Ritorno a Krishna
La rivista del movimento Hare Krishna
volume 10 n. 1
gennaio-febbraio 1998
Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore Acarya
dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, a sessantanove anni, per concretizzare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna.
In dodici anni ha pubblicato più di sessanta volumi di traduzione e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha aperto in tutto il mondo asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Krsna.
I suoi discepoli continuano il Movimento a cui egli ha dato vita.
La Rivista del Movimento Hare Krishna
RITORNO
A KRISHNA
FONDATA NEL 1944
FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE:
Alida D'Ambrosio Ali Krsna devi dasi
REDAZIONE:
Nikunja Vasini devi dasi, Pancaratra dasa, Rasika devi dasi, Virabhadra dasa, Bhaktin Annalisa.
AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa
ABBONAMENTI:
Dananistha devi dasi
Per informazioni sugli abbonamenti contattare la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti Strada Bonazza, 12 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) Tel. (055)8076414 - Fax (055)8076630.
PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; â si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia Ciaitanya.
NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.
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RITORNO A KRISHNA Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89
Vol. 10 N. 1 - gennaio-febbraio 1998
Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI
Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.
Sped. in Abb. Post. Comma 20/C Legge 662/96 Filiale Firenze
SOMMARIO
ANDANDO IN PELLEGRINAGGIO
Una lezione di Srila Prabhupada
LUMBINI
Un'altra tappa nei luoghi sacri d'Oriente
SRIMAD BHAGAVATAM
In esclusiva la pubblicazione dell'Undicesimo Canto
SRILA PRABHUPADA LILAMRTA
La biografia di Prabhupada
MAESTRI IN CUCINA
Un menù dal sapore d'oriente
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Da quando in qua voi occidentali avete accettato gli insegnamenti di Cristo?
LA GENEROSITA'
Il re Rantideva ed il suo esempio
IL MAHABHARATA
Continua il grande racconto epico
CALENDARIO VAISNAVA
Ricorrenze, Festività e Celebrazioni della tradizione vaisnava, così come concepite in accordo al calendario vedico
ANDANDO IN
PELLEGRINAGGIO
La persona che possiede qualità divine
è in se stessa un luogo santo di pellegrinaggio.
Una conferenza tenuta a Ginevra, Svizzera, il primo Giugno 1974
da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
FondatoreAcarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna
bhavadvidha bhagavatas
tirthabhutah svayam vibho
tirthikurvanti tirthani
svantahsthena gadabhrta
Srimad Bhagavatam 1.13.10
"O nobile anima, i devoti che hanno le qualità di tua grazia sono in se stessi luoghi santi di pellegrinaggio. Poiché nel tuo cuore tu porti Dio, il Signore Supremo, tutti i luoghi in cui tu vai diventano luoghi di pellegrinaggio."
Tirtha significa 'Luoghi santi di pellegrinaggio'. In ogni religione c'è l'usanza, tra i suoi seguaci, di andare in pellegrinaggio nei luoghi santi. In India ci sono molti luoghi santi: Gaya, Mathura, Prayaga, Vrndavana, Haridvara, Ramesvaram, Jagannatha Puri, Navadvipa. Alcuni di essi sono più importanti di altri. Nello stesso modo i musulmani vanno alla Mecca e i cristiani vanno a Gerusalemme.
In una società umana è richiesto un procedimento religioso, altrimenti si tratta di una società animale, e in ogni religione c'è la raccomandazione di visitare i luoghi santi di pellegrinaggio.
Un devoto di prima categoria è in se stesso un luogo santo e ovunque vada rende santo quel luogo. Questo è il concetto espresso in questo verso da Maharaja Yudhisthira a Vidura, il quale era appena ritornato a casa. Sebbene Vidura appartenesse alla famiglia reale, lasciò la casa in seguito alla cattiva condotta di Duryodhana nei suoi confronti.
Vidura era molto attaccato a Dhrtarastra, suo fratello maggiore, perciò prima della battaglia di Kuruksetra, gli diede sempre dei buoni consigli: 'Mio caro fratello, perché complotti contro i Pandava?' Ma Dhrtarastra non ascoltava i consigli del fratello più giovane.
Duryodhana, il figlio di Dhrtarastra, pensava: 'Mio zio Vidura cerca sempre di persuadere mio padre a non collaborare all'eliminazione dei Pandava.' Perciò Duryodhana usò parole molto dure per criticare Vidura il quale, anche se era figlio di un re, non era nato da una regina ma da una serva. Anticamente le regine avevano molte servitrici, le quali, talvolta, partorivano i figli dei re. Questi bambini erano chiamati DasiPutra, figli di una serva, e legalmente non potevano ereditare niente dal re. Vidura era nato così, non da una regina ma da una serva, ma suo fratello maggiore lo amava molto e lo curò amorevolmente. Lo fece sposare e gli assegnò delle proprietà. Dhrtarastra era molto gentile con lui; per conseguenza Vidura gli era molto riconoscente e gli dava sempre buoni consigli. Vidura era un grande devoto.
Vidura se ne andò a causa dei dissensi familiari fra i Kuru e i Pandava e tornò dopo la battaglia di Kuruksetra quando tutto era finito. Poiché Vidura amava ancora suo fratello maggiore gli disse: 'Mio caro fratello, ora tutto è finito, compresi i tuoi figli a favore dei quali hai tanto tramato. Non ti vergogni? Hai minacciato i Pandava, i tuoi nipoti. Hai cercato di ucciderli in diversi modi. C'è stata una guerra e i tuoi figli e nipoti sono tutti morti e tu continui senza vergogna a vivere nella casa dei tuoi nipoti, anche dopo averli trattati così male. Spudorato. Vidura criticò duramente il fratello in questo modo.
A quel punto Dhrtarastra si arrese: 'Mio caro fratello, che cosa vuoi che faccia?' Vidura disse: 'Vieni immediatamente via con me. Non rimanere qui.'
Così Dhrtarastra lasciò la casa, si sottopose ad austerità ed ottenne la salvezza.
In questo verso, quando Vidura ritorna dopo la battaglia, Yudhisthira, suo nipote, lo accoglie. Yudhisthira sapeva. 'Nostro zio è sempre stato dalla nostra parte ed ha sempre cercato di proteggerci.' Yudhisthira era molto felice di accogliere Vidura.
Durante la battaglia di Kuruksetra, Vidura era andato in pellegrinaggio nei luoghi santi e si era incontrato con il suo maestro spirituale, Maitreya. Dato che era stato in pellegrinaggio, Yudhisthira Maharaja gli disse: 'Caro zio, tu sei un devoto così elevato che non hai bisogno di fare pellegrinaggi in luoghi santi perché vai, quel luogo diventa santo.
Narottama Dasa Thakura canta, tirthayatra parisrama, kevala manera bhrama. 'Andare in pellegrinaggio nei luoghi santi è soltanto una soddisfazione mentale. In realtà, chi si arrende completamente ai piedi di loto di Krsna, è così elevato che ovunque egli viva quel luogo diventa un luogo di pellegrinaggio. I puri devoti di Krsna pensano costantemente a Krsna. Non possono dimenticare Krsna neanche per un attimo. Poiché sono con Krsna, per conseguenza, siccome Krsna è con i suoi devoti, ovunque i devoti vadano quel luogo diventa un luogo di pellegrinaggio.
La purificazione dei luoghi santi
Si dice che la gente comune che va in pellegrinaggio nei luoghi santi lascia là le sue reazioni colpevoli. Questa è una delle ragioni che spinge a recarsi in pellegrinaggio: 'Qualsiasi azione peccaminosa io abbia commesso nella mia vita, ora la lascio qui; in questo modo mi purifico' pensano.
E' vero che visitando i luoghi santi ci si purifica, ma la gente comune non sa come mantenere la propria vita pura. Quando torna a casa commette le stesse azioni colpevoli. Nella chiesa cristiana la gente va in chiesa ogni settimana a confessarsi perché continua a commettere gli stessi peccati. Ma ciò non va bene, una volta che ci si è purificati bisogna mantenersi puri. Quando un luogo santo e saturo delle reazioni peccaminose della gente comune, un santo va là e purifica nuovamente il luogo. Bhavadvidha bhagavatas. Bhagavata significa 'Uno che è in relazione con Bhagavan.' Bhagavan è connesso alla parola bhagavata. Tutto ciò che è in relazione a Bhagavan (la Suprema Personalità di Dio) è chiamato bhagavata. Questo libro (Srimad Bhagavatam) è chiamato bhagavata perché non tratta nessun altro argomento: tratta esclusivamente le attività della Suprema Personalità di Dio, Sri Krsna. Vi sono due tipi di categorie bhagavata: il libro bhagavata e la persona bhagavata. La lettura bhagavata deve essere eseguita dalla persona bhagavata, in questo modo c'è armonia. Bhagavatas tirthabhutah. Le persone bhagavata sono in se stesse luoghi santi e puri luoghi di pellegrinaggio. Perciò, grazie alla loro misericordia, essi viaggiano in tutto il mondo per purificare i comuni mortali.
I materialisti pensano: 'E' mio dovere vivere in modo confortevole, dare tutte le facilitazioni possibili alla mia famiglia o alla mia società o alla mia patria. Guadagnarmi da vivere e spendere per la gratificazione dei sensi.' Questa è la loro filosofia, non conoscono nient'altro.
Soprattutto nei paesi occidentali la gente è esperta nello sfruttare con tutti i mezzi la materia ai fini della gratificazione sensoriale. Le persone vivono in modo confortevole nel mondo materiale, ma non hanno nessuna conoscenza spirituale. Questo è il problema della civiltà occidentale. La gente ha soltanto una vaga idea di Dio, praticamente nessuna idea. La vita umana non è destinata soltanto a vivere in modo confortevole. C'è un'esigenza superiore che consiste nel conoscere Bhagavan; dobbiamo diventare bhagavata.
La gente deve imparare
Dato che le persone non hanno praticamente informazioni riguardo a Bhagavan, devono apprendere qualcosa dal movimento per la coscienza di Krsna; per questo motivo noi abbiamo pubblicato molti libri. Se Krsna lo desidera, chiunque legga questi libri cercando di capire la filosofia di Krsna, la scienza di Krsna, che è la scienza di Dio, allora vedrà la sua vita diventare perfetta. Altrimenti questa civiltà diretta soltanto verso le facilitazioni materiali non lo aiuterà mai. Egli potrà cercare di rendere la sua città o la sua casa bella, pulita, materialmente confortevole, ma non potrà goderne. Questo è ciò che la gente non riesce a capire, dopo aver lasciato il loro corpo non esiste alcuna garanzia sul genere di corpo che prenderanno. Ci sono garanzie in conformità delle leggi materiali ma la gente non le conosce. Il corpo in cui ci si reincarnerà sarà relativo alle influenze materiali della natura da cui ci siamo lasciati condizionare. Ci sono tre influenze della natura: virtù, passione e ignoranza. Se si resta sotto l'influenza della virtù, ci si potrà elevare a un livello superiore di vita. Perciò, anche se vogliamo godere di questa vita materiale, dobbiamo perlomeno restare al livello della cultura braminica, con la consequenziale garanzia che non ci degraderemo, ma otterremo un livello di vita più elevato nei sistemi planetari più avanzati come Janaloka, Maharloka, Tapoloka, Satyaloka.
Ma se vuoi rimanere così come sei rimarrai in questo sistema planetario che è chiamato Bhurloka. Al di sopra di Bhurloka c'è Bhurvaloka e, ancora più in alto, ci sono i pianeti celesti. Se resti sotto l'influenza dell'ignoranza, o della follia, allora cadrai.
Tamasika significa 'personalità abominevole' e comporta quattro cose: sesso illecito, intossicanti, consumo di carne e gioco d'azzardo, che sono le caratteristiche del tamoguna, l'influenza dell'ignoranza.
Se resti soggetto all'ignoranza diventi un adhah, che significa 'caduto' e cadrai giù, nei sistemi planetari più bassi.
Non ti biasimiamo per cercare di vivere in modo confortevole in questo mondo materiale, puoi farlo, ma non cadere mai sotto l'influenza dell'ignoranza, è troppo rischioso. Che tu sia situato nella vita familiare, o nella vita di brahmacari (celibato), oppure nella vita di sannyasa (rinuncia), in ogni caso, devi cercare di rimanere sotto l'influenza della virtù. In questo modo ti trovi nella giusta posizione, altrimenti i rischi sono molti.
Nessun interesse
Gli occidentali, però, non lo fanno, e si fanno influenzare dall'ignoranza. La loro è una civiltà molto pericolosa. Perlomeno voi, americani ed europei, dovreste saperlo e dovreste divulgare questa conoscenza. E' vostro dovere salvare le persone. Loro non hanno questa conoscenza e appena sentono parlare della bontà e vengono avvertiti dei rischi causati dalle azioni colpevoli, immediatamente se ne vanno. Immediatamente. Ieri è venuto un signore e appena ho cominciato a parlare di attività buone e cattive, se ne è andato immediatamente dicendo: 'Ho un appuntamento'.
Cuore
Questa è la presente posizione delle persone. Se dai dei buoni consigli a un folle lo farai arrabbiare. Non li vorrà. Questa situazione è paragonata al fornire latte a un serpente. I serpenti sono ghiotti di latte, così l'incantatore di serpenti, qualche volta, mischia il latte con le banane e le dà al serpente per farlo contento. Ma qual è il risultato? Appena il serpente riacquista le forze grazie al nutrimento, avrà i denti pieni di veleno. Nelle borse dei suoi denti c'è un potente veleno, e quando il serpente morde e emette il veleno, causa la morte dell'essere che ha morsicato.
Se sei affetto da una particolare malattia, soffrirai per quella malattia. E' un fatto. E' scientifico. Nello stesso modo se sei affetto da un particolare influenza della natura, soffrirai in conformità a quell'influenza, e se rimarrai sotto l'influenza dell'ignoranza prenderai il corpo di un animale.
