo studio della rasa-lila sotto la guida di un maestro spirituale autentico permette di realizzarla come una verità tangibile. Esso inoltre permette di sviluppare l’amore per Dio, come fanno le gopi nella loro danza d’amore.

La Misericordia di Radha

In breve, la teologia di Sri Radha è profonda. Le Scritture affermano che prima di ottenere la misericordia di Krsna si devono trascorrere molte vite caratterizzate da attività pie, da rituali religiosi e dalla perfezione yogica. E quando si fa questo, Krsna non è lontano. Infatti è grazie alla misericordia di Radha che si può ottenere Krsna.
Radha è l’incarnazione della misericordia di Krsna e grazie a Lei si può raggiungere il culmine del percorso spirituale. Srila Prabhupada riassume tutto questo nel modo seguente:

“Radharani, Tu sei molto cara a Krsna. Perciò noi Ti offriamo i nostri rispettosi omaggi.” Radharani è hari-priya: “molto cara a Krsna”. Grazie alla misericordia di Radharani possiamo facilmente ottenere Krsna. Se Radharani raccomanda: “Questo devoto è molto bravo,” Krsna mi accetta immediatamente, anche se sono un grande sciocco. Poiché sono raccomandato da Radharani, Krsna mi accetterà. Perciò a Vrndavana troverete che tutti i devoti cantano più il nome di Radharani che quello di Krsna. Ovunque andrete sentirete i devoti salutarsi con “Jaya Radhe!” Lo sentirete ancora oggi a Vrndavana. I devoti glorificano Radharani.
Se per comprendere Krsna userete il metodo speculativo, vi saranno necessarie moltissime vite. Se invece eseguirete il servizio devozionale e cercherete di soddisfare Radharani, otterrete facilmente Krsna. Radharani può dare Krsna. Ella è una grandissima devota, l’emblema del maha-bhagavata. Perfino Krsna non può comprendere la qualità della devozione di Radharani. Sebbene Krsna dica vedaham samatitani – “Io so tutto“ – Egli non riesce a comprendere Radharani. Ella è molto elevata.

–Elevation to Krsna Consciousness, Capitolo 5


È alla ricerca di queste verità che Radha e Krsna discendono nella forma di Sri Caitanya Mahaprabhu, perché in questa forma possono gustare la misericordia più elevata e donarla agli altri. La principale manifestazione di questa misericordia è il santo nome nella forma del maha-mantra:Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare/ Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.
In questo mantra si manifestano completamente sia Radha che Krsna. Una preghiera a Sri Radha (Hare è il vocativo di Hara, un altro nome di Radharani), con cui s’implora Krsna d’impegnarci nel servizio devozionale, la più elevata forma di yoga. Radha è il mezzo con cui si realizza questo servizio, perché Ella è l’incarnazione della devozione, l’essenza dell’amore per Krsna.

Satyaraja Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, è un condirettore di BTG. Ha scritto più di venti libri sulla coscienza di Krsna. Vive vicino a New York City.

I Nomi di Radha

Ci sono innumerevoli nomi per la divinità nella forma femminile come ci sono per Krsna, la Sua copia maschile. Ecco alcuni dei nomi più comuni con cui i devoti La invocano.

Aradhana: la radice del nome Radha che significa “colei che eccelle
nell’adorazione di Krsna”
Damodara Rati: Colei che si veste per piacere a Damodara (Krsna)
Gandharvi: cantante esperta
Gokula-taruni: Colei che è adorata da tutte le ragazze di Gokula
(Vrndavana)
Govinda-mohini: Colei che confonde Krsna
Govinda-nandini: Colei che dà piacere a Govinda (Krsna)
Govinda-sarvasva: Colei che è tutto per Govinda
Hara: Colei che con il Suo amore rapisce il cuore di Krsna (citato nel
Narada-pancaratra 5.5.59)
Krsnamayi: Colei che non è differente da Krsna
Madana-Mohana-Mohini: Colei che incanta l’incantatore di
Kamadeva. Krsna incanta tutti, compreso Kamadeva (Madana),
il dio della seduzione, ma Sri Radha incanta Krsna
Radharani: Radha, la regina
Radhika: Colei che con la Sua adorazione di Krsna esaudisce i Suoi
desideri
Sarva-kanta-siromani: il gioiello più prezioso fra tutte le consorti di
Krsna
Sarva-laksmi: la sorgente e la forma completa della dea della fortuna
Vrndavanesvari: la regina di Vrndavana
Vrsabhanu-nandini: la figlia di Vrsabhanu

