Ritorno a Krishna
La rivista del movimento Hare Krishna
volume 7 n. 1
gennaio-febbraio 1995
Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, a sessantanove anni, per soddisfare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna in Occidente.
In dodici anni ha pubblicato più di settanta volumi di traduzioni e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha aperto in tutto il mondo asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana in India, il luogo più caro a Sri Krsna.
I suoi discepoli continuano il movimento cui egli ha dato vita.
La Rivista del Movimento Hare Krishna
RITORNO
A KRISHNA
FONDATA NEL 1944
FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio Ali Krsna devi dasi
REDAZIONE:
Parabhakti dasi
AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa
ABBONAMENTI E INFORMAZIONI:
Dananistha devi dasi
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PRONUNCIA. La traslitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; a si pronuncia a lunga e aperta; i si pronuncia i lunga; u si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".
NOMI SPIRITUALI. I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krshna ricevono uno dei nomi di Krsna o di un Suo grande devoto seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.
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RITORNO A KRISHNA Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89
Vol. 7 N. 1 - gennaio-febbraio 1995
FOTOLITO: FCM. Marcallo Con Casone
STAMPA: Grafiche Cometa - Magenta
La foto a pagina 5 è di Kaliya-Krsna dasa
SEGUIRE LE ANIME LIBERATE
Una lezione di Srila Prabhupada
CONOSCERE KRSNA
La vera essenza della vita spirituale
ABBANDONARSI A KRSNA
L'unica alternativa per essere felici
SRI SRI RADHA RAMANA
USARE L'ENERGIA MATERIALE
Al servizio di Krsna
VRNDAVANA
La dimora di Sri Krsna
TEORIA E PRATICA DELLA NON VIOLENZA
Nella società postmoderna
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Assurde spiegazioni della Bhagavad-gita
MAHA BHARATA
La terza puntata del grande poema
CANTATE HARE KRSNA E SIATE FELICI
SEGUIRE
LE ANIME LIBERATE
Mentre i filosofi discutono sulla "verità",
Sri Krsna e i Suoi devoti
mostrano la via che conduce alla completa conoscenza e salvezza.
Una lezione di Sua Divina Grazia
A.C. BHAKTIVEDANTA SWAMI PRABHUPADA
Fondatore acarya della Società Internazionale per la Coscienza di Krsna
tenutasi a New York, il 7 marzo 1966
na tv evaham jatu nasam
na tvam neme janadhipah
na caiva na bhavisyamah
sarve vayam atah param
"Mai ci fu un tempo in cui non esistevamo, Io, tu e tutti questi re; e mai nessuno di noi cesserà di esistere" (Bhagavadgita 2. 12)
Krsna sta cercando di convincere Arjuna che nessuno muore. Dice chiaramente: "Io, tu, tutti questi re e soldati che si sono riuniti in questa grande battaglia esistevamo nel passato; ora, nel presente, siamo gli uni di fronte agli altri e ci rendiamo conto di esistere, e anche in futuro esisteremo nello stesso modo".
"Nello stesso modo" significa individualmente. Io sono un essere individuale. Tu sei un essere individuale. Egli è un essere individuale. L'individualità di ogni essere vivente è una realtà. E' per questo che si possono avere divergenze di opinione. Tu potrai non concordare con ciò che penso perché hai la tua individualità. Analogamente qualcun altro potrà non concordare con ciò che pensi tu.
Quindi ognuno ha la sua individualità. Eppure una classe di filosofi afferma che l'anima è un'entità omogenea e che dopo la distruzione del corpo l'anima si mescolerà con quell'entità. Per esempio: l'acqua prende la forma del vaso o del contenitore che la contiene. In un vaso tondo l'acqua sarà tonda, in un contenitore quadrato sarà quadrata, ma mescolando assieme le acque di milioni di vasi non ci sarà distinzione di forme.
La teoria di una classe di filosofi è che quando un'anima è liberata si mescola con l'Anima Suprema, proprio come una goccia d'acqua si mescola con il mare quando viene rimessa dentro. L'anima perde la sua identità. Questa è la loro teoria. Ma qui Krsna dice: "Io, tu e tutti gli altri che sono qui riuniti". La battaglia di Kuruksetra fu una grande guerra mondiale, circa sessanta milioni di persone vi presero parte, anche tutti i re del mondo. E Krsna dice: "Essi erano individui nel passato, sono individui ora e continueranno ad essere individui anche dopo la distruzione del corpo".
Quindi com'è possibile conciliare le due teorie? Una teoria dice che dopo la liberazione tutte le anime divengono una proprio come gocce d'acqua nell'oceano divengono un'entità indistinta. E Sri Krsna dice: "No, essi mantengono la propria individualità. Non si mescolano".
Nonostante la nostra incompetenza e la nostra ignoranza ci è possibile discriminare e poter quindi determinare qual è la teoria corretta. Per esempio ognuno di voi ha un po' di nozioni storiche. Supponiamo che leggiate in un libro di storia com'era il mondo duecento anni fa. Vi accorgerete che tutte le persone erano individui. E attualmente si può vedere che tutte le entità viventi sono individui. Allora perché non credere che anche in futuro rimarranno individui?
E' naturale concludere che continueranno ad essere individui. Anche se non avessimo sufficiente conoscenza di entrambe le teorie (fondersi o rimanere individui) con le nostre modeste capacità di ragionamento riusciamo a comprendere che dato che da informazioni storiche risulta che in passato c'erano esseri individuali, e nel presente vediamo che ci sono persone individuali - dovrebbero esistere esseri individuali anche nel futuro. Perché mai in futuro dovrebbero fondersi e diventare indistinti?
Un altro esempio: duecento anni fa in marzo il clima fu simile a quello del marzo del 1966. Naturalmente la mia conclusione è che in futuro, nel mese di marzo, il clima sarà più o meno analogo. Anche in astronomia si rileva che in una certa data del marzo '66 il sole sorge alla stessa ora in cui era sorto nella stessa data nel passato. L'intera astronomia si basa su questo principio. Gli astronomi preparano carte astronomiche per cento anni. Come? Con questo calcolo: in passato era così, al presente è così e in futuro, naturalmente sarà così.
Si può parlare della primavera imminente per esperienza. Si può prevedere. Ma in realtà non è preveggenza. Da esperienze passate si può dire che cosa succederà.
Quindi, si può comprendere alcune cose con il nostro ragionamento. Ma ci sono cose che vanno al di là delle nostre capacità di ragionamento, come Dio, o l'esistenza di Dio. Naturalmente, col il nostro ragionamento diamo per scontato che, dato che ogni cosa ha un creatore, ci sia un dio. Per esempio sappiamo che questo registratore ha un produttore. Anche la macchina per scrivere ha un produttore. Ogni cosa ha un padre o un produttore. Io sono stato fatto da mio padre. Mio padre, da suo padre. Così, naturalmente, si può concludere che c'è un creatore dell'intera situazione cosmica. Vedete? Questo è un ragionamento semplice, non è difficile da comprendere. Ma c'è qualcosa che va oltre la nostra esperienza, oltre il nostro ragionamento, oltre le nostre concezioni. Qualcosa che si chiama acintya. Acintya significa "inconcepibile". Come si può comprendere ciò che va al di là delle nostre concezioni? Le Scritture dicono acintyah khalu ye bhava na tams tarkena yojayet: "non si dovrebbe cercare di comprendere solo attraverso argomentazioni ciò che va oltre le nostre concezioni, oltre le nostre capacità di ragionamento, oltre l'approccio dei nostri sensi materiali". Un'altra istruzione vedica dice tarko 'pratistha srutayo vibhinna: "se si consultano differenti testi sacri, si troverà che un testo parla di una cosa e un altro di qualcosa di diverso". Prendiamo per esempio l'uccisione della mucca: gli indù dicono che uccidere le mucche è contro la religione. I musulmani dicono di no, dicono che l'uccisione della mucca segue principi religiosi. Quindi, quale testo sacro si può accettare? Qual è quello giusto? Per questo si dice che consultando diversi testi si troveranno affermazioni contraddittorie. I tuoi testi sacri potrebbero essere diversi dai miei. nasav rsir yasya matam na bhinnam: se consultate i filosofi, vedrete che ognuno è diverso dall'altro. Viene considerato un "grande" filosofo chi ha superato gli altri filosofi e stabilito la sua teoria. Com'è quindi possibile sapere qual è la via giusta? Non si può stabilire attraverso argomentazioni imperfette, né posso consultare i testi sacri, né posso ricevere consigli da filosofi diversi. Allora qual è il modo di avere l'informazione giusta? Dharmasya tattvam nihitam guhayam: "la verità della religione è molto confidenziale, è segreta". Quindi come si fa a saperla? Mahajano yena gatah sa panthah...: bisogna solo seguire l'esempio di grandi personalità che seguono la religione. Ecco tutto. Per esempio, nella religione cristiana, una persona potrebbe non comprendere tutte le rivelazioni bibliche, ma se segue la vita ideale del Signore Gesù Cristo, può ottenere il suo stesso risultato. Analogamente, se i musulmani seguono la vita ideale di Maometto ottengono i suoi stessi risultati. In una città si può determinare quanta strada si è fatta perché le strade sono numerate, e si conosce l'ubicazione delle varie case. Ma in campagna tutti i luoghi si somigliano, lo stesso bosco, lo stesso campo, la stessa erba. Non si sa dove si va. L'ho potuto sperimentare con il mare. Mentre venivo dall'India, vedevo acqua ovunque. Non si capiva dove stesse andando la nave. Ma il capitano aveva una mappa, poteva calcolare la nostra posizione per latitudine, longitudine e orario. Nel Mare Mediterraneo ho chiesto al capitano dove fossimo. E lui mi ha risposto che distavamo un certo numero di miglia dall'Italia, che eravamo ad una certa distanza dalla Tunisia e che saremmo arrivati a Gibilterra. Ma io vedevo solo una immensa distesa di acqua. Continuavo a pensare che mancassero ancora dieci miglia per raggiungere l'America.