Perciò, ciascuno di voi deve cercare di diventare un puro devoto, un devoto di prima categoria. In questa era è molto più facile. E' sufficiente mantenersi puri, senza indulgere nelle quattro proibizioni (niente consumo di carne, né sesso illecito, né intossicanti, né gioco d'azzardo) e cantando Hare Krsna; allora diventerete devoti di prima categoria e dovunque andrete, qualsiasi cosa direte, ovunque riposerete, sarete in grado di purificare quel luogo.
Mantenete la vostra forza spirituale intatta, cantando il mantra Hare Krsna e portando sempre Krsna nel vostro cuore.
La coscienza di Krsna non è costosa, non dovete fare un lussuoso trono per Krsna, ma potete immaginarlo: 'Ho messo un trono di diamanti nel mio cuore, e Krsna vi Si è seduto sopra.' Krsna accetta questo modo di pensare: 'Ho preso un trono di diamanti, un trono molto costoso, perché Krsna sta arrivando e vi Si siederà.' Questo modo di pensare non è falso, è un fatto. Voi create questa situazione nel vostro cuore: 'Ora che Krsna è seduto, voglio lavare i Suoi piedi con l'acqua del Gange o con l'acqua della Yamuna. Ora cambierò i Suoi vestiti con abiti molto lussuosi e Lo decorerò con gioielli, poi Gli darò qualcosa da mangiare.' Potete pensare così, questa è meditazione. E' una cosa così bella. Potete sedervi dovunque e pensare che Krsna è seduto nel vostro cuore e voi Lo state accogliendo in questo modo meraviglioso. E' così facile.
Se portate sempre Krsna nel vostro cuore con un'attitudine elevata di servizio devozionale, elevata servizievole devozione, e cantate Hare Krsna e pensate a Krsna ovunque andiate, purificherete l'intero luogo. E' un dato di fatto ed è confermato nello Srimad Bhagavatam.
Cercate di rimanere nella vostra posizione di devoti e, per quanto possibile, predicate a questi mascalzoni che sono così attaccati al luccichio delle pietre e del legno materiale. Date loro un po' di conoscenza e farete del bene ai vostri connazionali, alla vostra società, ai vostri familiari. Grazie.
Lumbini
La terra che ha assistito alla nascita di Buddha,
uno dei molteplici avatara di Sri Krsna,
è nota per la sua pace sublime
di Rasika devi dasi
Buddha, i cui insegnamenti sono ormai conosciuti in tutto il mondo e praticati da milioni di fedeli, è considerato, dalla tradizione vaisnava, uno degli avatara di Sri Krsna.
Avatara significa letteralmente "colui che discende". Sri Krsna Si manifesta di era in era, nella forma di avatara, per ristabilire i principi della religione ogni qualvolta essi non vengono più seguiti adeguatamente.
La figura di Buddha come uno tra i principali avatara di Krsna viene descritta nello SrimadBhagavatam (1.3.24): "Poi, all'inizio dell'età di Kali, il Signore apparirà nella forma di Buddha, il figlio di Anjana, nel distretto di Gaya, al solo scopo di confondere coloro che invidiano i fedeli teisti."
Buddha apparve all'inizio del kali-yuga, quando il materialismo imperversava e gli uomini, col pretesto di seguire le ingiunzioni dei Veda, praticavano indiscriminatamente i sacrifici di animali e si nutrivano delle loro carni. Ogni avatara, o incarnazione del Signore, ha una particolare missione da eseguire, così Buddha discese sulla Terra per porre fine a questi inutili spargimenti di sangue e per predicare il principio della nonviolenza.
Quindi, per portare a termine la sua missione negò il valore delle scritture vediche e sottolineò i negativi effetti psicologici che derivano dall'uccisione degli animali. Buddha trasse in inganno quegli atei che, pur non credendo in Dio ebbero invece una completa fede in Buddha, Lui stesso divina incarnazione.
Lumbini è il luogo in cui Gautama Buddha, l'apostolo della pace, della compassione e della nonviolenza nacque nel 624 a.C. Egli venne al mondo in un giorno di luna piena nel sesto mese del calendario lunare.
La nascita di Gautama Buddha è stata descritta in diverse scritture.
Circa duemila anni fa regnava sul prospero regno di Kapilvatsu, il re Suddhodana. La sua regina, Maya Devi era figlia del re Devadaha del vicino regno di Kolya. Una notte, la regina Maya Devi ebbe un sogno nel quale il suo letto veniva trasportato sul picco più alto dell'Himalaya e posto all'ombra di un albero sal. Lei veniva bagnata nel lago Manasarovar, purificata dall'impurità e profumata con olii preziosi.
A questo punto apparve un elefante bianco con sei proboscidi che entrava nella parte destra del suo grembo. Maya Devi perplessa narrò immediatamente il sogno al marito, il re Suddhodana. Insieme, il re e la regina, chiamarono un saggio che annunciò il messaggio propizio del sogno per cui la regina avrebbe aspettato un bambino che sarebbe stata una grande personalità.
La regina Maya Devi portò il bambino nel suo grembo per dieci mesi. Quando il momento della nascita si stava avvicinando, la regina chiese, come era costume, di recarsi alla casa paterna per dare nascita al suo bambino. Durante il viaggio la regina, accompagnata dalla sorella Prajapati Gautami, si fermò a riposare nel meraviglioso giardino di Lumbini situato ai piedi delle colline Churja che si alzano all'improvviso nel paesaggio pianeggiante del Terai. Mentre ammirava la bellezza del luogo fu colta dai dolori del parto e per sorreggersi afferrò un ramo di un albero sal e in quella posizione dette nascita al piccolo Buddha. Immediatamente il luogo fu miracolosamente nascosto agli occhi del mondo. In quel momento una sorgente di acqua calda e una di acqua fredda scesero dal cielo per lavare il bambino e un fiume di acqua mista ad olio prese a scorrere nelle vicinanze per poter lavare la regina e madre del Buddha dopo il parto.
Tale fiume continua a scorrere anche ai nostri giorni nel giardino di Lumbini ed è conosciuto con il nome di Ol oppure Telar.
Fin dai suoi primi istanti di vita fu chiara la grandezza spirituale di Buddha: la sua carnagione possedeva un particolare colore dorato e subito dopo la nascita camminava eretto. Guardò in tutte le direzioni e fece sette passi verso il nord. Dove il suo piede toccò il suolo crebbe un fiore di loto. Diversi eventi miracolosi ebbero luogo in quel momento: la terra cominciò a tremare, il vento smise di soffiare, gli alberi diedero frutti improvvisamente e i fiori sbocciarono.
Il bambino venne chiamato Siddharta, "colui che porta a termine i suoi obbiettivi", ma fu conosciuto soprattutto con il suo secondo nome di Gautama. Avendo appreso della nascita di Siddharta, il saggio Asita si recò immediatamente dal re Suddhodana dicendogli con gli occhi imperlati di lacrime: "Tuo figlio è nato per raggiungere la conoscenza suprema. Egli rinuncerà al regno e sarà avverso ai piaceri del mondo, raggiungerà con grande sforzo la conoscenza della verità più alta e brillerà nel mondo come il sole della conoscenza per disperdere le tenebre dell'ignoranza."
Lumbini
Lumbini ha mantenuto a lungo, nel tempo, il suo splendore e, per secoli, migliaia di pellegrini buddhisti si sono recati a visitare quel luogo sacro finché il conflitto religioso, avvenuto durante il medioevo, l'ha mandato in rovina, lasciandoci solo alcuni reperti allo stato di ruderi.
Nel 249 a.C. l'imperatore dell'India Ashoka, convertitosi al buddhismo, visitò Lumbini e descrisse il luogo come un florido villaggio. Ashoka vi fece costruire quattro stupa (templi buddhisti) e eresse una colonna sovrastata da un'effigie di cavallo che portava la seguente iscrizione in lingua brahmi:
"Il re Piyadassi (Ashoka), l'amato dagli Dei durante il ventesimo anno dalla sua incoronazione fece una visita regale nel luogo in cui Buddha Sakyamuni nacque e vi fece erigere una colonna. Poiché Bhagavan (altro nome di Buddha) è nato qui il villaggio di Lummini (Lumbini) è stato liberato dalle tasse e conferito l'ottava parte."
La colonna di Ashoka segna il luogo della nascita di Buddha e fu indispensabile per riconoscere il luogo in rovina e per testimoniare l'esattezza delle ipotesi.
Anche due famosi viaggiatori cinesi Fahien e Hiuen Tsang, vissuti rispettivamente nel quinto e nel settimo secolo d.C., descrissero la bellezza di Lumbini parlando ambedue di una piscina, del vecchio albero sal dove Maya Devi si aggrappò durante il parto e della colonna di Ashoka. A quel tempo però il luogo era già in rovina e rimase in tali condizioni per circa seicento anni.
Verso l'inizio del 1900 gli scavi archeologici hanno portato alla luce un tempio di mattoni contenente una scultura in pietra che ritrae la nascita di Buddha. Inoltre sono stati riportati alla luce gli antichi monasteri e i templi, nonché la piscina.
Accanto alla colonna di Ashoka è situato il tempio di Maya Devi che risale a 2300 anni or sono. All'interno si trova un bassorilievo dove è ritratta la natività di Buddha che viene adorata dall'inizio dell'era cristiana e venne istallata da un re Malla della dinastia Naga tra l'undicesimo e il quindicesimo secolo d.C.
Accanto all'antica scultura se ne trova un'altra più recente riproducente la stessa scena, realizzata in marmo dal famoso scultore nepalese Chandra Man Maskey nel 1956. Sembra che il tempio di Maya Devi sia stato costruito sui resti di un tempio precedente forse su uno di quelli fatti costruire da Ashoka durante la sua visita.
A sud del Tempio di Maya Devi si trova la piscina conosciuta col nome di Puskarni nella quale si pensa che Maya Devi si fosse bagnata prima del parto. La piscina era originariamente ovale ma adesso è di forma quadrata con scale discendenti nell'acqua. Fu ritrovata durante gli scavi del 1933.
Diverse strutture antiche sono state ritrovate nella zona, e si pensa siano appartenenti ad un periodo che va dal IX al II secolo a.C.
Nel 1996 a cinque metri al di sotto del tempio di Maya Devi è stata ritrovata la pietra che segna l'esatta ubicazione del luogo di nascita di Siddharta.
Buddha, come tutti gli altri avatara di Krsna, esprime la cura con cui il Supremo Signore, Sri Krsna, segue il percorso dell'umanità con l'intento di ricondurla alla pura pratica del servizio d'amore a Lui offerto.
Nel far questo, il Signore sceglie talvolta di porre temporaneamente in secondo piano i temi principali del Suo insegnamento, e formula delle proposte filosofiche velate di insoliti toni per avvicinare le mentalità smarrite delle persone e purificare gradualmente le loro false concezioni.
Per visitare Lumbini
Come arrivare: Lumbini si trova a circa un'ora di strada dalla città più vicina Bhairawa. Bhairawa può essere raggiunta facilmente in aereo da Katmandu (volo quotidiano della durata di 45 minuti). Per chi volesse raggiungere Bhairawa via terra potrà farlo senza problemi viaggiando in autobus, tutti i giorni sia di giorno che di notte, per circa otto ore ad un costo irrisorio. Raggiunta Bhairawa si può noleggiare un'auto oppure servirsi degli autobus locali. Potrete raggiungere Lumbini anche direttamente dall'aeroporto.
Dove alloggiare: Potrete alloggiare a Lumbini (gli Hotel si trovano a circa tre chilometri dal luogo di nascita di Buddha) oppure potrete scegliere tra uno degli hotel di Bhairawa, dove troverete sistemazione per ogni esigenza. Per una buona cucina vegetariana provate il ristorante Kasturi a Bhairawa.
Templi ISKCON: Il tempio ISKCON più vicino si trova a Katmandu nella zona di Budhanilkantha. Il tempio di recente costruzione possiede quattro belle stanze per gli ospiti. Per prenotare una camera in anticipo o per ricevere aiuto o informazioni potete telefonare allo (009771) 371743 chiedendo di Janardana Prabhu.
Figure:
(nelle pag. 89) Un panoramica di quello che rimane di alcuni edifici monastici buddisti, situati nell'area di Lumbini.
(a sinistra) Il luogo di nascita del Buddha, al cui cospetto si trova il lago in cui la madre si immerse dopo la sua nascita.
(sotto) Un particolare di un bassorilievo che raffigura il Buddha subito dopo la sua apparizione.
(In alto) La colonna di Ashoka, eretta per decretare l'autenticità del luogo di nascita di Buddha.
(a fianco) Una panoramica di uno dei più rinomati stupa buddisti del Nepal, Swayambhunath.
Tra tutte le scritture vediche il più illuminante testo che descrive la Personalità di Sri Krsna
SRIMADBHAGAVATAM
'UNDICESIMO CANTO'
Scritture Vediche
SRIMADBHAGAVATAM
Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello SrimadBhagavatam, undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.
CANTO 11
CAPITOLO 2
VERSO 8
aham kila puranantam
prajartho bhuvi mukti-dam
apujayam na moksaya
mohito deva-mayaya
aham: io; kila: in verità; pura: molto
tempo fa; anantam: il Signore
Supremo, che è illimitato; praja-arthah:
desiderando un bambino; bhuvi: sulla
terra; mukti-dam: il Signore, che
concede la liberazione; apujayam: io ho
adorato; na moksaya: non per la
liberazione; mohitah: confuso;
deva-mayaya: dall'energia illusoria del
Signore.
TRADUZIONE
In una vita precedente su questa
Terra ho adorato il Signore
Supremo, Ananta, l'unico che possa
concedere la liberazione, ma poiché
desideravo avere un figlio, non L'ho
adorato al fine di ottenere la
liberazione. Così sono rimasto
confuso a causa dell'energia
illusoria del Signore.
SPIEGAZIONE
Secondo Sridhara Svami il termine kila
(che significa "in verità, è proprio così",
"è detto", oppure "come è noto") indica
che Vasudeva ricordava le parole che il
Signore aveva pronunciato apparendo
davanti a lui nella prigione di Kamsa nella
Sua forma di Visnu a quattro braccia.
