Ritorno a Krishna
La rivista del movimento Hare Krishna
volume 6 n. 11/12
novembre-dicembre 1994
Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, a sessantanove anni, per soddisfare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna in Occidente.
In dodici anni ha pubblicato più di settanta volumi di traduzioni e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha aperto in tutto il mondo asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana in India, il luogo più caro a Sri Krsna.
I suoi discepoli continuano il movimento cui egli ha dato vita.
La Rivista del Movimento Hare Krishna
RITORNO
A KRISHNA
FONDATA NEL 1944
FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio Ali Krsna devi dasi
REDAZIONE:
Parabhakti dasi
HA COLLABORATO:
Bhakta Giorgio (correzione testi)
AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa
ABBONAMENTI E INFORMAZIONI:
Dananistha devi dasi
Per informazioni sugli abbonamenti contattate la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti Strada Bonazza 12 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) Tel. 055/8076414, Fax 055/8076630
PRONUNCIA. La traslitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo un metodo adottato internazionalmente. La a si pronuncia a chiusa. La a si pronuncia a aperta e lunga. La i si pronuncia i lunga. La u si pronuncia u lunga. La j si pronuncia g dolce. La r si pronuncia ri. La s si pronuncia sc (come in scena), altrettanto s ma più sibilante. La h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (il suono sc è dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".
NOMI SPIRITUALI. I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, ricevono uno dei nomi di Krsna o di un Suo grande devoto seguito dalla parola dasa (dasi al femminile) che significa servitore. Per esempio il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.
© Bhaktivedanta Book Trust Tutti i diritti riservati
RITORNO A KRISHNA Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89
VOL. 6 N. 11/12 - novembre-dicembre 1994
FOTOLITO: F.C.M. Marcallo Con Casone (MI)
STAMPA: Grafiche Cometa - Magenta
LO YOGA DELL'ATTACCAMENTO
Una lezione di Sua Divina Grazia
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
LA MALATTIA
Aiuta l'abbandono al Signora Supremo?
SRIMADBHAGAVATAM
Continua la pubblicazione del grande classico della spiritualità
LA FORMULA PER LA PACE
Tutti desiderano la pace, ma come ottenerla?
TERAPIA O RELIGIONE
Sinonimo o improprio scambio di valori?
PENSIERI VAISNAVA
Versi scelti
MAHABHARATA
La seconda puntata del grande poema spirituale
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Incremento Demografico: Non c'è Problema!
I CENTRI HARE KRSNA
In Italia e in tutta Europa
IN COPERTINA: Makhanacora, il ladro di burro. Krsna, da bambino, era conosciuto per la sua grande attrazione per il burro e la panna freschi che i suoi genitori e altri pastori avevano sempre disponibile nelle loro dispense.
LO YOGA
DELL'ATTACCAMENTO
Tratto dagli insegnamenti di Sua Divina Grazia
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
fondatore acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
sri bhagavan uvaca
mayy asaktamanah partha
yogam yunjan madasrayah
asamsayam samagram mam
yatha jnasyasi tac chrnu
Dio, la Persona Suprema dice: "Ora ascolta, o figlio di Prtha, come, praticando lo yoga in piena coscienza di Me e con la mente attaccata a Me, puoi conoscermi completamente, senza alcun dubbio". (Bhagavad-gita 7.1)
Krsna in Persona parla di yoga. Uno dei nomi di Krsna è Yogesvara, il supremo maestro di tutti i sistemi yoga. Yoga significa unione fra l'anima e l'Anima suprema, e Isvara significa maestro. L'obiettivo finale dello yoga è Krsna. Anche per questo, uno dei nomi di Krsna è Yogesvara.
Alla fine della Bhagavadgita Sanjaya dice: "Ovunque si trovi Yogesvara, Krsna, e ovunque si trovi Arjuna, il più grande guerriero, là ci sarà senza dubbio la vittoria."
La Bhagavad-gita viene raccontata come una narrazione fatta da Sanjaya a Maharaja Dhrtarastra. Sanjaya era il segretario di Dhrtarastra. Attraverso una visione spirituale, Sanjaya poteva vedere ciò che succedeva sul campo di battaglia proprio come si può vedere qualcosa in televisione e lo racconta a Maharaja Dhrtarastra che era cieco. La conclusione di Sanjaya è che la parte con cui è Yogesvara, Krsna, deve risultare vittoriosa.
L'ATTACCAMENTO A KRSNA
Ci sono diversi sistemi di yoga, e ci sono molti tipi di yogi. Yoga indica il sistema e lo yogi è chi pratica il sistema. L'obiettivo dello yoga, il suo scopo, è capire Krsna. Quindi Coscienza di Krsna significa praticare il sistema di yoga più elevato. Questo sistema è stato descritto da Krsna in persona. Perché? Perché Egli sta istruendo il Suo più intimo amico: Arjuna.
All'inizio della Sua spiegazione, il Signore dice: "Questa forma di yoga può essere praticata da chi ha sviluppato attaccamento per me". Il più elevato sistema di yoga non può essere praticato da una persona qualunque che non ha sviluppato attaccamento per Krsna. Uno yogi che non ha attaccamento per Krsna, pratica un sistema diverso di yoga.
Ci sono cinque diversi tipi di attaccamento diretto, o asakti, e ci sono sette tipi di attaccamento indiretto. L'attaccamento diretto si chiama bhakti, mentre l'attaccamento indiretto no. Se si è attaccati a Krsna in modo diretto, questo si chiama servizio devozionale. Mentre se si è attaccati a Krsna in modo indiretto, non è servizio devozionale ma si è comunque attaccati. Per esempio, Kamsa ha un attaccamento indiretto. Kamsa era lo zio materno di Krsna, e gli era stato predetto che sarebbe stato ucciso dall'ottavo figlio di sua sorella minore, Devaki, madre di Krsna. Devaki fu salvata da suo marito Vasudeva, padre di Krsna, con qualche compromesso. E' una bella e lunga storia. Il compromesso finale fu che Vasudeva disse a suo cognato, Kamsa: "Tu hai paura dell'ottavo figlio di tua sorella, non sarà tua sorella a ucciderti. Quindi ti chiedo di non ucciderla. Risparmiala. E io ti prometto che tutti i bambini che tua sorella darà alla luce ti saranno consegnati e, se tu vorrai, potrai ucciderli".
Vasudeva era un re. Pensava: "Intanto bisogna salvare questa povera ragazza e può darsi che il tempo faccia cambiare idea a Kamsa. Quando nascerà il bambino magari Kamsa cambierà idea".
Ma Kamsa era un così gran demone che uccise tutti i figli di Devaki. Così mentre Krsna era nel ventre della madre, Kamsa pensava sempre a Lui. Allora è chiaro che anche Kamsa era cosciente di Krsna, ma in modo indiretto, non per motivi d'amore, ma come nemico. Non è servizio devozionale. Quando si è coscienti di Krsna e si è amici di Krsna, genitori di Krsna, servitori di Krsna, amanti di Krsna, questa è devozione.
LE RELAZIONI CON DIO
Qui è detto chiaramente: mad-asrayah "chi desidera Krsna". Si può desiderare Krsna come amante. Si può desiderare Krsna come figlio. Si può desiderare Krsna come amico. Si può desiderare Krsna come superiore. Si può desiderare Krsna come la meraviglia più sublime. Questi cinque tipi di relazione diretta con Krsna si chiamano bhakti, devozione. I devoti che hanno queste relazioni non hanno alcun desiderio di profitti materiali. Il concetto di accettare Dio come figlio è superiore a quello di accettarlo come padre, perché nella relazione tra padre e figlio, il figlio vuole qualcosa dal padre. Ma il padre desidera sempre dare a figlio. Di conseguenza la relazione in cui si tratta Dio, Krsna, come figlio è migliore di quella in cui Krsna è trattato da padre. Se accetto che Dio sia mio padre, io sarò il figlio e la mia unica occupazione sarà di chiedere a mio padre tutto ciò di cui ho bisogno. Se invece sarò il padre di Krsna, fin dall'inizio dell'infanzia di Krsna mi occuperò di servirlo. I genitori servono i figli fin dalla nascita.
Quindi l'ideale dei genitori e dei genitori adottivi di Krsna, Vasudeva e Devaki, e Nanda e Yasoda, è assai sublime. Yasoda pensa: "Se non Gli do bene da mangiare, Krsna morirà". Dimentica che Krsna, il Signore Supremo, sostiene i tre mondi. Nityo nityanam cetanas cetananam eko bahunam yo vidadhati kaman. Un solo Dio provvede alle necessità di tutti gli esseri viventi. E proprio questa stessa Persona è diventata il figlio di Yasoda, ed ella pensa: "Se non Gli do bene da mangiare, Krsna morirà". Questo è amore. Ella ha scordato che la Persona che è apparsa davanti a lei è Dio, la Persona Suprema.
Quindi la relazione asakti attaccamento è sublime. Ci vuole tempo per capirla. Ma c'è una posizione in cui invece di chiedere "Dio, dacci oggi il nostro pane quotidiano", si pensa che Dio morirà se non si dà a Lui del pane. Questa è l'estasi dell'amore più alto, e questa è la relazione che unisce Krsna e i Suoi devoti.
Radharani, la più grande devota, colei che ama Krsna più di ogni altro, lo ama come amante. Nanda e Yasoda Lo amano come genitori. Sudama e Arjuna Lo amano come amico. E così milioni e miliardi di altri devoti di Krsna. Hanno una relazione diretta con Krsna.
Il sistema di yoga descritto qui, il bhaktiyoga, può essere praticato da persone che hanno sviluppato questo genere di attaccamento per Krsna. Gli altri non possono praticarlo. E se qualcuno è in grado di sviluppare un simile attaccamento, potrà capire perfettamente Dio, Krsna.
QUANTO SAPPIAMO?
Capire Dio attraverso nostre teorie o speculazioni è molto difficile. Possiamo pensare di aver capito Dio, ma non è possibile capire come Egli è esattamente perché i nostri sensi sono limitati ed Egli è infinito. Come si può catturare l'infinito attraverso sensi limitati?
Gli sastra, le scritture, spiegano come si può capire Dio. Atah srikrsnanamadi, na bhaved grahyam indriyaih. I nostri sensi sono sempre imperfetti, non possiamo neppure capire perfettamente il mondo materiale. Vediamo tanti pianeti e tante stelle nel cielo durante la notte, ma non sappiamo che cosa sono. Non sappiamo neppure che cos'è la Luna che è un pianeta solo. Non conosciamo neppure tutte le specie di vita che esistono sulla Terra.
La nostra conoscenza è sempre imperfetta. Bisogna ammetterlo. Essere orgogliosi di aver acquisito tanta conoscenza e di essere progrediti nelle scienze è una sciocchezza. Quando non si riescono a capire neppure le cose materiali che vediamo ogni giorno, che cosa si può capire di quelle spirituali? E Krsna, la Persona Suprema, è la forma spirituale suprema. Così, ci è impossibile capire Krsna con i nostri sensi limitati.
Allora perché preoccuparci tanto della coscienza di Krsna se è impossibile? Gli sastra spiegano:
atah srikrsnanamadi
na bhaved grahyam indriyaih
sevonmukhe hi jihvadau
svayam eva sphuraty adhah
Con sensi imperfetti non si può realizzare Krsna così com'è. Però, se ci si sottomette e si sviluppa spirito di servizio a Krsna, sia come servitore che come amico, come genitore o come amante, se si comincia a servire il Signore Supremo, Egli si rivelerà.
SERVIRE KRSNA CON AMORE
L'inizio del servizio è il canto. Perciò è detto jihvadau. Jihva significa lingua. Il servizio comincia con la lingua. Come? Con la lingua si può cantare Hare Krsna e con la lingua si può gustare krsna prasadam.
Quindi il metodo iniziale è molto bello. Si canta Hare Krsna. E qualsiasi prasadam ti venga offerto, per misericordia di Krsna, lo accetti. Se si diventa sottomessi e si comincia il servizio costituito dal canto e dall'accettare prasadam, allora svayam eva sphuraty adhah, con queste due semplici attività Krsna si rivelerà davanti a voi "Sono così ".
Krsna, nella Bhagavad-gita, rivela Se stesso ad Arjuna perché Arjuna è un devoto, è sottomesso, è amico di Krsna.
Krsna ha enunciato la Bhagavad-gita ad Arjuna, non a un vedantista o a uno speculatore. All'inizio del quarto capitolo Krsna dice: "Spiegherò a te l'antico metodo dello yoga, il bhaktiyoga". Dice "a te". Perché? Arjuna non era né un vedantista, né un grande filosofo, né un brahmana. Era uno ksatriya. Era un guerriero, un uomo di casa, non era un sannyasi.
La posizione che si ha, non è determinante per capire Krsna. Io sono diventato sannyasi, un mendicante, ma questo non è ciò che serve per vedere Krsna. Anche vestiti di bianco, come uomini di famiglia, si può capire Krsna meglio di me.
Allora che cosa serve per capire Krsna? Sevonmukhe hi jihvadau: Chi ha sviluppato spirito di servire con amore e devozione può capire Krsna. Nessun altro. Un bambino può capire Krsna se ha piena fede in Lui.
La fede e la devozione rendono qualificati per capire Dio. Avere queste qualifiche è detto madasrayah. Predichiamo la coscienza di Krsna. Non sprechiamo né il vostro tempo né il nostro. Abbiamo fede assoluta, teoricamente e praticamente che Krsna è Dio, la Persona Suprema.
NESSUNO
E' PIU' GRANDE DI KRSNA
Se chiedete: "Come fai a sapere che Krsna è Dio, la Persona Suprema?" vi posso rispondere che lo sappiamo, nella teoria, dalle scritture rivelate, le scritture vediche, e da grandi autorità del passato e del presente. Per esempio Sri Caitanya è accettato come grande autorità. Va matto per Krsna. E dopo di Lui, i Suoi discepoli, i sei Gosvami, soprattutto Jiva Gosvami, hanno scritto volumi interi su Krsna. Poi, attraverso la successione disciplica, siamo giunti al punto di accettare Krsna come Dio.
E molto, molto tempo fa, Vyasadeva, conosciuto anche come Vedavyasa, scrisse, su Krsna, lo SrimadBhagavatam che non è altro che una descrizione di Krsna.
Vyasadeva è anche autore della Bhagavad-gita. La Bhagavad-gita fu enunciata da Krsna e annotata da Vyasadeva. E Vyasadeva ha inserito la Bhagavadgita nel MahaBharata.
Vyasadeva accetta Krsna come Persona Suprema. Nel Bhagavatam è specificamente menzionato: krsnas tu bhagavan svayam. Ha descritto circa venticinque incarnazioni di Dio. E in conclusione scrive ete camsakalah pumsah krsnas tu bhagavan svayam: "Tutte le incarnazione sono parte della rappresentazione parziale di Dio, ma Krsna è Dio, la Persona Suprema in Se Stessa. Krsna non è una parte. Egli è Dio al cento per cento. Quindi l'evidenza dell'autorità afferma che Krsna è Dio.
