Ritorno a Krishna
La rivista del movimento Hare Krishna
volume 9 n. 6
novembre-dicembre 1997
Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore Acarya
dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna,
Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, a sessantanove anni, per concretizzare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna.
In dodici anni ha pubblicato più di sessanta volumi di traduzione e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha aperto in tutto il mondo asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Krsna.
I suoi discepoli continuano il Movimento a cui egli ha dato vita.
La Rivista del Movimento Hare Krishna
RITORNO
A KRISHNA
FONDATA NEL 1944
FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio Ali Krsna devi dasi
REDAZIONE:
Nikunja Vasini devi dasi, Pancaratra dasa, Rasika devi dasi, Virabhadra disa, Bhaktin Annalisa.
AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa
ABBONAMENTI:
Dananistha devi dasi
Per informazioni sugli abbonamenti contattare la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti Strada Bonazza, 12 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) Tel. (055)8076414 - Fax (055)8076630.
PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; â si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia Ciaitanya.
NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.
© Bhaktivedanta Book Trust Tutti i diritti riservati
RITORNO A KRISHNA Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89
Vol. 9 N. 6 - novembre-dicembre 1997
Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI
Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.
Sped. in Abb. Post. Comma 20/C Legge 662/96 Filiale Firenze
PURIFICA LA TUA ESISTENZA
Una lezione di Srila Prabhupada
DAMAULI
Un'altra tappa nei luoghi sacri d'Oriente
SRIMAD BHAGAVATAM
In esclusiva la pubblicazione dell'Undicesimo Canto
SRILA PRABHUPADA LILAMRTA
La biografia di Prabhupada
MAESTRI IN CUCINA
I Primi Piatti
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Arrendersi a Dio
IL CANTO E L'ASCOLTO DEL NOME DI KRSNA
IL MAHABHARATA
Continua il grande racconto epico
CALENDARIO VAISNAVA
Ricorrenze, Festività e Celebrazioni della tradizione vaisnava, così come concepite
in accordo al calendario vedico
PURIFICA LA TUA
ESISTENZA
Krsna provvede a tutto ciò di cui abbiamo bisogno
per portare il mondo spirituale nella nostra vita
Una conferenza tenuta a New York il 25 settembre 1973
da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
FondatoreAcarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna,
in occasione della ricorrenza dell'anniversario della nascita di Srila Bhaktivinoda Thakura.
Cinquecento anni fa Sri Caitanya Mahaprabhu iniziò il movimento del sankirtana, cioè il movimento destinato alla diffusione del canto dei santi nomi di Dio, e Bhaktivinoda Thakura è considerato il padre del movimento del sankirtana in questi ultimi duecento anni.
Pur essendo capofamiglia, padre di dieci figli, e un ufficiale governativo, un magistrato con grandi responsabilità, Bhaktivinoda Thakura fu un grande devoto e un grande acarya, un importante maestro spirituale nella linea di successione di Caitanya Mahaprabhu.
Bhaktivinoda Thakura scrisse molti canti devozionali. In una di queste canzoni scrisse: "Un giorno, mentre eseguivo le pratiche devozionali, vidi la mia casa trasformarsi in Goloka Vrndavana, il mondo spirituale."
Come Krsna non è materiale, così anche la Sua dimora, Goloka Vrndavana, non lo è, e sebbene Krsna risieda a Goloka Vrndavana, Egli può essere presente in ogni luogo. Questo è Krsna.
La Brahmasamhita afferma:
eko' py asau racayitum jagadantakotim
yacchaktir asti jagadantacaya yadantah
antantarasthaparamanucayantaratham
govindam adipurusam tam aham bhajami
Krsna, Govinda è presente in ogni luogo grazie a una delle Sue espansioni plenarie conosciuta come Paramatma, o Anima Suprema. Egli è situato in ciascun universo ed è nel cuore di ogni essere vivente:
isvarah sarvabhutanam
hrddese 'rjuna tisthati
Non solo Egli è presente in tutti i cuori, ma è anche in ciascun atomo. Questo è Krsna. In modo analogo, la residenza di Krsna, Goloka Vrndavana, è dappertutto. Com'è possibile? Grazie alla presenza dei devoti di Krsna. Krsna stesso dice:
naham tisthami vaikunthe
yoginam hrdayesu va
tatra tisthami narada
yatra gayanti madbhaktah
"Io non resto a Vaikunthaloka, il mondo spirituale, o nel cuore degli yogi, Io sono dove il mio devoto canta le Mie glorie."
Questa è l'onnipotenza di Krsna. Noi preghiamo Dio, che è onnipotente, onnisciente e onnipresente. Dio può essere presente in ogni luogo simultaneamente. Non c'è differenza fra Dio e la Sua dimora. Caitanya Mahaprabhu avvisa che Krsna è degno della nostra adorazione tanto come lo è la Sua dimora. Come Krsna pervade ogni cosa, così anche la Sua dimora pervade ogni cosa. Come può un posto trasformarsi in Vaikuntha? Grazie al canto dei Santi Nomi del Signore. I devoti sono così potenti che cantando il Santo Nome di Dio fanno discendere il Signore Supremo e onnipotente.
Perciò Bhaktivinoda Thakura canta: "Un giorno mentre eseguivo le mie pratiche devozionali, vidi la mia casa trasformarsi in Goloka Vrndavana." Anche noi possiamo trasformare la nostra casa in Vaikuntha. Non è difficile perché Krsna pervade ogni cosa, e Vaikuntha pervade ogni cosa. Dobbiamo soltanto riuscire a realizzarlo con il metodo autorizzato. Bhaktivinoda Thakura ha anche detto: "Rinuncia a tutte le attività colpevoli e compi i tuoi doveri terreni soltanto in relazione con Krsna." Trasformare la propria casa in Vaikuntha non è difficile. Basta adottare il metodo giusto. Anacara significa "attività colpevole". Non è possibile associarsi con Dio se siamo nel peccato. Nella Bhagavad-gita Krsna dice: "Chi è completamente libero da una vita di peccato Mi può adorare."
Nel nostro movimento per la coscienza di Krsna non si consiglia di abbandonare moglie e figli per diventare un sannyasi, una persona dedita alla rinuncia. No, questo non è il nostro movimento. Fra di noi ci sono sannyasi, brahmacari (studenti dediti al celibato), grhastha (persone sposate) e vanaprastha (persone che vivono in ritiro). C'è di tutto. Tutti possono venerare Krsna. Non esiste una regola che permetta solo ad alcune categorie di persone di partecipare brahmana, sannyasi, brahmacari o hindu tutti vi possono partecipare. Krsna è papa-yonayah. Krsna è disponibile anche per chi proviene da famiglie di infima classe. Basta saper adottare i giusti mezzi per avvicinarLo.
Molti canti devozionali danno la medesima istruzione.
Narottama Dasa Thakura canta: "Quando sarò libero dal piacere dei sensi e la mia mente sarà chiara, allora potrò capire Vrndavana."
Visaya significa "piacere dei sensi". E' necessario rinunciare al piacere dei sensi per purificarsi. Rinunciare al piacere dei sensi, per esempio, non significa che non possiamo mangiare. Non ci sono divieti contro il cibo, ma è richiesto di mangiare soltanto ciò che è stato prima accettato da Krsna. Vivere nelle coscienza di Krsna significa essere sempre al servizio di Krsna. Così come i servi
mangiano gli avanzi del padrone, così noi servi di Krsna mangiamo gli avanzi di cibo lasciati da Krsna. Questo cibo è chiamato prasadam o mahaprasadam. Dobbiamo impostare la nostra vita in modo tale da poter rinunciare agli anacara, alle cose proibite. Quattro sono le categorie di attività peccaminose. I principi fondamentali di una vita peccaminosa sono: srisanga (sesso illecito); suna (inutile uccisione di animali), pana (intossicazione) e dyutam (gioco d'azzardo). Dobbiamo aderire a questi quattro principi e cantare Hare Krsna per diventare perfetti, solo allora la nostra vita potrà diventare pura.
Se accettiamo questi quattro principi e cantiamo il mantra Hare Krsna, diventeremo perfetti. Possiamo costatarne gli effetti. Gli europei e gli americani che hanno accettato la coscienza di Krsna erano dediti a tante pratiche colpevoli. Era la loro routine quotidiana. Ma ora essi le hanno abbandonate. Ora è possibile vedere fino a che punto essi sono cambiati. Bisogna accettare dei principi, allora la vita può diventare perfetta.
La vera perfezione
La gente non sa in che cosa consiste la perfezione della vita. Si pensa che l'avanzamento materiale sia la perfezione. No, non è questa la vera perfezione perché anche se vi organizzate in modo soddisfacente dal punto di vista materiale, in realtà non potrete godere dei vostri progetti. Ogni momento potete essere cacciati via. Dov'è la vostra perfezione? Immaginate di avere un bell'appartamento, un buon conto in banca, una bella moglie e dei figli. Tutto sembra perfetto. Ma dov'è la garanzia che potrete godere di tutto questo? Da un momento all'altro potrete esserne privati. Questa non è perfezione. Prima di tutto si deve avere la garanzia che "la vita felice che si sta progettando in questo mondo materiale sarà permanente. Che non sarete buttati fuori". Questa è la perfezione. Ma questo genere di garanzia non esiste. Di conseguenza, non esiste la perfezione della vita. La perfezione viene quando c'è la garanzia che non ci sarà più nascita, non più morte e vecchiaia e non più malattie. Questa è la perfezione. E questo può essere raggiunto grazie alla coscienza di Krsna e con nessun altro mezzo materiale. Se vogliamo essere eternamente felici e in piena conoscenza saccid-anandavigraha dobbiamo avvicinarci alla coscienza di Krsna. Non c'è altra via. C'è solamente una strada. Se sei serio riguardo alla perfezione della vita, allora devi avvicinarti alla coscienza di Krsna. Krsna dice: "Pensa sempre a Me, diventa Mio devoto, adoraMi e offriMi i tuoi omaggi. Così certamente verrai a Me." Soltanto quattro cose. E' poi così difficile pensare sempre a Krsna, venerarlo, diventare Suo devoto e offrirgli gli omaggi? Proprio ciò che stiamo facendo questa sera, questo è il metodo. Cantando il mantra Hare Krsna stiamo pensando a Krsna. Offrendo i nostri omaggi alle divinità stiamo, per lo meno, cercando di diventare bhakta, devoti. E lo stiamo venerando. Qual è il metodo per adorare Krsna?
patram puspam phalam toyam
yo me bhaktya prayacchati
tad aham bhaktyupahrtam
asnami prayatatmanah
Non è difficile. Chiunque può raccogliere un fiore, un frutto o un po'
d'acqua da offrire a Krsna. Ma per
una stupida ostinazione, la gente dice: "Io non lo farò." Se non fosse per
questo, la coscienza di Krsna sarebbe
molto facile, e se noi adottiamo questo principio la nostra vita diventerà
un successo. Questa è la perfezione
della vita. E' questo che stiamo insegnando.
Un semplice metodo
Il metodo è molto semplice: chiunque può adottarlo, in ogni Paese. Non ci sono discriminazioni che impediscano a una classe sociale di adottarlo, e a un'altra no. Questa è la coscienza di Krsna. In tutto il mondo si canta il mantra Hare Krsna, e coloro che lo cantano si stanno trasformando in vaisnava, devoti di Krsna. Dov'è la difficoltà. La difficoltà è la nostra ostinazione. Dato che siamo ostinati, diventare coscienti di Krsna è molto difficile.
Perciò Krsna dice: "Soltanto queste categorie di uomini non adorano Krsna: duskrtina (coloro che sono sempre occupati in attività colpevoli), mudha (farabutti) e naradhama (i più spregevoli tra gli uomini)."
La vita umana è destinata all'adorazione di Krsna. Narottama dasa Thakur canta: "La mia vita è rovinata." Perché: "Dopo aver ottenuto una nascita umana, ho fallito nell'adorare RadhaKrsna e ho volutamente bevuto del veleno.
Noi cerchiamo di fermare questa gente dal bere veleno. Il movimento per la coscienza di Krsna è destinato al bene di tutti.
E' il movimento umanitario più elevato, idoneo a rendere tutti felici, a dare a tutti l'immortalità, a dare la pace e la saggezza a tutti.
Senza essere saggi non ci si può sottomettere a Krsna. I mudha, i farabutti non possono. Krsna afferma che la persona che non si sottomette a Lui è un naradhama "il più spregevole degli esseri umani".
"Oh, come? Lui è un naradhama? Ma se possiede diplomi e lauree, come può essere un naradhama?'' Le sue conoscenze non hanno valore perché egli non conosce Krsna. Queste lauree e specializzazioni non lo aiuteranno.
Sankaracarya dice: "Con i tuoi giochi di parole grammaticali, non potrai salvarti."
bhaja govindam
bhaja govindam
bhaja govindam
mudhamate
"Mascalzone, impegnati al servizio d'amore di Govinda."
Sebbene Sankaracarya sia un impersonalista, questo è il suo consiglio. Krsna afferma: "Chi non Mi adora non ha conoscenza." Se si rimane mascalzoni, qual è il valore della conoscenza. Non c'è conoscenza.
Perciò Krsna dice: "Dopo molte, molte nascite di lotta per l'esistenza, se si acquisisce la saggezza, ci si arrende a Krsna. Quella è intelligenza." L'intelligenza è questa: "Krsna, oggi mi arrendo. Ho dimenticato per tanto tempo. Non sapevo che arrendermi a Te era l'unica cosa indispensabile."
Protetti da Krsna
In qualsiasi momento tu ti arrenda, sarai protetto. Sri Krsna dice: "Non preoccuparti. Il Mio devoto non perirà mai."
La coscienza di Krsna sta cercando di rendere saggi gli uomini sciocchi, mascalzoni e colpevoli. Vuoi la prova? Jagai e Madhai.
Caitanya Mahaprabhu liberò due fratelli malfattori chiamati Jagai e Madhai. Ora è possibile constatare com'è forte il movimento di Sri Caitanya: molte migliaia di Jagai e Madhai sono stati liberati.
Il movimento di Caitanya Mahaprabhu è più grande di Caitanya Mahaprabhu.
Caitanya Mahaprabhu liberò personalmente Jagai e Madhai, ma grazie al Suo movimento sono stati liberati migliaia di Jagai e Madhai. Questa è una dimostrazione pratica.