Srila Jiva Gosvami afferma che
dall'ansia di Vasudeva, espressa in
questo verso con l'espressione
apujayam na moksaya mohito
deva-mayaya, si comprende che
Vasudeva a Pindaraka aveva sentito
parlare della maledizione dei brahmana
contro la dinastia Yadu, e da questa
maledizione aveva capito che la
scomparsa del Signore dalla Terra era
ormai imminente. Vasudeva capiva che i
divertimenti manifestati dal Signore in
questo universo stavano volgendo al
termine, e ora si rammaricava di non
aver approfittato direttamente della
possibilità di adorare Krsna per tornare
a Dio, nella sua dimora originale.
E' significativo che Vasudeva abbia
usato il termine mukti-dam per
descrivere il Signore. Mukti-dam è un
sinonimo di Mukunda, ossia la
personalità che può concedere la
liberazione dal ciclo di nascite e morti.
Le Scritture vediche affermano che perfino gli
esseri celesti sono legati al ciclo di nascite e
morti, benché la durata della loro vita sia
inconcepibilmente lunga, se paragonata a quella
terrestre. E' soltanto Dio onnipotente che può
liberare l'anima condizionata dalle reazioni delle
sue attività colpevoli passate, e concederle una
vita eterna di felicità e conoscenza.
Vasudeva si rammaricava di aver desiderato
Krsna come figlio, invece di desiderare di
tornare a Dio, nella sua dimora originale, per
servire il Signore nel cielo spirituale.
Commentando questo episodio nel decimo
Canto dello Srimad-Bhagavatam, Srila
Prabhupada ha posto in particolare rilievo il fatto
che noi dovremmo desiderare di tornare a Dio,
nella nostra dimora originale, piuttosto che
cercare di portare il Signore in questo mondo
come nostro figlio. E neppure possiamo imitare
artificialmente le grandi austerità compiute da
Vasudeva e Devaki per migliaia di anni celesti,
nelle loro precedenti esistenze come Sutapa e
Prsni. A questo proposito, Srila Prabhupada
afferma: "Se vogliamo ottenere che Dio, la
Persona Suprema, diventi uno di noi in questo
mondo materiale, la cosa richiede grandi
austerità, ma se vogliamo tornare a Krsna
(tyaktva deham punar janma naiti mam eti so
'rjuna) dobbiamo soltanto comprenderLo e
amarLo. E' soltanto attraverso l'amore che
potremo tornare molto facilmente a Dio, nella
nostra dimora originale." Srila Prabhupada
continua spiegando che Caitanya Mahaprabhu
concede con liberalità la benedizione dell'amore
per Krsna che ci permette di tornare alla Sua
dimora grazie al canto del mantra Hare Krsna.
Questo metodo del canto è infinitamente più
efficace, in quest'epoca, dei tentativi artificiali di
compiere grandi austerità e sacrifici. Srila
Prabhupada conclude: "Perciò, non abbiamo
bisogno di sottoporci a terribili austerità per
molte migliaia di anni. Dobbiamo soltanto
imparare ad amare Krsna ed essere sempre
impegnati al Suo servizio (sevonmukhe hi
jihvadau svayam eva sphuraty adah). Allora
potremo tornare molto facilmente a Dio, nella
nostra dimora originale. Invece di portare qui il
Signore per qualche motivo materiale, per avere
un figlio o a qualsiasi altro fine, se torniamo alla
nostra dimora originale, la nostra vera relazione
con il Signore ci sarà automaticamente rivelata, e
ci impegneremo eternamente in quella relazione.
Recitando il mantra Hare Krsna, noi
sviluppiamo gradualmente la nostra eterna
relazione con la Persona Suprema, raggiungendo
così la perfezione chiamata svarupa-siddhi.
Dovremmo approfittare di questa benedizione e
tornare a Dio, nella nostra vera dimora." (S.B.
10.3.38, spiegazione)
Sebbene Vasudeva e Devaki avessero
desiderato di avere Krsna come loro figlio,
dobbiamo comprendere che si tratta di devoti
eternamente situati nell'amore per Krsna. Come
afferma il Signore stesso (S.B. 10.3.39),
mohitau deva-mayaya: Vasudeva e
Devaki, i Suoi puri devoti, erano coperti
dalla Sua potenza interna. Nel quarto
Canto dello Srimad-Bhagavatam
(4.1.20) il grande saggio Atri Muni
prega il Signore, prajam atma-samam
mahyam prayacchatu: "Ti prego,
compiaciTi di offrirmi un figlio
esattamente come Te." Atri Muni disse
che voleva un figlio esattamente come il
Signore, e perciò non era un puro
devoto, perché aveva un desiderio da
soddisfare, un desiderio materiale. Se
avesse desiderato di avere Dio, la
Persona Suprema, come suo figlio,
sarebbe stato completamente libero dai
desideri materiali perché in tal caso
avrebbe desiderato la Suprema Verità
Assoluta, ma poiché voleva un bambino
simile a Lui, il suo desiderio era
materiale. Così Atri Muni non può
essere annoverato tra i puri devoti.
Vasudeva e Devaki, invece, volevano il
Signore stesso, e per questo sono
considerati puri devoti del Signore. In
questo verso l'affermazione di
Vasudeva, apujayam na moksaya
mohito deva-mayaya dovrebbe essere
interpretata nel senso che la potenza
interna di Krsna confuse Vasudeva per
fargli desiderare di avere Krsna come
suo figlio. Questo preparava la strada
per la discesa del Signore come figlio dei
Suoi affettuosi devoti.
VERSO 9
yatha vicitra-vyasanad
bhavadbhir visvato-bhayat
mucyema hy anjasaivaddha
tatha nah sadhi su-vrata
yatha: così come; vicitra-vyasanat: che
è pieno di vari pericoli; bhavadbhih:
grazie a te; visvatah-bhayat: (da questo
mondo materiale) che è spaventoso in
ogni sua parte; mucyema: io potrò
essere liberato; hi: in verità; anjasa:
facilmente; eva: perfino; addha:
direttamente; tatha: così; nah: noi;
sadhi: ti prego di istruire; su-vrata: o tu
che sei sempre fedele ai tuoi voti.
TRADUZIONE
Mio caro signore, tu sei sempre
fedele ai tuoi voti. Ti prego
istruiscimi, chiaramente, in modo che
per la tua misericordia io possa
liberarmi facilmente dall'esistenza materiale, che è piena di molti
pericoli e ci tiene costantemente nel terrore.
SPIEGAZIONE
La parola mucyema è qui particolarmente significativa.
Nel verso precedente Vasudeva affermava che essendo
stato confuso dall'energia illusoria del Signore, non
aveva potuto ottenere da Dio, la Persona Suprema, la
grazia della liberazione. Perciò ora si rivolgeva al puro
devoto del Signore, fiducioso che per la misericordia del
devoto del Signore avrebbe certamente ottenuto la
liberazione dai legami materiali.
A questo proposito sono molto importanti le parole
anjasa, "facilmente", e addha, "direttamente". Nel loro
orgoglio, gli sciocchi desiderano saltare direttamente a
Dio, la Persona Suprema, senza accettare il Suo puro
devoto come maestro spirituale, ma coloro che hanno
esperienza di scienza spirituale sanno che è la
sottomissione e il servizio offerto ai piedi di loto di un
puro devoto a metterci in diretto contatto con Dio, la
Persona Suprema. Nello Srimad-Bhagavatam
(11.17.27) Sri Krsna afferma, acaryam mam vijaniyan
navamanyeta karhicit. Bisogna comprendere che il
puro devoto di Krsna è situato al medesimo livello
spirituale del Signore stesso. Questo non significa che
anche il puro devoto è Dio, ma che grazie alla sua intima
relazione d'amore con il Signore, può essere considerato
dal Signore come la Sua stessa anima. In altre parole,
Krsna è sempre nel cuore del Suo puro devoto, e il
puro devoto è sempre nel cuore di Krsna. Sri Krsna è
eternamente Dio, la Persona Suprema, l'Uno senza
secondi, ma Egli è ancora più soddisfatto quando viene
adorato il Suo puro devoto. Perciò il Signore afferma:
acaryam mam vijaniyat. Bisogna offrire al maestro
spirituale Vaisnava lo stesso rispetto che si offrirebbe al
Signore. Non appena si soddisfa il maestro spirituale
Vaisnava, immediatamente si soddisfa Krsna e si
progredisce spiritualmente. Il termine anjasa indica che
questo metodo autentico è il modo più semplice per
ottenere la perfezione spirituale. E poiché il puro devoto
è l'intermediario trasparente, viene usata la parola
addha, "direttamente", per indicare che il servizio offerto
al puro devoto raggiunge direttamente i piedi di loto di
Krsna, mentre il servizio che si offre a Krsna in modo
capriccioso, senza tener conto del maestro spirituale, in
realtà non è accettato e quindi risulta inutile.
Coloro che desiderano veramente la più alta perfezione,
quella di tornare a casa, nel regno eterno e felice di
Krsna, dovrebbero studiare molto attentamente
l'esempio dato da Sri Vasudeva. In questi due versi
Vasudeva ci insegna che sebbene non sia possibile
ottenere la liberazione adorando direttamente Dio, la
Persona Suprema, è molto facile raggiungere la
perfezione della vita semplicemente restando per un
attimo in compagnia di un puro devoto di Sri Krsna come
Narada Muni, il grande santo Vaisnava tra gli
esseri celesti.
Secondo Srila Jiva Gosvami, il termine
visvato-bhayat indica che Vasudeva temeva
moltissimo la maledizione dei brahmana. Così
come si può diventare perfetti adorando i
Vaisnava, ci si può attirare addosso ogni
sventura causando loro dispiacere. Perciò
Vasudeva temeva la maledizione lanciata dai
brahmana a Pindaraka-tirtha.
VERSO 10
sri-suka uvaca
rajann evam krta-prasno
vasudevena dhimata
prita tam aha devarsir
hareh samsmarito gunaih
sri-sukah uvaca: Sri Sukadeva Gosvami disse;
rajan: o re; evam: così; krta-prasnah:
interrogato; vasudevena: da Vasudeva;
dhimata: l'intelligente; pritah: soddisfatto; tam:
a lui; aha: parlò; deva-rsih: il saggio tra i deva;
hareh: del Signore Hari; samsmaritah: fatto
ricordare; gunaih: dalle qualità.
TRADUZIONE
Sukadeva Gosvami disse:
"O re, Devarsi Narada fu compiaciuto per
le domande elevate e intelligenti di
Vasudeva. Poiché suggerivano le qualità
trascendentali di Dio, la Persona Suprema
gli ricordarono Sri Krsna. Così Narada
rispose a Vasudeva con queste parole.
VERSO 11
sri-narada uvaca
samyag etad vyavasitam
bhavata satvatarsabha
yat prcchase bhagavatan
dharmams tvam visva-bhavanan
sri-naradah uvaca: Narada Muni disse;
samyak: correttamente; etat: questo;
vyavasitam: determinato; bhavata: da te;
satvata-rsabha: o migliore della famiglia
Satvata; yat: poiché; prcchase: stai chiedendo;
bhagavatan dharman: i doveri verso il Signore
Supremo; tvam: tu; visva-bhavanan: che
possono purificare l'intero universo.
TRADUZIONE
Sri Narada disse:
"O migliore tra i Satvata, tu hai
giustamente chiesto qual è il dovere eterno
dell'essere vivente nei confronti del Signore
Supremo. Questo servizio devozionale al
Signore è così potente che il suo
compimento può purificare l'universo intero.
SPIEGAZIONE
Un'affermazione simile si trova nel primo verso
del secondo Canto, quando Sri Sukadeva
Gosvami si congratula con Pariksit Maharaja
per aver fatto delle domande riguardanti Krsna.
variyan esa te prasnah
krto loka-hitam nrpa
atmavit-sammatah pumsam
srotavyadisu yah parah
"Mio caro re, la tua domanda è gloriosa perché
porta grandi benefici a ogni genere di persone.
La risposta a questa domanda è l'argomento
principale di ogni discorso, ed è approvata da
tutti i trascendentalisti."
Similmente, Srila Suta Gosvami si congratulò
con i saggi di Naimisaranya per le loro
domande, con le seguenti parole:
munayah sadhu prsto 'ham
bhavadbhir loka-mangalam
yat krtah krsna-samprasno
yenatma suprasidati
"O saggi, mi avete rivolto domande pertinenti.
Queste domande hanno valore perché si
riferiscono a Sri Krsna, e vanno quindi a
beneficio di tutti.
Solo queste domande hanno il potere di
soddisfare completamente l'anima."
(S.B. 1.2.5)
Narada risponderà ora alla domanda di
Vasudeva sul metodo del servizio
devozionale. In seguito, al termine della
loro conversazione, Narada risponderà
al commento di Vasudeva circa le sue
intenzioni imperfette.
VERSO 12
sruto 'nupathito dhyata
adrto vanumoditah
sadyah punati sad-dharmo
deva-visva-druho 'pi hi
strutah: ascoltato; anupathitah: e poi
recitato; dhyatah: diventato oggetto di
meditazione; adrtah: accettato con
fede; va: oppure; anumoditah: lodato
nel comportamento degli altri; sadyah:
immediatamente; punati: purifica;
sat-dharmah: il puro servizio
devozionale; deva: gli esseri celesti;
visva: e l'universo; druhah: coloro che
sono pieni di odio; api hi: perfino.
TRADUZIONE
Il puro servizio devozionale offerto
al Signore Supremo ha una tale
potenza spirituale che è sufficiente
sentir parlare di questo servizio
trascendentale recitare le sue glorie
in risposta, meditare su di esso,
accettarlo con rispetto e fede, o
glorificare il servizio devozionale
degli altri e tutti, perfino coloro che
odiano gli esseri celesti e tutti gli
altri esseri viventi potranno essere
immediatamente purificati.