Ora, se si crede nelle scritture e nelle autorità, si può vedere che nessuno è più potente di Krsna, più bello di Krsna, più famoso di Krsna. Questo modo di vedere vuol dire capire praticamente che Krsna è Dio. Krsna è apparso cinquemila anni fa, ma la Sua conoscenza, che Egli ci ha dato in forma di Bhagavad-gita, è adorata ancora oggi. E' adorata non solo dagli hindu o dagli indiani, ma viene letta in tutto il mondo. In America ci sono almeno cinquanta edizioni diverse della Bhagavad-gita, scritte da pensatori americani. E così in Inghilterra, in Germania, in Francia in molti Paesi troverete centinaia di edizioni della Bhagavad-gita.
Chi può allora essere più famoso e più saggio di Krsna? Ci sono molte altre evidenze su Krsna se si crede negli sastra. Krsna aveva sedicimila centootto mogli, a ciascuna delle quali aveva dato un grande palazzo. Ciascuna di loro aveva dieci figli e da quei bambini ne nacquero molti altri.
Così queste sono le evidenze tratte dalle scritture rivelate. E, nella Brahma-Samhita, Krsna è accettato come Dio, la Persona Suprema. La Brahma-Samhita è un libro molto antico, scritto da Brahma. La BrahmaSamhita dice: Isvarah paramah krsnah. Isvarah significa Dio. Ci sono molti dei semidei o deva ma c'è un solo Dio supremo. La BrahmaSamhita dice: "Krsna è il Supremo Dio, il dio degli dei". Saccidanandavigrahah "il Suo corpo è eterno, pieno di felicità e di conoscenza". Anadir adir govindah "Egli non ha origine, ma è l'origine di tutto. Il Suo nome è Govinda".
Go significa "sensi", go significa "mucche", go significa anche "terra". Quindi Krsna è il proprietario della terra, è il proprietario delle mucche ed è Colui che soddisfa tutti i sensi. Noi ricerchiamo il piacere dei sensi, ma la perfezione nel piacere dei sensi si può raggiungere quando il piacere è in relazione con Krsna. Per questo il Suo nome è Govinda. Govindam adipurusam tam aham bhajami: Govinda è Dio, la Persona originale e suprema".
LA PERFEZIONE DELLA VITA
Ed è la stessa Persona Suprema che sta parlando di Se stessa ad Arjuna nella Bhagavadgita. Come potrebbe qualcuno, solo attraverso la speculazione, dire qualcosa su Dio meglio di Krsna in Persona? Nessuno può parlare meglio di Krsna riguardo Dio, perché Dio in Persona sta parlando di se stesso. Se si parla di te, chi potrebbe parlarne meglio di te?
Se abbiamo fede, se crediamo in teoria e in pratiche che Krsna è Dio, la Persona Suprema. Allora, attraverso i discorsi di Krsna, in questo capitolo, potremo comprendere Dio. Non c'è alcuna difficoltà. Possiamo capire come lavora, come agiscono le Sue energie, Come Egli Si manifesta, che cos'è il mondo materiale, che cos'è il mondo spirituale, che cosa sono gli esseri viventi, qual è la loro relazione con Dio una tale quantità di cose sulla creazione del Signore.
L'intera letteratura vedica tratta tre argomenti: capire la nostra relazione con Dio, agire in questa relazione e raggiungere lo scopo della vita: l'amore per Dio.
La prima cosa è la nostra relazione con Dio. Quindi, quando capiamo la nostra relazione con Dio, la seconda cosa è agire di conseguenza, consapevoli di questa relazione. Per esempio, non appena si stabilisce una relazione tra un uomo e una donna tra marito e moglie - comincia lo scambio reciproco.
Così prima bisogna capire la relazione che ci unisce a Dio. Questa relazione ci viene rivelata quando siamo perfettamente liberati. Ogni essere vivente ha una relazione particolare con Dio. Noi l'abbiamo dimenticata. Quando questa relazione ci viene rivelata nel processo delle attività devozionali, la coscienza di Krsna, si è raggiunta la perfezione della vita.
La coscienza di Krsna è una grande scienza. Non è sentimentalismo, speculazione mentale o un bluff. E' scientifica, come è descritto nella Bhagavadgita, nei Veda, nelle Samhita, e come è accettata da autorità come Sri Caitanya, Ramanujacarya, Madhvacarya, Narada, Asita, Vyasa molte autorità.
La coscienza di Krsna non è un bluff o un affare per fare denaro. E' una realtà. Se la praticherete seriamente, la vostra vita avrà successo. Molte grazie.
LA MALATTIA
a cura di BHAKTI ABHAY CARANA SWAMI
Quando siamo ammalati possiamo capire che la peggiore malattia è l'attrazione verso i piaceri materiali; se si potesse curare questa malattia ci si potrebbe considerare delle persone realmente sane, anche se il corpo fosse interamente ammalato.
I piaceri mondani sono rapportati in un modo o nell'altro all'attività sessuale che non soltanto fa diventare persone miserevoli, ma non permette nemmeno di entrare in rapporto con Krsna.
Il potere di condizionamento dell'energia illusoria è così forte che ci fa credere di essere liberi dalla sua influenza per poterci manipolare meglio.
L'unica medicina che possa avere effetto in questo caso è il canto del maha-mantra Hare Krsna. Ma l'esperienza che noi abbiamo non è che maya "sparisce" quando cantiamo Hare Krsna; ciò che succede è che quando cantiamo i giri possiamo vederla meglio così com'è e scoprire il suo gioco per non essere manipolati da lei.
Quello che è disperante è che maya è sempre lì, costante, fissa, instancabile e sempre determinata, con il proposito di indurci in illusione. In realtà, l'unico rifugio sicuro è il canto del Santo Nome
del Signore. Mentre pratichiamo servizio devozionale, maya non può allontanarci da Krsna e metterci al suo servizio. Infatti, il servizio devozionale protegge, in tutti i sensi. Ma cantando il mantra Hare Krsna è possibile persino impedirle di entrare nella mente, cioè il punto da dove riesce a manipolarci meglio senza che noi ce ne accorgiamo.
Le attività compiute in coscienza di Krsna purificano l'anima, liberandola dai condizionamenti di questo mondo materiale. Nello Skanda Purana, il Signore Brahma dice a Narada: "Mio caro Narada, chiunque si metta al collo la ghirlanda di fiori che è stata portata prima da Krsna, si libera da qualsiasi malattia e da tutte le reazioni delle attività peccaminose, e gradualmente viene liberato dalla contaminazione della materia."
Le malattie vengono per insegnarci a dipendere da Krsna e a distaccarci dal mondo materiale.
Quando si diventa coscienti che l'anima è differente da corpo e che non siamo il corpo né i proprietari di esso, allora spariscono in modo naturale le preoccupazioni corporee. Una persona cosciente di Krsna potrà ammalarsi, ma questo non avrà delle ripercussioni negative sul piano spirituale. Quando un devoto è in difficoltà o di fronte a qualche disgrazia, pensa che si tratti della misericordia del Signore verso di lui: tat te nukampam su samiksyamano "a causa dei miei misfatti passati dovrei soffrire molto di più di quanto sto soffrendo ora, ma per la misericordia del Signore Supremo non sto ricevendo tutta la punizione che merito".
Srila Prabhupada dice: "Talvolta anche le persone sante o molto religiose devono incontrare grandi difficoltà nella vita, ma questi avvenimenti dovrebbero essere considerati provvidenziali. Sebbene ci siano numerose ragioni per essere infelici, bisogna evitare di fare resistenza a questi rovesci della fortuna, perché più siamo coinvolti nel cercare di porvi rimedio, più entriamo nelle regioni tenebrose dell'ansia materiale. Anche Sri Krsna ci ha istruito a questo proposito: dovremmo quindi tollerare, invece di farci prendere dall'agitazione". (Srimad-Bhagavatam 4.19.34 spiegazione).
Se un devoto subisce un incidente, per esempio, allora fissa la sua mente con molta più intensità su Krsna perché è cosciente che non ha un altro rifugio all'infuori di Lui.
La sua coscienza di Krsna aumenta grazie al fatto che questa circostanza lo obbliga ad abbandonarsi completamente a Krsna.
Il devoto è sempre protetto perché è sotto la cura personale di Krsna. Il devoto sa che "tutto ciò che Krsna fa è buono".
Nel caso di un devoto neofita, può capitare che di fronte ad un incidente o ad una malattia, egli si sente confuso a causa dei forti scombussolamenti ed emozioni, se è sincero Krsna gli darà l'intelligenza per capire (dadami buddih yogam tam).
E' molto comune che i parenti d'un devoto infortunato gli chiedano: "Perché adesso che sei devoto, che stai dedicando la tua vita a Dio, ti succedono queste cose? Sarebbe logico che non ti succedesse più niente". Ma il devoto deve saper rispondere filosoficamente a queste domande nel modo seguente: "Il beneficio del dolore e di ogni sofferenza sta nel fatto che ci aiuta a distaccarci dal mondo materiale. Krsna ci mette in una situazione dolorosa, ma allo stesso tempo ci dà l'intelligenza spirituale con la quale possiamo comprendere la nostra vera situazione e, in questo modo, ciò che in apparenza si potrebbe vedere come una disgrazia, si rivela come una benedizione, perché ci permette di fare grandi passi nel processo della realizzazione spirituale, ciò che probabilmente non sarebbe stato possibile in circostanze normali perché siamo sempre molto distratti".
Anche se dovesse lasciare il corpo prematuramente a causa di un incidente, il devoto non si deve mai preoccupare; deve soltanto fissare la sua mente in Krsna.
Srila Prabhupada dice: "Che questa partenza avvenga per scelta o per caso, il devoto del Signore non deve preoccuparsene minimamente se non vuole ansietà inutili. Egli deve semplicemente cantare Hare Krsna e stabilirsi con fermezza nella coscienza di Krsna. Il modo migliore per essere assorti nella coscienza di Krsna è impegnarsi costantemente nel servizio di devozione al Signore. Il suo cammino verso il regno spirituale sarà allora sicuro, diretto e tranquillo" (Bhagavad-gita 8.27 spiegazione).
Nelle biografie delle persone sante normalmente abbondano passaggi riguardo le avversità e gli inconvenienti che hanno dovuto tollerare. Praticamente un fattore comune nelle vite di tutte queste persone è che esse hanno dovuto subire l'incomprensione ed il disprezzo ed inoltre malattie, ingiustizie, persecuzioni, torture ed anche la morte. Tutto questo succede per la volontà del Signore e deve essere inteso come la Sua misericordia. In realtà Egli mette in situazioni difficili i Suoi devoti per mostrare agli altri le loro qualità: l'umiltà, la tolleranza e l'assoluta fiducia nel rifugio ai Suoi piedi di loto o, se dovessero morire in modo prematuro, per portarseli immediatamente nella Sua dimora, perché considera (in alcuni casi) che essi sono già sufficientemente qualificati.
In relazione a questo argomento Srila Prabhupada ci dice quanto segue: "Quando una circostanza è creata dal Signore Supremo, non dovremmo essere turbati, anche se, in base ai nostri calcoli, la consideriamo un'avversità. Per esempio, un grande predicatore potrà essere assassinato o potrà incontrare gravi difficoltà, come nel caso di Haridasa Thakura. Egli era un grande devoto, venuto in questo mondo per compiere la volontà del Signore, diffondendo le Sue glorie; ciò nonostante fu torturato dal kadi, che lo fece bastonare in ventidue piazze di mercato. Gesù Cristo fu crocifisso e Prahlada Maharaja dovette sopportare molte tribolazioni. I Pandava, amici intimi di Krsna, persero il regno, videro la loro moglie insultata e dovettero sottostare a grandi difficoltà. Non dovremmo allarmarci vedendo i devoti colpiti da tante avversità, perché dobbiamo capire che in tutte queste situazioni c'è un preciso piano del Signore. Lo SrimadBhagavatam conclude che un devoto non si affligge mai nelle difficoltà; vede piuttosto in esse un'altra manifestazione della misericordia del Signore. E colui che continua a servire il Signore nonostante tutti gli ostacoli è sicuro di tornare a Dio, sui pianeti Vaikuntha" (SrimadBhagavatam 3.16.37 spiegazione).
Quando c'è una malattia, la tendenza generale è quella di combatterla, rifiutarla, distruggerla... e in tutto questo combattimento perdiamo l'energia, la fede in Krsna, e lo spirito di tolleranza, cioè ciò che più ci occorre se desideriamo arrivare all'illuminazione spirituale.
Come abbiamo visto, la malattia, così come qualunque altra difficoltà causata dagli altri, dagli elementi atmosferici o dalla propria mente, è un'opportunità di fare avanzamento spirituale; perciò rifiutarla significa rifiutare quest'opportunità di progredire, e accettarla volontariamente come volontà di Krsna è ciò che ci permette di entrare in contatto con Lui e rafforzarci spiritualmente.
Di nuovo Srila Prabhupada ci dice: "Finché avremo un corpo, questo sarà soggetto all'influenza dei cambiamenti di stagione e di clima, a malattie e a disturbi naturali, cioè alle triplici sofferenze dell'esistenza materiale. Non possiamo evitarlo. Talvolta riceviamo lettere dai devoti neofiti che ci chiedono perché mai, pur seguendo la coscienza di Krsna, essi sono ammalati... Questo è il mondo della dualità. Non dobbiamo pensare che, per il fatto che ci siamo ammalati, siamo caduti dalla coscienza di Krsna. La coscienza di Krsna può continuare senza essere ostacolata da alcun problema materiale. Sri Krsna consiglia dunque nella Bhagavadgita (2.14), tams titiksasva bharata: "Caro Arjuna, cerca di tollerare tutti questi disturbi, e rimani fisso nelle tue attività coscienti di Krsna" (SrimadBhagavatam 4.22.24 spiegazione).
Voler essere liberi dagli inconvenienti per predicare è positivo, ma non bisogna dimenticare che l'esempio della tolleranza, accettando la volontà di Krsna in qualsiasi circostanza, è la miglior predica. D'altra parte. l'esperienza ci dice che, la tendenza generale della mente, dopo aver superato una malattia, è quella di pensare "adesso posso di nuovo godere" e non "adesso posso servire meglio Krsna". Di conseguenza non dobbiamo essere ossessionati nella lotta contro le malattie o contro qualsiasi altra forma di sofferenza. Va bene cercare di guarire dalle malattie per tenere il corpo nella migliore predisposizione di servizio a Krsna, ma se malgrado tutti gli sforzi non possiamo recuperare la salute, allora è meglio rassegnarci invece di deprimerci. Il nostro impegno massimo deve essere quello di capire Krsna in qualsiasi situazione e circostanza allo scopo di non perdere in nessun momento la visione spirituale, o di non deviare innecessariamente dal compimento della volontà del Signore. Nella sua intervista con lo psicologo Gerald Frazer nella città di Los Angeles, Srila Prabhupada disse quanto segue: "Il principio fondamentale è la comprensione del fatto che lei è un'anima spirituale, che non è il corpo... tutti i nostri problemi hanno le loro radici in questo corpo, che è di per sé la nostra più grave malattia".
