Ritorno a Krishna
La rivista del movimento Hare Krishna
volume 10 n. 2
marzo-aprile 1998
Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore Acarya
dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, a sessantanove anni, per concretizzare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna.
In dodici anni ha pubblicato più di sessanta volumi di traduzione e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha aperto in tutto il mondo asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Krsna.
I suoi discepoli continuano il Movimento a cui egli ha dato vita.
La Rivista del Movimento Hare Krishna
RITORNO
A KRISHNA
FONDATA NEL 1944
FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE:
Alida D'Ambrosio Ali Krsna devi dasi
REDAZIONE:
Nikunja Vasini devi dasi, Pancaratra dasa, Rasika devi dasi, Virabhadra dasa, Bhaktin Annalisa.
AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa
ABBONAMENTI:
Dananistha devi dasi
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PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; â si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia Ciaitanya.
NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.
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RITORNO A KRISHNA Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89
Vol. 10 N. 2 - marzo-aprile 1998
Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI
Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.
Sped. in Abb. Post. Comma 20/C Legge 662/96 Filiale Firenze
SOMMARIO
ATTIVITA' E LIBERAZIONE
Una lezione di Srila Prabhupada
HARE KRSNA DHAMA
L'Iskcon in Nepal
SRIMAD BHAGAVATAM
In esclusiva la pubblicazione dell'Undicesimo Canto
SRILA PRABHUPADA LILAMRTA
La biografia di Prabhupada
MAESTRI IN CUCINA
Le Salse
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Abbandonarsi ciecamente a Dio non durerà molto
SRILA PRABHUPADA:
Un moderno Narada Muni
IL MAHABHARATA Continua il grande racconto epico
LA FESTA DELLA DOMENICA
ATTIVITA' E
LIBERAZIONE
L'azione acquista il suo valore reale
con una conoscenza realizzata.
Una conferenza tenuta a Londra, il 24 Agosto 1971
da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
FondatoreAcarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna.
yah svanubhavam akhila sruti-saram ekam
adhyatmadipam atititirsatam tamo 'ndham
samsarinam karunayatha puranaguhyam
tam vyasasunum upayami gurum muninam
"Offro il mio rispettoso omaggio al maestro spirituale di tutti i saggi (Sukadeva), il figlio di Vyasadeva, a lui che, nella sua infinita compassione per i materialisti confusi che lottano per superare le più profonde tenebre dell'esistenza, ha narrato questo meraviglioso Purana, crema di tutti i Veda, di cui è complemento, dopo averlo egli stesso assimilato con l'esperienza."
(SrimadBhagavatam 1.2.3)
Queste sono le qualifiche di un maestro spirituale: svanubhavan "deve aver realizzato personalmente", e sruti "deve aver ascoltato". I Veda sono chiamati sruti perché la conoscenza assoluta si deve imparare con l'ascolto e non con la speculazione. In questo verso Suta Gosvami offre i suoi omaggi a Sukadeva Gosvami il quale aveva realizzato l'intera conoscenza vedica, ossia srutisara. Sara significa "essenza". Qual è il fine supremo della conoscenza, l'essenza della conoscenza? E' spiegato nella Bhagavad-gita che lo scopo della conoscenza vedica è conoscere Krsna.
Sukadeva Gosvami aveva realizzato la cultura vedica ed era alla ricerca di Krsna. Sebbene fosse già un'anima liberata, cercava ugualmente Krsna.
Raggiungere la liberazione non è il gradino finale. Liberazione significa comprendere di non essere un corpo materiale, ma questa conoscenza non è sufficiente: si deve agire in accordo a questa conoscenza.
Guarire dalla febbre è una buona cosa, ma questo stadio è chiamato convalescenza. Se non stiamo attenti durante la convalescenza, la febbre può ritornare. La convalescenza è uno stato intermedio dal quale si può passare ad uno stato di salute o di febbre. Perciò, anche se si raggiunge la liberazione, se non ci si impegna in attività liberatorie, ci si deve considerare in uno stato marginale. Questo significa che si può ancora cadere nella condizione materiale.
Krcchrena significa "con grande difficoltà". I filosofi cercano con grande difficoltà di capire la Verità Assoluta servendosi di speculazioni filosofiche. Ma con le speculazioni mentali non è possibile rimanere nella conoscenza. In altre parole, la conoscenza teorica non dà possibilità di scampo. La conoscenza deve essere messa in pratica.
Nel nostro movimento per la coscienza di Krsna diamo al candidato la possibilità di fare pratica perché la conoscenza fine a se stessa non è sufficiente. La presunzione di essere liberati non è liberazione.
Questo punto è spiegato altrove nello SrimadBhagavatam. Ye' nye 'ravindaksa vimuktamaninah. Vimukta-maninah si riferisce a coloro che credono di essere liberati come ad esempio i sannyasi mayavadi, ossia gli impersonalisti, i quali si chiamano l'un l'altro "Narayana", suggerendo così di essere diventati tutti Narayana, Dio.
L'attuale aumento di incarnazioni divine dimostra la prevalenza della filosofia mayavada, dato che a causa di questa filosofia tutti pensano di essere Dio, Narayana. "Io sono diventato Narayana". No. Tu non puoi diventare Narayana. Tu puoi diventare Narayana dasa, il servitore di Narayana. Questo è il tuo stato migliore.
Attività dopo la liberazione
Liberazione significa avere una conoscenza sufficiente per capire che non siamo il corpo. Questa conoscenza è chiamata liberazione. Dopo la liberazione ci deve essere attività, e questo i mayavadi non lo sanno. Essi credono che non ci sia attività dopo la liberazione. Alcuni di loro danno l'esempio di un otre d'acqua che, una volta pieno, non produce più alcun suono, ma nella nostra filosofia, la vera vita comincia proprio dopo la liberazione.
Ma cos'è questa vera vita? Consiste nell'essere sempre impegnati nel trascendentale servizio d'amore al Signore. Perciò Krsna dice nella Bhagavad-gita: "Colui che raggiunge il livello trascendentale realizza subito il Brahman Supremo. Non si lamenta mai, non aspira mai a niente e si mostra equanime verso tutti gli esseri viventi. In questa condizione può servirmi con una devozione pura".
Dobbiamo realizzare e assimilare che siamo Brahman, spirito. Brahman significa Verità Assoluta. Noi esseri viventi, in quanto parti infinitesimali del Supremo Brahman, Krsna, siamo certamente Brahman: assoluti. Non c'è alcun dubbio al riguardo. Ma se blocchiamo le attività della realizzazione del Brahman allora cadremo.
Le attività del Brahman sono le attività di servizio devozionale. La gente potrebbe pensare: "Anche le persone in coscienza di Krsna lavorano, anche loro mangiano e dormono, anche loro guadagnano denaro. Noi guadagniamo il denaro in questo modo, loro guadagnano il denaro in un altro modo". Possono quindi constatare che vi sono delle similarità. Agli sciocchi il karma, l'attività interessata, e la bhakti, il servizio devozionale, sembrano la stessa cosa, ma non è così. Nella bhakti c'è la realizzazione che tutto appartiene a Krsna, mentre sulla piattaforma del karma la realizzazione è: "Tutto mi appartiene. La mia casa, i miei soldi, mio figlio, il mio paese, la mia società, la mia proprietà". "Io" e "mio". "Io sono il monarca di tutto ciò che contemplo e io sono il padrone di ogni cosa. Quest'idea errata non esiste nella bhakti. Nella bhakti tutto appartiene a Krsna. Non consideriamo niente come nostro possesso. Questa è la filosofia vaisnava.
Vedere Dio
In questo verso si afferma yah svanubhavam. Svanubhavam significa "personalmente convinto". Anubhavam. Dio può essere realizzato allo stato attuale con anubhava, l'apprezzamento. Noi non possiamo vedere Dio, ma non c'è differenza fra vedere Dio e apprezzare o capire la natura di Dio, perché Dio è Assoluto. Perciò al momento la nostra preoccupazione è quella di sentire la presenza del Signore in ogni azione.
La presenza del Signore, questo è ciò che dobbiamo volere. Se perseveriamo nella coscienza di Krsna e sentiamo la presenza del Signore in ogni cosa, allora un giorno ci sarà possibile vedere Krsna faccia a faccia.
Adesso possiamo vedere le Divinità di Krsna, in questo modo vediamo Krsna. Ecco Krsna. Ma poiché siamo anime condizionate, qualche volta pensiamo: "Questo non è proprio Krsna, questa è una statua di Krsna". Ma non è questo il punto. Il punto è che Krsna è uno, Krsna è assoluto, advayajnana. Lui è identico ad ogni cosa perché ogni cosa è una manifestazione della Sua energia.
L'energia non è differente dall'energetico. Saktisaktimatayor abhedam. Il calore e la luce del sole possono sembrare differenti dal sole stesso, ma in realtà non lo sono perché esistono simultaneamente al sole.
Ovunque sia il sole c'è anche calore e luce, e ovunque ci sia luce e calore, c'è il sole. Il mattino, quando vediamo che non c'è più oscurità, capiamo che il sole è sorto. Svanubhavam significa non avere oscurità nel cuore. Quando realizziamo pienamente Krsna nel nostro cuore abbiamo ottenuto la vera liberazione.
Dare la conoscenza
Dopo aver assimilato tutta la letteratura vedica, Sukadeva Gosvami l'ha distribuita. Questo è un atto istintivo per chi ha raggiunto la conoscenza.
Se abbiamo realmente appreso l'essenza della conoscenza vedica, automaticamente saremo portati a predicarla. Sravanam kirtanam. Sravanam significa ascoltare, ricevere la conoscenza. Kirtanam significa distribuire, spiegare la conoscenza.
Yah svanubhavam akhila srutisaram ekam adhyatmadipam.
Dipam significa "lampada". Lo Srimad Bhagavatam è come una lampada nell'oscurità per poter vedere Krsna, Dio. E a chi è destinato? Lo Srimad Bhagavatam non è per coloro che sono abituati a leggere letteratura priva di significato, per coloro che vogliono sprecare il proprio tempo e non hanno niente da fare. Non è per chi si accontenta dei libri di narrativa. Lo SrimadBhagavatam è diverso da questi libri. E' destinato a persone che vogliono uscire da questo mondo di ignoranza (tamo-'ndham).
Grham andhakupam. Andha significa "cieco" oppure "oscurità". Il nostro modo di vivere materialistico è definito come grham andhakupam. La vita di famiglia è come un pozzo scuro. Noi siamo già nell'oscurità e aggiungere altra oscurità equivale a cadere in un pozzo scuro. Se cadiamo in un pozzo buio è molto difficile riuscire ad uscirne, anche se gridiamo molto forte potremmo non essere sentiti.
Nell'universo siamo nell'oscurità. L'universo è oscuro perché è coperto. Questa copertura è come il guscio di una noce di cocco. All'interno del guscio c'è buio e fuori c'è la luce. Analogamente, l'universo è come una noce di cocco e noi siamo all'interno. Come una noce di cocco è per metà piena d'acqua, anche l'universo è per metà pieno d'acqua ed è in quest'acqua che giace Garbhodakasayi Visnu, dal cui ombelico germoglia un fiore di loto. Proviamo a immaginare che all'interno di una noce di cocco ci sia dell'acqua, e che qualcuno sia adagiato sopra quell'acqua e un fiore di loto germogli dal suo ombelico. L'universo è esattamente così. Fuori dall'universo c'è la luce, mentre all'interno dell'universo, a causa della sua copertura, c'è bisogno di luce. E' necessaria la luce del sole. E' necessaria la luce della luna. E' necessaria anche l'elettricità. Ma nel mondo spirituale non abbiamo bisogno di luce.
Ogni cosa nel mondo spirituale è autoilluminante: "Non restare nelle tenebre, cerca la luce". Per chi è veramente intenzionato ad uscire dalle tenebre e a raggiungere la luce, lo SrimadBhagavatam è la lampada.
Samsarinam karunaya. I santi provano molta compassione per i materialisti, samsarinam. Samsari significa che gli esseri viventi vagano perpetuamente senza meta in queste tenebre in diverse forme di vita. Caitanya Mahaprabhu dice "Stiamo vagando nell'universo". Il sistema di istruzione moderno non ha alcuna conoscenza di ciò. "La nostra unica vita è tutto. Usiamo questa vita per gratificare i nostri sensi perché dopo la morte non c'è più niente. Finché hai un corpo cerca di godere".
Questo è il modo di vivere dei materialisti. La gente non ha nessuna conoscenza che c'è vita dopo la morte, ma noi dobbiamo prepararci. Noi dovremmo sapere che forma corporea potremo avere nella prossima vita.
Tuttavia, invece di capire questi concetti, la gente si fa trascinare dalla corrente della natura materiale.
Tutti soffrono. Sotto l'effetto dell'influenza di Maya. l'energia illusoria, tutti sono trascinati dalle correnti (le tre influenze della natura materiale) e tutti soffrono. A volte affoghiamo, altre volte emergiamo, qualche volta siamo sollevati, altre volte cadiamo nella disperazione. L'unico modo per uscire da questa ansietà, e smettere di essere continuamente trascinati, consiste nel cercare rifugio in Krsna. Krsna stesso dice: "Tu stai soffrendo, abbandonati a Me". Lo Srimad-Bhagavatam dice la stessa cosa: "Abbandonati a Krsna." Lo Srimad-Bhagavatam comincia così: "offro i miei rispetti al Supremo". Om namo bhagavate vasudevaya "Offro i miei rispettosi omaggi al Signore Vasudeva".
Vasudeva significa Krsna.
Il Purana confidenziale
Samsarinam karunayatha purana-guhyam. Lo SrimadBhagavatam è conosciuto come Bhagavata Purana. I mayavadi credono che i Purana siano storie. No. Non sono storie. Purana significa "riempire, completare". I Purana non sono al di fuori della letteratura vedica.
Lo SrimadBhagavatam è chiamato MahaPurana "Il grande Purana". Perché? Puranaguhyam: perché è molto confidenziale.
Ci sono tre tipi di Purana: sattvika-Purana per chi è soggetto all'influenza della virtù, rajasika Purana per chi è soggetto all'influenza della passione e tamasika Purana per chi è soggetto all'influenza dell'ignoranza. Lo scopo di ciascun Purana è di portare chi lo legge, alla piattaforma della liberazione, sulla base delle sue qualità. Nel tamasikaPurana si consiglia di adorare la Dea Kali. Nel rajasika-Purana si consiglia di adorare i deva dei pianeti celesti come, ad esempio, Indra e Candra. Ma nel sattvika-Purana si consiglia di adorare solamente Sri Visnu.