SPIEGAZIONE
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura
ha precisato che l'espressione
sad-dharma si riferisce al
bhagavata-dharma. Questo è
confermato anche da Srila Sridhara
Svami. Il bhagavata-dharma ha una
tale potenza spirituale che perfino coloro
che secondo il calcolo terreno sono
implicati in varie forme di attività
colpevoli, possono facilmente esserne
purificati adottando uno qualsiasi dei
metodi menzionati in questo verso. Nella
pratica della comune virtù, si adora Dio
aspettandosi di ricevere qualcosa
in cambio per il proprio servizio, e anche
l'impersonalista aspira alla propria liberazione,
crogiolandosi nel desiderio di poter diventare
uguale a Dio. Nel bhagavata-dharma, invece,
non esiste tale mancanza di purezza. Il
bhagavata-dharma è il servizio devozionale
offerto al Signore, in cui l'unico obiettivo è la
soddisfazione del Signore. Chi respinge questo
metodo e cerca invece di ascoltare, d'insegnare
o meditare su un altro procedimento, perde la
possibilità di una immediata purificazione.
Né i comuni metodi di yoga, che sono materiali
perché tendono al raggiungimento dei poteri
mistici, né i metodi impersonali, basati sulla
speculazione, hanno il potere di purificare
immediatamente coloro che si sono macchiati di
un comportamento colpevole. Il sad-dharma, o
bhagavata-dharma, il puro servizio
devozionale a Dio, la Persona Suprema, è unico
e inimitabile, perché anche le anime più cadute
possono immediatamente elevarsi al livello della
più alta perfezione sottomettendosi ai piedi di
loto di Krsna o al Suo puro devoto. La
dimostrazione lampante di questa verità è l'opera
di predica di Caitanya Mahaprabhu,
specialmente nel caso dei due fratelli peccatori
Jagai e Madhai.
VERSO 13
tvaya parama-kalyanah
punya-sravana-kirtanah
smarito bhagavan adya
devo narayano mama
tvaya: da te; parama: supremamente;
kalyanah: pieno di felicità; punya: molto
virtuoso; sravana: l'ascolto; kirtanah: e il canto
(che riguarda Lui); smaritah: portato alla
memoria; bhagavan: il Signore Supremo; adya:
oggi; devah narayanah: il Signore Narayana;
mama: mia.
TRADUZIONE
Oggi tu mi hai fatto ricordare il mio Signore
Narayana, Dio, la Persona Suprema piena
di felicità. Il Signore Supremo è così
propizio che chiunque ascolti e canti ciò che
Lo riguarda diventa completamente
virtuoso.
SPIEGAZIONE
Srila Jiva Gosvami ha affermato, narayanas
tadrsa-dharme madiya-guru-rupo
narayanarsih. La parola narayana in questo
verso si riferisce all'incarnazione di Dio, Narayana Rsi, che agì
come maestro spirituale di Narada in
questo dharma. Srila Jiva Gosvami
precisa inoltre, smarita iti
krsnopasanavesena tasyapi
vismaranat. La parola smarita, "è
riportato alla memoria" indica che
Narada, assorto nell'adorazione di
Krsna, aveva dimenticato Sri
Nara-Narayana. In altre parole, se
l'impegno intenso nel servizio devozionale
ci fa talvolta dimenticare Dio, la Persona
Suprema, Krsna fa in modo che un
servitore così sincero ritrovi facilmente
questo ricordo.
(Continua nel prossimo numero)
SRILA PRABHUPADA
LILAMRTA
La Biografia di un Santo del XX Secolo
di Satsvarupa dasa Gosvami
Prosegue la pubblicazione integrale della biografia di A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, così com'è presentata nel volume intitolato Srila Prabhupada Lilamrita.
Settima Puntata
Quando, il 6 febbraio del 1874, Bhaktisiddhanta Sarasvati nacque come figlio di Bhaktivinoda Thakura a Jagannatha Puri, i vaisnava lo considerarono la risposta alle preghiere di suo padre. Al momento della nascita il cordone ombelicale era girato intorno al collo e scendeva lungo il petto come il filo sacro indossato dai brahmana. I suoi genitori lo chiamarono Bimala Prasada.
Quando Bimala Prasada ebbe sei mesi, i carri del festival di Jagannatha si fermarono presso la porta della residenza di Bhaktivinoda e per tre giorni non si mossero di là. La moglie di Bhaktivinoda portò l'infante fino al carro, vicino alla Divinità del Signore Jagannatha. Spontaneamente il bambino protese le braccia e toccò i piedi di Jagannatha e fu immediatamente benedetto con una ghirlanda che cadde dal corpo del Signore. Apprendendo che una ghirlanda del Signore era caduta su suo figlio, Bhaktivinoda Thakura capì che quello era il figlio per il quale aveva pregato.
Un giorno Bimala Prasada, che era ancora un bambino di quattro anni, fu rimproverato dal padre per aver mangiato un mango che non era stato debitamente offerto a Sri Krishna. Benché fosse ancora così piccolo, Bimala Prasada si considerò un offensore del Signore e fece la promessa di non mangiare più manghi, un voto che doveva essere mantenuto per tutta la vita. Con il tempo, quando ebbe sette anni, Bimala Prasada imparò a memoria l'intera Bhagavadgita ed era in grado di spiegarne i versi. Suo padre allora, mentre procedeva alla pubblicazione della rivista vaisnava, Sajjanatosani, cominciò ad addestrarlo nella correzione di bozze e nella stampa. In compagnia di suo padre visitò molti luoghi santi e sentì i discorsi di colti pandita.
Da studente, Bimala Prasada preferiva leggere i libri scritti da suo padre invece dei testi scolastici. A venticinque anni aveva raggiunto una profonda conoscenza del sanscrito, della matematica e dell'astronomia, e si era già affermato come autore ed editore di molti articoli pubblicati sui giornali e di un libro, Suryasiddhanta, che gli valse il titolo di Siddhanta Sarasvati in riconoscimento della sua erudizione. Quando ebbe ventisei anni il padre lo indirizzò a ricevere l'iniziazione da un santo vaisnava dedito alla rinuncia, Gaurakisora dasa Babaji, il quale gli consigliò di "predicare la Verità Assoluta e di lasciar da parte tutte le altre attività". Dopo aver ricevuto la benedizione di Gaurakisora dasa Babaji, Bimala Prasada (ora Siddhanta Sarasvati) decise di dedicare il suo corpo, la sua mente e le sue parole al servizio di Krishna.
Nel 1905 Siddhanta Sarasvati fece il voto di cantare il mantra Hare Krishna un miliardo di volte. Stabilita la sua residenza a Mayapur, in una capanna di paglia, nei pressi del luogo di nascita di Sri Caitanya, egli cantava il mantra Hare Krishna di giorno e di notte. Cucinava il riso una volta al giorno in una pentola di argilla e non mangiava nient'altro; dormiva sul pavimento, e quando l'acqua piovana filtrava attraverso il soffitto di paglia, si sedeva sotto un ombrello e cantava.
Nel 1911 mentre suo padre, ormai vecchio, giaceva ammalato, Siddhanta Sarasvati raccolse la sfida lanciata contro gli pseudovaisnava che consideravano la nascita di casta il requisito richiesto per predicare la coscienza di Krishna. La comunità dei brahmana di casta si era irritata per la presentazione di testimonianze emergenti da molte Scritture; esse dimostravano che era possibile diventare brahmanavaisnava indipendentemente dalla nascita. Allo scopo di dimostrare l'inferiorità dei vaisnava, questi smartabrahmana avevano organizzato una discussione. A nome di suo padre, che era indisposto, Siddhanta Sarasvati scrisse un saggio:" La differenza conclusiva tra brahmana e vaisnava", e lo sottopose all'attenzione di suo padre. Nonostante le sue condizioni di salute, Bhaktivinoda Thakura esultò nell'ascoltare le argomentazioni che avrebbero permesso di vincere la sfida degli smarta.
Siddhanta Sarasvati allora si mise in viaggio per raggiungere Midnapore, dove i pandita dell'intera India si erano riuniti a discutere per tre giorni consecutivi. Alcuni smarta pandita che avevano già preso la parola sostenevano, che chiunque fosse nato in una famiglia sudra, anche nel caso che fosse stato iniziato da un maestro spirituale, non avrebbe mai potuto purificarsi fino al punto di poter compiere i doveri brahminici e dedicarsi all'adorazione delle Divinità, o iniziare discepoli. Infine fu il turno di Siddhanta Sarasvati, che pronunciò il suo discorso. Egli cominciò a citare i riferimenti vedici glorificando i brahmana, tanto che gli studiosi smarta ne rimasero compiaciuti.
Tuttavia, quando Siddhanta Sarasvati cominciò a parlare delle vere qualità richieste per diventare un brahmana, delle qualità dei vaisnava e della relazione tra le due categorie, spiegando nei particolari quale persona, sulla base delle Scritture Vediche, fosse qualificata per diventare un maestro spirituale e per iniziare discepoli, allora la gioia degli oppositori dei vaisnava dileguò. Siddhanta Sarasvati dimostrò in modo conclusivo sulla base delle Scritture che se una persona nata sudra manifesta le qualità del brahmana, deve essere onorata come brahmana, nonostante la nascita, mentre una persona nata in una famiglia di brahmana, non può essere considerata brahmana, se agisce come un sudra. Dopo il discorso Siddhanta Sarasvati ricevette le congratulazioni del presidente della conferenza, e a migliaia si strinsero intorno a lui. Era stata una vittoria per il vaisnavismo.
Dopo la scomparsa di suo padre nel 1914 e quella del suo maestro spirituale nel 1915,
Siddhanta Sarasvati continuò la missione di Sri Caitanya. Assunse la guida editoriale del Sajjana-tosani e fondò la "Press Bhagwat" a Krishnanagar.
Poi, nel 1918, a Mayapur, seduto dinanzi a un ritratto di Gaurakisora dasa Babaji, iniziò sé stesso all'ordine del sannyasa. Da quel momento assunse il titolo relativo all'ordine di sannyasa di Bhaktisiddhanta Sarasvati Gosvami Maharaja.
Bhaktisiddhanta si era già servito della stampa come del mezzo più idoneo per la distribuzione della coscienza di Krishna su vasta scala. Egli pensava che la stampa era un brihat mridanga, una grande mridanga. Benché il tamburo mridanga fosse stato tradizionalmente usato per accompagnare i kirtana anche al tempo di Sri Caitanya, e benché Bhaktisiddhanta Sarasvati stesso guidasse i gruppi di kirtana e inviasse gruppi di devoti a cantare nelle strade con l'accompagnamento di mridanga, tali kirtana potevano essere uditi soltanto nell'area di qualche isolato, ma con la brihat mridanga il grosso tamburo mridanga della macchina da stampa il messaggio di Sri Caitanya poteva essere diffuso in tutto il mondo.
La maggior parte di opere che Abhay aveva cominciato a leggere era stata stampata alla Bhagwat Press, che era stata fondata da Bhaktisiddhanta Sarasvati nel 1915. La Bhagwat Press aveva stampato la Caitanyacaritamrita con il commento di Bhaktisiddhanta Sarasvati, la Bhagavadgita con il commento di Visvanatha Cakravarti e, una dopo l'altra, le opere di Bhaktivinoda Thakura. Questa letteratura era l'eredità spirituale lasciata da Sri Caitanya Mahaprabhu, che era apparso circa cinquecento anni prima.
Fin dall'infanzia Abhay era stato un devoto di Sri Caitanya e aveva avuto familiarità con la Sua vita attraverso le ben note scritture Caitanyacaritamrita e Caitanyabhagavata. Aveva appreso non solo che Sri Caitanya è la forma più estatica di un puro devoto, e in questa forma aveva diffuso il canto dei Santi Nomi in ogni parte dell'India, ma anche che era la diretta apparizione di Sri Krishna nella forma combinata di Radha e Krishna. Ora tuttavia, per la prima volta, Abhay entrava in contatto con la grande ricchezza di opere compilate dai compagni intimi e dai seguaci del Signore, opere che erano state tramandate attraverso la successione di discepoli, o ampliate dalle grandi autorità. I seguaci immediati di Sri Caitanya Srila Rupa Gosvami, Srila Sanatana Gosvami, Srila Jiva Gosvami, e altri avevano compilato molti volumi che, sulla base delle Scritture Vediche, dimostravano in modo conclusivo che gli insegnamenti di Sri Caitanya erano l'essenza della saggezza vedica. Erano molti i libri non ancora pubblicati, ma Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati aveva intenzione di aprire molte tipografie per liberare il suono della brihat mridanga a beneficio degli uomini.
Srila Bhaktisiddhanta insegnava la parte conclusiva degli insegnamenti di Sri Caitanya, insegnava cioè che Krishna è Dio, la Persona Suprema, e che il canto del Suo Santo Nome avrebbe dovuto ottenere il primo posto rispetto a tutte le altre pratiche religiose. Anticamente gli altri metodi per raggiungere Dio erano accessibili, ma nell'attuale età di Kali soltanto il canto del mantra Hare Krishna è efficace. Sull'autorità delle Scritture, quali il Brihannaradiya Purana e le Upanisad, Bhaktivinoda Thakura aveva citato in modo specifico il mahamantra: Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Sri Krishna stesso lo aveva confermato nella Bhagavadgita spiegando che il solo metodo per raggiungerLo è il servizio devozionale: "Abbandona ogni forma di religione e semplicemente sottomettiti a Me. Io ti libererò da tutte le reazioni del peccato. Non temere".
Abhay conosceva questi versi, conosceva il canto e conosceva le conclusioni della Gita, ma ora, dopo aver avidamente letto gli scritti dei grandi acarya, aveva nuove realizzazioni
sullo scopo della missione di Sri Caitanya. Ora aveva scoperto la profondità del patrimonio vaisnava, e la sua efficacia nell'ottenere il beneficio più elevato per gli uomini in un'età destinata a essere piena di tribolazioni.
* * *
Srila Bhaktisiddhanta molto spesso viaggiava, e Abhay era occupato con la sua famiglia e gli affari. Non era quindi possibile organizzare un altro incontro. Eppure, fin dalla prima volta in cui si erano visti Abhay lo aveva considerato il suo maestro spirituale e aveva cominciato a pensare sempre a lui: "Ho incontrato una persona veramente santa". Ogni volta che era possibile, Abhay, cercava i discepoli di Srila Bhaktisiddhanta, i membri della Gaudiya Math.