Che cosa sono allora quelle mappe? Le mappe sono fatte da esperti marinai. Il capitano consultava la mappa perché era stata disegnata da esperti. Così, per calcolare dove trovare la salvezza, bisogna seguire le anime liberate. La differenza tra l'anima condizionata e l'anima liberata, è che l'anima condizionata ha quattro imperfezioni: commette errori, è soggetta all'illusione, ha la tendenza a ingannare gli altri e ha sensi imperfetti.
Perciò bisognerebbe prendere la conoscenza da un'anima liberata. Perché la Bhagavadgita è tanto onorata? La Gita fu enunciata in India e la gente la considera un testo sacro indù. Quindi perché voi leggete la Gita? In tutto il mondo ci sono grandi studiosi della Gita. Perché? Perché è stata enunciata da una grande personalità.
Noi indù accettiamo Krsna come Dio, la Persona Suprema. Ma altri, pur non accettando Krsna come Dio, la Persona Suprema, accettano almeno il fatto che Egli sia una grande personalità. Perciò anche loro consultano la conoscenza della Gita.
Il mio punto è che, quando una persona grande come Krsna parla, la sua versione è giusta. E Krsna conferma ciò che noi comprendiamo dalla nostra esperienza pratica: c'erano esseri individuali nel passato, ci sono esseri individuali nel presente e continueranno a esserci nel futuro. Lo capiamo con il buonsenso ed è confermato da Krsna che noi riteniamo Dio, la Persona Suprema.
Krsna dice na tv evaham jatu nasam: "non credere che Io non esistessi nel passato".
Che cosa significa: "ero Sri Krsna nel passato proprio come sono Sri Krsna nel presente". E anche tu e gli altri siete individui. Na caiva na bhavisyamah: "e non credere che non lo resteremo". Sarve significa "noi tutti". E' plurale. Janadhipah "re" è anch'esso al plurale. Krsna dice: "Sono tutte anime individuali.
L'anima individuale continua a esistere. Questa è la versione della Bhagavad-gita. E' meglio accettare questa versione senza inutili commenti o diverse interpretazioni. L'interpretazione non va bene. Un testo sacro non dovrebbe essere interpretato. Dovrebbe essere preso così com'è. Quando è necessaria l'interpretazione? Quando non si comprende bene qualcosa. Altrimenti non c'è bisogno di interpretazione. Per esempio qualcuno potrebbe dire che un villaggio sorge sul mare. La persona che ascolta potrebbe essere confusa e pensare come sia possibile che ci sia una città sull'acqua. E' necessaria una spiegazione. La spiegazione è che sul mare non significa "nel bel mezzo del mare", ma "sulla rive del mare". Questa è un'interpretazione necessaria.
Ma non c'è bisogno di interpretare cose ben chiare a tutti. Quanto è affermato da Sri Krsna nella Bhagavad-gita è molto chiaro: Io, tu e tutte queste persone siamo esseri individuali. Erano esseri individuali nel passato, vediamo che sono esseri individuali nel presente, e continueranno a essere persone individuali.
Potrò non sapere che cosa diventeranno nel futuro, ma dato che Krsna è Dio, le Sue affermazioni devono essere accettate. L'accettazione rende la mia conoscenza perfetta.
Vi darò un semplice esempio. Se un bambino chiede alla mamma chi sia suo padre, la madre risponderà che quello è suo padre. Sc il bambino dicesse che non ci crede, non lo si può convincere in modo diverso dall'affermazione di sua madre. La dichiarazione della madre è la parola finale. E se il ragazzo dice che non ci crede è proprio sciocco.
Analogamente ciò che va oltre la nostra concezione, al di là dei limiti delle nostre conoscenze, dovremmo apprenderlo da autorità. Quindi, ecco un autorità: Sri Krsna. La Sua autorevolezza è accettata in tutto il mondo. In India ci sono cinque successioni discipliche di vaisnava e da seguaci di Sankaracarya. Generalmente ci sono due gruppi: gli impersonalisti e i personalisti. Ci sono quattro scuole personaliste: la Ramanuja Sampradaya (i seguaci di Ramanuja Acarya), la Madhvacarya Sampradaya (i seguaci di Madhvacarya), Nimbarka Sampradaya (i seguaci di Nimbarka Acarya) e la Visnusvami Sampradaya (i seguaci di Visnusvami). Sebbene siano quattro la loro conclusione è la stessa. La Sankaracarya Sampradaya è invece una fazione diversa. Ma, sebbene queste cinque sezioni dell'induismo abbiano differenti tesi e filosofie, esse accettano tulle Krsna come Dio la Persona Suprema.
Sripada Sankaracarya è considerato un impersonalista, cioè una persona che non crede nella forma personale di Dio. Eppure Egli ha ammesso nel Sankarabhasya, il suo commento alla Bhagavad-gita "Sri Krsna è Dio, la Persona Suprema". I vaisnava naturalmente sostengono che Krsna è dio perché sono credenti fin dall'inizio. Ma anche Sankaracarya, un impersonalista, ha scritto chiaramente sa bhagavan svayam krsnah: "Krsna è Dio la Persona Suprema.". Nei testi vedici ci sono molti versi che evidenziano che Krsna è Dio, la Persona Suprema. La Brahma-Samhita dichiara:
isvarah paramah krsnah
saccidanandavigrahah
anadir adir govindah
sarvakaranakaranam
Isvara significa "Signore". Signore significa "controllore" o "proprietario". Tu ha del potere nel tuo ambiente, egli ha del potere, io ho del potere, il presidente ha del potere. Ci sono diversi gradi di potere. Ma qui si spiega che il Signore al massimo livello, al grado superlativo, è Sri Krsna. Al di sopra di Lui non c'è altro Signore. In questo mondo vediamo che tu puoi essere un padrone più grande di me, lui più di te e qualcun altro più di lui. Fino ad arrivare al presidente. Ma poi, puoi trovare uno superiore al presidente e poi un altro superiore a questo. Ma quando arrivi a Sri Krsna con questo processo analitico, troverai che nessuno è più grande o uguale a Lui. Perciò Sri Krsna è Dio, la Persona Suprema.
Quindi quando Krsna dice qualcosa, dobbiamo accettarla. Altrimenti non sarà di beneficio per noi.
Ciò che Krsna dice nel verso di oggi è confermato nella letteratura vedica: nityo nityanam cetanas cetananam. Nitya significa "eterno". Siamo tutti eterni. Fra tutti gli esseri viventi eterni, Krsna è il principale. Questa è una definizione di Dio. Cetananah significa "cosciente". Siamo tutti esseri coscienti. Krsna è l'essere cosciente Supremo.
Naturalmente ci sono alcune scuole yoga in Occidente che non credono in Dio. Ma il principio dello yoga non nega l'esistenza di Dio. Ho portato un libro autorevole di due grandi professori dell'università di Calcutta. Si chiama "Introduzione alla filosofia indiana''. Dopo aver studiato tutte le filosofie dell'India, gli autori hanno fatto un riassunto di tutti i sistemi filosofici.
Scrivono: "Lo yoga, distinto dal Sankhya, è teistico". Il sistema dello yoga fu introdotto da Patanjali, una grande autorità. Questi professori hanno studiato attentamente. Il loro libro è molto autorevole. E' la sesta edizione ed è usato in Università di tutto il mondo. Gli autori, Dr. Chatterjee e Dr. Datta, sono rinomati studiosi, perciò leggo la loro opinione. Cosa dicono? Il sistema yoga è teistico.
Scrivono anche: "Secondo il sistema yoga, Dio è la Persona Suprema". Voi siete stati in molte società yoga. Avete mai sentito dire lì che Dio è la Persona Suprema? Eppure nella Bhagavad-gita, Sri Krsna ci parla del futuro e del passato perché Egli è perfetto. Egli può vedere sia il passato che il futuro. Dato che non siamo perfetti, non conosciamo il passato e il futuro. Supponiamo che tu abbia trentacinque anni. Potresti dire dov'eri trentasei anni fa'? Non lo sapresti dire. O mettiamo il caso che tu viva per cento anni. Potresti dire dove sarai a cent'anni? Non puoi perché sei imperfetto. Ma Dio non è imperfetto. Dio è l'essere perfetto.
Anche il sistema yoga accetta questa conclusione. Secondo lo yoga, Dio è la Persona Suprema che è, soprattutto, individuale. Questo particolare essere individuale Dio è libero da ogni difetto. E poiché è libero da ogni difetto, ciò che afferma è senza difetto. Noi dovremmo ammettere che dato che siamo imperfetti, ciò che affermiamo è anch'esso imperfetto, e che non abbiamo idea del passato e del futuro.
Come posso dire che nel futuro tu sarai così e che nel passato eri cosà?. Non lo posso dire. Solo chi può vedere il passato, il presente ed il futuro può dirlo.
Il verso di oggi è un'affermazione della Persona Suprema. Dobbiamo crederci. Se non ci crediamo, saremo dei perdenti.
Dio è l'essere perfetto, eterno e onnipervadente. Tu sei presente davanti a me come persona ma sei assente dalla tua residenza. Ma Dio non è così. Sebbene Krsna sia presente davanti ad Arjuna, istruendolo, Krsna è anche onnipresente. Un esempio pratico: a mezzogiorno vedete che il sole è sopra la vostra testa. Sc chiedete ad un amico distante mille miglia dove sia il sole, vi risponderà che è sopra la sua testa. Quindi se qualcosa di materiale può essere onnipresente, perché non dovrebbe esserlo per l'Essere spirituale supremo?