Lo SrimadBhagavatam è chiamato Puranaguhyam perché in questo Purana non è possibile trovare alcun consiglio sul modo di adorare altri esseri celesti, solamente, la Suprema Assoluta Verità: Krsna. Om namo bhagavate Vasudevaya.
Sukadeva Gosvami narrò per primo lo SrimadBhagavatam perché era pieno di compassione per chi era in preda alle sofferenze materiali.
Tam vyasasunum upayami gurum muninam.
Suta Gosvami dice: gurum muninam. "Sukadeva Gosvami non è soltanto il mio guru, ma è il guru di tutti i grandi saggi e delle persone pie".
Anche Vyasadeva, il compilatore dei Veda considera Sukadeva, che era suo figlio, più grande di se stesso. Quando Sukadeva Gosvami arrivò all'assemblea dove molte persone sante si erano riunite ai tempi di Maharaja Pariksit, tutti i muni e i santi si alzarono a riceverlo e Vyasadeva stesso si alzò. Per questo Sukadeva è gurum muninam, il maestro spirituale di tutte le persone sante.
(A un discepolo) Leggi il commento (SrimadBhagavatam 1.2.3)
Discepolo (leggendo): "In questa preghiera Srila Suta Gosvami riassume tutta l'introduzione dello Srimad-Bhagavatam. Lo SrimadBhagavatam è il commento e il complemento dei Vedantasutra. I Vedantasutra, o Brahmasutra, furono compilati da Vyasadeva con l'intenzione di presentare soltanto la crema del sapere vedico".
Prabhupada: Si. All'inizio c'era soltanto un Veda, l'Atharvaveda. Poi Vyasadeva lo divise per soggetto nei quattro Veda: Sama, Yajur, Atharva e Rg. Poi spiegò i Veda con i Purana. Vyasadeva compilò il Mahabharata per lo stesso scopo, per aiutare la gente a capire la letteratura vedica.
Lo SrimadBhagavatam dice:
"Nella sua grande compassione, l'illustre saggio (Vyasadeva) pensò bene di compilare il grande racconto storico chiamato Mahabharata, per permettere alle donne, ai sudra e ai parenti dei nati due volte di raggiungere il fine supremo dell'esistenza".
Vyasadeva riassunse la letteratura vedica scrivendo il Vedantasutra. Poi, non ancora soddisfatto, sotto la direzione del suo maestro spirituale, Narada, scrisse il commento al Vedanta sutra, lo SrimadBhagavatam.
Continua
Discepolo: "Lo SrimadBhagavatam è il commento originale di questa crema. Srila Sukadeva Gosvami era un maestro realizzato, perfettamente esperto nel Vedanta Sutra, di cui per esperienza aveva realizzato anche il commento, cioè lo SrimadBhagavatam. E al solo scopo di benedire con la sua grazia infinita i materialisti smarriti che cercano di liberarsi dall'ignoranza, egli recitò per la prima volta questa conoscenza confidenziale. E' assurdo sostenere che un materialista possa essere felice. Dal grande Brahma alla minuscola formica, nessuna creatura che abbia una coscienza materiale può essere felice. Ognuno cerca di assicurarsi una felicità permanente, ma le leggi della natura materiale rendono vano ogni tentativo. Per questo l'universo materiale è considerato il luogo più oscuro nella creazione di Dio. Tuttavia, semplicemente desiderando la liberazione, gli sfortunati materialisti possono uscire da questo luogo. Purtroppo sono così insensati che non desiderano neppure sfuggire alle loro sofferenze. Prabhupada: La gente non sa che è possibile scappare, pensa che questa vita sia tutto. Questa è la sua cultura. Non ha conoscenza. Sebbene soffra a ogni passo, continua a fare progetti a modo suo nel mondo materiale. Grandi organizzazioni come l'UNESCO ed altre cercano di eliminare la sofferenza. I loro sforzi sono descritti nello Srimad-Bhagavatam come carvitacarvananam "masticare il masticato". I nostri attuali capi possono vedere che i capi precedenti hanno anch'essi cercato di eliminare la sofferenza senza ottenere alcun successo, ma loro cercano di farlo in modi diversi. Se siamo veramente desiderosi di liberarci da questa vita condizionata, dobbiamo accettare la conoscenza che proviene da fonti spirituali.
(A un discepolo) Continua.
Discepolo: "Perciò sono paragonati ai cammelli, che mangiano le spine perché godono del gusto delle spine quando si mischiano col sangue. Non si accorgono che la loro lingua viene lacerata dalle spine e quindi succhiano il proprio sangue. Così, il materialista trova il suo sangue delizioso come il miele e sebbene sia continuamente ferito dalle proprie invenzioni materiali non desidera sfuggire alla sua condizione. Tra migliaia e migliaia di karmi, soltanto alcuni si stancheranno delle attività materiali e desidereranno uscire dal suo labirinto."
Prabhupada: "Dopo molte, moltissime nascite, coloro che sono intelligenti cominceranno a capire: "questa attività materiale non è la soluzione. Devo cercare rifugio nella Suprema Personalità di Dio".
Grazie e cantate Hare Krsna.
Hare Krsna Dhama
Un progetto grandioso nel cuore del Nepal, l'ultima roccaforte dell'induismo.
di Rasika devi dasi
Hare Krsna Dhama
Un progetto grandioso nel cuore del Nepal, l'ultima roccaforte dell'induismo.
Il Nepal è l'unico regno esistente che abbia alla sua guida una classe dirigente indù.
Inoltre, il Nepal è la culla di molti celebri ed importanti luoghi santi come Janakpura, la città di Sita Devi; Damauli, che vide nascere Srila Vyasadeva l'autore della letteratura vedica; Lumbini, il meraviglioso giardino in cui venne alla luce il Buddha.
In quanto terra caratteristica, piena di fascino e di spiritualità, il Nepal si presenta come il luogo ideale in cui stabilire dei centri dove poter praticare la vita spirituale in piena sintonia con la società e l'ambiente circostante.
L'obiettivo di aprire dei centri dove le persone potessero vivere serenamente praticando un'intensa vita spirituale, è stato senza dubbio uno tra gli scopi dell'operato di Srila Prabhupada.
Infatti, fin dai suoi primi anni in America, Srila Prabhupada volle creare delle comunità dove, attraverso una vita semplice ed in armonia con la natura, si avesse l'occasione di dedicare la propria vita al servizio di Krsna, senza eccessive distrazioni ed implicazioni.
All'interno della sua ampia visione, questi luoghi non avevano da essere dei semplici rifugi dove isolarsi dal mondo, anzi; spesso nei suoi scritti e nei suoi insegnamenti Prabhupada descrive le comunità della ISKCON come degli esempi ideali di come si dovrebbe condurre una vita efficiente e produttiva da tutti i punti di vista. Per Srila Prabhupada queste comunità dovevano avere la capacità di produrre autonomamente il necessario alla vita, e di offrire i frutti di tutte le proprie azioni a Dio, Krsna, in una totale comunione con Lui.
Seguendo questa direttiva del fondatore della ISKCON, alcuni devoti hanno intrapreso l'onerosa iniziativa di creare una simile oasi di spiritualità e devozione per Krsna, in Nepal.
Da qualche anno quindi, un importante progetto firmato ISKCON, sta portando nel cuore del Nepal la coscienza di Krsna, con ottimi risultati. Con attenzione e puntualità è stata scelta la zona in cui far sorgere la struttura centrale del progetto chiamato 'Hare Krsna Dhama'; letteralmente 'il luogo santo degli Hare Krsna'.
La posizione è incantevole, il clima perfetto, lo scenario naturale affascinante; potrebbe, a tutti gli effetti, essere un angolo di paradiso.
Hare Krsna Dhama, situato nel cuore della valle di Katmandu, si estende su 4 acri di terreno sulle rive del sacro fiume Visnumati, a pochi minuti di cammino da Budhanilkanta Narayana, la famosa Divinità di Narayana sdraiata sull'acqua.
Guardandosi intorno non si vedono altro che montagne a terrazza coltivate a riso che si stendono a perdita d'occhio fino dove si scorge la città di Katmandu, che giace pochi chilometri al di sotto.
Allo stato attuale Hare Krsna Dhama è composto da due nuovi edifici che ospitano provvisoriamente il tempio, la cucina, gli asrama per i brahmacari, gli uffici e quattro camere per gli ospiti.
Ma "Il grandioso progetto di costruzione non è che agli inizi", spiega Mahavisnu Svami che da anni si occupa di predicare la coscienza di Krsna in Nepal.
"Il progetto comprende un maestoso tempio vedico che dovrebbe ospitare le Divinità di Radha e Krsna, un auditorio, un albergo con 25 camere, un ristorante Govinda, un istituto per gli studi vedici, una scuola e una grande stalla per la protezione della mucca, da completare in cinque anni."
Come è già accaduto in molte altre parti del mondo, queste parole rivolte al futuro e che ad oggi non hanno ancora una loro corrispondenza nella realtà, sono destinate a divenire dei fatti tangibili con il trascorrere del tempo. Tantissimi progetti ISKCON nel mondo hanno attraversato questo stato di cose; dalla visione anticipatrice di qualcuno, alla realizzazione pratica.
Basti pensare a quello che è oggi il maestoso tempio di Bombay, iniziato da Srila Prabhupada stesso negli anni 70, all'imponente città di Mayapur in Bengala, al nuovissimo e spettacolare tempio di Delhi, al grandioso progetto del tempio di Calcutta e molti, molti altri ancora.
In fondo, grazie alla volontà di Krsna, quelli che inizialmente risultavano come ambiziosi progetti ed impegnative pianificazioni sono ora dei luoghi di grande prestigio e fama; a tutti gli effetti sono delle testimonianze visibili della forza e della purezza di Srila Prabhupada e del movimento che lui ha creato.
Un po' di storia
Il primo tempio dell'ISKCON fu stabilito in Nepal nel 1978 nella zona di Gosala, vicino al grandioso complesso di Pasupatinat a Katmandu dopo di che fu spostato nella zona di Kamaladi al centro della città, finché, dopo mesi e mesi di ricerche, nel giorno di Radhastami del 1986, fu acquistato il terreno sul quale sarebbe sorto Hare Krsna Dhama a pochi minuti dal Villaggio di Budhanilkanta.
Dopo poco cominciarono i progetti e le costruzioni. Dall'Australia arrivò un ingegnere specializzato nella costruzione di templi, Stuart West, che attualmente sta curando anche la costruzione del tempio di Rupa e di Sanatana Gosvami in Bangladesh.
Piano piano il progetto cominciò ad avere un volto. Nel 1994 si è tenuta l'inaugurazione del nuovo tempio e degli asrama. Il tempio ospita attualmente le Divinità di Jagannatha, Subhadra e Baladeva, ma da aprile nel tempio risiederanno le bellissime Divinità di Radha e Krsna.
Dietro le quinte del progetto
Naturalmente, dietro ad ogni ambiziosa impresa si possono ritrovare delle persone che, con ammirevole determinazione e grande dedizione, lavorano alacremente per far sì che ciò che un tempo risultava essere un lontano ed indefinito scenario, diventi una concreta e funzionale realtà.
Questo principio trova una puntuale corrispondenza nel caso di Hare Krsna Dhama, un progetto nel quale sono da anni impegnate notevoli energie e un grosso numero di persone.
Uno tra i pionieri di questa operazione è Prabhavisnu Svami, membro del GBC (Commissione del Corpo Governativo dell'ISKCON) e coresponsabile per il Nepal. Egli ha ricevuto direttamente da Srila Prabhupada negli anni 70 l'istruzione di predicare la coscienza di Krsna in Nepal, e da allora si è prodigato al fine di soddisfare i desideri del suo Maestro Spirituale.
Prabhavisnu Svami è parte essenziale del principale motore d'azione del progetto, dal momento che si è occupato dalla guida spirituale della comunità dei devoti alla raccolta dei fondi necessari per la realizzazione delle strutture del tempio.
Un'altra figura importantissima è Mahavisnu Svami, anch'egli residente in Nepal da molti anni, durante i quali si è occupato dello sviluppo del progetto, ha curato la nascita e ha incrementato l'iniziativa conosciuta come Food for Life, una distribuzione di cibo spirituale interamente gratuita a favore dei molti bisognosi di Katmandu.
Con la sua devozione ha saputo stimolare molti frequentatori del tempio a prendere parte attiva alla realizzazione del progetto di Hare Krsna Dhama.
Anche Bhaktisiddhanta Prabhu, il primo devoto nepalese, è uno dei maggiori punti di riferimento di Hare Krsna Dhama. Egli ha seguito lo sviluppo della Coscienza di Krsna fin dai suoi albori in Nepal.
Adesso si occupa con successo della direzione dei lavori di costruzione del tempio e della predica ai Membri a Vita.
Per finire dobbiamo ricordare anche il presidente del tempio, Raganuga Bhakti Prabhu, un devoto che dopo essersi formato nella Gurukula di Mayapur, la scuola ove ha ricevuto fin dal 1979 un'approfondita educazione vaisnava, è tornato in Nepal. Dal 1989 vive ad Hare Krsna Dhama con la moglie Urmila e il figlio Kesava di quattro anni.
Per visitare Hare Krsna Dhama
Come arrivare: Hare Krsna Dhama si trova a circa un chilometro dal villaggio di Budhanilkanta. Recarsi a Budhanilkanta da Katmandu è semplice: potrete prendere un taxi o un autoriksaw o, in alternativa, un treruote o un autobus di città da Ranipokhari. In circa venti minuti sarete a destinazione.
Dove alloggiare: Hare Krsna Dhama offre ai suoi ospiti quattro bellissime camere con bagno, oltre ai pasti principali. L'atmosfera è rilassante e spirituale oltre ad essere accompagnata dalla calda ospitalità dei devoti di Krsna. Se vorrete prenotare una camera in anticipo o per informazioni potete telefonare allo (009771) 371743 chiedendo di Janardana Prabhu.
Figure:
(nella pag. a fianco) Una panoramica della zona che circonda il progetto di Hare Krsna Dhama.
(sopra) Due prospettive dell'edificio del tempio e un momento di una celebrazione in onore delle Divinità di Jagannath.
