Ritorno a Krishna
La rivista del movimento Hare Krishna
volume 10 n. 3
maggio-giugno 1998
Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore Acarya
dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, a sessantanove anni, per concretizzare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna.
In dodici anni ha pubblicato più di sessanta volumi di traduzione e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha aperto in tutto il mondo asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Krsna.
I suoi discepoli continuano il Movimento a cui egli ha dato vita.
La Rivista del Movimento Hare Krishna
RITORNO
A KRISHNA
FONDATA NEL 1944
FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE:
Alida D'Ambrosio Ali Krsna devi dasi
REDAZIONE:
Nikunja Vasini devi dasi, Pancaratra dasa, Rasika devi dasi, Virabhadra dasa
AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa
ABBONAMENTI:
Dananistha devi dasi
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PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; â si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia Ciaitanya.
NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.
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RITORNO A KRISHNA Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89
Vol. 10 N. 3 - maggio-giugno 1998
Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI
Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.
Sped. in Abb. Post. Comma 20/C Legge 662/96 Filiale Firenze
SOMMARIO
L'ETERNA LOTTA
Una lezione di Srila Prabhupada
ALLA SCOPERTA DELL'ORIENTE
Thiruvanantapuram
SRIMAD BHAGAVATAM
In esclusiva la pubblicazione
dell'Undicesimo Canto
SRILA PRABHUPADA LILAMRTA
La biografia di Prabhupada
MAESTRI IN CUCINA
Le minestre
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Nemmeno Darwin, può essere indipendente
ANIMAL FORUM
IL MAHABHARATA
Continua il grande racconto epico
CALENDARIO VAISNAVA
Ricorrenze, Festività e Celebrazioni della tradizione vaisnava
LA FESTA DELLA DOMENICA
L'ETERNA LOTTA
La contesa tra un uomo potente e orgoglioso
e il suo giovane figlio devoto.
Srila Prabhupada ci ricorda la natura
e l'essenza dell'incarnazione di Sri Nrsimhadeva
in occasione della Sua apparizione.
Una conferenza tenuta a Bombay, il 5 Maggio 1974,
da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
FondatoreAcarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna,
Questa storia che riguarda la battaglia tra atei e credenti è molto istruttiva.
La storia di Prahlada Maharaja è eternamente vera. C'è sempre una lotta tra atei e credenti.
Se una persona diventa cosciente di Dio, cosciente di Krsna, troverà molti nemici perché il mondo è pieno di demoni. Che dire dei devoti di Krsna, anche Krsna quando viene personalmente deve uccidere molti demoni.
Persino lo zio materiale, Kamsa, voleva ucciderLo. Non appena nasceva un figlio dalla madre di Krsna, Devaki, Kamsa veniva ad ucciderlo. C'era stata una predizione che l'ottavo figlio della sorella di Kamsa, Devaki, avrebbe ucciso Kamsa. Così Kamsa uccideva tutti i suoi bambini. Alla fine giunse Krsna. Ma Kamsa non poté uccidere Krsna, fu piuttosto ucciso da Krsna.
Nessuno può uccidere Dio. I demoni, la società priva di Dio, vogliono semplicemente uccidere Dio. Ma Dio non viene mai ucciso, mentre il demone è ucciso da Dio.
Questa è la legge di natura. Questo è l'insegnamento che deriva dalla vita di Prahlada Maharaja.
Hiranyakasipu fu molto abile, come sono molto abili gli scienziati e i materialisti. Abilmente questi stanno investigando molte cose.
Qual è la loro idea? L'idea è la seguente: "Noi vivremo per sempre e godremo della gratificazione dei sensi sempre di più". Questo è chiamato un ateo avanzamento della civilizzazione.
Hiranyakasipu era un tipico materialista. Hiranya significa "oro" e kasipu significa "letti soffici" o "cuscini". Le persone materialiste sono molto attratte dal denaro e dal sesso. Questi sono i loro affari.
Il nome di Prahlada Maharaja viene da ahlada, che significa "beatitudine trascendentale". La reale identità dell'entità vivente è prahlada, "colma di beatitudine". Ma a causa della convivenza con la materia, noi ci troviamo in una condizione di vita miserabile.
Hiranyakasipu voleva diventare immortale, così si impose delle sofferenze talmente severe che l'intero universo tremò. Dovette venire Sri Brahma a pacificarlo; e gli chiese: "Cosa vuoi?".
Hiranyakasipu disse "Io voglio divenire immortale!"
Brahma replicò: "Sebbene io abbia una vita estremamente lunga, nemmeno io sono immortale, così non posso garantirti l'immortalità."
La durata della vita di Brahma è descritta nella Bhagavad-gita:
sahasrayugaparyantam arhad
yad brahmano viduh.
Questo significa che il giorno di Brahma è sahasrayuga. Sahasra-yuga significa un migliaio di volte la durata di quattro yuga (Satya, Treta, Dvapara, e Kali) ovvero un migliaio di volte quattromiliarditrecentomilioni di anni.
Dodici ore di Brahma quindi sono quattromiliardi e trecentomilioni di anni, ed egli vive per cento anni, ognuno dei quali composto da trecentosessanta di questi giorni.
Sebbene Brahma viva per trilioni di anni è quindi soggetto alla morte. Ovunque andiamo all'interno di questo mondo materiale, che sia Brahmaloka oppure Patalaloka, dovremo incontrare la morte. Questo è il problema.
Krsna afferma nella Bhagavad-gita che "il problema reale è janma-mrtyu-jara-vyadhi: la nascita, la morte, la vecchiaia e la malattia".
Hiranyakasipu intendeva risolvere questo tipo di problemi in modo materialista, ma questo non è possibile.
Quando Brahma disse che egli non sarebbe stato in grado di rendere Hiranyakasipu immortale, allora Hiranyakasipu cercò di assicurarsi l'immortalità attraverso un inganno. Chiese a Brahma di garantirgli che egli non sarebbe stato ucciso in nessuno dei seguenti modi: attraverso un'arma; durante il giorno o durante la notte, sulla terra, nell'acqua o in cielo; dentro o fuori un edificio; né da un uomo, né da un animale.
Queste erano le condizioni che Hiranyakasipu pensava fossero sufficienti per l'immortalità. Ma per proteggere Prahlada Maharaja, Sri Nrsimhadeva uccise Hiranyakasipu senza violare le promesse fatte da Brahma.
Nrsimhadeva non era né uomo, né bestia, ma mezzo uomo e mezzo leone. Mettendo Hiranyakasipu sulle Sue ginocchia, il Signore lo uccise con i Suoi artigli, sull'uscio del palazzo del demone, al tramonto.
Prahlada è l'opposto di Hiranyakasipu. Egli è il Signore dei devoti. In ogni condizione, un devoto rimane sempre un umile servitore di Krsna. Quindi egli non corre pericolo. Persino se si trova nel pericolo, egli sarà salvato.
Krsna nella Bhagavad-gita dice:
kaunteya pratijanihi
na me bhaktah pranasyati
"Arjuna, proclamalo pure a tutto il mondo che chiunque abbia preso rifugio ai Miei piedi di loto, che è diventato Mio devoto, non perirà mai."
E in seguito dichiara:
sarvadharman parityajya
mam ekam saranam vraja
aham tvam sarva papebhyo
moksayisyami ma sucah
"Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato non temere."
Così queste sono le promesse. Ma la classe degli uomini atei come Hiranyakasipu non può capire. Questo è il loro difetto, loro sfidano Dio costantemente. Il dissenso tra il padre (Hiranyakasipu) e il figlio (Prahlada) consisteva nel fatto che il figlio era credente mentre il padre no. Così alla fine il padre vide Dio nella forma della morte. Fino a quel momento non avrebbe potuto salvarsi.
Questa è la differenza tra i credenti e gli atei. Gli atei con fare di sfida esortano i credenti dicendo: "Dove è Dio? Puoi mostrarmelo?" I devoti replicano a tali provocazioni:
"Bene, potrai vederLo. Non adesso. Ma alla maturazione delle attività peccaminose, quando la morte arriva, tu potrai vederlo."
Prahlada Maharaja è uno dei nostri guru. Ci sono dodici guru chiamati mahajana:
svayambhur naradh sambhuh
kaumarah kapilo manuh
prahlado janako bhismo
balir vaiyasakhir vayam
"Brahma, Bhagavan, Narada, Siva, i quattro Kumara, Kapila (il figlio di Devahuti), Svayambhuva Manu, Prahlada Maharaja, Janaka Maharaja, il nonno Bhisma, Bali Maharaja, Sukadeva Gosvami, e io (Yamaraja)".
Se vogliamo fare progressi nella vita spirituale, dobbiamo seguire i mahajana, le grandi personalità. Essi sono menzionati precisamente nelle scritture.
Prahlada Maharaja è il nostro guru nella successione disciplica. Il Mahabarata (Vanaparva 313.117) insegna:
tarko prathisthah srutayo vibhinna
nasav rsir yasya matam na bhinam
dharmasya tattvam nihtam guhayam
mahajano yena gath sa panthah
"Le aride argomentazioni non sono
conclusive. Una grande personalità
la cui opinione non differisce da
quella degli altri non è considerato
un grande saggio. Semplicemente studiando i Veda, i quali sono vari, non è possibile raggiungere il giusto sentiero attraverso il quale i principi religiosi sono compresi. La solida verità dei principi religiosi è nascosta nel cuore di una persona pura e autorealizzata. Di conseguenza, come le scritture confermano, si dovrebbe accettare qualsiasi sentiero verso il progresso che i mahajana indicano."
Noi non possiamo tracciare il sentiero della religione. E' molto difficile identificarlo perché ci sono molte scritture e molti filosofi. Ogni filosofia ha una diversa opinione. Così come è possibile intraprendere il reale sentiero della religione? Bisogna seguire le orme delle grandi personalità. E Prahlada Maharaja è uno di loro.
Prahlada Maharaja era nato in una famiglia di demoni. Suo padre era un demone. Prahlada Maharaja era solito rivolgersi al padre come asuravarya, "il migliore dei demoni". Hiranyakasipu stava battendo affettuosamente la spalla di suo figlio chiedendo: "Mio caro figlio fai questo, fai quello. Dimmi le migliori cose che hai imparato."
Così Prahlada Maharaja replicò: tat sadhu manye 'suravarya dehinam. Egli non disse mai: "Mio caro padre". Egli disse: "Mio caro 'migliore tra i demoni' ho appreso qualcosa di molto bello". Che cosa?
hitvamapatam grham andhakupam
vanam gato yad dharim asrayeta
"Questa vita mondana, questa vita materialistica, è uccisione del sé, proprio come un pozzo oscuro. Così si dovrebbe abbandonarla e andare nella foresta prendendo rifugio in Krsna. Questo è il migliore stile di vita."
Così suo padre divenne molto arrabbiato. Da ciò possiamo vedere che gli atei e i credenti non andranno mai d'accordo.
I credenti non si sottometteranno mai agli atei. Questo è il principio. Prahlada Maharaja fu esposto a così tanti problemi dal padre, ma non dimenticò mai di cantare om bhagavate vasudevaya namah. Mai si dimenticò di questa preghiera. Noi dovremmo imparare da questa storia che perfino in una situazione pericolosa non bisognerebbe mai dimenticarci di Krsna. Krsna ci salverà. E' detto nella Bhagavad-gita:
yam labdhva caparam labham
manyate nadikham tatah
yasmin sthito na duhkena
gurunapi vicalyate
"Raggiunta questa perfezione (la coscienza di Krsna), non si allontana più dalla verità e comprende che non c'è nulla di più prezioso. In questa posizione non è più turbato neppure dalle peggiori difficoltà. Questa è la vera libertà da tutte le sofferenze sorte dal contatto con la materia."
La coscienza di Krsna è così bella che se si diventa coscienti di Krsna ogni altro beneficio o guadagno è compreso. Ciò è così bello. Noi siamo ancora anelanti dopo aver preso questo, questo e quello, questo e ancora quello, tante e tante cose. Ma non appena si raggiunge la coscienza di Krsna è possibile essere soddisfatti. Proprio come Prahlada Maharaja. Gli furono offerte tutte le benedizioni. Sri Nrsimhadeva disse: "Mio caro Prahlada chiediMi qualunque cosa tu voglia." Ma Prahlada non chiese nulla. E fu così gentile. Egli è l'esempio di un figlio vaisnava in una famiglia. Nonostante i moltissimi problemi generati da suo padre, egli implorava Nrsimhadeva: "Mio Signore mio padre ha commesso molte offese. Gentilmente concedigli la liberazione." Egli non chiese niente per se stesso.
Così Narahari, Nrsimhadeva, immediatamente disse: "Perché parli di tuo padre soltanto? Il padre di tuo padre, suo padre, quattordici generazioni, tutte saranno liberate poiché un figlio come te è in questa famiglia." Tale è il beneficio. Se un figlio diventa un puro vaisnava devoto, egli può liberare quattordici generazioni.
Quale servizio possiamo rendere alla nostra famiglia o alla nostra nazionalità materiale? Ma se noi diventiamo un devoto, noi possiamo servire meglio tutta la nostra nazione, la nostra famiglia, l'umanità. Questa è la filosofia della coscienza di Krsna.
Il nostro movimento per la coscienza di Krsna sta predicando questa filosofia: "Accogli la coscienza di Krsna e la tua vita sarà perfetta". E il metodo è molto semplice. Non c'è segreto.
Proprio questa sera stavo parlando con un ragazzo che ha ottenuto un mantra e deve tenerlo molto segreto. Ma noi possediamo un mantra che non è segreto. Il nostro mantra Hare Krsna è aperto a tutti. Perché dovremmo tenerlo segreto? Se cantando il mantra Hare Krsna possiamo avvicinarci a Dio, la Suprema persona di Dio, perché dovrebbe rimanere segreto? Dovrebbe essere distribuito in modo che chiunque possa tornare da Dio. Così non c'è segreto. Noi non approviamo alcun mantra segreto.