I testi vedici dicono anche che Dio è l'Essere perfetto eterno. Poiché ha coscienza eterna, Egli può dire: "Tu, Io e tutti questi esseri eravamo così". Egli sa veramente ciò che ero io nella mia vita precedente, ma io, poiché la mia coscienza non è eterna, l'ho dimenticato. E non posso dire che cosa sarò nella mia prossima vita.
Queste sono le differenze tra Dio e noi. Se noi diciamo falsamente di essere Dio, e di essere la coscienza suprema, è pura follia. Non dovremmo parlare in questo modo e chiunque insegni queste cose è un imbroglione. Non è possibile per noi essere Dio, l'essere perfetto che è eterno, onnipresente, onnipotente, onnisciente.
Tutti gli esseri viventi eccetto Dio sono soggetti all'ignoranza e all'egoismo. Senza avere i requisiti di Dio, se si dichiara di essere Dio, si è egoisti. Tutti siamo soggetti alla reazione dei nostri atti. Se facciamo qualcosa di buono, avremo un buon risultato. Se facciamo qualcosa di male, avremo un cattivo risultato. E siccome abbiamo difetti, noi facciamo cose buone e cose cattive.
Dio è completamente buono. Se seguiamo Dio o i Suoi rappresentanti, diventiamo buoni. Poiché sono buoni, non è possibile che vi diano cattive indicazioni. Perciò tutti dovrebbero seguire l'istruzione di Dio. Questo è servizio devozionale. Nessuno dovrebbe discostarsi dal servizio a Dio.
Tutta la Bhagavadgita insegna questo principio. Il verso di oggi è all'inizio della Gita. E alla fine il Signore dirà ad Arjuna:
sarvadharman parityajya
mam ekam saranam vraja
aham tvam sarvapapebhyo
moksayisyami ma sucah
"Abbandonati a Me e ti proteggerò da tutte le reazioni della vita peccaminosa". Se vogliamo essere completamente virtuosi, dobbiamo seguire le istruzioni di Colui che è completamente virtuoso. Ciò renderà perfetta la nostra vita. Molte grazie.
CONOSCERE KRSNA
Una lezione di
JAGADISA DASA GOSWAMI
Villa Vrndavana Janmastami 1994
mumucur munayo devah
sumanamsi madanvitah
mandam mandam
jaladhara
jagarjur anusagaram
nisithe tamaudbhute
ayamane janardane
devakyam devarupinyam
visnuh sarvaguhasayah
avirasid yatha pracyam
disindur iva puskalah
Gli esseri celesti e i grandi santi, al colmo della gioia, fecero cadere una pioggia di fiori, e le nuvole riunite nel cielo risuonarono dolcemente e il leggero brontolio del tuono ricordava il soave frangersi delle onde sulla spiaggia dell'oceano. Allora Dio, la Persona Suprema, Visnu, situato nel più profondo del cuore di tutti gli esseri, apparve dal cuore di Devaki in mezzo alle dense tenebre della notte, come la luna piena che sorge a oriente, perché Devaki apparteneva alla medesima natura di Sri Krsna.
Ete camsa kala pumsa krsnas tu bhagavan svayah. All'inizio dello SrimadBhagavatam Suta Gosvami stabilisce la supremazia di Krsna. Dice che tutti gli avatara del Signore vengono dalla Sorgente Originale, che è Krsna. Krsnas tu bhagavan svayah. La forma originale di Dio è Krsna. Questa conclusione non è il risultato di speculazioni. Nessuno può comprendere Dio attraverso la speculazione. Nella Brahma-Samhita è spiegato che anche se una persona andasse avanti a speculare per milioni di anni non riuscirebbe a raggiungere la punta degli alluci del Signore Supremo. Ma Krsna è compreso dai Suoi devoti. Krsna dice ad Arjuna: "Tu sei in grado di comprenderMi perché sei Mio devoto e Mio amico". In realtà la nostra meta nella vita è di comprendere Krsna. Se comprenderemo Krsna saremo candidati adatti a tornare indietro a Vaikunta. Janma karma ca me divyam evam yo vetti tattvatah tyaktva deham punar janmanaiti mam eti so 'rjuna. "O Arjuna, colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività non dovrà più rinascere nel mondo materiale quando lascia il corpo, ma raggiunge la Mia dimora eterna." (Bhagavadgita 4. 9)
Chi è veramente in grado di comprendere la trascendentale natura delle apparizioni e delle attività di Krsna non dovrà più rinascere in questo mondo materiale. E questo significa che quando avremo compreso Krsna non avremo più attaccamenti materiali. I puri devoti del Signore accettano qualsiasi situazione e tollerano quando ci sono delle difficoltà. Le difficoltà sono sempre parte della vita nel mondo materiale. Un devoto si aspetta di avere problemi fino a quando rimane nel mondo materiale. Un devoto non si preoccupa di queste difficoltà perché sa che sono solo esterne. Le sofferenze in questo mondo vengono dalle aspettative non soddisfatte. Quando si è pieni di aspettative insoddisfatte si è infelici. Per questa ragione la maggior parte delle persone che vivono nel mondo materiale è infelice, ma man mano che una persona avanza in Coscienza di Krsna abbandona le aspettative non soddisfatte. In sostanza il devoto è pronto a dipendere da Krsna per ogni cosa. Questo non significa non darsi da fare: il devoto cerca di servire Krsna e, come Krsna dice nella Bhagavad-gita: "...per le tue attività e per i risultati dipendi semplicemente da me". A questo livello di coscienza il devoto che dipende da Krsna accetta qualsiasi situazione Krsna gli mandi, e, in qualsiasi circostanza si trovi, egli trova il modo per servire Krsna. Questo è lo stadio dell'assenza dei desideri. Il devoto non ha nessun desiderio per soddisfare se stesso ma solo per soddisfare Krsna. Se non si hanno desideri si è anche privi di paura perché la relazione con Krsna è reciproca. Il devoto che accetta di essere completamente dipendente da Krsna riceve in cambio la protezione di Krsna. E anche se da un punto di vista materiale il devoto può sembrare non protetto, egli si sente al sicuro perché la protezione che il devoto percepisce non è materiale.
Non esiste una vera protezione materiale. Se diamo un'occhiata attraverso il tempo (passato presente e futuro), vediamo che niente di materiale è protetto. La sensazione che il devoto ha di essere protetto da Krsna e l'assenza di paura non hanno niente a che vedere con l'energia materiale.
E' grazie alla relazione con Krsna che il devoto si sente protetto, ed essendo questa relazione eterna, il devoto si sente eternamente al sicuro, ha fiducia nell'amicizia di Krsna e nella Sua onnipotenza.
Questa è la coscienza di Krsna, ciò che stiamo cercando. Più ascoltiamo parlare di Krsna e cantiamo Hare Krsna con attenzione, più Krsna entrerà nella nostra coscienza. La fede in Krsna non deve essere artificiale.
A volte ci sono persone che hanno una fede estremamente superficiale in Krsna, ma chi è cosciente di Krsna ha completa fiducia in Lui. Questa fiducia viene dall'esperienza. Uno ha sentito parlare di Krsna e Gli si è avvicinato seguendo i consigli di un maestro spirituale. Il risultato è l'esperienza di Krsna. E' quest'esperienza che dà fiducia in Krsna.
La presenza di Krsna si può sentire ovunque e, nella Sua presenza, c'è onnipotenza e amicizia. E queste cose si possono sentire. Con queste persone Krsna è molto leale. Persone così non vengono mai influenzate da quelli privi di fede che concepiscono Krsna in modi diversi. Persone così non hanno mai paura di cosa può accadere. Persone così non hanno ambizioni materiali, pensano solo di essere uno strumento per le ambizioni di Krsna.
Soprattutto oggi, Janmastami, giorno dell'apparizione di Krsna, dovremmo fare di tutto per avanzare nella coscienza di Krsna, per aumentare la nostra comprensione di Krsna, della Sua amicizia, della Sua onnipotenza, della Sua protezione. Così alla fine ci renderemo conto che Krsna ci ama. E' un sentimento meraviglioso.
Quando si realizza veramente che Krsna ci ama, il cuore si riempie di gioia e di amore. Questo amore non è contaminato da invidia o da attriti con gli altri esseri viventi, dall'odio.
Questo livello di coscienza, desiderato da tutti noi, arriva quando conosciamo Krsna. Coscienza di Krsna significa conoscere Krsna. Questo è il nostro obiettivo, lo scopo dello SrimadBhagavatam, lo scopo dell'apparizione di Krsna in questo mondo e lo scopo per cui Sri Caitanya ci ha dato il sankirtana. Grazie.
ABBANDONARSI A KRSNA
di BHAKTI ABHAY CHARANA SWAMI
Villa Vrndavana, 5 maggio 1994
Abbandonarsi a Krsna non è facile perché, anzitutto, bisogna rendersi conto delle proprie mancanze e dei propri difetti, come di quei comportamenti sbagliati divenuti veri e propri automatismi.
La possibilità di avanzare spiritualmente è sempre presente quando scopriamo dove stiamo sbagliando. Cantando i santi nomi del Signore, ogni giorno possiamo scoprire nuovi aspetti della realtà e fare ulteriori passi verso Krsna. Abbandonarsi all'indifferenza e al conformismo non è bene...