Il piccolo disegno qui sopra riporta la locazione degli stabili secondo il progetto.
A Asrama e camere per gli ospiti
B Sala per la distribuzione del Prasada (attualmente la sala del tempio)
C tempio vedico
D Sala di esposizione multimediale per l'insegnamento della Coscienza di Krsna.
E Auditorio.
F Struttura contenente 25 camere per gli ospiti.
G Govinda's Bridge Restaurante, il ristorante Govinda.
H Gosala, area per la protezione della mucca.
I Istituto vedico e biblioteca.
J Gurukula Bhaktivedanta, per un'educazione più spirituale dei bambini.
(a fianco) Uno del tanti momenti della distribuzione gratuita di cibo ai numerosi bisognosi di Katmandu. Il Progetto Food For Life ha ottenuto un notevole successo, e l'opinione pubblica locale apprezza particolarmente questa iniziativa umanitaria della ISKCON.
Tra tutte le scritture vediche il più illuminante testo che descrive la Personalità di Sri Krsna
SRIMADBHAGAVATAM
'UNDICESIMO CANTO'
Scritture Vediche
SRIMADBHAGAVATAM
Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello SrimadBhagavatam, undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.
CANTO 11
CAPITOLO 2
VERSO 14
atrapy udaharantimam
itihasam puratanam
arsabhanam ca samvadam
videhasya mahatmanah
atra api: a questo stesso proposito (cioè
la descrizione del bhagavata-dharma);
udaharanti: è dato un esempio; imam:
questo; itihasam: un racconto storico;
puratanam: antico; arsabhanam: dei
figli di Rsabha; ca: e; samvadam: la
conversazione; videhasya: con Janaka,
re di Videha; maha-atmanah: che era
una grande anima dalla mente aperta.
TRADUZIONE
Per spiegare il servizio devozionale
offerto al Signore, i saggi hanno
raccontato l'antica storia della
conversazione tra una grande anima,
il re Videha, e i figli di Rsabha.
SPIEGAZIONE
Le parole itihasam puratanam, che
significano "un antico resoconto storico"
sono particolarmente significative. Lo
Srimad-Bhagavatam è
nigama-kalpa-taror galitam phalam, il
frutto maturo dell'albero dei desideri della
conoscenza vedica. Nelle pagine dello
Srimad-Bhagavatam troviamo dei veri
racconti storici che si riferiscono a Dio, la
Persona Suprema, e alla liberazione delle
anime condizionate. Questi racconti
storici non sono romanzi o mitologia, ma
descrivono le meravigliose attività del
Signore e dei Suoi devoti, avvenuti in
yuga precedenti all'avvento di questa era
così poco significativa. Benché gli
studiosi materialisti abbiano scioccamente
cercato di dipingere il Bhagavatam
come un'opera mitologica, o come una
creazione recente, la realtà è che lo
Srimad-Bhagavatam è un'opera
trascendentale e perfetta che descrive non
soltanto l'intera situazione dell'universo,
ma anche ciò che si trova molto al di là
dell'universo stesso, nel cielo materiale
come nel cielo spirituale. Se una persona
si dedica seriamente allo studio dello
Srimad-Bhagavatam diventa
l'intellettuale più erudito. Caitanya
Mahaprabhu desidera che tutte le persone
virtuose diventino molto erudite con
l'ascolto dello Srimad-Bhagavatam per
poter predicare le glorie del Signore in
modo scientifico in tutto il mondo. E'
essenziale che noi ascoltiamo queste
narrazioni storiche, come la conversazione
tra i nava-yogendra e il re Videha, con
fede e sottomissione complete. Allora,
come insegna il dodicesimo verso di
questo capitolo, anche se la nostra vita
precedente era piena di attività odiose,
sarà sufficiente ascoltare lo
Srimad-Bhagavatam per essere elevati
alla stessa posizione trascendentale del
Signore e dei Suoi puri devoti. Questo è
lo straordinario potere delle storie del
bhagavata, in contrasto con l'inutile
storia di questo mondo che, in ultima
analisi, non raggiunge alcuna finalità.
Benché gli storici materialisti giustifichino il
loro lavoro adducendo la teoria che noi
dobbiamo imparare dalla storia, possiamo
vedere praticamente che la situazione del
mondo si sta rapidamente deteriorando
verso intollerabili conflitti e verso il caos,
mentre i cosiddetti storici rimangono a
guardare impotenti. Gli storici
bhagavata, invece, che hanno ascoltato
fedelmente lo Srimad-Bhagavatam,
possono dare istruzioni perfette e potenti,
per riportare la pace e la felicità nel
mondo. Coloro che desiderano arricchire
la propria vita intellettuale con lo studio
della storia dovrebbero quindi educare se
stessi con le narrazioni storiche dello
Srimad-Bhagavatam, il che permetterà
loro di ottenere la perfezione della vita
intellettuale e della vita spirituale.
VERSO 15
priyavrato nama suto
manoh svayambhuvasya ya
tasyagnidhras tato nabhir
rsabhas tat-sutah smrtah
priyavratah: Maharaja Priyavrata; nama:
chiamato; sutah: il figlio; manoh
svayambhuvasya: di Svayambhuva
Manu; yah: che; tasya: suo; agnidhrah:
(figlio era) Agnidhra; tatah: da lui
(Agnidhra); nabhih: il re Nabhi;
rsabhah: il Signore Rsabhadeva;
tat-sutah: suo figlio; smrtah: è ricordato
così.
TRADUZIONE
Svayambhuva Manu ebbe un figlio
chiamato Maharaja Priyavrata, e tra
i figli di Priyavrata c'era Agnidhra.
Da Agnidhra nacque Nabhi, il cui
figlio è conosciuto come
Rsabhadeva.
SPIEGAZIONE
Questo verso fornisce la linea di
discendenza genealogica dei figli di
Rsabhadeva.
VERSO 16
tam ahur vasudevamsam
moksa-dharma-vivaksaya
avatirnam suta-satam
tasyasid brahma-paragam
tam: Lui; ahuh: chiamano;
vasudeva-amsam: un'emanazione
plenaria del Signore Supremo,
Vasudeva; moksa-dharma: il metodo
per raggiungere la liberazione;
vivaksaya: con il desiderio di insegnare;
avatirnam: apparve in questo mondo;
suta: figli; satam: cento; tasya: Suoi;
asit: furono; brahma: i Veda;
para-gam: che assimilarono
perfettamente.
TRADUZIONE
Sri Rsabhadeva è considerato
un'espansione del Signore Supremo,
Vasudeva. Egli Si incarnò in questo
mondo per diffondere quei princìpi
religiosi che guidano gli esseri
viventi alla liberazione definitiva.
Ebbe cento figli, tutti perfetti nella
conoscenza vedica.
VERSO 17
tesam vai bharato jyestho
narayana-parayanah
vikhyatam varsam etad yan-
namna bharatam adbhutam
tesam: di essi; vai: in verità; bharatah: Bharata;
jyestah: il più anziano; narayana-parayanah :
completamente devoto al Signore Narayana;
vikhyatam: è famoso; varsam: il pianeta; etat:
questo; yat-namna: con il suo nome; bharatam:
Bharata-varsa; adbhutam: meraviglioso.
TRADUZIONE
Dei cento figli di Sri Rsabhadeva, il più
anziano, Bharata, si era completamente
dedicato al Signore, Narayana. A causa
della fama di Bharata, questo pianeta è ora
celebrato come il grande Bharata-varsa.
VERSO 18
sa bhukta-bhogam tyaktvemam
nirgatas tapasa harim
upasinas tat-padavim
lebhe vai janmabhis tribhih
sah: egli; bhukta: avendo usato; bhogam: tutti i
piaceri; tyaktva: rifiutando; imam: su questa
(terra); nirgatah: avendo lasciato la casa;
tapasa: con le austerità; harim: Il Signore
Supremo, Hari; upasinah: avendo adorato;
tat-padavim: la Sua destinazione; lebhe:
raggiunse; vai: in verità; janmabhih: in vite;
tribhih: tre.
TRADUZIONE
Il re Bharata rifiutò questo mondo
materiale, considerando temporanee e
inutili tutte le forme di piacere materiale.
Lasciando la sua bella e giovane moglie e la
famiglia, adorò Sri Hari con grandi
austerità e raggiunse la dimora del Signore
dopo tre vite.
SPIEGAZIONE
Il racconto completo delle tre vite di Bharata
come re, come cervo e come grande devoto
paramahamsa del Signore è narrato nel quinto
Canto dello Srimad-Bhagavatam.
VERSO 19
tesam nava nava-dvipa-
patayo 'sya samantatah
karma-tantra-pranetara
ekasitir dvijatayah
tesam: di essi (i cento figlio di
Rsabhadeva); nava: nove; nava-dvipa:
delle nove isole (compresa
Bharata-varsa); patayah: i padroni;
asya: di questo varsa; samantatah:
che coprono interamente;
karma-tantra: della via dei sacrifici
vedici interessati; pranetarah: iniziatori;
ekasitih: ottantuno; dvi-jatayah:
brahmana nati due volte.
TRADUZIONE
Nove dei rimanenti figli di
Rsabhadeva divennero i governanti
delle nove isole di Bharata-varsa,
ed esercitarono la completa
sovranità su quel pianeta. Ottantuno
figli diventarono brahmana nati due
volte, e favorirono l'inizio della via
vedica basate sui sacrifici
interessati [karma-kanda].
SPIEGAZIONE
Le nove dvipa, o isole, governate dai
nove figli di Rsabhadeva, sono i nove
varsa di Jambudvipa, cioè Bharata,
Kinnara, Hari, Kuru, Hiranmaya,
Ramyaka, Ilavrta, Bhadrasva e
Ketumala.
VERSI 20-21
navabhavan maha-bhaga
munayo hy artha-samsinah
sramana vata-rasana
atma-vidya-visaradah
kavir havir antariksah
prabuddhah pippalayanah
avirhotro 'tha drumilas
camasah karabhajanah
nava: nove; abhavan: c'erano; maha-bhagah:
anime molto fortunate; munayah: saggi; hi: in
verità; artha-samsinah: impegnate nello spiegare
la Verità Assoluta; sramanah: esercitando un
grande sforzo; vata-rasanah: vestiti dal vento
(nudi); atma-vidya: nella scienza spirituale;
visaradah: eruditi; kavih havih antariksah:
Kavi, Havir e Antariksa; prabuddhah
pippalayanah: Prabuddha e Pippalayana;
avirhotrah: Avirhotra; atha: anche; drumilah:
Drumila; camasah karabhajanah: Camasa e
Karabhajana.
TRADUZIONE
I nove rimanenti figli di Rsabha erano saggi
molto fortunati che operarono
vigorosamente per diffondere la conoscenza
della Verità Assoluta. Se ne andavano in
giro nudi, ed erano molto esperti nella
scienza spirituale. Si chiamavano Kavi,
Havi, Antariksa, Prabuddha, Pippalayana,
Avirhotra, Drumila, Camasa e
Karabhajana.
SPIEGAZIONE
Nimi, il re di Videha, presentò le seguenti nove
domande ai nove Yogendra, i santi figli di
Rsabha. 1) Qual è il bene supremo? (capitolo
due, verso trenta); 2) quali sono i princìpi
religiosi (dharma), le tendenze naturali
(svabhava), il comportamento (acara), i
discorsi (vakya) e le caratteristiche esteriori
(laksana) di un bhagavata, cioè di un
Vaisnava devoto del Signore? (2.44); 3) che
cos'è l'energia esterna di Visnu, il Signore
Supremo? (3.1); 4) come ci si può distaccare da
questa maya? (3.17); 5) qual è la vera identità
del Brahman? (3.34); 6) quali sono le tre
categorie di karma, cioè il karma basato sul
godimento dei frutti dell'azione, il karma offerto
al Signore Supremo, e il naiskarmya? (3.41);
7) quali sono i differenti divertimenti delle varie
incarnazioni di Dio? (4.1); 8) qual è lo scopo o
la destinazione di chi si oppone al Signore
Supremo ed è privo di bhakti (in altre parole, di
un non devoto?) (5.1); e 9) quali sono
rispettivamente i colori, le forme e i nomi dei
quattro yugavatara, le quattro incarnazioni del
Signore Supremo che appaiono nelle quattro
ere, e qual è il metodo per adorarle
separatamente? (5.19)
Le risposte trascendentali a queste domande
furono fornite dai grandi devoti Kavi, Havir,
Antariksa, Prabuddha, Pippalayana, Avirhotra,
Drumila, Camasa e Karabhajana. Questi nove
paramahamsa risposero a turno alle nove domande, nei versi
seguenti: 1) 2.33-43; 2) 2.45-55; 3)
3.3-16; 4) 3.18-33; 5) 3.35-40; 6)
3.43-55; 7) 4.2-23; 8) 5.2-18; e 9)
5.20-42.
VERSO 22
ta ete bhagavad-rupam
visvam sad-asad-atmakam
atmano 'vyatirekena
pasyanto vyacaran mahim
te ete: questi (nove Yogendra);
bhagavat: del Signore Supremo;
rupam: una forma; visvam: l'intero
universo; sat-asat-atmakam: composto
degli oggetti grossolani e sottili;
atmanah: dal sé; avyatirekena: non
differente; pasyantah: che vede;
vyacaran: vagavano; mahim: la Terra.
TRADUZIONE
I saggi percorrevano la Terra
considerando l'universo intero, con
tutti i suoi oggetti grossolani e sottili,
una manifestazione del Signore
Supremo, e non differente dal sé.
SPIEGAZIONE
Secondo Srila Sridhara Svami, questo
verso e il successivo dimostrano
chiaramente che i nove santi figli di
Rsabhadeva conosciuti come
nava-yogendra erano situati al livello più
alto di perfezione spirituale, detto
paramahamsya-caritam, "il pieno
sviluppo delle caratteristiche dei
paramahamsa". In altre parole, erano
puri devoti del Signore. Secondo
Sridhara Svami e Jiva Gosvami, le
parole atmano 'vyatirekena indicano
che i nove saggi vedevano l'universo
come non differente da se stessi e anche
non differente dall'Anima Suprema, Sri
Krsna. Inoltre Visvanatha Cakravarti
Thakura ha commentato: atmanah
paramatmanah sakasad avyatirekena,
visvasya tac-chakti-mayatvad iti
bhavah: "Atmanah indica l'Anima
Suprema. Questo universo non è
differente da Dio, la Persona Suprema, il
Paramatma, perché l'intero universo è
composto dalla Sua energia."