In questa era di Kali è molto difficile giungere alla giusta conclusione attraverso la filosofia o altri metodi. "Kali" significa l'era della discordia, del fraintendimento e della rivendicazione. Per questo nelle Scritture è apertamente dichiarato:
harer nama harer nama
harer namaiva kevalam
kalau nasty eva nasty eva
nasty eva gatir anyatha
"In questa era di Kali non c'è alternativa, non c'è alternativa, non c'è alternativa per il progresso spirituale che il santo nome, il santo nome, il santo nome del Signore."
La meditazione, il sacrificio, elaborate adorazioni nel tempio, in questa era tali cose sono impossibili da realizzare, ma persino un bambino può cantare Hare Krsna maha-mantra, sia un bambino può prendere parte che un uomo vecchio può prendere parte.
Così questo è il santo metodo per la realizzazione di Dio. Non c'è trucco, ma il guadagno è molto molto grande. Tale era l'insegnamento di Prahlada Maharaja e noi stiamo seguendo le sue orme. Aderiamo stabilmente ai suoi principi e diventiamo sempre più avanzati nella coscienza di Krsna.
Grazie molte.
Thiruvanantapuram
Il trono di Sri Visnu
di Rasika devi dasi
L'antico nome della città di Trivandrum, Thiruvanantapuram, fa riferimento al nucleo essenziale della vita del luogo: la divinità di Sri Padmanabha Svami.
Da tempo immemorabile i re di Tranvacore (il regno comprendeva la parte Sud dello stato del Kerala di cui oggi Thiruvanantapuram è la capitale) si recano giornalmente a visitare la divinità di Padmanabha porgendoGli i loro rispetti e il resoconto dell'amministrazione statale. Tutti gli individui, anche quelli che in questo mondo ricoprono alte cariche, devono tener presente che la loro identità più vera è quella di essere servitori di Dio.
Quali perfetti devoti di Sri Visnu, i re di Tranvacore non si considerano altro che ministri del Signore posti in tale posizione per governare secondo giuste leggi il Suo stato.
Se qualcuno si chiedesse da quanto tempo la divinità di Padmanabha è adorata nel magnifico tempio sarebbe molto difficile trovare risposta poiché ormai da tempo immemorabile. Essa protegge e benedice
la città che si dice sia la più cara ad Ananta Sesa, il serpente celeste su cui Sri Visnu riposa.
Il Granthavali e l'Anantasayana Mahatmya sono d'accordo nell'affermare che il tempio fu costruito agli albori del Kali yuga, circa 5000 anni fa. Si racconta che il celebre saggio Divakara Muni decise di porre le basi del tempio durante il novecentocinquantesimo giorno del Kali yuga.
Quando l'era più oscura e terribile stava per avere inizio, quando la coscienza dell'uomo sarebbe stata ricoperta e assopita dall'oblio, il Signore e i Suoi devoti presero gli opportuni provvedimenti per offrire delle roccaforti dello spirito, dove chiunque avrebbe potuto curare la dimenticanza e imparare a donarsi con amore a Krsna.
L'Anantasayana Mahatmya racconta che un giorno, mentre il santo Divakara Muni compiva la sua adorazione alla Salagramasila, Sri Visnu apparve dinanzi a lui nella forma di un bambino, senza rivelargli la Sua identità.
Il saggio fu completamente affascinato da quel bambino dalla pelle luminosa, dai meravigliosi riccioli scuri, dallo sguardo penetrante e misericordioso. In breve tempo l'anziano uomo di sapienza si sentì talmente legato a quel singolare fanciullo che Gli fece promettere di rimanere sempre con lui.
Il bambino divino promise che non Si sarebbe mai allontanato da lui, a condizione però che il saggio non si mostrasse mai al Suo cospetto in preda alla collera.
La felicità di Divakara Muni raggiunse il culmine, ritenendo quella piccola clausola un dettaglio di poco conto, che facilmente avrebbe rispettato essendo quel suo piccolo amico un compagno del tutto adorabile.
Ma Sri Krsna, nella Sua forma di bambino, divenne sempre più impertinente finché un giorno, mentre il saggio era assorto in meditazione, prese la Salagramasila che Divakara Muni adorava ogni giorno con intensa devozione e cominciò a giocarci battendola per terra.
Il saggio, che fino a quel momento aveva tollerato tutti i Suoi scherzi con affetto paterno, perse la pazienza.
A quel punto, senza indugiare il bambino scomparve lasciando dietro di Sé queste parole: "Se mai vorrai vederMi ancora vieni ad Ananta kadu".
Solo in quel momento Divakara Muni comprese che quel bambino non era altri che Sri Visnu, il Signore che ogni giorno adorava. Da quel momento non smise mai di cercarLo dimenticandosi perfino di mangiare e di dormire.
Andava vagabondando nella foresta, guardando in ogni anfratto, dietro ogni cespuglio, chiamando con ardore il nome del suo amato Signore; ma le preghiere del saggio parevano non avere risposta, e alla sua voce rispondeva solo l'eco, o le risa di chi lo considerava un matto che ha perso la ragione.
Dopo giorni e giorni di questa ansiosa ricerca caratterizzata dal sentimento di separazione, ad un tratto vide il bambino divino svicolare e sparire nel buco del tronco di un albero Elappa.
Immediatamente il tronco cadde al suolo e, davanti allo sguardo sbalordito del saggio, prese la forma a quattro braccia di Mahavisnu, sdraiato sul serpente Ananta Sesa. La Divinità era talmente grande che la Sua testa raggiungeva la città di Tiruvalla e i Suoi piedi arrivavano a Tiruppapura.
Pervaso dalla gioia il saggio rivolse al Signore preghiere piene di devozione implorandolo di ridurre la Sua forma divina in modo da poterla ammirare per intero. Sri Visnu mostrò la Sua misericordia al Suo devoto riducendo la Sua forma ad una grandezza che l'occhio del saggio poteva abbracciare interamente.
Nel luogo in cui Sri Ananta Padmanabha Svami Si manifestò Divakara Muni fece costruire un tempio dove ancora oggi la Divinità viene adorata giornalmente.
Il tempio cambiò e si ingrandì nei secoli. Oggi il tempio di Sri Ananta Padmanabha Svami conta sette piani tutti finemente scolpiti e 324 colonne ornano il suo perimetro. Ogni giorno centinaia di devoti partecipano all'adorazione di Sri Visnu che consiste in diverse offerte di cibo tra cui l'immancabile noce di cocco d'oro contenente dei manghi acerbi per ricordare la devozione di un grande devoto, Vilvamagalathu Svamiyar che nell'ansia di celebrare l'apparizione della Divinità davanti ai suoi occhi porse a Sri Visnu ciò che più in fretta poté trovare, che consisteva infatti in una noce di cocco vuota contenente due manghi acerbi.
La Divinità originale non dimora più nel tempio di Thiruvanantapuram ma è stata sostituita da una composta da dodicimila Salagramasila trasportate dalla sorgente del Gange a bordo di un elefante. Diverse opinioni affermano che le Salagramasila sono tenute insieme da un impasto composto da gur (zucchero scuro) e cenere oppure da una miscela ottenuta mescolando succo di limone, polvere di granito, melassa e mostarda. In ogni caso la formula è andata perduta.
In questa atmosfera densa di devozione e spiritualità si percepisce, in maniera tangibile, la presenza di Krsna.
Recarsi a Thiruvanantapuram
Come arrivare: Thiruvanantapuram, meglio conosciuta con il nome di Trivandrum, è la capitale dello stato del Kerala. Arrivarci non è difficile. Treni e aerei per Trivandrum partono da tutte le principali città dell'India. L'aeroporto si trova circa 6 km dal tempio di Padmanabha Swami e la stazione a circa 2. Prendere un autoriksa è, nella maggior parte dei casi, la soluzione migliore.
Dove alloggiare: Poiché Trivandrum è una città turistica la scelta di alloggi è alquanto vasta. Comunque le maggiori concentrazioni di Hotel si trovano intorno alla stazione (Station Road) e lungo Manjalikulam Road.
Templi ISKCON: Il tempio ISKCON di Trivandrum si trova sulla strada diretta al W&C Hospital (Hospital Road). Il tempio è abbastanza piccolo e non ci sono camere per gli ospiti. Per informazioni potete telefonare allo 009147168197.
Le Festività e le Celebrazioni
Vi sono due principali festività che ogni anno interessano la divinità di Sri Ananta Padmanabha Svami: una di queste si svolge durante Marzo e Aprile (Minam) e l'altra durante Ottobre e Novembre (Thulam). Ognuno di questi periodi festivi dura dieci giorni e tutte le cerimonie si svolgono all'interno del tempio di Sri Ananta Padmanabha Svami tranne l'ultimo giorno in cui la Divinità è portata intorno al tempio e successivamente alla spiaggia Shangumugham dove viene bagnata nell'oceano. La processione è guidata dal Maharaja di Tranvacore vestito semplicemente di un dhoti bianco accompagnato da cinque elefanti addobbati d'oro.
In Visita al Tempio
Sono molti i momenti di grande suggestività e profondità spirituale che scandiscono la giornata al Tempio di Sri Ananta Padmanabha Svami.
Tra questi meritano particolare attenzione gli arati (le cerimonie di adorazione della Divinità) che si svolgono diverse volte al giorno: alle 4,00, alle 5,15, alle 6,15, alle 8,45, alle 17,00 e alle 19,15. L'accesso è consentito solo agli indù nativi dell'India, ma eccezionalmente è consentito anche agli indù occidentali, purché vestiti appropriatamente.
Gli uomini devono indossare solamente il dhoti e per le donne è obbligatorio il sari.
Nessuna borsa può essere introdotta nel tempio e la durata dell'attesa per vedere la Divinità ammonta mediamente ad un'ora.
(nella pag. a fianco) Un'antica rappresentazione di Visnu sdraiato sul serpente Ananta.
(a sinistra) L'ingresso principale del Tempio di Sri Padmanabha.
(sotto) Un'illustrazione della divinità adorata a Thiruvanantapuram.
Tra tutte le scritture vediche il più illuminante testo che descrive la Personalità di Sri Krsna
SRIMADBHAGAVATAM
'UNDICESIMO CANTO'
Scritture Vediche
SRIMADBHAGAVATAM
Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello SrimadBhagavatam, undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.
CANTO 11
CAPITOLO 2
VERSO 23
avyahatesta-gatayah sura-siddha-sadya-
gandharva-yaksa-nara-kinnara-naga-loka n
muktas caranti muni-carana-bhautanatha-
vidyadhara-dvija-gavam bhuvanani kamam
avyahata: senza impedimenti; ista-gatayah: nel
muoversi come preferivano; sura: degli esseri
celesti; siddha: dei perfetti mistici; sadhya: dei
Sadhya; gandharva: dei musici celesti; yaksa:
dei compagni di Kuvera; nara: degli esseri
umani; kinnara: dei semidei minori, che possono
cambiare forma a piacere; naga: e dei serpenti;
lokan: i mondi; muktah: liberi; caranti:
viaggiano; muni: dei saggi; carana: degli angeli;
bhuta-natha: degli spettrali seguaci del Signore
Siva; vidyadhara: dei Vidyadhara; dvija: dei
brahmana; gavam: e delle mucche; bhuvanani:
i mondi; kamam: in qualsiasi modo desiderino.
TRADUZIONE
I nove Yogendra sono anime liberate che
viaggiano a loro piacere sui pianeti degli
esseri celesti, dei mistici perfetti, dei
Sadhya, dei cantori celesti, degli Yaksa,
degli esseri umani, e degli esseri celesti
minori come i Kinnara e i serpenti. Nessuna
forza materiale può impedire la loro libertà
di movimento, ed essi viaggiano
esattamente secondo i propri desideri,
anche nei mondi dei saggi, degli angeli,
degli spettrali seguaci di Siva, dei
Vidyadhara, dei brahmana e delle mucche.
VERSO 24
ta ekada nimeh satram
upajagmur yadrcchaya
vitayamanam rsibhir
ajanabhe mahatmanah
te: essi; ekada: una volta; nimeh: del re Nimi;
satram: il sacrificio soma; upajagmuh: si
recarono; yadrcchaya: come desideravano;
vitayamanam: compiuto; rsibhih: dai saggi;
ajanabhe: ad Ajanabha (l'antico nome di
Bharata-varsa); maha-atmanah: della grande
anima.
TRADUZIONE
Una volta, viaggiando in Ajanabha
[l'antico nome del pianeta Terra],
essi si recarono alla celebrazione
sacrificale di una grande anima,
Maharaja Nimi; tale celebrazione
era compiuta sotto la direzione di
saggi eminenti.
VERSO 25
tan drstva surya-sankasan
maha-bhagavatan nrpa
yajamano 'gnayo viprah
sarva evopatasthire
tan: essi; drstva: vedendo; surya: il
sole; sankasan: che potevano competere
in splendore; maha-bhagavatan: i puri
devoti del Signore; nrpa: o re
(Vasudeva); yajamanah: l'autore del
sacrificio (Nimi Maharaja); agnayah: i
fuochi; viprah: i brahmana; sarve: tutti;
eva: perfino; upatasthire: si alzarono in
segno di rispetto.
TRADUZIONE
Mio caro re, vedendo questi puri
devoti del Signore che potevano
competere con lo splendore del sole,
tutti i presenti l'autore del sacrificio,
i brahmana e perfino i fuochi del
sacrificio si alzarono in segno di
rispetto.
VERSO 26
videhas tan abhipretya
narayana-parayanan
pritah sampujayam cakre
asana-sthan yatharhatah
videhah: Nimi Maharaja; tan: essi;
abhipretya: riconoscendo;
narayana-parayanan : come devoti che
cercavano solo Narayana; pritah:
soddisfatto; sampujayam cakre: li adorò in modo completo;
asana-sthan: che erano stati fatti accomodare;
yatha-arhatah: come meritavano.
TRADUZIONE
Il re Videha [Nimi] comprese che quei nove
saggi erano grandi devoti di Dio, la Persona
Suprema. Perciò, pieno di gioia per il loro
arrivo propizio, offrì loro seggi adatti
all'occasione e li adorò in modo adeguato,
proprio come si adorerebbe Dio, la Persona
Suprema.