Nota: Quando il corpo di un puro devoto del Signore si ammala è soltanto perché il Signore vuole mostrare le qualità di tolleranza e di rassegnazione del suo devoto, al fine di insegnare agli altri la via della perfezione spirituale. Nel caso del maestro spirituale, la sua malattia ha lo scopo di fare rettificare le attività peccaminose dei suoi discepoli.
Scritture Vediche
SRIMADBHAGAVATAM
Primo Canto: La Creazione
Continua la pubblicazione dello SrimadBhagavatam, il grande classico della spiritualità scritto cinquemila anni fà da Krsna Dvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana in base a questa conoscenza infallibile. Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.
CAPITOLO 8
Pariksit salvato dalla morte
VERSO 8
gantum krtamatir brahman
dvarakam ratham asthitah
upalebhe 'bhidhavantim
uttaram bhayavihvalam
gantum: nell'istante in cui Egli desiderava partire; krtamatih: avendo deciso; brahman: o brahmana; dvarakam: verso Dvaraka; ratham: sul carro; asthitah: seduto; upalebhe: vide; abhidhavantim: venendo di corsa; uttaram: Uttara; bhayavihvalam: terrorizzata.
TRADUZIONE
All'istante di prendere posto sul carro e accingerSi a partire per Dvaraka Egli vede Uttara che corre verso di Lui terrorizzata.
SPIEGAZIONE
Tutti i componenti della famiglia dei Pandava si affidavano interamente al Signore per la loro protezione, ed è per questo che il Signore li ha protetti in ogni circostanza. Egli protegge tutti gli esseri, ma come il padre mostra un'attenzione particolare per il figlioletto che dipende in tutto da lui, così il Signore Si prende una speciale cura di chi si affida totalmente a Lui.
VERSO 9
uttarovaca
pahi pahi mahayogin
devadeva jagatpate
nanyam tvad abhayam pasye
yatra mrtyuh parasparam
uttara uvaca: Uttara disse; pahi pahi: proteggi, proteggi; mahayogin: il più grande yogi; devadeva: Dio anche degli esseri celesti; jagatpate: Signore dell'universo; na: non; anyam: nessun altro; tvat: Te; abhayam: assenza di paura; pasye: io vedo; yatra: dove c'è; mrtyuh: morte; parasparam: nel mondo delle dualità.
TRADUZIONE
Uttara disse:
O Signore dei signori, maestro dell'universo! Tu che sei il più grande degli yogi, proteggimi, Ti prego, perché nessun altro può salvarmi dalla morte in questo mondo di dualità.
SPIEGAZIONE
Il mondo materiale è un mondo di dualità, a differenza del regno assoluto. Il mondo della dualità è composto di materia e spirito, mentre il regno assoluto è completamente spirituale, senza traccia d'influenza materiale. Nel mondo della dualità tutti si sforzano, spinti dall'illusione, di diventare maestri del mondo; mentre nel mondo assoluto il Signore Supremo è riconosciuto come il maestro assoluto e tutti agiscono come Suoi servitori assoluti. Così, nel mondo della dualità ognuno è invidioso dell'altro e, per finire, la morte è inevitabile perché qui lo spirito esiste accanto alla materia.
Il Signore rappresenta l'unico rifugio per l'anima sottomessa che desidera liberarsi dall'esistenza duale e dalla paura che l'accompagna. Infatti nel mondo materiale nessuno può sfuggire alle mani crudeli della morte se non si abbandona ai piedi di loto del Signore.
VERSO 10
abhidravati mam isa
saras taptayaso vibho
kamam dahatu mam natha
ma me garbho nipatyatam
abhidravati: venendo verso; mam: me; isa: o Signore; sarah: la freccia; tapta: di fuoco; ayasah: ferro; vibho: il grande; kamam: desiderio; dahatu: che bruci; mam: me; natha: o protettore; ma: non; me: il mio; garbhah: embrione; nipatyatam: abortisca.
TRADUZIONE
O Signore onnipotente, una freccia di ferro infuocata si sta dirigendo verso di me a grande velocità. Che io sia pure ridotta in cenere, se questo è il Tuo desiderio, ma Ti prego, non lasciare che uccida il figlio che porto in me. O mio Signore, Ti supplico, concedimi questa grazia.
SPIEGAZIONE
L'avvenimento descritto qui accadde dopo la morte di Abhimanyu, sposo di Uttara. Rimasta vedova, ella avrebbe dovuto seguire il marito nella morte, ma poiché aspettava un figlio, e precisamente Maharaja Pariksit, un grande devoto del Signore, doveva assicurare la protezione del nascituro. Su una madre, infatti, incombe l'importante responsabilità di proteggere il figlio; perciò Uttara non esitò a esprimere francamente la sua paura davanti al Signore, Sri Krsna.
Figlia di un grande re, sposa di un grande eroe, discepola di un grande devoto e in seguito madre di un re di grande virtù, Uttara era fortunata sotto tutti gli aspetti.
VERSO 11
suta uvaca
upadharya vacas tasya
bhagavan bhaktavatsalah
apandavam idam kartum
drauner astram abudhyata
sutah uvaca: Suta Gosvami disse; upadharya: ascoltando pazientemente; vacah: parole; tasyah: le sue; bhagavan: il Signore Supremo; bhakta-vatsalah: Colui che mostra un grande affetto per i Suoi devoti; apandavam: senza l'esistenza dei discendenti dei Pandava; idam: questo; kartum: per farlo; draunet: del figlio di Dronacarya; astram: arma; abudhyata: capì.
TRADUZIONE
Suta Gosvami disse:
Ascoltate attentamente le sue parole, Sri Krsna, sempre così affettuoso verso i Suoi devoti, capisce subito che Asvatthama, il figlio di Dronacarya, ha lanciato un altro brahmastra, questa volta per distruggere l'ultimo discendente dei Pandava.
SPIEGAZIONE
Il Signore Si mostra sempre uguale verso tutti, ma dà prova di una particolare benevolenza verso i Suoi devoti, favorendo così il bene di tutti gli esseri. I Pandava, per esempio, sono una famiglia di grandi devoti e per il bene di tutti il Signore desiderava vederli governare il mondo. Perciò Egli annientò Duryodhana e i suoi compagni e al loro posto pose sul trono Maharaja Yudhisthira. Per lo stesso motivo desiderava proteggere Maharaja Pariksit, il bambino che doveva nascere dal grembo di Uttara. Era contrario all'idea che il mondo venisse privato dei Pandava, questa famiglia di devoti modello.
VERSO 12
tarhy evatha munisrestha
pandavah panca sayakan
atmano 'bhimukhan diptan
alaksyastrany upadaduh
tarhi: allora; eva: anche; atha: quindi; muni-srestha: o migliore dei muni; pandavah: tutti i figli di Pandu; panca: cinque; sayakan: armi; atmanah: le loro proprie; abhimukhan: verso; diptan: abbagliante; alaksya: vedendo ciò; astrani: l'arma; upadaduh: presero.
TRADUZIONE
O migliore dei pensatori [Saunaka], vedendo il radiante brahmastra dirigersi verso di loro, i cinque Pandava afferrano le loro rispettive armi.
SPIEGAZIONE
Il brahmastra lanciato da Asvatthama è destinato a colpire solo i cinque Pandava, di cui Maharaja Yudhisthira è il maggiore, e il loro nipote, l'unico discendente, ancora nel grembo di Uttara. Il brahmastra si distingueva quindi dalle armi atomiche moderne non solo per la sua natura sottile e la sua potenza superiore, ma anche per la sua precisione. La bomba atomica non distingue tra il bersaglio da raggiungere e ciò che lo circonda, colpisce fuori da ogni controllo e uccide molto spesso degli innocenti. Invece il brahmastra colpisce direttamente il bersaglio mirato, senza nuocere agli altri.
VERSO 13
vyasanam viksya tat tesam
ananyavisayatmanam
sudarsanena svastrena
svanam raksam vyadhad vibhuh
vyasanam: grande pericolo; viksya: avendo osservato; tat: quello; tesam: loro; ananya: nessun altro; visaya: mezzo; atmanam: così inclini; sudarsanena: col disco di Sri Krsna; svaastrena: con l'arma; svanam: dei Suoi devoti; raksam: protezione; vyadhat: lo fece; vibhuh: l'Onnipotente.
TRADUZIONE
Vedendo in pericolo i Suoi puri devoti, anime completamente sottomesse a Lui, il Signore onnipotente, Sri Krsna, afferra subito il Suo disco Sudarsana per proteggerli.
SPIEGAZIONE
Il brahmastra, l'arma ultima lanciata da Asvatthama, è simile alle armi moderne ma produce radiazioni e calore ancora più intensi. E' il frutto di una scienza più sottile, poiché è lanciato mediante un mantra tratto dai Veda. Inoltre non colpisce alla cieca come le armi nucleari moderne, ma può essere diretto su un bersaglio ben preciso, che distruggerà selettivamente. Asvatthama è ricorso a quest'arma col preciso scopo di sterminare tutti i discendenti maschi della famiglia di Pandu. Si tratta dunque di un'arma più temibile delle moderne bombe atomiche, perché può penetrare anche nei luoghi più protetti, senza mai mancare il bersaglio. Sapendo questo, il Signore, Sri Krsna, prende subito la propria arma per proteggere i Suoi devoti, che non conoscono altro rifugio che Lui. In realtà, nella Bhagavadgita il Signore ha esplicitamente promesso che i Suoi devoti non periranno mai, e che Egli Si comporta con loro secondo la qualità e l'intensità della devozione di cui danno prova servendoLo. Le parole ananyavisayatmanam sono particolarmente significative a questo proposito, poiché i Pandava, pur essendo grandi guerrieri, si affidavano totalmente al Signore per la loro protezione. La potenza del Signore è infinitamente superiore a quella dei più grandi guerrieri, e coloro che hanno tentato di vincere il Signore hanno subito incontrato la sconfitta. Quando il Signore vide che era troppo tardi perché i Pandava potessero neutralizzare il brahmastra di Asvatthama, Egli ricorse alla propria arma anche a rischio di venire meno alla Sua parola. Infatti, sebbene la battaglia di Kuruksetra volgesse al termine, in base alla promessa che aveva fatto Egli non avrebbe dovuto impugnare le armi; ma Lo preoccupava più l'urgenza del momento che la Sua promessa. Il Signore è celebrato col nome di bhaktavatsala, Colui che è molto affezionato ai Suoi devoti; ed Egli preferì rimanere tale piuttosto che atteggiarSi a moralista e preoccuparSi solo di non rompere la Sua promessa.
VERSO 14
antahsthah sarvabhutanam
atma yogesvaro harih
svamayayavrnod garbham
vairatyah kurutantave
antahsthah: situato nell'interno; sarva: di tutti; bhutanam: gli esseri; atma: l'anima; yogaisvarah: il maestro di tutti gli yoga; harih: il Signore Supremo; sva-mayaya: con l'energia personale; avrnot: coprì; garbham: l'embrione; vairatyah: di Uttara; kurutantave: la discendenza di Maharaja Kuru.
TRADUZIONE
Sri Krsna, maestro supremo di tutte le perfezioni yoga, è situato nel cuore di ogni essere come Paramatma. Così, per proteggere la discendenza dei Kuru, avvolge con la Sua energia personale il bambino situato nel grembo di Uttara.
SPIEGAZIONE
Il Signore, maestro supremo di tutte le perfezioni yoga, può situarSi simultaneamente nel cuore di ogni essere e persino in ogni atomo nella Sua forma di Paramatma, la Sua emanazione plenaria. Accadde così che dall'interno del corpo di Uttara Egli avvolse l'embrione per salvare Maharaja Pariksit, proteggendo in questo modo la discendenza di Maharaja Kuru, a cui apparteneva anche il re Pandu.
I figli di Dhrtarastra e quelli di Pandu appartenevano tutti alla dinastia Kuru, perciò a entrambe le famiglie si attribuisce generalmente il nome Kuru. Ma quando si trattava di distinguere le famiglie dei due fratelli, i figli di Dhrtarastra mantennero il nome di Kuru mentre i figli di Pandu divennero i Pandava. Poiché tutti i figli e i nipoti di Dhrtarastra hanno trovato la morte nella battaglia di Kuruksetra, Maharaja Pariksit, ultimo rappresentante della dinastia, viene qui designato come il discendente dei Kuru.
VERSO 15
yadyapy astram brahmasiras
tv amogham capratikriyam
vaisnavam teja asadya
samasamyad bhrgudvaha
yadyapi: sebbene; astram: arma; brahma-sirah: ultima; tu: ma; amogham: non potendo essere ostacolata; ca: e; apratikriyam: non potendo essere neutralizzata; vaisnavam: in relazione con Visnu; tejah: forza; asadya: confrontata con; samasamyat: fu annientata; bhrguudvaha: o gloria della famiglia di Bhrgu.
TRADUZIONE
O Saunaka, gloria della famiglia di Bhrgu, sebbene quest'arma estrema, il brahmastra, lanciata da Asvatthama fosse implacabile e incoercibile, quando incontrò la potenza di Visnu [Sri Krsna], fu subito neutralizzata e annientata.
(continua nel prossimo numero)
LA FORMULA PER LA PACE
Tutti desiderano la pace in questo mondo,
ma ignorano le condizioni necessarie per ottenerla.
di GOVARDHANA LILA DASI
bhoktaram yajnatapasam
sarvalokamahesvaram
suhrdam sarvabhutanam
jnatva mam santim rcchati
"Poiché i saggi Mi conoscono come il fine ultimo di tutti i sacrifici e di tutte le austerità, come il Signore Supremo di tutti i pianeti e di tutti gli esseri celesti, come l'amico e il benefattore di tutti gli esseri viventi, trovano il termine delle sofferenze materiali". (Bhagavadgita, 5.29)
Da sempre storia dell'uomo significa storia di guerre. Per motivi politici o economici, sociali o religiosi, per difesa o espansione, razze, popoli, classi sociali e gruppi di varia natura si sono combattuti vicendevolmente disegnando così nel tempo il volto della vicenda umana.
Tutti desiderano ardentemente la pace in questo mondo, ma ignorano le condizioni necessarie per ottenerla. La riflessione su questo verso della Srimad Bhagavadgita ci aiuta a comprendere cosa significhi esattamente la parola 'pace' e dove si trovino le radici profonde di questa condizione di vita.