Benché qui si affermi che la
manifestazione cosmica non è differente
né dall'essere vivente né da Dio, la
Persona Suprema, non bisogna pensare
che l'essere vivente e il Signore Supremo
siano materiali. Un aforisma
vedico insegna, asango hy ayam purusah:
"L'essere vivente e Dio, la Persona Suprema,
non hanno nulla a che fare con il mondo
materiale." Per di più, la Bhagavad-gita afferma
che l'intero universo, composto di otto elementi
grossolani e sottili, costituisce la bhinna prakrti,
ossia l'apara prakrti l'energia inferiore,
separata di Dio, la Persona Suprema. Sri Krsna
afferma chiaramente nella Bhagavad-gita di
aver stabilito eternamente la propria dimora nel
regno di Dio, dove la vita è eterna, piena di
felicità e di conoscenza, e aggiunge che anche
l'essere vivente, essendo parte di Dio, è
ugualmente eterno (mamaivamso jiva-loke
jiva-bhutah sanatanah). Inoltre, una volta
raggiunta questa eterna dimora del Signore,
l'essere vivente non torna mai più in questa
manifestazione temporanea (yam prapya na
nivartante tad dhama paramam mama).
Ci si potrebbe chiedere quindi per quale ragione
l'essere vivente e il Signore Supremo siano
definiti non differenti dall'universo materiale. La
questione è spiegata molto bene da Srila
Narada Muni nel primo Canto dello
Srimad-Bhagavatam (1.5.20). Idam hi visvam
bhagavan ivetaro yato
jagat-sthana-nirodha-sambhavah : "Il Signore
Supremo, la Persona di Dio, è Lui stesso il
cosmo, eppure simultaneamente ne è distaccato.
Da Lui soltanto questa manifestazione cosmica
emana, in Lui riposa, e in Lui essa si riassorbe
dopo la distruzione." Commentando
l'affermazione di Narada, Srila Prabhupada ha
spiegato molto bene questo delicato argomento
filosofico: "Per un puro devoto, il concetto di
Mukunda, il Signore, Sri Krsna, è sia personale
sia impersonale. Anche la manifestazione
cosmica impersonale è Mukunda, essendo
un'emanazione dell'energia di Mukunda.
L'albero, per esempio, è un tutto completo,
mentre le foglie e i rami dell'albero sono parti
emanate dall'albero. Anche le foglie e i rami
dell'albero sono l'albero, ma l'albero in sé non è
né le foglie né i rami. L'insegnamento vedico
secondo il quale l'intera creazione cosmica non è
altro che il Brahman significa che essendo ogni
cosa emanata dal Brahman Supremo, nulla è
separato da Lui. Similmente, le mani e le gambe
sono considerate il corpo, pur essendo
semplicemente sue parti, ma il corpo come unità
completa non è né le gambe né le mani. Il
Signore è la forma trascendentale dell'eternità,
della consapevolezza cognitiva e della bellezza.
E così la creazione dell'energia del Signore
appare parzialmente eterna, piena di conoscenza
e anche di bellezza...
"Secondo l'insegnamento dei Veda, il Signore è
per natura perfettamente potente, e perciò le
Sue energie supreme sono sempre perfette e
identiche a Lui. Sia il cielo materiale sia il cielo
spirituale, così come tutto ciò che vi è contenuto,
sono emanazioni dell'energia esterna e
dell'energia interna del Signore. L'energia esterna
è inferiore, paragonata alla potenza interna.
L'energia superiore è la forza vivente, e in
quanto tale è completamente identica al Signore,
mentre l'energia esterna, essendo
inerte, è parzialmente identica. Ma entrambe le
energie non sono né uguali né superiori al
Signore, che è la fonte di tutte le energie; queste
energie sono sempre soggette al Suo controllo,
esattamente come l'energia elettrica, per quanto
potente, è sempre soggetta al controllo
dell'operatore.
"L'essere umano e tutti gli altri esseri viventi sono
prodotti delle Sue energie interne. Così anche
l'essere vivente è identico al Signore, ma non è
mai uguale o superiore a Dio, la Persona
Suprema."
Srila Prabhupada ha spiegato chiaramente in
questo commento che sia la manifestazione
cosmica sia gli esseri viventi sono emanazioni del
Signore Supremo, verità confermata sia nel
Vedanta-sutra che nell'affermazione di apertura
dello Srimad-Bhagavatam. Janmady asya
yatah: "La Verità Assoluta è ciò da cui ogni cosa
emana." Similmente, la Sri Isopanisad afferma:
om purnam adah purnam idam
purnat purnam udacyate
purnasya purnam adaya
purnam evavasisyate
Il Signore Supremo, la Verità Assoluta, è purna,
ossia completo in Sé. E poiché questo mondo
cosmico è una manifestazione della Sua potenza,
anch'esso appare come purna. In altre parole,
poiché questo mondo materiale è un'emanazione
del Signore Supremo, non è differente da Lui,
esattamente come i raggi del sole non sono
differenti dal globo solare, che è la fonte della
loro emanazione. Similmente gli esseri viventi,
che sono espansioni dell'energia superiore o
cosciente del Signore Supremo, non sono
differenti da Krsna, benché questa non
differenza sia qualitativa e non quantitativa. L'oro
contenuto nei gioielli, come negli anelli e nei
bracciali, è qualitativamente identico all'oro di
una miniera, ma l'oro della miniera è
quantitativamente molto superiore alla minuscola
quantità di oro presente in un braccialetto o in un
anello.
In modo analogo, sebbene anche noi siamo
qualitativamente uguali a Dio, essendo
emanazioni spirituali della Sua illimitata potenza,
noi siamo quantitativamente infinitesimali ed
eternamente subordinati al Suo potere supremo.
Perciò il Signore è detto vibhu, infinitamente
potente, e noi siamo anu, infinitesimali e
dipendenti. Questo è confermato ulteriormente
nelle Scritture vediche con l'affermazione nityo
nityanam cetanas cetananam / eko bahunam
yo vidadhati kaman (Katha Upanisad
2.2.13). Esistono innumerevoli esseri eterni, che
sono eternamente e completamente dipendenti
da un solo essere supremo, il Signore. Questa
dipendenza non è un'illusione creata dall'esistenza
materiale, come sostengono i filosofi
impersonalisti, ma costituisce una relazione
eterna, dovuta al fatto
che il Signore è eternamente superiore e noi
siamo eternamente inferiori. Il Signore è
eternamente indipendente, e noi siamo
eternamente dipendenti. Il Signore è eternamente
assoluto in Se stesso, e noi siamo eternamente
relativi alla Sua personalità suprema.
Sebbene il Signore sia infinitamente più grande di
qualsiasi altro essere vivente, o di tutti gli esseri
nel loro complesso, ogni essere individuale è
qualitativamente identico al Signore, perché tutti
gli esseri viventi sono parti integranti che
emanano da Lui (mamaivamso jiva-loke
jiva-bhutah sanatanah). Perciò, in un certo
senso, anche l'essere vivente non è differente
dalla manifestazione cosmica materiale, che è
sorella, un'energia inferiore, del Signore. Sia
l'essere vivente sia la natura materiale sono
prakrti, espansioni femminili, dipendenti, del
supremo purusa. La differenza è che l'essere
vivente costituisce l'energia superiore del
Signore; infatti l'essere vivente è cosciente ed
eterno come il Signore, mentre l'energia
materiale è l'energia inferiore del Signore, priva
di coscienza e di forma eterna.
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura ha
messo in rilievo a questo proposito che la
sostanza assoluta è una, ed è chiamata
Paramatma, Anima Suprema. Quando si è
raggiunta una visione solo parziale del
Paramatma, la comprensione della vita viene
chiamata atma-darsana, realizzazione spirituale.
Se invece manca anche questa comprensione
parziale, la condizione dell'essere è detta
anatma-darsana, ignoranza del sé. Nello stato
di parziale realizzazione dell'Anima Suprema,
quando non si riconosce la distinzione tra il
Paramatma e l'anima individuale, l'essere vivente
ha la tendenza a inorgoglirsi a causa dei suoi
successi spirituali, a essere trasportato dalla
speculazione mentale, e a considerarsi uguale a
Dio sotto ogni aspetto. D'altra parte, quando è
situato nell'anatma-darsana, nell'ignoranza
materiale, l'essere vivente si sente
completamente differente dal Signore Supremo,
e contagiato dal fatto che in questo mondo
ognuno s'interessa soltanto della propria
persona, dimentica Dio sentendosi
completamente differente da Lui e quindi
negando la possibilità di una sostanziale relazione
tra il sé e Dio. Per questa ragione
trascendentalisti impersonalisti danno importanza
soltanto all'unità tra Dio e l'essere vivente,
mentre i comuni materialisti danno un'eccessiva
importanza alla differenza tra Dio e l'essere
vivente. Caitanya Mahaprabhu, tuttavia, ha
rivelato chiaramente che la Verità Definitiva è la
simultanea unità e differenza
(acintya-bhedabheda-tattva). In realtà noi
siamo eternamente differenti da Dio, ma poiché
l'essere individuale e Dio sono eternamente
esseri individuali e separati, può esistere la
possibilità di una relazione eterna. E poiché ogni
essere vivente è per qualità una cosa sola col
Signore Supremo, questa relazione costituisce
l'essenza della realtà suprema per tutti gli esseri.
Come afferma la Caitanya-caritamrta
(Madhya 20.108), jivera 'svarupa' haya
krsnera 'nitya-dasa': l'identità essenziale e
suprema di
ogni essere vivente è costituita dalla
sua relazione col Signore Supremo,
in quanto Suo servitore.
Chi riesce a comprendere di essere
un eterno servitore di Dio, la
Persona Suprema, può
comprendere correttamente che sia
l'essere vivente sia l'universo
materiale sono identici a Krsna,
essendo Sue emanazioni, e perciò
non differenti l'uno dall'altro. Srila
Bhaktisiddhanta Sarasvati ha
affermato: "Il mondo materiale è una
manifestazione della simultanea
differenza e non differenza, ed è una
forma del Signore Supremo. Così il
mondo materiale, temporaneo,
perituro e sempre in trasformazione,
è differente da Vaikuntha, il mondo
eterno." E' bene notare che in questo
verso l'espressione
sad-asad-atmakam, ossia
"costituito di oggetti grossolani e
sottili" non si riferisce agli oggetti
materiali e spirituali. L'universo è
composto di sat e asat, oggetti
materiali grossolani e sottili.
Secondo Srila Bhaktisiddhanta
Sarasvati: "Lo stato molto sottile
all'interno del mondo manifesto è
conosciuto come 'il non manifestato',
e il regno che si trova al di là del
mondo manifesto è chiamato
'trascendentale'. All'interno delle
coperture che circondano ciò che è
manifesto, nella regione dominata dal
tempo, si trova la fase dell'esistenza
materiale sperimentata dalle divinità
incaricate del controllo; in questa
fase esistono le due funzioni dette
causa (asat) ed effetto (sat).
Nell'universo, che costituisce un
terzo tattva, ossia realtà (separata e
contenente sia sat che asat), e che è
una forma del Signore Supremo, è
impossibile esibire una qualsiasi
contraddizione nei riguardi della
Verità Assoluta non duale." In altre
parole, benché gli scienziati
materialisti e ignoranti possano
dedicarsi con grande zelo alla
ricerca di un principio materiale che
possa negare o rendere non
necessaria l'esistenza di Dio, Srila
Bhaktisiddhanta Sarasvati afferma
chiaramente che l'universo, essendo
un'emanazione del Signore, e
dunque spiritualmente identico a Lui,
non possono assolutamente esistere,
in alcun luogo dell'universo, né leggi,
né princìpi né fenomeni materiali che
in qualche modo contraddicano la
supremazia della Persona di Dio.
Nei fatti, l'intero universo, insieme al
cielo spirituale, esiste come
testimonianza eterna della illimitata
gloria di Dio, la Persona Suprema,
Krsna. Con questa comprensione, i
nove Yogendra viaggiavano sulla
terra pieni di gioia trascendentale.
(Continua nel prossimo numero)
SRILA PRABHUPADA
LILAMRTA
La Biografia di un Santo del XX Secolo
di Satsvarupa dasa Gosvami
Prosegue la pubblicazione integrale della biografia di A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, così com'è presentata nel volume intitolato Srila Prabhupada Lilamrita.
Ottava Puntata
Abhay ascoltava i suoi visitatori e conversava piacevolmente, mentre confezionava le loro prescrizioni, ma i suoi pensieri tornavano al suo incontro con Bhaktisiddhanta Sarasvati. Egli continuava a evocare nella sua mente il suo sguardo, le sue maniere, ciò che aveva detto. Di sera Abhay tornava a casa dalla moglie e dai bambini. Radharani era una moglie casta e fedele e occupava il suo tempo in cucina, nelle pulizie e prendendosi cura dei due bambini. Lei però non era incline a dividere l'interesse del marito per le cose spirituali. Abhay non poteva dividere con lei i suoi sentimenti per Bhaktisiddhanta Sarasvati.
* * *
Abhay, sua moglie, i loro due bambini, Gour Mohan, il fratello minore di Abhay, Krishna Charan, la sorella vedova di Abhay, Rajesvari, e il figlio di lei, Tulasi das, tutti insieme si recarono ad Allahabad in uno studio per una fotografia di famiglia. La fotografia mostra Abhay sul finire dei suoi anni venti. E' magro e scuro, con grandi baffi. La sua fronte è ampia, i suoi occhi sono neri e limpidi. Indossa un kurta e un dhoti bianco e semplici pantofole scure. Abhay è seduto su una sedia e sua moglie sta in piedi dietro di lui, una giovane donna attraente avvolta in un bianco sari di khadi orlato di una fascia colorata. Il braccio magro di Radharani dietro la testa di Abhay poggia sullo schienale e la sua piccola mano si aggrappa al bordo della sedia. La sua mano sinistra, chiusa in un pugno, scende lungo il fianco. Radharani è scalza. Abhay regge sulle ginocchia con la sua destra "Pacha" (Prayag Raj), il suo bambino di due anni, un bambino splendido. A gambe e piedi nudi, il bambino sembra divincolarsi in cerca delle ginocchia di sua madre. Abhay appare un po' sgomento a causa del bambino che ha in braccio. E' un prestante uomo indiano, sua moglie è una donna attraente, entrambi nel fiore degli anni.