SPIEGAZIONE
E' particolarmente significativo qui il termine
yatharhatah. Secondo Visvanatha Cakravarti,
la parola yatharhatah significa yathocitam,
ossia "secondo la giusta etichetta". Questo verso
menziona chiaramente il fatto che i
nava-yogendra sono narayana-parayana,
grandi devoti del Signore Supremo, Narayana, o
Krsna. Perciò la parola yatharhatah indica che
il re adorò i nove saggi secondo la normale
etichetta Vaisnava, spiegata da Visvanatha
Cakravarti Thakura con l'espressione
saksad-dharitvena samasta-sastraih: essendo
completamente sottomesso alla volontà del
Signore Supremo, un grande Vaisnava, è
considerato un intermediario trasparente della
volontà del Signore. Nella
Caitanya-caritamrta è detto che anche un solo
momento trascorso in compagnia del puro
devoto del Signore può permetterci di ottenere
ogni perfezione della vita. Perciò, come indica la
parola pritah, il re Nimi si sentiva pieno di gioia
per il propizio arrivo dei saggi e li adorò
esattamente come si adorerebbe Dio, la Persona
Suprema.
Benché sostengano che ogni essere vivente è
uguale a Dio, i filosofi impersonalisti calpestano
con noncuranza i loro cosiddetti maestri spirituali
scavalcandoli per speculare liberamente sulla
natura dell'Assoluto e dare le proprie opinioni
capricciose sfidando le stravaganze
impersonalistiche dei loro cosiddetti guru. In
altre parole, pur sostenendo che tutti sono Dio,
gli impersonalisti Mayavadi, in ultima analisi,
rivelano una mentalità offensiva nei confronti di
Dio, la Persona Suprema, rifiutando la realtà
della Sua forma eterna e dei Suoi divertimenti.
Così essi sminuiscono inconsapevolmente la
posizione eterna di tutti gli esseri viventi,
negando la loro personalità eterna e le attività nel
regno di Dio. Invischiati nelle loro speculazioni
mentali, gli impersonalisti cercano di minimizzare
la posizione di Dio, la Persona Suprema, e
quella degli esseri viventi, che sono Sue parti,
riducendoli teoricamente ad una luce priva di
forma e di nome, che nella loro allucinazione
definiscono il Dio Assoluto. I Vaisnava invece
accolgono con gioia Dio, la Persona Suprema, e
comprendono facilmente che la Persona
suprema e illimitata non ha nulla a che fare con le personalità
condizionate e limitate che troviamo nel mondo
materiale. Con la loro arroganza gli impersonalisti
presumono che non possa esistere alcuna
personalità trascendentale e illimitata al di là della
nostra esperienza limitata: i Vaisnava invece
usano l'intelligenza per comprendere che esistono
molte cose meravigliose che sono situate ben al
di là della nostra presente esperienza limitata.
Accettano quindi le parole di Krsna che afferma
nella Bhagavad-gita (15.19):
yo mam evam asammudho
janati purusottamam
sa sarva-vid bhajati mam
sarva-bhavena bharata
"Colui che Mi conosce come Dio, la Persona
Suprema, e non ha dubbi, conosce ogni cosa;
s'impegna quindi con tutto se stesso nel servizio
devozionale offerto alla Mia Persona o
discendente di Bharata." A questo proposito
Srila Prabhupada afferma: "Esistono numerose
speculazioni filosofiche sulla posizione
costituzionale degli esseri viventi e sulla Verità
Suprema e Assoluta. Ora, in questo verso, La
Persona Suprema spiega chiaramente che
chiunque riconosca Sri Krsna come la Persona
Suprema in verità conosce ogni cosa. Chi ha una
conoscenza imperfetta può soltanto continuare a
speculare sulla Verità Assoluta; chi invece
possiede la conoscenza perfetta, senza sprecare
tempo prezioso, s'impegna direttamente nella
coscienza di Krsna, il servizio devozionale
offerto al Signore Supremo. Non dobbiamo
credere che sia sufficiente speculare in modo
accademico. Bisogna ascoltare in modo
sottomesso la Bhagavad-gita dalla quale
apprendiamo che gli esseri viventi sono sempre
subordinati a Dio, la Persona Suprema.
Chiunque sia in grado di capire ciò, secondo Sri
Krsna, la Persona Suprema, conosce l'obiettivo
dei Veda; nessun altro conosce il significato dei
Veda." Per questo motivo, i grandi devoti come i
nove Yogendra accettano sempre la supremazia
di Dio, la Persona Suprema, com'è enunciato in
questo verso con l'espressione
narayana-parayanan .
Essendo un Vaisnava, il re Nimi adorò i grandi
saggi con lo stesso rispetto col quale avrebbe
adorato Dio, la Persona Suprema, come indica il
termine yatharhatah. Gli impersonalisti
sostengono falsamente che ogni essere vivente è
uguale a Dio, ma non possono rispettare
adeguatamente nessun essere vivente a causa
della loro originaria offesa ai piedi di loto della
Persona Suprema. La loro cosiddetta
adorazione, anche quella rivolta ai loro stessi
guru, è in ultima analisi opportunistica e tesa al
loro vantaggio. Quando un impersonalista
immagina di essere diventato Dio, non ha più alcun bisogno del suo
cosiddetto guru. Il Vaisnava invece, poiché
accetta la supremazia dell'eterna Persona Divina,
è pronto a offrire con gioia eterno rispetto a tutti
gli esseri viventi, specialmente a quegli esseri così
fortunati che hanno ottenuto il rifugio dei piedi di
loto del Signore. Quando un Vaisnava adora il
rappresentante del Signore non è un
opportunista, e non cerca il proprio vantaggio,
ma esprime il suo amore eterno per il Signore e il
Suo rappresentante, come indica qui la parola
pritah. Da questo verso risulta chiaro che i nove
illustri figli di Rsabhadeva, ma anche il re Nimi
stesso, erano tutti grandi devoti di Dio, la
Persona Suprema, in contrapposizione con la
concezione artificiale e limitata
dell'impersonalismo.
VERSO 27
tan rocamanan sva-ruca
brahma-putropaman nava
papraccha parama-pritah
prasrayavanato nrpah
tan: essi; rocamanan: risplendenti; sva-ruca:
della propria luce; brahma-putra-upaman:
proprio come i figli di Brahma; nava: nove;
papraccha: egli chiese; parama-pritah: pieno di
gioia trascendentale; prasraya: con umiltà;
avanatah: inchinatosi; nrpah: il re.
TRADUZIONE
Sopraffatto da una gioia trascendentale, il
re s'inchinò umilmente e poi iniziò a
presentare le sue domande ai nove saggi.
Queste nove grandi anime risplendevano
della loro stessa radiosità, e apparivano
uguali ai quattro Kumara, i figli di Brahma.
SPIEGAZIONE
Srila Sridhara Svami ha spiegato che il termine
sva-ruca indica che i nava-yogendra brillavano
della propria luce spirituale, e non a causa di
ornamenti o altro. L'Anima Suprema, Sri
Krsna, è la fonte originale di ogni luce. Il Suo
corpo luminoso e risplendente è l'origine del
brahmajyoti onnipervadente,
l'incommensurabile luce spirituale che è il
sostegno di innumerevoli universi (yasya prabha
prabhavato jagad-anda-koti). Anche
l'anima individuale, essendo parte del
Signore, è dotata di luce propria. In
effetti, tutto ciò che esiste nel regno di
Dio risplende di luce propria, com'è
spiegato nella Bhagavad-gita (15.6):
na tad bhasayate suryo
na sasanko na pavakah
yad gatva na nivartante
tad dhama paramam mama
E' già stato ampiamente spiegato che i
nava-yogendra erano puri devoti del
Signore. Essendo anime completamente
coscienti di Krsna, naturalmente
irradiavano l'intenso splendore
caratteristico dell'anima, indicato qui
dall'espressione sva-ruca. Srila
Sridhara Svami ha commentato inoltre
che il termine brahma-putropaman,
che significa "uguali ai figli di Brahma",
indica che i nava-yogendra si
trovavano al medesimo livello spirituale
dei quattro illustri fratelli Kumara. Nel
quarto Canto è spiegato che Maharaja
Prthu ricevette i quattro Kumara con
grande amore e rispetto, e qui il re Nimi
riceve in modo simile i nove figli di Sri
Rsabhadeva. Ricevere i grandi
Vaisnava con amore e rispetto
costituisce la normale etichetta spirituale
per coloro che desiderano il progresso
e la felicità nella vita.
VERSO 28
sri-videha uvaca
manye bhagavatah saksat
parsadan vo madhu-dvisah
visnor bhutani lokanam
pavanaya caranti hi
sri-videhah uvaca: il re Videha disse;
manye: io considero; bhagavatah: del
Signore Supremo; saksat: direttamente;
parsadan: i compagni personali; vah:
voi; madhu-dvisah: del nemico di
Madhu; visnoh: di Sri Visnu; bhutani: i
servitori; lokanam: di tutti i mondi;
pavanaya: per la purificazione; caranti:
si muovono; hi: certamente.
TRADUZIONE
Il re Videha disse:
"Penso che voi dobbiate essere compagni
diretti di Dio, la Persona Suprema, che è
famoso come nemico del demone Madhu. In
verità, i puri devoti di Visnu viaggiano per
tutto l'universo non per il proprio interesse
personale ed egoistico, ma per purificare
tutte le anime condizionate.
SPIEGAZIONE
Il re Nimi accoglie qui i grandi saggi glorificando
le loro attività trascendentali. E' risaputo che Dio,
la Persona Suprema, trascende le tre influenze
della natura materiale, come afferma la
Bhagavad-gita (7.13): mam ebhyah param
avyayam. Similmente, anche i Suoi puri devoti
sono situati al livello della trascendenza. Ci si
potrebbe domandare come mai esseri
trascendentali come i compagni di Sri Visnu
possano essere visti nel mondo materiale. Per
questa ragione è affermato qui, pavanaya
caranti hi: i compagni di Sri Visnu viaggiano
per tutto l'universo al fine di richiamare in nome
di Dio, la Persona Suprema, le anime cadute,
condizionate. Talvolta è possibile vedere un
rappresentante del governo che si muove
all'interno di una prigione, il che non significa che
il rappresentante del capo di un governo sia
diventato un detenuto. Si deve capire che si
trova all'interno della prigione per negoziare il
possibile rilascio di quei prigionieri che hanno
rettificato le loro tendenze criminali. Similmente, i
devoti di Dio, la Persona Suprema, chiamati
parivrajakacarya, viaggiano per tutto l'universo
allo scopo di invitare tutti gli esseri a
sottomettersi a Sri Krsna e a tornare a Dio,
nella loro dimora originale, per vivere
eternamente nella felicità e nella conoscenza.
Nel sesto Canto dello Srimad-Bhagavatam è
stata descritta la misericordia dei compagni di
Sri Visnu in connessione con la salvezza di
Ajamila. Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati
Thakura ha commentato che i compagni di Sri
Visnu sono misericordiosi quanto il Signore
stesso. Sebbene gli ignoranti che vivono nella
società umana si dimostrino scarsamente
interessati ad incontrare i servitori di Sri Visnu, i
devoti del Signore, senza alcuna considerazione
di falso prestigio, agiscono per liberare le anime
condizionate dalla loro perpetua sfortuna.
VERSO 29
durlabho manuso deho
dehinam ksana-bhangurah
tatrapi durlabham manye
vaikuntha-priya-darsanam
durlabhah: difficile da raggiungere; manusah:
umano; dehah: il corpo; dehinam: per gli esseri
incarnati; ksana-bhangurah: che possono essere
distrutti in qualsiasi momento; tatra: in quel
corpo umano; api: sebbene; durlabham: più
difficile da ottenere; manye: io considero;
vaikuntha-priya: di coloro che sono cari al
Signore di Vaikuntha; darsanam: la visione.
TRADUZIONE
Per le anime condizionate il corpo umano è
una cosa molto difficile da ottenere e può
essere perduto in ogni momento, ma io
penso che perfino coloro che hanno ottenuto
la vita umana ricevano raramente
l'opportunità di godere della compagnia dei
puri devoti che sono così cari al Signore di
Vaikuntha.
SPIEGAZIONE
Secondo Srila Sridhara Svami, il termine
dehinam significa bahavo deha bhavanti
yesam te: "Le anime condizionate, che assumono
innumerevoli corpi materiali." Secondo alcuni
pensatori ottimisti, l'essere vivente nella forma
umana di vita non verrà mai degradato a una
forma inferiore, come quella di un animale o di
una pianta. Nonostante questo bramoso
desiderio, tuttavia, è un fatto che noi saremo
elevati o degradati sulla base delle nostre attività
compiute, sotto il controllo delle leggi di Dio.
Attualmente nella società umana non esiste una
comprensione chiara o precisa della natura della
vita. Gli scienziati sciocchi hanno inventato
terminologie e teorie estremamente sofisticate
per confondere le persone innocenti e per far
credere che la vita abbia origine a causa di
reazioni chimiche. Sua Divina Grazia A.C.
Bhaktivedanta Swami Prabhupada ha
smascherato questo bluff nel suo libro "La vita
viene dalla vita", nel quale precisa che gli
scienziati, pur sostenendo che la vita è
determinata da un'azione chimica, non sono mai
riusciti a produrre neanche un insetto, nemmeno
con illimitate quantità di sostanze chimiche. In
realtà, la vita e la coscienza sono sintomi
dell'anima spirituale.
Nel libro "La vita viene dalla vita", Srila
Prabhupada afferma: "Gli esseri viventi si
muovono da una forma corporea all'altra. Le
forme esistono già. L'essere vivente non fa che
trasferirsi, proprio come un uomo trasloca da un
appartamento a un altro. Un appartamento sarà
più lussuoso, un altro più modesto, e un altro
decisamente scadente. Supponiamo
che una persona traslochi da un appartamento
scadente ad un appartamento lussuoso. La
persona è sempre la stessa, ma ora, in relazione
alle sue capacità di pagare, cioè grazie al suo
karma, è in grado di occupare un appartamento
migliore. Vera evoluzione non significa sviluppo
fisico, ma sviluppo di coscienza." All'interno di
ogni specie di vita esiste la coscienza, e questa
coscienza è il sintomo dell'essere vivente, che è
energia superiore di Dio, la Persona Suprema.