Per una descrizione dei sacri segni che si trovano sotto i piedi di Srimati Radharani, vedere il sito http://www.vrindavan.de/lotusfeet.htm

ESTRATTI DI LIBRI

Viaggio di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati nel Sud dell’India

Agli inizi degli anni ’30, l’intrepido predicatore della coscienza di Krsna riceve grandiose accoglienze dai devoti del Sud dell’India.
di Bhakti Vikasa Swami
India del Sud, 1930-31 & 1932

SRILA BHAKTISIDDHANTA SARASVATI voleva installare 108 pada-pitha1 (riproduzioni delle impronte dei piedi di Sri Caitanya Mahaprabhu) nei luoghi sacri che erano stati visitati dal Signore, per provare che Egli era stato lì, ma riuscì a farlo solo in otto luoghi, cinque dei quali durante il suo viaggio nel Sud dell’India del 1930.
Furono mandati avanti dei gruppi per organizzare brevi e semplici programmi d’installazione con le locali autorità del tempio. In ogni posto Srila Sarasvati Thakura, accompagnato da un piccolo gruppo, installava una pietra su cui erano le impronte dei piedi di Mahaprabhu lavandola con l’acqua del Gange, eseguendo l’arati, leggendo parti pertinenti della Sri Caitanya-caritamrta e facendo sankirtana. Dava donazioni ai sacerdoti e ai presidenti dei templi per la costruzione di un semplice tempietto per le impronte e dopo un giorno o due ripartiva.
La spedizione iniziò il 23 dicembre del 1930, quando il gruppo si spostò da Calcutta a Jajpur, in Orissa. Qui le impronte di Sri Caitanya furono installate vicino al fiume Vaitarani, conosciuto anche con il nome di Viraja.
Si diceva che il nonno di Sri Caitanya, Upendra Misra, fosse originario di Jajpur e Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati e il suo gruppo si recarono a visitare gli abitanti di questa zona, che affermavano di discendere dalla famiglia di Sri Caitanya. Essi andarono anche a visitare la Divinità di Varahadeva, il cui tempio sorgeva sulla riva opposta del Vaitarani. Mentre lo attraversava, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati fece questo commento: “Attraversare il Vaitarani significa lasciare l’ambiente materiale per entrare a Brahmaloka (il mondo spirituale).”2 Nella notte del 25 dicembre partirono dalla stazione di Jaijpur al limite di una fitta giungla. Quando improvvisamente si sentì il ruggito delle tigri, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati chiese: “Ah, sono le tigri che ruggiscono?”
Il 26 dicembre il gruppo arrivò a Kurmaksetra, presieduta dalla Divinità di Sri Kurma. A sera, i brahmana ivi residenti offrirono una cerimonia di benvenuto e dopo aver compiuto il parikrama del tempio, Srila Sarasvati Thakura installò le impronte dei piedi di Sri Caitanya. Successivamente il gruppo installò i pada-pitha a Simhacalam (27 dicembre), a Kovvur (29 dicembre) e a Mangalagiri (31 dicembre). A Kovvur, dopo aver consultato le persone del posto e la descrizione contenuta nella Sri Caitanya-caritamrta, un gruppo mandato avanti individuò approssimativamente il luogo sulla riva del fiume Godavari dove Sri Caitanya Mahaprabhu aveva incontrato per la prima volta Sri Ramananda Raya e parlato con lui. Per installarvi un pada-pitha, Sripada Bon Maharaja, guida del gruppo, scelse un terreno adatto che il proprietario donò con gioia.
Srila Sarasvati Thakura e i suoi compagni raggiunsero Madras il 2 gennaio del 1931. L’Harmonist così descrisse gran parte del restante viaggio:

Dopo un soggiorno di due giorni a Madras, Sua Divina Grazia partì per Trivandrum e durante il viaggio visitò i templi di Sri Varadaraja a Visnukanci, quello di Sri Ranganathaji a Srirangam e quello di Janardana Visnu a Varkala.3 Sua Divina Grazia arrivò a Trivrandrum il 7 gennaio. Poi visitò Sri Ananta Padmanabha ed infine si recò a Tiruvattar, dove vide Sri Adi-kesava. Fu in questo luogo che Sri Gaurasundara aveva scoperto il manoscritto della Brahma-samhita. Il giorno nove Sua Divina Grazia visitò Sri Kanyakumari, che è il punto più a sud dell’India, noto anche come Cape Comorin. Nello stesso giorno Sua Divina Grazia tornò a Trivandrum per presiedere a una lezione pubblica tenuta nella locale Jubilee Hall da Sua Santità Srimad Bhakti Hrdaya Bon Maharaja della Gaudiya Mission. Il 14 gennaio Sua Divina Grazia tornò a Calcutta passando da Madras, dove presiedette ad una seconda lezione di Swamiji Bon sulla vita e gli insegnamenti di Sriman Mahaprabhu data nella Madhva Association locale. Sua Divina Grazia fu molto felice di visitare la residenza di Srijut Ramacandra Rao nella città di Rajmahendri, in seguito alle sue fervide preghiere. Questo gentiluomo aveva donato spontaneamente alcuni terreni di valore a Kovvur per erigervi il tempietto per le impronte del Signore Supremo, in ricordo del Suo incontro in quel luogo con Raya Ramananda nel 1510 A.D. Sua Divina Grazia ricevette una calorosa accoglienza da parte dello Stato di Travancore e gli fu messa a disposizione una residenza adatta per il suo breve soggiorno a Trivandrum nel PadmaVilasa Palace.4

Srila Sarasvati Thakura commentò che la Divinità di Kanyakumari, da cui ha preso nome la cittadina, somigliava a quella di Caitanya Mahaprabhu presso la Sri Caitanya Matha e che nonostante Kanyakumari fosse generalmente nota come Durga prima del suo matrimonio con il Signore Siva, i Vaisnava ritengono che ella sia Laksmi, la figlia dell’oceano sulla cui riva ella risiede. Egli aggiunse che proprio come Kuruksetra è il luogo delle gopi anziane, Kanyakumari è quello delle gopi non sposate e che qui il vipralambha-bhava è triplo rispetto a quello di Puri.5
Tornando in Bengala, prima del Parikrama di Navadvipa-dhama, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati rimase nell’India del Nord per circa un anno prima di dirigersi nuovamente verso Madras (questa volta assieme a venti devoti), dove ricevette delle accoglienze piuttosto formali, mentre quella ricevuta al suo arrivo era stata senza precedenti. Organizzata da rappresentanti pubblici insieme con la Corporazione Municipale, essa si era svolta con feste in cui si eseguiva musica tradizionale locale, con una banda di ottoni, con gruppi di kirtana, con una sfilata di Boy-Scout e una moltitudine di persone, molte delle quali agitavano bandierine e festoni, e tutte si sforzavano di vedere e ascoltare questo straordinario santo del Bengala. In onore di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati furono sparati trentadue colpi di cannone e le truppe guidate dai Britannici furono schierate per controllare la folla. Tutti i giornali importanti della città riportarono l’accoglienza fatta a Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati e le sue successive attività a Madras. L’undici gennaio 1932, sotto il titolo “Il Guru Maharaja della Gaudiya Matha a Madras”, il giornale Justice riportava:

Sua Divina Grazia Paramahamsa Sarasvati Gosvami Maharaja, il grande Acarya del culto Gaudiya e Presidente del Sri Visva-Vaisnava Sabha, è arrivato ieri a Madras con il Calcutta Mail. Sua Santità è accompagnato da circa trenta persone compreso il segretario del citato sabha, il suo segretario privato, il direttore della Gaudiya, il Professor J. Dasadhikary, Bhakti-Sastri, il Professor H. P. Mandal e il Signor G. C. Deb, Retd. Deputy Supdt. di Allahabad.
Sua Grazia, mentre si dirigeva alla Stazione di Cuttack, fu onorato con l’offerta di ghirlande dai residenti della città a Rajahmundry, a Kovvur e a Basin Bridge.
Alla Stazione Centrale, Sua Divina Grazia fu ricevuto e glorificato ad alta voce da molti eminenti cittadini e dai membri della Gaudiya Matha di Madras. Appena lo Swamiji scese, B. H. Bon Maharaja gli presentò il Presidente della Madras Corporation, T. S. Ramaswami Iyer, l’Onorevole Ministro Signor P. T. Rajan, S. V. Ramaswami Mudaliar e l’Onorevole Dewan Bahadura S. G. Narayanswami Chettiar, C. I. E., che offrirono ghirlande a Swamiji.
Sua Divina Grazia salì su una macchina splendidamente decorata per seguire una lunghissima processione di sankirtana composta da tridandi-svami, da brahmacari, dalla piccola nobiltà della città, dagli esploratori provinciali, da alcuni gruppi di kirtana e dai devoti di Calcutta, che partì dal Madras Club e procedette lentamente fino alla Gaudiya Matha di Gopalapuram attraversando la West Cott’s Road, Woods Road, Rayapettah Bazar Road, Lloyd Road e Corn Smith Road.
Oltre agli insigni gentiluomini che ricevettero il Gosvami Maharaja alla Stazione Centrale, gli abitanti di Rayapettah, di Mylapure e di Gopalapuram ricevettero il grande Acarya all’angolo della Pycrofts Road e l’Onorevole Ministro Dewan Bahadura S. Kumarswami Reddiar accompagnò Sua Divina Grazia alla Matha stessa. Tutto il gruppo della processione insieme con Swamiji Maharaja entrò nella nuova sede della Gaudiya Matha e poi la macchina si fermò nuovamente al cancello dell’abitazione di alcuni suoi discepoli a Lloyd Road, dove Sua Divina Grazia fu debitamente onorato da tutta la famiglia con arati ecc.
Poi Guru Maharaja scese dalla macchina e fu accompagnato alla “Sri Krsna Hall” della Matha addobbata per l’occasione, dove il Professor L. N. Govindarajan del Loyola College, lesse in nome dei residenti della colonia di Gopalapuram un discorso di omaggio a Sua Divina Grazia.
Anche l’Onorevole Ministro Dewan Bahadura S. Kumarswami Reddiar fece un discorso a nome della popolazione di tutta la Provincia, in omaggio a Paramahamsa Maharaja. Poi l’Acarya rispose brevemente e in modo adeguato.6

Il 23 gennaio, Srila Sarasvati Thakura presentò il servizio a Sri Sri Guru-Gauranga-Gandharvika-Giridhari nella Gaudiya Matha di Madras. Il 27 gennaio il governatore della provincia di Madras, Sua Eccellenza Sir Gorge Frederick Stanley, accompagnato da Lady Beatrix e dai suoi segretari privati e militari venne alla Gaudiya Matha di Madras e pose la prima pietra per la costruzione della Sri Krsna Kirtana Hall. Sua Eccellenza fece osservare:

Nonostante che la Missione sia stata fondata a Madras da pochissimo tempo, è evidente che è stato fatto un grande progresso; essa ha attratto a sé molti uomini influenti ed ha avuto successo nel trovare una sede permanente in cui espandersi. Vorrei esprimere quale grande piacere sia per me incontrare oggi il capo spirituale della Missione, il Presidente Acarya, e io prego che questa opera e tutti i componenti della Missione possano essere benedetti dalla grazia divina che li ispira e che possano sempre progredire verso il loro scopo di portare la pace in India e a tutta l’umanità.7

Molti brahmana Vaisnava dell’India del Sud, profondi conoscitori degli sastra, avevano una grande stima di Srila Sarasvati Thakura e dei suoi discepoli per la loro fedeltà agli sastra e alla diffusione della Visnu-bhakti. A loro volta Srila Sarasvati Thakura e i suoi seguaci avevano molta stima dei numerosi brahmana Vaisnava dell’India del Sud, che sostenevano con rigore la loro cultura e i loro principi.
Srila Sarasvati Thakura espresse il desiderio di predicare in tutta l’India del Sud, ritenendola un luogo di devozione dovuta alla diffusione dell’influenza di Ramanujacarya e Madhvacarya. Egli apprezzava la religiosità delle persone e il loro sviluppato senso filosofico, ma era rammaricato dal fatto che il monismo fosse prevalente. Egli desiderava che vi fossero costruiti grandi templi Gaudiya Vaisnava. Una volta disse: “Tornerò per riprendere quei miei discepoli che non completano il loro bhajana e non tornano da Dio. In quell’occasione contemporaneamente soddisferò il mio desiderio di predicare nel Sud dell’India e a Vrndavana e installerò molti pada-pitha di Caitanya Mahaprabhu.” Egli disse che le persone del Sud dell’India conoscono l’arcana ma non il kirtana e che conoscono le forme Visnu del Signore come Vasudeva, Kurma, Nrsimha e Narayana, ma non Radha-Krsna.8 In una lezione tenuta in Bengala affermò però:

Sri Caitanya-deva, la più misericordiosa delle incarnazioni, predicò le glorie di Radha-Govinda in tutto il Sud dell’India. Tuttavia oggi le persone che ci vivono sono nella stessa condizione in cui erano prima della venuta di Sriman Mahaprabhu. Perciò c’è di nuovo bisogno di predicare agli abitanti del Sud dell’India per far risvegliare le loro coscienze originali, visto che hanno completamente dimenticato tutto quello che Sriman Mahaprahu aveva loro insegnato. Essi affermano: “Noi siamo uomini razionali e intelligenti, non dei sentimentali come i Bengalesi,” ma non sono interessati ad ascoltare quello che riguarda Sri Sri Radha-Govinda.9 Quando noi installammo la Divinità di Radha-Govinda nella nostra Ramananda Gaudiya Matha dell’India del Sud, le persone del posto ci fecero opposizione e sollevarono molti ostacoli. Essi volevano invece che installassimo la forma a quattro braccia di Sri Visnu. Gli abitanti di Madras sono impegnati a discutere su Parthasarathi e non conoscono il Radha-Govinda-lila. Essi sono molto sfortunati perché non sono qualificati per vedere il meraviglioso servizio al Signore Supremo, a cui i sei Gosvami, compagni di Sri Caitanya Mahaprabhu, avevano dato inizio nell’India del Nord.10