Il metodo di Caitanya Mahaprabhu è molto facile, chiunque può seguirlo; ma se vogliamo prendere il veleno di nostra spontanea volontà, chi può proteggerci?
Noi invitiamo tutti ad accettare questo movimento e a cantare il mantra Hare Krsna.
Anche se non puoi abbandonare le tue cattive abitudini e le attività colpevoli, canta il mantra Hare Krsna, e la tua vita sarà gloriosa.
Damauli
Il luogo che ha ospitato la nascita del grande autore della letteratura vedica: Srila Vyasadeva
Di Rasika devi dasi
A sole due ore da Pokhara, in Nepal ambita meta turistica, si trova uno dei luoghi propri della sacralità indiana e vaisnava più belli, eppure meno frequentati.
Da anni studiosi e devoti portano avanti accese discussioni sull'ubicazione del luogo di nascita di Srila Vyasadeva, il grande compilatore di tutta la letteratura vedica. Ad oggi, due sono le località che sembrano avere le carte in regola per apparire come plausibile patria del divino scrittore, ma tra esse non è ancora stato possibile identificare quella autentica.
Di queste località quella che ho visitato si trova in Nepal, a circa due ore da Pokhara, sulle pendici più dolci dell'Himalaya.
Durante il viaggio intrapreso a Pokhara, abbiamo costeggiato le vette himalayane e ne abbiamo ammirato i lontani picchi innevati che ci hanno accompagnato fino a Damauli, dove si trova la caverna di Srila Vyasadeva. La caverna si trova sulle rive del fiume Madi, e aguzzando un po' la vista è possibile scorgere la confluenza del Madi con il Seti Gandhaki. Nel triangolo di terra compreso trai due fiumi si trova l'asrama di Parasara Muni, il padre di Vyasadeva.
La residenza di Vyasadeva è una caverna alquanto spaziosa con un'apertura ad arco verso l'esterno ed una feritoia che dal cuore dell'antro sbuca sulla cima della piccola escrescenza rocciosa il cui insieme costituisce l'intera grotta. L'apertura, sovrastandolo in lontananza, guarda verso il fiume, raggiungibile percorrendo una ventina di scalini che portano direttamente sulla riva sabbiosa del Madi. A pochi passi dalla caverna, sotto un pandal (tendone) si recitano tutti i giorni le glorie dello SrimadBhagavatam in onore di Srila Vyasadeva.
Per visitare l'asrama di Parasara Muni, il padre di Vyasadeva, si deve attraversare il fiume scegliendo tra il guadarlo (compito nient'affatto semplice se si considera la profondità e la bassa temperatura dell'acqua) oppure il recarsi a piedi fino al ponte più vicino che dista circa un paio di chilometri. Dal momento che si opti per la scelta, apparentemente meno avventurosa, ma senz'altro più pratica, ci si trova davanti ad un ponticello di legno e corda sospeso a cinquanta metri di altezza sulle aguzze rocce del fiume. Superato il panico e attraversato il ponte si entra in un vero paradiso: la foresta si infittisce riducendo il passaggio ad un esiguo sentiero incorniciato da caschi di diverse varietà di banane: piccole, grandi, rosse, gialle, tigrate... e impreziosito da una gran quantità di ananas.
L'asrama di Parasara Muni è come una piccola oasi nella foresta che si affaccia sulla confluenza del Seti Gandhaki e del Madi. I custodi della zona, devoti di Siva, ci hanno mostrato il luogo in cui, da migliaia di anni siede in meditazione Parasara Muni trasformato in pietra; e dopo averci offerto le loro policrome gustosissime banane, ci hanno accompagnato in una visita dei dintorni, raccontandoci della nascita di Vyasadeva:
"Il grande saggio Parasara Muni era solito recarsi sulla riva opposta del fiume per compiere le rituali abluzioni e meditazioni, per poi, a sera, tornare nel suo eremo.
Il barcaiolo che abitualmente lo traghettava mandò, un giorno, in sua vece, la figlia. La bella fanciulla, aveva però l'imbarazzante caratteristica di effondere nell'aria il non proprio piacevole profumo tipico dei guizzanti abitatori delle acque, e per questo era detta, Matsyagandha, 'colei che odora di pesce'. Durante la traversata, il grande saggio Parasara Muni, cominciò a provare una profonda attrazione per la bellezza della giovane e le chiese di unirsi a lui. Satyavati, questo era il nome reale della ragazza, pur temendo la collera del saggio, rifiutò: "O grande saggio, maestro dei sensi, io sono solo la figlia di un pescatore, come potrò mai unirmi ad un saggio brahmana così superiore a me? Inoltre, non essendo sposata, come potrò fare ritorno alla casa di mio padre dopo aver concepito un figlio? Chi sposerà più una ragazza la cui verginità è andata perduta per opera di un uomo che non è suo marito? Per favore signore, rinuncia al tuo desiderio e lascia che io possa guardare il volto di mio padre senza vergogna." Parasara Muni, per nulla dissuaso da quelle argomentazioni, promise a Satyavati che il figlio da loro concepito sarebbe diventato immediatamente adulto e che lei avrebbe preservato la sua verginità. Inoltre benedisse la ragazza a emanare dal suo corpo un dolcissimo profumo di nettare così che Satyavati fu conosciuta, da quel giorno, con il nome di Amrtagandha, colei che emana un profumo dolce come il nettare.
Dopo aver udito le promesse del saggio, Satyavati accettò di unirsi a lui e di portarne in grembo il figlio.
Per nascondere il loro atto, Parasara Muni fece scendere sul fiume un nebbia densa che li protesse dagli occhi del mondo e godette con lei i piaceri dell'amore.
Immediatamente dopo l'atto sessuale Satyavati partorì suo figlio, Vyasadeva, che prontamente lasciò i genitori per recarsi sulle pendici dell'Himalaya per compiere i suoi ascetici doveri."
Figure:
(A sinistra) Un raffigurazione di Vyasadeva mentre riceve da Narada gli insegnamenti che lo indurranno alla compilazione della più grande tra le sue opere, lo SrimadBhagavatam.
(Sotto) Il ponte sospeso, l'unica via di collegamento tra la residenza di Parasara Muni e la grotta di Vyasa. Il ponte valica inoltre il fiume sacro Setigandhaki.
(A destra) Il cottage nel luogo di residenza di Parasara Muni.
(A fianco) Una stupenda panoramica delle montagne Himalayane visibili dal luogo di nascita di Vyasadeva. Di fronte a questo luogo di grande sacralità si spalanca un orizzonte vastissimo. Si nota tra le vette quella dell'Annapurna.
(Nel piccolo riquadro sotto) La forma di Vyasadeva, posta dai devoti nel luogo della sua nascita.
(Sotto) Il punto di incontro tra i due fiumi sacri, il Madi e il Seti Gandhaki.
Per visitare Damauli
Come arrivare: Damauli si trova a circa 30 chilometri da Pokhara (due ore di autobus) e può essere raggiunta con un autobus locale da Pokhara con una spesa veramente irrisoria oppure noleggiando un'autovettura direttamente dal vostro albergo. Per chi arriva da Kathmandu, Damauli si trova sulla stessa strada che porta a Pokhara e potrete quindi scendere prima risparmiandovi due ore di viaggio.
Dove alloggiare: Purtroppo Damauli non offre un'ampia scelta per il soggiorno, ma soprattutto non dispone di hotel che possano soddisfare le necessità di chi non se la sente di rinunciare agli abituali comfort. A chi cerca un buona sistemazione è consigliabile scegliere come base Pokhara che dispone di una vasta gamma di hotel per tutte le necessità. Il viaggio e gli hotel possono essere prenotati da una qualsiasi agenzia di viaggio di Kathmandu.
Templi ISKCON: Il tempio ISKCON più vicino si trova a Kathmandu, nella zona di Bhudanilkantha. Il tempio, di recente costruzione, è fornito di gradevoli stanze per gli ospiti. Per prenotare una camera in anticipo o per qualsiasi altra informazione potete telefonare allo (009771371743).
Tra tutte le scritture vediche il più illuminante testo che descrive la Personalità di Sri Krsna
SRIMADBHAGAVATAM
'UNDICESIMO CANTO'
Scritture Vediche
SRIMADBHAGAVATAM
Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello SrimadBhagavatam, undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.
CANTO 11
CAPITOLO 2
VERSO 5
VERSO 5
bhutanam deva-caritam
duhkhaya ca sukhaya ca
sukhayaiva hi sadhunam
tvadrsam acyutatmanam
bhutanam: degli esseri viventi; deva-caritam: le
attività degli esseri celesti; duhkhaya: che
portano alla sofferenza; ca: anche; sukhaya:
nella felicità; ca: anche; sukhaya: nella felicità;
eva: soltanto; hi: in verità; sadhunam: quella dei
santi; tvadrsam: come te; acyuta: il Signore
Supremo e infallibile; atmanam: che hanno
accettato come la loro stessa anima.
TRADUZIONE
Le attività degli esseri celesti portano sia la
sofferenza sia la gioia agli esseri viventi, ma
le attività dei grandi santi come te, che
hanno accettato il Signore infallibile come la
loro stessa anima, hanno come unico
risultato la felicità di tutti gli esseri.
SPIEGAZIONE
Questo verso afferma chiaramente che i puri
devoti del Signore come Narada Muni, sono
persone sante e devono essere considerate
superiori perfino ai deva, cioè gli esseri celesti
che hanno ricevuto dal Signore Supremo il
potere di governare l'universo intero. Nella
Bhagavad-gita (3.12) è detto:
istan bhogan hi vo deva
dasyante yajna-bhavitah
tair dattan apradayaibhyo
yo bhunkte stena eva sah
"Gli esseri celesti incaricati delle varie necessità
della vita, soddisfatti dal compimento di yajna
[sacrificio] forniscono all'uomo tutto ciò di cui ha
bisogno. Ma chi gode di questi doni senza offrirli
in cambio agli esseri celesti è certamente un
ladro." A questo proposito Srila Prabhupada ha
scritto il seguente commento sugli esseri celesti:
"Gli esseri celesti sono amministratori delle cose
materiali, e hanno ricevuto uno speciale potere.
La fornitura dell'aria, della luce, dell'acqua e di
altre benedizioni necessarie a mantenere insieme
il corpo e l'anima di tutti gli esseri viventi sono
affidate agli esseri celesti, che sono assistenti
innumerevoli nelle differenti parti del corpo di
Dio, la Persona Suprema. La loro soddisfazione
e il loro dispiacere dipendono dal compimento
degli yajna da parte degli esseri umani." In altre
parole, secondo il piano del Signore, la
prosperità materiale dipende dalla soddisfazione
degli esseri celesti. Se i deva sono insoddisfatti a
causa del mancato compimento o della
inadeguata celebrazione dei sacrifici, hanno il
potere di procurare agli esseri umani la
sofferenza nelle sue forme più svariate.
Generalmente questa sofferenza prende la forma
di una fornitura eccessiva o insufficiente di ciò
che è necessario alla vita. La luce e il calore del
sole, per esempio, sono necessari alla vita, ma
quando sono eccessivi o insufficienti noi
soffriamo. Anche la pioggia eccessiva o
insufficiente costituisce una causa di sofferenza.
Così gli esseri celesti dispensano la felicità o la
sofferenza agli esseri umani, sulla base del
compimento del sacrificio.
Come spiega questo verso, invece, i grandi santi
come Narada Muni sono sempre misericordiosi
verso tutti gli esseri viventi.
titiksavah karunikah
suhrdah sarva-dehinam
ajata-satravah santah
sadhavah sadhu-bhusanah
"Le caratteristiche del sadhu sono la tolleranza,
la misericordia e l'amicizia verso tutti gli esseri
viventi; egli non ha nemici, è pacifico, rispetta le
Scritture, e tutte le sue qualità sono sublimi."
(S.B. 3.25.21) Srila Prabhupada, nel suo
commento a questo verso, ha raffigurato il
sadhu con queste parole: "Il sadhu è definito qui
un devoto del Signore. La sua preoccupazione è
dunque quella di illuminare la gente nel servizio di
devozione al Signore. In ciò consiste la sua
misericordia. Poiché Egli sa che senza il servizio
devozionale al Signore, la vita umana è sprecata,
il devoto viaggia per tutto il paese, di porta in
porta, predicando: 'Siate coscienti di Krsna.
Diventate devoti di Sri Krsna. Non sprecate la
vita al solo scopo di soddisfare le vostre
tendenze animali. La vita umana è fatta per la
ricerca spirituale, la coscienza di Krsna.' Questo
è ciò che predica il sadhu. Non è soddisfatto
della propria liberazione, ma pensa sempre agli
altri. E' la persona più compassionevole verso
tutte le anime cadute. Una delle sue qualità è
dunque karunika, una grande misericordia. A
causa delle molte opposizioni, che incontra nel
suo impegno di predica il sadhu, il devoto del
Signore, deve essere molto tollerante. Qualcuno
forse potrà trattarlo ingiustamente, perché le
anime condizionate non sono pronte a ricevere la
conoscenza trascendentale del servizio di
devozione. Non l'apprezzano; questa è la loro
malattia. Il sadhu ha l'ingrato compito di far
comprendere loro l'importanza del servizio
devozionale. Talvolta i devoti vengono perfino
assaliti personalmente con grande violenza. Gesù
Cristo fu crocifisso. Haridasa Thakura fu
bastonato in ventidue piazze di mercato e il
principale assistente di Sri Caitanya,
Nityananda, venne assalito violentemente da
Jagai e Madhai. Eppure, essi continuarono ad
essere tolleranti perché la loro missione
consisteva nel liberare quante più anime cadute
era possibile. Una delle qualifiche del sadhu
consiste nell'essere molto tollerante e
misericordioso verso tutti. E' misericordioso
perché desidera il bene di tutti gli esseri. Non
solo il bene della società umana, ma anche degli
animali. E' detto qui, sarva-dehinam,
espressione che indica tutti gli esseri viventi che
hanno assunto un corpo materiale. Non è
soltanto l'essere umano che possiede un corpo
materiale; anche gli altri esseri viventi, come i
cani e i gatti, hanno un corpo materiale. Il devoto
del Signore è misericordioso verso tutti cani,
gatti, alberi, eccetera. Il sadhu tratta tutti gli
esseri in modo tale da riuscire a liberarli da
questa trappola materiale. Sivananda Sena, uno
dei discepoli di Sri Caitanya, diede la liberazione
a un cane trattandolo in modo trascendentale. Ci
sono molti esempi di
cani che ottennero la salvezza grazie alla
compagnia di un sadhu, perché il sadhu
si impegna nella più elevata opera di
beneficenza, per il bene di tutti gli esseri
viventi. Benché il sadhu non sia nemico
di nessuno, il mondo è così ingrato che
perfino un sadhu ha molti nemici.