Nell'intimo di ognuno di noi vive la sorgente che rende possibile l'esistenza della nostra persona. Questa sorgente è l'anima pura e, poiché essa è di origine divina, la trasparenza dei suoi sentimenti e dei suoi desideri è limpida e cristallina. Nel suo stato naturale l'anima non conosce l'istinto di combattere contro nessuno, né di uccidere chicchessia, ma a causa del prolungato contatto con la materia, le cui caratteristiche sono opposte a quelle dello spirito, essa si è coperta di una coltre spessa di qualità negative che offuscano la sua purezza costituzionale. Invidia, arroganza, orgoglio, superbia, presunzione e avidità si stratificano intorno alla scintilla divina che è nel nostro cuore, la avviluppano soffocando le sue vere qualità e la spingono ineluttabilmente a competere con gli altri esseri viventi per ottenere la supremazia. Ogni anima condizionata aspira più o meno palesemente ad ottenere un posto di rilievo che la faccia sentire in qualche modo importante, un piccolo dio.
Ma nessuno di noi è Dio in questo mondo, questo è un dato di fatto talmente evidente che solo uno sciocco potrebbe chiederne la dimostrazione, perciò siamo invitati dalla Bhagavadgita ad acquisire una mentalità saggia.
Facciamo bene attenzione! Saggio non è colui che possiede una grande cultura, o la persona che immaginiamo seduta sulle rive del Gange a meditare. Saggi sono tutti coloro che comprendono la loro posizione di infinitesimali parti della Suprema Verità Assoluta e la accettano conformando la loro esistenza a questa realizzazione. Capire che esiste un unico Signore che regna su tutti gli universi materiali e spirituali è fonte di grande sapienza per l'uomo sincero che volgerà a Lui il suo sguardo con l'attitudine di un umile servitore. Il centro di ogni suo interesse non sarà più il proprio egoistico desiderio, ma la volontà del suo Signore; il criterio di valutazione di ogni scelta non sarà più il proprio punto di vista relativo, ma la visione universale di Dio.
Il saggio devoto viene gradualmente accolto dal Signore nell'intimità del Suo pensiero; egli si sintonizza così con la mente divina e ne comprende i pensieri e i desideri anche senza bisogno di scambi apparenti di parole. L'intelligenza di Dio, per quanto impossibile a contenersi perfino nella facoltà di comprensione del più grande essere celeste, diventa familiare per chi sa pregare con cuore semplice e sincero e dall'unione profonda col sentire divino trae origine la realizzazione del principio unico che muove l'animo del Signore: l'amore.
La Suprema Persona, Sri Krsna, Padre originale degli esseri viventi, è l'amico più intimo e il benefattore più benevolo in assoluto di tutti noi. Accettando con fiducia che la situazione in cui ci troviamo, le circostanze facili e difficili che dobbiamo affrontare, le gioie e i dolori di questa vita sono occasioni che il Signore ci dà per esercitare la nostra fede e il nostro attaccamento per Lui, come si può restare disturbati? Colui che ha raggiunto la piena coscienza di Krsna offre ogni suo pensiero, ogni sua parola e ogni sua azione al beneficiario di tutti i sacrifici e di tutte le austerità, riconoscendolo quale Signore Supremo e Assoluto degli infiniti universi coi loro innumerevoli abitanti, da Lui amati con un'intensità sconosciuta in questo mondo.
I saggi che hanno radicato nel cuore questa conoscenza non invidiano più nessuno, perché sanno che tutti sono servitori e Uno solo è il servito, né aspirano a una qualsiasi forma di supremazia sugli altri esseri viventi, perché il loro cuore diviene umile e disponibile ad accettare gli altri come maestri nel servire Dio. Il devoto umile diviene anche estremamente semplice, poiché non ricerca alcun onore per sé, se non l'onore di servire Dio incessantemente, e per questo non sono necessarie grandi capacità, ma solo desiderio sincero e purezza di cuore. Per il devoto saggio non ci sono dunque nemici, ma solo anime sorelle; egli compete unicamente per la soddisfazione di Krsna e, se qualcuno ha maggior successo di quanto ne abbia lui, gioisce nel suo intimo percependo la felicità provata dal Signore.
Sviluppando sempre più questa visione della realtà, il devoto sgombra il proprio animo dalla fuliggine nera di cui si è ricoperto nel tunnel dell'esistenza materiale e, riportando la scintilla divina alla sua purezza originale, allontana da sé ogni ostilità e inimicizia, sciogliendo così il cuore d'amore verso tutti gli esseri.
TERAPIA O RELIGIONE
Sinonimo o Improprio scambio di Valori?
di VIRABHADRA DASA
Premessa.
Tra gli innumerevoli casi di guarigioni verificatisi nella storia, antica e contemporanea, ve ne sono alcuni con possibile attribuzione a matrice "Divina" e altri con possibile attribuzione a matrice "umana".
In seguito a tali fenomeni però nascono, e sono nate, vere e proprie "divinizzazioni", culti della personalità e movimenti ideologici.
Come fare a distinguere e discriminare tra queste categorie, oppure come poter leggere gli eventuali messaggi reconditi che utilizzano la fenomenologia per essere recepiti?
Questa perplessità acquisisce discreta consistenza in special modo nella realtà odierna, periodo in cui le proposte di guarigione e di ristabilimento dei propri equilibri sono cavallo di battaglia di nuovi culti, promotori ideologici e affini.
Tuttavia è impresa ardua scindere la componente terapeutica anche dai contesti delle religioni più tradizionali, le quali hanno nei loro archivi storici, numerosi casi di guarigione.
Anche nei casi di guarigione di matrice "Divina" comunque, spesso appare che il significato retrostante alla fenomenologia in sé sfugga agli occhi dell'uomo, che si sofferma all'investigazione epidermica del caso. Ci sembra quindi appropriato avanzare un quesito:
Il circostanziato uso della "Rimozione della patologia" o della "reintegrazione dell'equilibrio fisiologico" è in se stesso il messaggio che il Divino vuole infondere nei testimoni di tali atti? Non è possibile che dietro i "tendaggi" del fenomeno, sia disposta una coreografia di significati che vuole indurre lo "spettatore" a comprendere e valorizzare, in una nuova e più profonda ottica, l'accaduto?
1) Il concetto dei tre Klesa.
Iniziamo la nostra indagine cercando di delimitare e definire il campo d'azione della terapia, cioè cosa si prefigge di sanare, e dove è indirizzata.
Nella sua quotidianità, o durante la sua esistenza, l'uomo entra in contatto con diversi tipi di Klesa (sofferenze) che, generalizzando la casistica, sono divisibili in tre categorie, ripartite per criterio di provenienza 1:
1) Adhidaivika klesa, sofferenze generate da catastrofi naturali o agenti atmosferici.
2) Adhibhautika klesa, sofferenze generate da altre entità viventi.
3) Adhiatmika klesa, sofferenze generate dal proprio corpo e dalla propria mente.
Con una attenta analisi si può stabilire che la rimozione o il superamento di queste tre categorie di afflizioni è l'oggetto della ricerca umana a vari livelli.
Questi tre klesa sono quindi il bersaglio delle più disparate terapie e talvolta, sebbene indirettamente o in seconda battuta, anche della religione, quando essa si pone come soluzione alle problematiche contingenti dell'uomo. Non c'è terapia che operi sulla situazione di ottimale benessere, la terapia trova il suo utilizzo sui campi disagiati.
I disagi, le inquietudini, il dolore e la sofferenza, sono i settori operativi all'interno dei quali lavorano sia terapie che religioni. Perciò la rimozione, parziale o definitiva, di una o più di queste afflizioni psicofisiche, non sta necessariamente a indicare l'intervento di energie Divine, ma neanche l'assoluta indipendenza operativa delle terapie. Nel panorama storico delle religioni, ad esempio, possiamo assistere a diversi episodi di applicazioni terapeutiche, con effettive rimozioni delle diverse afflizioni sopracitate.
Tuttavia anche nel nostro quotidiano - e quindi non necessariamente in ambito religioso avviene la stessa cosa, ma stavolta dovuto a "semplici terapie", messe in pratica da "comuni operatori sanitari".
Tutto ciò indica forse che terapie e religioni si eguagliano in valore? Questi termini diventano perciò sinonimi intercambiabili che sono lì a indicare valenze comuni?
Sebbene religione e terapia operino su territorio comune, conseguendo, per certi aspetti, risultati comuni, queste due si riservano di comunicare al paziente messaggi diversi, con valenze diverse?
Iniziamo così, da queste domande, il tentativo di comprendere gli ambiti, le competenze e le facoltà, che terapie e Religioni hanno.
Gli effetti di tali metodi vengono definiti in accordo ad una speciale nomenclatura, che, sebbene esteriormente sia indirizzata allo stesso fenomeno, acquisisce valenze diverse in accordo appunto al settore di provenienza, sia esso religione o terapia.
Divino o comune, redenzione o guarigione, beatificazione o pace derivata da buona salute, grazia o ristabilimento dell'equilibrio psicofisico, guarigioni mistiche o riacquisizione del normale status fisiologico (derivato tra l'altro da una semplice e ragionevole gestione del corpo e delle sue funzioni psicofisiche): questi sono alcuni esempi di terminologia con la quale ci si riferisce allo stesso fenomeno oggettivo, ma da diverse angolazioni.
Un pò di Epistemologia
'Terapeutico Religiosa'. Il valore del contesto all'interno del quale avvengono i fenomeni.
Il valore che la circostanza contestuale ha sulla definizione di un fenomeno è di fondamentale importanza, ai fini dell'attribuzione del valore al fenomeno stesso.
E' interessante la definizione di Epistemologia che viene data da Webster 2: "...lo studio o la teoria delle origini, del metodo, della natura e dei limiti della conoscenza." Così quando ci si avventura nel regno della ricerca è davvero necessario tenere in mente le origini, la natura, il metodo e i limiti della nostra conoscenza di un fenomeno, evitando così di cadere vittime di diversi tipi di illusioni o comprensioni parziali e frazionate di una "realtà". (vedi a questo proposito il concetto talvolta chiamato 'l'illusione della concretezza malriposta' 3, diffusamente riscontrato negli studi paleoantropologici).
I limiti culturalcognitivi, i limiti derivati dal contesto etnogeografico e i pregiudizi etnici talvolta favoriscono la valorizzazione di alcuni fenomeni, che in altri ambienti con altre caratteristiche, sfiorano, per estremo, il luogo comune.
Obbiettività e apertura mentale talvolta sono i requisiti che più favoriscono la capacità di discernere tra il "Divino e il comune" e "il sacro e il profano".
Così nel tentativo di identificare con obbiettività un caso di guarigione, un'importante fattore è l'avvalersi di più punti di vista, rendendo la ricerca più completa possibile, ma primariamente "meno limitata possibile"!
Casistica: Questo principio appare però ampiamente trascurato, infatti si trovano registrati vari casi di strumentalizzazione della guarigione, come ad esempio nei grandi centri abitati in India, dove i 'Guru-Fachiriguaritori Divini' sono ad ogni angolo, pronti a vendere le loro miracolose prestazioni a sprovveduti visitatori in cerca di 'nuove esperienze'!
Questo principio per altri aspetti può essere esteso al mondo intero, con il fine di dimostrare l'importanza di utilizzare un buon sistema di valutazione, quando si devono giudicare le valenze di un fenomeno. Vari esempi possono essere: l'adorazione dei fenomeni naturali in alcune popolazioni primitive, la divinizzazione dei guaritori di febbri del Sud America, la divinizzazione di profetiguaritori nel Centro Africa, il caso dei "metal's bird worshipper" nella foresta Amazzonica.
L'efficacia del linguaggio.
Oltre al valore che il contesto ha nel determinare la valenza del fenomeno, di grande importanza ed efficacia è il linguaggio che questi fenomeni utilizzano.
Il linguaggio, non in senso fonetico ma di significato, riveste un ruolo insostituibile, poiché ciò che la terapia va a curare è il malessere, principale oggetto della vita della persona che ne è affetta, al quale ella dedica tutta la sua preoccupazione.
La terapia parla 'la stessa lingua del paziente' 4, e proprio per questo c'è, da parte di quest'ultimo, un'immediata consapevolezza del "bene ricevuto", sentir 'svanire' ciò che era la principale problematica, sino a poco prima, apporta un sollievo tale da generare grande gratitudine e riconoscenza verso il terapeuta (divino o umano che sia!).
Per questa ragione il linguaggio riveste
un'importanza insostituibile.
Quando si parla di stato di malattia, si
sta toccando il punto centrale della persona, se essa ha un disagio, un malessere,
un'afflizione, questi temi divengono le dominanti, il tema centrale della propria
esperienza almeno in quel periodo.
Chiunque ha avuto esperienze di disagio fisico può constatare quanta difficoltà
c'è nel concentrarsi in altre cose, perché
l'attenzione è rapita da questo disturbo.
Quindi quando qualcuno giunge con
una proposta che va a configurarsi nella
primaria necessità esistenziale del momento (che è davvero importante perché non
permette di esprimersi come si è soliti
fare), assume un ruolo davvero importante.
Molto spesso questa simbiosi della necessità e della soluzione, crea nel paziente
una forma di riconoscenza nei confronti del terapeuta che, non necessariamente deve essere divinizzato, ma molto spesso lo è.
In un certo senso quando il paziente che è in cura vede rimossa la sua problematica esistenziale del periodo, ha una immediata consapevolezza, una immediata e diretta percezione, quello che in sanscrito viene chiamato 'pratyaksa', una percezione diretta immediata, autoevidente, del bene ricevuto.
Questa è l'esatta risposta che il paziente stava aspettando e che stava cercando. Questo è l'esempio di come il linguaggio dei significati utilizzato in ponderata sintonia con il ricevente, può penetrare nelle profondità dell'animo.
Molti fenomeni di adesione a gruppi affiliati a "guaritori pseudotrascendentali" sono imperniati su questo principio definito 'fecondità motivazionale reciproca' 5.
Un buon numero di gruppi New Age ha successo poiché diffondono un messaggio che è 'udibile', ovvero è in esatta corrispondenza con le ambizioni e le finalità che le persone si propongono di raggiungere.
Se si vuole constatare la funzionalità di questo principio basti osservare questo esempio: in un'era di discordia e di ipocrisia, la rimozione dei conflitti interpersonali diventa la religiosità corrente!!
E' oggettivamente presente una certa forma di disagio che l'uomo moderno vive e avverte nel suo quotidiano. Questo disagio è forse generato da una concettualizzazione dei falsi valori presenti ad oggi 'nei paesi autoritari, la deificazione dello stato e del potere, nella nostra cultura la deificazione della macchina e del successo 6', e dovuto a questo disagio ideologico che queste terapie, intese proprio per apportare delle modifiche, acquisiscono credibilità, anche se teorica, poiché si schierano come un'oggettiva alternativa ben calibrata, e udibile.