Come ben sappiamo per esperienza diretta, le continue difficoltà della vita quotidiana costituiscono una barriera che ci impedisce di percepire la realtà così com'è. Spesso siamo anche confusi riguardo al giusto modo di valutare i fatti, ma per conoscere realmente il valore delle cose basta valutarle in funzione del servizio a Krsna. Un altro metodo pratico è di meditare costantemente sulla morte.
Le difficoltà, comunque, non devono mai fermare il nostro tentativo di superarle. In verità, quando ogni attività è compiuta secondo il proprio dovere, si assapora una soddisfazione naturale che permette di tollerare qualunque inconveniente della vita.
Chi adempie alla propria parte di responsabilità affidatagli da Krsna, otterrà sempre il Suo aiuto. Chi dipende da Krsna, non è mai preso dalla confusione o dallo sgomento. La dipendenza dagli altri riduce all'azione interessata, e quindi, alla sofferenza.
La felicità che deriva dal contatto dei sensi con i loro oggetti è sempre fonte di sofferenza ed è meglio evitarla anche perché è contraria alla pura devozione.
Come abbiamo detto prima, per abbandonarsi a Krsna occorre evitare gli automatismi comportamentali non idonei, tra cui, (oltre alla propensità di godere materialmente) forse, uno dei principali è quello di vivere il presente in funzione del passato. Se osserviamo un pò il nostro modo di pensare, ci renderemo conto di quanto sia effettivamente condizionato dall'immediato e remoto passato. E il punto è che l'attaccamento al passato arresta lo sviluppo della coscienza.
Di solito osserviamo ogni avvenimento con gli occhi delle esperienze trascorse e così ci priviamo del principale stimolo dell'esistenza costituito dalle nuove possibilità di sapere che il presente offre. Noi abbiamo ancora molte scoperte da fare tra cui e soprattutto la realtà spirituale. Ma per raggiungere questo scopo bisogna essere estremamente ricettivi e vivere con la libertà di contraddire se stessi. Ad eccezione delle esperienze realizzate in coscienza di Krsna, non c'è niente di valore nel nostro passato. E se uno è onesto vede chiaramente che ogni nuova esperienza affrontata con pregiudizi blocca la naturale evoluzione della coscienza.
Quindi, in ogni momento bisogna fare la giusta scelta: pensare, parlare e agire in coscienza di Krsna.
Nel mondo spirituale ogni momento è nuovo. Là si gode illimitatamente della continua novità e non c'è timore, noia, conflitto o depressione, proprio perché non si dipende dall'effimero o dall'imperfezione.
Si dipende da qualcosa, quando la si considera necessaria a soddisfare un nostro bisogno di felicità. In questo caso dipendere da Krsna è la cosa migliore perché questa dipendenza comporta automaticamente l'indipendenza dalle condizioni dell'energia materiale che causano la nostra infelicità.
Krsna ci fornisce continuamente nuove informazioni sulla vera natura delle cose e sul significato dell'esistenza, ma noi non riusciamo a cogliere i Suoi messaggi a causa del nostro abituale difetto di non abbandonarci a Lui attraverso l'esperienza del presente. Per comprendere il presente ci riferiamo costantemente al passato e il risultato è che vediamo ogni cosa con la memoria del passato.
In realtà, Krsna ci stimola costantemente a rivoluzionare il modo di vivere ogni situazione. Se fossimo minimamente suscettibili a questi stimoli ci renderemmo conto di essere troppo meccanici in tutto ciò che facciamo.
Manca la spontaneità, la capacità di essere assorti e concentrati e, quindi, mancano i frutti che ne deriverebbero. Che fare allora? Purtroppo siamo così intossicati dalla "routine" che non possiamo neanche meditare adeguatamente. Ma se preghiamo Krsna sinceramente, di tutto cuore, ci rendiamo subito conto delle nostre mancanze e, in particolare, accorgersi della dispersività rappresenta già il preludio al successo di diventare consci della realtà.
Costantemente avvengono dei fatti intorno a noi che, per la loro varietà, richiedono un'attenzione molteplice e simultanea.
Per esempio, ci sono rumori, scene, pensieri e ricordi che ci accompagnano durante il cammino, il lavoro o mentre viaggiamo che potrebbero insegnarci qualcosa se la nostra mente non fosse costantemente occupata da un'immagine centrale che assorbe la nostra concentrazione e che distoglie l'attenzione da questi eventuali messaggi. Naturalmente questa immagine è prodotta da qualcuno dei nostri desideri materiali, che come nuvole invadono e coprono il vasto cielo, producendo una specie di eclisse che scherma la visione della realtà delle cose.
Quando Krsna non è il principale oggetto della nostra mente, non possiamo avvertire l'interrelazione di tutti gli elementi del creato come l'espressione diversificata della divinità. Ma, nel contempo, non si dovrebbe rinunciare ad aspirare a questa esperienza unica che trascende la dualità, dove si può percepire la Suprema Realtà di Krsna, nell'unità perfetta e completa della Sua splendente presenza, infinitamente superiore allo sfolgorio di milioni di soli.
In realtà, il nostro modo condizionato di pensare si potrebbe definire il frutto di un riflesso intellettuale di una scelta non ragionata.
Evidentemente bisogna essere liberi dagli attaccamenti materiali per riuscire a vedere le cose così come sono. Per esempio, di fronte al fresco e attraente spettacolo della primavera nascerà il corrispondente elenco dei suggerimenti per la gratificazione dei sensi, che la persona cosciente di Krsna filtrerà attraverso la coscienza purificata, prima di esaminarne ogni proposta.
Non è possibile percepire artificialmente la realtà, e chi ci prova ne rimane fuori. L'errore, in questo caso, consiste nell'affidare all'intelletto e ai sensi il compito di molto superiore alla loro portata. Ma sebbene i sensi siano imperfetti e l'intelletto limitato, possono ancora essere utilizzati per avvicinarsi alla realtà, a patto di usarli con saggezza.
Comunque, il fatto di elaborare tutti questi ragionamenti è una prova dell'aver scoperto che la possibilità di sbagliare è una precisa realtà.
Krsna è la Suprema Realtà manifestata ovunque e, ciò nonostante, catturati dai desideri materiali, restiamo indifferenti alla Sua presenza. Come la realtà del sole è coperta dalle nuvole, così la Suprema Realtà di Krsna è coperta dalla densità dei desideri materiali. Senza dubbio, occorre abbandonare tutti i desideri che impediscono la visione corretta e ostacolano lo sviluppo della devozione. A questo punto, avendo riconosciuto i nostri limiti, possiamo dedurre che soltanto Krsna può rendere possibile l'impossibile, per cui non resta che rivolgerci a Lui per l'aiuto di cui abbiamo bisogno.
Indifferente agli insegnamenti delle Scritture e attaccato ai risultati delle proprie azioni interessate, nessuno può essere felice, perché il desiderio di godere indipendentemente da Krsna non consente di avere una relazione d'amore con Lui. Il sentimento d'impotenza di cui l'anima soffre, è dovuto a questa mancanza. Per questo motivo e a questo proposito, possiamo concludere che l'unica alternativa per essere veramente felici consiste nell'abbandonarsi completamente a Krsna in ogni momento e circostanza. Abbandonarsi significa non pianificare indipendentemente o in maniera estranea alla volontà di Krsna. La sottomissione deve essere totale e incondizionata, altrimenti non è possibile acquisire la vera conoscenza o la giusta visione delle cose. Solo chi si abbandona a Krsna in ogni situazione può vedere se stesso così com'è, cioè, nella sua realtà di anima spirituale, proprietà esclusiva e permanente del Signore Krsna. Coscienti di questo fatto dobbiamo pregare il Signore Krsna, facendo nostre le parole di Srila Bhaktivinoda Thakura nella sua canzone BhajanaLalasa (Desiderio per il servizio divino): "Non ho alcuna conoscenza, alcuna esperienza di attività pie, né alcun episodio di pratica strettamente devozionale. Ma Tu sei pieno di compassione e gentilezza.
Quindi, benché io sia certamente privo di qualità, io sollecito la Tua misericordia senza causa" (da Saranagati, Abbandonarsi).
USARE
L'ENERGIA MATERIALE
al servizio di Krsna
di MADHUSEVITA DASA
Quale anima riconoscente non offrirebbe con amore i suoi servizi a un così grande maestro quale il Signore Supremo? I devoti completamente puri, che si affidano completamente a Lui per la loro protezione, possono facilmente soddisfarLo, mentre gli empi difficilmente riescono a propiziarseLo. (SrimadBhagavatam 3.19.36)
In effetti potremmo definire la coscienza di Krsna la scienza per sviluppare gratitudine nei confronti di Dio e per liberarsi dall'ingratitudine e dall'egoismo, perché il problema più grande della natura materiale è proprio il provare un senso di necessità di possedere, di usare, di avere, di riconoscere come proprio l'uno o l'altro aspetto della natura materiale.
Questa malattia è comune a tutti, dalla formica all'elefante, dall'uomo a Indradeva. Tutti sentono questo desiderio di comandare, di possedere, di utilizzare e di dirigere la natura materiale. Questa voglia è una spinta causata dall'energia materiale stessa.
Sebbene maya si presenti come qualcosa che non appartiene a nessuno, qualcosa di inerte agli occhi dell'anima, in realtà non è così. Queste sembianze che l'energia materiale ha di non appartenere a nessuno e di giacere inerte, pronta per essere sfruttata, sono la copertura che essa lancia sulle anime condizionate. Per questo succede che perfino esseri celesti, non capiscano che il mondo materiale non è lì perché loro lo sfruttino, né appartiene a loro, bensì a Krsna. Infatti, il primo verso dello SrimadBhagavatam dice che anche i sura, gli esseri celesti, a volte restano confusi. E che cosa li confonde? Questa spinta. Sentono la voglia di controllare un qualche aspetto dell'energia materiale. Lo fanno e si incagliano, si contaminano, l'energia materiale li vincola. E, rimasti vincolati, comprendono ancora meno il meccanismo dell'energia illusoria.