"Qual è la differenza tra un nemico e un
amico? E' una differenza di
comportamento. Un sadhu si comporta
con tutti gli esseri viventi in modo da
portare loro un definitivo sollievo dai
legami materiali. Nessuno può dunque
essere più amichevole di un sadhu, né
dare maggiore sollievo a un'anima
condizionata. Il sadhu è pacifico, e
segue con calma e tranquillità i princìpi
delle Scritture, restando nello stesso
tempo un devoto del Signore. Chi segue
veramente i princìpi delle Scritture deve
essere per forza un devoto del Signore,
perché tutti gli sastra ci raccomandano
di obbedire agli ordini di Dio, la Persona
Suprema. Sadhu significa dunque
seguace delle Scritture e devoto del
Signore. Tutte queste caratteristiche
sono riconoscibili in un devoto. Il devoto
sviluppa tutte le buone qualità degli
esseri celesti, mentre chi non è devoto,
pur avendo qualificazioni accademiche,
non possiede vere qualificazioni o buone
qualità secondo le norme della
realizzazione trascendentale."
Per questa ragione Vasudeva usò il
termine sadhu nel descrivere Narada
Muni, per indicare che la posizione del
devoto del Signore è superiore perfino a
quella degli esseri celesti.
VERSO 6
bhajanti ye yatha devan
deva api tathaiva tan
chayeva karma-sacivah
sadhavo dina-vatsalah
bhajanti: adorano; ye: coloro che;
yatha: in quale modo; devan: gli esseri
celesti; devah: gli esseri celesti; api:
anche; tatha eva: proprio in quel modo;
tan: essi; chaya: nell'ombra; iva: come
se; karma: dell'azione materiale e delle
sue reazioni; sacivah: i servitori;
sadhavah: le persone sante;
dina-vatsalah: misericordiose verso le
anime cadute.
TRADUZIONE
Coloro che adorano gli esseri celesti
ricevono in cambio benefici
esattamente corrispondenti alla
misura dell'offerta. Gli esseri celesti
sono servitori del karma, come lo è l'ombra di
una persona, mentre i sadhu sono
veramente misericordiosi verso le anime
cadute.
SPIEGAZIONE
Sono particolarmente significative in questo
verso le parole chayeva karma-sacivah.
Chaya significa "ombra". L'ombra di un corpo
segue precisamente i movimenti del corpo.
L'ombra non ha il potere di muoversi in modo
differente dal corpo. Similmente, come afferma
questo verso, bhajanti ye yatha devan deva
api tathaiva tan: i risultati che gli esseri celesti
concedono agli esseri viventi corrispondono
esattamente alle azioni di questi ultimi. I deva
hanno ricevuto dal Signore il potere di seguire
accuratamente il particolare karma di un essere
vivente per concedergli la felicità e la sofferenza.
Come un'ombra non può muoversi in modo
indipendente, così gli esseri celesti non possono
punire o premiare un essere vivente in modo
indipendente. Benché i deva siano milioni di
volte più potenti degli esseri umani che vivono
sulla Terra, in ultima analisi non sono altro che
minuscoli servitori di Dio, ai quali il Signore
permette di giocare il ruolo di controllori
dell'universo. Nel quarto Canto dello
Srimad-Bhagavatam, Prthu Maharaja,
un'incarnazione del Signore dotata di poteri,
afferma che perfino i deva sono soggetti alla
punizione del Signore, se si allontanano dalle Sue
leggi. D'altra parte, invece, i devoti del Signore
come Narada Muni, con la loro potente
predicazione, possono interferire con il karma di
un essere vivente, convincendolo ad
abbandonare le sue attività interessate e la
speculazione mentale per sottomettersi a Dio, la
Persona Suprema. Nell'esistenza materiale si
lavora duramente sotto il giogo dell'ignoranza,
ma se si ottiene l'illuminazione grazie alla
compagnia di un puro devoto del Signore,
diventa possibile comprendere la propria vera
posizione di eterno servitore di Dio. Dedicandosi
a questo servizio, è possibile dissolvere i propri
attaccamenti al mondo materiale e liberarsi dalle
reazioni delle attività precedenti; in quanto anime
sottomesse, si ottiene così, una illimitata libertà
spirituale nel servizio del Signore. A questo
proposito, la Brahma-samhita (5.54) afferma:
yas tv indragopam athavendram aho
sva-karma-
bandhanurupa-phala-bhajanam atanoti
karmani nirdahati kintu ca bhakti-bhajam
govindam adi-purusam tam aham bhajami
"Adoro il Signore primordiale, Govinda, che
brucia alla radice tutte le attività interessate di
coloro che sono colmi di devozione. Per coloro
che percorrono il sentiero dell'azione per Indra,
re degli esseri celesti, non meno che per il
minuscolo insetto indragopa Egli dispensa in
modo
imparziale i piaceri relativi al frutto delle attività
secondo la catena delle azioni precedentemente
compiute." Perfino gli esseri celesti sono legati
dalle leggi del karma, mentre un puro devoto del
Signore, che ha completamente abbandonato il
desiderio del piacere materiale, riesce a ridurre in
cenere ogni traccia di karma.
A questo proposito Srila Bhaktisiddhanta
Sarasvati Thakura ha spiegato che senza
impegnarsi con sottomissione nel servizio
devozionale al Signore, non è possibile essere
considerati niskama, cioè liberi da ogni
desiderio personale. Talvolta un materialista si
impegna in atti di carità o azioni altruistiche, e
ritiene quindi di agire in modo disinteressato.
Similmente, anche coloro che si impegnano nella
speculazione mentale con lo scopo finale di
fondersi nell'aspetto del Signore conosciuto
come Brahman impersonale, si dichiarano liberi
dall'egoismo e dal desiderio. Tuttavia, secondo
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati questi karmi e
jnani, tutti presi di sé nel loro cosiddetto
"disinteresse", sono in realtà servitori di desideri
ardenti. In altre parole, non hanno capito
perfettamente la loro posizione di eterni servitori
di Dio. Il karmi altruista s'illude di essere il
migliore amico dell'umanità, benché sia incapace
di procurare un vero beneficio agli altri, in quanto
ignora la vita eterna di felicità e di conoscenza
che si può trovare al di là dell'allucinazione
temporanea dell'esistenza materiale. Similmente,
il jnani, pur dichiarandosi orgogliosamente Dio,
e invitando anche gli altri a diventare Dio,
trascura di spiegare in che modo questi
cosiddetti dèi sono caduti sotto il giogo delle
leggi materiali. In realtà, i tentativi di diventare
Dio non sono basati sull'amore per Dio, ma sul
desiderio di ottenere la stessa posizione di Dio.
In altre parole, il desiderio di essere uguali al
Supremo sotto ogni aspetto non è che un altro
desiderio materiale. Per questa ragione i karmi e
i jnani, delusi nel loro tentativo artificiale di
soddisfare i propri desideri, non possono
mostrare alcuna vera misericordia verso le anime
cadute. A questo proposito, Sri Madhvacarya
ha citato la Uddama-samhita:
sukham icchanti bhutanam
prayo duhkhasaha nrnam
tathapi tebhyah pravara
deva eva hareh priyah
"I rsi desiderano la felicità per tutti gli esseri, e
sono quasi sempre incapaci di tollerare l'infelicità
degli uomini. Gli esseri celesti invece sono
superiori, perché sono molto cari a Sri Hari."
Benché Srila Madhvacarya abbia messo gli
esseri celesti in una posizione più elevata dei rsi
misericordiosi, Srila Jiva Gosvami afferma,
sadhavas tu na karmanugatah: i
sadhu sono in realtà migliori degli esseri celesti,
perché i sadhu mostrano la loro misericordia
senza tener conto delle azioni virtuose o empie
delle anime condizionate. Questo apparente
disaccordo tra Madhvacarya e Jiva Gosvami
viene risolto da Bhaktisiddhanta Sarasvati
Thakura, il quale precisa che nell'affermazione di
Madhvacarya il termine rsi, o "saggio", indica i
cosiddetti sadhu, ossia i santi tra i karmi e i
jnani. I comuni lavoratori dediti all'attività
interessata e i filosofi speculativi si considerano
certamente il massimo della moralità, della virtù e
dell'altruismo, ma poiché ignorano la posizione
suprema di Dio, la Persona Sovrana, non
possono essere considerati uguali ai deva, agli
esseri celesti, che sono tutti devoti del Signore e
consapevoli del fatto che tutti gli esseri viventi
sono Suoi eterni servitori. Neppure questi deva,
comunque, possono essere paragonati ai puri
devoti come Narada. Questi puri devoti hanno
ricevuto il potere di concedere la più alta
perfezione della vita sia agli esseri virtuosi sia agli
empi, i quali devono soltanto seguire gli ordini di
devoti così puri.
VERSO 7
brahmams tathapi prcchamo
dharman bhagavatams tava
yan srutva sraddhaya martyo
mucyate sarvato bhayat
brahman: o brahmana; tatha api: nondimeno
(benché io sia completamente soddisfatto per il
solo fatto di vederti); prcchamah: io ti chiedo di
parlarmi; dharman: i doveri religiosi;
bhagavatan: che sono concepiti particolarmente
per far piacere al Signore Supremo; tava: da te;
yan: che; srutva: ascoltando; sraddhaya: con
fede; martyah: una persona destinata a morire;
mucyate: viene liberata; sarvatah: da tutte;
bhayat: le paure.
TRADUZIONE
O brahmana, benché io mi senta soddisfatto
anche solo nel vederti, desidero comunque
informarmi da te su quei doveri che danno
piacere a Dio, la Persona Suprema.
Qualunque mortale ascolti con fede questi
argomenti si libera da ogni genere di paura.
SPIEGAZIONE
Secondo Srila Jiva Gosvami, Narada Muni
avrebbe potuto provare un po' di esitazione nel
dare istruzioni a Vasudeva a causa di un naturale
rispetto verso di lui, dato che era il padre di
Krsna. Narada poteva pensare che Vasudeva
era già perfetto nella coscienza di Krsna, e
quindi non esisteva alcun bisogno di istruirlo sul
metodo del servizio di devozione. Così,
anticipando la possibile riluttanza di Narada,
Vasudeva gli chiese in modo specifico di istruirlo
sul servizio devozionale a Krsna. Questa è una
caratteristica del puro devoto. Un puro devoto di
Krsna non si considera mai molto elevato, anzi,
a causa della sua umiltà considera il suo servizio
devozionale estremamente imperfetto, pur
pensando che Sri Krsna, nella Sua
incondizionata misericordia, accetta questo
servizio così com'è. A questo proposito,
Caitanya Mahaprabhu ha affermato:
trnad api sunicena
taror api sahisnuna
amanina manadena
kirtaniyah sada harih
"Si possono cantare i santi nomi del Signore con
una mente umile, sentendosi inferiori a un filo di
paglia sulla strada. Si dovrebbe essere più
tolleranti di un albero, liberi da ogni senso di
falso prestigio, e pronti ad offrire ogni rispetto
agli altri." (Siksastaka 3) Le anime
condizionate in questo mondo materiale
s'inorgogliscono vanamente del loro cosiddetto
lignaggio familiare. Questo orgoglio è falso
perché chi nasce nel mondo materiale si trova in
una posizione degradata, anche nel migliore dei
casi. Vasudeva invece non era certamente
degradato, perché era nato nella famiglia di
Krsna. Essendo il padre di Krsna, occupava
una posizione estremamente elevata, eppure,
poiché era un puro devoto, non si inorgogliva a
causa della sua relazione speciale con Krsna. Al
contrario, considerandosi carente nella
comprensione spirituale, approfittò
dell'apparizione di Narada Muni, un grande
predicatore della coscienza di Krsna, per
chiedergli immediatamente di istruirlo nel servizio
di devozione. Questa incomparabile umiltà di un
puro devoto di Krsna è di gran lunga superiore
alla falsa umiltà dell'impersonalista, che nutre in
realtà il desiderio di essere uguale a Dio,
mostrando esternamente un comportamento da
persona umile e santa.
Bhayam, la paura, è causata dal fatto di vedere
qualcosa di diverso da Krsna
(dvitiyabhinivesatah ). In realtà, tutto è
un'emanazione di Dio, la Persona Suprema,
come insegna il Vedanta-sutra (janmady asya
yatah), e come conferma la Bhagavad-gita
(aham sarvasya prabhavah, vasudevah
sarvam iti, eccetera). Krsna è l'amico benevolo
di tutti gli esseri viventi
(suhrdam sarva-bhutanam). Se un essere
vivente abbandona i suoi assurdi tentativi di
sfidare Dio, la Persona Suprema, e si sottomette
al Signore, certamente acquista fiducia nella sua
relazione eterna con Krsna. Un'anima
sottomessa può effettivamente sperimentare il
fatto che Krsna è il suo benevolo amico, e dal
momento che questo amico è il supremo e
assoluto dominatore di ogni esistenza,
certamente non c'è più motivo di aver paura. Il
figlio di un uomo ricco si sente certamente al
sicuro mentre visita la proprietà di suo padre, e
un rappresentante del governo, un potente
funzionario, si sente fiducioso nel compimento
dei suoi doveri. Analogamente un devoto di
Krsna, che agisce come rappresentante del
Signore Supremo, si sente fiducioso perché
comprende che in qualsiasi momento l'intera
creazione materiale e spirituale è rigidamente
sottoposta al controllo del suo benevolo
padrone. Il non devoto, invece, negando la
posizione suprema di Krsna, immagina che
esista qualcosa di diverso da Krsna. Se un
servitore del governo, per esempio, pensa che vi
sia qualche pericoloso ostacolo che non può
essere controllato dal potere del governo, è
preso della paura. Se un bambino sente che
esiste un potere che non può essere vinto da suo
padre, si spaventa. Similmente, poiché crediamo
in modo artificiale che nell'esistenza vi sia
qualcosa che non è soggetta al rigido controllo
del Signore benevolo, abbiamo paura. Questo
concetto di dualità (una seconda esistenza
all'infuori di Krsna) è chiamata
dvitiyabhinivesa, e crea immediatamente
un'atmosfera estranea di bhayam, di paura.
