Ritorno a Krishna
La rivista del movimento Hare Krishna
volume 5 n. 11/12
novembre-dicembre 1993
Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
fondatore-acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, all'età di sessantanove anni, per soddisfare la richiesta del suo maestro spirituale di insegnare la Coscienza di Krsna in Occidente.
In dodici anni ha pubblicato più di settanta volumi di traduzione e commenti degli antichi testi classici vedici, già distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha strutturato il movimento in una confederazione mondiale di asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Sri Krsna.
I suoi discepoli continuano il movimento a cui egli ha dato vita.
La Rivista del Movimento Hare Krishna
RITORNO
A KRISHNA
FONDATA NEL 1944
FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio Ali Krsna devi dasi
REDAZIONE:
Parabhakti devi dasi
GRAZIE A:
Madhusevita prabhu, Citraka prabhu, Frida, Gin, Gopi Priya devi dasi, Govardhana Lila dasi, Jahnavidevi dasi, Kirtida dasi, bhaktin Marina, Matsya Avatara dasa e Manu Patni devi dasi, bhakta Nicola, Pancaratra dasa, bhakta Sergio, Tirtha dasa
AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa
ABBONAMENTI E INFORMAZIONI:
Dananistha devi dasi
Per informazioni sugli abbonamenti contattate la B.B.T. Italia Ufficio Abbonamenti Strada Bonazza 12 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) Tel. 055/8076414, Fax 055/8076630
PRONUNCIA. La translitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo un metodo adottato internazionalmente. La a si pronuncia a chiusa. La a si pronuncia a, aperta e lunga. La i si pronuncia i lunga. La u si pronuncia u lunga. La j si pronuncia g dolce. La r si pronuncia ri. La s si pronuncia sc (come in scena), altrettanto s ma più sibilante. La h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (il suono sc è dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".
NOMI SPIRITUALI. I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, ricevono uno dei nomi di Krsna o di un Suo grande devoto seguito dal suffisso dasa (dasi per le donne) che significa "servitore". Per esempio il nome Krsna dasa significa "servitore di Krsna".
© Bhaktivedanta Book Trust Tutti i diritti riservati
RITORNO A KRISHNA Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89
VOL. 5 N. 11/12 - novembre-dicembre 1993
Bhaktivedanta Book Trust Italia
Strada Bonazza 12 50028 Tavarnelle Val di Pesa - FI
FOTOLITO: F.C.M. Marcallo Con Casone (MI)
STAMPA: Azienda Grafica Milano
SPECIALE
L'ARTISTA SUPREMO
In una conferenza Srila Prabhupada ci spiega che Krsna, il seme di tutte le creazioni, è senza limiti.
MA DIO COM'E'?
Un triangolo, un occhio, una luce abbagliante?... Dio è qualcosa di più
ASRAMA BRAHMACARI
Fraternità in coscienza di Krsna
PERCHÉ' DOVRESTI DIVENTARE DEVOTO
di Krsna e perché non lo diventi
SRIMADBHAGAVATAM
Alcuni passi del più antico classico della spiritualità, che rivelano gli insegnamenti basilari sul servizio devozionale, l'amore per Dio.
I DEVOTI DI KRSNA
LE SCRITTURE VEDICHE
I Veda, le Scritture di Krsna
LA DIETA DEGLI HARE KRSNA
Ecco come fanno i devoti a essere sempre in linea
TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE...
Che cosa cantiamo? Perché questi abiti? Perché radersi?
REINCARNAZIONE
Il ciclo di nascite e morti che ci lega al mondo della materia
L'OSSERVATORE VEDICO
Genitori e figli
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Ma dov'è l'amore per Dio?