Senza comprendere questo punto essenziale
della trasmigrazione dell'essere cosciente
attraverso le 8.400.000 specie di vita, non è
possibile comprendere l'espressione durlabho
manuso dehah: "Il corpo umano è molto
raramente raggiunto."
Oggi la gente viene defraudata di questa
comprensione essenziale, e rimane
completamente all'oscuro del pericolo di
scivolare nuovamente nelle otto milioni di specie
che sono situate al di sotto della specie umana. E'
naturale che un essere umano pensi in termini di
progresso. Noi vogliamo sentire che la nostra
vita è diretta verso il progresso, sapere che
stiamo avanzando e migliorando la qualità della
nostra vita. E' dunque urgente che tutti siano
informati del grande pericolo insito nel cattivo
uso della preziosa vita umana, e possano
conoscere la meravigliosa opportunità che la vita
umana offre, quella di dedicarsi alla coscienza di
Krsna. Come sulla terra le zone residenziali si
dividono in quartieri di lusso, in quartieri modesti
e in quartieri popolari, anche nell'universo
esistono pianeti di prim'ordine, di secondo e di
terz'ordine. Con la pratica dello yoga, oppure
con l'esecuzione meticolosa dei rituali religiosi, ci
si può trasferire sui pianeti superiori di questo
universo. D'altra parte, trascurando i princìpi
religiosi ci si degraderà verso un pianeta
inferiore. Il Signore Supremo, Krsna, tuttavia
dichiara nella Bhagavad-gita (8.16),
abrahma-bhuvanal lokah punar avartino
'rjuna. La conclusione finale, dunque, è che ogni
pianeta di questo universo materiale è una
residenza inadatta e inappropriata, perché su
ogni pianeta regnano i difetti principali, quello
della vecchiaia e quello della morte. Il Signore ci
assicura, comunque, che nella Sua dimora
trascendentale, situata molto al di là del cosmo
materiale, la vita è eterna, felice e assolutamente
cosciente. Il mondo materiale è temporaneo,
doloroso e infestato dall'ignoranza, mentre il
mondo spirituale, chiamato Vaikuntha, è eterno,
pieno di felicità e di perfetta conoscenza.
Il cervello umano, così altamente evoluto, è un
dono offerto da Dio affinché noi possiamo usare
la nostra intelligenza per distinguere ciò che è
eterno da ciò che è temporaneo. Come insegna
la Bhagavad-gita (2.16):
nasato vidyate bhavo
nabhavo vidyate satah
ubhayor api drsto 'ntas
tv anayos tattva-darsibhih
"Coloro che vedono la verità hanno dedotto
l'eternità del reale (l'anima) e la temporaneità
dell'illusorio (il corpo materiale) dallo studio delle
loro rispettive nature."
Coloro che considerano il Signore Supremo e la
Sua dimora il fine supremo della vita sono
chiamati vaikuntha-priya. Qui il re Nimi
afferma che ottenere la compagnia personale di
questi saggi trascendentalisti rappresenta
certamente la perfezione della vita umana. A
questo proposito Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati
ci suggerisce di considerare il verso seguente:
nr-deham adyam su-labham su-durlabham
plavam su-kalpam guru-karnadharam
mayanukulena nabhasvateritam
puman bhavabdhim na taret sa atma-ha
"[Il Signore Supremo disse:] Il migliore tra tutti i
corpi, il corpo umano, è un beneficio che si
ottiene raramente, e può essere paragonato a un
vascello. Il guru di questa imbarcazione è un
capitano esperto. Io ho inviato i venti favorevoli
(i Veda), offrendo così ogni facilitazione per
attraversare l'oceano dell'esistenza materiale.
Ogni essere umano che pur avendo ottenuto
queste meravigliose opportunità, non attraversa
l'oceano materiale, dev'essere considerato un
suicida." (S.B. 11.20.17)
Secondo Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, gli
eterni servitori del Signore Supremo, guidati da
intensi sentimenti di misericordia, discendono nel
mondo materiale come Vaisnava per liberare le
anime condizionate che sono legate dai frutti
della loro attività mondana. Questi Vaisnava
distribuiscono la loro misericordia anche a coloro
che si affannano a cercare l'Assoluto
impersonale. Sri Narada Muni ha affermato che
senza l'amore estatico per Dio, questa faticosa
contemplazione impersonale dell'Assoluto è
certamente dolorosa (naiskarmyam apy
acyuta-bhava-varjitam), e a maggior ragione lo
saranno gli innumerevoli problemi della comune
vita materiale grossolana. Sappiamo per
esperienza personale che nei Paesi occidentali la
maggior parte delle persone lavora molto
duramente per arricchirsi, elaborando sogni
immaginari di gratificazione dei sensi. Altri,
frustrati dalla vita materiale ordinaria, cercano di
negare la loro esistenza personale e di fondersi
nell'esistenza di Dio mediante il loro presunto
yoga della meditazione. Entrambe queste
categorie di infelici ricevono la misericordia del
Movimento per la Coscienza di Krsna, e
mettono da parte i sogni di gratificazione e le loro
ardue speculazioni impersonali. Imparano così a
cantare i santi nomi di Dio, danzano in estasi,
banchettano con il santo cibo offerto al Signore,
e si sentono ravvivati dal contatto con la
conoscenza trascendentale enunciata dal Signore
stesso nella Bhagavad-gita. Come insegna il
Signore nella Bhagavad-gita (9.2): susukham
kartum avyayam. Il vero metodo della
libertà spirituale è gioioso, e non ha nulla a
che vedere né con le attività interessate
che mirano alla gratificazione dei sensi né
con l'arida speculazione impersonale. Un
numero di persone sempre maggiore si
avvicina al metodo della coscienza di
Krsna, diventa felice, e distribuisce
volentieri la misericordia di Krsna agli
altri. Così il mondo intero, ravvivato e
ispirato dal Movimento per la Coscienza
di Krsna, che è la dimostrazione pratica
della misericordia dei Vaisnava, sarà
pieno di entusiasmo.
(Continua nel prossimo numero)
SRILA PRABHUPADA
LILAMRTA
La Biografia di un Santo del XX Secolo
di Satsvarupa dasa Gosvami
Prosegue la pubblicazione integrale della biografia di A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, così com'è presentata nel volume intitolato Srila Prabhupada Lilamrita.
Nona puntata
Nell'ottobre del 1932 Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati guidò un gruppo di centinaia di discepoli e pellegrini in un parikrama di un mese intorno ai luoghi sacri di Vrindavana. I residenti di Vrindavana e i visitatori compirono il parikrama seguendo il vecchio e arido letto del fiume Yamuna, girando attorno all'area di Vrindavana, e soffermandosi nei luoghi dove Krishna aveva compiuto i Suoi divertimenti, quando aveva percorso la terra di Vrindavana cinquemila anni prima.
Abhay avrebbe voluto partecipare al parikrama di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, ma non aveva potuto a causa del suo lavoro. Nondimeno, il ventesimo giorno del pellegrinaggio partì da Allahabad con l'intento di rivedere Bhaktisiddhanta Sarasvati e sperando di unirsi almeno per un giorno al parikrama raggiungendo i pellegrini a Kosi, appena fuori dalla città (Vrindavana).
Il parikrama che Bhaktisiddhanta Sarasvati aveva organizzato era uno dei più grandi che si fossero mai visti a Vrindavana. Richiamando così un gran numero di persone, Srila Bhaktisiddhanta si stava servendo del parikrama come di un metodo di predica su vasta scala.
Fin dall'inizio del 1918, anno in cui egli aveva iniziato la sua opera missionaria, il suo particolare contributo era stato l'importanza attribuita alla predica.
Precedentemente al suo avvento, i vaisnava avevano generalmente evitato i luoghi popolati, compiendo la loro adorazione in luoghi santi e isolati come Vrindavana. Anche quando essi avevano viaggiato per predicare, l'avevano fatto nel modo semplice dei mendicanti che avevano rinunciato a tutto.
I Gosvami, seguaci contemporanei di Sri Caitanya, erano vissuti a Vrindavana sotto gli alberi; una notte sotto un albero e la notte successiva sotto un altro.
Srila Bhaktisiddhanta, il cui obiettivo era quello di allargare la predica al mondo intero, sapeva che la rinuncia dei Gosvami non era possibile per gli Occidentali, perciò voleva
introdurre l'idea che i devoti potevano vivere anche in un grosso palazzo adibito a tempio. Aveva accettato una grande donazione da un ricco mercante vaisnava, e nel 1930 aveva costruito un grande tempio marmoreo nel quartiere Baghbazar di Calcutta.
Nel medesimo anno si era spostato con molti seguaci dal piccolo quartiere affittato di Ultadanga al nuovo, imponente quartier generale. Srila Bhaktisiddhanta stava dimostrando che un devoto, benché non spendesse nemmeno un centesimo per la sua gratificazione dei sensi, poteva spendere milioni di rupie per il servizio offerto a Krishna.
Mentre, precedentemente i vaisnava non avevano avuto niente in comune con le invenzioni meccanizzate introdotte dagli Inglesi, Srila Bhaktisiddhanta, sull'autorità delle Scritture, stava mettendo in evidenza una comprensione più elevata.
Era Rupa Gosvami, il discepolo di Sri Caitanya, che aveva scritto: "Una persona è perfettamente distaccata dai legami con il mondo materiale non quando abbandona ogni cosa, ma quando usa ogni cosa per il servizio di Krishna, Dio, la Persona Suprema.
Dev'essere chiaro che questa è la perfetta rinuncia nello yoga". Se ogni cosa è un'energia di Dio, perché dovremmo abbandonare ogni cosa? Se Dio è buono, anche la Sua energia è buona; le cose materiali non devono essere usate per il proprio piacere dei sensi, ma esse possono essere e devono essere usate per il servizio di Krishna. Per questa ragione Srila Bhaktisiddhanta voleva usare le più moderne macchine da stampa. Voleva invitare la gente di tutto il mondo ad ascoltare la krishnakatha in templi costruiti con sfarzo, e anche i devoti non avrebbero dovuto esitare a viaggiare sui migliori mezzi di trasporto, a indossare vesti di seta, o a vivere nell'opulenza materiale.
Fu in questo spirito che Srila Bhaktisiddhanta fece costruire l'edificio di Baghbazar, dove esibì una mostra teistica, una serie di diorami costituiti da bambole di argilla elegantemente rifinite, dipinte e vestite. Tali bambole sono una forma d'arte tradizionale del Bengala, ma un allestimento di circa un centinaio di tali elaborate esibizioni, che illustravano la filosofia vaisnava e i divertimenti di Sri Krishna, non si era mai visto prima.
L'esibizione teistica produsse un effetto sensazionale e, a migliaia, le persone si recavano a visitarla.
Nello stesso anno Srila Bhaktisiddhanta aveva portato circa quaranta discepoli in parikrama per tutta l'India, un viaggio caratterizzato da molte lezioni pubbliche e da incontri di Srila Bhaktisiddhanta con uomini importanti.
Con l'anno 1932 egli poté disporre di tre differenti stamperie in differenti parti dell'India e stampava sei giornali in vari dialetti indiani.
A Calcutta un uomo politico chiese a Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati come gli fosse stato possibile stampare il suo Nadiya Prakasa in forma di quotidiano. Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati rispose che non era una cosa sorprendente, se si considera che nella sola Calcutta si pubblicava circa una mezza dozzina di quotidiani ordinari, benché Calcutta fosse soltanto una tra le città dell'India, l'India fosse una nazione tra molte nazioni sulla Terra, la Terra fosse soltanto un insignificante pianeta tra tutti gli altri pianeti dell'universo, questo universo fosse uno soltanto tra i numerosi universi, tanto da poter essere paragonato a un seme di mostarda in un grosso sacco di semi di mostarda, e dato che l'intera creazione materiale costituiva soltanto una piccola frazione della creazione di Dio.
Il Nadiya Prakasa non stampava le notizie di Calcutta sulla Terra, ma notizie del cielo spirituale illimitato, che è più grande di tutti i mondi materiali considerati complessivamente.
Perciò, se i quotidiani di Calcutta potevano diffondere notizie limitate alla Terra, allora non era un grande prodigio che il Nadiya Prakasa apparisse giornalmente. In effetti, un
giornale con le notizie riguardanti il mondo spirituale poteva essere stampato in ogni momento, senza che si verificasse una mancanza di lettori interessati all'argomento.
The Harmonist, una pubblicazione in lingua inglese di Srila Bhaktisiddhanta, dava notizia del parikrama del 1932 a Vrindavana.
PARIKRAMA DI SRI BRAJA MANDALA
Sua Divina Grazia Paramahamsa Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Gosvami Maharaja, il capo spirituale della comunità MadhvaGaudiya Vaisnava, seguendo l'esempio di Sri Caitanya Mahaprabhu, esorta alla cooperazione tutte le persone di ogni nazionalità indipendentemente dalla casta, dal credo, dal colore, dall'età e dal sesso invitandole alla funzione devozionale di girare attorno alla santa sfera di Braja sulle orme del Signore Sri Krishna Caitanya, il quale, durante l'inverno del 1514 A.D. esibì il lila che consiste nel circumambulare l'intero perimetro di Sri Braja Mandal.
Quando, attraverso i membri della Gaudiya Math di Allahabad, Abhay venne a sapere del parikrama, si trovava nel pieno dei suoi impegni relativi alla gestione della farmacia Prayag e stava viaggiando per assicurarsi nuovi crediti. Aveva però calcolato di potersi unire al gruppo almeno per due o tre giorni, e aveva fissato la sua mente sul pensiero di poter rivedere Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati.
Srila Prabhupada: Al tempo del parikrama non ero ancora stato iniziato, ma provavo una grande ammirazione per tutti i membri della Gaudiya Math. Essi erano molto gentili con me; pensavo: "Che cosa stanno facendo con questo parikrama? Voglio andare anch'io". Fu così che li incontrai a Kosi.