Krsna è chiamato abhayankara, per indicare
che Egli distrugge ogni paura nel cuore del Suo
devoto.
Talvolta i cosiddetti studiosi, sviati da molti anni
di speculazioni impersonalistiche e dai piaceri
della vita materiale, si sentono spaventati e
ansiosi. Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati
paragona questi filosofi turbati all'avvoltoio
prigioniero della Chandogya Upanisad. Poiché
desiderano liberarsi dalla paura, questi
speculatori sventurati s'immaginano una
liberazione fittizia (vimukta-maninah) e cercano
rifugio nell'esistenza spirituale impersonale, o nel
vuoto. Ma il Bhagavatam (10.2.32) afferma,
aruhya krcchrena param padam tatah /
patanty adho 'nadrta-yusmad-anghrayah :
poiché non hanno rettificato il loro errore
originario, il rifiuto della propria relazione eterna
con Dio, la Persona Suprema, questi speculatori
cadono dal loro stato di liberazione immaginaria
e rimangono così in una condizione di timore.
Vasudeva, invece, è aperto al desiderio di
ascoltare sempre di più le glorie del servizio di
devozione a Krsna, e perciò afferma, yan
srutva sraddhaya martyo mucyate sarvato
bhayat: è sufficiente ascoltare ciò che riguarda il
puro servizio di devozione a Krsna, perché
un'anima condizionata possa liberarsi facilmente
da ogni genere di paura, e questa libertà
trascendentale è certamente eterna.
(Continua nel prossimo numero)
SRILA PRABHUPADA
LILAMRTA
La Biografia di un Santo del XX Secolo
di Satsvarupa dasa Gosvami
Prosegue la pubblicazione integrale della biografia di A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, così com'è presentata nel volume intitolato Srila Prabhupada Lilamrita.
Sesta Puntata
Benefattori di tale alto valore, quali Caitanya Mahaprabhu e i Suoi devoti, non sono mai esistiti e mai esisteranno.
L'offerta di altri benefici è soltanto un inganno, in realtà questo è un enorme danno, mentre il beneficio reso da Lui e dai Suoi seguaci è il più grande e vero beneficio eterno.
Tale beneficio non è destinato a un particolare paese e causa di danno per un altro, è destinato al beneficio dell'intero universo.
- Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati
Narendranath Mullik, l'amico di Abhay, era insistente. Voleva che Abhay vedesse un sadhu venuto da Mayapur. Naren e altri amici lo avevano già incontrato al suo vicino asrama sulla Ultadanga Junction Road, e ora egli desiderava l'opinione di Abhay. Nella cerchia degli amici ognuno considerava Abhay il leader, così se Naren poteva dire agli altri che anche Abhay aveva un'alta considerazione del sadhu, ciò avrebbe confermato le loro valutazioni. Abhay era riluttante, ma Naren faceva pressioni.
Sul far della sera, erano fermi a parlare tra i passanti nella strada affollata, mentre il traffico delle vetture da nolo trainate da cavalli, i carri a buoi, gli occasionali taxi e gli autobus circolavano rumorosamente intorno a loro. Naren pose con decisione la sua mano sul braccio dell'amico, cercando di trascinarlo avanti, mentre Abhay sorrideva e ostinatamente cercava di dirigersi verso l'altra via. Naren insisteva dicendo che, data la vicinanza, avrebbero potuto almeno fare una breve visita. Abhay ridendo presentava le sue scuse. La gente capiva che i due giovani erano amici, ma era una strana situazione vedere un giovane prestante, vestito in dhoti e kurta di khadi, trascinato dai suoi amici.
Naren spiegava che il sadhu, Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, era un vaisnava e un grande devoto di Sri Caitanya Mahaprabhu. Uno dei suoi discepoli, un sannyasi, aveva visitato la casa dei Mullik e li aveva invitati a incontrare Srila Bhaktisiddhanta.
Alcuni della famiglia Mullik erano andati a vederlo ed erano rimasti molto bene impressionati. Abhay tuttavia rimase scettico. "Oh, no, conosco tutti questi sadhu", disse, "non ho intenzione di venire a vederlo."
Nella sua infanzia Abhay aveva visto un gran numero di sadhu; ogni giorno suo padre ne riceveva almeno tre o quattro nella sua casa. Alcuni di loro erano solo mendicanti, e alcuni fumavano anche la ganja. Gour Mohan era stato sempre molto liberale nel permettere a chiunque indossasse l'abito color zafferano del sannyasi di venire a casa sua.
Ma ciò doveva forse significare che un uomo, pur essendo un mendicante e un fumatore di ganja, dovesse essere considerato una persona santa per il solo fatto di indossare l'abito del sannyasi o di raccogliere fondi per la costruzione di un monastero o di influenzare la gente con le sue parole?
No, in generale essi erano una gran delusione. Abhay aveva anche visto un uomo nei dintorni di casa sua che faceva il mendicante di professione. La mattina, quando tutti si vestivano per recarsi al lavoro, indossava vesti color zafferano e andava a elemosinare, e in questo modo provvedeva al suo sostentamento. Era una cosa conveniente che un tale cosiddetto sadhu ricevesse una visita di rispetto, come se fosse un guru?
Naren dichiarò di sentire che questo sadhu era un colto studioso, e Abhay avrebbe dovuto almeno incontrarlo per poter giudicare di persona. Benché le insistenze di Naren non corrispondessero al suo desiderio, Abhay alla fine, non poté più respingere la proposta dell'amico. Insieme attraversarono il tempio di Parsnath Jain fino a raggiungere Ultadanga, con la sua insegna, Bhaktivinoda Asana, che annuncia l'arrivo al quartiere della Gaudiya Math.
Giunti alla porta, un giovane riconobbe il signor Mullik Naren aveva precedentemente fatto una donazione e immediatamente li scortò sul terrazzo del secondo piano, alla presenza di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati che sedeva insieme con pochi discepoli e ospiti nella piacevole atmosfera del crepuscolo.
Seduto con la schiena molto eretta, Srila Bhaktisiddhanta appariva alto. Era magro, di colorito chiaro e dorato, e aveva braccia molto lunghe. Portava lenti bifocali con una montatura semplice. Aveva il naso aguzzo e la fronte ampia, la sua espressione era quella di uno studioso, ma non era affatto timido. I segni verticali del tilaka vaisnava sulla fronte erano familiari ad Abhay, come pure la semplice veste di sannyasa drappeggiata intorno alla sua spalla destra che lasciava scoperta l'altra spalla e metà del suo petto. Portava al collo perle di tulasi e i segni del tilaka vaisnava fatti con l'argilla erano visibili sulla sua gola, sulle spalle e sulla parte superiore delle braccia. Un candido filo brahminico girava intorno al suo collo e attraversava il petto. Abhay e Naren, che erano nati entrambi in famiglie vaisnava, offrirono immediatamente gli omaggi stendendosi bocconi sul pavimento alla vista del venerato sannyasi.
Mentre i due giovani erano ancora in piedi e si preparavano a sedersi, prima che qualsiasi formalità preliminare avesse luogo, Srila Bhaktisiddhanta immediatamente si rivolse verso di loro e disse: "Voi siete giovani istruiti, perché non predicate il messaggio di Sri Caitanya da un capo all'altro del mondo?". Abhay riusciva a stento a credere a ciò che aveva appena udito. Non si erano ancora scambiati i loro punti di vista, eppure questo sadhu stava già dicendo loro ciò che avrebbero dovuto fare. Seduto di fronte a Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, Abhay stava raccogliendo le sue facoltà mentali e tentando di ricavarne un'impressione comprensibile, ma questa persona aveva già comunicato loro che dovevano diventare predicatori e viaggiare per il mondo! Abhay rimase immediatamente colpito, ma non aveva intenzione di lasciar cadere il suo intelligente scetticismo. Dopo tutto, si notava una certa presunzione in ciò che il sadhu aveva detto. Con il suo modo di vestire Abhay si era già presentato come un seguace di Gandhi, e sentì l'impulso di sollevare un argomento. Eppure, mentre continuava ad ascoltare le parole di Srila Bhaktisiddhanta, cominciò anche lui a sentirsi conquistato dalla forza di convinzione del sadhu. Poteva capire che Srila Bhaktisiddhanta non aveva a cuore nient'altro che Sri Caitanya e che era questo ciò che lo rendeva grande. Questa era la ragione per cui i suoi seguaci si riunivano intorno a lui e Abhay stesso si sentiva trascinato, ispirato, umile e desideroso di ascoltare di più. Tuttavia si sentì obbligato a sollevare un argomento, per metterne alla prova la verità. Irresistibilmente attratto nella discussione, Abhay rispose alle parole che Srila Bhaktisiddhanta aveva concisamente pronunciato nei primi secondi del loro incontro. "Chi ascolterà il vostro messaggio di Sri Caitanya?", Abhay domandò. "Noi siamo un Paese subordinato. Prima l'India deve riavere la sua indipendenza. Come possiamo diffondere la cultura indiana, se siamo soggetti al governo britannico?".
Benché Abhay non fosse arrogante, ma tendesse solo a stimolare una reazione, la domanda risultò chiaramente una sfida. Se doveva accogliere con serietà la considerazione del sadhu e non vi era niente nel contegno di Srila Bhaktisiddhanta che indicasse che egli non era serio Abhay si sentiva spinto a domandare come egli avesse potuto avanzare questa proposta mentre l'India era ancora dominata. Srila Bhaktisiddhanta rispose con voce pacata e profonda che la coscienza di Krishna non doveva aspettare un cambiamento della politica in India, né dipendeva dalla persona che aveva in mano il governo. La coscienza di Krishna era così importante importante in modo così esclusivo che non poteva aspettare. Abhay fu colpito dalla sua audacia. Come poteva fare questa affermazione? L'intera India, tranne questo piccolo terrazzo di Ultadanga, era in subbuglio e sembrava sostenere le parole di Abhay. Molti capi famosi nel Bengala, molti santi, e Gandhi stesso, uomini colti e consapevoli della spiritualità, tutti presumibilmente avrebbero fatto la stessa domanda, sfidando la competenza del sadhu. Eppure egli aveva messo da parte ogni altra considerazione come se non fosse degna di rilievo.
Srila Bhaktisiddhanta continuò: "Chiunque abbia in mano il potere, si tratta sempre di una situazione temporanea, ma la realtà eterna è la coscienza di Krishna e il vero sé è l'anima spirituale. Nessun sistema politico organizzato dagli uomini può dare un aiuto reale all'umanità. Questo è il verdetto delle Scritture Vediche e della linea di maestri spirituali. Benché ognuno sia un eterno servitore di Dio, quando si identifica con il corpo temporaneo, e considera degna di adorazione la nazione in cui è nato, cade nell'illusione. I capi e i seguaci dei movimenti politici nel mondo, incluso il movimento per svaraj, si limitano a coltivare questa illusione. La vera opera benefica a livello individuale, sociale e politico, deve preparare una persona per la sua prossima vita e aiutarla a ristabilire la sua eterna relazione con il Supremo.
Srila Bhaktisiddhanta aveva elaborato queste idee molto tempo prima nei suoi scritti:
Benefattori di tale alto valore, quali (Chaitanya) Mahaprabhu e i Suoi devoti non sono mai esistiti e mai esisteranno. L'offerta di altri benefici è soltanto un inganno, in realtà questo è un enorme danno, mentre il beneficio reso da Lui e dai Suoi seguaci è il più grande e vero beneficio eterno.... Tale beneficio non è destinato a un particolare Paese e causa di danno per un altro; è destinato al beneficio dell'intero universo.... La gentilezza che Sri Chaitanya Mahaprabhu ha dimostrato ai jiva li libera eternamente da tutti i desideri, da tutte le difficoltà e da tutti i dolori.... La gentilezza non produce alcun male e i jiva che la riceveranno non saranno vittime dei mali del mondo.
Mentre Abhay ascoltava con attenzione gli argomenti di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, ricordò le parole di un poeta bengali; egli diceva che anche civiltà meno progredite, come la Cina e il Giappone, erano indipendenti, eppure l'India era soggetta all'oppressione politica. Abhay conosceva bene la filosofia del nazionalismo e la sua tesi che l'indipendenza dell'India aveva la priorità su ogni altro aspetto. Un popolo oppresso è una realtà, l'assassinio britannico di cittadini innocenti è una realtà, e l'indipendenza avrebbe portato beneficio alla gente. La vita spirituale era un lusso da concedersi soltanto dopo aver ottenuto l'indipendenza. Al momento, la causa della liberazione nazionale dagli Inglesi era il solo movimento spirituale rilevante. La causa a favore delle persone era in se stessa Dio. Eppure, poiché Abhay era nato in una famiglia vaisnava, apprezzava le parole di Srila Bhaktisiddhanta. Abhay era già arrivato alla conclusione che questo non era certamente uno dei tanti guru di dubbia fama, e percepì la verità in ciò che Bhaktisiddhanta diceva. Questo sadhu non stava elaborando la sua personale filosofia, e non si limitava a essere borioso o combattivo, benché si esprimesse in modo tale da estromettere in pratica ogni altra filosofia. Stava parlando degli insegnamenti eterni della letteratura vedica e dei saggi, e Abhay amava sentir parlare di ciò.
Srila Bhaktisiddhanta, esprimendosi talvolta in inglese e talvolta in bengali, citando talvolta i versi sanscriti della Bhagavad-gita, parlava di Sri Krishna come della più alta autorità vedica. Nella Bhagavad-gita Krishna aveva dichiarato che ogni persona dovrebbe abbandonare ogni dovere di carattere religioso e arrendersi a Lui, Dio, la Persona Suprema (sarvadharman parityajya mam ekam saranam vraja). Anche lo Srimad-Bhagavatam ribadisce questa affermazione. Dharmah projjhitakaitavo 'tra paramo nirmatsaranam satam: tutte le altre forme di religione non sono pure e dovrebbero essere rifiutate. Solo il bhagavatadharma che consiste nel compiere il proprio dovere per soddisfare il Signore, dovrebbe restare.