LA SUBLIME STORIA DI KRSNA PER BAMBINI
Lo SrimadBhagavatam continua anche per i piccoli
CENA LEGGERA ALL'INDIANA
Ricette per una cena all'indiana restando sempre in forma
KRSNA-PRASADA
Il cuore delle feste
CANTATE HARE KRSNA E SIATE FELICI
CENTRI HARE KRSNA IN EUROPA
LA FESTA DELLA DOMENICA
IN COPERTINA: Sri Krsna, la forma originale e suprema di Dio, con Srimati Radharani, la Sua eterna consorte, la personificazione della Sua energia interna di piacere, in un dipinto di Jadurani devi dasi
L'ARTISTA SUPREMO
Conferenza di Sua Divina Grazia
A.C. BHAKTIVEDANTA SWAMI PRABHUPADA
fondatore acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
tenuta in una galleria d'arte di Aukland in Nuova Zelanda nel febbraio 1972
Vi ringrazio di essere venuti qui e averci dato occasione di parlare dell'Artista Supremo.
I Veda spiegano che Sri Krsna è un grande artista: na tasya karyam karanam ca vidyate na tat samas cabhyadhikas ca drsyate. Nessuno è più grande di Krsna, Dio, la Persona Suprema, e nessuno Lo eguaglia, e nonostante sia l'artista più grande, non deve fare nulla di persona.
In questo mondo tutti conosciamo qualcuno che ci è inferiore, uguale o superiore. Per quanto grandi si possa essere, si troverà sempre qualcuno uguale o superiore. Tutti i grandi saggi, invece, hanno realizzato che nessuno è superiore a Dio, la Persona Suprema.
Dio è così grande che non deve fare nulla, non ha doveri (na tasya karyam karanam ca vidyate). Perché? Parasyasaktir vividhaiva sruyate: le Sue energie sono molteplici e funzionano secondo i Suoi desideri (svabhaviki jnanabalakriya ca). Supponiamo di essere artisti. Per dipingere una rosa si avrà bisogno di un pennello, si dovranno mischiare i colori sulla tavolozza e ci si dovrà impegnare mentalmente per fare un bel quadro. Ma se si guarda in giardino, di rose ne sbocciano migliaia. E' la natura che le ha "dipinte".
Ma che cos'è la natura? La natura è uno strumento di lavoro, un'energia, ecco tutto. Senza un'energia al lavoro, come potrebbe la rosa fiorire dal bocciolo così splendidamente? Ci deve essere un'energia in funzione, e quest'energia è l'energia di Krsna. Ma agisce in modo così sottile e veloce che noi non riusciamo a capire come funzioni.
Sembra che le energie materiali funzionino da sole, ma in realtà c'è dietro un'intelligenza. Quando si dipinge tutti vedono che c'è un pittore, e nello stesso modo, il "dipinto" della rosa vera è elaborato da diverse energie. Non pensiate che la rosa si sia fatta da sola. Niente si crea da sé. La rosa è stata creata dalle energie del Signore Supremo e queste energie sono così sottili e così artistiche che è possibile che un fiore sbocci nel giro di una notte.
Dunque Krsna è l'artista più grande. Al giorno d'oggi, nell'era dell'elettronica, basta che uno scienziato schiacci un pulsante perché una macchina funzioni, o basta che un pilota accenda il motore perché un enorme aeroplano prenda il volo. Quindi se è possibile che uomini comuni di questo mondo facciano cose come queste premendo dei semplici tasti, figuratevi quanto grande sarà l'abilità di Dio! Quanto più fertile sarà il suo cervello in confronto a quello di un artista o di uno scienziato comune. Per un Suo semplice desiderio "E la creazione sia" ogni cosa si manifesta in un attimo. Quindi Krsna è l'artista più straordinario.
Non c'è limite all'abilità artistica di Krsna, perché Egli è il seme di tutta la creazione (bijam mam sarvabhutanam). Avete visto gli alberi baniani. Crescono da un piccolo seme. Questo piccolo seme ha una potenza tale che, messo in un terreno fertile e annaffiato, un giorno sarà un grande baniano. Allora, quali sono le potenze, i meccanismi artistici o scientifici presenti all'interno di un piccolo seme, che gli permettono di trasformarsi in un baniano? E in più, su un baniano ci sono migliaia di frutti, e all'interno di ciascun frutto ci sono migliaia di semi, e ciascun seme ha la potenzialità di un albero. Allora, dov'è lo scienziato che può creare in questo modo? Dov'è, nel mondo materiale, l'artista che può creare un'opera d'arte bella come un baniano? Bisognerebbe chiedersi queste cose.