Dietro Abhay stanno il nipotino Tulasi e suo fratello, Krishna Charan. Un po' discosta, sulla destra, è seduta Rajesvari, la sorella di Abhay. Indossa il sari bianco delle vedove e tiene in braccio Sulakshmana, la figlia di Abhay. Anche Sulakshmana si dimena, allungando i piedi verso il fotografo. Al centro siede Gour Mohan. Il suo volto è aggrinzito e tutto il suo corpo è emaciato per il peso degli anni. Anche Gour indossa un kurta e un dhoti. Le sue mani sembrano agitarsi sulle ginocchia, forse per la paralisi. E' basso, piccolo e vecchio.
* * *
Abhay viaggiava spesso per tutto il nord dell'India, deciso a incrementare le sue vendite. Non era cosa insolita per lui stare fuori casa per pochi giorni durante la settimana, e talora per una settimana o più in una sola volta, mentre si spostava da una città a un'altra. L'industria farmaceutica era all'inizio del suo sviluppo in India, e i medici, gli ospedali e le farmacie erano ansiosi di fare acquisti presso i distinti ed esperti agenti del Laboratorio di Calcutta che li andavano a visitare.
Abhay viaggiava in treno e si fermava negli alberghi. Assaporava il senso di libertà che avvertiva lontano da casa, durante i suoi viaggi, ma la vera spinta era il mantenimento e l'incremento degli incassi, questo era il suo impegno. Viaggiare in terza classe, in scompartimenti non riservati, era spesso disagevole. I soli sedili erano panche, spesso di dubbia pulizia, e ai passeggeri era permesso di entrare senza prenotazione. Questo tuttavia era il modo in cui Abhay viaggiava, per centinaia di miglia alla settimana. Mentre il treno si spostava da una città all'altra, egli osservava i numerosi, piccoli villaggi e la campagna che si stendeva dinanzi a lui su entrambi i lati del binario. A ogni fermata udiva i richiami dei venditori di tè che camminavano lungo il treno "Chay! Chay!" Tè!. Gli Inglesi ne avevano introdotto l'uso, e ora milioni di Indiani erano convinti che non si potesse trascorrere la mattinata senza un bicchiere di tè caldo. Come vaisnava che seguiva le regole, Abhay non lo assaggiò mai, mentre sua moglie, con grande dispiacere di Abhay, era diventata una bevitrice regolare di tè.
Benché Abhay fosse abituato a vestirsi come un uomo d'affari europeo, non venne mai a compromesso con i suoi principi vaisnava. La maggior parte dei suoi amici bengali avevano cominciato a mangiare il pesce, ma Abhay era stato sempre molto attento a evitare i cibi non vaisnava, anche negli alberghi. Una volta, in un albergo di tradizione vegetariana, L'Empire Hindu Hotel di Bombay, gli furono servite delle cipolle, e talvolta capitava che il personale dell'hotel cercasse di servirgli funghi, aglio, e anche uova, ma egli evitò tutti questi ingredienti con molta attenzione. Mantenendo una parvenza di abitudini casalinghe, faceva il bagno molto presto il mattino con acqua fredda. Seguiva questa abitudine per tutto l'anno, e quando, a Saharanpur, si comportò nello stesso modo anche durante la stagione fredda, il servitore dell'albergo rimase molto stupito.
Nel corso dei suoi viaggi Abhay conversava con molte persone. A Dacca un medico gli
disse che sulla via per l'ufficio aveva incontrato un farmacista che parlava con un amico, e dal rimbombo della tosse del farmacista poteva affermare che sarebbe morto in poche ore. Un altro medico disse ad Abhay che aveva appena lasciato una persona ammalata di polmonite che stava sfidando la natura e la scienza medica continuando a vivere. A Gaya incontrò un medico maomettano che si lamentava di aver appena perso un paziente, benché avesse prescritto all'uomo le migliori medicine. Tali resoconti fatti a lui da medici professionisti confermarono in Abhay la convinzione che senza la sanzione di Dio nessuno poteva essere salvato. Non che egli considerasse le sue vendite di medicinali un'opera filantropica; Bhaktisiddhanta Sarasvati lo aveva già convinto che il solo modo di salvare una persona consisteva nell'offrirgli la coscienza di Krishna. I prodotti farmaceutici di Abhay erano soltanto un affare.
In uno dei suoi viaggi di affari era il 1925 Abhay stava viaggiando attraverso Agra, a solo quaranta miglia a sud di Vrindavana. Cogliendo tale opportunità, fece la sua prima visita alla santa Vrindavana, appagando così la sua aspirazione infantile.
Amava vedere Vrindavana, ma poteva trascorrere là soltanto due o tre giorni; anche un solo giorno trascorso lontano dal suo lavoro di vendita poteva determinare una crisi. Come un reverente pellegrino, Abhay visitò qualche tempio, soprattutto quelli più importanti fondati dai seguaci di Sri Caitanya. Ma doveva partire.
I viaggi a volte erano anche rischiosi. Una volta egli era seduto in uno scompartimento del treno alla stazione di Mathura, quando una scimmia all'improvviso fece irruzione e portò via ciò che gli apparteneva. Una mattina presto, prima dell'alba, mentre stava viaggiando verso Kanpur in un carro a due ruote trainato da un cavallo, il cavallo si mise a trottare a forte andatura, quando all'improvviso urtò contro un grosso cumulo di immondizie nel mezzo della strada. Il carro si ribaltò, e alla rinfusa cavallo, guidatore e carro si ammucchiarono, mentre Abhay veniva proiettato in aria. Tuttavia egli atterrò, illeso, con l'impressione di aver soltanto cambiato sedile. Poiché Abhay restava immobile senza dir nulla il guidatore credette che fosse stato colpito senza rendersene conto, e diventò ansioso. Il passeggero invece stava bene e il guidatore pensò che si era trattato di un miracolo, visto che Abhay era stato proiettato con violenza fuori dal carro. Abhay pensò di essere stato salvato da Krishna, e ricordò simili incidenti, a cominciare da quando, durante l'infanzia, le sue vesti avevano preso fuoco. Krishna l'aveva sempre protetto.
Per cinque anni Abhay viaggiò molto nei dintorni di Allahabad, e quando era a casa trascorreva molte ore al dispensario. Egli però aveva cura di trascorrere un po' di tempo con sua moglie e i suoi figli.
Srila Prabhupada: Quando mio figlio aveva circa due anni era molto impertinente, e commetteva sempre qualche birichinata. I miei amici venivano a farmi visita e chiamavano mio figlio, Pacha. "Pacha", dicevano, "se starai fermo e zitto per un minuto, ti farò un regalo". Ma il bambino era incapace di star fermo. Non resisteva seduto nemmeno per un attimo. C'era un ventilatore da tavolo e Pacha voleva toccarlo. Io dicevo: "No, non toccarlo" . Allora i miei amici dissero: "Diminuisci la velocità e lasciaglielo toccare". Così staccai la corrente ed egli lo toccò. Non si fece male, ma il suo dito fu colpito con un forte rumore, "tunng!". Non lo toccò più. Gli chiedevo: "Lo tocchi ancora?" ma egli non voleva più toccarlo.
Appena sua figlia Sulakshmana fu in grado di parlare, Abhay cominciò a insegnarle la traduzione bengali della preghiera Gurvastakam che comincia con le seguenti parole: "Il maestro spirituale riceve le benedizioni dall'oceano di misericordia. Come una nuvola
versa la sua acqua sulla foresta in fiamme, così il maestro spirituale spegne il fuoco ardente della vita materiale, il ciclo ripetuto di nascita e morte".
A parte i suoi viaggi obbligatori, Abhay restò a casa e soddisfece la sua famiglia. Attese con diligenza ai suoi affari e li fece prosperare.
* * *
Era Kumbhamela, nel gennaio del 1928. Bhaktipradipa Tirtha Maharaja della Gaudiya Math era venuto ad Allahabad con pochi uomini. Un giorno entrò nella farmacia Prayag, e all'improvviso Abhay li vide, dopo tutti quegli anni. "Oh, queste sono le persone che vidi un tempo!" pensò. "Gaudiya Math. Sì, entrate!".
Bhaktipradipa Tirtha Svami era il medesimo sannyasi che aveva visitato Narendranath Mullik a Calcutta, una visita che aveva spinto Abhay ad andare a conoscere Bhaktisiddhanta Sarasvati. Giungendo le mani in un atteggiamento di umiltà, in piedi dinanzi ad Abhay nella sua semplice veste di khadi color zafferano, con la testa rasata e un ciuffo di capelli (sikha) sulla parte posteriore del capo, con la fronte segnata dal tilaka vaisnava, Tirtha Maharaja disse ad Abhay: "Siamo qui, siamo venuti per stabilire un tempio ad Allahabad. Abbiamo sentito il tuo nome e siamo venuti da te. Aiutaci, per favore".
Abhay era al colmo della gioia: "Sì, vi aiuterò". Contribuì con il denaro nella misura delle sue possibilità e presentò Tirtha Maharaja al dottor Ghosh, che diede anche lui un contributo.
Abhay invitò i devoti della Gaudiya Math a venire a casa sua e a tenere un bhajana e una lezione; sua moglie avrebbe preparato il prasadam. Essi accettarono, ma al loro arrivo ci fu un equivoco. Gour Mohan, che era invalido, si trovava di sopra, nella sua stanza. "Ti prego, scendi", Abhay chiamò. "C'è una riunione della Gaudiya Math". Gour Mohan scese, ma quando vide i sadhu li confuse con impersonalisti di una missione nondevozionale. Non aveva capito bene ciò che Abhay aveva detto. Gour Mohan si sedette, ma osservava con malumore gli uomini, avanzando anche qualche critica. Abhay che si sentiva ravvivato per l'opportunità di stare in compagnia di vaisnava e di ascoltare da loro la Krishnakatha, non riusciva a capire il comportamento del padre. Poi, appena Bhaktipradipa Tirtha Svami cominciò la sua lezione, Gour Mohan comprese: "Oh, sono vaisnava! " gridò. Vecchio e invalido com'era, cadde immediatamente ai loro piedi: "Ho frainteso, signore. Pensavo che fossi un sannyasi di un'altra missione. Sono felice d'incontrarti".
Dopo il Kumbha-mela, Pradipa Tirtha Svami partì, ma cinque o sei brahmacari discepoli di Bhaktisiddhanta Sarasvati restarono ad Allahabad per mantenere un piccolo quartier generale del matha. Essi adoravano le Divinità, tenevano un programma serale di kirtana e di letture e predicavano attivamente alla gente del luogo. Un devoto incaricato, Atulananda Brahmacari, visitava le case dei cittadini di Allahabad, cercando di promuovere le iscrizioni di membri per il matha; per mezza rupia al mese, una persona poteva ricevere un abbonamento alla rivista della Gaudiya Math.
Nel corso dei suoi "porta a porta" Atulananda suonò alla casa di Abhay Charan De. Abhay lo ricevette in modo ospitale e gli offrì riso e frutta. Riguardo alla filosofia Abhay era molto ricettivo e amava discutere con Atulananda: perciò quest'ultimo colse l'occasione per visitarlo ripetutamente e parlare con lui di Sri Caitanya e della Bhagavadgita. Abhay inoltre s'informò da lui circa le recenti attività di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati. Ormai Srila Bhaktisiddhanta aveva fondato la Gaudiya Printing Works a Calcutta e aveva cominciato a pubblicare lo SrimadBhagavatam in numerosi volumi aggiungendovi le sue annotazioni.
Aveva anche pubblicato una versione della Sri Caitanyabhagavata edita dal suo centro di Dacca. Egli aveva aperto centri a Bhubaneswar, a Madras e a Puri.
L'interesse di Abhay era insaziabile. Atulananda gli disse che nel 1925 Srila Bhaktisiddhanta aveva guidato una processione imponente girando attorno al santo luogo di Navadvipa con le Divinità trasportate sul dorso di elefanti sontuosamente decorati e con la partecipazione di devoti provenienti da ogni parte dell'India. Sacerdoti di professione, che per invidia si opponevano a Srila Bhaktisiddhanta perché accettava discepoli provenienti da ogni casta, avevano assoldato una banda che li aiutasse a scagliare mattoni e sassi sulla processione. Tuttavia Srila Bhaktisiddhanta aveva continuato imperterrito.
Nel 1926 egli aveva viaggiato attraverso l'India predicando il messaggio di Sri Caitanya e aveva anche installato Divinità nel grande tempio della Sri Caitanya Math a Mayapur. Un anno prima aveva cominciato a pubblicare la sua rivista Sajjanatosani in tre lingue, inclusa un'edizione inglese intitolata The Harmonist.
Dopo molte visite e molte ore di discussione sulle attività e la filosofia del vaisnavismo gaudiya, Atulananda condusse Abhay all'asrama di Allahabad.
Poco dopo, il matha, si trasferì in una casa d'affitto sulla South Mallaca Street vicino a Ram Bagh, a breve distanza dalla casa di Abhay. Ora era possibile per Abhay recarsi là ogni sera. Dopo il lavoro raggiungeva il matha, dove suonava la mridanga riempiendo di stupore i bramacari per la sua sviluppata abilità.
Cantava bhajana con loro, e talvolta assumeva la guida del canto congregazionale. Egli portava anche persone influenti da Allahabad a visitare il matha. Ai bramacari sembrava che infondesse nuova vita al loro asrama, e Abhay si era vivificato riunendosi con i discepoli di Bhaktisiddhanta Sarasvati.
* * *
Nel 1930 la salute di Gour Mohan peggiorò sensibilmente, e i membri della famiglia si riunirono intorno a lui pensando che la sua fine fosse prossima. Abhay era stato a Bombay per affari; era tardi quando arrivò ad Allahabad e bussò alla porta. Gour Mohan disse a Rajesvari, sua figlia, di aprire la porta perché Abhay era arrivato. Lei rispose: "No, è a Bombay".
Gour Mohan ripeté: "Ti dico che è venuto. Apri la porta". Era circa mezzanotte. Lei scese, aprì la porta e vide che suo fratello era davvero tornato. Abhay salì da suo padre: "Come stai'?".