La presentazione di Srila Bhaktisiddhanta era così convincente che qualunque persona accettasse gli sastra, doveva accettare la sua conclusione. La gente, disse Bhaktisiddhanta, oggi non ha fede, perciò non crede che il servizio di devozione possa rimuovere qualsiasi anomalia, anche sulla scena politica. Criticò le persone che, pur ignorando ciò che si riferisce all'anima, sostengono di essere capi. Citò i nomi di capi contemporanei, sottolineò il loro fallimento e mise in rilievo l'urgenza di offrire all'umanità il bene più elevato educando le persone nella conoscenza dell'anima eterna, della relazione dell'anima con Krishna e del servizio devozionale.
Abhay non aveva mai dimenticato l'adorazione di Krishna e i suoi insegnamenti nella Bhagavad-gita. Inoltre la sua famiglia aveva sempre adorato Sri Caitanya Mahaprabhu e la Sua missione che Srila Bhaktisiddhanta aveva abbracciato. Come le persone della Gaudiya Math adoravano Krishna, così anch'egli aveva adorato Krishna per tutta la vita, e non L'aveva mai dimenticato, ma ora era stupito di ascoltare la filosofia vaisnava presentata in modo così magistrale. Nonostante il suo coinvolgimento negli studi universitari, nel matrimonio, nel movimento nazionale e in altri affari, egli non aveva mai dimenticato Krishna. Bhaktisiddhanta Sarasvati, tuttavia, stava ora stimolando dentro di lui la sua originale coscienza di Krishna, e grazie alle parole del suo maestro spirituale non solo Abhay stava ricordando Krishna, ma sentiva che la sua coscienza di Krishna si intensificava di migliaia, di milioni di volte. Ciò che non era stato detto nell'infanzia di Abhay, ciò che era rimasto imprecisato a Jagannatha Puri, ciò che aveva distolto Abhay dall'Università, tutto ciò da cui il padre lo aveva protetto, prorompeva dentro di lui in sentimenti simpatetici. Egli voleva trattenerli.
Si sentiva sconfitto, ma non gli dispiaceva. Improvvisamente realizzò che non era mai stato sconfitto prima. Questa sconfitta tuttavia non era una perdita. Era un immenso guadagno.
Srila Prabhupada: Appartenevo a una famiglia vaisnava, e potevo apprezzare ciò che egli stava predicando. Naturalmente stava parlando a ogni persona, ma trovò qualcosa in me. Io restai convinto dalle sue argomentazioni e dal modo di presentarle. Rimasi enormemente colpito dalla meraviglia. Potevo capire: questa è la persona giusta che può comunicare una vera idea religiosa.
Era tardi. Abhay e Naren avevano parlato con lui per oltre due ore. Un brahmacari pose nella mano aperta di ognuno un po' di prasadam e tutti alzandosi pieni di gratitudine, presero congedo.
Scesero le scale e uscirono sulla strada. La notte era scura. Qua e là ardeva una luce, e qualche negozio era aperto. Abhay, profondamente soddisfatto, rifletteva su ciò che aveva appena ascoltato.
La spiegazione di Bhaktisiddhanta che il movimento d'indipendenza era temporaneo e causa incompleta, aveva esercitato una viva impressione su di lui. Si sentì meno nazionalista e più un seguace di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati. Pensò anche che sarebbe stato meglio che non si fosse sposato.
Questa grande personalità stava chiedendogli di predicare. Poteva unirsi immediatamente a lui, ma era sposato: lasciare la famiglia sarebbe stata un'ingiustizia.
Allontanandosi dall'asrama, Naren si rivolse all'amico: "Così, Abhay, qual è la tua impressione? Che cosa ne pensi di lui?".
"E' meraviglioso!'' rispose Abhay. "Il messaggio di Sri Caitanya è nelle mani di una persona molto esperta."
Srila Prabhupada: Lo accettai immediatamente come mio maestro spirituale. Non ufficialmente, ma nel mio cuore. Pensavo che avevo incontrato una persona veramente santa.
* * *
Dopo il primo incontro con Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati, Abhay cominciò a frequentare di più i devoti della Gaudiya Math. Essi gli consegnarono dei libri e gli narrarono la storia del loro maestro spirituale.
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati era uno dei dieci figli nati da Bhaktivinoda Thakura, un grande maestro vaisnava appartenente alla linea di discepoli che discende da Sri Caitanya stesso. Prima di Bhaktivinoda gli insegnamenti di Sri Caitanya erano stati oscurati da maestri e sette che pretendevano di essere seguaci di Sri Caitanya, ma deviavano drasticamente dai Suoi puri insegnamenti. La buona reputazione del vaisnavismo era stata compromessa.
Bhaktivinoda Thakura, invece, che era stato un autore prolifico, grazie ai suoi scritti e alla sua posizione sociale di funzionario governativo, riconsegnò al vaisnavismo la sua rispettabilità. Predicò che gli insegnamenti di Sri Caitanya erano la forma più elevata di teismo e non si rivolgevano a una setta, a una religione o a una nazione in particolare, ma alla gente di ogni Paese. Profetizzò che gli insegnamenti di Sri Caitanya si sarebbero diffusi in tutto il mondo, e lo desiderava ardentemente.
La religione predicata da Sri (Caitanya) Mahaprabhu è universale, non esclusiva.... Il principio del kirtana come futura chiesa del mondo per tutte le categorie di uomini, senza distinzione di classe o di casta è un invito a coltivare lo spirito al livello più elevato. Questa chiesa, come sembra, si espanderà da un capo all'altro del mondo e prenderà il posto di tutte le chiese settarie che escludono gli estranei dai recinti della moschea, della chiesa o del tempio.
Sri Caitanya non era sceso per liberare soltanto pochi uomini dell'India. Il Suo principale obiettivo consisteva invece nell'emancipare tutti gli esseri viventi di ogni paese, in tutto l'universo, e nel predicare la Religione eterna. Sri Caitanya dice nel Caitanya Bhagavat: "In ogni città, in ogni paese e villaggio, il Mio nome sarà cantato." Non vi sono dubbi che questo ordine incontestabile sarà accettato. Benché non si sia ancora realizzata una pura società di vaisnava, le parole profetiche di Sri Caitanya in breve tempo diventeranno vere, ne sono sicuro. Perché no? Niente è assolutamente puro all'inizio. Dall'imperfezione uscirà la purezza.
Oh, fortunato il giorno in cui Inglesi, Francesi, Russi, Tedeschi e Americani prenderanno le bandiere, le mridanga e i karatala e faranno risuonare il kirtana nelle strade e nelle città. Quando verrà quel giorno?
Nelle sue funzioni di eminente magistrato, Bhaktivinoda Thakura era un funzionario del governo di grande responsabilità. Egli faceva anche servizio con l'incarico di sovrintendente del tempio del Signore Jagannatha, ed era padre di dieci figli. Tuttavia, nonostante tutte queste responsabilità, serviva la causa di Krishna con prodigiosa energia. Dopo essere tornato a casa dall'ufficio la sera, cenava e andava a riposare. Dormiva fino a mezzanotte, poi si alzava e scriveva fino al mattino.
Nel corso della sua vita scrisse più di un centinaio di libri, molti dei quali in lingua inglese. Uno dei suoi importanti contributi fu la localizzazione dell'esatto luogo di nascita di Sri Caitanya a Mayapur, a circa sessanta miglia a nord di Calcutta, che egli portò a termine con la cooperazione di Jagannatha dasa Babaji e di Gaurakisora dasa Babaji.
Mentre lavorava per riformare il vaisnavismo della Gaudiya in India, pregava Sri Caitanya: "l Tuoi insegnamenti sono stati molto svalutati. Non è in mio potere ripristinarli", e pregava che gli fosse concesso di avere un figlio che lo aiutasse nella predica.
(Continua sul prossimo numero)
Maestri in Cucina
I Primi Piatti
Caldi e Prelibati
di Kurma dasa
Idee originali per portare in tavola
il classico primo piatto
Cuscus in salsa di verdure
Il cuscus è un piatto molto noto nella cucina araba. E' un semolino a grana grossa di grano duro che viene cotto a vapore e servito con una salsa di pomodoro arricchita con un misto di verdure e di spezie. E' ideale come piatto unico per un pasto un po' originale.
Preparazione e cottura: 1 ora
Ingredienti per 810 persone:
Salsa:
3 cucchiai d i burro
1/2 cucchiaino di assafetida gialla in polvere
6 zucchine piccole tagliate a cubetti di 2,5 cm
2 peperoni verdi di media grandezza privati dei semi e dei filamenti e tagliati a strisce larghe
2 tazze di zucca tagliata a cubetti
1 grossa patata sbucciata e tagliata grossolanamente
2 piccole rape, tagliate a metà e affettate nel senso della lunghezza
almeno 4 tazze (1 l) di acqua
2 tazze d i ceci cotti e scolati
8 pomodori medi tagliati a dadini
1 cucchiaino e 1/2 di coriandolo macinato
1 cucchiaino e 1/2 di cumino macinato
2 cucchiaini di curcuma
1/2 cucchiaino di pepe di Caienna
2 peperoncini verdi piccanti tritati
1 cucchiaino e 1/2 di sale
1/2 cucchiaino di pepe nero macinato al momento
Cuscus:
2 tazze (500 ml) di acqua
1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva
1 cucchiaino di sale
500 g di cuscus
2 cucchiai di burro
Preparazione della salsa:
1. Fate fondere a fuoco moderato 3 cucchiai di burro in una casseruola pesante oppure nel fondo di un tegame da cuscus. Aggiungete l'assafetida, le zucchine, i peperoni, la zucca, le patate e le rape. Fate rosolare per 10 minuti. Aggiungete metà dell'acqua e portatela a ebollizione. Abbassate il fuoco e fate cuocere lentamente per 30 minuti.
2. Aggiungete i ceci, i pomodori, il coriandolo macinato, il cumino, il pepe di Caienna, i peperoncini verdi, il sale, il pepe e l'acqua rimasta (se necessario aggiungetene dell'altra). Mescolate bene e abbassate la fiamma al minimo facendo cuocere per altri 15 minuti. Poco prima che la salsa sia pronta, preparate il cuscus.
Preparazione del cuscus:
1. Versate 2 tazze (500 ml) di acqua in una casseruola grande. Aggiungete un cucchiaino di sale, portate ad ebollizione e togliete dal fuoco.
2. Mescolando continuamente, aggiungete lentamente il cuscus. Fate gonfiare i granelli per 2 minuti. Aggiungete 23 cucchiai di burro e fate riscaldare i granelli a fuoco basso per 3 minuti mescolando con una forchetta per separarli.
Come servire il cuscus:
Versatelo a montagna su un grande piatto da portata preriscaldato. Scolate le verdure dal loro liquido (che potrete servire a parte in piccole ciotole) e versatele sopra il cuscus. Servite subito.
Rigatoni al forno con verdure
Versione vegetariana della famosa ricetta dei rigatoni al forno calabresi.
Preparazione e cottura: 45 minuti
Ingredienti per 46 persone:
1/4 di tazza di olio extravergine di oliva
1/2 cucchiaino di assafetida gialla in polvere
1/4 di tazza di peperoni rossi tagliati a dadini
3 tazze di pomodori passati
1 tazza di cimette di broccoli
1/4 di tazza di piselli verdi cotti
2 cucchiaini di sale
1/4 di cucchiaino di pepe nero macinato al momento
2 cucchiai di basilico fresco tritato
1/2 cucchiaino di noce moscata grattugiata
1 tazza di panna da cucina
1/4 di tazza di parmigiano grattugiato
2/3 di tazza di ricotta o di formaggio fresco in fiocchi
1/2 tazza di pane grattugiato
300 g di rigatoni
1 tazza di mozzarella tritata
1 cucchiaio di prezzemolo fresco tritato
1. Fate riscaldare l'olio extravergine di oliva in una casseruola pesante da 4 l a fuoco medio basso. Fate soffriggere l'assafetida e i dadini di peperoni per 2 minuti. Aggiungete il passato di pomodoro, i broccoli, il cavolfiore, i piselli, il sale, il pepe, il basilico e la noce moscata. Fate cuocere lentamente fino a quando i vegetali saranno teneri (1520 minuti). Aggiungete la panna, il parmigiano, la ricotta e il pane grattugiato. Togliete dal fuoco e coprite.
2. Fate cuocere la pasta in acqua salata e scolatela accuratamente appena sarà cotta al dente.
3. Condite la pasta con la salsa di verdure. Versatela in una grande pirofila, distribuitela bene e cospargete la superficie con la mozzarella. Fate cuocere nel forno preriscaldato a 200° C per 10 minuti. Servite bollente, guarnendo con il prezzemolo tritato.
Tagliolini piccanti alla malese
(Mie Goreng)
L'ingrediente base di questo piatto sono i tagliolini cinesi di grano che ormai si trovano anche in un supermercato ben fornito o comunque in qualsiasi negozio specializzato in alimenti orientali.
Il sapore piccante è dato dal sambal olek, un condimento indonesiano a base di peperoncino rosso tritato che troverete già pronto. I tagliolini piccanti alla malese possono far parte di una cena un po' speciale e sorprendente.
Preparazione e cottura: 2030 minuti
Ingredienti per 1012 persone:
375 g di fogli di tofu (cagliata essiccata e affettata di fagioli di soia)
250 g di tagliolini di grano cinesi, essiccati
abbondante olio per friggere
400 g di tofu fresco consistente tagliato in piccoli cubetti
3 cucchiai di olio di sesamo cinese
3 cucchiai di zenzero fresco
1/2 cucchiaino di assafetida gialla in polvere
1 mazzo di choy sum, tagliato in pezzi da 2,5 cm (foglie e gambo)
3 cucchiai di salsa di soia
2 cucchiai di sambalolek normale (usatene una quantità maggiore se volete tagliolini più piccanti)
3 cucchiai di succo di limone spremuto al momento
2 tazze di germogli di soia
1. Fate macerare i fogli di tofu essiccati nell'acqua bollente per 15 minuti. Quando si saranno ammorbiditi, tagliateli in quadretti di 2,5 cm, scolateli e asciugateli.
2. Fate cuocere in acqua bollente i tagliolini in una casseruola da 5 l fino a quando saranno al dente.
Scolateli e risciacquateli in acqua fredda. Scolateli nuovamente.
3. Fate riscaldare a fuoco vivace abbondante olio in un wok o in una padella e friggete i cubetti di tofu essiccato fino a quando saranno dorati. Toglieteli e scolateli. Continuate fino ad esaurimento dei cubetti. Friggete i quadretti di tofu essiccato fino a quando saranno dorati e leggermente gonfi. Toglieteli, scolateli e metteteli da parte.