Gli spostamenti del gruppo del parikrama si svolgevano con una efficiente organizzazione. Un gruppo partiva in anticipo, portando l'occorrente per il riposo e le tende, e proseguiva fino alla località che doveva essere raggiunta il giorno successivo; là veniva sistemato l'accampamento e installata la cucina. Nel frattempo, la parte più numerosa del gruppo, che trasportava la Divinità di Sri Caitanya Mahaprabhu ed era accompagnata da cantori di kirtana, visitava i luoghi dei divertimenti di Krishna e la sera arrivava all'accampamento.
L'accampamento, disposto a semicerchio, era diviso in settori. Ai pellegrini era assegnato un settore particolare per la notte. Nel centro era sistemata la residenza di Srila Bhaktisiddhanta e della Divinità di Sri Caitanya, molto vicino alle tende dei sannyasi. Vi erano accampamenti separati per uomini e donne le coppie sposate non stavano insieme. Vi era anche un corpo volontario di guardie che vegliava tutta la notte perlustrando la zona. Di notte l'accampamento, con le sue centinaia di tende, con le luci a gas e i fuochi, sembrava una piccola città e la gente del luogo veniva a vedere, stupita per l'organizzazione. La sera tutti si riunivano per ascoltare un discorso di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati.
I pellegrini si alzavano presto ogni mattina per cantare Hare Krishna tutti insieme. Poi, trasportando la Divinità di Sri Caitanya, tutti avanzavano in processione gruppi di kirtana, squadra di controllo, guida dei cavalli, portatori di stendardi, e tutti i pellegrini. Viaggiavano così fino ai luoghi santi: il luogo di nascita di Sri Krishna, il luogo dove Krishna uccise Kamsa, il tempio di Adikesava, il Radhakunda, il Syamakunda e molti altri.
Il massiccio pellegrinaggio di Srila Bhaktisiddhanta si stava svolgendo con grande successo, quando il gruppo si trovò a dover affrontare una grande opposizione. I proprietari dei templi locali a Vrindavana si opposero a Srila Bhaktisiddhanta che concedeva il sacro filo brahminico a devoti non nati in famiglie di brahmana. Con le sue lezioni e i suoi scritti Srila Bhaktisiddhanta aveva ripetutamente dimostrato, sulla base delle Scritture Vediche, che non si è brahmana per nascita, ma per qualità. Aveva spesso citato un verso dell'Haribhaktivilasa di Sanatana Gosvami dove è affermato che come un metallo vile può diventare oro se è mescolato con il mercurio, così un uomo ordinario può diventare un brahmana, se è iniziato da un maestro spirituale autentico. Egli citava spesso anche un verso dello SrimadBhagavatam nel quale il grande saggio Narada dice al re Yudhisthira che se una persona è nata in una famiglia di sudra, ma agisce come brahmana, deve essere considerata brahmana, mentre una persona nata in una famiglia di brahmana che si comporti come sudra, deve essere considerata sudra. Poiché il metodo principale per avanzare spiritualmente nel kaliyuga è il canto del Santo Nome di Dio, ogni persona che canti Hare Krishna deve essere considerata una persona santa.
Quando i pandita del luogo avvicinarono Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati per discutere, contestarono la sua indulgenza nel dare l'iniziazione e nel concedere il filo brahminico e la veste di sannyasa a persone di bassa casta. A causa dell'erudizione di Bhaktisiddhanta, e alla sua energica presentazione, i pandita sembrarono soddisfatti dell'esito della discussione, ma quando il gruppo del parikrama giunse ai sette templi principali di Vrindavana, che erano stati eretti dai seguaci immediati di Sri Caitanya, trovò le porte chiuse. I custodi di Vrindavana chiusero le loro botteghe e alcuni arrivarono al punto di lanciare pietre al passaggio dei pellegrini. Tuttavia, nonostante l'animosità, il gruppo del parikrama guidato da Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, continuò la marcia con spirito elevato, e il 28 di ottobre giunse a Kosi, il luogo del tesoro del padre di Krishna, il re Nanda.
Partito in treno da Allahabad, Abhay arrivò a Mathura e raggiunse Kosi sul ricksha. La campagna era piena di fascino per Abhay; invece delle industrie e dei grandi fabbricati, invece delle strade lastricate sulle quali viaggiava, vi erano soltanto il polverone e soffici sentieri sabbiosi. Come vaisnava, Abhay provava sensazioni che un uomo ordinario non avrebbe provato. Di quando in quando vedeva un pavone sui campi, e le sue esotiche piume gli rivelavano le glorie di Vrindavana e di Krishna. Anche un nondevoto, tuttavia, poteva apprezzare la grande varietà di uccelli, i loro gridi che attiravano l'attenzione e i canti che riempivano l'aria. Occasionalmente un albero si riempiva di passerotti e del loro pazzo cinguettio. Essi facevano il loro insistente clamore crepuscolare prima del riposo notturno. Anche una persona inconsapevole del particolare significato di Vrindavana, poteva sentire la mente sollevata a contatto con questo semplice paesaggio agreste, dove la gente alimenta il fuoco con lo sterco di mucca e la sera cuoce il pasto all'aperto; così i fuochi aggiungono ricchi, naturali profumi a quella indefinibile mescolanza di aromi che proviene dalla terra. Si possono vedere antichi, nodosi alberi e colorate distese di fiori cespugli di brillanti camelie viola, alberi fioriti di bianche corolle di parijata, e grossi e gialli fiori kadamba che raramente si vedono fuori di Vrindavana.
Sulla strada vi era il traffico animato dei tanga trascinati da cavalli. Il mese di Karttika, ottobrenovembre, è una delle stagioni dell'anno che attira molti pellegrini a Vrindavana. I tanga a un cavallo trasportavano intere famiglie, alcune provenienti da località distanti centinaia di miglia. Grandi compagnie di pellegrini, raggruppati per villaggio, camminavano insieme, le donne nei loro luminosi sari colorati; uomini e donne dalla pelle scura, talvolta intonavano bhajana, trasportando le poche cose che possedevano mentre si dirigevano verso la città dei mille e mille templi. Vi erano uomini d'affari, come Abhay, vestiti in modo più formale, venuti dalla città forse per trascorrervi il fine settimana. La maggior parte di loro sembrava che avesse una qualche motivazione religiosa vedere Krishna nel tempio, bagnarsi nel sacro fiume Yamuna, visitare luoghi dove Krishna aveva compiuto i Suoi divertimenti, come quello di sollevare la collina Govardhana, l'uccisione del demone Kesi o la danza con le gopi, nella sera. Abhay era sensibile all'atmosfera di Vrindavana, e notava l'attività lungo la strada, ma più di ogni altra cosa pregustava il compimento del suo viaggio il suo nuovo incontro dopo una lunga separazione con la santa persona il cui ricordo era rimasto intatto nel suo cuore: Bhaktisiddhanta Sarasvati che gli aveva parlato a Calcutta e lo aveva convinto ad accettare la missione di Sri Caitanya, quella di diffondere la coscienza di Krishna. Abhay voleva incontrarlo di nuovo, e questo proposito occupava in modo esclusivo la sua mente.
Dopo che ebbe raggiunto l'accampamento illuminato dalle lanterne e si fu informato presso l'apposito ufficio, ricevette il permesso di unirsi al villaggio del parikrama. Gli fu assegnata una tenda per uomini grihastha e gli fu offerto il prasadam. Le persone erano amichevoli ed entusiaste e Abhay parlò delle sue attività con i componenti del Math di Calcutta e di Allahabad. Poi ci fu una riunione un sannyasi stava facendo un annuncio. Quella sera, egli disse, era stata programmata una visita al vicino tempio per vedere le Divinità di Sesasayi Visnu. Alcuni pellegrini applaudirono: "Haribol, Hare Krishna!". Il sannyasi annunciò anche che Sua Divina Grazia Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura avrebbe parlato quella sera per l'ultima volta, e il giorno dopo avrebbe lasciato il gruppo del parikrama. Così vi era la possibilità di unirsi al parikrama oppure di rimanere per la lezione.
Srila Prabhupada: Io li incontrai a Kosi, e Kesava Maharaja stava informandoci che Srila Bhaktisiddhanta aveva intenzione di partire la mattina dopo per Mathura, e avrebbe parlato dell'harikatha quella sera. Chi lo desiderava, poteva restare. Altrimenti c'era l'opportunità di visitare Sesasayi Visnu. In quel momento pensai che solo dieci o dodici uomini sarebbero rimasti Sridhara Maharaja era uno di quelli. Il mio pensiero fu questo: "Che cosa potrò vedere a Sesasayi? Voglio ascoltare Srila Bhaktisiddhanta che parla. Voglio sentire che cosa dice."
Quando Abhay arrivò, Srila Bhaktisiddhanta stava già parlando. Sedeva con la schiena eretta, uno scialle attorno alle spalle, e non parlava come un oratore di professione che dà una rappresentazione programmata, ma si rivolgeva al piccolo gruppo di persone riunite nella sua stanza. Finalmente Abhay era di nuovo in sua presenza. Abhay era stupito di vederlo e di ascoltarlo, questa eccezionale anima che possedeva la krishnakatha, che parlava ininterrottamente di Krishna nel suo intimo, a voce bassa, in estatiche e profonde conoscenze. Abhay seduto ascoltava con rapita attenzione.
Bhaktisiddhanta aveva parlato regolarmente di sambandha, di abhidheya e prayojana. Sambandha è il livello di servizio devozionale nel quale la comprensione di Dio è risvegliata, abhidheya è il livello in cui si offre il servizio d'amore al Signore, e prayojana è la meta suprema, il puro amore per Dio. Egli rivelò che le sue spiegazioni erano l'esatta ricapitolazione di ciò che originariamente era stato affermato da Krishna, e poi era passato attraverso la linea di successione dei discepoli. La particolare espressione linguistica di Bhaktisiddhanta Sarasvati, per la maggior parte bengali, ma talvolta inglese, arricchita da frequenti citazioni sanscrite tratte dagli sastra, denotava una profonda cultura. "E' Krishna", disse Bhaktisiddhanta Sarasvati, "il solo Supremo Signore dell'intero universo, e al di là di quello, il Signore di Vaikuntha, la regione trascendentale. Data la Sua posizione, nessun ostacolo può opporsi al Suo piacere".
Passò un'ora, due ore... il gruppo riunito nella stanza di Srila Bhaktisiddhanta, già piccolo, si era assottigliato. Alcuni sannyasi scusandosi si allontanarono per attendere ai doveri relativi all'accampamento. Solo qualche leader molto intimo rimase. Abhay era il solo estraneo. Naturalmente egli era un devoto, non un estraneo. Tuttavia non era un sannyasi, non aveva alcun dovere da svolgere, non era ancora iniziato e non viaggiava con il parikrama, al quale si era unito soltanto per un giorno in tal senso era un estraneo. La filosofia di cui Srila Bhaktisiddhanta stava parlando era però democraticamente aperta a chiunque avesse un desiderio ardente di ascoltare. E questo Abhay lo stava facendo.
Egli ascoltava con meraviglia. Talvolta accadde che non avesse capito qualcosa, ma continuava ad ascoltare intensamente, in modo sottomesso, e la sua intelligenza beveva le sue parole. Sentì Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati rivelargli la diretta visione del mondo spirituale, così come una persona rivela qualcosa aprendo una porta o sollevando una cortina. Stava rivelandogli la realtà, e questa realtà era il servizio d'amore ai piedi di loto di RadhaKrishna, Dio, la Persona Sovrana, supremamente degna di essere adorata. Con quale maestria parlava! Con quale estrema convinzione e audacia!
Fu con tale timore reverenziale che Abhay ascoltò, assorto in concentrata attenzione. Naturalmente tutti i vaisnava consideravano Krishna il loro Signore degno di adorazione, ma in quale modo decisivo e con quale solida logica la fede dei vaisnava era sostenuta da quel grande maestro! Dopo alcune ore, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati cessò di parlare.
Abhay sentì di essere pronto ad ascoltare sempre, senza interruzione, eppure non aveva dubbi imbarazzanti o quesiti da avanzare. Egli voleva solo ascoltare di più. Mentre Srila Bhaktisiddhanta usciva, Abhay si inchinò, offrì i suoi omaggi e poi lasciò l'intima cerchia dei sannyasi nelle loro tende allineate, e raggiunse le tende del settore esterno con la mente assorta nelle parole del suo maestro spirituale. Ora la loro relazione sembrava più tangibile. Ancora custodiva gelosamente l'impressione che Srila Bhaktisiddhanta originariamente aveva lasciato in lui, quando gli aveva parlato sulla terrazza di Calcutta, ma quella sera l'impressione singolare che lo aveva sostenuto per anni ad Allahabad si era arricchita e riempita di nuova vita. Il suo maestro spirituale e l'impressione delle sue parole erano altrettanto reali delle stelle nel cielo e della luna che brilla su Vrindavana. L'impressione che provava ascoltando le parole di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati lo riempiva della sua realtà e tutte le altre realtà prendevano forma attorno all'assoluta realtà di Srila Gurudeva, come tutti i pianeti girano attorno al sole.
Il mattino successivo Abhay si alzò un'ora prima dell'alba, fece il bagno e cantò i mantra in compagnia degli altri. Un po' più tardi, nella mattinata, l'alta, maestosa figura di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, vestito in semplici abiti color zafferano, entrò sul sedile posteriore di un'automobile e si allontanò dall'accampamento. Pensieroso e grave, guardò indietro e salutò accettando gli amorosi gesti di commiato dei suoi seguaci. Abhay era tra quelli.
(Continua sul prossimo numero)
Maestri in Cucina
Le minestre
di Kurma dasa
Sapori speziati, agri o vellutati per portare in
tavola calde miscele di verdure e di legami.
Karhi
Minestra gujarati allo yogurt
Il karhi è un piatto tradizionale diffuso in tutta l'India che varia lievemente da regione a regione. Ciò che non cambia mai è la sua cremosità arricchita dal particolare sapore agro dello yogurt. Viene servito al centro di una montagna di riso fumante a pranzo o a cena.