Sarebbe opportuna a questo punto, e anche profondamente interessante, un'analisi dei quattro tipi di persone che si spingono alla ricerca dell'Assoluto, descritti dalla Bhagavadgita 7, dove si ripartiscono i candidati con un criterio motivazionale e simultaneamente qualitativo, evidenziando che un certo tipo di ambizione conduce in una precisa destinazione.
Quindi, sebbene ci si applichi allo stesso metodo, la varietà motivazionale produrrà dei risultati con notevoli differenze qualitative.
Tuttavia non si può far a meno di notare in questo principio della relatività ideologica un serio difetto strutturale; infatti seguendo la logica che ne deriva, ad esempio "ciò che l'uomo cerca è ciò di cui ha realmente bisogno", si arriva a concludere che il fine oggettivo della Religione deve essere in costante mutamento e non solo, ma che la sua morfologia viene di volta in volta determinata e stabilita dalle prospettive e dalle finalità che gli uomini di era in era hanno.
Si vede nascere un notevole scetticismo da questo goffo antropomorfismo, che considera le caratteristiche del Supremo come subordinate e determinate dalle ambizioni umane.
Scientificità dell'"extraordinario".
Il curriculum di prove empiriche è abbastanza corposo sia per le guarigioni "divine" che per quelle di "ordinaria rimozione di patologia" attraverso terapia.
Come procedere quindi verso la valorizzazione dei fenomeni? Questo forse equipara o accomuna i valori di questi due ambiti?
Per tutto ciò che concerne la casistica legata ai fenomeni ordinari e non, menzioniamo quindi alcuni casi come quello di "spontaneous remission", esaminato da un'equipe interdisciplinare di medici francesi, dove si presentava una completa rigenerazione (con tanto di cartilagini, struttura nervosa afferente e efferente, fibre muscolari, struttura ossea e midollare ecc.) della parte alta del femore destro, in un paziente affetto da disintegrazione da cancro delle ossa, avvenuta in seguito ad una visita a Lourdes. Il caso è documentato con raggi X e biopsie. 8
Questo in sé costituisce un interessante caso di valutazione empirica a proposito di un fenomeno di matrice divina.
Questa èquipe di medici francesi studia da diversi anni un buon numero di casi di guarigioni miracolistiche che avvengono con una certa regolarità alla Madonna di Lourdes, e questo caso in particolare è stato preso come emblematico, perché denotava delle caratteristiche davvero inusuali.
La persona era affetta da molti anni da una disintegrazione ossea, dovuta a un cancro al femore destro, e per anni si era notificato il suo stato di progressiva e irreversibile degenerazione, raccogliendo a testimonianza di ciò tutta una serie di lastre e biopsie.
Questo è un caso che ha suscitato molto clamore e interesse nell'ambito accademico.
E' stato definito come uno dei casi più eclatanti di "spontaneous remission", una remissione spontanea, questa volta però operata da una energia indipendente dalla volontà della persona, non è una autoguarigione, bensì appare come un intervento di ordine e di natura soprannaturale.
Vi sono inoltre interventi "paranormali", di "autoguarigione" e di "sovraimposizione" verificati empiricamente che non menzionano la matrice "divina", come il caso di Titi, riportato anche dalla rete nazionale Inglese BBC, ragazzo che sino dall'infanzia aveva frequenti incubi notturni dove ricordava di essere stato aggredito ed ucciso in modo violento in una località in India.
Dopo alcune ricerche sullo stato psicologico del giovane, si è giunti ad individuare con i raggi X che sulla sua scatola cranica erano presenti due fori comunicanti all'altezza delle tempie, segni di una probabile arma che aveva causato la morte nella sua esperienza di vita precedente.
L'intensità del trauma subito quindi in quella circostanza è stato trasmesso attraverso un'induzione psichica su questo nuovo corpo. L'induzione traumatica ha impedito la corretta formazione della struttura ossea in quei punti precisi della scatola cranica. 9
Sebbene questi due casi abbiano delle precise peculiarità, poiché indicano l'oggettiva differenza di matrice, hanno anche dei principi simili, come ad esempio quello per cui l'energia sottile qualunque sia la provenienza opera con potenzialità di manipolazione strutturale notevole sull'energia grossolana, che pare si modelli in seguito, e di conseguenza, alla configurazione data dall'energia sottile. 10
Questi casi hanno quindi un evidente "minimo comune denominatore", che sta ad indicare un piano di "realtà sottile" che opera e influisce in maniera considerevole sul piano fisicogrossolano.
Su questa osservazione si basa tutto il risorgere dell'interesse odierno per gli effetti dell'energia sottile.
Vari Centri Studi sul tema, e relative discipline, sono sorti in America: Vitalism, Psicohealing, New parapsicology, Out Body Experience, Near Death Experience, sono alcuni nomi di discipline che utilizzano l'approccio empirico tradizionale per investigare i fenomeni del "piano sottile d'esistenza". International Association for New Science, Society for Scientifc Exploration e International Society for the study of Subtle Energy and Energy Medicine, sono alcuni dei nomi di queste associazioni che vedono impegnati nella ricerca paranormale scienziati professionisti con serie credenzialità accademiche.
Si possono distinguere
i miracoli Divini dagli atti di rimozione della patologia più ordinari?
E' necessario a questo fine aprire un'investigazione per conoscere se il prodigio è sempre sinonimo di "interscambio Divino", oppure è una mistificazione di un più comune atto di rimozione patologica.
Si affaccia anche il quesito: 'Ma...forse Dio offre a persone con motivazioni miste e non necessariamente spirituali, riprove indirette della Sua forza operatrice nel contingente?'
E' ormai un fatto appurato che una grossa percentuale delle patologie dell'uomo sono prodotte dalla somatizzazione di disagi psichici, a loro volta instaurati nella routine quotidiana dallo stile di vita proposto in Occidente con la sua caratteristica frenesia.
Ed è forse per questo che molti individui cercano semplicemente un relax dalla pesantezza della vita, lontani però da una concreta ricerca della propria relazione con il Supremo, dall'ambizione che l'etimologia del termine religione suggerisce, cioè la riunione con il Signore.
Costoro che affannosamente mirano alla pace dopo la tempesta, si sentiranno appagati dall'incontro con guaritori e terapeuti che sapranno colmare il loro vuoto prettamente psicofisico.
Poiché tra le esigenze più urgenti dell'uomo contemporaneo primeggia la liberazione da questo asfissiante stato di ipertensione, non stupisce l'incalzare della "nuova spiritualità" che punta in prima istanza al ripristino dello stato costituzionale di "Homo sapiens", lasciando in secondo piano le finalità escatologiche più tipicamente tradizionali, come il nirvana, il paradiso, il mondo spirituale ecc.
Proviamo così a formulare un postulato che possa aiutare a chiarire le valenze dei fenomeni di rimozione patologica:
Il criterio di giudizio non può prescindere dallo studio attento delle motivazioni di entrambi, terapeuta e paziente, che generano la condizione di "fecondità reciproca". La semplice ricerca di una stabilità esistenziale non sempre è il preciso sinonimo della ricerca verso la realizzazione spirituale! E quindi perché il Divino dovrebbe scendere a comunicare con chi non sta effettivamente cercandoLo? Nella Sua libertà e compassione decide di farlo comunque, ma questo esula dalla nostra competenza.
I miracoli come gesti d'espressione Divina
nelle varie culture, popolazioni e ere.
Dio comunica con noi, e nella sua grande abilità riesce non solo a sollevarci dalle incombenze contingenti, che sono causa per noi di disagi, ma attiva simultaneamente in noi lo stimolo della ricerca e del desiderio di conoscerLo, così come Egli è.
Tutta la fenomenologia miracolistica potrebbe quindi essere esaminata in questa ottica, ovvero vista come gesti di segnalazione, propedeutici al raggiungimento di una finalità superiore, non semplicemente fini a se stessi!
Infatti, dietro le apparenze, ogni guarigione di matrice "divina", ha voluto indurre nei testimoni particolari riflessioni, vediamo alcuni casi storici.
Casistica Cristiana: Lazzaro, il lebbroso, l'emorroissa, lo storpio (la tua fede ti ha salvato!), oltre al risanamento fisico queste persone benedette dalla grazia del Signore ottenevano anche la fede in Dio e la conoscenza del Signore.
Casistica Medievale Indiana: Vasudeva Dattha liberato dalla lebbra, Sanatana Gosvami liberato dalle piaghe pruriginose 11. Anche in questi casi l'indicazione esoterica del gesto portava all'interno di un contesto di spiritualità, dove i valori di salute fisica e benessere sociale erano posti decisamente in secondo piano.
Più interessante della fenomenologia in sé, è il principio che essa sta a indicare o il suo sfondo semantico, cioè come l'energia Divina opera e domina al di sopra della materia grossolana, indicandoci qual'è la priorità dell'esistenza, stabilendola come principale all'interno della nostra scala di valori.
E' famoso il caso di incomprensione per antonomasia, dove il Maestro indica l'astro lunare al discepolo e il discepolo focalizza tutta la sua attenzione sul dito del Maestro! 12
Questi casi di fenomenologia miracolistica sono offerti agli "spettatori" per far sì che derivino, da questa testimonianza diretta, l'energia necessaria, chiamata più comunemente fede, per dirigere la loro vita verso il Signore.
Le intenzioni del 'Terapeuta Supremo'!
Terapia significa assistere, accompagnare, seguire durante, quindi consideriamo almeno come evento probabile, o almeno come ipotesi, che il Terapeuta Supremo abbia un'intenzione premeditata nell'operare queste guarigioni. Ha una intenzione precisa, non lo fa per un errore o per capriccio, bensì ha un messaggio preciso, seppur recondito, da consegnare nelle mani del beneficiato, del paziente tornato alla salute.
Lui, il Signore, è a conoscenza della nostra limitata concezione di esistenza, che è circoscritta nei confini fisici, concettuali, etnici, sa che abbiamo delle concezioni con le quali operiamo le nostre scelte, anch'esse limitate all'interno del nostro sistema di riferimento limitato.
Questi sono dei limiti oggettivi, che Lui conosce e grazie a questa Sua consapevolezza sceglie di agevolarci comunicandoci attraverso dei codici o delle modulazioni di frequenza che sono per noi esatte, adatte alla nostra capacità di percepire, che sono su misura al nostro gergo, alla nostra cultura, al nostro limite etnico, culturale, concettuale e fisico.
Non fa questo tanto per rendere umano il Suo operato, oppure per umanizzare l'Assoluto, né comunica con noi scendendo a compromessi con il nostro stato di coscienza umana, ma piuttosto per consentire il nostro avvicinamento a Lui.
Spesso queste guarigioni, quando sono di matrice oggettivamente divina, sono offerte come una mano, per elevare, assistere, proprio come quando una persona è disabilitata fisicamente la si assiste, la si sostiene, la si sorregge, la si conduce, la si porta..., una sorta di maieutica, effettivamente portare al parto, portare a compimento, fornire degli strumenti per partorire un qualcosa. Dare alla luce la nostra consapevolezza del Divino.
Religione infatti significa, nella sua accezione etimologica, religere, rilegare o riunire!
Anche nella Bhagavad-gita, questo stesso principio viene riportato, infatti Krishna dice: ye yatam mam prapadyante... in proporzione a come si pongono in relazione a Me, lo li contraccambio 13..., oppure: ...sa evayam maya 'te dyam...questa antichissima scienza della relazione con il Supremo 14, oppure: ...dadhami buddhi yogam tam... a coloro che Mi adorano fornisco l'intelligenza con la quale possono raggiungerMi 15!
Insomma, forse una "nuova" chiave d'interpretazione della fenomenologia miracolistica con matrice "divina", che differisce per questo particolare decisamente esoterico da quella con matrice "ordinaria", può essere quella di vedere queste realtà come la mano tesa del Supremo nel compassionevole tentativo di raggiungerci. Cerchiamo di non limitarci all'iconografia medievale (talvolta raffigurava il tutto con un tono triste e che evocava gravità e tristezza) quando vogliamo offrire alla nostra immaginazione una visione di questa verità, poiché il Supremo è onnisciente e anche postmoderno (ovvero sempre all'avanguardia!!).
E' grazie a questo che può uniformare la Sua comunicazione a ogni tempo, luogo e circostanza, lasciando invariata l'intenzione di fondo che Lo induce a richiamare a Lui le entità viventi, cioè il Suo Amore.
Conclusioni
La finalità della fenomenologia miracolistica con matrice "divina" appare non essere quella di indurci ad una forma d'adattamento permanente alla dimensione 'spaziotempo' umana, (che d'altra par te è esclusivamente caratterizzata dalla transitorietà e dall'instabilità e per questa stessa ragione non potrebbe esserci proposta come soluzione permanente) oppure un'indicazione incoraggiante a radicarci in questo mondo, anelando ad un paradiso terrestre ove non vi è traccia di conflitto o diverbio.
Il messaggio del Signore attraverso questi fenomeni, piuttosto, appare avere tutt'altra accezione, come ad esempio:..."Cercate di capire attraverso il fenomeno come Io, il Signore Supremo, opero al
di sopra di ogni realtà contingente, esercito volontà in ogni ambiente sia fisico che metafisico, quindi comprendendo questo, tornate ad orientare le vostre energie verso di Me, il rifugio Supremo, grazie al quale potrete superare i vostri connaturati limiti e approdare alla sponda del Cielo Spirituale!"
Ciò che traspare da questo assioma è una visione più chiara dell'equivocità suscitata dalle valenze terapeutiche (cioè se esse siano messaggi del Signore o risultati derivati da facoltà umane applicate) e evidenzia la gloria del Signore Supremo.
Questa interpretazione ha inoltre una sua plausibilità formale e contenutistica, dimostrando che potenzialmente potrebbe essere concepibile, offrendo una visione logica del soggetto in analisi.
Dio può usare ogni canale per comunicare il Suo messaggio, e può far questo poiché nulla esula dalla Sua giurisdizione. Tutte le Energie operano in totale dipendenza dalla Sua pianificazione finalistica. infatti in alcune scuole indu l'esperienza dell'esistenza materiale è vista con una prospettiva educativa e didattica, tesa a riabilitare l'essere vivente.
Così l'uomo riconosce i suoi limiti congeniti, ma con la giusta misura d'equilibrio, si predispone in relazione all'Assoluto, esercitando il proprio libero arbitrio e eludendo l'apatica inattività fatalista, riuscirà ad accattivarsi la " parziale imparzialità" del Signore.