4. Fate riscaldare a fuoco vivace l'olio di sesamo in un altro wok. Rosolate lo zenzero sminuzzato per un minuto. Aggiungete l'assafetida e il choy sum e fate saltare fino a quando le verdure saranno tenere.
5. Aggiungete la salsa di soia, il sambal olek, il succo di limone, il tofu essiccato e quello fresco, entrambi fritti, e i germogli di scia. Mescolate. Alzate la fiamma e aggiungete i tagliolini.
Rimescolate fino a quando i tagliolini saranno diventati caldi e servite.
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Arrendersi a Dio
Quella che segue è il seguito della conversazione tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e alcuni discepoli, tenutasi a Mayapur, India, il 16 gennaio 1976.
Srila Prabhupada: Ma questi furfanti dicono: "No, no. Non è possibile. Devo agire secondo i miei capricci. Perché dovrei abbandonarmi?"
"Va bene, continua come vuoi dice infine Krsna ti concederò ogni agevolazione per soddisfare i tuoi capricci. Fai quello che vuoi, fai del tuo meglio." E' così che vanno le cose. Krsna dà buoni consigli ma sfortunatamente i mascalzoni non li accettano. Infatti Krsna è così gentile che dice: "Va bene, fa' a modo tuo, ti darò ogni agevolazione." Questa agevolazione è Maya, l'energia illusoria del Signore. Quando l'anima desidera lasciare il mondo spirituale, Maya le offre questo mondo materiale e una mente influenzata dalla materia con la quale può spadroneggiare. In realtà Maya le concede quella mente per punirla severamente. In qualche modo Maya ci ha dato quindi una mente astuta e influenzata dalla materia. "Va bene, continua a desiderare il piacere materiale illusorio. Continua a desiderare, a desiderare e, ti darò ogni agevolazione." Discepolo: Allora la nostra mente, apparentemente intelligente, è in realtà un agente di punizione.
Srila Prabhupada: Sì. La mente materiale serve a questo. Un pazzo, per esempio, non è privo di mente. No. Ha una mente. Ma la sua mente è contaminata, ecco perché agisce in maniera anormale. La sua mente è lì, ma risente di qualche contagio. Infatti un pazzo in un momento pensa in un certo modo e in un altro momento pensa diversamente, poi in un modo ancora diverso. Tutto qui.
Discepolo: Ansietà costante.
Srila Prabhupada: Inutile. Uccisione di se stessi.
Discepolo: A volte, Srila Prabhupada, una persona che impazzisce deve essere rinchiusa in una cella imbottita perché non possa farsi del male.
Srila Prabhupada: Si, altrimenti potrà diventare un pericolo per gli altri. Analogamente, questo mondo materiale è una 'cella imbottita' per coloro che hanno lasciato il mondo spirituale. Devono essere tenuti in questa cella imbottita per poter continuare nella loro pazzia senza disturbare i sani e pacifici residenti del mondo spirituale.
Krsna ha gentilmente lasciato i testi vedici con istruzioni adatte allo scopo: "Se agisci in questo o quel modo, allora potrai promuovere te stesso a questo o a quel pianeta materiale. E yanti madyajino 'pi mam, se agisci nel servizio devozionale, potrai venire a Me." Ma l'anima che è impazzita non accetterà quell'istruzione.
Discepolo: Andare da Krsna significa rinunciare ai desideri folli.
Srila Prabhupada: Sì, ma tutte le istruzioni sono lì per permetterci di sfuggire a questo mondo materiale e tornare alla dimora di Krsna colma di beatitudine. Le istruzioni ci sono. Dobbiamo soltanto accettarle.
Se non le accettiamo, soffriamo. Cosa si può fare? Se accettate la strada che porta all'inferno, nonostante le istruzioni delle autorità superiori, allora chi vi può salvare?
E' così che funziona.
Discepolo: Mascalzoni.
Srila Prabhupada: Sì. Un mascalzone pensa di essere diventato così intelligente da poter ingannare Dio, ingannare il maestro spirituale, ed essere felice. Non sa che egli non può né ingannare Dio, né ingannare il Suo rappresentante, il guru. Non è possibile. Ma lui crede di farcela, sebbene venga posto ripetutamente in una condizione di sofferenza.
Un ladro comune o un farabutto, per esempio, pensa: "Sto imbrogliando il governo" sebbene il governo abbia moltissimi agenti e prima o poi il ladro sarà arrestato.
Naturalmente il governo di oggi, così immerso nel peccato, non sarà molto esperto: Ma come può un qualsiasi mascalzone ingannare il governo di Krsna? Non è possibile.
Discepolo: Gli agenti in incognito di Krsna sono in ogni luogo.
Srila Prabhupada: In ogni luogo e in ogni direzione. Loro sono testimoni. E isvarah sarvabhutanam: Krsna è situato nel cuore di ognuno. Come puoi ingannarlo?
Discepolo: Krsna sa meglio di noi ciò che sta succedendo.
Srila Prabhupada: Anumanta upadrasta. ksetra-jnam capi mam viddhi sarvaksetresu bharata. Krsna è situato nel cuore di ognuno quale testimone e come consenziente.
Quindi come possono questi furfanti pensare di poter ingannare Dio?
Discepolo: Mayayapahrtajnana. Vigatajnana.
Srila Prabhupada: Vigatajnana, sì. La loro conoscenza è rapita dall'illusione.
Discepolo: Come bambini che giocano, credono di essere diventati il re o qualche altro personaggio, e sono completamente assorti in quell'illusione.
Srila Prabhupada: Perché solo bambini che giocano? In questa era perfino il padre e la madre stanno recitando.
IL CANTO E L'ASCOLTO DEL NOME DI KRSNA
La pratica per i nostri tempi
Di Guru Carana dasa
Come è ripetutamente sottolineato nella letteratura vedica in questa età di Kali (di discordia e ipocrisia), il metodo più efficace e più facile per realizzarsi spiritualmente e raggiungere la Dimora suprema è il canto dei Santi Nomi:
harer nama harer nama
harer namaiva kevalam
kalau nasty eva nasty eva
nasty eva gatir anyatha
"In questa età di Kali non c'è altro modo, non c'è altro modo per progredire spiritualmente che il Santo Nome, il Santo Nome, il Santo Nome del Signore." (BradNaradiya Purana 3.8.126)
kaler dosanidhe rajann
asti hy eko mahan gunam
kirtanad eva krsnasya
muktasangah param vrajet
"Sebbene il kaliyuga sia un oceano di difetti, c'è comunque una buona qualità in quest'era: semplicemente cantando il mahamantra Hare Krsna, ci si può liberare dai legami materiali ed essere elevati alla dimora trascendentale." (S.B. 12.3.51).
Indubbiamente il canto dei Santi Nomi, il mahamantra:
Hare Krsna Hare Krsna
Krsna Krsna Hare Hare
Hare Rama Hare Rama
Rama Rama Hare Hare
Ha questa potenza eccezionale di conferire qualsiasi benedizione a colui che lo canta.
Poiché Krsna e il Suo Santo Nome non sono differenti. Il Suo Santo Nome possiede la stessa potenza di Krsna, come è confermato da Sri Caitanya Mahaprabhu:
namnam akari bahudha
nijasarvasaktis
Ma per sperimentare questa potenza è necessario cantare il Santo Nome senza commettere offese.
Esistono dieci tipi di offese che devono essere evitate:
1) Criticare o invidiare i devoti.
2) Separare la Persona Suprema dal Suo Santo Nome, dalla Sua forma, dalle Sue qualità e dalle Sue attività considerandoli materiali, o credere nell'esistenza di numerosi dei.
3) Considerare il maestro spirituale come un uomo comune, volersi mettere al suo posto o trascurare le sue istruzioni.
4) Criticare o minimizzare le Scritture.
5) Giudicare esagerate le glorie del mahamantra o prenderle per un'invenzione. Interpretare i Santi nomi del Signore.
6) Compiere coscientemente atti colpevoli contando sul canto del mahamantra per annullarne le conseguenze.
7) Ritenere che i riti, le austerità, la rinuncia, i sacrifici portino gli stessi frutti del canto del mahamantra.
8) Parlare delle glorie del maha-mantra agli infedeli e agli ignoranti che rifiutano di cantarlo.
9) Essere disattenti durante il canto del mahamantra.
10) Rimanere attaccati alla vita materiale o disinteressarsi del canto del mahamantra anche dopo aver ascoltato le sue glorie e compreso gli insegnamenti del maestro spirituale.
Nelle scritture vengono descritti in modo specifico i sintomi e gli effetti del canto senza offese, ne elenchiamo solo alcuni dei più prominenti: "I sintomi della felicità e delle lacrime agli occhi devono apparire nelle persone che praticano il canto senza offese." (S.B. 3.15.25)
Nel terzo capitolo dell'Harinam cintamani è detto che con il canto senza offese "le miserie inflitte da demoni, fantasmi, folletti, spiriti maligni e influenze planetarie negative sono allontanate con facilità".
Nella Caitanyacaritamrta (Adilila 17.27) è detto che _quando ci si impegna veramente nel canto del mahamantra Hare Krsna, la qualità della tolleranza (che è molto difficile da raggiungere) si sviluppa automaticamente perché un devoto sviluppa tutte le buone qualità semplicemente cantando regolarmente il maha-mantra Hare Krsna".
Nello SrimadBhagavatam (1.18.19) è affermato che il canto senza offese del Santo Nome è trascendentale, e perciò, tale canto può subito purificare gli effetti di tutti i tipi di attività peccaminose precedenti.
Nello SrimadBhagavatam (6.2.49), Srila Prabhupada conclude dicendo: _Se un devoto canta il Santo Nome anche una sola volta senza commettere offese, ciò sarà sufficiente a proteggerlo eternamente. Dovrà solo aspettare che i frutti del suo canto maturino nel corso del tempo."
Tale è la potenza del Santo Nome. Quindi è principale attività del devoto sincero, quella di migliorare la qualità del suo canto (o la recitazione) del Santo Nome.
Alcuni consigli pratici forse potranno aiutarci in questo sforzo verso il miglioramento. L'attitudine adatta per cantare il Santo Nome ci è stata dimostrata da Sri Caitanya Mahaprabhu:
trnad api sunicena
taror api sahisnuna
amanina manadena
kirtaniyah sada harih
Si dovrebbero cantare i Santi Nomi del Signore in un umile stato di mente considerandoci più bassi di un filo di paglia nella strada. Bisognerebbe essere più tolleranti di un albero, privi di ogni senso di falso prestigio e pronti a offrire i nostri rispetti agli altri. In tale stato di mente si potrà cantare il Santo Nome del Signore costantemente.
In questa attitudine umile sarà molto facile evitare le offese durante la pratica del canto. Nella Caitanyacaritamrta si trovano molte informazioni utili:
"Un puro devoto sa che quando canto il nome trascendentale di Krsna, Sri Krsna è presente nella forma di vibrazione trascendentale. Perciò egli canta colmo di rispetto e venerazione." (Adilila 2.11).
"E' molto benefico cantare questi nomi prima di cantare il mahamantra Hare Krsna:
srikrsnacaitanya
prabhunityananda
sriadvaita gadadhara
srivasadigaurabhaktavrnda
Attraverso tale canto si è benedetti con la capacità di cantare il maha-mantra senza offese." (Adilila 11.24) "Il canto comprende le attività del labbro superiore e del labbro inferiore come anche della lingua."
Tutti e tre devono essere impegnati nel canto del mahamantra.
Le parole _Hare Krsna dovrebbero essere pronunciate molto distintamente ed ascoltate. Qualche volta si produce meccanicamente un suono sibilante invece di cantare con la pronuncia appropriata avvalendosi delle labbra e della lingua. Il canto è molto semplice, ma deve essere praticato con serietà." (Adilila 7.32)
"Bisognerebbe alzarsi alle prime ore del mattino (conosciute come Brahmamuhurta) e cantare immediatamente il mahamantra." (Madhya-lila 24.331).
Inoltre, nello SrimadBhagavatam (6.5.27) è detto:
"Bisognerebbe sottoporsi ad alcune austerità abbandonando quattro attività indesiderabili, cioè il sesso illecito, il consumo di carne, l'intossicazione e il gioco d'azzardo... allora il canto del mahamantra Hare Krsna sarà immancabilmente efficace."
L'Harinam cintamani c'informa che ci sono tratti essenziali che devono essere coltivati per potere ottenere il successo nel canto: "l'associazione santa (ricercare la compagnia di coloro che cantano con serietà), l'isolamento dai disturbi della vita mondana e un entusiasmo determinato e fiducioso."
Possiamo praticamente vedere che generalmente per raggiungere una certa concentrazione nella pratica del canto, è necessario cantare per un buon periodo di tempo senza interruzioni o distruzioni di alcun genere.
Infatti Srila Prabhupada una volta disse che il segreto per avere successo è quello di cantare il numero prescritto di Santi Nomi dall'inizio alla fine senza interrompere (nel Movimento per la Coscienza di Krsna il numero prescritto per i devoti iniziati è di sedici giri di japamala al giorno, ciò richiede circa due ore).
Così, basandoci sulle affermazione delle Scritture ed anche sull'esperienza pratica, possiamo affermare con certezza che chiunque cerchi con sincerità di seguire seriamente questi meravigliosi insegnamenti e consigli, donatici dalle anime realizzate, puri devoti del Signore, certamente molto presto giungerà a realizzare che il Santo Nome di Krsna non è diverso da Krsna.
Questa realizzazione conferirà la più grande felicità sperimentabile dall'anima. Una felicità sempre crescente. Concludiamo con le stesse parole di Srila Prabhupada tratte dal suo libro Gli insegnamenti di Sri Caitanya: "Se il discepolo segue le orme del suo maestro spirituale e canta il Santo Nome con lo stesso rispetto, arriva ad adorare il nome trascendentale. Quando diventa oggetto di adorazione da parte del devoto, il Nome stesso diffonde le Sue glorie nel cuore del devoto. Il canto del Santo Nome è così potente che gradualmente stabilisce la propria supremazia su tutto ciò che esiste al mondo."