Perciò, per capire come disincagliarsi da maya, bisogna sviluppare distacco. Non si può sentire quella necessità, quel desiderio intenso, quell'urgenza di controllare l'energia materiale, e allo stesso tempo pensare di potersene liberare e di poterne capire i meccanismi. Sono due cose che non possono coesistere.
Per cui il metodo della coscienza di Krsna serve a far sì che l'anima si distacchi dalle concezioni illusorie dell'esistenza, e che invece si attacchi a Krsna, e scopra la propria natura spirituale (e sulla base di questa riscoperta, può sviluppare la propria relazione con Krsna).
Un vaisnava dovrebbe poter utilizzare e sfruttare gran quantità di energia materiale per servire Krsna, ma contemporaneamente dovrebbe poter abbandonare queste energie in un istante se fosse necessario per il suo avanzamento spirituale. Si possono usare molte cose per Krsna: denaro, donne, potere... per Krsna, ma il sintomo per capire se l'uso è proficuo, utile in coscienza di Krsna, è che si deve poter lasciare tutto in un attimo.
Se il progresso spirituale è ostacolato dall'utilizzo di questa energia al servizio di Krsna, e si corre il rischio di cadere sotto l'influenza dell'energia illusoria, bisogna immediatamente lasciare tutto senza rimpianti. Se invece non si ha questa capacità di distaccarsi, significa che si sta rimanendo vincolati nel processo dell'energia illusoria. Significa che si sta entrando in un meccanismo per cui si penserà che per il proprio servizio devozionale sono necessarie determinate condizioni materiali. L'anima è un seme di attività eterna e le condizioni materiali mutano costantemente. A meno che non si riesca a vedere se stessi come non facenti parte di questa energia materiale, le condizioni cambieranno e cambieranno anche le nostre necessità.
Questo è ciò che succede alle persone nel mondo materiale, dicono costantemente: "Ho bisogno di questo, di questa macchina, di questa casa, di questo luogo, di quello e di quell'altro". Poi la situazione cambia e hanno bisogno di altre cose, cambiano i bisogni. E poi cambia di nuovo.
Questo è il senso di bisogno, di necessità, di urgenza che si ha nel possedere e nel controllare, di essere il Signore di una parte dell'energia materiale (la formica ha bisogno di essere la signora di un granello di zucchero, di una formichina più piccola o di una tana, l'elefante di un'orda di elefantesse, Indradeva di un regno celeste, un uomo di una casa o quel che sia). Allora, se non si lascia questo senso di signoria su una porzione dell'energia materiale, si resterà vincolati e si sarà costretti a restare in un ciclo di mutamenti continui e bisognerà far costantemente fronte alle necessità materiali.
Ma in che modo e perché questo rovina la vita spirituale? Perché non c'è tempo, non c'è tanto tempo.
Krsna dice: "Io sono il tempo e sono venuto per impegnare tutti, e, per Mio ordine, tutti questi Kuru,
questi guerrieri, saranno distrutti". Lo dice ad Arjuna.
E' il momento in cui Arjuna è terrorizzato, vede che nelle fauci del tempo entrano tutti, non rimane nessuno. E questo senso di urgenza che le persone provano, nel mondo materiale, per gestire la propria situazione, il devoto dovrebbe sentirlo, primariamente e fondamentalmente, per diventare cosciente di Krsna. Un devoto è considerato cosciente di Krsna nella misura in cui si sente di dover chiedere protezione a Krsna. Questa protezione, la qualità di questa richiesta di protezione, si vede a seconda di quanto la richiesta è continuata e incondizionata.
Continuata significa che non ce la si sente di andare avanti neanche un minuto senza chiedere rifugio a Krsna, e non si ha fiducia nel rifugio dell'energia materiale.
Incondizionata significa che non si pongono condizioni, cioè si sa, si conosce bene, la propria limitatezza, la propria infinitesimalità, la mancanza di potere che si ha, e quindi non si pongono condizioni alla protezione che Krsna offre. Ed è proprio questo che Krsna vuole. Cioè quelle persone che incondizionatamente e ininterrottamente si arrendono a Krsna: "Krsna aiutami, non posso progredire nella vita spirituale (e in qualsiasi ambito) senza la Tua misericordia". Queste persone sono care a Krsna. Perché che mentalità ha Krsna nel riguardo di queste persone? "Questa persona è umile - Krsna pensa non crede di poter controllare la natura materiale neanche in minima misura (il che, in effetti, sarebbe assurdo).
C'è una storia famosa che ha raccontato Srila Prabhupada su un signore che si era laureato, e poi per un ictus, o qualcosa del genere, era morto poche ore dopo. In effetti non siamo in grado di controllare neppure una cellula neuronica del cervello, Da questo possiamo capire la natura illusoria del senso di controllo che si ha sull'energia materiale, fosse esso su figli, moglie, casa, o anche solo il proprio corpo.
Allora Krsna vede: "Oh, questa persona si sente veramente priva di potere, di forza, ha bisogno di aiuto." Allora, siccome Krsna è molto compassionevole, se vede una persona che Gli chiede così intensamente protezione, si sente di dargliela.
Perciò, in definitiva, che cosa chiede Krsna da noi? Non chiede tanto. Chiede solo che riconosciamo la nostra posizione, la nostra situazione, così, anche un po' tragicomica se vogliamo, di esistenza nel mondo materiale. Qui si crede si controllare ma in realtà si è in balia del vento.
Krsna chiede che si riconosca questa situazione e Gli si domandi aiuto. Chiede solo questo, non desidera che si facciano difficilissimi sacrifici o chissà che cosa. Solo riconoscere che Lui ha il controllo di tutto, e non noi, e che riconosciuto questo ci arrendiamo, chiediamo protezione in ogni circostanza. Krsna, poi, è molto gentile, non pone condizioni.
Krsna vede e provvede, per miriadi di esseri viventi.
VRNDAVANA
Di BHAKTI ABHAY CHARANA SWAMI
Spunta l'alba a Vrndavana. Comincia a intravedersi il sole tra il denso manto, blu plumbeo, disteso sull'orizzonte. Un carro di buoi avanza lentamente lungo la strada che attraversa i campi di Vrndavana. I compassati e ritmici passi dei buoi producono melodiose risonanze di campanacci, che armonizzano col ripetuto cigolio del carro, attenuato dal soffice respiro dell'alba. Gli uccelli passano a stormi, facendosi sentire come un coro. Lontani canti di pavoni e cuculi completano la melodiosa armonia di questa sublime scena, mentre la mia anima si diletta con ispirati e trascendentali immagini, sbocciate dalla mia mente. Durante il cammino, la fine e soffice sabbia cede sotto i piedi con il delicato effetto di un fresco tepore. Tutta l'atmosfera è rilassante e pacifica... Ma Vrndavana non deve essere considerata come un luogo dove andare a sognare. Infatti, per i devoti di Krsna la realtà di Vrndavana per se stessa supera tutti i sogni. A Vrndavana, grazie alla presenza di Krsna, la coscienza originale dell'anima predomina. Tutto ciò che accade a Vrndavana supera la fantastica e illusoria magia dei sogni. Gli alberi non sono ordinari, ma sono alberi capaci di soddisfare ogni desiderio. Le pietre sono filosofali e i suoi abitanti sono tutti puri e devoti, le cui attività sono il canto continuo delle glorie del Signore Supremo. L'aria che muove le piante, l'aroma dei fiori, la brezza della Yamuna, i passi di danza dei residenti a Vrndavana, il suo senso artistico, i suoi sguardi sereni e profondi, tutto, nell'insieme, si muove per la spinta dell'amore puro... Tutte le scene traspaiono trascendenza. Vrndavana è un libro aperto che può essere letto soltanto col cuore. Attraversare Vrndavana significa impregnarsi della sua atmosfera seduttrice e caricarsi di sublime saggezza trascendentale. Ogni suono, ogni immagine e ogni avvenimento di Vrndavana è un incontro con Krsna la Verità Assoluta Suprema e il Cupido trascendentale, che, vestito da semplice pastorello, entra facilmente in tutti i cuori, per rubare il loro amore. Tutta Vrndavana è un'espressione di questo meraviglioso umore di Krsna. La terra, gli alberi, le piante, i pavoni, i pappagalli, gli uccelli, i corvi, i maiali, gli scoiattoli, le scimmie, i cani, le mucche, i brahmana, i commercianti, i contadini, i lavoratori, gli anziani, le vedove e i bambini, tutti sono membri di una compagnia di teatro divino che realizza passatempi senza fine. A Vrndavana non c'è preoccupazione per il futuro, la morte non spaventa nessuno; più che altro è lei a sorprendersi di fronte all'indifferenza degli attori vrajabasi... In realtà, la morte è semplicemente una comparsa dell'opera. Gli abitanti di Vrndavana non hanno nessuna relazione col mondo materiale; qualunque similitudine è apparente... Vrndavana può essere colta nell'innocente risata di un saggio o nel puro sorriso di un bambino. A Vrndavana tutto è rigorosamente originale e autentico, niente si ripete. La _routine" di Vrndavana consiste nelle sue continue novità. I suoi abitanti sono completamente identificati con i loro rispettivi ruoli, nell'opera che vede Radha e Krsna come i suoi protagonisti. Il visitatore neofita non può penetrare il significato dei trascendentali giochi di Vrndavana egli può soltanto assistervi con perplessità. L'abbondante e continua effervescenza degli eventi è varia nella sua forma e intensa nel suo contenuto. Il senso di devozione è la caratteristica fondamentale di Vrndavana, e indica la presenza di Srimati Radharani ovunque. L'aria che si respira si trova impregnata dello squisito aroma della devozione che emana da Srimati Radharani. Ella si trova nel cuore di tutti i Vrajabasi, come la loro indiscutibile regina. La pace di Vrndavana consiste nell'essere sempre mossa dalla traboccante gioia trascendentale che si è obbligati a sperimentare semplicemente cantando Hare Krsna e servendo i vaisnava. Vrndavana è la dimora personale di Krsna. Vivere a Vrndavana è vivere con Krsna, cioè, partecipare di una realtà sublime e affascinante in se stessa che non ammette paragoni e che si trova infinitamente ben oltre la ragione.