Preparazione: 5 minuti
Cottura: 20 minuti
Ingredienti per 56 persone:
3 cucchiai di farina di ceci setacciata
2 tazze (500 ml) di acqua
1 tazza e 1/2 (375 ml) di yogurt
1/2 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di sale
2 cucchiai di ghi o di olio
1 cucchiaino di semi di mostarda nera
2 peperoncini verdi piccanti sminuzzati
1 cucchiaino di zenzero fresco sminuzzato
810 foglie di curry (possibilmente fresche)
1 cucchiaino di semi di fieno greco
1/4 di cucchiaino di assafetida gialla in polvere
1 cucchiaino di coriandolo fresco tritato
1. Trasferite la farina di ceci setacciata e 1/4 di tazza di acqua in una piccola terrina e rendetela omogenea facendo uso di una frusta. Aggiungete l'acqua rimanente e continuate a sbattere con la frusta incorporando delicatamente lo yogurt, la curcuma e il sale.
2. Versate il composto in una casseruola pesante da 4 l e portate ad ebollizione a fuoco moderato, mescolando continuamente. Abbassate la fiamma e fate cuocere per 10 minuti mescolando spesso.
3. Riscaldate il ghi o l'olio a fuoco moderato in un padellino e fate soffriggere i semi di mostarda fino a quando inizieranno a scoppiettare. Aggiungete il peperoncino, lo zenzero e le foglie di curry. Quando le foglie di curry avranno preso colore, aggiungete i semi di fieno greco e continuate a far soffriggere finché non avranno preso colore. Aggiungete l'assafetida, mescolate e versate il composto nel karhi bollente.
Rimescolate bene e togliete dal fuoco. Servite caldo e guarnite con foglie di coriandolo fresche.
Sambar
Minestra indiana agropiccante
Questa minestra indiana è tradizionalmente molto piccante. Basterà ridurre la quantità di peperoncino rosso per ottenere una versione più adatta a un palato delicato e poco avvezzo ai sapori forti.
Il delizioso sapore agropiccante del sambar può venire intensificato dall'aggiunta di verdure a vostra scelta.
Preparazione: 15 minuti
Cottura: 1 ora
Ingredienti per 5 persone:
1 tazza di toor dal spezzato (lenticchie di color crema)
6 tazze (1,5 l) di acqua
1/2 cucchiaino di curcuma
3 cucchiaini di burro
1 cucchiaio di concentrato di tamarindo
1/2 tazza di noce di cocco fresca o essiccata grattugiata
1/2 cucchiaino di peperoncino rosso
2 cucchiai di zucchero integrale
1/2 tazza (125 ml) di acqua per la preparazione della crema al cocco
2 cucchiai di ghi o di olio
1 cucchiaino di semi di mostarda
2 cucchiaini di peperoncino verde piccante privato dei semi e sminuzzato
1/4 di cucchiaino di semi di fieno greco
1/4 di cucchiaino di assafetida gialla in polvere
1. Mettete il toor dal a bagno in 4 tazze di acqua bollente per tre ore. Scolate.
2. Fate bollire a fuoco vivo il dal nell'acqua alla quale avrete aggiunto curcuma e burro in una casseruola da 4 l. Placate la fiamma e fate cuocere per un'ora fino a completa cottura delle lenticchie. Poi, con l'aiuto di una frusta, sbattete la minestra fino a quando non sarà diventata cremosa.
3. Mescolate la polpa di tamarindo con qualche cucchiaio di acqua calda fino a farla diventare una pasta.
4. Frullate la noce di cocco grattugiata, il peperoncino rosso e lo zucchero con mezza tazza di acqua fino ad ottenere una crema. Versate il composto nel dal bollente aggiungetevi la pasta di tamarindo. Mescolate.
5. In un padellino riscaldate a fuoco vivo il ghi o l'olio. Fate soffriggere nel ghi bollente i semi di mostarda fino a farli scoppiettare. Aggiungete il peperoncino verde e i semi di fieno greco.
Quando questi ultimi avranno preso colore unite le foglie di curry, l'assafetida e il sambar masala. Rosolate velocemente e aggiungete il composto al dal bollente. Togliete dal fuoco, aggiungete il sale e guarnite con prezzemolo o coriandolo tritato. Servite bollente.
Crema di asparagi
La crema di asparagi è una vera e propria delicatezza tra le ricette di classe. Ha un gradevole aspetto e con il suo gusto singolare e ricercato si presta a guarnire ed accompagnare piatti eleganti e ricercati.
Preparazione e cottura: 3040 minuti
Ingredienti per 56 persone:
500 g di asparagi freschi
6 tazze (1,5 l) di brodo vegetale
1/4 di cucchiaino di assafetida gialla in polvere
1 costa di sedano tritata finemente
45 g di burro
2 cucchiai di farina bianca
1/2 tazza di panna
1/4 di cucchiaino di pepe nero macinato fresco
1/4 di cucchiaino di paprika dolce
1. Lavate bene gli asparagi e sistemateli in un mazzo con le punte alla pari che poi taglierete. Mettete le punte in una terrina e i gambi in un altra terrina dopo averli tagliati a pezzi.
2. Fate bollire in una casseruola da 4 l una tazza (250 ml) di acqua o di brodo vegetale con 1/4 del sale e le punte degli asparagi. Fate cuocere a fuoco lento per 45 minuti finché le punte non saranno tenere. Toglietele dalla casseruola e trasferitele in una terrina, lasciando l'acqua di cottura nella casseruola.
3. Mettete i gambi tagliati, l'assafetida e il sedano nella stessa casseruola, coprite e fate cuocere a fuoco lento per 1520 minuti finché i gambi non saranno teneri.
4. Togliete la casseruola dal fuoco e versatene il contenuto in un colino. Mettete da parte il liquido di cottura ottenuto e schiacciate i gambi nel colino. Collocate la purea ottenuta in una terrina e scartate i residui rimasti nel colino.
5. Sciogliete il burro in una casseruola a fuoco moderato. Aggiungete la farina e molto lentamente il liquido di cottura degli asparagi tenuto da parte. Rimescolate finché il composto non diventerà denso. Aggiungete la purea di asparagi, il sale rimasto, il pepe e le punte degli asparagi. Continuate a mescolare fino a riportare il composto a ebollizione. Dividete la crema di asparagi in singole porzioni che cospargerete con un po' di paprika.
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Nessuno, nemmeno Darwin, può essere indipendente
Continuiamo il dialogo che si svolse a Perth, Australia, il 9 Maggio 1975 tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e Carol Cameron, allora laureanda in antropologia.
Carol: Sua Divina Grazia, per conoscere Dio, può essere di aiuto l'intelletto?
Srila Prabhupada: Sì. Senza il necessario intelletto non si è migliori degli animali. Gli animali non hanno intelletto per comprendere Dio ma gli esseri umani lo hanno. Questa è la differenza tra animali e esseri umani. Altrimenti, per ciò che riguarda le necessità materiali come mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi - sia gli esseri umani che gli animali dormono, godono del sesso e, quando hanno paura, si organizzano per difendersi. Quindi, l'accesso alle necessità materiali di vita, è uguale sia negli animali che negli esseri umani.
Ma l'essere umano ha un intelletto speciale, più sviluppato di quello degli animali. Può comprendere chi è, chi è Dio, che cos'è questa manifestazione cosmica, qual è lo scopo della vita e come dovremmo condurre le nostre vite. Questa è la prerogativa dell'essere umano. Gli animali non hanno tale prerogativa.
Se noi non utilizziamo queste agevolazioni intellettuali, rimarremo animali, non faremo alcun avanzamento spirituale. Al momento, stiamo soltanto cercando di migliorare il nostro accesso alle necessità materiali di vita: mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi. Noi pensiamo a questo modo: "Il cane mangia per terra. Se noi mangiamo su un tavolo, usando delle sedie e dei bei piatti, allora è civiltà del progresso".
Questo è il nostro modo di pensare. Il cane dorme fuori, ma se noi dormiamo in un appartamento molto bello, lussuosamente decorato, lo consideriamo progresso. I cani hanno rapporti sessuali per strada, senza pudore e stiamo arrivando anche noi a questo livello ma per il momento, se abbiamo relazioni sessuali in un appartamento, in nome dell'amore e così via, lo consideriamo progresso. Il cane si difende coi denti e con le unghie e noi ci difendiamo con le bombe nucleari; perciò siamo progrediti.
Ma abbiamo dimenticato che l'essere umano ha questo intelletto speciale per comprendere Dio. Noi non perseguiamo questa comprensione. Per esempio, tu stai per laurearti in antropologia, vero?
Carol: Sì.
Srila Prabhupada: Dov'è Dio in questo?
Carol: Lo faccio solo per vivere. L'altro lato di me è qualcos'altro.
Srila Prabhupada: No. Intendo dire che l'antropologia è un vasto dipartimento scientifico. Dove si trova in quest'ambito la comprensione di Dio?
Carol: Giusto. Infatti trovo difficile conciliare l'amore per Dio con questi studi di antropologia.
Srila Prabhupada: Perché allora sprechi il tuo tempo speculando sull'antropologia?
Carol: Hmm.
Srila Prabhupada: Se non riesci a conciliare te stessa con l'antropologia, perché sprechi il tuo tempo? Antropologia è una scienza falsa. Non ha alcun significato.
Carol: Sto aspettando di essere guidata in qualcosa di buono.
Srila Prabhupada: L'intera teoria di Darwin è falsa. Non ha basi solide. Darwin stesso ammette che si tratta solo di una teoria. Teoria non è scienza.
Posso proporre una qualche teoria: "E' così". Ma non è una scienza. Scienza significa osservazione e prove sperimentali. Questa è scienza. Tu osservi come funzionano le regole e quando le porti ad avvalorare in pratica i tuoi esperimenti, allora è scienza. Se teorizzi soltanto, allora non è scienza. E' speculazione mentale. Non c'è alcun beneficio.
Puoi speculare costruendo un castello nell'aria. Non è una gran bella cosa.
Dovresti presentare qualcosa che darà beneficio alla gente, qualcosa di pratico. Questa è scienza.
Carol: Pensi che sia possibile per la gente vivere in una, chiamiamola così, struttura educativa?
Srila Prabhupada: Se l'istruzione non è per il beneficio delle persone, che valore ha? Non è una buona istruzione.
Istruzione significa qualcosa che porta beneficio alle masse. Questa è educazione. Illuminare la gente per migliorare. La teoria di Darwin è completamente falsa, ma le persone le attribuiscono una grande importanza.
Prima di tutto, nessuno, nemmeno Darwin, può essere indipendente.
Darwin, per esempio, è morto, quindi era soggetto al controllo di qualcosa di superiore. Nessuno vuole morire ma è obbligato a farlo. Non è così? Allora dov'è la sua indipendenza?
Carol: Quella è l'illusione.
Srila Prabhupada: Sì. Quindi se tu vivi soltanto nell'illusione, allora dov'è la tua istruzione? Se rimani nelle tenebre, allora dov'è la tua educazione? Illusione significa tenebre. Quindi se sei nelle tenebre ora, dov'è la tua istruzione? E dov'è la tua filosofia?
Carol: Il solo modo di rimuovere queste tenebre è attraverso l'amore. E' questo che stai dicendo?
Srila Prabhupada: L'amore è molto lontano. Innanzitutto, istruisciti.
Carol: Come? In che modo?
Srila Prabhupada: Istruzione significa giusta conoscenza. Giusta conoscenza. Per esempio, tutti vogliono vivere, nessuno vuole morire. Quindi la domanda dovrebbe essere: "Non desidero morire. Perché sono forzata a morire? Cos'è quella forza, qual è la natura di quella forza?". D'altra parte, se mi rassegno dicendo soltanto: "Sì, esiste una certa forza" allora dov'è la mia conoscenza? Mi trovo al punto di partenza, non desidero morire. Quindi istruzione significa scoprire: "Perché sono obbligato a morire?". Nessuno desidera condizioni miserabili di vita, ma le condizioni miserabili si accaniscono su di me.
Quindi prima di tutto dovrei domandare: "Io non voglio queste cose. Chi mi obbliga a sopportarle? Questa è la prima domanda filosofica della vita.
ANI MAL FORUM
Tra le molte aree della ricerca scientifica
si trova anche quella dello studio del comportamento degli animali
e del loro mondo di relazioni.
Ad alcuni però risulta prematuro avventurarsi
alla comprensione del regno animale
senza prima aver capito a fondo
che cosa significhi essere uomini.
di Dvarakadhisa Devi Dasi
Il bambino e il cane
Quando Spot vede Timmy arrivare sulla sua bicicletta in fondo alla strada corre al cancello saltando di gioia.
Danzando freneticamente intorno al ragazzo e strusciandosi affettuosamente contro di lui lo accompagna alla porta dove Timmy scompare dentro casa.
Spot gli lancia uno sguardo triste accompagnato da un 'Woof' di rimprovero. Dopo qualche minuto di speranza si rassegna alla sua perdita e torna al suo posto sotto il portico. Come possono confermare tutti gli amanti dei cani, il comportamento di Spot è tipico: il miglior amico dell'uomo possiede una devozione incrollabile per il suo padrone. Tuttavia, secondo molti esperti (compreso il padre di Timmy) Spot, essendo un animale, non ha sentimenti. Lui è poco più di una macchina pelosa che reagisce automaticamente ai diversi stimoli. Non ha sentimenti come noi, solamente responsi condizionati. Tuttavia costituisce un buono spettacolo, sembrando a volte di capire i bisogni emotivi di Timmy più astutamente degli stessi membri della sua famiglia. Sembra capire e relazionare con Timmy in modo molto più sensibile di quando non faccia, per esempio, sua sorella di quattordici anni e la relazione di Timmy con Spot costituisce la sua amicizia più soddisfacente.
Quindi come è possibile che Timmy non abbia sentimenti?
Può un elefante essere addolorato? Le farfalle hanno preoccupazioni o aspirazioni? Possiamo mettere in imbarazzo uno scoiattolo, una tigre o una balena? Che cosa pensano gli animali? Ma sono in grado di pensare? Come è possibile che alcuni animali mostrino caratteristiche talmente umane?