Per quanto si riferiva al movimento di Gandhi, Gandhi aveva dovuto sopportare un amaro arretramento quando i suoi seguaci nonviolenti avevano fatto l'errore grossolano di attaccare violentemente durante una protesta. Gli Inglesi avevano colto l'opportunità per arrestare Gandhi e condannarlo a sei anni di prigione. Benché i suoi seguaci lo venerassero ancora, il movimento nazionalista aveva perso molto del suo impeto. A prescindere da ciò, tuttavia, l'interesse di Abhay si era gradualmente affievolito. Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati aveva sconfitto la sua idea che la causa dei nazionalisti dovesse avere la priorità in India. Egli aveva evocato l'originale coscienza di Krishna di Abhay e Abhay aveva fiducia che la missione di Bhaktisiddhanta fosse la vera priorità. Srila Bhaktisiddhanta lo aveva esortato a predicare, e da quel momento Abhay aveva desiderato di unirsi alla Gaudiya Math come uno dei discepoli di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati. Ora però, invece delle sue inclinazioni politiche, erano i suoi obblighi familiari a ergersi come ostacoli sulla sua via.
Non pensava più: "Diventiamo prima una nazione indipendente e poi diffonderò la missione di Sri Caitanya". Ora pensava: "Non posso partecipare come gli altri. Ho delle responsabilità familiari!". La famiglia stava crescendo. Nel 1921 Abhay e sua moglie avevano avuto il primo bambino, un maschio. Ci sarebbero stati altri bambini e ciò avrebbe richiesto un reddito più elevato. Guadagnare denaro significava sacrificare tempo ed energia, e ciò voleva dire, almeno all'apparenza, deviare dalla missione di Bhaktisiddhanta Sarasvati: la cultura indiana aveva la maggiore considerazione per l'istituzione familiare, e parlare di divorzio era una cosa inaudita. Anche se versava in gravi difficoltà finanziarie, un uomo doveva restare accanto alla moglie e ai figli. Benché Abhay esprimesse rincrescimento per non essere un discepolo sannyasi nell'ambito della Gaudiya Math, non aveva mai considerato seriamente l'ipotesi di lasciare la sua giovane moglie così presto nel corso della vita matrimoniale. Gour Mohan era soddisfatto di sapere che suo figlio sentiva attrazione per un guru vaisnava, ma non si aspettava certo che Abhay abbandonasse le sue responsabilità per abbracciare l'ordine di rinuncia.
Un vaisnava poteva restare con la moglie in famiglia, praticando la vita spirituale a casa, e dedicarsi attivamente alla predica. Abhay avrebbe dovuto trovare il modo di servire la missione di Bhaktisiddhanta Sarasvati come uomo di famiglia. Abhay pensava che se avesse avuto molto successo negli affari, allora avrebbe potuto disporre di denaro non solo per mantenere la sua famiglia, ma anche per contribuire a sostenere la missione di Srila Bhaktisiddhanta che consisteva nel diffondere la coscienza di Krishna. Un astrologo aveva anche predetto che Abhay sarebbe diventato uno degli uomini più ricchi dell'India. Al presente, tuttavia, con il suo reddito avrebbe potuto fare poco di più che provvedere alle necessità della sua famiglia. Egli pensava che forse sarebbe stato preferibile cercare di sviluppare qualche affare per proprio conto.
Abhay espresse i suoi sentimenti al dottor Bose, il quale lo ascoltò come un padre comprensivo e gli suggerì di diventare il suo agente per tutta l'India settentrionale. Abhay avrebbe potuto acquistare medicine, linimenti, alcool rettificato, dentifrici e altri articoli all'ingrosso nella fabbrica del dottor Bose, e viaggiare liberamente da un capo all'altro dell'India settentrionale, sviluppando così i suoi affari. Inoltre Abhay aveva accumulato un'esperienza sufficiente presso il Laboratorio del dottor Bose e avrebbe potuto cercare di introdurre sul mercato alcune sue medicine e prodotti. Insieme, lui e il dottor Bose, decisero che la città di Allahabad per la sua posizione centrale sarebbe stata la località adatta come quartier generale per Abhay.
* * *
Nel 1923 Abhay, con la moglie e il figlio, si trasferì ad Allahabad che è situata a dodici ore di percorso verso nordovest partendo con il treno da Calcutta. Un tempo gli Inglesi avevano fatto di Allahabad la capitale delle Provincie Unite e vi avevano edificato molte belle costruzioni, comprese quelle di un tribunale e di un'Università. Europei e influenti famiglie indiane, come i Nehru, vivevano in un moderno, lastricato e ben illuminato quartiere della città. Ve n'era anche un altro, un quartiere più vecchio, con antiche, strette vie dove palazzi e negozi erano ben allineati. Vi risiedevano numerose famiglie bengali, e fu là che Abhay decise di sistemare la famiglia.
Aveva scelto Allahabad, nota tradizionalmente con il nome di Prayaga, perché era una località adatta per gli affari, ma essa era anche il più famoso luogo di pellegrinaggio dell'India. Situata alla confluenza dei tre fiumi santi il Gange, la Yamuna e la Sarasvati Allahabad era anche la sede dei due più ampiamente attesi eventi spirituali, la annuale Maghamela, e la Kumbhamela che si svolge ogni dodici anni. In cerca di purificazione spirituale, milioni di pellegrini convergono là ogni anno da ogni parte dell'India al tempo della luna piena del mese di Magha (gennaio) e si bagnano alla confluenza dei tre fiumi sacri.
La casa di Abhay, al numero sessanta di Badshahi Mundi, consisteva di poche stanze prese in affitto. Per i suoi affari Abhay affittò un piccolo negozio nel centro commerciale della città, a Johnston Gung Road, dove aprì il suo dispensario, la farmacia Prayag, e cominciò a vendere medicine, tinture, sciroppi, e altri prodotti provenienti dal Laboratorio Bose. Ad Allahabad incontrò un medico, il dottor Ghosh, che era interessato a entrare in società con lui negli affari; così Abhay gli chiese di diventare il suo assistente e di spostare il suo ufficio alla farmacia Prayag. Il dottor Ghosh acconsentì e chiuse il suo negozio, la farmacia Tropical.
Alla farmacia Prayag il dottor Ghosh faceva le diagnosi e prescriveva le cure mediche del caso mentre Abhay soddisfaceva le richieste. Il dottor Ghosh riceveva come provvigione il venticinque per cento dalla vendita delle prescrizioni. Abhay e il dottor Ghosh diventarono amici; si scambiavano visite nelle rispettive case e ognuno trattava i figli dell'altro come membri della propria famiglia. Spesso essi parlavano del modo di incrementare i loro profitti.
Dr. Ghosh: Abhay era portato per gli affari. Naturalmente rispettavamo entrambi le leggi di Dio. In ogni casa avevamo un piccolo tempio con le Divinità, ma egli aveva
l'abitudine di parlare di affari e del modo di affrontare le spese della famiglia.
Benché a casa Abhay indossasse un kurta e un dhoti, talvolta per gli affari vestiva con camicia e pantaloni. Era un uomo di bell'aspetto, con grandi baffi, un giovane energico prossimo alla trentina. Lui e Radharani De ora avevano due figli una figlia era nata ad Allahabad, un anno dopo il loro trasferimento. Gour Mohan, che aveva allora settantacinque anni, era andato a vivere a casa del figlio insieme con la sorella di Abhay, Rajesvari, che era vedova, e con il figlio di lei, Tulasi. Gour Mohan generalmente restava a casa, cantava i suoi giri di japa e adorava le Divinità salagramasila di Krishna. Era soddisfatto che Abhay si comportasse rettamente, e Abhay era soddisfatto che suo padre vivesse in modo confortevole con lui e adorasse liberamente Krishna. Abhay conduceva una vita di lavoro. Era intento a sviluppare i suoi affari. Alle otto del mattino si recava alla sua farmacia dove incontrava il dottor Ghosh, e la sua giornata di lavoro aveva inizio. A mezzogiorno rientrava a casa e tornava alla farmacia solo nel tardo pomeriggio. Aveva acquistato per ottomila rupie una grossa Buick, e benché non la guidasse personalmente, permetteva a suo nipote, un buon autista, di usarla come taxi per mantenersi. Occasionalmente Abhay usava la macchina per i suoi viaggi di affari e il nipote allora fungeva da chauffeur. Accadde così che sia Motilal Nehru sia suo figlio Jawaharlal diventassero clienti della farmacia Prayag. Poiché Jawaharlal ordinava sempre medicine occidentali, Abhay pensò che egli dovesse considerare inferiore il modo di vivere indiano. Una volta Jawaharlal avvicinò Abhay e gli chiese un contributo per il suo programma politico; Abhay che era un commerciante coscienzioso gli fece una donazione. Durante il giorno Abhay si intratteneva con i suoi clienti e altri amici che si fermavano là per parlargli di tante cose. Un ex ufficiale dell'esercito aveva l'abitudine di raccontare ad Abhay storie della prima guerra mondiale. Egli raccontò che Marshal Foch in Francia aveva ordinato un giorno l'uccisione di migliaia di rifugiati del Belgio, il cui mantenimento era diventato per lui un fardello sul campo di battaglia. Un gentleman maomettano, un membro della famiglia reale afgana, veniva giornalmente con suo figlio, e si sedeva per chiacchierare.
(Continua sul prossimo numero)
Maestri in Cucina
Un Menù Dal Sapore
d'Oriente
di Kurma dasa
Una combinazione di verdure scelte accuratamente e insaporite con raffinati masala, una minestra calda dal sapore sorprendentemente fresco accompagnati dal gusto insolito del riso basmati.
CURRY DI VERDURE AL COCCO
Ingredienti per 6 persone:
1 melanzana grande tagliata a cubetti di 2,5 cm
2 cucchiai di olio o di ghi
1/2 cucchiaino di assafetida
1 cucchiaino di zenzero grattugiato
1 peperoncino verde fresco sminuzzato
2 cucchiaini di garam masala
8 grani di cardamomo
1 cucchiaino di curcuma in polvere
1 cucchiaino di pasta di pomodoro
700 ml di brodo vegetale
1 cucchiaio di succo di limone
250 g di patate tagliate a dadini
250 g di cavolfiori tagliati in piccoli fiori
250 g di okra tagliata in tre, o di zucchina
250 g di piselli surgelati
150 ml di latte di cocco
sale e pepe
scaglie di cocco per guarnire
un tipo qualunque di pane indiano come accompagnamento (puri, chapati, naan)
1. Disponete le melanzane in un piatto e cospargetele di sale. Lasciatele riposare per 30 minuti circa in modo che perdano tutta l'acqua in esse contenuta.
2. Sciacquate bene le melanzane sotto l'acqua corrente, asciugatele e mettetele da parte.
3. Scaldate l'olio in una padella e soffriggete a fuoco basso l'assafetida, il peperoncino e il resto delle spezie per 45 minuti, finché non avranno preso un colore bruno dorato.
4. Aggiungete la pasta di pomodoro, il brodo vegetale, il succo di limone, le patate, il cavolfiore, mescolate bene e coprite. Portate il tutto a ebollizione e cuocete per 15 minuti.
5. Aggiungete le melanzane, l'okra, i piselli e il latte di cocco. Salate a piacere. Riportate a bollore e continuate la cottura senza coprire per altri 10 minuti finché tutte le verdure saranno tenere. Estraete i grani di cardamomo.
6. Mettete il tutto su un piatto da portata preriscaldato e guarnite con le scaglie di cocco. Servite con pane indiano.
MINESTRA DI PISELLI E YOGURT
AL SAPORE DI MENTA
Ingredienti per 6 persone:
2 cucchiai di ghi o di olio
1/2 cucchiaino di assafetida gialla in polvere
250 g di patate sbucciate e tagliate grossolanamente
1 cucchiaio di zenzero grattugiato
1 cucchiaino di coriandolo in polvere
1 cucchiaino di cumino in polvere
1 cucchiaio di farina bianca
900 ml di brodo vegetale
500 g di piselli surgelati
3 cucchiai di foglie fresche di menta tagliate finemente
sale e pepe a piacere
150 ml di yogurt greco scolato
1/2 cucchiaio di amido di mais
300 ml di latte
yogurt e menta per guarnire
1. Scaldate il ghi o l'olio in una casseruola, aggiungete l'assafetida, le patate e cuocete a fuoco lento per qualche minuto. Aggiungete lo zenzero, il coriandolo, il cumino, la farina e cuocete, mescolando, per un minuto.
2. Aggiungete il brodo, i piselli, metà della menta e, mescolando, portate a bollore. Abbassate il fuoco, coprite e lasciate cuocere per 15 minuti finché le verdure saranno diventate tenere.
3. Frullate la minestra con un frullatore a immersione. Riportate il tutto sul fuoco e salate e pepate a piacere. Mescolate lo yogurt con l'amido di mais e aggiungetelo alla minestra.
4. Aggiungete il latte e portate quasi ad ebollizione mescolando continuamente. Cuocete a fuoco lento per due minuti. Decorate con foglie di menta e un po' di yogurt.
Servite caldo.
RISO AI SEMI DI PAPAVERO
Ingredienti per 6 persone:
2 tazze di riso basmati o di un altro riso bianco a grani lunghi
4 tazze di acqua (l'acqua deve sempre essere di volume doppio del riso)
2 cucchiaini di succo di limone
4 cucchiai di ghi o di burro
3 cucchiaini di semi di papavero
sale a piacere
1. Lavate, scolate e asciugate il riso.
2. Fate bollire l'acqua a fuoco moderato con il succo di limone e il sale in una casseruola che va tenuta coperta per evitare che fuoriesca il vapore.
3. Riscaldate a fuoco basso il ghi in una casseruola da 2 l. Quando il ghi è molto caldo aggiungete i semi di papavero e fateli soffriggere finché non sprigionano il loro aroma. Unite il riso e fate soffriggere per un minuto.
4. Aggiungete l'acqua che avete precedentemente portato a bollore, salate e alzate il fuoco al massimo per qualche secondo fino a che tutto ha ripreso a bollire. Proseguite poi a fuoco moderato mantenendo la pentola ben coperta, senza mai mescolare o alzare il coperchio, per circa 15 minuti finché il riso risulterà tenero e asciutto. Spegnete il fuoco, lasciate riposare il riso per altri 5 minuti e servite.