TEORIA E PRATICA
DELLA NON VIOLENZA NELLA
SOCIETA' POSTMODERNA
Utilità pratica della non violenza nel contesto sociale
postmoderno, dove vige "la legge del più forte".
di VIRABHADRA DASA
In un era di prevaricazione e abuso pubblico e privato, viene proprio da chiedersi che ruolo mai abbia la non violenza!
Infatti l'uomo postmoderno, condizionato dalla tipologia dell'uomo ideale, proposta dalla maggior parte dei sistemi di comunicazione, tende a dirigersi verso una figura più decisa, autoritaria, ed estremamente competente di uomo.
Purtroppo questa figura assume altri profili conseguenti al fatto di affermarsi come 'il più deciso', 'il più competente' o 'il più autoritario' ecc. Così, per far fronte alla concorrenza oramai spietata e che non risparmia nessuno, quest'uomo nel tentativo di non 'lasciarsi emarginare' diviene quasi inconsapevolmente arrogante, presuntuoso, concorrente, tutte qualità che includono minori o maggiori percentuali di violenza.
In automatico a questo processo, che si muove nell'underground dell'inconscio sociale, avvengono altre deformazioni come ad esempio il fatto di considerare l'umiltà come sinonimo di emarginazione o inferiorità.
Così i valori delle qualità umane cambiano in seguito all'accettazione dei valori che la società contemporanea impone all'uomo.
Per questa ragione non si sente il bisogno di diventare pacifici, calmi, e quindi non violenti, proprio perché queste qualità sono 'da tutti' considerate anacronistiche e fuori luogo, inoltre tutta una serie di luoghi comuni si ergono pronti a nullificare questo tentativo di divenire.
Ma proviamo d'altro canto a vedere tutte le conseguenze sottili e grossolane di questo stato di coscienza che l'uomo di oggi vive.
La violenza di massa e individuale è purtroppo 'pane quotidiano', la tensione nervosa è sempre più crescente, le malattie di origine psicosomatica, derivate appunto da uno stato psichico malsano, vengono diagnosticate ad un buon numero di persone.
La violenza si ripercuote sulla propria famiglia, sulla città, sulla nazione e sul mondo, e questo è evidente quando si osserva la condizione ecologica e ambientale del pianeta.
Senza approfondire ulteriormente questa lunga lista di 'disastri', consideriamo che l'impostazione della società in cui viviamo è difettosa e forse da modificare!
Queste considerazioni formano il fondamento sul quale erigere la riforma, poiché nessuno può accettare varianti radicali e cambi direzionali se non ha, 1) compreso la dannosità e la non utilità del suo stato attuale, 2) intravisto la superiorità qualitativa e la ragionevolezza dell'alternativa.
Partiamo tenendo in considerazione, almeno al livello ipotetico, il fatto che la realtà contemporanea ha bisogno di un reset, e che buona parte di questo cambiamento è legato ad una nuova etica basata sull'esercizio della non violenza, a tutti i livelli. Questo assunto può costituire la pietra miliare della riforma, che per essere effettiva e soprattutto organica (cioè attuabile, duratura e senza effetti collaterali negativi) deve partire dalle piccole cellule sociali, cioè da NOI!!
Infatti è piuttosto utopico pensare che la non violenza potrà essere instaurata su scala continentale, trascurando il fatto di educare 1 gli individui, che nella loro collettività costituiscono i continenti, le nazioni e le città.
A questo punto entra in scena l'antica conoscenza dei testi Vedici, che come primario suggerimento da quello che ogni uomo dovrebbe essere educato alla Non Violenza, l'Ahimsa. Grandi illuminati nei secoli hanno promosso questo principio descrivendolo come il passo numero uno per l'elevazione umana. Ma attenzione, questa parola ha un'accezione molto ampia che non fa esclusioni di categorie, includendo anche se stessi tra le categorie da non violentare!
Più che non violenza infatti preferirei chiamare questa qualità, consapevolezza, sensibilità olistica, una qualità che permette di dare attenzione e considerazione, cosciente sia del piano d'esistenza sottile che di quello grossolano, a ogni forma di vita intorno all'uomo, e all'uomo in sé.
Solo basandosi su una personale acquisizione di consapevolezza dell'esistenza di valori superiori, che in particolar modo possono essere riscontrati in tutto ciò che di animato ci sta intorno, si può erigere 'l'edificio non violento', che come mattoni fondamentali ha la pratica della non violenza (nella forma di sensibilità espansa verso l'altro, concetto che ha delle similitudini con l'autotrascendenza di Viktor Frankl 2 e comprensione sempre crescente del valore della realtà animata e non, che costituisce 'il mondo' all'interno del quale viviamo.
Ma come tutti noi ben conosciamo, in seguito alle nostre esperienze, questi due punti sono di difficile realizzazione.
Per cercare di comprendere il perché di questa mancata messa in pratica, andremo ad analizzare un verso del grande testo sacro 'la Bhagavad-gita, che ci offre uno spunto di riflessione decisamente interessante.
Il verso dhyayato visayan pumsah 3 di questo testo identifica e descrive il processo psicologico inconscio che conduce in ultimo all'espressione violenta.
La traduzione di questo passaggio è la seguente; Se l'uomo presta attenzione agli oggetti dei sensi finisce per nascere in lui attaccamento per quelli, dall'attaccamento nasce il desiderio, dal desiderio scaturisce la collera 4.
Nella nota a questo stesso verso il Prof. Piano dice: Il desiderio conduce alla collera 5 in quanto esso sta alla base dell'invidia, che provoca irritazione e ostilità nei confronti degli altri 6.
Se proseguissimo nello sviluppo del testo potremmo assistere a come la collera conduce allo smarrimento dei criteri esistenziali, che una volta perduti portano alla confusione della memoria che è l'anteprima della perdita dell'intelletto.
Naturalmente questa fase sancisce la perdita della figura di 'uomo' così come configurato nella sua usuale "normalità", e uno dei fattori che svaluta l'uomo è appunto l'incapacità di essere clemente, non violento, padrone di sé 7.
Questo processo inizia inavvertitamente, quasi per abitudine, per routine o per tradizione e usanza etnica, ma si sviluppa fino a raggiungere le vette della violenza, dell'intolleranza, della devastazione.
Come prevenire allora questo inauspicabile destino?
Entrano in gioco le preziose istruzioni delle sagge personalità che nel corso del tempo hanno valorizzato la tradizione Vaisnava.
Queste persone dopo aver raggiunto il livello della 'pace dei sensi' 8 sono in grado di indicare la strada ad altri eventuali e fortunati viaggiatori.
Anche le scritture Vediche forniscono un impianto filosoficoteorico che sostiene l'esercizio della non violenza, per esempio la Sri Isopanisad dice: Tutto quello che è contenuto nell'universo, animato o inanimato, viene controllato dal Signore, che ne è proprietario.
Una persona dovrebbe perciò accettare solamente ciò che gli è strettamente necessario, che è già stabilito come 'sua quota', e niente di più, ricordando bene Colui a cui tutto appartiene 9.
La pratica della non violenza inizia dal nostro personale controllo dei sensi e dall'accettazione, non passiva ma obbiettiva, della nostra realtà socioeconomica, diventando capaci di vivere con maturità il nostro presente.
Il primo tra tutti sensi da governare e gestire in modo più maturo e direzionato è il senso del gusto, che spesso ci spinge all'autodistruzione fisiologica.
Controllare o limitare la cupidigia alimentare può senza dubbio essere un ottimo inizio, specialmente quando questa cupidigia alimentare richiede per essere appagata 'sacrifici animali'! Anche l'illustre Leonardo da Vinci si chiedeva se fosse giusto ledere alla vita di altri esseri viventi se non si è in grado di dare loro la vita!
L'alimentazione vegetariana è senza dubbio una buonissima forma di non violenza, e lo dimostra il fatto che ha effetti benefici bilaterali, cioè non fa violenza su altre vite e neanche sulla nostra salute 10, producendo inoltre una rifioritura di sensibilità e di rispetto verso la vita in senso lato.
Infine, per uscire da questa teorizzazione sulla non violenza ed entrare nella pratica di questa virtù tanto discussa, iniziamo a esercitare la non violenza (modificando un detto che suona come: la carità comincia a casa!) dalla nostra tavola!
NOTE
1 Nel suo significato di dirigere o condurre, portare a...
2 Cfr. a 'Chi ha un perché nella vita..., teoria e pratica della logoterapia', a cura di Eugenio Fizzotti, Ed. LAS, Roma 1992, pag. 21.
3 Cfr. a 'Bhagavad Gita as it is', di AC Bhaktivedanta Swami, Ed. Bhaktivedanta Book Trust, Sidney
1986, pag. 151.
4 Cfr. a 'Bhagavad Gita, il canto del glorioso Signore', a cura di Stefano Piano, Ed. San Paolo, Milano 1994, pag. 114.
5 Commento personale per identificare il termine collera come un'altro nome della violenza, ma allo stato embrionale o che la precede.