Note
1 SrimadBhagavatam (canto 5, cap. 14 verso 25) Bhaktivedanta Book Trust BBT.
2 New World Dictionary Webster.
3 Forbidden Archeology Richard Thompson (pag. 19) Govardhan Hill.
4 Vedi detto popolare... pane al pane, vino al vino!
5 Bullettin of New Psycological Studies.
6 Psicanalisi e Religione E. Fromm Mondadori.
7 Bhagavad-gita così com'è (cap. 7 versi 14-30) Bhaktivedanta Svami BBT.
8 Archives of anomalous evidence Richard Thompson Edizioni private.
9 Per tutte le ulteriori informazioni in merito consultare le opere letterarie del Prof. Ian Stevenson, impegnato da molto tempo in studi empirici sulla metempsicosi.
10 Si può fare riferimento a tutta una vasta bibliografia a proposito degli studi condotti sulle malattie psicosomatiche, e sulla somatizzazione dei disagi interrelazionali.
11 Sequenze tratte dall'opera in lingua bengali Sri Caitanya Caritamrta, con traduzione di Bhaktivedanta Swami BBT.
12 Paroksa vada raccolta di allegorie e metafore MLBDS.
13 Bhagavad-gita così com'è (cap 4 verso 11) Bhaktivedanta Swami BBT.
14 Ibidem (cap. 4 verso 3).
15 Ibidem (cap. 10 verso 10).
PENSIERI VAISNAVA
Dovremmo sempre avere in mente Krsna, perché Krsna è come il sole. Questo è il motto della nostra rivista, Ritorno a Krishna: Krsna è come il sole che splende, e maya, l'ignoranza è come il buio. Quando c'è il sole, non possono esserci le tenebre. Quindi se ci manteniamo sempre coscienti di Krsna, non potremo mai essere influenzati dalle tenebre e dall'ignoranza. Piuttosto dovremmo sempre camminare liberi nella splendida luce del sole.
Sua divina grazia
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada,
Gli insegnamenti della Regina Kunti
Perfino tutto ciò che può esserci, nei tre mondi, per soddisfare i sensi, non può soddisfare una persona i cui sensi non siano controllati.
Sri Vamanadeva,
Srimad-Bhagavatam 8.19.21
Non c'è nulla di più peccaminoso della falsità. Per questo un giorno Madre Terra disse: _Posso sopportare qualsiasi cosa, tranne una persona che mente".
Bali Maharaja,
Srimad-Bhagavatam 8.20.4
Le preghiere degli impersonalisti offendono il Signore più delle bestemmie dei Suoi votati nemici.
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura,
Reale e apparente (La forma divina)
Desidererei essere a Vrndavana per poter sedere sulla sponda della Yamuna e trascorrere ogni lunga giornata della mia vita in un batter d'occhio, meditando su Sri Krsna.
Adi Sankaracarya,
Abhilasastaka.
Non c'è amico uguale alla conoscenza. Non c'è nemico uguale alla malattia. Non c'è affetto uguale a quello che si riceve dal proprio figlio. E non c'è forza superiore al volere di Dio.
Canakya Pandita
Fra i segreti sono il silenzio.
Sri Krsna,
Bhagavad-gita 10.38
Chi non ha mai ricevuto, sul capo, la polvere dei piedi di loto di un puro devoto del Signore è di sicuro un cadavere. E chi non ha mai sentito il profumo delle foglie di tulasi dai piedi di loto del Signore è anch'egli un cadavere, benché respiri.
Saunaka Rsi,
Srimad-Bhagavatam 2.3.23
Lasciate lentamente i legami con la materia. Coltivate il vostro spirito interiore. Abbandonate i pregiudizi che avete acquisito dai così detti razionalisti che negano l'esistenza dello spirito. Siate umili e imparate a rispettare chi lavora per la realizzazione spirituale. Fate tutto questo con anima e corpo in compagnia soltanto di spiritualisti, e vedrete Krsna in un istante.
Srila Bhaktivinoda Thakura,
Shree Caitanya Mahaprabhu, His Life and Precepts
Non c'è ostruzione più forte per i propri interessi che pensare che altre cose siano più piacevoli della realizzazione spirituale.
Sanat Kumara,
Srimad-Bhagavatam 4.22.32
MAHABHARATA
CAPITOLO 1a
Al colmo della rabbia, Duryodhana era come un grande albero il cui tronco fosse Karna, i rami Sakuni, i fiori e i frutti ben maturi il malvagio Dusasana e le radici re Dhrtarastra, che non era un uomo riflessivo.
Interamente giusto, Yudhisthira era come un grande albero che avesse come tronco Arjuna, come rami Bhimasena, come fiori e frutti ben maturi i figli gemelli di Madri e come radici la Verità Suprema, Sri Krsna, la conoscenza dei Veda, e i santi brahmana.
Re Pandu, dopo aver conquistato vasti territori con coraggio e combattendo strenuamente, decise di vivere per un certo tempo nella foresta con gli amici più devoti. Sempre impegnato in battute di caccia, un giorno gli capitò di abbattere una coppia di cervi in amore. Pandu ne soffrì al punto che decise di trascorrere il resto della sua vita nella foresta dove di fatto allevò tutti i figli fin dalla loro nascita.
Dato che Pandu non aveva la possibilità di procreare, le sue due mogli gli diedero cinque figli unendosi con i deva. Su ordine di Pandu la prima moglie Kunti si unì con Dharma, deva della giustizia, con Vayu, signore del vento e con Indra 1, monarca dei pianeti paradisiaci; ogni volta essa diede alla luce un figlio. L'altra moglie, Madri, accettò di unirsi con i due deva gemelli, gli Asvini, ed ebbe due figli gemelli.
I cinque Pandava, cioè i figli di Pandu, crebbero nelle foreste incontaminate dove santi asceti offrivano incessantemente sacrifici al Signore Supremo. Essi vissero negli eremi dei grandi saggi protetti dalle loro due madri. Quando all'improvviso il loro padre morì, i saggi li accompagnarono personalmente dal loro zio Dhrtarastra. I cinque bei ragazzi fecero il loro ingresso nella sfarzosa capitale dei Kuru come brahmacari 2 con i capelli raccolti sulla testa.
Presentandoli alla famiglia reale, i saggi dissero:
"Questi ragazzi sono come vostri figli, vostri fratelli e vostri benevoli seguaci, perché sono i figli di Pandu". Dopo essersi così pronunciati, i mistici saggi scomparvero. Vedendo i giovani figli dell'amatissimo re Pandu condotti davanti a loro dai saggi, la famiglia reale, i maggiorenti e anche i semplici popolani piansero di gioia benché alcuni scettici affermassero che quelli non erano i figli di Pandu.
"Sono figli suoi!" replicava la gente.
Altri ancora dicevano:
"Pandu e morto da tempo. Come possiamo essere sicuri che questi sono veramente i suoi figli?"
Dopo aver visto quei cinque ragazzi dall'aspetto divino ed aver ascoltato i saggi, sia la famiglia reale che il popolo non ebbero più dubbi.
"Dobbiamo riconoscere che questi ragazzi sono effettivamente i figli di Pandu", diceva la gente. "E' la Provvidenza che li ha portati. Siano i benvenuti!"
Dovunque si udivano voci che gridavano: "Benvenuti! Benvenuti i figli di Pandu!"
Appena queste grida si furono calmate, un rombo tumultuoso risuonò nel cielo in tutte le direzioni, come se esseri invisibili volessero festeggiare l'arrivo dei figli di Pandu.
Mentre dal cielo cadeva una pioggia di fiori, deliziose fragranze si diffondevano tutt'intorno e il suono di conchiglie e di tamburi contribuiva a creare uno scenario meraviglioso e commovente. Quando le note tonanti di questa musica raggiunsero i pianeti paradisiaci, anche il cuore di quegli abitanti traboccò di gioia e il loro affetto si volse ai figli del povero Pandu.
Così onorati dalla gente i giovani Pandava si stabilirono nella capitale imperiale senza timori né ansietà. Avendo cominciato gli studi con i saggi della foresta, continuarono sotto le cure dei più raffinati insegnanti brahmana imparando tutti i Veda e le scienze, con grande ricchezza di argomenti specifici.
I ministri reali della dinastia Kuru erano compiaciuti per la purezza di Yudhisthira, per la determinazione di Bhimasena, per il coraggio di Arjuna, per l'umiltà dei gemelli Nakula e Sahadeva e per l'intenso desiderio della loro madre Kunti di servire i suoi superiori. Tutti erano soddisfatti per le nobili ed eroiche qualità dei giovani figli di Pandu.
Anni dopo, quando molti re si radunarono per contendersi la mano della squisita principessa Draupadi in occasione del suo svayamvara 3, Arjuna compì un'impresa quasi impossibile che gli permise di portarsela via sotto gli occhi di tutti i più grandi guerrieri della terra. Da quella volta in poi Arjuna fu onorato come il più grande degli arcieri. In battaglia era così bravo che nessun avversario poteva fronteggiarlo, proprio come nessuno può fissare lo sguardo nel sole abbagliante.
Molti anni più tardi, dopo aver sconfitto tutti i grandi e famosi re della terra, Arjuna creò la condizione propizia affinché suo fratello Yudhisthira potesse realizzare il grande sacrificio Rajasuya 4. in occasione del quale tutti i partecipanti furono invitati ad un sontuoso banchetto dove ricevettero doni preziosi. Il sacrificio Rajasuya di re Yudhisthira fu davvero grandioso sotto ogni aspetto.
Con i buoni consigli di Sri Krsna, con l'aiuto della forza di Bhima e con quello di Arjuna, Yudhisthira riuscì ad uccidere Jarasandha, il diabolico monarca che aveva trucidato migliaia di governanti innocenti. Così il re poté dar corso al sacrificio senza timore di aggressioni. Durante quella grande cerimonia Sri Krsna tolse la vita al malvagio Sisupala, che era follemente orgoglioso della propria potenza.
Favolose ricchezze, gioielli, gemme ed oro, mandrie di mucche pregiate, elefanti e cavalli di razza ed ogni altra sor ta di beni giungevano a Duryodhana (incaricato della raccolta) da tutte le parti, ma quando costui realizzò quanta prosperità e ricchezze i Pandava stavano acquisendo, l'invidia lo trascinò ad una collera mortale. Quando poi vide la sala delle assemblee, unica nel suo genere, splendida come un'aeronave celeste, che Maya, l'architetto dai poteri soprannaturali aveva creato per i Pandava, Duryodhana bruciò nelle fiamme dell'invidia.
In quella sala celeste, totalmente confuso, come un povero sciocco scivolò cadendo alla presenza di Sri Krsna e di Bhimasena che risero apertamente di lui.
Fu così che Dhrtarastra si rese conto che suo figlio Duryodhana, benché godesse di ogni sorta di ricchezze, era comunque ammalato di invidia, tanto da venire su pallido e magro.
Dhrtarastra era così attaccato a suo figlio e così pronto a compiacerlo che gli concesse persino di giocare una partita truccata allo scopo di vincere ai Pandava il regno con l'inganno. Quando Sri Krsna venne a conoscenza del fatto provò una grande collera, tuttavia permise che la partita truccata si giocasse e mentre una terribile discordia, seminata da Duryodhana, si sviluppava fra cugini figli di fratelli, il Signore Sri Krsna, pur non essendo affatto contento di ciò, non interferì finché, senza neppure ascoltare le esortazioni di Vidura, di Drona, di Bisma e di Krpa, figlio di Saradvan, fece si che tutti i monarchi malvagi si annientassero l'un l'altro in una guerra rovinosa.
Alla terribile notizia che i Pandava avevano sconfitto i suoi figli in una sanguinosa battaglia, Dhrtarastra non poté negare il fatto che fu suo figlio maggiore Duryodhana, con Karna e Sakuni, a provocare quella catastrofica guerra fra cugini. A lungo Dhrtarastra si sforzò di capire l'enorme dimensione della sua perdita. Infine rivolse queste parole al suo intimo consigliere Sanjaya:
"Ti prego, Sanjaya, ascolta quello che ho da dirti e non biasimarmi per tutto ciò che è accaduto. Tu sei un uomo intelligente e colto; i saggi ripongono fiducia nel tuo giudizio. Sanjaya, io non ho voluto la guerra! Non ho mai inteso distruggere la nostra dinastia Kuru. Sapevo che non c'era differenza fra i miei figli e quelli di Pandu, ma i miei erano sempre così arrabbiati e scontenti di un essere come me: un uomo vecchio e cieco. Per debolezza e per affetto io ho tollerato le loro azioni malvagie.
Duryodhana non aveva il senso del giusto e dell'ingiusto, ciò nonostante l'ho seguito in ogni suo errore. Quando Duryodhana constatò l'opulenza del potente re Pandava al sacrificio Rajasuya, soffrendo anche per essere stato ridicolizzato durante la visita alla sala delle assemblee, semplicemente non poté tollerarlo. Lui tuttavia non possedeva la forza per sconfiggere i Pandava in battaglia, né la capacità di iniziativa o l'ingegno per accumulare personalmente ricchezze come i Pandava avevano fatto. Così, come un uomo non degno di essere un guerriero, complottò con il re di Gandhara, Sakuni, per carpire la fortuna dei Pandava con una sleale partita d'azzardo.
Sanjaya, ti prego, ascoltami! Io ho capito molte cose fin dall'inizio. Ascolta le mie parole e ti renderai conto che io sono uno che ragiona perché, sebbene cieco, ho una sicura capacità di visione.