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Da quando in qua voi occidentali avete accettato gli insegnamenti di Cristo?
Questo incontro fra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada e Carol Cameron, candidata per la laurea in antropologia, ebbe luogo a Perth, Australia, il 9 maggio 1975.
Discepolo: Srila Prabhupada, questa è Carol Cameron, dall'Università dell'Australia Occidentale. Per la sua laurea in Antropologia sta scrivendo una tesi sull'influenza della cultura vedica in Occidente. A questo riguardo vorrebbe farti alcune domande.
Carol: Sua Divina Grazia, vorrei sapere perché è venuto in Occidente. Ho qualche informazione riguardo le sue esperienze, ma non so molto. Così vorrei sapere perché ha sentito la necessità di venire in Occidente.
Srila Prabhupada: Sì. Stavo parlando di questo non molto tempo fa. Naturalmente, mi sono espresso con parole molto forti. Ho detto: "Gli Occidentali sostengono di essere civilizzati, ma io ho un'obiezione a questo proposito. Ecco perché sono venuto in Occidente. L'uccisione degli animali, per esempio: gli Occidentali si definiscono cristiani, ma Gesù ha detto: "Non uccidere." Dopo duemila anni, però il risultato è che la gente nel mondo occidentale continua a uccidere. Così, in tutti questi anni, quando hanno veramente accettato la cristianità? Qual è la tua risposta?
Carol: Vero. E' vero che gli insegnamenti originali delle scritture non sono seguiti nella vita occidentale.
Srila Prabhupada: Considera questo punto. I dieci comandamenti prima, e in seguito Gesù stesso e i suoi discepoli avevano detto alle genti: "Non uccidere." Perciò, prima di tutto, che razza di persone erano quelle, se Gesù Cristo aveva dovuto dir loro di non uccidere? Questo significa che erano degli assassini.
Immagina che vi sia un ladro e io mi limiti a dargli qualche buon insegnamento. Se io gli dico: "Non rubare", in questa istruzione è implicito il fatto che lo considero un ladro. Altrimenti perché dovrei dirgli di non rubare?
Un monello disturba tutti. Perciò io sono costretto a dire: "Caro bambino, per favore non disturbare le persone."
Per la stessa ragione, Cristo ha detto "Non uccidere", il che significa che stava parlando a persone che avevano l'abitudine di uccidere. Non è così? In seguito, dopo aver ricevuto istruzioni da Cristo, per prima cosa hanno ucciso Cristo. Lo hanno lasciato uccidere. Questo significa che i suoi seguaci non avevano capito l'istruzione. Di conseguenza, la prima cosa che hanno fatto è stata quella di uccidere il loro insegnante. Dopo questi avvenimenti, 2000 anni sono passati, e loro stanno ancora uccidendo. Se è così, quando mai hanno essi accettato gli insegnamenti di Cristo? Puoi rispondere a questa obiezione?
Carol: Così lei pensa che la fede cristiana non si rifletta nel comportamento delle popolazioni occidentali.
Srila Prabhupada: Questo è ovvio. Mantenete grandi mattatoi, uccisioni abituali. Perciò, nonostante l'istruzione di Cristo "non uccidere", voi prima di tutto avete ucciso lui e ancora mantenete questa tendenza. Uccidete gli animali e di tanto in tanto vi dichiarate guerra. Così questa abitudine di uccidere regolarmente si protrae. Non solo in grandi guerre, ma anche nella vostra vita di tutti i giorni. Voi mantenete enormi mattatoi. Perciò, quando mai voi occidentali avete realmente accettato le istruzioni di Cristo? Questo è quel che voglio sapere. Quando?
Carol: Sua Divina Grazia, vede qualche speranza per il mondo? Sembrerebbe che ci stiamo muovendo verso la distruzione.
Srila Prabhupada: Prima dammi una spiegazione.
Carol: Quando lo hanno fatto? Tutto sommato, mai. Solo in piccole dosi. Complessivamente, mai.
Srila Prabhupada: Allora perché sostieni di essere cristiana. Tu, per esempio, indossi un crocefisso. Voi occidentali spesso tenete o indossate un crocefisso. In realtà quel segno significa che voi avete ucciso Cristo. Il crocefisso è il simbolo che voi cosiddetti seguaci di Cristo, avete ucciso Cristo. Molte, molte persone nell'ordine sacerdotale portano il crocefisso. Il crocefisso è il segno che Gesù Cristo è stato ucciso. Non è così?
Carol: Sì, è così. Ma quel simbolo significa anche il suo trionfo, la sua resurrezione.
Srila Prabhupada (cautamente) Forse (risata). Ma soprattutto quel simbolo dimostra che voi avete ucciso Gesù Cristo. Questo è il segno. Questo vi ricorda che avete ucciso il vostro maestro spirituale. Voi accusate gli ebrei: "Loro lo hanno ucciso!", ma anche voi lo avete ucciso, e state ancora uccidendo. Nonostante tutto, voi volete essere considerati cristiani. Per questa ragione io voglio sapere da te che sei una persona colta, da quando hai cominciato a conformarti agli ordini di Gesù Cristo? Questa è la mia domanda. Da quando? E se voi sostenete di esservi conformati agli ordini di Gesù Cristo, allora perché continuate a uccidere sistematicamente? L'ordine è: "Non uccidere".
Carol: Questa questione mi ricorda la Bhagavadgita, sapete? Quando Arjuna, sul campo di battaglia, è in procinto di commettere un assassinio organizzato dei suoi parenti.
Srila Prabhupada: No. I parenti di Arjuna sul campo di battaglia attaccavano. Le mucche, i maiali e i polli non sono sul campo di battaglia, non vi attaccano. Non puoi paragonare le uccisioni di Arjuna con le vostre uccisioni. 2000 anni sono passati, ma fino ad oggi non siete stati in grado di accettare le istruzioni di Gesù Cristo. E voi sostenete di essere cristiani. Ma da quando avete accettato la cristianità? Questa è la mia domanda. Perché, per quanto posso vedere, voi avete disobbedito agli ordini di Cristo. Così, ora sono passati 2000 anni; quand'è che avete accettato? Hmm? Chi risponderà a questa domanda?
Discepolo: Non hanno mai accettato.
Carol: Hmm. Sua Divina Grazia, qual è la parte principale della vostra filosofia? E' basata sul Vedanta?
Srila Prabhupada: Questa non è una questione di filosofia. Voi occidentali non avete potuto accettare la semplice istruzione di Gesù. Dove sta la questione filosofica?
Carol: Penso sia una questione d'amore.
Srila Prabhupada: Sì. Voi occidentali non avete amore. Non potete capire i principi fondamentali della vita e della moralità, l'istruzione di Gesù Cristo che non si deve uccidere. Come puoi diventare un filosofo?
La generosità
Di Dvarakadhisa Devi Dasi
Il re Rantideva mostra il tipo di realizzazione richiesto per esprimere una vera compassione.
Cosa penserebbero i servizi sociali moderni di un uomo che distribuisce il cibo destinato ai suoi figli per nutrire degli estranei? Come giudicherebbero quest'uomo la cui famiglia "trema per mancanza di cibo" mentre lui persiste nei sui strani impulsi caritatevoli? La storia di quest'uomo, il re Rantideva, che visse migliaia di anni fa è narrata nel nono canto dello SrimadBhagavatam.
Il re Rantideva non si sforzava per niente. Prendeva semplicemente ciò che gli giungeva attraverso la mano della provvidenza. Sembra una scusa per evitare il lavoro?
L'apparente irresponsabilità del re Rantideva non nasceva da una mancanza di interesse per il benessere della famiglia. Poiché, avendo compreso che tutto proviene dall'imperscrutabile misericordia del Signore, non aveva necessità materiali. Se il Signore voleva mantenerlo, così sarebbe stato, altrimenti il re avrebbe accettato qualunque cosa il destino gli avesse portato. Il re Rantideva aveva inoltre compreso che, poiché il Signore è presente nel cuore di ogni essere vivente, tutti gli esseri meritano rispetto e compassione. Così quando vedeva qualcuno nel bisogno non aveva scrupoli persino a donare il cibo posto sulla sua stessa tavola.
Ospiti degni di onore
Una volta il re Rantideva si accingeva a mangiare dopo un digiuno di quarantotto giorni. Proprio nel momento in cui lui e la sua famiglia si sedevano davanti a un ricco pasto, un brahmana giunse alla sua residenza. Rantideva fu onorato di ricevere il suo ospite e diede al brahmana parte del loro pasto. Il brahmana mangiò e andò via.
Rantideva divise tra i membri della sua famiglia ciò che era rimasto e si accinse a consumare il suo pranzo ma proprio mentre era sul punto di cominciare un sudra (lavoratore) venne a visitarlo. Non è sorprendente nella società vedica che un brahmana venisse onorato con l'offerta di un pasto ma di solito a un sudra non spettava un ricevimento di grande prestigio. Eppure il re Rantideva non considerava lo sudra inferiore semplicemente per la sua posizione sociale e diede al suo ospite parte del suo cibo, esattamente come aveva fatto con il brahmana. Dopo che il sudra ebbe consumato il suo pasto e se ne fu andato un altro visitatore bussò alla porta del re: un uomo circondato da cani. L'uomo si avvicinò al re e disse: "O re, io e i miei cani siamo molto affamati, per favore dacci qualcosa da mangiare." Il re Rantideva, mosso a compassione, offrì all'uomo e ai suoi cani tutto ciò che era rimasto del suo pranzo. Dopo di che offrì loro i suoi omaggi.
Ora, tutto ciò che era rimasto del pranzo del re Rantideva era dell'acqua, ma proprio mentre si accingeva a bere, un candala (fuoricasta) apparve, stanco e assetato e chiese al re dell'acqua.
Il re non esitò e non solo gli diede l'acqua che chiedeva ma disse: "Io non prego Dio, la Persona Suprema per ottenere le otto perfezioni dello yoga mistico e nemmeno per salvarmi dal ciclo di nascita e morte. L'unica cosa che desidero è vivere in mezzo agli essere viventi e soffrire al posto loro in modo che essi possano essere liberi dalla sofferenza."
Una compassione molto rara
Proiettando il re Rantideva nel contesto della società moderna, potremmo facilmente immaginare come la sua famiglia verrebbe senza dubbio etichettata come 'problematica' e lo stesso re sarebbe considerato 'dipendente'. Che piacere si può provare nel soffrire al posto degli altri? Dopo tutto Rantideva non creò sofferenza nelle loro vite. E egli era il re, quindi perché non godere del privilegio della sua posizione? Ma ovviamente egli era privo di legami personali.
Le attività del re Rantideva suonano particolarmente sorprendenti perché in questa età, sentire una tale genuina dichiarazione di compassione, è molto raro. Noi siamo abituati a dei politici che si circondano di dichiarazioni compassionevoli solo finché non vengono eletti di nuovo. Siamo solitamente sospettosi nei confronti delle organizzazioni caritatevoli poiché molte di esse si sono rivelate corrotte. Essere generosi come il re Rantideva significa diventare un facile bersaglio per ladri e imbroglioni. La carità è una cosa, ma se non ci si preoccupa delle nostre necessità primarie chi lo farà per noi?
Il re Rantideva sapeva che il Signore Supremo si sarebbe occupato di lui. "Offrendo la mia acqua per mantenere in vita questo povero candala, che sta lottando per la sopravvivenza, io mi sono liberato dalla fame, dalla sete, dalla stanchezza, dai tremiti del corpo, della tristezza, dall'angoscia, dal lamento e dall'illusione."
Il re Rantideva, come si scoprì in seguito, era stato messo alla prova da deva come Brahma e Siva che erano giunti nella sua dimora nelle vesti di ospiti per interrompere il suo pranzo. Ma anche quando ciò fu rivelato al re Rantideva egli non approfittò della situazione chiedendo la soddisfazione di qualche desiderio da parte di deva così elevati. Egli non era particolarmente interessato a qualunque cosa essi potessero offrirgli.
Lo Srimad-Bhagavatam continua spiegando che chiunque segua i principi del re Rantideva diventa un puro devoto del Signore, liberandosi, come lui, dagli effetti delle numerose sofferenze materiali.
Come un corridore si allena per la maratona noi possiamo educare noi stessi a questa immensa generosità di spirito praticando la compassione nella nostra vita di tutti i giorni.
La vera compassione proviene dalla comprensione dell'intima connessione spirituale che tutti gli esseri viventi hanno con il Signore Supremo.
Non importa quanto essi possano apparire degradati ai nostri occhi e alla nostra mente limitata.
Quando si pratica la generosità con tale comprensione, i nostri atti diventano molto di più che un pio dovere, diventano la fonte del piacere più profondo.
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La rivista 'Ritorno a Krishna' è disponibile in Internet all'interno del sito:
http://www.hkitaly.it/harekrsna/
Anno, 1989
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Anno, 1990
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Anno, 1991
Gennaio
Febbraio
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Anno, 1992
Gennaio-Febbraio
Marzo-Aprile
Maggio-Giugno
Luglio-Agosto
Settembre-Ottobre
Novembre-Dicembre
Anno, 1993
Gennaio-Febbraio
Marzo-Aprile
Maggio-Giugno
Luglio-Agosto
Settembre-Ottobre
Novembre-Dicembre
Anno, 1994
Gennaio-Febbraio
Marzo-Aprile
Maggio-Giugno
Luglio-Agosto
Settembre-Ottobre
Novembre-Dicembre
Anno, 1995
Gennaio-Febbraio
Marzo-Aprile
Maggio-Giugno
Luglio-Agosto
Settembre-Ottobre
Novembre-Dicembre
Anno, 1996
Gennaio-Febbraio
Marzo-Aprile
Maggio-Giugno
Luglio-Agosto
Settembre-Ottobre
Novembre-Dicembre
Anno, 1997
Gennaio-Febbraio
Marzo-Aprile
Maggio-Giugno
Luglio-Agosto
Settembre-Ottobre
Novembre-Dicembre
MAHA-BHARATA
Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita
Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami,
e reso in lingua italiana dallo staff del Centro Studi Bhaktivedanta
coordinato da Matsya Avatara Dasa
Prosegue la pubblicazione dell'Adiparva del
MahaBharata. In questo numero vengono
riportati i capitoli dal XXXXII al XXXXV
Capitolo 42
Suta Gosvami proseguì:
"Sentendo tutto questo Jaratkaru sprofondò nell'angoscia e parlò ai suoi antenati in lacrime e con voce rotta dal dolore:
"Sono proprio io quel peccatore di Jaratkaru, il vostro figlio immaturo e sviato. Dovete punirmi per i miei peccati." Gli antenati allora dissero: "Figlio, solo per grazia di Dio è accaduto che tu sia arrivato in questo posto. Brahmana, perché non ti sei sposato?"