Tali domande, sebbene poste molto spesso da precoci bambini di sei anni, e cadono generalmente nel regno della finzione speculativa e da tempo sono ignorate dagli scienziati investigativi.
Gli scienziati alle prese
con la mente animale
Tuttavia nel 1981, sotto gli auspici della prestigiosa conferenza Dahlem tenutasi a Berlino, circa cinquanta celebri psicologi, psicofisiologi, psichiatri, filosofi e scienziati si sono incontrati per discutere questo argomento.
La conferenza era intitolata: "Mente Animale Mente Umana", e la discussione era incentrata sul concetto di esperienza e di coscienza in relazione al comportamento degli animali. Oppure come lo ha presentato uno dei partecipanti alla conferenza, Donald Griffin, della Rockfeller University di New York: "Com'è essere un animale di una specie particolare?"
Ad arricchire la conferenza vi erano un numero di presentazioni mostranti le innegabili attitudini di vari scimpanzé, api e delfini.
Dibattiti animati si aprirono quando celebri filosofi e scienziati cercarono di definire alcuni termini quali la coscienza e l'intelligenza.
Sebbene la maggior parte della discussione abbia incontrato una difficoltà di accordo sull'uso di tali termini la conclusione fu rivoluzionaria. I partecipanti alla conferenza concordarono che la domanda più importante sulla mente degli animali non era più se gli animali possiedono o meno una coscienza, ma fin dove si estende la loro coscienza.
Il verdetto degli antichi
testi dell'India
Per uno studente dalla filosofia del Vedanta, le risposte a queste domande sono chiare.
Ci sono 8.400.000 specie di vita o in altre parole, ci sono 8.400.000 scelte di corpi per l'anima spirituale. Un particolare corpo conferito a un anima spirituale è determinato dallo stato di coscienza che l'anima ha sviluppato nelle vite precedenti. Un basso stadio di coscienza porta l'anima a una forma di vita inferiore mentre un alto stadio di coscienza conduce l'anima a una forma di vita più elevata. Le specie di vita inferiori sono in grado di svolgere solamente le funzioni di base dell'esistenza: mangiare, dormire, riprodursi e difendersi.
Queste specie inferiori non sono, tuttavia, semplici macchine funzionali create per riempire il mondo e per fornire divertimento agli esseri umani.
L'anima spirituale che risiede in queste specie ha sentimenti e desideri, sebbene essi siano molto limitati e egocentrici. Assediati da pensieri come: "Dove dormirò?" e "Dov'è il mio cibo?" gli animali identificano completamente il corpo con il sé e vivono in costante paura della morte.
L'uomo e la sua specificità
In contrasto con tale tipo di vita, la vita umana è particolarmente adatta per chiedersi filosoficamente: "Chi sono? Perché sto soffrendo? Qual è lo scopo della mia vita?"
Utilizzando l'intelligenza avanzata della mente umana si può capire la natura temporanea di questo mondo materiale e l'eterna natura spirituale del sé, distinta dalla copertura corporea. Quando si è così realizzati si può capire la natura spirituale di tutte le creature.
La Bhagavad-gita insegna che colui che è realizzato spiritualmente "vede con occhi equanime un brahmana colto e gentile, una mucca, un elefante, un cane e un mangiatore di cani" (Bg. 5.18) Ogni essere umano ha la responsabilità di cercare questa conoscenza superiore e di agire in modo che gli esseri viventi meno sviluppati non vengano sfruttati. Se tuttavia, un essere umano ignora questo dovere di realizzazione spirituale, la sua posizione non è diversa da quella di un animale.
Quindi è incoraggiante vedere che la comunità scientifica sta prudentemente cominciando a confermare la verità vedica dell'unità spirituale di tutti gli esseri viventi. Ma attraverso i loro ardui metodi di ricerca, la completa comprensione giungerà molto lentamente sebbene questa comprensione sia stata racchiusa per migliaia di anni nella letteratura vedica e nei numerosi testi ad essa relativi.
Per studiare in modo appropriato la mentalità degli animali si deve prima capire la propria identità spirituale che va ben oltre il corpo materiale temporaneo.
In altre parole le questione non dovrebbe essere: "Com'è essere animali?" ma: "Cosa significa essere esseri umani?" Se gli scienziati possono offrire una risposta alla seconda domanda potranno risparmiarsi di sperimentare in prima persona la risposta alla seconda.
MAHA-BHARATA
Con questo numero inizia la pubblicazione
del Sabhaparva del MahaBharata.
Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita
Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami,
e reso in lingua italiana dallo staff del Centro Studi Bhaktivedanta
coordinato da Matsya Avatara Dasa
In questo numero vengono
riportati i capitoli dal I al IV
Capitolo 1
Sri Vaisampayana disse:
A mani giunte, esprimendosi con parole gentili, Maya glorificò più volte Arjuna alla presenza del Signore Krsna, poi aggiunse, rivolgendosi al figlio di Prtha: "Mio caro Arjuna, tu mi hai salvato dalla collera del Signore Krsna e dalle fiamme del deva del fuoco che voleva incenerirmi; dimmi, cosa posso fare per te in cambio?
Arjuna rispose:
Grande Asura, sei libero di andare; chiedo solo di rimanere per sempre mio amico e noi amici tuoi. Se sarà così, io ne sarò soddisfatto.
Maya disse:
Migliore fra gli uomini, potente, le tue parole sono all'altezza della tua fama, tuttavia, Bharata, desidero fare qualcosa per testimoniare l'affetto che ho per te. Io sono il Visvakarma dei Danava; il mio potere è immenso e desidero offrirti qualcosa di speciale, o Pandava.
Arjuna disse:
Proprio perché mi consideri il tuo salvatore, colui che ti ha protetto nel momento del pericolo, non mi par giusto chiederti qualcosa in cambio; al tempo stesso, o Danava, neppure vorrei oppormi al nobile desiderio che ti anima. Fai dunque qualcosa per il Signore Krsna e questo sia il modo per ringraziarmi.
Sri Vaisampayana disse:
O nobile Bharata, Maya pregò allora Sri Krsna di esprimere un desiderio ed il Signore, dopo aver riflettuto per un attimo Si disse: "Cosa potrei domandargli?" Dopodiché chiese: "Daiteya, edifica una sala consiglio che sia degna del Re Yudhisthira, imperatore della terra. Dovrà essere così straordinariamente bella da stupire tutti gli uomini di questo mondo, i quali non saranno mai capaci di erigerne una simile. Costruisci questo regale palazzo in modo che noi vi possiamo ammirare le strutture più geniali dei deva, degli asura e degli uomini."
Maya accolse la richiesta con profonda soddisfazione e lietamente decise di costruire per il re Pandava un parlamento simile ad una grande aeronave celeste 1. Il Signore Krsna ed Arjuna spiegarono poi al Re Yudhisthira l'accaduto con dovizia di particolari e gli presentarono l'esperto Maya. Yudhisthira lo riverì come si conveniva e Maya accettò l'accoglienza onorando rispettosamente il re. O Bharata, il più abile artista dei Daitya narrò al figlio di Pandu molte antiche storie di deva, dopodiché, quasi trattenendo il respiro e dopo aver meditato intensamente sul progetto, iniziò a costruire la sala del consiglio per gli eminenti figli di Pandu.
Come era desiderio dei figli di Prtha e del magnanimo Krsna, il potente Maya cominciò il suo lavoro con una cerimonia augurale scegliendo un giorno sacro in cui il possente Daitya gratificò un gran numero di brahmana con offerte di riso dolce e con molti regali preziosi. Poi misurò circa 12.000 piedi di terra incantevole, ornata di tutte le bellezze naturali che ogni stagione porta.
Capitolo 2
Sri Vaisampayana disse:
Dopo aver vissuto felice in Khandavaprastha, sempre venerato dai figli di Prtha che Lo adoravano, il Signore Krsna, Colui che è degno di questa adorazione, cominciò a pensare di partire, poiché era ansioso di rivedere Suo padre, Vasudeva. Il Signore Janardana dagli affascinanti occhi, Sri Krsna, Colui che è adorato nell'universo intero, dapprima chiese il consenso di Yudhisthira, re della giustizia, dopodiché onorò Sua zia appoggiando la testa sui suoi piedi. Kunti ricambiò con abbracci, con baci e carezzandoGli la testa.
Il Signore Krsna incontrò poi Sua sorella Subhadra, come Lui padrona dei sensi e, avvicinatoSi a colei che teneramente amava, i Suoi occhi si riempirono di lacrime. All'amata sorella, il Signore Supremo disse, con voce limpida e carezzevole, parole profonde, chiare, benefiche, luminose ed adeguate all'occasione. Subhadra Gli ricordò la loro fratellanza, suggerì di scriverle, dopodiché riverì più volte l'adorato fratello, poggiando la propria testa sui Suoi piedi e confermando a Lui la sua eterna devozione.
CongedatoSi dalla devota sorella, Sri Krsna, guida della stirpe Vrsni, andò a visitare Draupadi e il sacerdote reale Dhaumya; Krsna, l'autorità più elevata, rese omaggio al santo Dhaumya, confortò Draupadi e gentilmente le chiese il permesso di prendere congedo.
Il Signore onnisciente, ricolmo di potenza, accompagnato da Arjuna Si recò dagli altri Pandava e, attorniato dai cinque fratelli, sembrava Indra fra gli immortali. Con ghirlande, inni, offerte di omaggi e di gran varietà di profumi, Sri Krsna, il migliore degli Yadu, onorò i deva ed i saggi nati due volte. Compiuti tutti i riti prescritti, Egli, Suprema Verità, decise di partire comportandoSi come un principe umano e distribuì ricchezze sotto forma di ricotta, frutta e sacchi di grano ai sacerdoti brahmana che rispettosamente Gli stavano intorno. Quando il giorno, le stelle e l'ora furono propizi, il Signore dagli occhi di loto salì sul Suo veloce cocchio dorato, con la mazza, il disco, la spada e la conchiglia e, con la bandiera di Garuda che garriva al vento, sedette dietro i Suoi meravigliosi destrieri Sainya e Sugriva.
Spinto dall'affetto, Re Yudhisthira salì sul cocchio e, fatto scendere il bravo auriga del Signore, Daruka, il Signore dei Kuru afferrò personalmente le redini. Poi anche Arjuna si unì a Lui e, con un puro, bianco ventaglio dalla grande impugnatura dorata, prese a ventilare dolcemente il viso del Signore.
Bhimasena, il grande controllore, rapito dal proprio amore per Krsna, insieme ai due fratelli più giovani, circondato dai sacerdoti reali e dai cittadini, seguì il Signore. Il possente Kesava 2 vincitore dei nemici, così scortato dai cugini fraternamente amati, appariva come un maestro spirituale liberatore scortato dai Suoi discepoli.
Sri Govinda, dopo aver salutato ed abbracciato il commosso Arjuna, e dopo aver reso omaggio a Yudhisthira, a Bhimasena ed ai giovani gemelli, fu di nuovo abbracciato a turno dai due grandi Pandava e salutato dai gemelli poi, dopo averli rassicurati, il Signore Krsna, l'uccisore di Madhu invitò i Pandava ed il loro seguito a tornare in città mentre Lui, come un secondo Indra, proseguiva per la Sua destinazione spirituale.
I Pandava Lo seguirono con lo sguardo finché la vista li soccorse e dopo Lo accompagnarono col pensiero per mantenere viva la relazione d'amore con Lui. Il Signore Krsna era così affascinante e così caro ai Pandava, che essi erano turbati dal fatto che scomparisse dalla loro vista troppo rapidamente. I figli di Prtha erano puri devoti di Govinda e costantemente presi dal ricordo di Lui; non desideravano nient'altro che Krsna e di servire i Suoi piedi di loto così, quando Sri Krsna partì, i Pandava ritornarono in città prostrati per l'assenza di Colui che procedeva verso Dvaraka.
Capitolo 3
Sri Vaisampayana disse:
Maya parlò così ad Arjuna, il più glorioso fra i vincitori: "Adesso devo salutarti, ma tornerò presto. A nord di Kailasa, vicino al monte Mainaka, dove tutti i Danava offrono sacrifici al lago sacro di Bindusaras, io modellai uno stupendo vaso prezioso che ora si trova nella sala delle assemblee del leale re Vrsaparva; se c'è ancora, O Bharata, io lo riprenderò e tornerò qui; dopodiché costruirò per Yudhisthira, l'illustre figlio di Pandu, un palazzo meraviglioso, ornato con ogni tipo di gioielli e tale da conquistare il cuore di chiunque lo vedrà. O colonna dei Kuru, dentro il lago Bindusaras c'è una bellissima mazza, nascostavi dal re Yauvanasva dopo che ebbe ucciso in battaglia i suoi nemici. Quest'arma sorprendente, decorata con perle d'oro, è pesante, robusta e inesorabile. Secondo gli esperti, questa mazza è potente come centinaia di migliaia di mazze normali ed è in grado di frantumare qualsiasi materiale. Sarebbe ideale per Bhima, proprio come l'arco Gandiva lo è per te. C'è anche la grande conchiglia Varuna, nota come Devadatta, che emette un suono possente. Non ho dubbi di poterti donare tutto questo."
Dopo aver così parlato ad Arjuna, figlio di Prtha, l'Asura partì per le terre del Nord-est. A nord di Kailasa, vicino al monte Mainaka, si trova il Picco d'Oro, Hiranyasrnga, una montagna ricolma di tesori. Qui era il lago Bindusaras, sulle cui sponde Re Bhagirata visse per molti anni, guardando il Bhagirathi Gange che da lui prese il nome. In onore del Signore Supremo, l'insigne monarca, superiore ad ogni creatura terrestre, officiò cento sacrifici di grande potenza, o migliore dei Bharata. Per queste cerimonie il re eresse altari dorati e preziosi pali sacrificali; lo fece perché amava la bellezza e non perché diventassero un modello per i riti religiosi successivi. Questo luogo sacro era così potente che anche Indra, il dio dai cento occhi, marito di Saci, raggiunse qui la perfezione per grazia del Signore Supremo. E sempre qui, l'eterno signore degli esseri eterei, dopo aver creato con abilità poderosa molti pianeti, era attorniato ed adorato da centinaia delle sue creature.