Quando sentii che Arjuna aveva teso quell'arco meraviglioso col quale aveva colpito il bersaglio nascosto facendolo cadere a terra e portando così via la stupenda Draupadi che era sotto gli occhi di tutti i re della terra, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Arjuna aveva rapito con la forza la sorella del Signore Krsna dalla città di Dvaraka, che Krsna e Balarama invece di osteggiarlo si erano addirittura recati nella città dei Pandava, Indraprastha, a celebrare il loro matrimonio, allora capii per certo, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Arjuna con frecce celesti aveva affrontato in battaglia il re dei deva respingendo la sua rabbiosa pioggia e aveva offerto l'intera foresta Khandava in dono al deva del fuoco, allora capii che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Yudhisthira, pur completamente sconfitto e privato del suo regno, rubatogli da Saubala in una partita a dadi, fu ciò nonostante seguito con fiducia, in esilio, dai suoi fratelli che possedevano forza illimitata, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Draupadi, affranta e sofferente, soffocata dalle lacrime, era stata trascinata nella sala dove i Kuru erano in assemblea, vestita di un solo drappo e che lei, sempre protetta dal Signore Krsna, fu insultata come fosse la più indegna delle donne, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che i Pandava erano andati tutti nella foresta, accettando il dolore dell'esilio per amore del loro fratello maggiore e che perfino in esilio quelle nobili persone avevano compiuto gesta straordinarie, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Yudhisthira, campione di giustizia, partito per la foresta, fu immediatamente seguito da migliaia di saggi brahmana, tutti asceti magnanimi, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Arjuna combatté il più puro dei deva, Siva dai tre occhi, arrivato travestito da volgare cacciatore Kirata e che costui, compiaciuto del valore di Arjuna, gli donò poi il proprio arco potente, il Pasupata, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Arjuna si era effettivamente recato sui pianeti paradisiaci e che là aveva appreso da Indra in persona l'uso di infallibili armi celesti, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Bhima e gli altri figli di Prtha si erano diretti con Vaisravana in quella regione dove nessun essere umano può andare, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che i miei figli, andati a visitare i lontani pastori su consiglio di Karna, furono tutti catturati dai Gandharva, e che poterono poi essere liberati solo da Arjuna, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Dharma, il deva della giustizia, nelle vesti di uno Yaksa 6 era personalmente venuto per parlare con Yudhisthira, conosciuto anche come Dharmaraja, re della giustizia e che Yudhisthira aveva risposto perfettamente alle sue più enigmatiche domande, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che i miei figli non erano stati capaci di riconoscere i fratelli Pandava, quando vivevano con Draupadi in incognito nel regno di Virata, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che i figli di Prtha erano diventati così astuti e inafferrabili, come è difficile afferrare il fuoco, e che avevano eluso i miei figli con innumerevoli accorgimenti, tanto che questi non riuscirono ne a trovarli ne a vederli, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Bhimasena, difendendo la sua cara Draupadi, aveva ucciso il più potente dei Kicaka insieme ai suoi cento fratelli, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che il magnanimo Arjuna, che viveva in incognito nel regno di Virata, aveva ucciso in battaglia il migliore dei miei uomini combattendo con un solo carro, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che il re di Matsya aveva offerto la sua virtuosa figlia Uttara ad Arjuna che l'aveva accettata non per sé ma per suo figlio, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Yudhisthira, totalmente vinto in una partita a dadi, senza un soldo e condannato a vivere nella foresta senza amici né alleati, improvvisamente si trovò a capo di un potente esercito di sette aksauhini complete allora capii Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
"Quando sentii dal grande saggio Narada che Krsna ed Arjuna non erano affatto dei comuni esseri umani, ma due potenti esseri conosciuti come Nara e Narayana, quando Narada mi disse: "Si, li vedo sempre nel più elevato pianeta dell'universo", allora capii, Sanjaya. che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Sri Krsna, marito della dea della fortuna, aveva preso a cuore la causa dei Pandava, quello stesso Krsna che una volta aveva scavalcato l'universo con un solo passo 7, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Sri Krsna, desiderando evitare la guerra per il bene del mondo intero, era andato di persona dai Kuru ad implorarli per la pace ed era ritornato senza averla ottenuta, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Karna e Duryodhana si erano accordati per sottomettere il Signore Krsna, anche dopo che Lui si era già più volte rivelato come l'Anima Suprema dell'universo, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Prtha la madre dei Pandava, vedendo che il Signore Krsna partiva, si era posta da sola disperatamente di fronte al suo carro implorando il Suo aiuto e che il Signore Krsna l'aveva confortata, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che il Signore Krsna e il patriarca Bhisma erano diventati consiglieri personali dei Pandava e che perfino l'acarya Drona aveva elargito loro le sue benedizioni, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Karna aveva detto a Bhisma: "Finché combatterai dalla nostra parte io non combatterò" e, congedandosi, aveva abbandonato l'esercito, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che il Signore Krsna, Arjuna e l'invincibile arco Gandiva, ognuno dei quali dotati di una forza terrificante, si trovavano uniti assieme, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Arjuna, sovrastato dallo sconforto si era accasciato sul carro, incapace di combattere, ma che il Signore Krsna in quella circostanza gli aveva mostrato tutti i mondi all'interno del Suo corpo spirituale, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Bhisma, terrore dei nemici, uccideva ogni giorno diecimila guerrieri in battaglia senza tuttavia uccidere un solo Pandava benché fossero ben visibili davanti a lui, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Bhisma, rimessosi alla volontà di Dio, aveva indicato la maniera con la quale avrebbe potuto essere ucciso e, che i Pandava, avendola compresa, diedero corso alla sua esecuzione, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che l'invincibile Bhisma, il più grande fra gli eroi, era stato abbattuto sul campo di battaglia da Arjuna che si era protetto con Sikandi usandolo come scudo, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii del potente Bhisma che, dopo aver quasi sterminato la razza dei Somaka riducendoli a pochi uomini, a sua volta era stato abbattuto dagli scintillanti dardi di Arjuna e che lui, il più anziano dei guerrieri, giaceva ora su di un letto di frecce, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Bhisma, il figlio di Ganga, giacente su un letto di frecce e tormentato dalla sete, era stato soccorso da Arjuna che, intuendo il suo bisogno, aveva subito scagliato una freccia in terra facendo sgorgare un getto d'acqua per dissetarlo, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che perfino i deva che governano il sole ed il fuoco erano a favore dei Pandava e che si erano decisamente impegnati per il loro successo, mentre animali da preda aizzati contro la nostra parte inseguivano e terrorizzavano i nostri soldati, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Drona, quel meraviglioso combattente, pur usando le armi in molte esperte maniere non era riuscito ad abbattere i Pandava che fra i nostri avversari erano i combattenti migliori, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che i nostri alleati Samsaptaka, i più implacabili e micidiali guerrieri, coloro che avevano giurato di mettere fine alla vita di Arjuna, erano stati invece da lui uccisi, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Abhimanyu, giovane ed eroico figlio di Subhadra, era penetrato nelle nostre fila sfondando da solo la falange impenetrabile del nostro esercito benché presidiata dal grande Drona con le armi in pugno, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che nessuno fra i nostri combattenti migliori era riuscito ad uccidere Arjuna e che avevano invece circondato suo figlio Abhimanyu, poco più di un bambino, accerchiandolo e trucidandolo, e che dopo aver fatto ciò ne avevano esultato, allora capii, Sanjaya, che non avevo speranza di vittoria.
Quando sentii che dopo aver ucciso Abhimanyu i miei stolti figli avevano pianto di gioia e che Arjuna aveva diretto la sua terribile e incontenibile collera verso Saindhava, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Arjuna aveva fatto voto solenne di uccidere l'istigatore Saindhava e che le sue parole si erano avverate nonostante fosse circondato da nemici, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che i cavalli di Arjuna, ormai esausti, furono sciolti e abbeverati sul campo di battaglia dal loro cocchiere Sri Krsna che, dopo averli ristorati, li aveva poi riattaccati al carro pronti a combattere, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Arjuna, pur con i cavalli staccati e ansimanti per la fatica, era rimasto imperterrito sul carro ed aveva messo in fuga tutti i soldati nemici con il suo arco Gandiva, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Yuyudhana, eroe Vrsni, aveva attaccato con violenza l'esercito di Drona e le sue invincibili legioni di elefanti, ritornando poi incolume alla postazione dove erano Krsna e Arjuna, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Karna aveva avuto la vita del possente Bhima nelle sue mani e che invece di ucciderlo lo aveva soltanto insultato e colpito con l'estremità dell'arco, lasciandolo libero di andarsene, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Drona, Krtavarma, Krpa, Karna, Asvatthama e il coraggioso re di Madra, erano rimasti tutti fermi mentre Saindhava veniva ucciso, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che nella lotta con Ghatotkaca, Karna aveva fatto ricorso alla Sakti, arma creata appositamente per uccidere Arjuna, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Sri Krsna aveva frastornato Karna a tal punto che questi aveva lanciato la sua celeste arma finale, la sakti, donatagli da Indra, contro il terrificante Ghatotkaca, figlio di una mangiatrice di uomini, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Dhrstadyumna aveva violato il sacro codice di guerra uccidendo Dronacarya che era solo sul carro e pronto a morire, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Nakula, figlio di Madri, impegnato in duello col figlio di Drona, lo aveva affrontato in battaglia alla presenza di tutti e aveva tracciato dei cerchi intorno a lui col suo carro, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che, a seguito della morte di Drona, suo figlio, come impazzito, aveva scagliato la tremenda arma (di potenza simile a quelle nucleari) il Narayanastra, senza riuscire tuttavia a sconfiggere i Pandava, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Karna, il più straordinario tra i guerrieri, virtualmente invincibile, era stato ucciso da Arjuna in un duello fratricida che neppure i deva riuscivano a comprendere, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Asvatthama, Krpa, Duhsasana e Krtavarma insieme non erano stati capaci di sopraffare Yudhisthira che li fronteggiava da solo, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che il re di Madra, un grande eroe che aveva sfidato tante volte Sri Krsna in battaglia, era stato ucciso in combattimento da Yudhisthira, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Saubala, sovrannaturalmente potente e malvagio, colui che aveva fomentato discordia durante la partita truccata, era stato colpito a morte in battaglia da Sahadeva, il figlio di Pandu, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Duryodhana, esausto e ormai solo, distrutto nell'orgoglio e privato perfino del suo carro personale, era entrato in un lago per rifugiarsi nelle sue acque profonde, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che i figli di Pandu, con Sri Krsna, sulle rive di un bacino del Gange avevano rimproverato mio figlio, che non aveva mai tollerato nessuna offesa, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto alcuna speranza di vittoria.
Quando sentii che mio figlio Duryodhana, impegnalo in un duello mortale combattuto con le mazze, aveva esibito con grande abilità il suo repertorio tecnico, venendo tuttavia sopraffatto da un trucco di Krsna, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Drauni (Asvatthama) e i suoi complici, con scelleratezza avevano assassinato i cinque giovani figli di Draupadi durante il sonno, osando compiere un gesto talmente infame, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Asvatthama, inseguito da Bhimasena, aveva lanciato con rabbia un vettore che portava la più mortale delle armi con lo scopo di colpire Uttara, la giovane incinta, ultima discendente femminile nella stirpe dei Pandava, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che Arjuna aveva annullato la terribile arma di Asvatthama con un'altra simile, che aveva potuto farlo semplicemente vibrando il suono "svasti"! 8 e che aveva poi strappato i gioielli dalla testa del colpevole, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
Quando sentii che mentre Asvatthama stava distruggendo l'embrione nel ventre della principessa Uttara con una potentissima arma ventosa, Vyasadeva e il Signore Krsna lo maledirono entrambi, uno dopo l'altro, con maledizioni potenti, allora capii, Sanjaya, che non avrei avuto nessuna speranza di vittoria.
O Sanjaya, la mia povera moglie, Gandhari, deve essere commiserata perché ha perso tutti i figli e tutti i nipoti. Soffro per tutte le donne che hanno perso i loro padri, i fratelli e i mariti.
Soltanto i figli di Pandu avrebbero potuto fare ciò che hanno fatto sconfiggendo tutti quelli che avevano complottato contro di loro e riconquistando il legittimo regno. Ma è così penoso, Sanjaya, sentire che dieci guerrieri soltanto sono sopravvissuti, che solo tre dei nostri e sette dalla parte dei Pandava sono tutto ciò che resta di due potenti armate e che la guerra ha spazzato via diciotto divisioni aksauhini.
Sanjaya, la mia mente vacilla e non riesco più a ragionare. Sono avvolto dalle tenebre e sopraffatto dalla confusione".
Dopo aver così parlato, Dhrtarastra, affranto, pianse a più riprese, infine, stordito dal dolore, con il petto attraversato da lunghi sospiri, disse ancora a Sanjaya:
"Voglio lasciare questa vita, Sanjaya, non ho nessuna ragione per continuare a vivere".
NOTE
1 Indra: è conosciuto nel mondo con vari nomi: Zeus, Giove, ecc. Il grande Indra governa i pianeti paradisiaci, manda le piogge e lancia i fulmini. Indra non è Dio, il Supremo. Egli ha ottenuto quella posizione elevata per aver seguito scrupolosamente le Sue leggi. Il termine Indra indica una carica come: presidente, governatore, ecc. Nel corso della creazione molti altri esseri, dotati di poteri dal Signore Supremo, ricoprono posizioni di Indra. Dopo aver praticato devozione e ascesi, egli dimora su di un pianeta luminoso, Indraloka, la cui opulenza risulta addirittura difficile da immaginare per gli esseri umani.
2 brahmacari: studenti che praticano una rigorosa disciplina di astinenza sessuale.
3 svayamvara: cerimonia nella quale alle ragazze di famiglia aristocratica era permesso scegliersi il marito. Svayam significa "personalmente" e vara significa "scelta" ed anche "sposo".
4 Rajasuya: E' un grande e complesso sacrificio che può essere eseguito solo dal re che ha conquistato tutti i regni della terra, unificandoli sotto la propria sovranità imperiale.
5 Gandharva: esseri dotati di poteri mistici, famosi per i loro canti straordinariamente armoniosi.
6 Yaksa: esseri dai poteri sovrannaturali, spettrali seguaci di Kuvera, tesoriere dei deva.
7 nella Sua manifestazione di Vamana.
8 Un mantra che amplifica la potenza dell'arma.
Tradotto dall'originale sanscrito da
Sua Santità Hrdayananda dasa Goswami
(a cura di Matsya Avatara dasa)
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Incremento Demografico: Non c'è Problema!
Questa conversazione tra Srila Prabhupada e alcuni giornalisti ha avuto luogo a Londra il 18 agosto 1971.
Srila Prabhupada: Di questi tempi l'India sta affrontando molti problemi perché cerca di imitare la civiltà occidentale.
Ospite: Ma non è, invece, a causa dell'incremento della popolazione?
Srila Prabhupada: Non c'è problema nell'aumento della popolazione. Dico sempre che questa idea è assurda.
Ospite: Assurda?
Srila Prabhupada La popolazione cresce anche fra gli uccelli e fra gli animali. E chi dà loro da mangiare? Ci sono 8.400.000 specie di vita. Fra queste 8.400.000 non sono specie umane e 400.000 lo sono. E fra queste solo poche specie sono civilizzate. E tutti i problemi sono fra le cosiddette popolazioni civilizzate.
Sappiamo che Dio è il Padre originale. Provvede al mantenimento di tutti. Se c'è aumento della popolazione, Dio ha risorse sufficienti per nutrire tutti. Non è un problema di aumento demografico, ma di civiltà demoniaca.
Giornalista: Stavo per chiederti questo, la civiltà.
Srila Prabhupada: E' la civiltà demoniaca non l'incremento demografico - a creare il problema. Da quello che ho studiato, in America, in Africa e in Australia c'è una tale quantità di spazio non sfruttato, che se anche l'attuale popolazione della Terra si decuplicasse, ci sarebbe ancora cibo sufficiente per tutti.
Giornalista: Credi ci sia abbastanza cibo?
Srila Prabhupada Ci sono provviste a sufficienza, ma sono state create divisioni artificiali. "Questa è l'America". Gli Europei vennero dall'Europa e occuparono illecitamente l'America. Ora non permettono a nessuno di entrarci. Nello stesso modo, gli Australiani non permettono di stabilirsi lì. E lo stesso in Nuova Zelanda. Perché? La nostra filosofia dice che tutto appartiene a Dio e che noi siamo tutti figli di Dio. Tutti hanno il diritto di vivere con ciò che il Signore provvede.