Jaratkaru rispose:
_Cari antenati, lo scopo che ho sempre conservato nel cuore per la mia vita, è la pratica del celibato al fine di portare questo corpo nel prossimo mondo, il che comporta la necessità di non perdere seme. Comunque, da quando vi ho visto così appesi, come tanti pipistrelli, ho una certa esitazione a continuare la vita di celibato. Cari antenati, agirò per la vostra felicità e mi formerò una famiglia come voi desiderate, ma solo a patto di trovare una ragazza vergine che porti il mio stesso nome.
Dovrà essere pure una donna che si presenterà a me come un'offerta religiosa e io l'accetterò a condizione di non dover sostenere il costo del suo mantenimento. Antenati, accetterò la vita di famiglia solo se mi consentirete queste condizioni; altrimenti, per essere sincero, non lo farò."
Suta Gosvami aggiunse:
"Dopo aver così parlato ai propri antenati, il muni Jarat-karu riprese ad andare per il mondo. Ma era vecchio, caro Saunaka, e non si sposò. Spenta la sua ultima speranza, fu oppresso dal pensiero dei suoi progenitori al punto che un giorno entrò in una foresta e nella più profonda disperazione gridò: "Qualunque creatura voi siate, che camminiate o strisciate sulla terra o anche se siete invisibili ai miei occhi, ascoltate la mia invocazione: ero impegnato in severe ascesi quando i miei poveri antenati, sofferenti, mi invitarono a sposarmi. Mosso a loro compassione sto cercando di sposarmi e vago per il mondo con la speranza di ricevere in dono la ragazza adatta. Sono povero e sfinito ma desidero dare soddisfazione ai miei antenati. Se qualche creatura ha udito le mie parole e possiede una tale figlia, io lo prego di offrirmela perché oramai sono stato dappertutto. La ragazza che dovrà essere mia sposa porta il mio stesso nome e deve essermi donata come un'offerta religiosa. Inoltre io non dovrò sostenere il peso del suo mantenimento. Prego tutti di presentarmi questa ragazza!" Proprio in quel momento i serpenti che si trovavano vicino a Jaratkaru lo guardarono con attenzione, osservarono il suo comportamento e lo riferirono a Vasuki. Il signore dei serpenti, non appena fu informato, convocò la sorella che indossava un grazioso vestito con degli ornamenti ed andò con lei dal saggio. O brahmana, quando Vasuki, il re dei serpenti, giunse nella foresta, senza indugio offrì religiosamente la sorella al nobile Jaratkaru, ma il saggio non la accettò perché pensava: "Di certo non avrà il mio stesso nome, inoltre non abbiamo neanche discusso del suo mantenimento."
Jaratkaru se ne stava semplicemente là in piedi, riflettendo sulla sua vita libera da asceta, con la mente divisa fra l'accettarla come moglie oppure no. Infine, o figlio di Bhrgu, chiese il suo nome e sbottò: "Vasuki, non dovrò essere responsabile del mantenimento di questa giovane!"
Capitolo 43
Suta Gosvami proseguì:
"Allora Vasuki rivolse al saggio le seguenti parole: "Questa fanciulla è mia sorella, e il suo nome è uguale al tuo, Jaratkaru. Come te è dedita a pratiche di ascesi. O migliore dei nati due volte, io mi prenderò la responsabilità di mantenere tua moglie, ti prego, accettala. Tu sei un asceta la cui dote è l'austerità, per questo io farò tutto ciò che potrò per attendere alle sue necessità e alla sua salute." Dopo che Vasuki ebbe detto: "Manterrò mia sorella", Jaratkaru acconsentì a recarsi nella dimora del serpente dove quello spirito virtuoso, il più erudito nei mantra, rispettato per le sue ascesi e rigoroso nei suoi voti, accettò la mano della sorella di Vasuki secondo le regole religiose e con l'accompagnamento del canto di inni sacri. Poi, accompagnato dall'elogio di grandi saggi, Jaratkaru portò la moglie negli splendidi quartieri residenziali che il signore dei serpenti aveva riservato con cura per lui. Fu preparato un letto con preziose coperte e lui dimorò in quei quartieri sempre in compagnia della moglie.
Quel sant'uomo che non aveva mai voluto sposarsi lo fece per salvare i propri antenati. Non fu facile per lui comportarsi da marito. Con la moglie stabilì queste regole: "Non devi mai fare nulla che mi dispiaccia, non devi correggermi o criticarmi mai, in nessuna circostanza. Se farai qualcosa che mi dia fastidio, rinuncerò a te e lascerò la tua casa. Per favore, prendi in seria considerazione queste mie norme."
La sorella del signore dei serpenti, udito ciò, ne fu molto turbata. Tutta la sua razza dipendeva da lei e la sua missione era chiara: avrebbe dovuto soddisfare in qualunque modo suo marito e dargli un figlio che avrebbe posto fine al temuto sacrificio voluto dal re Janamejaya. Ma le dure condizioni del suo matrimonio la sconvolsero, tuttavia, nonostante l'intenso dispiacere, acconsentì: "Così sia!"
Questa donna molto rispettabile, come aveva promesso, era ansiosa di soddisfare il marito e serviva quell'uomo scorbutico con una devozione ed un'abilità rare, come può esserlo un corvo bianco. Nel suo periodo fertile la sorella di Vasuki si purificò e con grazia perfetta si presentò al marito, il grande saggio.
In tal modo ottenne da lui un bambino che perfino nel suo grembo già risplendeva con la luminosità del fuoco. Concepito dal più avanzato degli asceti, l'embrione brillava con la stessa radiosità del deva del fuoco e crebbe esattamente come la bianca luna piena.
Qualche giorno dopo il concepimento accadde che il grande asceta Jaratkaru pose la testa sul grembo della moglie e si assopì. Il saggio sembrava stanco e infelice e quando si addormentò il sole prese a calare dietro la collina. Accorgendosi che il giorno stava per finire, la sorella di Vasuki si preoccupò del marito che avrebbe dovuto fare alcune pratiche religiose proprio in quel momento e la coscienziosa signora temeva che se non si fosse svegliato avrebbe potuto trasgredire i suoi doveri religiosi.
"Qual è il mio primo dovere," pensò, "svegliare mio marito oppure no? Questo sant'uomo è sempre triste, come posso evitare di dispiacergli? Cosa è peggio per un uomo pio: la collera o l'omissione dei propri doveri religiosi? Veramente l'omissione di tali doveri parrebbe il peggiore tra i due mali".
Così continuò a pensare: "Se lo sveglio sicuramente si arrabbierà, ma se non lo sveglio dormirà fino all'incontro del giorno con la notte e non compirà i doveri sacri che si devono adempiere al tramonto."
Valutando mentalmente la questione, Jaratkaru, la principessa dei serpenti dotata di una voce meravigliosa, sussurrò queste dolci parole al saggio dormiente, le cui strenue ascesi avevano reso luminoso come il fuoco.
"Destati, o fortunato, perché il sole sta tramontando. Mio signore, così rigoroso nei tuoi voti, immergi le tue mani nell'acqua ed esegui le abluzioni della sera. In questo momento incantato ed al tempo stesso pericoloso devi accendere le sante fiamme del sacrificio poiché il sandhya, il momento dell'incontro fra il giorno e la notte, sta svanendo nell'orizzonte occidentale."
Così svegliato, l'asceta saggio, Jaratkaru, apostrofò sua moglie con labbra tremanti: "Mi hai insultato, serpente! Non vivrò oltre in tua compagnia. Me ne andrò così come sono venuto. Donna dalle forme perfette, io so bene che il possente sole non oserebbe tramontare mentre sto dormendo. Nessuno ama convivere con una persona che lo insulta, tanto meno può sopportarlo chi è dedito ai propri voti come lo sono io!"
A questo sfogo del consorte, la devota sorella di Vasuki Jaratkaru, si sentì spezzare il cuore e là, nei quartieri residenziali, rispose: "Ti ho svegliato non per mancanza di rispetto, saggio brahmana, ma perché non violassi i tuoi doveri religiosi."
Il potente asceta Jaratkaru si arrabbiò per questa spiegazione e, non vedendo l'ora di lasciare la moglie serpente, aggiunse:
"Non ho mai mentito con la voce che Dio mi ha concesso e ti ho appena detto che me ne andrò, donna serpente. Il nostro accordo prevedeva che non avresti mai dovuto far niente che mi dispiacesse; entrambi abbiamo convenuto così. Tu sei una brava donna e con te sono stato felice.
Signora innocente e riservata, quando me ne sarò andato riferisci a tuo fratello che tuo marito è partito. E non addolorarti per me."
Dopo queste parole l'amabile e bella Jaratkaru fu sopraffatta dall'ansia e dal dolore: tentò di rispondere al marito ma ruppe in singhiozzi e la bocca le si inaridì. La bella principessa era rimasta come impietrita, immobile, con le mani giunte, gli occhi colmi di lacrime. Cercò di riprendere il controllo di sé e infine, con cuore tremante, balbettò:
"Non si addice a te che conosci i principi della virtù, abbandonarmi così, perché non ti ho fatto male alcuno! Ti ho amato ed ho agito sempre per il tuo bene. Un uomo pio non dovrebbe abbandonare una moglie pia. Migliore dei brahmana, io ti ho sposato per un nobile scopo. Cosa dirà Vasuki alla sua insensata sorella se fallirò? Persona santa, i miei genitori sono stati maledetti dalla loro madre ed il figlio sul quale tutti loro confidano non è ancora nato. Se solo potessi avere un bambino da te la mia razza sarebbe salva.
Brahmana, la mia sacra unione con te non deve risultare vana.
Mio signore, per il bene della mia gente imploro la tua compassione! Persona santa, hai posto in me il tuo seme ma nostro figlio non è ancora nato. Come puoi, tu, così nobile, decidere improvvisamente di ripudiare tua moglie che è innocente e andartene?"
L'asceta filosofo, Jaratkaru, ribatté con parole appropriate e sincere:
"Donna benedetta, c'è nel tuo grembo un bimbo che brilla come il deva del fuoco. Questo tuo figlio sarà il più santo dei saggi, maestro dei Veda ed in tutti i rami del sapere." Detto questo, il grande saggio Jaratkaru, osservante della legge, partì perché aveva fermamente deciso di riprendere la pratica delle sue severe ascesi. Non aveva mai desiderato sposarsi e aveva accettato una moglie solo per dare soddisfazione ai suoi antenati; così facendo gli riuscì anche di salvare la razza dei serpenti pii. Sia i progenitori che i serpenti erano molto contenti del matrimonio, ma Jarat-karu non lo aveva mai desiderato, anche se, doverosamente, concepì il bambino che avrebbe salvato i suoi avi e la razza dei serpenti.
Capitolo 44
Suta Gosvami proseguì.
"O grande asceta, non appena il suo sposo se ne fu andato, Jaratkaru raggiunse subito il fratello cui riferì con esattezza l'accaduto. Il capo dei serpenti si dispiacque molto per la dolorosa notizia e disse alla sorella incinta: "Tu sai bene, cara sorella, il motivo per cui ti ho data a quell'uomo e il dovere che si doveva adempiere. Se partorirai un figlio lui salverà la razza dei serpenti. Il signore Brahma mi assicurò, alla presenza dei deva, che il tuo potente figlio sicuramente ci avrebbe salvato dal sacrificio dei serpenti. Gentile signora, sei veramente riuscita nell'intento di avere un figlio da quel saggio eccelso? Io ho pregato affinché il tuo matrimonio con quell'uomo colto non rimanesse senza frutto. Non è di certo corretto che io ti chieda queste cose, ma l'estrema gravità della situazione mi forza in questo senso.
Sapendo quanto tuo marito sia suscettibile, per via delle sue eccessive ascesi, non lo inseguirò, perché potrebbe anche maledirmi in qualsiasi momento. Donna virtuosa, descrivimi tutto ciò che ha fatto tuo marito e toglimi la terribile spina che a lungo ha dilaniato il mio cuore."
Jaratkaru rispose all'addolorato Vasuki e con le sue parole diede nuove speranze al signore dei serpenti.
"Quando chiesi a mio marito del bambino, quell'asceta elevato indicò il mio grembo e disse: "C'è", poi partì. Non ricordo, ora, che abbia mai mentito, neppure quando scherzava, come avrebbe potuto mentire nel momento in cui stava abbandonando per sempre sua moglie? In realtà lui mi disse:
"Non devi preoccuparti per il successo della tua missione, donna serpente; tuo figlio nascerà veramente e sarà splendente come il sole infuocato.
Fratello, detto ciò mio marito è andato nella foresta per dedicarsi all'ascesi. Possa dunque questa terribile sofferenza abbandonare il tuo cuore!"
Sentendo ciò, Vasuki, capo dei serpenti, accolse le parole della sorella con grande gioia, dicendo: "Così sia!" Poi quel serpente gentile onorò sua sorella incinta rivolgendole parole incoraggianti e rispettose, offrendole ricchezze e altri doni.
O migliore dei brahmana, il grande e potente embrione, splendente come il sole, cresceva giorno dopo giorno nel suo grembo, come la luna piena nei pianeti paradisiaci. Quando giunse il suo tempo, o colto brahmana, la sorella del serpente partorì un maschietto splendente come un bambino celeste e destinato ad eliminare le paure di sua madre e dei suoi fratelli.