6 Cfr. a 'Bhagavad Gita, il canto del glorioso Signore', a cura di Stefano Piano, Ed. San Paolo, Milano 1994, pag. 114, nota [62cd].
7 Nota. Per quanto riguarda le qualità dell'uomo, nella Bhagavad Gita si può notare con facilità come la non violenza sia una delle componenti di base, propedeutiche per lo sviluppo dell'equanimità e della pace interiore.
L'importanza della non violenza tra le tante qualità umane, è deducibile dalla frequenza con cui questo principio dell'ahimsa viene menzionato da Sri Krishna, e dallo studio dei contesti del dialogo in cui viene inserito.
Lo si trova nel cap. 10 versi 45 dove vengono enunciate le qualità umane che hanno origine da Dio Sri Krishna, nel cap. 13 versi 812 dove sono enumerate le qualità che sono l'effetto collaterale di possedere conoscenza, nel cap. 16 versi 13 dove viene inserito tra le qualità trascendentali dell'uomo di natura divina, e nel cap. 17 verso 14 dove la non violenza e una delle austerità praticate dagli uomini in virtù.
Queste citazioni sono tratte dalla 'Bhagavad Gita as it is', di AC Bhaktivedanta Swami, Ed. Bhaktivedanta Book Trust, Sidney 1986, ricercare i versi e i capitoli.
8 Momento in cui non si ritiene più importante il fatto di inseguire le spinte dei sensi e le loro richieste, insaziabili e sempre in rinnovamento.
9 Cfr. a 'Sri Isopanisad', a cura di AC Bhaktivedanta Swami, Ed. Bhaktivedanta Book trust, Usa 1993, pag. 17.
10 Per una breve panoramica delle problematiche derivate dall'alimentazione ricca di carne e grassi animali, e conseguenti malattie, vedere 'Why you don't need Meat', di Peter Cox, Ed. Thorsons Publishing Group, 1986, cfr. al capitolo 'Meat, You and Cancer', da pag. 35 a pag. 70.
I DIALOGHI
DI SRILA PRABHUPADA
Assurde Spiegazioni Della Bhagavad-gita
Questa conversazione si è svolto ad Allahabad, India, il 18 gennaio 1971
Ospite 1: Noi crediamo in un Dio incorporeo.
Srila Prabhupada: E chi Lo definisce "incorporeo"? Chi?
Ospite 1: Le scritture: jyotir linga, "incorporeo".
Srila Prabhupada: Tu stai parlando di qualcosa che non è la Bhagavad-gita. Dovresti sapere che noi predichiamo la Bhagavad-gita. Questo jyotir linga, tutte queste teorie, non si trovano nella Bhagavad-gita. Forse le troverai in altri testi ma noi siamo particolarmente interessati a predicare la Bhagavad-gita. Poiché la Bhagavad-gita è stata diffusa in tutto il mondo con spiegazioni assurde, noi vogliamo rettificare. Perciò la nostra società è chiamata specificatamente "Coscienza di Krsna".
Ospite 1: In che cosa la predica della Gita risulta sbagliata?
Srila Prabhupada: Ieri, per esempio, sono andato al Gita Samiti (Società della Gita). C'era una lampada esposta. Perché una lampada anziché Krsna?
Ospite 1: Non so.
Srila Prabhupada: Tu non lo sai. Perciò affermo che la predica è sbagliata. Perché c'era una lampada al posto di Krsna? Krsna dice questo?
Ospite 1: Le persone della Gita Samiti sviluppano questa idea perché...
Srila Prabhupada: No, no. La Gita è esposta da Krsna. Perché allora non c'era nessun quadro di Krsna? Ospite 1: Non hanno messo alcun quadro.
Srila Prabhupada: Si. Ciò significa che non hanno capito Krsna. Perciò questa così detta Società della Gita non è autentica. Mettiamo il caso che ci sia un'assemblea politica: verranno esposte le foto di Gandhi o di Jawaharlal Nehru perché sono capi politici. Eppure nella Gita Samiti si predica la Bhagavadgita e non c'è alcuna figura di Krsna. Ciò è fuorviante. Rappresentano la Bhagavad-gita in modo errato. Quindi il nostro compito è di rettificare questa errata propaganda della Bhagavadgita.
Ospite 2: Quale sarebbe l'errata propaganda?
Srila Prabhupada: Questo era solo un esempio e ce ne sono moltissimi altri. Nel nono capitolo c'è il verso manmana bhava madbhakto mad-yaji mam namaskuru (Krsna dice ad Arjuna: "Impegna la tua mente a pensare sempre a Me, diventa Mio devoto, offriMi i tuoi omaggi e adoraMi"). Uno studioso molto rispettato dice: "Non è alla persona Krsna ma al nonnato in Krsna a cui bisogna arrendersi". Da dove ha preso una tale assurdità quello studioso?
Ospite 1: Egli ha anche detto che....
Srila Prabhupada: Tutte sciocchezze. Chiunque devia dal testo originale della Gita dice assurdità.
Ospite 2: Swamiji, dichiarando le altre interpretazioni come delle assurdità.....
Srila Prabhupada: Non si può Interpretare! Innanzi tutto la mia proposta è che non si deve interpretare.
Ospite 2: Arriveremo a questo. Ma se dicessi che tu non stai interpretando correttamente, ciò non significa che io sia corretto. Anch'io avrò ragione.
Srila Prabhupada: Sono corretto fintanto che presento cose corrette. Se presento Krsna così com'è, allora sono corretto.
Ospite 2: Swamiji, ti chiedo molto rispettosamente, come puoi giudicare che "Io sono corretto"?
Srila Prabhupada: Perché io presento ciò che Krsna dice. Prima di tutto rispondi a questo: Qual è lo standard della correttezza? Non puoi creare la correttezza. Quando Krsna dice manmana bhava madbhaktah "semplicemente arrenditi a Me, diventa Mio bhakta (devoto)" come puoi dire: "Non è a Krsna che bisogna arrendersi". Non è questa un'assurdità? Se dico: "Dammi un bicchiere d'acqua" e tu dici "Non è a Swamiji che bisogna dare l'acqua" non è forse un'interpretazione?
Ospite 1: Ma arrendersi è ciò che Gesù Cristo ha detto, Maometto ha detto, tutti dicono.
Srila Prabhupada: Che gli altri si abbandonino a Cristo, ma tu perché non ti abbandoni a Krsna?
Ospite 1: E' vero, ma...
Srila Prabhupada: E' vero ma tu non sai come.
Ospite 1: Il tuo modo di pensare e il tuo scopo sono che Sri Krsna è il Signore di tutto l'universo, quindi.....
Srila Prabhupada: Si, Sri Krsna è il Signore dell'universo.
Ospite 1: Quindi questo è ciò che mi vuoi dire?
Srila Prabhupada: Si.
MAHA BHARATA
Capitolo 1b
Dopo che Drtarastra, che era stato governatore del mondo, ebbe parlato lamentandosi miserevolmente, il saggio Sanjaya gli rivolse parole di profondo significato:
"Certo avrai sentito parlare da Vyasadeva e dal saggio Narada di re con grande coraggio e forza, nati in dinastie ornate da ogni qualità; re che hanno combattuto con armi celesti e che potevano eguagliare la forza del signore Indra; re che hanno conquistato il mondo in maniera legittima, seguendo le regole morali, offrendo le ricchezze vinte in sacrifici religiosi e facendo munifici regali a tutti. Tali re, pur guadagnandosi fama in questo mondo, caddero anch'essi sotto la mortale stretta del tempo.
Così fu per l'eroico Prthu, un grande guerriero col carro perché da solo sapeva affrontare migliaia di guerrieri e per Srnjaya, che fu un conquistatore di grande rilievo. Poi per Suhotra, per Rantideva e per il fiero Kaksivan, per Bahlika, Damana, Saibya, Saryati, Ajita e Nala, per Visvamitra, distruttore di nemici e per il grande e potente Ambarisa. Altri furono: Marutta, Manu, Iksvaku, Gaya e naturalmente Bharata. Ci furono anche Rama, il figlio di Dasaratha, Sasabindu e Bhagiratha. Il re pio Yayati, che fu impegnato dai deva ad eseguire tanti sacrifici così sfarzosi che l'intero globo, con le sue estese foreste, si trovò decorato di numerosi altari sacrificali e di santuari. Nel passato il saggio celeste Narada parlò di questi stessi ventiquattro re a Saibya che si lamentava per la perdita di un figlio.
Oltre a questi ci furono anche altri re che furono i più forti fra gli uomini, grandi anime, magnifici combattenti sul carro, dotati senza limite di ogni buona qualità:
Puru, Kuru, Yadu, Sura e Visvagasva che fu re di grande determinazione, Anena, Yuvanasva, Kakutstha, Vikrami e Raghu, Vijiti, Vitihotra, Bhava, Sveta, Vrihadguru, Usinara, Sataratha, Kanka, Duliduha e Druma.
Poi ancora Dambhodbhava, Para, Vena, Sagara, Sankriti e Nimi, Ajeya, Parasu, Pundra, Sambhu e il puro Devavridha senza peccato, Devahvaya, Supratima, Supratika e Brihadratha, Mahotsaha, Vinitatma, Sucratu e Nala, re dei Nisada.
Infine Satyavrata, Santabhaya, Sumitra e il nobile Subala, Janujangha, Anaranya, Arka, Pryabhritya e Subhavrata, Balabandhu, Niramarada, Ketusringa e Brihadbala, Dristhaketu, Brihatketu, Diptaketu, Niramaya, Aviksit, Prabala, Dhurta, Kritabandhu e Dhridhesudhi, Mahapuraga, Sambhavya, Pratyanga, Paraha e Sruti.