Qui la duplice manifestazione di Nara e Narayana, insieme a Brahma, Yama e Sthanu, compiono sacrifici quando il ciclo di cento eoni 3 si conclude. Qui il Signore Vasudeva fa sacrifici che durano centinaia di anni, per mostrare alle anime elevate la giusta via. E' in questo luogo che Krsna dona migliaia di milioni di ghirlande d'oro ed erige splendidi altari.
Dopo essere arrivato, Maya prese la mazza e la conchiglia ed ottenne da Re Vrsaparva blocchi di cristallo per costruire il parlamento dei Pandava. Aiutato dai servi Raksasa prese ciò che gli serviva e, tornato ad Indraprastha, l'Asura Maya costruì un'incomparabile sala delle assemblee, splendente di tesori e di gloria divina, la cui fama si diffuse nei tre mondi.
Mostrò l'eccezionale mazza a Bhimasena e ad Arjuna diede la superba conchiglia Devadatta. La sala, o Re, copriva una circonferenza di 10.000 kiskus 4, con colonne simili ad alberi d'oro massiccio. La cupola brillando irradiava uno splendore come di fuoco e riluceva come il sole e la luna. Sfavillante di uno sfarzo divino, il palazzo celeste splendeva e luccicava, offuscando con il suo fulgore la luce scintillante del sole.
Ampio ed esteso, coprendo il cielo come una nube copre la montagna, quel palazzo senza eguali, perfetto e scintillante, dissolveva la stanchezza di chi entrava nei suoi saloni. Sgargiante dei migliori materiali, inghirlandato da mura incastonate di gioielli, arricchito da gemme e da molti altri tesori, fu armoniosamente eretto dall'architetto cosmico, Visvakarma. Neppure il salone Sudharma di Dvaraka, né la casa di Brahma, potevano reggere il confronto con la struttura sublime creata da Maya l'Asura. Istruiti da lui, ottomila Raksasa, conosciuti come i Kinkara, sorvegliarono la costruzione e provvidero al trasporto dei materiali. Questi terribili servi dai corpi solidi e possenti potevano volare nello spazio. I loro occhi erano iniettati di sangue, le orecchie somigliavano a conchiglie ed erano sempre armati.
All'interno del palazzo reale, Maya realizzò un mirabile stagno a forma di loto i cui petali erano costituiti di gemme dette occhi di gatto e lo stelo da gioielli. Il laghetto era profumato dal dolce aroma dei fiori di loto e dei gigli, allietato da varie specie di uccelli, lussureggiante di fiorite piante di loto e splendido per i pesci e le tartarughe colorate. Larghe, comode scalinate rendevano agevole il bagno nelle sue acque cristalline ed abbondanti in ogni stagione, mentre delicate gocce perlate salivano verso l'alto raccogliendosi in superficie, dove spirava una dolce brezza.
Alcuni re, avvicinandosi al laghetto traboccante di gemme, non credevano ai propri occhi e, non rendendosi conto che si trattava di una piscina, cadevano nelle sue acque. Intorno alla sala delle assemblee vi erano alberi giganteschi sempre fioriti, dalla corteccia bluastra, fronde ombrose e sagome affascinanti. Questa frusciante foresta era ornata da fiori di loto, cigni, anatre ed uccelli cakra.
Il vento, carico dei profumi aromatici delle piante acquatiche e terrestri che crescevano tutto intorno, portava questa dolce fragranza ai Pandava, per il loro piacere. Maya finì il parlamento in circa quattordici mesi, dopodiché presentò la sua sublime creazione a Yudhisthira, che qui fu celebrato come Dharmaraja, re della virtù.
Capitolo 4
Sri Vaisampayana disse:
Yudhisthira, dopo il suo ingresso formale nella sala reale, fece un'offerta di ghi, riso dolce cotto nel latte, radici aromatiche e frutta a 10.000 brahmana e donò loro ricche vesti e ghirlande di ogni tipo. Il potente sovrano diede migliaia di mucche ad ogni brahmana e le lacrime di quei sapienti che benedicevano la giornata, sembravano giungere fino al paradiso, o Bharata.
Cantando e suonando molti e diversi inni accompagnandosi con gli strumenti, il condottiero dei Kuru onorò i deva che governano l'universo poi, quando fu assiso sul trono, lottatori, danzatori, pugili, bardi e declamatori di poemi e di storie, allietarono il magnanimo Yudhisthira per sette sere di seguito. Poiché aveva reso omaggio al valore, insieme ai suoi fratelli, il re era felice nel palazzo reale come lo è Indra nella sua corte celeste. Venerabili veggenti restarono nel sabha 5 con i Pandava insieme a molti sovrani giunti da terre lontane.
C'erano Asita, Devala, Satya, Sarpamali, Mahasira, Arvavasu, Sumitra, Maitreya, Sunaka e Bali, Baka, Dalbhya, Sthulasira, Krsna Dvaipayana e suo figlio Suka, Sumantur, Jaimini, Paila ed i discepoli di Vyasa, Tittiri, Yajnavalkya con suo figlio, Lomaharsana, Apsuhomya, Dhaumya, Mandavyadella lancia e Kausika Damosnisa, Traivani, Parnada, Ghatajanuka, Maunjayana, Vayubhaksa, Parasarya e i due Sarikas, Balavaka, Sinivaka, Sutyapala, Krtasrama, Jatukarna, Sikhavan, Subala e Parijataka, Parvata, Mahabhoga ed il saggio Markandeya, Pavitrapani, Savarni, Bhaluki, Galava, Janghabandhu, Raibhya, Kopavegasrava e Bhrgu, Haribabhru, Kaundinya, Babhrumali, Sanatana, Kaksivan, Ausija, Naciketa e Gautama, Painga, Varaha, Sunaka, il grande asceta Sandilya, Karkara, Venujangha, Kalapa e Katha. C'erano questi e molti altri importanti saggi virtuosi, dai sensi completamente sotto controllo, tutti maestri nei Veda e nella letteratura vedica.
Anche questi eccelsi saggi, maestri di virtù, puri, dal cuore limpido, sedettero vicino al magnanimo Yudhisthira e narrarono storie sacre per il piacere del re.
Anche eminenti governanti attesero il re della virtù, Yudhisthira, sovrani leali, devoti e ricchi come Munjaketu e Sangramajit, Durmukha, il possente Ugrasena, Kaksasena, uno dei signori della terra, l'imbattuto Ksemaka, Re Kamala di Kamboja ed il potente Kampana, che sempre atterriva gli Yavana, proprio come Indra, impugnando la folgore, terrorizzò il demoniaco Kalakeyas.
C'era Jatasura, amato re di Madra, e poi Kunti e Kuninda, principe del Kiratas, Anga e Vanga insieme a Pundraka e Pandya, Udraja e Andhraka.
Erano presenti: il saggio Sumana, condottiero dei Kirata, Canura, signore degli Yavana, e Devarata, Bhoja e Bhimaratha, Srutayudha, Kalinga, Jayatsena di Magadha, Susarma, Cekitana, Suratha e Amitrakarsana, Ketuman, Vasudana, Vaideha, come anche Krtaksana, Sudharma e Aniruddha, Srutayu dal grande potere, l'invincibile Anuparaja, Ksemajit e Sudaksina, Sisupala, re dei Karusa, insieme a suo figlio.
Mirabili come deva, vennero gli invincibili principi della dinastia Vrsni: Ahuka, Viprthu, Gada e Sarana. C'erano Akrura, Krtavarma e Satyaki, il figlio di Sini, Bhismaka, Ahrti ed il valido Dyumatsena; anche il grande arciere Kekaya era presente con Yajnasena dei Somaka. Attendevano i forti figli dei re, avvolti nelle pelli di cervo e di antilope tipiche degli studenti celibi che si erano rifugiati in Arjuna per imparare da lui il Veda della guerra. Essi stavano, o Re, con gli amati principi della dinastia Vrsni e con i figli di Rukmini e di Samba, Yuyudhana e Satyaki. C'erano questi e molti altri re, o sire, ed anche Tumburu, l'amico personale di Arjuna, che mai si muoveva dal suo posto. Vennero Citrasena con i suoi ministri, i celestiali Gandharva e Apsara, maestri di musica, di cembali e di canto ed i Kinnara capaci di esprimere la perfezione nel ritmo. Ispirati da Tumburu, i Gandharva cantavano in coro. Padroni com'erano dell'arte musicale, essi suonavano melodie celestiali deliziando i figli di Pandu e tutti i saggi con le loro musiche. Tutte queste personalità sedevano nella sala reale, gravi nei discorsi e sinceri nelle parole, intorno a Re Yudhisthira come deva insieme a Brahma.
Note
1 Nell'originale sanscrito Vimana, termine che si riferisce a semoventi velivoli aerei utilizzati dai deva nei loro viaggi.
2 Altro nome di Sri Krsna. Significa 'che ha lunghi capelli soffici' ed anche, secondo un'altra interpretazione tradizionale, 'vincitore del demone Kesi'. Cfr. Adiparvan cap. 180.
3 Qui eoni è riferito ad un ciclo completo di yuga o evi cosmici. Ogni ciclo (kalpa) dura 4.300.000 anni, e cento x 4.300.000 anni costituisce un giorno del creatore Brahma. Quando ognuno di questi giorni finisce, Nara, Narayana, Brahma, Yamaraja e Sthanu compiono un particolare sacrificio in questo luogo.
4 Equivalenti a 10.000 cubiti, circa 5.000 yarde o metri.
5 'Sala destinata alle assemblee', termine con cui s'intitola questo secondo libro (parvan) dell'epica Mahabharatiana.
(Continua sul prossimo numero)
Calendario Vaisnava
MESE DI MADHUSUDANA
12 Aprile - 11 Maggio
4 Maggio: apparizione di Sita (consorte di Rama), apparizione di Jahnava Devi, scomparsa di Madhu Pandita.
7 Maggio: Mohini Ekadasi. Digiuno di legumi e cerali.
8 Maggio: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 05:58 alle 09:50. Apparizione di Rukmini Devi.
10 Maggio: Apparizione di Sri Nrsimha Deva. Digiuno fino al crepuscolo.
11 Maggio Salila Vihara, la festa di Krsna sulla barca. Apparizione di Madhavendra Puri. Apparizione di Srinivasa Acarya. Scomparsa di Paramesvara Puri.
MESE DI TRIVIKRAMA
12 Maggio 10 Giugno
16 Maggio: scomparsa di Ramananda Raya.
22 Maggio: Apara Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi.
23 Maggio: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 05:42 alle 07:31. Apparizione di Vrndavana Das Thakura.
4 Giugno: Apparizione di Gangamata Goswamini. Scomparsa di Baladeva Vidyabhusana. Ganga Puja.
6 Giugno: Bhima Nirjala Ekadasi. Digiuno totale, anche di acqua, se si ha rotto Ekadasi.
7 Giugno: Si interrompe digiuno dalle 05:34 alle 10:40.
9 Giugno: Snana Yatra (celebre cerimonia in cui la divinità del Sri Jagannatha viene lavato con acque ed altre sostanze come latte e yogurt). Scomparsa di Mukunda Datta. Scomparsa di Sridhara Pandita.
MESE DI VAMANA
11 Giugno 9 Luglio
11 Giugno: Scomparsa di Syamananda Prabhu.
14 Giugno: Apparizione di Vakresvara Pandita.
19 Giugno: Scomparsa di Srivasa Pandita.
20 Giugno: Yogini Ekadasi. Digiuno di cereali e legumi.
21 Giugno: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 05:33 alle 10:42.
24 Giugno: Scomparsa di Gadadhara Pandita. Scomparsa di Srila Bhaktivinoda Thakura. Digiuno fino a mezzogiorno. Gundica Marjana (la festa della pulizia del tempio Gundica).
25 Giugno: Ratha Yatra (nella città di Jagannatha Puri si celebra il festival dei carri). Scomparsa di Svarupa Damodara. Scomparsa di Sivananda Sena.
29 Giugno: Scomparsa di Vakresvara Pandita.
n.b. Gli orari indicati per l'interruzione dei digiuni prescritti tengono conto dell'ora legale.
La Festa Della Domenica
Tutte le Domeniche dell'anno,
dalle prime ore del pomeriggio,
siete invitati ad una splendida festa!
La Festa sarà animata da conferenze,
danze e canti trascendentali.
Sarà l'occasione per conoscere
l'antica saggezza dell'India.
Inoltre potrete gradire le succulente specialità
vegetariane che vi saranno servite durante il banchetto della serata.
Templi principali
BERGAMO Villaggio Hare Krishna, (da Medolago strada per Terno d'Isola) 24040 Chignolo d'Isola (BG) - Tel. 035/4940706
BOLOGNA via Ramo Barchetta, 2 Castagnolo Minore, 40010 Bentivoglio (BO) Tel. 051/863924
FIRENZE Villa Vrindavana, Via degli Scopeti 108 50026 San Casciano Val di Pesa Tel. 055/820054
ROMA Sri Gaura Mandala, Pian del Pavone, via Mazzanese, Km. 0,700 01036 Nepi (VI) - Tel. 0761/527038 527251
VICENZA PrabhupadaDesh, Via Roma, 9 Albettone (VI) Tel. 0444/790573
Svizzera italiana
MENDRISIO Centro Vedico Rama Keli, Grotto del Bosco 6862 Rancate Tel. 0041/91/6466616
Centri Culturali
ASTI Frazione Valle Reale, 20 14018 Roatto (AT) Tel. 0141/938406
BRESCIA Hare Krishna Club, via Gabriele Rosa, 17 25121 Brescia Tel. 030/2400995
MILANO Centro Culturale Govinda, via Valpetrosa, 3/5 20123 Milano Tel. 02/862417
PADOVA Centro Culturale Hare Krishna, corso del Popolo, 1 - Padova - Tel. 049/8751219
ROMA Hare Krishna Forum, piazza Campo de' Fiori, 27 00186 Roma Tel. 06/6832660
Fine del numero di maggio-giugno 1998.