Durante la sua visita a Madras, Srila Sarasvati Thakura mostrò la sua vasta conoscenza degli sastra e della cultura vedica illustrando ai suoi discepoli le caratteristiche rilevanti del modo di vestire dei brahmana dell’India del Sud, che indossavano una tipica vesti come parte inferiore dell’abito e uno scialle di cotone sulle spalle o legato intorno ai fianchi, con la parte rimanente del petto e della schiena scoperte fatta eccezione per un upavita. 11 Egli disse che in passato non veniva usato l’upavita ma soltanto il dhoti e la parte superiore dell’abito, poi per i brahmana è diventato normale indossare un upavita al posto della parte superiore dell’abito. Quando i devoti bengalesi si mostrarono sorpresi del fatto che le brahmani dell’India del Sud indossassero i sari con un kaccha, Srila Sarasvati Thakura affermò che questo era l’uso vedico corretto.
Dopo aver accettato il Vyasa-puja a Madras, Srila Sarasvati Thakura ritornò verso il Bengala per presenziare al festival che sarebbe culminato nel Gaura-jayanti. Durante il viaggio fece una sosta per partecipare a un altro ricevimento molto stimolante, questa volta a Ellore, una cittadina della Provincia di Madras. Guidata dallo zamindar Rao Bahadura Mothi Gangaraju, praticamente tutta la popolazione festeggiò l’acarya con un’imponente processione di elefanti, cavalli, una banda musicale e centinaia di persone che portavano bandiere, festoni e alabarde da cerimonia. Srila Sarasvati Thakura, seduto in una carrozza trainata da cavalli e riccamente addobbata, attraversò le strade affollate sotto una continua pioggia di fiori. Alla fine della sfilata gli fu riservata un’entusiastica accoglienza da molte associazioni religiose, ciascuna delle quali lo lodò con panegirici e dichiarazioni di apprezzamento.
Poco tempo dopo, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati si recò di nuovo nell’India del Sud, facendo una breve sosta a Madras prima di proseguire per Coimbatore ed altre città, raggiungendo finalmente la località di Ootacamund in collina, dove trovò sollievo alla calura della pianura. Vi rimase più di due mesi, a volte dando lezioni, ma per la maggior parte del tempo concentrandosi a scrivere – corresse il libro in lingua inglese del Professor Sanyal Sree Krishna Chaitanya, lavorò alla traduzione in inglese della Brahma-samhita, completò il suo Gaudiya-bhasya sulla Sri Caitanya-bhagavata e componendo un libretto in inglese su Sri Ramananda Raya. Quando arrivarono le rinfrescanti piogge monsoniche si recò a Mysore, dove arrivò il 17 giugno 1932 per soddisfare un invito del Maharaja di Mysore, Sri Krsna Rajendra Udaiyar Bahadura. Questo Maharaja era molto noto per essere, come suo padre prima di lui, edotto sia nella filosofia orientale sia in quella occidentale e un generoso sostenitore dei diritti degli Indù e in particolare un ammiratore della Ramakrishna Mission. Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati ricevette gli onori di un ospite di Stato e alloggiò nel favoloso Rama Palace. Questo Maharaja organizzava e presenziava incontri pubblici nel palazzo, che conferiva importanza alle conferenze di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati.
Mentre era a Mysore, Srila Sarasvati Thakura fece notare che nel lontano ovest del distretto di Mysore si trovava Srngeri, dove l’impersonalista Sripada Sankaracarya aveva fondato una matha; in posizione diametralmente opposta, all’estremo est del distretto di Mulbagal, era stata fondata una matha da Sri Vadiraja della Madhva sampradaya, il cui sostegno alla Suddha-dvaita-siddhanta era diametralmente opposto agli insegnamenti di Sankaracarya; e poiché la città di Mysore è esattamente a metà tra questi due luoghi, è una località adatta a presentare l’acintya-bhedabheda-tattva di Sri Caitanya, che essendo il punto intermedio tra un monismo privo di qualità e un inflessibile dualismo, poteva armonizzare entrambe le posizioni, portando ad una conclusione perfetta le argomentazioni di entrambe.
In un’annotazione datata 21 giugno 1932 nel libro dei visitatori del college di sanscrito del maharaja, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati scrisse:

Ho visitato il college di sanscrito di H.H. Maharaja il 20-6-32 dove sono stato ricevuto con grande gentilezza e mi è stata mostrata la proprietà dall’onorevole rettore. Abbiamo potuto vedere la famosa collezione di manoscritti in sanscrito ed avere un breve colloquio con i professori del college. Siamo rimasti impressionati dall’atmosfera di cultura versatile e liberale del posto e da lla cordialità nel riceverci da parte del personale insegnante e degli studenti, Non potemmo fare a meno di sentire la mancanza di una cattedra di Srimad-Bhagavatam, che impersona la più elevata sintesi della religione nei suoi aspetti comparati.