"Sto bene", rispose Gour Mohan. "Va a riposare che è tardi".
Il mattino successivo Abhay chiamò il dottore. "Come viva tuo padre, non lo so", disse il dottore. "Egli praticamente non ha pulsazioni. E' vissuto senza cibo per molti mesi".
Abhay chiese a suo padre: "Qual è il tuo desiderio? Dimmi".
"Perché me lo domandi?", si informò il padre. "Il medico ti ha detto qualcosa?".
Abhay disse: "No, lo domando perché io sono rimasto a Bombay e tu eri qui. Perciò, se hai un desiderio, un'intenzione, fammela conoscere. Sono qui, sono qui per te". Gour Mohan gli disse di portare la loro mucca alla Gaudiya Math. Così Abhay portò la mucca con il vitello e la donò al matha.
Poi di nuova Abhay chiese al padre: "Hai qualche altro desiderio?", di nuovo il padre s'informò: "Il medico ti ha detto qualcosa?".
"No, no, chiedo solo perché a causa del mio lavoro me ne devo andare".
Allora Gour Mohan disse: "Invita tutti i vaisnava della Gaudiya Math e anche gli altri vaisnava. Fa loro cantare l'harinama della sera e offri loro del cibo. Questo è il mio desiderio". Alle undici di sera tutti i vaisnava presero il prasadam e se ne andarono. Quella notte Gour Mohan morì.
Abhay fu addolorato per la perdita del padre. Suo padre gli aveva dato tutto ciò che aveva voluto, era stato attento a elevarlo a livello di puro vaisnava e aveva sempre adorato Radha e Krishna. Benché Abhay fosse un uomo giovane ed esperto, sentì di aver perduto il suo più caro protettore e l'amico più caro. Più di qualsiasi altra persona il padre era colui che aveva sempre trattato Abhay come una persona speciale. Senza suo padre, Abhay ora sentiva di essere privo di ogni speranza. Improvvisamente avvertì la stessa dipendenza di quando era bambino ma ora il padre non c'era. Chi lo aveva sempre trattato come il figlio prediletto e gli aveva riservato ogni attenzione, chi gli aveva dato tutto ciò che aveva voluto, che aveva pregato regolarmente ogni persona santa di rendere suo figlio un grande devoto di Srimati Radharani suo padre il più grande benefattore, ora se n'era andato.
Nel giorno della sraddha, tredici giorni dopo la scomparsa di Gour Mohan, Abhay e suo fratello si misero in posa per una fotografia di prammatica. Secondo la tradizione religiosa i due figli si erano rasati il capo. Il fotografo mostra Abhay e suo fratello seduti ai lati di un ritratto formale del padre. Il quadro è in posizione elevata, circondato da un panno scuro, ben incorniciato. Gour Mohan appare vecchio, ma pensieroso e intento non così vecchio come nel precedente ritratto dove appariva emaciato e con gli occhi offuscati.
Abhay, con la testa rasata, sembra un monaco dedito alla rinuncia; ha il corpo coperto con le vesti di un monaco, semplici drappi e ampie pieghe che ricoprono la parte superiore e inferiore del suo corpo. Sembra differente da quello che era nella fotografia di tanti anni prima, ripresa nel medesimo luogo, con il medesimo ruvido tappeto sul pavimento.
In quel ritratto, tra sua moglie e i suoi figli raccolti intorno a lui, era un giovane capofamiglia con le sue responsabilità familiari, appariva esperto nel modo di condursi e di muoversi con energia nel mondo.
In questa fotografia, invece, benché siano presenti, i suoi figli siedono sul pavimento, come incustoditi. La sinistra di Abhay è posata sul ginocchio, equilibrata ma in stato di riposo, mentre nel ritratto precedente la mano di Abhay reggeva il suo bambino irrequieto. La moglie di Abhay qui non è presente. In questo ritratto Abhay appare un uomo singolare. Non si direbbe che egli avesse abitualmente i capelli e i baffi, e che si fosse rasato soltanto recentemente nell'occasione della triste cerimonia per la scomparsa del padre. Questa appare invece la sua naturale sembianza.
(Continua sul prossimo numero)
Maestri in Cucina
Le Salse
di Kurma dasa
Deliziose e colorate, possono cambiare
il volto di un piatto arricchendolo
di un sapore nuovo. Un pranzo, una cena o
semplicemente uno spuntino sono ottime
occasioni per provare queste ricette originali.
Tzatziki
Crema Greca di Yogurt e cetrioli
Rinfrescante e saporita può sostituire l'insalata in una sera d'estate o essere servita come salsa con del pane tostato.
Preparazione: 5 minuti
Addensamento dello yogurt: 2 ore
Ingredienti per due tazze di salsa:
2 tazze (500 ml) di yogurt bianco intero
1 cetriolo di media grandezza
1 cucchiaio di succo di limone
1 cucchiaino di sale
1/4 di cucchiaino di pepe nero macinato grosso
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
1/4 di cucchiaino di assafetida gialla in polvere
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1. Foderate un colino con una doppia tela da cucina. Mettetelo sopra una pentola o una ciotola, versatevi lo yogurt e lasciate riposare per 2 ore, preferibilmente nel frigorifero.
2. Quando lo yogurt è scolato sbucciate il cetriolo lasciando un po' di verde in superficie. Grattugiate il cetriolo grossolanamente (dalla parte della grattugia dove generalmente si grattugiano le carote) eliminando l'umidità eccessiva.
3. Versate lo yogurt scolato in una ciotola e aggiungete il cetriolo, il succo di limone, il sale e il pepe.
4. Scaldate l'olio di oliva in una piccola padella finché è leggermente caldo e fate saltare l'assafetida quel tanto che basta per sentirne distintamente la fragranza. Aggiungete l'olio e l'assafetida alla mistura di yogurt e cetriolo, unite metà del prezzemolo e amalgamate delicatamente. Guarnite con il resto del prezzemolo e servite fresco.
Babagannouj
Crema Libanese di Melanzane
Questa famosa salsa mediorientale dal sapore leggermente affumicato può essere servita come antipasto spalmata su del pane tostato o può accompagnare un cena fredda a base di verdure e insalata.
Preparazione: 10 minuti
Cottura in forno: almeno un'ora
Ingredienti per circa 4 persone: 2 grosse melanzane
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
1/2 tazza di tahini
il succo di 2 grossi limoni
1/2 cucchiaino di sale
1/4 di cucchiaino di pepe nero macinato grosso
1/2 cucchiaino di asafetida gialla
1 cucchiaio di prezzemolo fresco tritato finemente
1 cucchiaino di paprika o di pepe di caienna
1. Incidete longitudinalmente le melanzane per permettere al vapore di uscire mentre arrostiscono. Ungetele leggermente, poi ponetele in forno preriscaldato a 200°. Lasciate arrostire finché la buccia è annerita e croccante.
2. Togliete le melanzane dal forno, estraete la polpa e mettetela in una ciotola (dovrebbe avere un aroma di fumo) e riducetela in un purè.
Mischiatelo con il tahini, il succo di limone, il sale, il pepe, l'assafetida finché la sua consistenza si presenta omogenea. Se la mistura è troppo densa aggiungete un po' d'acqua. Mettete la crema in una zuppiera da tavola, versatevi l'olio al centro e guarnite con la paprika.
Guncamole
Crema di Avocado Messicana
Ottima servita con i piatti messicani come i taco e i nacho, può essere servita con pane e verdure.
Preparazione: 10 minuti
Ingredienti per 46 persone:
2 avocado di media grandezza maturi, sbucciati e privati del nocciolo
1 pomodoro di media grandezza pelato e tagliato a piccoli cubetti
2 piccoli peperoncini verdi privati dei semi e tritati finemente
2 cucchiai di succo di limone
1/4 di cucchiaino di pepe nero macinato grossolanamente
1/4 di cucchiaino di sale
1/4 di cucchiaino di assafedida gialla in polvere
1. Tagliate la polpa degli avocado in pezzi e schiacciatela grossolanamente in una terrina.
2. Unite agli avocado, i pomodori, i peperoncini, il succo di limone, il pepe, il sale e l'assafetida e trasferite tutto in una terrina da portata.
Nota: Se volete preparare il guacamole con qualche ora di anticipo, lasciate il nocciolo nel composto per evitare che quest'ultimo diventi scuro. Toglietelo prima di servire.
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Abbandonarsi ciecamente a Dio non durerà molto
Continuiamo il dialogo che si svolse a Perth, Australia, il 9 Maggio 1975 tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e Carol Cameron, allora laureanda in antropologia.
Carol: Sua Divina Grazia, come insegna questa idea di amore (per Dio)?
Srila Prabhupada: Amore significa che, non appena desidero mangiare qualcosa, se amo qualcuno, voglio essere certo che anche la persona amata mangi qualcosa. Inoltre, è naturale per chi si ama scambiare dei doni. Per esempio, quando un ragazzo ama una ragazza, le fa un regalo e anche lei gli dona qualcosa. E se ho nella mente qualcosa di intimo, lo svelerò all'amata e anche lei non dovrebbe avere alcun segreto. Se amo qualcuno solo per la sua bellezza, per la mia gratificazione dei sensi, ma ho dei segreti, questo non è amore. E' gratificazione dei sensi. Lussuria.
Quindi questi sono i sei scambi tra coloro che si amano. Questi sono i segni di amore. Priti significa 'amore' e questi sono sintomi d'amore: dare e ricevere, prendere e offrire del cibo, aprire il tuo cuore a qualcuno e conoscere il cuore di un altro. Più incrementi questi sei modi di scambi d'amore, più l'amore aumenta.
Carol: Se si volesse perfezionare l'amore, bisognerebbe ritirarsi dal mondo?
Srila Prabhupada: Prima di tutto dobbiamo comprendere che l'amore non esiste all'interno di una sola persona, l'amore dovrebbe essere tra due. Allora è possibile espandere l'amore. Dovremmo sapere quindi che per amare bisogna essere in due: l'amante e l'amata. La transazione inizia tra i due e poi si espande.
Carol: Consideri i 'due' come il creatore e la persona? Sono loro i due che hai in mente?
Srila Prabhupada: Si. Il creatore e colui che è creato. Credi nel creatore?
Carol: In un creatore impersonale, sì.
Srila Prabhupada: Oh, che genere di filosofia è mai questa 'un creatore impersonale'?
Carol: Senza alcun attributo.
Srila Prabhupada: Creatore è un attributo. Essere il creatore, è un attributo. Se io creo questo campanello, conosco l'arte di creare un campanello. Conoscere quest'arte creativa è il mio attributo. [...]
Carol: Com'è possibile rimuovere l'ignoranza?
Srila Prabhupada: Le persone ignoranti possono imparare da chi ha conoscenza. Se hai questa idea che il creatore è impersonale, significa che non hai conoscenza. Non appena pronunci la parola 'creatore' potrai capire che Egli possiede molti attributi o qualità. Supponiamo che io stia suonando questo campanello. Se la molla è allentata, il campanello non suonerà. Quindi qualcuno potrebbe non sapere cosa fare, ma chi ha creato il campanello sa: 'Oh, si è allentata la molla! Ora la stringo nuovamente'. Ciò significa che il creatore sa tutti i dettagli di ciò che ha creato. [...] Come potrebbe essere impersonale? Che filosofia è questa? Hmm? Rispondi. Tu che sei una filosofa.
Carol: Ebbene, Egli incorporerebbe attributi personali, ma non sarebbe governato da essi.
Srila Prabhupada: Hmm? Ha detto 'Egli'. Ma 'Egli' deve rimanere impersonale.
Carlo: Sì. (risata). E' vero che la creazione implica intelletto e, forse, emozione.
Srila Prabhupada: Idee così vaghe! Eppure in questa cultura di sciocchezze queste vaghe idee passano per filosofie. 'Egli' contraddice la tua idea impersonale. Tu dici 'Egli' eppure insisti che 'Egli' è impersonale.
Carol: A livello emotivo, è molto personale...
Srila Prabhupada: Perché dovresti essere emotiva? Tu sei una filosofa. Dovresti parlare in modo molto razionale.
Carol: Oh. Io... non filosofeggio. La mia sensazione è che Dio è impersonale, ma che incorpora aspetti personali. Se Dio è in ogni cosa, allora gli attributi personali dovrebbero essere parte di 'Lui', 'esso' o che sia. Ma Dio non si limita ad essere una persona.
Srila Prabhupada: Tu non hai alcuna idea di Dio. Deve per forza essere una persona. Non appena dici: 'Egli sa ogni cosa' 'Egli crea' allora significa che Egli è personale. Ripetutamente tu hai detto 'Egli'. Questi sono tutti riferimenti personali.
Carol: Questa è solo la nostra idea di Dio.
Srila Prabhupada: Ciò significa che non avete una chiara idea di Dio, solo un'idea vaga. Quindi dovete imparare chi è Dio.
Carol: Pensi di poter conoscere la natura di Dio?
Srila Prabhupada: Sì. E anche tu puoi.
Carol: In maniera intellettuale?
Srila Prabhupada: Anche.
Carol: Potrei conoscere qualcosa nel tuo cuore senza essere in grado di esprimerlo.
Srila Prabhupada: Tu puoi esprimerlo. Qualunque cosa sia nel tuo cuore, se non puoi esprimerlo allora non sei perfetto. Devi esprimere ciò che hai nel tuo cuore molto chiaramente, altrimenti significa che la mia conoscenza è imperfetta.
Carol: Molto spesso, la nostra comprensione si muove in modo separato, attraverso il cuore, attraverso le sensazioni e le emozioni.
Srila Prabhupada: L'emozione non è richiesta per una conoscenza scientifica di Dio. L'emozione non è richiesta. Inutile. La conoscenza di Dio deve essere reale. L'emozione non serve. L'emozione serve in stadi di sviluppo elevato di amore estatico. Ma non è necessaria l'emozione per gli studi scientifici preliminari di Dio.
Carol: Eppure nella bhakti l'emozione e l'amore sono intimamente correlati.
Srila Prabhupada: Sì, ma questo è uno stadio più elevato. All'inizio, devozione significa che devo essere devoto a Dio in modo razionale. In principio, perché dovrei essere devoto a Dio se Egli non ne è degno? Krsna dice: 'Abbandonati a Me'. Ma se io non capisco che Krsna è degno del mio abbandono, perché dovrei arrendermi? [...] Quindi, prima di arrendersi bisogna studiare la persona alla quale doversi arrendere.