Il bambino fu allevato nel palazzo del re dei serpenti, dove apprese da Bhargava, figlio di Cyavana, i Veda e le loro ramificazioni. Benché ragazzo osservava scrupolosamente i suoi voti perché era dotato di immensa saggezza e virtù. Al mondo fu noto come Astika, perché suo padre, prima di partire per la foresta, gli disse: "Asti! questo sei!" Il bambino, che aveva un'intelligenza smisurata, venne allevato con molta cura in casa del re dei serpenti. Crescendo allietò la razza dei serpenti che videro in lui tutta la gloria e la grazia di Siva, signore dei deva, colui che dona oro e porta il tridente."
Capitolo 45
Il saggio Saunaka disse ancora:
"Per favore, parlami più nei dettagli di tutto ciò che re Janamejaya disse ai suoi ministri, quando s'informò da loro sul viaggio di suo padre, passato nel regno divino."
Srila Suta Gosvami disse:
"O brahmana, i ministri, interrogati dal re, gli parlarono del decesso di suo padre Maharaja Pariksit; adesso ascolta, che ti riporto ciò che si dissero."
Re Janamejaya chiese:
"Nobili persone, voi sapete come mio padre passò la sua vita e come quel re famoso, nel corso del tempo incontrò la morte.
Ascoltando direttamente da voi la storia della vita di mio padre e conoscendo le sue gesta potrò seguire la via della rettitudine e non mi troverò mai male."
Srila Suta Gosvami proseguì.
"O brahmana, i colti ministri, interpellati da quel re dallo spirito vivace e profondo conoscitore delle norme religiose, gli risposero con queste parole:
"Tuo padre era un uomo pio, una grande anima che si prendeva cura di tutte le creature di Dio. Adesso ascolta le gesta che compì in questo mondo e come arrivò al momento della sua fine. Tuo padre ha organizzato la società umana secondo le divisioni naturali di varna ed asrama (1), affinché ognuno potesse lavorare secondo le sue proprie tendenze, utilizzando i propri talenti naturali.
Il re conosceva bene la legge divina e protesse i cittadini secondo giustizia, perché lui stesso era la giustizia personificata. Egli difese la dea della Terra con coraggio impareggiabile e non c'era neppure un'anima che odiasse questo re meraviglioso, né lui odiava qualcuno. Era equanime e corretto con tutte le creature e governò come i paterni deva che sono i protettori dell'umanità.
Maestri, guerrieri, mercanti ed operai facevano con gioia il proprio dovere, sire, perché venivano sapientemente guidati da quel re. Lui si prendeva cura delle vedove, degli indifesi, dei poveri e dei menomati; per tutte le creature la sua meravigliosa compostezza risplendeva come una seconda luna.
Studiò scienza militare sotto la guida dell'illustre Saradvata e fu costante nel suo valore, un sostenitore della verità, un monarca brillante che nutriva e rendeva contento il suo popolo.
Il vostro famosissimo padre, caro Janamejaya, fu molto amato dal Signore Krsna in Persona, di conseguenza fu amato da tutto il mondo. Il potente Pariksit nacque come figlio di Abhimanyu e Uttara, dopo che tutti i discendenti della dinastia Kuru furono trucidati.
Il re possedeva ogni nobile caratteristica e rispondeva con esperienza alle richieste sia pratiche che spirituali dei suoi sudditi. Era padrone di sé, un'anima realizzata, di mente brillante e umile servitore degli anziani.
Fu molto attento a non farsi coinvolgere nei sei vizi (2) e possedeva una sicura capacità di discriminazione.
Vostro padre fu il più grande erudito in scienze politiche ed etiche e si prese cura di tutte le creature del suo regno per sessant'anni. Poi un serpente condusse il re alla sua fine, predestinata ed irrevocabile, e tu, migliore tra gli uomini, hai ereditato il compito della famiglia Kuru: regnare per un milione di anni!"
Re Janamejaya disse:
"Nella nostra famiglia non c'è mai stato un re che non abbia fatto del bene alla gente, né un solo regnante che non fosse amato dai suoi sudditi e questo soprattutto per effetto della condotta elevata dei nostri antenati e per la loro evidente dedizione al dovere. Ma come fu che mio padre incontrò la morte?
In quali circostanze? Per favore, ditemelo con esattezza, perché è la verità che desidero ascoltare."
Suta Gosvami rispose:
"Tutti i ministri amavano re Janamejaya, così come avevano amato suo padre, ed erano dediti al benessere del giovane re. Spinti a parlare dal loro monarca essi dissero:
"Sire, come il glorioso Pandu fu il più grande degli arcieri nelle battaglie per la salvezza del mondo, così lo è stato il suo grande nipote, tuo padre: il più grande arciere del suo tempo. Siccome il mondo dipendeva da persone come loro per il mantenimento della giustizia, sia Pandu che tuo padre andavano spesso a caccia nella foresta per mantenere pronti i riflessi e allenato il vigore. Ci ricordiamo bene di come tuo padre volle delegarci gli affari di stato onde avere più tempo per stare nella foresta a perfezionare il suo straordinario talento con l'arco.
Una volta, cacciando, colpì un cervo con un dardo piumato, poi lo inseguì veloce, mentre quello s'inoltrava nel folto della foresta. Correndo a piedi, stanco per il duro sforzo e per la pesantezza dell'arco e delle frecce, tuo padre non riuscì a ritrovare il cervo scomparso nella fitta foresta. Pariksit aveva già sessant'anni e si sentiva esausto e sfinito quando vide lì vicino un saggio. Allora si rivolse a quel saggio che sedeva silenzioso in profonda meditazione, ma benché lo interpellasse ripetutamente, il muni non rispose una sola parola. Afflitto dalla fame e dalla fatica d'improvviso il re si arrabbiò con il pacifico saggio rimasto seduto, silenzioso come un albero. Il re non realizzò subito che quel santo stava meditando e che aveva fatto voto di silenzio. Sopraffatto dalla collera, tuo padre lo insultò. O migliore dei Bharata, con la punta del suo arco sollevò dal suolo un serpente morto e lo pose sulle spalle di quel saggio dal cuore puro. Il saggio non parlò, né approvò né commentò altrimenti il gesto del re; rimase semplicemente lì, con il serpente sulle spalle, senza arrabbiarsi."
Note
1) La società è divisa naturalmente in quattro ruoli detti varna e in quattro posizioni relative alla vita di famiglia, dette asrama. I quattro varna sono costituiti dai brahmana, che svolgono i ruoli di insegnanti e di sacerdoti, agendo come la testa del corpo sociale; dagli ksatriya, che sono re, militari, capi politici ecc., i quali agiscono come braccia che proteggono e amministrano la società; dai vaisya: commercianti, agricoltori ecc., che agiscono come lo stomaco, producendo tutto ciò che occorre al mantenimento del corpo sociale. Infine ci sono gli sudra, la classe della mano d'opera, che agisce come le gambe, assistendo e servendo le altre tre classi. I quattro asrama sono: quello dei brahmacari, che fanno vita da studenti, seguono il voto di castità e si dedicano al servizio del maestro spirituale; quello dei grhastha, che sono sposati e conducono vita di famiglia; quello dei vanaprastha, in cui moglie e marito conducono vita ritirata, abbandonando gradualmente tutti i doveri della vita familiare e coltivando il distacco; infine quello dei sannyasa, che implica una vita di rinuncia, in cui l'uomo lascia la moglie e tutti i doveri sociali per dedicarsi alla realizzazione spirituale.
2) I sei vizi sono: kama (lussuria), krodha (collera), lobha (avidità), maha (illusione), matsarya (invidia) e mada (pazzia).
(Continua sul prossimo numero)
Calendario Vaisnava
MESE DI NARAYANA
14 Dicembre 12 Gennaio
GENNAIO
8 Gennaio, giovedì: Putrada Ekadasi. Digiuno di legumi e di cereali.
9 Gennaio, venerdì: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 07,48 alle 10,51.
MESE DI MADHAVA
13 Gennaio - 11 Febbraio
17 Gennaio, sabato: apparizione di Srila Gopala Bhatta Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana.
18 Gennaio, domenica: scomparsa di Srila Jayadeva Gosvami, grande maestro spirituale.
20 Gennaio, martedì: scomparsa di Srila Locana Dasa Thakura.
24 Gennaio, sabato: SatTila Ekadasi. Digiuno di legumi e di cereali.
25 Gennaio, domenica: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 07,39 alle 10,51.
FEBBRAIO
1 Febbraio, domenica: Vasanta Pancami (primo giorno di primavera). Apparizione di Raghunatha Dasa Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana. Scomparsa di Visvanatha Cakravarti Thakura, maestro spirituale e poeta vaisnava, vissuto nel diciassettesimo secolo. Apparizione di Srimati Visnupriya Devi, sposa di Sri Caitanya.
3 Febbraio, martedì: Apparizione di Sri Advaita Acarya, uno degli associati di Sri Caitanya. Si osserva il digiuno fino a mezzogiorno.
7 Febbraio, sabato: Bhaimi Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali. Digiuno fino a mezzogiorno per l'apparizione di Sri Varahadeva del giorno successivo.
8 Febbraio, domenica: Dvadasi. Il digiuno si interrompe dalle 07,24 alle 8,40. Apparizione di Sri Varahadeva.
9 Febbraio, lunedì: Apparizione di Sri Nityananda Prabhu. Digiuno fino a mezzogiorno.
11 Febbraio, mercoledì: Apparizione di Srila Narottama Dasa Thakhura, uno dei maestri spirituali della successione disciplica di Sri Caitanya.
MESE DI GOVINDA
12 Febbraio 12 Marzo
16 Febbraio, lunedì: Apparizione di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, maestro spirituale di Srila Prabhupada. Digiuno fino a mezzogiorno.
23 Febbraio, lunedì: Vijaya Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
24 Febbraio, martedì: Dvadasi. Il digiuno si interrompe dalle 07,01 alle 10,39.
APPARIZIONE DI
SRI NITYANANDA PRABHU
8 Febbraio
Nityananda nacque nel villaggio di Ekacacra nel 1474 circa.
Suo padre era un famoso pandita di nome Hadai Ojha e sua madre era Padmavati. Nityananda, il loro unico figlio, nacque nel tredicesimo giorno di luna crescente, nel mese di Magh. Da bambino trascorreva lunghe ore a imitare, con i Suoi amici, i divertimenti di Sri Krsna, e lo faceva in modo talmente perfetto e dettagliata da stupire profondamente gli abitanti del villaggio, i quali si chiedevano dove avesse imparato tutti quei particolari.
Al loro stupore Nityananda rispondeva che tutti quei divertimenti erano i Suoi stessi divertimenti e che per la Sua misericordia era permesso loro di assistervi. All'età di circa dodici anni lasciò la casa paterna per seguire il sannyasa Laksmipati Tirtha in un pellegrinaggio che attraversò tutta l'India e che durò fin quando Nityananda ebbe trentadue anni, allora a Navadvipa incontrò Sri Caitanya. Da quel momento Nityananda Prabhu predicò insieme a Sri Caitanya e ai Suoi associati le glorie del Santo Nome del Signore elargendo la Sua misericordia a tutti senza distinzioni di religione o di casta.
Nityananda Prabhu non accettò mai l'ordine di rinuncia, infatti sposò Jahnava Devi, una grandissima devota vaisnava, la quale convertì centinaia di musulmani alla filosofia vaisnava di Sri Caitanya in tutta l'India. Jahnava Devi aprì il vaisnavismo alle donne, rompendo ogni tradizione e dimostrando che non vi è alcuna differenza tra uomini e donne nel campo della devozione. Lasciò questo mondo fondendosi nella Divinità di Gopinatha, a Vrndavana.
Nityananda Prabhu lasciò questo pianeta ad Ekacakra, non lontano dal Suo luogo di nascita, dissolvendoSi nella Divinità di Bankima Raya, da Lui stesso installata. Ma la presenza di Sri Nityananda, come quella della Sua sakti, Jahnava Devi, è sempre avvertibile nel proprio guru, in quanto il guru è la manifestazione dell'amore di Sri Nityananda e la Sua sakti è ciò che dà al discepolo sincero la capacità di compiere il servizio devozionale e di sperimentarne la gioia.
La Festa Della Domenica
Tutte le Domeniche dell'anno,
dalle prime ore del pomeriggio,
siete invitati ad una splendida Festa
completamente gratuita!
La Festa sarà animata da conferenze,
danze, canti trascendentali.
Sarà per Voi l'occasione di conoscere
l'antica Cultura dei Veda, lo yoga e
molto altro ancora.
Infine potrete gradire le specialità
che Vi saranno offerte durante
lo squisito banchetto vegetariano.
Per i particolari rivolgetevi al Centro Hare Krsna più vicino!
Templi principali
BERGAMO Villaggio Hare Krishna, (da Medolago strada per Terno d'Isola) 24040 Chignolo d'Isola (BG) - Tel. 035/4940706
BOLOGNA via Ramo Barchetta, 2 Castagnolo Minore, 40010 Bentivoglio (BO) Tel. 051/863924
FIRENZE Villa Vrindavana, Via degli Scopeti 108 50026 San Casciano Val di Pesa Tel. 055/820054
ROMA Sri Gaura Mandala, Pian del Pavone, via Mazzanese, Km. 0,700 01036 Nepi (VI) - Tel. 0761/527038 527251
VICENZA PrabhupadaDesh, Via Roma, 9 Albettone (VI) Tel. 0444/790573
Svizzera italiana
MENDRISIO Centro Vedico Rama Keli, Grotto del Bosco 6862 Rancate Tel. 0041/91/6466616
Centri Culturali
ASTI Frazione Valle Reale, 20 14018 Roatto (AT) Tel. 0141/938406
BRESCIA Hare Krishna Club, via Gabriele Rosa, 17 25121 Brescia Tel. 030/2400995
LECCE Centro Hare Krishna, via Pistoia, 10 73100 Lecce Tel. 0832/315104
MILANO Centro Culturale Govinda, via Valpetrosa, 3/5 20123 Milano Tel. 02/862417
ROMA Hare Krishna Forum, piazza Campo de' Fiori, 27 00186 Roma Tel. 06/6832660
TERNI via Cesare Battisti, 155 05100 Terni Tel. 0744/305129
Fine del numero di gennaio-febbraio 1998.