Bhaktisiddhanta Sarasvati Patraraja 12, Sri Visva-Vaisnava-raja Sabha Sri Caitanya Matha, Sri Mayapur, Nadia, Bengala

Dopo dieci giorni trascorsi a Mysore, la tappa successiva fu Trivandrum, dove anche il Maharaja di Travancore ricevette Srila Sarasvati Thakura e il suo gruppo come ospiti di Stato. Egli guidò personalmente Srila Sarasvati Thakura a visitare il magnifico tempio di Ananta Padmanabha e ascoltò da lui gli insegnamenti di Sri Caitanya in relazione a quelli degli acarya Vaisnava dell’India del Sud.

NOTE
1 Da allora sono stati installati alcuni altri padha-pitha da discepoli discendenti di Srila Sarasvati Thakura.
2 Il fiume Vaitarani che circonda l’inferno si è manifestato sulla Terra con questo stesso nome in Orissa.
Il prototipo Vaitarani è descritto nello Srimad Bhagavatam 5.26.22: “Se nascendo in una famiglia responsabile – come quella di uno ksatriya, un rappresentante del governo e della monarchia –, una persona trascura di compiere i doveri che le sono stati prescritti in base ai principi religiosi, finirà col degradarsi e al momento della morte cadrà nel fiume infernale Vaitarani. Questo fiume è un fossato che circonda l’inferno ed è pieno di animali acquatici feroci. Gettato nel fiume Vaitarani, quel peccatore dovrà subire gli attacchi di questi animali, che cominceranno a divorarlo; tuttavia, a causa dei suoi gravi peccati non abbandonerà il corpo e ricorderà costantemente le sue attività colpevoli, soffrendo terribilmente in questo fiume di escrementi, urina, pus,sangue, peli, unghie, ossa, midollo, carne e grasso.”
Persone materialiste vengono a Jajpur per compiere cerimonie che li liberino dalle reazioni di quei loro peccati che potrebbero essere causa di imprigionamento nell’infernale Vaitarani.
Il prototipo Viraja descritto nelle Scritture è ai confini del mondo materiale e deve essere attraversato prima di entrare nel regno spirituale. Viraja significa vigata-raja (raja: mondo materiale; vigata: senza). (Vedi la Caitanya-caritamrta, Madhya 21.50)
3 Visnukanci: una zona interna alla città tempio di Conjeevaram (Kanchipuram).
4 Harmonist 28.280 (febbraio 1931)
5 La relazione tra Kanya-kumari e le gopi non sposate (Vraja-kumari) è che queste ultime pregavano Katyayani, che non è diversa da Kanyakumari, per ottenere Krsna come il loro sposo.
6 Riportato nella rivista Harmonist 29.256 (febbraio 1932)
7 Justice, 26 gennaio 1932; riportato in Harmonist 29.286 (marzo 1932).
8 Le affermazioni di questo paragrafo e del precedente furono fatte da Jati Sekara Prabhu.
9 Partha-sarathi: un nome di Krsna che significa “conduttore del carro di Arjuna”.
10 Srimad-Bhagavatam-tatparya 69.
11 Vesti: un dhoti indossato avvolgendolo due volte e senza kaccha (la lunghezza della stoffa ripiegata sul dietro).
12 Patraraja: presidente.

Bhakti Vikas Swami, originario dell’Inghilterra, è un sannyasi, guru e autore dell’ISKCON.
Trascorre la maggior parte del suo tempo in India, insegnando la coscienza di Krsna.

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