Poi ci si arrenderà. Questa è la vera arresa. L'arresa cieca non durerà a lungo. Similmente, l'arresa cieca a Dio non durerà, sarà temporanea.
SRILA PRABHUPADA:
UN MODERNO NARADA MUNI
Uno sguardo alle similitudini tra un grande saggio della letteratura vedica
e il più grande predicatore della coscienza di Krsna dell'età moderna.
Di Sarvabhauma Dasa
Sri Narada Muni, figlio di Brahma (il primo essere creato dell'universo) è uno dei dodici mahajana, ossia un'autorità nella coscienza di Krsna. Gli insegnamenti di Narada Muni sono stati presentati a milioni di persone attraverso i libri di Srila Prabhupada. Srila Prabhupada afferma in una spiegazione dello SrimadBhagavatam (6.5.22): "Il maestro spirituale è il rappresentante di Narada Muni; non c'è differenza tra gli insegnamenti di Narada Muni e quelli del maestro spirituale presente". Più riceviamo informazioni su Narada Muni e sul suo servitore Srila Prabhupada e più scorgiamo similitudini nel messaggio e nelle attività di queste due grandi personalità trascendentali.
PREDICATORI ITINERANTI
In una spiegazione nel sesto canto dello SrimadBhagavatam, Srila Prabhupada mostra una similitudine tra se stesso e Narada Muni. Dopo che Narada Muni aveva convinto migliaia dei figli di Prajapati Daksa ad abbandonare la vita di famiglia per dedicarsi interamente alla vita spirituale. Daksa, oltraggiato, disse a Narada Muni: "Sei un mascalzone che non sa comportarsi con gli altri. Tu potrai viaggiare per tutto l'universo, ma io ti maledico a non avere un dimora in alcun luogo".
Commento di Srila Prabhupada:
In realtà tale punizione è una benedizione per un predicatore. Un predicatore è conosciuto come un parivrajakacarya, un acarya, o maestro, che viaggia continuamente per il bene della società umana... nel sistema parampara (la successione disciplica) che comincia da Narada Muni, anch'io sono stato maledetto. Sebbene abbia molti centri che potrebbero essere la mia dimora io non posso risiedere in alcun luogo perché sono stato maledetto dai genitori dei miei giovani discepoli. Da quando è cominciato il movimento per la coscienza di Krsna, io ho girato tutto il mondo due o tre volte all'anno e sebbene ovunque vada mi viene offerto un luogo confortevole in cui risiedere, non posso fermarmi in alcun luogo per più di tre giorni o di una settimana.
"GLI PIACE ASCOLTARE"
Ascoltare da un maestro spirituale è di primaria importanza nella vita spirituale, come possiamo imparare dalla vita di Narada Muni e di Srila Prabhupada. Come giovane figlio di una cameriera Narada Muni servì i devoti e sviluppò la fede ascoltando le loro parole trascendentali: "Li ascoltavo mentre descrivevano le attraenti attività di Krsna e ascoltando attentamente il gusto per l'ascolto delle attività di Dio, la Persona Suprema, cresceva ad ogni passo". (SrimadBhagavatam 1.5.27)
Proprio prima di iniziare Srila Prabhupada nel 1923 ad Allahabad, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura disse di lui: "Si, gli piace ascoltare... L'ho notato. Lo accetterò come discepolo". Poiché Srila Prabhupada ascoltò con fede e ripeté il messaggio del suo maestro spirituale e dei suoi precettori vaisnava ebbe uno strepitoso successo nel diffondere la coscienza di Krsna in tutto il modo.
DISTRIBUTORI DI LIBRI
Sri Narada Muni e Srila Prabhupada sono intimi compagni nel servizio confidenziale di produrre e distribuire la letteratura trascendentale che glorifica Dio, la Persona Suprema. Nello SrimadBhagavatam (1.5.11) Narada Muni dice a Vyasadeva, l'autore della letteratura vedica: "Quella letteratura che è piena della descrizione del nome, della fama, delle forme e delle attività del Signore Supremo è un'opera differente piena di parole trascendentali dirette a portare una rivoluzione nelle vite empie della civiltà mal guidata di questo mondo".
Nel Padma Purana, Narada Muni fa il voto a Srimati Bhakti Devi, la personificazione del servizio devozionale: "O ragazza dal bel volto, non vi è altra età come il kaliyuga (l'età attuale) perché tu verrai istituita in ogni casa e nel cuore di ogni persona". Più avanti, nello stesso Purana i saggi conosciuti con il nome di Kumara rivelano a Narada Muni come stabilire la bhakti: "Come i lupi fuggono spaventati nel sentire il ruggito di un leone così al semplice suono dello Srimad-Bhagavatam tutte le qualità viziose del kaliyuga vengono distrutte".
Nello Sri Caitanya Mangala, il signore Brahma dà a Narada Muni prescrizioni specifiche per il kaliyuga: "Narada Muni, nessuna altra scrittura può essere paragonata allo Srimad-Bhagavatam che è completamente trascendentale. Narada Muni, dovresti insegnare Lo SrimadBhagavatam per liberare tutti gli esseri viventi".
Non fu a caso quindi che il primo libro che Srila Prabhupada pubblicò fosse una traduzione inglese dello SrimadBhagavatam. Il Bhagavatam, lo stesso libro che Narada Muni aveva incoraggiato Vyasadeva a scrivere per purificare le anime cadute di questa età, diventò la principale arma che Srila Prabhupada utilizzò per sconfiggere il male, paragonabile a un lupo, del kaliyuga.
Nel Padma Purana Bhakti Devi dice a Narada Muni: "Io lascerò questo luogo (Vrndavana) e verrò portata in terre straniere". Srila Prabhupada scrisse la sua traduzione e il suo commento allo SrimadBhagavatam nel luogo santo di Vrndavana, il divino luogo di nascita di Sri Krsna. Successivamente Srila Prabhupada portò i libri sulla nave da carico Jaladuta e salpò per l'America.
Narada Muni compilò il Narada Munipancaratra e il Narada Bhakti Sutra nei quali dà istruzioni pertinenti al servizio devozionale. Srila Prabhupada commentò che il Narada Munipancaratra "dà indicazioni agli uomini del mondo di come la nostra occupazione attuale può condurre al sentiero dell'emancipazione spirituale". Entrambi Srila Prabhupada e Narada Muni cercano di elevare progressivamente e sistematicamente gente di ogni provenienza.
Senza il contributo di Narada Muni alla tradizione letteraria vaisnava, la più alta conclusione vedica, il siddhanta, sarebbe molto più oscuro. E senza i libri di Srila Prabhupada e la loro distribuzione di massa in tutto il mondo, la perdita per l'umanità sarebbe enorme.
DISTRIBUTORI
DEL SANTO NOME
Nei Purana si narra che Narada Muni viaggia mentre suona la sua vina (uno strumento a corde) e canta i santi nomi del Signore. Srila Prabhupada personalmente ha portato i santi nomi a New York, a Londra, in Russia, in Africa, in Sud America e in molti altri luoghi e ha inviato discepoli laddove non poté andare di persona.
LIBERATORI
DELLE ANIME CADUTE
Proprio come Narada Muni è famoso per aver trasformato il vizioso cacciatore Mrgari in un devoto gentile, Srila Prabhupada è famoso per aver trasformato degli hippy degradati in devoti luminosi. Come Narada Muni una volta tollerò la nudità e l'intossicazione dei fratelli Nalakuvara e Manigriva per benedirli con la vista di Krsna, Srila Prabhupada tollerò la nudità degli hippy allo Star Ranch, in California per dare loro la coscienza di Krsna. Proprio come Narada Muni estese la sua misericordia ad una donna dando rifugio nel suo asrama a Kayadhu, la futura madre del grande devoto Prahlada Maharaja, Srila Prabhupada diede rifugio alle donne nel suo asrama e le accettò come sue discepole.
ADORAZIONE DELLE DIVINITA'
Attraverso il Narada Munipancaratra, Narada Muni da indicazione per l'adorazione alle Divinità, specialmente per il kaliyuga, la degradata età attuale. Srila Prabhupada si ispirò al libro di Narada Muni quando cominciò l'adorazione delle Divinità nei templi di tutto il mondo.
Nel Padma Purana, Narada Muni promise a Bhakti Devi: "Ascolta il mio voto, se io non predicherò il tuo messaggio, se non sottometterò tutte le altre religioni e renderò predominanti le festività devozionali non potrò essere considerato il servitore di Sri Krsna". Srila Prabhupada tenne grandiosi Ratha Yatra nelle maggiori città del mondo dando a tutti la possibilità di vedere Sri Krsna nella Sua forma di Jagannatha. In questo modo aiutò Narada Muni a eseguire il suo voto in cui egli prometteva che avrebbe fatto si che le festività devozionali fossero state predominanti nel kaliyuga.
Srila Prabhupada istallò le Divinità di Sri Sri RukminiDvarakadhisa a Los Angeles e stabilì un esempio da seguire per tutti gli altri templi. Come risultato della devozione di Srila Prabhupada meravigliose Divinità del Signore presiedono i templi ISKCON di tutto il mondo.
RINUNCIARONO
ALLA MATERIA
Narada Muni stesso, un saggio rinunciato è noto per aver incoraggiato molti grandi capi e re a rinunciare ai loro attaccamenti materiali e di abbandonarsi a Dio, la Persona Suprema. Sebbene Srila Prabhupada ricevette milioni di dollari e molte ricche proprietà mantenne sempre uno spirito distaccato, vairagya. Aveva realizzato che tutto appartiene a Krsna e utilizzò ogni cosa al Suo servizio.
UMILI SERVITORI
Narada Muni attribuì il suo avanzamento nella coscienza di Krsna al suo fedele servizio ai devoti. Similmente Srila Prabhupada sentiva che qualsiasi successo avesse ottenuto nel diffondere la coscienza di Krsna provenisse direttamente dalla misericordia del suo maestro spirituale.
Srila Prabhupada una volta disse che aveva posto al suo maestro spirituale un'unica domanda: "Come posso servirti?"
PIU' CHE IL MOMENTO GIUSTO
Attraverso i Purana Narada Muni sembra sempre arrivare al momento opportuno per portare il messaggio perfetto a grandi anime in un momento di dubbio o di angoscia.
Alcuni potrebbero attribuire il successo di Srila Prabhupada al fatto che arrivò in Occidente in un momento in cui un grande numero di giovani era in cerca di un'alternativa alla vita materialistica moderna. Nella Srila Prabhupadalilamrta, tuttavia, Satsvarupa Dasa Gosvami mostra come il sorprendente successo di Srila Prabhupada fosse più di una circostanza fortuita: "Non fu l'avvento dei
jet e nemmeno il caso o la fortuna e neppure un fenomeno storico o sociale che diede la possibilità a Srila Prabhupada di diffondere la cultura vedica dall'Oriente all'Occidente e di nuovo all'Oriente. No.
Fu la volontà di Sri Krsna e la sincerità del suo servitore".
La Caitanyacaritamrta rivela come Narada Muni e Srila Prabhupada furono in grado di diffondere la coscienza di Krsna - krsna sakti vina nahe tara pravartana: "A meno di essere potenziati da Krsna non si può diffondere il movimento del sankirtana".
UN INTIMO SERVITORE
DI NARADA MUNI
Srila Prabhupada fu più che un minore servitore di Narada Muni e dei precedenti acarya vaisnava. Diffondendo il mahamantra Hare Krsna in tutto il mondo, coordinando la distribuzioni di milioni di libri che parlano di Krsna in tutte le lingue principali, ispirando la distribuzione di più di un miliardo di piatti di prasadam (cibo offerto a Krsna), organizzando festival devozionali come il Rathayatra nelle maggiori città del mondo e trasformando migliaia di debosciati del kaliyuga in devoti di Krsna, Srila Prabhupada agì come un intimo servitore del suo maestro spirituale e di Narada Muni.
In diverse occasioni Srila Prabhupada indicò che Narada Muni era felice e attratto dal canto e dall'ascolto dei nomi di Krsna che avveniva nell'ISKCON.
Nel 1966 i devoti di New York affittarono un costoso auditorium nelle vicinanze di Carnegie Hall con la speranza di attrarre persone influenti ma arrivarono solamente sette persone.
Quando uno dei discepoli di Srila Prabhupada si scusò per il fatto che nessuno era venuto Srila Prabhupada alzando le sopracciglia disse: "Nessuno? Non hai visto Narada Muni?"
MAHA-BHARATA
Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita
Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami,
e reso in lingua italiana dallo staff del Centro Studi Bhaktivedanta
coordinato da Matsya Avatara Dasa
Prosegue la pubblicazione dell'Adiparva del
MahaBharata. In questo numero vengono riportati i capitoli dal XXXXVI al XXXXVIII
Capitolo 46
I ministri dissero:
"Migliore dei re, il monarca, esausto ed affamato, dopo aver posto il serpente sulle spalle del saggio era tornato alla sua città. Il saggio aveva un figlio famoso di nome Srngi, nato da una mucca. Nonostante fosse molto giovane, Srngi era molto potente: possedeva una forza paurosa e un carattere pessimo. Con il permesso di suo padre era andato a giocare quando sentì da un suo amico che suo padre era stato insultato da tuo padre.
Janamejaya, tigre fra gli uomini, Srngi aveva sentito anche che suo padre non si era comportato male mentre il tuo gli aveva messo un serpente morto sulle spalle.
Questo saggio era puro e padrone di se stesso, un asceta dedito all'ascesi, normale autore di gesta straordinarie. Era veramente molto erudito e la sua anima risplendeva per le ascesi, era maestro dei propri sensi, libero da desideri personali, puro nel parlare e nell'agire. E così tuo padre aveva insultato un anziano degno di grande rispetto, libero dall'invidia e da limiti mentali, degno di proteggere ogni creatura. Purtroppo tuo padre non sapeva che il saggio era concentrato in meditazione, vincolato dal voto del silenzio. Sentendo di questo incidente, il potente figlio del saggio s'infiammò di collera e maledisse tuo padre. Nonostante fosse giovane, il ragazzo era tuttavia maturo nel suo ascetismo, avendolo praticato per molte vite. Infiammato di rabbia e di potenza, toccò fulmineo l'acqua, indirizzando a tuo padre queste parole: "Fra sette notti l'adirato Taksaka, capo dei Naga, ucciderà quell'uomo empio che ha messo un serpente morto sulle spalle del mio maestro spirituale, un uomo libero dal peccato. Vedrai il potere delle mie ascesi!"