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La rivista 'Ritorno a Krishna' è disponibile in Internet all'interno del sito:
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Anno, 1989
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
Anno, 1990
Gennaio
Febbraio
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Maggio
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Anno, 1992
Gennaio-Febbraio
Marzo-Aprile
Maggio-Giugno
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Novembre-Dicembre
Anno, 1993
Gennaio-Febbraio
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Anno, 1996
Gennaio-Febbraio
Marzo-Aprile
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Novembre-Dicembre
MAHA-BHARATA
Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita
Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami,
e reso in lingua italiana dallo staff del Centro Studi Bhaktivedanta
coordinato da Matsya Avatara Dasa
Prosegue la pubblicazione dell'Adiparva del
MahaBharata. In questo numero vengono
riportati i capitoli dal XXXVIII al XXXXI
Capitolo 38
Srngi disse:
_Padre, indipendentemente dal fatto che io abbia agito in maniera sconsiderata o malvagia, che ti abbia soddisfatto o dispiaciuto, ciò che ho detto oramai non può più essere cambiato. Padre! Devo spiegarti cosa succederà perché sono incapace di mentire, neppure per gioco, a maggior ragione quando lancio una maledizione."
Il saggio Samika rispose:
"Conosco il tuo tremendo potere, figlio mio, e so che ciò che hai detto dovrà avverarsi. Non hai mai articolato parole senza efficacia e la tua tragica maledizione contro il re non può non agire. Rientra nel dovere del padre correggere anche un figlio adulto, affinché acquisisca un buon carattere e una fama duratura. Che dire di un semplice bambino come te che, anche se cresciuto praticando l'ascesi, ora agisce come se fosse il signore del mondo? La collera è sempre inopportuna nel cuore delle persone nobili e potenti. Ti sei distinto per le pratiche svolte nell'ambito delle norme religiose, ma considerato che sei mio figlio, ed anche in quanto semplice ragazzo, tenuto presente che hai agito in maniera sconsiderata e impulsiva, reputo mio dovere correggerti. Devi diventare pacifico. Dovrai nutrirti con quanto di commestibile troverai nella foresta fino a tralasciare l'ira, così non verrai mai più meno ai tuoi principi religiosi.
La collera corrompe il progresso spirituale faticosamente realizzato dagli spiritualisti che si sforzano di raggiungere la perfezione e coloro che non progrediranno spiritualmente non potranno mai raggiungere il vero scopo dell'esistenza. Gli spiritualisti sinceri sono capaci di perdonare e la loro stessa equanimità li premierà con l'ambita perfezione. Questo mondo può essere goduto da coloro che perdonano e quello spirituale è esclusivamente per coloro che perdonano. Perciò durante la tua vita pratica sempre il perdono e mantieni i sensi sotto perfetto controllo. Grazie al perdono un giorno raggiungerai i mondi spirituali che sono oltre i pianeti di Brahma e anche oltre l'assoluto impersonale. Nonostante questa tragedia, figlio mio, devo rimanere calmo. Farò subito tutto quello che posso mandando al re questo messaggio. "Sire, il mio giovane e immaturo ragazzo, sentendo della tua offesa nei miei confronti, non è riuscito a tollerarla e così ti ha maledetto."
Sri Suta Gosvami proseguì:
Quel saggio asceta dai nobili voti affidò il messaggio a un discepolo e, con il cuore straziato per la compassione, lo mandò dal re Pariksit. Istruì con cura il discepolo, un giovane serio dal buon carattere, di nome Gauramukha, a chiedere notizie al re, di lui come persona e in generale sugli affari di stato. Gauramukha raggiunse in fretta quel monarca che aveva fatto gran bene alla dinastia Kuru in molti modi. Il suo arrivo fu debitamente annunciato dalle guardie alle porte, e lui poté entrare nel palazzo reale. Per merito delle sue credenziali, il brahmana Gauramukha fu onorato dal re in modo adeguato, e, dopo essersi ristorato dalle fatiche del viaggio, espose accuratamente al monarca, in presenza dei ministri, l'intero spaventoso messaggio del brahmana Samika, senza tralasciare nulla.
"Caro re egli disse c'è un saggio che vive nel tuo regno virtuoso e padrone di sé, di nome Samika, il quale è sereno e molto ascetico. Tigre fra gli uomini, gloria dei Bharata, con la punta del tuo arco hai messo un serpente morto sulle sue spalle. Lui ha tollerato il tuo atto, ma suo figlio non è riuscito a sopportarlo. Sire, non avendo la capacità di giudizio del padre, quel ragazzo ti ha maledetto! Nella settima notte a partire da adesso, è certo che il serpente Taksaka provocherà la tua morte. Nessuno può mitigare la maledizione, perciò il saggio, colmo di compassione, ti incita accoratamente a prenderti cura della tua anima. Il saggio non ha potuto rimediare alla rabbia del figlio incollerito e poiché desidera sinceramente il tuo bene mi ha mandato da te."
Ascoltato questo tremendo messaggio, l'amato re della dinastia Kuru si rattristò. Per coscienza spirituale notevolmente evoluto, si rammaricò non tanto di dover morire, quanto dell'offesa fatta al saggio. Sentendo che il santo brahmana era assorto in meditazione, impegnato nel voto religioso del silenzio, il lamento del re crebbe a dismisura. Quando capì la sincerità della compassione del saggio Samika per lui, il suo dolore e il suo rimorso crebbero ancor più ed il suo cuore fu invaso dal pentimento per il peccato commesso verso il santo asceta. Nobile come un deva, re Pariksit si lamentava solo del torto fatto al saggio e niente di più. Congedò l'ambasciatore con questo messaggio: "Possa il saggio Samika concedermi ancora la sua benevolenza." Partito Gauramukha, il re si consultò con i suoi ministri, con la mente turbata per il suo infelice gesto. Il re sapeva cogliere i buoni consigli e, d'accordo con i ministri, giunse ad una decisione: provvide a far costruire un forte, sorretto da un'unica colonna; curò anche la propria sicurezza procurandosi una medicina appropriata e, avvalendosi anche di coloro che sapevano come trattare le malattie dell'anima, si circondò di brahmana esperti nel canto dei mantra vedici. Così preparato espletò ogni dovere di un re santo, insieme a tutti i suoi ministri. Il re era dunque ben protetto sotto ogni aspetto, grazie alla sua conoscenza dei principi religiosi. Il settimo giorno, o migliore dei nati due volte, venne anche il saggio Kasyapa per proteggere la vita del re con la sua esperienza medica. Udito che proprio quel giorno il più potente dei serpenti, Taksaka, avrebbe mandato il più grande dei re nella dimora del signore della morte, egli pensò: "Quando il re verrà morso dal poderoso serpente, contrattaccherò i febbrigeni effetti del veleno e così meriterò vantaggi materiali e spirituali."
Non appena Taksaka, capo dei serpenti, si mosse verso il re, vide Kasyapa che avanzava nella sua stessa direzione con grande determinazione. Assunte le sembianze di un anziano sacerdote, Taksaka, capo dei serpenti, si rivolse all'illuminato brahmana:
"Dove sei diretto così spedito, cos'hai da fare di così urgente?"
Kasyapa rispose:
"Oggi Taksaka, il più grande dei serpenti, ucciderà con il suo veleno l'eroico re della dinastia Kuru. Caro e gentile brahmana, nell'istante in cui quel capo della razza dei serpenti morderà il potente re dei Kuru con il suo bruciante veleno, immediatamente ne contrasterò l'effetto. E' per questo che vado così di fretta."
Taksaka replicò: "Io sono Taksaka, o brahmana, e ucciderò il sovrano della terra! Torna indietro! Non hai alcun potere per curare l'uomo che verrà morso da me." Kasyapa controbatté: "Io invece guarirò il re! Non appena lo morderai renderò inefficace il tuo veleno; e fondo ciò sul potere della mia vasta cultura."
Capitolo 39
Taksaka disse:
"Se hai la possibilità di curare qualcuno morso da me, Kasyapa, allora cerca di resuscitare l'albero che sto per mordere. In tua presenza, o migliore dei brahmana, brucerò con il mio veleno questo baniano. Fa ciò che puoi per salvarlo. Mostrami il potere dei tuoi mantra!"
Kasyapa replicò:
"Metti pure in atto la tua minaccia, re dei serpenti, mordi l'albero. Dopo che tu l'avrai morso io lo riporterò in vita."
Srila Suta Gosvami disse:
Sebbene fosse il grande Kasyapa a sfidarlo, il potente serpente si avvicinò all'enorme baniano e lo morse. Appena fu morso da Taksaka e imbevuto del suo veleno, l'intero albero avvampò all'istante. Bruciato l'albero, il serpente apostrofò ancora Kasyapa: "O migliore dei sacerdoti, adesso prova a riportare questo albero in vita!"
Kasyapa riunì la cenere dell'albero così ridotto dal potente veleno del serpente, poi disse: _Capo dei serpenti, osserva la potenza del mio saper agire su questo nobile albero. Davanti ai tuoi occhi, serpente, restituirò la vita a questo albero, nel modo più totale."
L'eccelso e colto Kasyapa, il migliore dei nati due volte, riportò in vita l'albero che era stato ridotto in cenere. Prima creò un arbusto, poi lo dotò di due foglie, poi aggiunse rami e ramoscelli e infine fece manifestare completamente l'albero, esattamente com'era stato prima. Vedendo il grande Kasyapa resuscitare l'albero, Taksaka disse: "O brahmana, quel che hai fatto è veramente strabiliante. Gran sapiente, sembra che tu possa annullare l'effetto del mio veleno e quello di altri serpenti potenti. Asceta, perché vai dal re? Cosa pensi di guadagnarci? Cosa speri di ottenere da quel potente monarca? Posso ricompensarti io, anche se ciò che chiedi è molto difficile e raro da ottenere. Quel re è stato colpito dalla maledizione di un brahmana e la sua vita sta per finire. Se cercherai di salvarlo, saggio erudito, il tuo successo sarà certo e la tua brillante reputazione, ora diffusa nei tre mondi, potrebbe svanire come un sole che ha perso i suoi caldi raggi."
Kasyapa spiegò:
"Serpente, io vado là per denaro, ma se provvederai tu a ciò, allora tornerò a casa, come desideri."
Taksaka disse: "D'accordo! Ti darò tante ricchezze quante te ne aspettavi dal re ed anche di più. Desisti e torna indietro, o nobile brahmana." Srila Suta Gosvami aggiunse: 'Quando il saggio e potente Kasyapa udì le parole di Taksaka, si mise a riflettere intensamente sul destino del re. Col suo potere divinatorio il potente saggio comprese che la vita del re, nato nella dinastia di Pandu, stava volgendo al termine. Il nobile profeta Kasyapa si fece dare quindi dal serpente Taksaka tutti quei beni che desiderava e partì. Dopo che il grande Kasyapa fu tornato sui suoi passi grazie a questo accordo, Taksaka proseguì velocemente sulla strada per Hastinapura.
Per via apprese che il monarca si era circondato di persone esperte nel contrattaccare il veleno attraverso mantra e medicine, perché anche se il re considerava con distacco la propria sorte, il suo popolo era determinato a salvarlo. Taksaka pensò: 'Devo ingannare il re con qualche magia. Quale potrà essere la migliore?"
Decise allora di inviargli alcuni serpenti travestiti da asceti, con offerte di frutta, di foglie e d'acqua.
Taksaka così li istruì: 'Tutti voi dovrete seguire con cura queste mie direttive: presentatevi al re e fate che accetti questi doni di frutta, foglie ed acqua."
Suta Gosvami proseguì:
I serpenti istruiti da Taksaka, agirono secondo le istruzioni porgendo al re omaggi di erba darbha, acqua e frutta. Il nobile monarca accettò ogni cosa seguendo tutti i rituali prescritti per i saggi. Quindi li lasciò proseguire per la loro strada. Quando i serpenti, sotto la sembianza di asceti, si furono congedati, il sovrano si rivolse così ai ministri e agli amici più cari: _Dovete onorare con me questa dolce frutta portata dagli asceti." Dopodiché il re desiderò assaggiarla con i suoi ministri. Sollevò un frutto su cui si era posato un minuscolo insetto color rame, con gli occhi neri, o Saunaka. Prendendolo tra le mani, il migliore dei re disse ai ministri: _Il sole sta tramontando, perciò oggi non corro più alcun pericolo di avvelenamento. Ma poiché il giovane saggio mi ha condannato a morire oggi, lasciamo che le sue parole si avverino! Possa questo insetto trasformarsi in Taksaka e mordermi affinché il saggio non abbia pronunciato una menzogna."
I ministri, mossi dal volere di Dio, furono d'accordo con il re. Allora il monarca, dopo essersi così espresso, pose rapidamente l'insetto sul proprio collo, ridendo. Il re santo perse la coscienza della realtà esterna e, visto che era pronto ad accedere alla vita successiva, desiderò abbandonare il corpo mortale. Siccome Pariksit continuava a ridere, Taksaka uscì dal frutto che era stato dato al re e, riacquistata la sua forma, si avvinghiò al grande monarca."
Il sovrano, con umiltà, si era avvicinato al suo maestro chinando la testa ai piedi del saggio. Il re, che aveva vissuto la sua intera vita sempre sotto la protezione del Signore, Sri Visnu, adesso, in prossimità della fine, così supplicò a mani giunte: _Ora sento di aver raggiunto lo scopo della mia vita. In effetti sono stato veramente benedetto, poiché tu, con molta misericordia, mi hai impartito la conoscenza del
Signore Supremo, Colui che è senza inizio né fine. Tuttavia non sono sorpreso che una grande anima innamorata di Dio abbia mostrato compassione per un povero sciocco re che soffre le terribili pene dell'esistenza materiale.
Mio signore, ora non ho paura di Taksaka o di chiunque altro, né della morte stessa, poiché la mia mente è assorta in Dio, di cui tu mi hai rivelato le glorie, e Lui mi ha alleggerito il cuore, portando via la paura. Santità, ora che il mio tempo è prossimo alla fine, dammi il permesso di non dover più parlare e di concentrare la mente, libera da ogni desiderio, nel Signore soltanto. Così vorrei lasciare questo mondo."