Questi e molti altri monarchi della Terra, centinaia, migliaia, decine di migliaia sono i re di cui si è sentito e si è parlato in questo mondo. Questi sovrani illuminati e potenti, i più grandi fra gli uomini del loro tempo, se ne andarono da questo pianeta lasciando ai posteri ricchezze enormi; hanno lasciato i loro corpi proprio come hanno fatto i tuoi figli. Questi re compirono gesta divine; erano coraggiosi, distaccati ed avevano fede in Dio. Erano uomini grandi, onesti, puri e schietti nei loro comportamenti. E' per questo che i migliori e i più santi poeti, saggi e storici hanno immortalato le loro gesta. Eppure, perfino questi alti monarchi, uomini di grandi mezzi e di carattere, hanno dovuto lasciare questo mondo.
I tuoi figli erano uomini perfidi e avidi, collerici senza ragione e costantemente impegnati in attività malvagie. Non dovresti lamentarti per loro, discendente di Bharata, tu sei un uomo che sa, sei intelligente e colto, una persona dotata di discernimento e apprezzata dai saggi. Di certo sai che l'intelligenza di un uomo non è mai confusa se segue gli insegnamenti delle sacre scritture. Sai anche che in questo mondo esistono la ricompensa o la punizione, o re, per questo le scritture rivelate ci raccomandano di non essere ossessionati dal desiderio di proteggere i nostri figli.
Non ti dovresti lamentare per ciò che è destinato ad accadere. Chi è così potente da poter fermare il proprio destino? Di certo nessuno può eludere il corso degli eventi stabilito dal Creatore perché il tempo o il destino sono espressione della Sua Volontà. Il mondo intero infatti si muove nel tempo, il cui potere genera e fa perire ogni cosa. Allo stesso modo si gioisce e si soffre.
Il tempo divora tutti i corpi materiali e trascina con sé ogni essere vivente. E' come un fuoco che consuma tutte le creature ed è lo stesso tempo ad estinguere quel fuoco. In questo mondo è lui che trasforma tutte le fasi dell'esistenza, quelle positive e quelle contrarie. Il tempo cancella ogni creatura per rimanifestarla nel momento designato. Nessuno può fermare il tempo che imparziale si muove fra tutte le creature. Tu non sei un uomo comune, Drtarastra, quindi non ti dovresti distrarre dalla tua vera saggezza. Devi esser sempre cosciente che tutte le cose passate, tutte quelle che esistono nel presente e tutte quelle che debbono ancora venire, sono sotto il dominio del tempo".
Suta Gosvami disse: "Sanjaya, il figlio di Gavalgana, parlò così al re Drtarastra affranto per la morte dei figli e, consolandolo con sagge riflessioni, lo riportò al suo vero livello di coscienza."
Krsna Dvaipayana, noto come Srila Vyasadeva, nel comporre questa Sacra Scrittura, il Maha Bharata, ha narrato tutta la storia di questi eventi. Colui che con fede si dedica allo studio sia pure di un solo verso di questo poema si purifica completamente di tutti i suoi peccati. Il Maha Bharata narra le gesta virtuose compiute da saggi divini spiritualmente realizzati e da re santi. Parla degli Yaksa dai poteri soprannaturali e dei serpenti celesti. Glorifica Dio, la Persona Suprema Sri Krsna che, sebbene eterno, qui appare come Figlio di re Vasudeva.
Sri Krsna è la verità personificata ed è anche la strada che porta a quella verità, perché è supremamente puro e vero mezzo di purificazione. Lui è la Verità Suprema ed Assoluta, sempre nuova eppure immutabile, ed è anche la luce eterna. Lui compie imprese spirituali che i saggi eruditi narrano poi al mondo intero.
Causa ed effetto, spirito e materia, tutto emana da Lui soltanto: il Signore Supremo è l'origine e la meta, la dimensione e la scansione di ogni cosa. Lui è la nascita e la morte ed è anche la vita che segue alla morte.
Bisogna capire che Lui è lo Spirito Supremo che si espande nella creazione materiale della terra, dell'acqua, del fuoco, dell'aria e dell'etere, ed è per mezzo delle Sue energie che si manifestano le caratteristiche della virtù, della passione e dell'ignoranza. Egli è anche al di là della creazione materiale fatta di elementi grossolani e sottili. E' Lui il Solo che deve essere lodato. I migliori fra i saggi che hanno conquistato i sensi, assorti nella trascendenza e meditanti su di Lui con i grandi poteri dello yoga, vedono la stessa Anima Suprema all'interno dei propri cuori purificati, così come si può vedere un'immagine riflessa in uno specchio pulito.
Chi ha fede e si sforza di procedere con costanza sulla via spirituale, dedito alla disciplina che conduce alla conoscenza, può liberarsi dal peccato studiando attentamente questo capitolo del Maha Bharata. Esso è una breve introduzione al contenuto dell'intera opera, quindi, colui che lo ascolta, avendo fede nel suo messaggio, non sarà mai scoraggiato dalle avversità della vita. Colui che recita regolarmente questo capitolo al sorgere e al tramonto del sole è subito liberato da tutti i peccati che può aver commesso in ogni suo giorno e in ogni sua notte.
Come il burro fresco è il miglior derivato del latte crudo e come un brahmana santo è la migliore fra tutte le creature a due gambe, così questa introduzione al Maha Bharata, che rivela la verità più alta, è l'essenza dell'intera opera ed è squisita come un nettare, infatti, come l'oceano è la più grande fra le masse d'acqua e come la mucca da latte è la creatura più preziosa fra i quadrupedi, così fra tutti i racconti epici il Maha Bharata è quello supremo.
Chi recita questo capitolo per il piacere dei brahmana alla cerimonia dello sraddha 1, reca grandi benefici ai suoi antenati.
Gli eruditi accrescono la loro conoscenza dei Veda studiando i racconti storici e i Purana, infatti il Veda personificato è critico verso coloro che con poco discernimento si avvicinano direttamente ai Veda senza aver prima compreso i grandi racconti epici e i Purana. Il Veda pensa: "Senza studi appropriati questi cosiddetti eruditi non coglieranno il mio reale significato e finiranno per ingannare sé stessi e gli altri".
Colui che avrà appreso questo KrsnaVeda e ne avrà parlato ad altri godrà di una vita prospera e sarà senza dubbio liberato dalle conseguenze dei suoi passati peccati, anche se avrà ucciso un bimbo nel ventre di sua madre. Vaisampayana, saggio erudito, durante la cerimonia trattò diversi argomenti che aveva appreso dal suo maestro: il grande Krsna Dvaipayana.
Proprio perché ero lì di persona ho potuto ascoltare molte storie pie e meravigliose conosciute nel loro insieme come Maha Bharata.
Dopo ho viaggiato molto, ho visitato luoghi sacri e santuari, finché ho toccato la sacra terra di Samantapancaka, dove vivono molti brahmana di elevate qualità. Fu proprio in quella regione che, tempo fa, scoppiò la grande guerra fra i Pandava e i Kuru, quella che coinvolse i re di tutto il mondo.
Dopodiché sono venuto qui, a Naimisaranya, col desiderio di vedere tutti voi che considero saggi spiritualmente realizzati: purificati da questo sacrificio, siete grandi anime splendenti come il Sole o come il Fuoco; avete cantato i mantra appropriati e acceso il fuoco sacro e vi siete concretizzati nella vostra essenza di esseri spirituali. Cari brahmana, avete speso bene la vostra vita!
Di cosa volete vi parli adesso? Di pie storie dei tempi andati o degli universali principi di giustizia, oppure delle vite di grandi anime, di coloro che santamente furono re e saggi?"
E quei saggi risposero: "Ci piacerebbe sentire i racconti storici che furono narrati per la prima volta da Srila Vyasadeva, il più grande di tutti i saggi perché, ascoltando quelle storie insuperabili per varietà di argomenti e composizione squisita, coloro che sono devoti e saggi gli rendono onore all'istante".
Quindi concludo: colui che dopo aver purificato il suo corpo e con mente pura studia questo capitolo, paragrafo dopo paragrafo, in realtà studia l'intero Maha Bharata. così come colui che con fede assoluta ha ascoltato con regolarità quest'opera dei saggi, ottiene lunga vita, fama ed alla fine viene elevato ai pianeti paradisiaci.
Una volta i saggi divini posero i quattro Veda sul piatto di una bilancia e sull'altro un solo testo: il Maha Bharata. Quest'ultimo risultò superiore, sia come consistenza che come ampiezza. Quest'opera, risultata più grande dei quattro Veda con tutti i loro misteri, da allora fu nota nel mondo come il Maha Bharata 2. Chi ha coscienza del significato del nome Maha Bharata è liberato da tutte le conseguenze delle proprie attività peccaminose.
Non è sbagliato praticare l'ascesi e neppure è male studiare le Sacre Scritture. Seguire le scritture dei Veda secondo la propria natura non è sbagliato e non lo è neppure guadagnare ricchezze con grande impegno. Ma tutti questi sforzi sono alla fine dannosi se ci conducono lontano dalla nostra vera natura: quella spirituale.
NOTE:
1) Sraddha: grazie a questa cerimonia vedica gli antenati ricevono perpetue offerte di cibi e bevande sacre e vengono liberati da ogni loro peccato.
2) Il termine Maha significa "grande", Bharata è il nome della dinastia fondata dall'omonimo re.
Tradotto dall'originale Sanscrito da Hrdayananda dasa Goswami, a cura di Matsya Avatara dasa
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Fine del numero di gennaio-febbraio 1995.