Fatto ciò Srngi andò dal padre e, vedendolo ancora in quella condizione, gli disse della maledizione. Allora il saggio mandò a dire a tuo padre quanto segue: "Signore della Terra, sei stato maledetto da mio figlio, ti prego, fa ciò che devi, sire, perché Taksaka ti ucciderà col suo potente veleno". O Janamejaya, sentendo queste terribili parole tuo padre si preoccupò moltissimo di predisporsi spiritualmente alla propria fine imminente e difatti si preparò all'arrivo del serpente Taksaka.
Il settimo giorno un saggio devoto di nome Kasyapa desiderò andare a parlare col re, ma il signore dei serpenti, Taksaka, che spiava Kasyapa lungo il suo frettoloso cammino, si travestì da brahmana e, avvicinato il saggio, gli chiese: "Signore, dove vai così di fretta, e qual è il tuo scopo?" Kasyapa rispose:
"Il serpente Taksaka sta per mordere re Pariksit, il migliore dei Kuru, così mi appresto ad andare là. Sto correndo perché non appena il serpente morderà il re, io neutralizzerò immediatamente il suo veleno. Il serpente non ucciderà il re perché sarò là io ad aiutarlo."
Taksaka disse:
"Sono io che morderò il re, ma perché desideri riportarlo in vita? Dimmi cosa vuoi e te lo darò io subito! Così potrai tornartene a casa."
I ministri proseguirono:
"Così rispose il saggio: "Desidero ricchezze, per questo vado dal re".
Allora Taksaka parlò al potente saggio con parole mielite dicendogli: "Persona santa, tu puoi avere da me tutte le ricchezze che potresti avere dal re e anche di più, purché poi te ne torni subito a casa".
Dopo che il serpente ebbe parlato, Kasyapa, le cui caratteristiche spiccavano fra quelle di tutte le creature umane, ebbe da Taksaka tutte le ricchezze che desiderava e abbandonò la sua missione. Taksaka, dopo aver così fermato il colto brahmana, mutò aspetto e si recò da tuo padre, il giusto, il migliore dei monarchi, che sedeva tranquillo, ben preparato al proprio destino. Taksaka arse il più grande dei monarchi con il fuoco del suo veleno, perciò tu, Janamejaya, salisti al trono reale per la gloria e per la vittoria della stirpe dei Kuru.
Re virtuoso, ti abbiamo raccontato tutti questi tragici eventi esattamente come li abbiamo visti e sentiti. Non abbiamo inventato nulla. Re glorioso, ora che hai ascoltato come è stato distrutto un re e umiliato Uttanka, devi prendere le misure opportune."
Re Janamejaya a sua volta disse:
"Prima di tutto desidero sapere ciò che si dissero il signore dei serpenti ed il brahmana Kasyapa. Dato che si incontrarono in un sentiero solitario della foresta, chi può averli visti o sentiti in modo da riferirvi l'accaduto?"
I ministri risposero:
"Ascolta, sire, come e da chi siamo arrivati a sapere che il migliore dei brahmana e il più potente dei serpenti si incontrarono in quel luogo della foresta. Signore della Terra, un tale che era andato nella foresta in cerca di legna da ardere, si arrampicò su di un alto albero per staccare i rami morti e secchi. Sia il serpente che il saggio erano ignari che l'uomo fosse sull'albero da essi prescelto per la prova e che anche lui fosse stato ridotto in cenere insieme all'albero. O migliore dei re, l'uomo fu poi riportato in vita dal potere del brahmana insieme al nobile albero. Ora ti abbiamo detto esattamente cosa accadde, così come lo abbiamo sentito noi. Adesso che sai, tu che sei una tigre fra i re, agirai secondo la tua volontà."
Suta Gosvami disse:
"Ascoltando il racconto dei ministri, re Janamejaya provò un acuto dolore al cuore, e, sopraffatto dall'angoscia, batté il pugno nel palmo della mano, poi un lungo e bruciante respiro gli uscì dalla bocca ben formata e lacrime caddero dai suoi occhi di loto. Poi il monarca di questo mondo, smarrito nel dolore disse: "Signori, ho ascoltato da voi come mio padre ha lasciato questo pianeta per raggiungere i pianeti superiori, la mia mente adesso è ben ferma e incrollabilmente determinata, vi prego, ascoltate la mia decisione: il perfido Taksaka ha aggredito crudelmente mio padre e ora deve pagare per la sua azione malvagia.
Se Taksaka avesse semplicemente eseguito gli ordini di Srngi, mordendo il re, mio padre potrebbe essere ancora vivo per la misericordia di Kasyapa e per il buon consiglio dei ministri e, in tal caso, che cosa avrebbe perso il serpente? Kasyapa era invincibile e desiderava salvare la vita di mio padre, tuttavia il serpente fece desistere quel brahmana eccelso ma in preda a totale ignoranza. Taksaka è empio e il suo peccato è grave perché ha osato offrire doni ad un brahmana pur di far morire mio padre. Adesso appagherò il saggio Uttanka e darò sollievo alla mia anima martoriata. Tutti voi sarete soddisfatti perché adesso vendicherò l'omicidio di mio padre!"
Capitolo 47
Suta Gosvami proseguì:
"Dopo questa affermazione e con l'approvazione dei suoi ministri, il meraviglioso figlio di Pariksit, tigre della razza Bharata, giurò che avrebbe dato vita ad un sacrificio dei serpenti. Chiamati i suoi sacerdoti ed altri esperti di quel sacrificio, l'eloquente monarca, ansioso di portare a termine la sua missione, così parlò:
"Signori, il malvagio Taksaka ha ucciso il mio amato padre.
Ora vi prego, ditemi come posso punire questo peccato. Conoscete il rituale con cui posso personalmente spedire Taksaka ed i suoi compagni nel fiammeggiante fuoco del sacrificio? Lui ha bruciato mio padre con il fuoco del suo veleno, ora io voglio ridurre quel peccatore in cenere".
I sacerdoti addetti ai sacrifici risposero:
"Re, per raggiungere il tuo scopo c'è un grande sacrificio creato dai Deva. Esso è descritto negli antichi Purana come il sacrificio dei serpenti e gli esperti sono d'accordo che solo tu, come imperatore, sei nella posizione di poter dar corso a questo sacrificio. Se questo è il tuo desiderio sappi che siamo in grado di realizzarlo".
Srila Suta Gosvami aggiunse:
"O nobile saggio, il re santo, dopo aver sentito i ministri, già vedeva il serpente Taksaka precipitare nella bocca rutilante del fuoco del sacrificio, e così ai brahmana esperti nel cantare potenti inni: "Vi prego, procurate tutto ciò che è necessario per fare il sacrificio!"
O migliore dei nati due volte, a quel punto i sacerdoti organizzarono nel reame un'accurata ricerca in accordo ai codici delle scritture, per individuare il terreno più adatto al sacrificio. I sacerdoti erano profondi studiosi ed anime spiritualmente realizzate; sotto la loro guida fu strutturata l'arena sacrificale, ornata di gioielli e abbondanti cereali, e presieduta da uomini dotti e molto rispettabili.
Dopo che l'area sacrificale fu ben misurata e attrezzata nel modo migliore, i sacerdoti benedirono il re per la buona riuscita del sacrificio dei serpenti. Prima di ciò, tuttavia, si udì un grande presagio che profetizzava il sopraggiungere di un ostacolo durante l'esecuzione del sacrificio dei serpenti. Appena fu pronto il terreno per il sacrificio, un architetto, esperto maestro di vasta conoscenza nel campo delle costruzioni, disse queste parole: "Considerati tempo e luogo in cui è stata iniziata l'ispezione di questo terreno, la cerimonia non sarà completata ed un brahmana ne sarà la causa". Così parlò il saggio nato due volte, istruito sulle antiche scritture.
A queste parole, prima della sua consacrazione per la cerimonia, il re disse alle guardie addette agli ingressi: "Nessuno che mi sia sconosciuto dovrà introdursi in quest'area".
Infine il rituale del sacrificio dei serpenti ebbe inizio, e in preciso accordo con le regole sacre, ognuno dei sacerdoti addetti al sacrificio adempì con cura al proprio dovere. Con fare grave e avvolti in vesti nere con gli occhi arrossati dal fumo, versavano il ghi nei fuoco fiammeggiante del sacrificio, intonando i potenti mantra, mortali e irrevocabili. Mentre costoro procedevano nell'offrire la razza dei serpenti alle fiere lingue del fuoco del sacrificio, la mente di tutti i serpenti che strisciano sul petto tremò di terrore quando cominciarono ad arrivare in volo serpenti che precipitavano nelle fiamme sacrificali, dibattendosi per il dolore atroce e invocandosi fra di loro. Tremando, ansimando e sibilando, avvinghiandosi l'uno all'altro con teste e code, tutti perivano nel fuoco imponente. Serpenti bianchi, neri, blu, vecchi e giovani, gridavano terrorizzati precipitando nelle fiamme ruggenti.
O migliore dei nati due volte, centinaia di migliaia, milioni e decine di milioni di serpenti andarono impotenti incontro alla loro distruzione. Alcuni erano piccoli come topi, altri grossi come il dorso degli elefanti, altri ancora con corpi giganteschi e dotati di una forza terribile, furiosi come elefanti impazziti. Ma tutti i serpenti, sia quelli poderosi, che quelli insignificanti, con le loro varietà di colori, i loro veleni orribili e il loro spaventoso potere mortale, precipitarono nel fuoco ineluttabile, distrutti e rovinati dalla mazzata della maledizione materna."
Capitolo 48
Sri Saunaka domandò:
"Nel sacrificio dei serpenti del colto re Pandava, Janamejaya, quali furono i grandi saggi che, come sacerdoti, lo officiarono?
Quali furono i membri dell'assemblea in quel terrificante sacrificio dei serpenti? Caro Suta, per favore, diccelo nei particolari perché dobbiamo conoscere questi uomini potenti, esperti in tutte le tecniche del sacrificio".
Suta Gosvami rispose:
"Certamente, vi dirò subito i nomi dei sacerdoti e dei membri del Consiglio che servirono il re in quell'occasione. I sacerdoti Hota (1) erano: il brahmana Candabhargava, nato nella dinastia Cyavana, conosciuto come eccelso fra gli studiosi dei Veda.
L'anziano e colto brahmana chiamato Kautsarya Jaimini servì come sacerdote Udgata; Sarngarava come sacerdote Brahma e Bodhapingala come sacerdote Adhvarya.
Vyasadeva partecipò come membro dell'assemblea, lo stesso fecero suo figlio ed i suoi discepoli. Altri membri dell'assemblea furono Uddhalaka, Samathaka, Svetaketu e Pancama. Presenti all'assemblea erano anche grandi saggi come Asita, Devala, Narada, Parvata, Atreya, il nato due volte Kundajathara e Kutighata.
C'erano anche Vatsya e Srutasrava, l'anziano, famoso per le sue ascesi, per la sua sapienza e per il suo stile di vita; e poi Kahoda, Devasarma, Maudgalya e Samasaubhara. Questi e molti altri brahmana devoti erano presenti come membri dell'assemblea, al sacrificio ordinato dal figlio di Pariksit, re Janamejaya.
Mentre i sacerdoti offrivano oblazioni in questo grande rito sacrificale dei serpenti, rettili di cui tutte le creature avevano orrore precipitavano irresistibilmente nelle fiamme.
Torrenti di grasso bollente e di sangue presero a scorrere tutt'intorno, diffondendo un acre odore di morte, dovuto ai serpenti che bruciavano incessantemente nel fuoco divampante. C'era poi il continuo fragore delle loro grida strazianti, quando volteggiavano nell'aria per poi precipitare nel fuoco insaziabile a cucinarsi orribilmente.
Taksaka, signore dei serpenti, quando venne a conoscenza che re Janamejaya aveva iniziato il sacrificio, andò subito a rifugiarsi dal signore Indra, nella sua dimora. Sapendo di aver peccato, in preda allo spavento, il poderoso serpente espose al signore Indra tutto l'accaduto. Indra si compiacque molto della sua sottomissione e gli disse: "Taksaka, signore dei Naga, in questo sacrificio dei serpenti non c'è proprio nessun pericolo per te. Tempo addietro ti ho garantito la grazia del signore Brahma per la tua salvezza, perciò non hai alcuna ragione di aver paura. Liberati di questa terribile ansietà".
Rassicurato da Indra, il poderoso serpente si rallegrò e rimase di buon grado nella dimora del signore. Ma il grande serpente Vasuki era molto infelice in quanto soffriva profondamente per i serpenti che continuavano a precipitare nel fuoco al punto che ormai erano rimasti in vita solo pochi dei suoi compagni. Il vigoroso serpente piombò in una terribile prostrazione e con cuore tremante disse queste parole a sua sorella:
"Donna benedetta, sento il corpo che mi brucia e non capisco più dove sono. Mi sto confondendo e mi gira la testa. Ho perso la vista ed ho il cuore spezzato. Oggi precipiterò inevitabilmente in quel fuoco divampante. Questo sacrificio del figlio di Pariksit andrà avanti finché ognuno di noi non sarà morto. Adesso mi è chiaro che sto andando al cospetto del signore della morte.
Sorella, è per questo momento che ti diedi quella volta al saggio Jaratkaru. Salvaci e salva tutta la nostra razza! Gloriosa signora dei serpenti, il signore Brahma, nostro nonno, a suo tempo disse che tuo figlio Astika avrebbe messo fine a questo sacrificio. Perciò, cara sorella, dì al tuo amato figlio che è visto con riguardo dagli anziani in quanto è considerato il più grande conoscitore dei Veda, che ora deve salvare me e i miei sudditi."
(Continua sul prossimo numero)
Note
1) Gli Hota cantano il Rg Veda, i sacerdoti Brahma cantano l'Atharva Veda e correggono gli errori, il sacerdote Adhvarya canta lo Yajur Veda ed è responsabile di misurare il terreno, costruire l'altare ed eseguire altri allestimenti; il sacerdote Udgata canta il Sama Veda.
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LECCE Centro Hare Krishna, via Pistoia, 10 73100 Lecce Tel. 0832/315104
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Fine del numero di marzo-aprile 1998.