Suta Gosvami aggiunse:
"Il glorioso figlio di Srila Vyasadeva accordò il suo permesso alla richiesta di re Pariksit. Dopo che il re e tutti i saggi gli ebbero reso omaggio, Sukadeva partì. Allora Pariksit, il re santo, si sedette su di una stuoia di erba Darbha sulla riva del Gange, con le spazzole degli steli rivolte verso est, mentre lui stava rivolto verso nord. Liberato dall'attaccamento e dal dubbio, rimase saldo come un albero, con la mente concentrata sull'Anima Suprema, la sua aria vitale cessò ogni movimento. Seduto come un grande yogi, la sua coscienza non apparteneva più a questo mondo.
Capitolo 40
Suta Gosvami proseguì:
I volti dei ministri sbiancarono vedendo il loro re stretto nelle spire del serpente e piansero con profondo dolore. Sentendo i rumori causati dall'agonia del re si confusero. Sopraffatti dal dolore, videro il signore dei serpenti, lo straordinario Taksaka, che aveva eseguito il suo mandato, serpeggiare nel cielo luminoso come un fiore di loto, come se volasse radendo il paradiso. La casa s'incendiò per il fuoco causato dal veleno del serpente e, non appena gli uomini del re furono fuggiti per la paura, si sgretolò e crollò come colpita dal fulmine. Dopo che quella grande personalità che era re Pariksit ebbe lasciato questo mondo, il sacerdote reale, qualificato brahmana spiritualmente realizzato, si unì ai ministri per compiere le cerimonie funebri necessarie ad apportare benefici al re nella sua vita successiva. I sudditi della capitale allora si riunirono e tutti furono d'accordo che il figlio del re succedesse sul trono del padre. Perciò Janamejaya, giovane eroe della dinastia Kuru, conosciuto come l'invincibile, fu chiamato a guidare il grande impero.
Nonostante fosse un ragazzo, Janamejaya era nobile per natura e poiché agiva in sintonia con i ministri reali e con i sacerdoti, si dimostrò un'eccellente guida per il suo popolo. Questo primogenito figlio di re Pariksit amministrò il regno esattamente come aveva fatto a suo tempo il suo grande ed eroico bisnonno Pandu. I ministri, dopo che il re ebbe dissolto come un incendio tutti coloro che minacciavano l'impero, dedussero che era ormai maturo per unirsi in matrimonio con una sposa di rango reale, perciò avvicinarono il re di Kasi, Suvarnavarma, per chiedere la mano di sua figlia, Vapustama, per darla in moglie al capo dei Kuru. Dopo aver accuratamente valutato il carattere e le qualità di Janamejaya, re Kasi acconsentì a concedere la figlia Vapustama all'eroico re dei Kuru. Janamejaya l'accettò con gioia e da quel momento non pensò a nessun'altra donna.
Questo re potente, il migliore dei governanti, scherzava gioiosamente con la moglie fra laghi e boschi fioriti, proprio come fece Pururava in tempi remoti, godendosi la vita dopo aver sposato la celeste Srvasi. Ed anche Vapustama, ottenuto uno sposo meraviglioso quale era suo marito, lo amò profondamente e, nei momenti trascorsi insieme, lo deliziò oltre misura poiché lei era la bellezza e la gioia del palazzo reale.
Capitolo 41
Suta Gosvami proseguì:
A quel tempo il grande saggio e asceta Jaratkaru andava per il mondo e quando giungeva il tramonto, ovunque si trovasse, quel posto diventava la sua casa per la notte. Con forza straordinaria compì quei doveri religiosi che sono i più difficili per le persone normali, digiunando e nutrendosi solo di aria. Viaggiando in questo modo, bagnandosi nei fiumi e nei laghi sacri, il saggio aveva molto indebolito il suo corpo. Un giorno gli capitò di vedere i suoi antenati appesi a testa in giù. Erano sospesi sopra un baratro profondo, sorretti da un insieme di corde oramai ridotte ad una sola fibra da un topo che viveva in quella caverna e che ogni giorno rosicchiava ulteriormente ciò che restava delle corde. Quelle povere anime erano deboli per mancanza di cibo e speravano di essere tolte da quella miserevole condizione.
Jaratkaru, che appariva altrettanto sfinito, si avvicinò e chiese loro: "Chi siete, brava gente, appesi così ad una semplice corda di erba, le cui fibre sono state via via rose dal topo che qui vive? Nel groviglio delle fibre c'è rimasto un solo lembo che tiene e il topo lo sta rodendo con i suoi denti affilati. Ormai c'è rimasto ben poco. Tra poco di sicuro cadrete a testa in giù dentro l'abisso.
Mi sento molto infelice nel vedervi in questa posizione, appesi a testa in giù, vittime di una terribile sfortuna! Ditemi subito cosa posso fare per aiutarvi. Se posso liberarvi da questa disgraziata situazione donandovi un quarto delle mie ascesi, o anche un terzo o la metà, io lo farò. Persino se fosse necessario darvi tutte le mie ascesi per liberarvi da questo supplizio, sono pronto a dire di sì. Lo farei con piacere!"
Gli antenati di Jaratkaru risposero:
"Migliore dei brahmana, tu desideri liberarci da questa disgrazia perché ti perfezioni nella tua vita da celibe. Ma il nostro problema non può essere risolto con le tue ascesi, caro amico, perché anche noi godiamo i frutti delle nostre passate ascesi.
Non è questo il problema, né la soluzione. O migliore dei santi maestri, noi stiamo per cadere in un laido inferno perché la nostra stirpe non ha avuto discendenza.
Caro benefattore. siamo appesi sopra questa fossa e non sappiamo più cosa fare. Certo tu sei famoso nel mondo per la tua forza e per la tua gentilezza, ma nonostante ciò noi non sappiamo chi tu sia. Devi essere una persona veramente molto fortunata e di successo, ci hai avvicinato mosso da compassione, preoccupandoti della nostra penosa condizione. Ascolta, buon uomo, chi siamo veramente. Grande asceta, noi siamo i saggi conosciuti come Yayavara, rigorosi nei nostri voti, ma decaduti dai pianeti delle persone pie perché la nostra discendenza familiare è stata interrotta. Tutte le nostre devozioni ed ascesi sono state vane perché non c'è modo né possibilità di continuare la nostra discendenza. Adesso abbiamo un solo legame, anche se di fatto inesistente. La nostra fortuna è talmente diminuita che il nostro unico parente sopravvissuto è uno sventurato conosciuto come Jaratkaru. E' maestro in tutta la letteratura vedica, ma così desideroso di portare avanti le sue ascesi che noi siamo finiti in questa situazione disgraziata: lui non ha moglie né figli e nessun parente in vita. Solo per causa sua siamo qui appesi su questa fossa, quasi fuori di senno, e nessuno si prende cura di noi.
Adesso che ci hai visto, ti preghiamo, per favore, aiutaci, e di' a Jaratkaru da parte nostra: I tuoi poveri antenati sono appesi a testa in giù sopra un abisso. O uomo dal desiderio potente, ti prego, prendi moglie e genera dei figli. Sei ricco di ascesi, ma sei l'ultimo discendente della nostra famiglia, l'unico!
O brahmana, l'ammasso di erba dal quale ci vedi pendere, è la stirpe della nostra famiglia, che è stata numerosa e robusta, e le fibre della pianta che vedi adesso sono i discendenti che continuarono la stirpe e che, caro amico, sono stati divorati dal tempo. La fibra mezza rosa che ora vedi, o brahmana, è il solo mezzo che ci tiene qua sospesi perché è la nostra sola discendenza, tuttavia, per nostra sfortuna, lui praticherà solo ascesi.
Il topo che tu vedi, brahmana, è l'immane forza del tempo che lentamente trascinerà via quello sciocco di Jaratkaru, lui che è così assorto nelle sue severe ascesi. Quel ragazzo è così insensato e bramoso di raccogliere i frutti delle sue ascesi che le sfoggia con grande orgoglio, incurante di come ci stia danneggiando. O sant'uomo, le sue penitenze certamente non ci salveranno, perché siamo stati tagliati alle radici e gettati nella più completa rovina. Il tempo ha saccheggiato i nostri acuti intelletti. Guardaci! Siamo condannati ad andare all'inferno come ordinari miscredenti! Allo stesso modo, quando saremo caduti insieme ai nonni e agli altri antenati, anche lui, consumato dal tempo, andrà diritto all'inferno. Secondo l'opinione dei grandi saggi, amico, nessuna ascesi, nessun sacrificio, o qualsiasi altra gloriosa attività purificatrice eguaglia l'atto pio e santo di salvaguardare la continuazione di una famiglia cosciente di Dio. Caro amico, devi dire all'asceta Jaratkaru ciò che hai visto qui oggi. Brahmana, digli tutto; parlagli in modo che accetti una moglie legittima con cui generare dei figli. Oh, per amor di Dio, ti preghiamo, aiutaci!"
(Continua sul prossimo numero)
Calendario Vaisnava
MESE DI DAMODARA
16 Ottobre 14 Novembre
NOVEMBRE
1 Novembre, sabato: Govardhana Puja.
4 Novembre, martedì: Scomparsa di Srila Prabhupada. Si osserva il digiuno fino a mezzogiorno.
10 Novembre, lunedì: Devotthani Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali. Si commemora la scomparsa di Srila Gaura Kisora dasa Bhabaji. Si osserva il digiuno fino a mezzogiorno.
11 Novembre, martedì: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 07:05 alle 10:21. Si commemora l'apparizione di Srila Jiva Gosvami.
14 Novembre, venerdì: Tulsi-Saligram Vivaha. Matrimonio di Tulasi Devi e Salagram Sila.
OGGI TERMINA IL CATURMASYA.
MESE DI KESAVA
15 Novembre 13 Dicembre
25 Novembre, martedì: Utpanna Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
26 Novembre, mercoledì: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 07,23 alle 10,29. Si commemora la vittoria di Sri Krsna su Kaliya.
DICEMBRE
10 Dicembre, mercoledì:
Moksada Ekadasi. Digiuno di legumi e cereali.
11 Dicembre giovedì: Dvadasi. Il digiuno si interrompe
dalle 7:39 alle 9:31.
MESE DI NARAYANA
14 Dicembre - 12 Gennaio
17 Dicembre, mercoledì: Scomparsa di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati. Digiuno fino a mezzogiorno.
25 Dicembre, giovedì: Saphala Ekadasi. Digiuno di legumi e di cereali.
26 Dicembre, venerdì: Dvadasi. Si interrompe il digiuno dalle 07,48 alle 10,46.
30 Dicembre, martedì: apparizione di Srila Locana Dasa Thakura, grande devoto di Sri Krsna, conosciuto per le sue canzoni devozionali in lingua bengalese. Scomparsa di Srila Jiva Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana.
GOVARDHANA PUJA
11 Novembre
Un giorno Krsna e Balarama videro che i pastori di Vrndavana, guidati da Nanda Maharaja, stavano preparandosi a compiere un sacrificio dedicato a Indra, il Deva delle piogge, che avrebbe assicurato loro abbondanti piogge per le loro terre. Ma Krsna li fermò spiegando che non c'era alcun bisogno di soddisfare Indra poiché compiendo bene il proprio dovere si può essere sicuri del
buon risultato delle proprie azioni oltre al fatto che ogni beneficio effimero proveniente dai deva è in realtà sanzionato dal Signore Supremo. Sri Krsna propose piuttosto di celebrare un sacrificio in onore dei brahmana e della collina Govardhana adoperando gli accessori che erano stati preparati per
l'Indrayajna. Iniziò così la celebrazione del
sacrificio alla collina Govardhana. Vennero cucinate innumerevoli varietà di cibo da offrire alla collina Govardhana e Sri Krsna, dopo aver assunto una forma gigantesca e aver rivelato di essere Lui stesso la collina Govardhana, cominciò a mangiare tutte le offerte. Agendo in tal modo Sri Krsna voleva mostrare ai Suoi devoti che la collina Govardhana non è differente da Lui.
Quando Indra si accorse che per ordine di Krsna il sacrificio a lui destinato era stato interrotto, andò su tutte le furie e decise di scatenare su Vrndavana una pioggia torrenziale. Ma Krsna, Dio, la Persona Suprema, per proteggere gli abitanti di Vrndavana, senza il minimo sforzo sollevò la collina Govardhana che si aprì su di loro come un grande ombrello che li protesse dalla pioggia per un'intera settimana. Indra, sbalordito, riconoscendo la potenza del Signore si affretto a richiamare le sue nuvole e a restituire la pace a Vrndavana.
La Festa Della Domenica
Tutte le Domeniche dell'anno,
dalle prime ore del pomeriggio,
siete invitati ad una splendida Festa
completamente gratuita!
La Festa sarà animata da conferenze,
danze, canti trascendentali.
Sarà per Voi l'occasione di conoscere
l'antica Cultura dei Veda, lo yoga e
molto altro ancora.
Infine potrete gradire le specialità
che Vi saranno offerte durante
lo squisito banchetto vegetariano.
Per i particolari rivolgetevi al Centro Hare Krsna più vicino!
Venite anche voi!
Templi principali
BERGAMO Villaggio Hare Krishna, (da Medolago strada per Terno d'Isola) 24040 Chignolo d'Isola (BG) — Tel. 035/4940706
BOLOGNA via Ramo Barchetta, 2 Castagnolo Minore, 40010 Bentivoglio (BO) Tel. 051/863924
FIRENZE Villa Vrindavana, Via degli Scopeti 108 50026 San Casciano Val di Pesa Tel. 055/820054
ROMA Sri Gaura Mandala, Pian del Pavone, via Mazzanese, Km. 0,700 01036 Nepi (VI) — Tel. 0761/527038 527251
VICENZA PrabhupadaDesh, Via Roma, 9 Albettone (VI) Tel. 0444/790573
Svizzera italiana
MENDRISIO Centro Vedico Rama Keli, Grotto del Bosco 6862 Rancate Tel. 0041/91/6466616
Centri Culturali
ASTI Frazione Valle Reale, 20 14018 Roatto (AT) Tel. 0141/938406
BRESCIA Hare Krishna Club, via Gabriele Rosa, 17 25121 Brescia Tel. 030/2400995
LECCE Centro Hare Krishna, via Pistoia, 10 73100 Lecce Tel. 0832/315104
MILANO Centro Culturale Govinda, via Valpetrosa, 3/5 20123 Milano Tel. 02/862417
ROMA Hare Krishna Forum, piazza Campo de' Fiori, 27 00186 Roma Tel. 06/6832660
TERNI via Cesare Battisti, 155 05100 Terni Tel. 0744/305129
Fine del numero di novembre-dicembre 1997.