Giornalista: Ma i valori della civiltà occidentale...
Srila Prabhupada: La civiltà occidentale ha creato l'idea artificiale che questa sia l'America, questa sia l'Africa, quella l'Europa.
Giornalista: Quindi questo ha reso impossibile vivere come figli di Dio.
Srila Prabhupada: Sì. Perché un figlio di Dio non lascia accesso all'altro. Non si ha alcun diritto di porre divieti. Supponi che tuo padre abbia dieci figli. Tutti e dieci hanno diritto di utilizzare la proprietà del padre. Lo dice la legge. Così, tutti gli esseri viventi non solo gli esseri umani, ma anche gli uccelli e gli animali tutti hanno il diritto di usare la proprietà del Signore. Questo si chiama comunismo spirituale o trascendentale.
Secondo la civiltà vedica, un uomo di famiglia deve essere sicuro che perfino una lucertola abbia da mangiare. Un uomo di casa dovrebbe mettersi sulla strada e, prima di mangiare, dovrebbe dire a gran voce: "Chiunque abbia fame può entrare, è pronto da mangiare". E, se non viene nessuno, può cominciare a mangiare lui.
Giornalista: E' una dottrina molto difficile per molte persone nella civiltà moderna.
Srila Prabhupada: Ma questa è civiltà vera. Nelle civiltà degli animali, appena viene un cane l'altro abbaia "Bau, bau, bau! Perché sei venuto qui?" Proprio come succede qui e in altri Paesi, l'ufficio immigrazione chiede: "Quanto tempo resti?" Perché mai dovrebbero chiedertelo? Viene un essere umano. Nella civiltà vedica, se anche venisse in casa tua un nemico, lo riceveresti con una tale gentilezza che si dimenticherebbe di essere tuo nemico.
Giornalista: Dev'essere molto difficile per te predicare questi valori.
Srila Prabhupada: E' difficile perché questa civiltà è demoniaca. In India tutti erano benvenuti, ma il risultato fu che l'India fu occupata. Gli Inglesi erano benvenuti. Lord Clive fu benvenuto, ma tramò l'occupazione dell'India. E la sua statua è adorata, qui a Londra. Ma che meriti ha avuto? Ha fatto un complotto, ha invaso illecitamente l'India e l'ha occupata. Questa è la civiltà occidentale.
Giornalista: E' proprio quello che volevo chiederti. Devi trovare molto difficile predicare valori di fratellanza nella civiltà di oggi.
Srila Prabhupada: La fratellanza è naturale. In una famiglia con dieci figli, ovviamente i figli sono fratelli. Ma uno dei figli cerca di accaparrarsi tutto. Succede. E' demoniaco.
Giornalista: Come si può fermare?
Srila Prabhupada: Con la coscienza di Krsna. Appena impari che c'è un unico Dio un unico Padre e noi siamo tutti Suoi figli, il problema è risolto.
I CENTRI HARE KRSNA IN EUROPA
ITALIA
ASTI, Roatto, Frazione Valle Reale 20, tel. (0141)938406
BERGAMO, Villaggio Hare Krishna, Via Galileo Galilei 39, da Medolago strada per Terno d'Isola, Chignolo d'Isola tel. (035)490706
BOLOGNA, Bentivoglio, Via Ramo Barchetta 2, Castagnolo Minore, tel. (051)863924
FIRENZE, Villa Vrindavana, Via Scopeti 108, San Casciano in Val di Pesa, tel. (055)820054
MILANO, Centro Culturale Govinda, Via Valpetrosa 3/5, tel. (02)862417
NAPOLI, Via Vesuvio 33, Ercolano, tel. (081)7771090
PALERMO, Viale Regione Siciliana 4441, tel. (091)6700385
ROMA, Sri GauraMandala, Nepi, Via Mazzanese km 0,700 (dalla Cassia uscita Calcata), Pian del Pavone (Viterbo), tel. (0761)527038
VICENZA, Prabhupadadesh, Via Roma 9, Albettone, tel. (0444)790573
SVIZZERA ITALIANA, Fattoria New Ramakeli, Grotto del Bosco, Rancate, tel. 41(91)466616
Case di Devoti
BRESCIA, Hare Krishna Club, tel. (030)2400995
CAGLIARI, Ristorante Govindaji, tel.(070)654435
GENOVA, Bavari, Passo dello Sgnacco 2, Dayanidhi e Nandi Mukhi, tel. (010)3451035
LECCE, Rama Vigraha e bhaktin Annamaria, tel. (0832)315104
PISA, Perignano di Lari, Matsya Avatara e Manu Patni, tel.(0587)616194
RIMINI, Priyavrata e Astasakhi, tel.(0541)680820
ROMA, Riano, Mukundananda e Anubhava, tel.(06)9081039
SAVONA, Finale Ligure, Padma Purana e Acintya, tel.(019)695284
TERNI, Tridandi e Lila Vilasini, tel.(0744)305129
VARESE, Narayana e Govinda Mohini, Via Morosini 17, tel.(0332)231538
EUROPA
ARMENIA - Erevan, St. Krupskaya 18, Yerevan, tel. 7(8852)275106
AUSTRIA Vienna, Rosenackerstrasse 26, 1170 Wien, tel. 43(0222)455830
AZERBAIGIAN Baku, ul. Mikrorayon 123/72
BELGIO - Anversa, 184 Amerikalei, Antwerp, tel. 32(03)2370037 Bruxelles, 49 rue Marche aux Poulets, tel. 32(02)5138605/06 Durbuy, Radhadesa Chateau de Petit Somme, tel. 32(086)322926
BIELORUSSIA - Minsk, ul. Pavlova 11
BOSNIA ERZEGOVINA Sarajevo, Krajiska 5, tel. 38(071)22663
BULGARIA Plovdiv, ul. Sasho Dimitrov 80, tel. 359(32)453987 Sofia. Angel Kanchev 34, 1st floor, tel. 359(02)878948
R. CECA - Chotysany, Krsnuv Dvur c.1, Praga, Na Nrazi 5, tel. 42(02)821438
CROAZIA Fiume, Boze Starga Jurica 5, Rijeka. tel. 38(51)611589 Zagabria, Teslicka 55, Zagreb
DANIMARCA - Broherup, Gl.Kirikevej 3, tel. 45(75)392921 Copenaghen, Kongens Tvaervej 11, Frederiksberg, tel. 45(31)868581 RISTORANTE Copenaghen, Govinda's, Noerre Farimagsgade 82. tel. 45(33)337444
FINLANDIA Helsinki, Ruoholahdenkatu 24 D (III krs), tel. 358(0)6949879 Turku, Kaurakatu 39, tel. 358(9)21364055
FRANCIA Parigi, 31 Rue Dr. Jean Vacquier, 93160 Noisy le Grand, tel. 33(01)43043263 Valencay, Nuova Mayapur Domaine d'Oublaisse, 36360 Lucay le Male. tel. 33(054)402353
GEORGIA Sukhumi, Prospekt Mira 274, Abkhazia
GERMANIA Amburgo, Muhlenst. 93, 2080 Pinneberg, tel. 49(04101)23931 Berlino, Muskauer Str., 27, tel. 49(030)6189219 Colonia, Taunusstr. 40, Koln Gremberg, tel. 49(0221)8303778 Heidelberg, Kurfursten Anlage 5, tel. 49(06221)15101 Horup, Neuhorup 1, tel. 49(04639)7336 Jandelsbrunn, NavaJiyadaNrsimha-Ksetra, Zielberg 20, tel. 4985831332 Lipsia, Peterssteinveg 10b, Leipzig, tel. 37(0341)312208 Monaco, Brodstrasse 12, Munchen Weimar, Rothauserberweg 6, tel. 49(03643)59548 Wiesbaden, Schiersteinerstrasse 6, tel. 49(0611)373312 RISTORANTI Berlino, Higher Taste, Kurfuerstendamm 157/158, tel. 49(030)8929917 Colonia, Taunusstr. 40, KolnGremberg, tel. 49(0221)8301241 Flensburg, Goloka. Heiligengeistgang 9, tel. 49(0461)13878 Heidelberg, Higher Taste, Kornmarkt 9, tel. 49(06221)15464
GRAN BRETAGNA e IRLANDA Belfast, Irlanda del Nord, 140 Upper Dunmurray Lane, tel. 44(0232)681328 - Birmingham, Inghilterra, 84 Stanmore Rd., Edgebaston. tel. 44(21)4204999 Coventry, Inghilterra. Kingfield Rd.. Radford, tel. 44(0203)555420 Dublino, Eire, 3 Temple Ln., tel. 353(01)6795887 Leicester, Inghilterra, 21 Thoresby St., North Evington, tel. 44(0533)762587 Lesmahagow, Scozia, Karuna Bhavan, Bankhouse Road, Lanarkshire, tel. 44(0555)894790 Lisnaskea, Irlanda del Nord, Hare Krishna Island, Lake Island of Inis Rath, Lisnaskea, County Fermanagh, North Ireland, tel. 44(03657)21512 Liverpool, Inghilterra, 114 Bold Str. 44. tel. 44(051)7089400 Londra, Inghilterra, 10 Soho St., London W1VAFA, tel. 44(071)4373662 Londra, Inghilterra, Bhaktivedanta Manor, Letchmore Heath, Watford, Hertfordshire WD2 8EP, tel. 44(0923)857244 Londra, Inghilterra, 42 En more Rd., South Norwood, London SE25, tel. 44(081)6564296 Manchester. Inghilterra, 20 Mayfield Road, Whalley Range, tel. 44(061)226 4416 Newcastle upon Tyne, Inghilterra, 21 Leazes Park Rd. New Castle, tel. 44(091)2220150 RISTORANTI Londra, Inghilterra, Govinda's, 10 Soho St., tel. 44(071)4373662 Manchester, Inghilterra, Krishna's, 20 Cyril Str., tel. 44(061)226965
GRECIA - Atene. Methimnis 18, Kypseli, Athinai, tel. 30(01)9937080
ISRAELE - Tel Aviv, P.O. BOX 48163, tel. 972(03)663022
JUGOSLAVIA - Belgrado, Kustendilska 17, Beograd, Srbija, tel. 38(011)781695
LETTONIA - Riga, Kirshyana Barona 56, tel. 7(0132)272490
LITUANIA - Kaunas, Savanoryu 37, tel. 370(07)222574 Vilnius, Raugyklos G., 231, tel. 370(0122)661218
MOLDAVIA - Kishinev, ul. George Asaki 68/1, flat 105, tel. 7(0127)737024
NORVEGIA - Oslo, Skolestien 11
OLANDA - Amsterdam, Van Hilligaertstraat 17, tel. 31(020)6751404 Rotterdam, Braamberg 45, Capelle a/d Yssel, tel. 31(010)4580873
POLONIA Cracovia, ul. Ehrenberga 15, Krakow, tel. 48(12)362885 Danzica, Swiatynia w Gdyni, ul. Kapitanska 9A, Gdynia, tel. 48(58)202865 Jelenia Gora, Nuova Santipura, Czarnow 21. k. Kamiennej gory, woj. Jelenia Gora. tel. 48(8745)1892 Poznan. ul. Nizinna 26, tel. 48(61)323838 Varsavia, Mysiadlo k. Warszawa, ul.Zakret 11, Piaseczno, tel. 48(22)562711 Wroclaw, ul. Nowowiejska 87/8, tel. 48(71)225704
PORTOGALLO Lisbona, Rua Fernao Lopes 6, Cascais, tel. 351(11)286713 Porto, Rua S. Miguel 19. tel. 351(02)2005469
ROMANIA - Iasi, Stradela Moara De Vint 72 Timisoara, Porumbescu 92. tel. 40(61)54776
RUSSIA - Mosca, Khoroshevskoye shosse d. 8, korp. 3, tel. 7(095)9454755 Mosca, Prospekt Mira d. 5, kv. 8, tel. 7(()95)2070738 Novosibirsk, ul. Leningradskaya 11120 - San Pietroburgo, ul. Burtseva 20147, tel. 7(0812)1502880 Vladivostok, ul. Sakhalinskaya 4812
SLOVENIA - Lubiana, Zibertova 27, Ljubljana, tel. 38(061)310815
SPAGNA - Barcellona, calle de L'Oblit, tel. 34(3)3479933 Brihuega, Nuova VrajaMandala, Santa Clara, Brihuega, Guadalajara, tel. 34(911)280018 Madrid, Espiritu Santo 19, tel. 34(91)5213096 Malaga, Ctra. Alora, 3 int., Churriana, tel. 34(952)621038 - Santa Cruz de Tenerife, Canarie C/ Castillo 44/4. tel. 34(922)241035 RISTORANTE Barcellona, Govinda, Plaza de la Villa de Madrid 4
SVEZIA - Goteborg, Lagmansgatan 11, tel. 46(031) 192319 Grodinge, Korsnars Gard 140, tel. 46(0753)29151 Jarna, Almviks Gard, tel. 46(0755)52050 Karlstadt, Attkantsgatan 3, tel. 46(054)113816 Malmoe, Gustav Adolfs Torg 10A tel. 46(040)127181 Stoccolma, Fridhemsgatan 22, tel. 46(08)6549002 Uppsala, Nannaskolan sal F 3, Kungsgatan 22, tel. 46(018)102924 RISTORANTI Goteborg, Govinda's. Storgatan 20, tel. 46(031)139698 Malmoe, Higher Taste, Amiralsgatan 6, tel. 46(040)970600 - Stoccolma, Gopal, Timmermansgatan 13, tel. 46(08)6441035 -
SVIZZERA - Bellinzona, Nuova Nandagrama, Al Chiossasco, Contone TI, tel. 41(092)622747 Berna, Weihergasse 7, tel. 41(31)213825 Roche d'Or, Gokula Project, Vacherie Dessous, tel. 41(066)766160 Zurigo, Bergstrasse 54, tel. 41(01)2623388 Zurigo, Preyergasse 16 RISTORANTI Berna, Weihergasse 7 (Marzili), tel. 41(031)213825 Biel, Govinda, Untergasse 29 (Alstadt), tel. 41(032)231291 Zurigo, Govinda's Restaurant, Preyergasse 16, tel. 41(01)2518859
UCRAINA - Chernigov, ul. Krasnogvardeyskaya 1056, tel. 1(865571)54263 Dnepropetrovsk, ul. Ispolkomovskaya 56 A Donetsk, ul. Treneva 3, flat N44 Kharkov, ul. VerhneGievskaya 43 Kiev, Kotovskoge 339. tel. 7(044) 4407309 Leopoli, 292066 Lvivska obl. Buski rajon. S. Zbolotni Chuchmani, Lvov Odessa, ul. desi Ukrainki 4757 UNGHERIA - Budapest, Dimitrov u. 77, Budapest 1028 II Debrecen, L. Hegyi Mihalyne u. 62
Fine del numero di novembre-dicembre 1994.