Il primo aforisma del Vedanta Sutra è athato brahmajijnasa: "Quando si ha la forma di vita umana, bisogna farsi delle domande sulla Verità Assoluta". Si devono approfondire questi argomenti. Non si può inventare un meccanismo che crei i baniani. Non pensate quindi che dietro alla natura ci debba essere un cervello artistico, un grande cervello scientifico? Dire che la natura "funziona" non basta.
Il secondo aforisma del Vedanta Sutra dice janmadi asya yatah: "La Verità Assoluta è Colui dal Quale tutto ha origine". Dobbiamo espandere la nostra visione dalle piccole cose a quelle grandi. Ci si meraviglia guardando un missile nel cielo che si dirige verso la luna, e diamo un gran credito agli scienziati che dicono che Dio non esiste e che la scienza è tutto. Ma se si è intelligenti bisogna confrontare il missile a miliardi e miliardi di pianeti e di stelle. Solo su questo piccolo pianeta ci sono molti mari, montagne, grattacieli. Ma se ci si allontana dalla Terra anche solo qualche migliaio di chilometri, non sembrerà altro che un puntino. E ci sono milioni di astri che fluttuano nel cielo come batuffoli di cotone. Quindi se si ammirano tanto gli scienziati che costruiscono missili, si dovrebbe ammirare molto di più la Persona che ha strutturato l'intero universo. Questa è la coscienza di Krsna, apprezzare l'artista più grande, il più grande scienziato.
Si possono ammirare tanti artisti, ma se non si ammira l'Artista Supremo, la vita è sprecata. Questa ammirazione la troviamo nella BrahmaSamhita, le preghiere di Brahma. Con adorazione per Govinda, Krsna, egli canta:
yasya prabha prabhavato jagadandakoti-kotisv
asesavasudhadivibhunbhinnam
tad brahma niskalam anantamasesabhutam
govinda adipurusam tam aham bhajami
Cerchiamo di capire i sistemi planetari con i nostri metodi "scientifici", ma non riusciamo a studiare a fondo neppure la luna che è la più vicina, figuriamoci gli altri milioni e miliardi di corpi celesti. Ma dalla BrahmaSamhita traiamo questa conoscenza yasya prabha prabhavato jagad-andakotikotisu: dall'abbagliante effulgenza emanata dal corpo di Krsna vengono creati gli universi. Noi non siamo in grado di studiare neppure l'universo in cui siamo, e la BrahmaSamhita ci informa che di universi ce ne sono molti, e in ciascuno ci sono innumerevoli pianeti, soli, lune...
Tutto questo è possibile grazie all'effulgenza del corpo di Krsna detta brahmajyoti. I jnani, che cercano di avvicinare la Verità Assoluta attraverso la speculazione mentale, sforzando tanto i loro piccoli cervelli, possono tutt'al più avvicinare il brahmajyoti. Ma il brahmajyoti è solo l'effulgenza del corpo del Signore. L'analogia migliore è quella della luce del sole. La luce viene dal globo solare. Il sole è localizzato, ma l'effulgenza del sole, la luce del sole, è distribuita nell'universo. Proprio come la luna riflette la luce del sole, il sole riflette il brahmajyoti. E il brahmajyoti è l'effulgenza del corpo di Krsna.
Quindi l'arte più bella è capire Krsna. L'arte più elevata. Se realmente si vuole essere artisti, bisogna cercare di capire e di associarsi con l'artista più bravo, Krsna. Per questo motivo abbiamo costituito l'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna. I devoti imparano a vedere che ogni cosa è pervasa dal senso artistico di Krsna. Questa è la coscienza di Krsna: vedere la mano artistica di Krsna in ogni cosa.
Nella Bhagavadgita (10.8) Krsna dice aham sarvasya prabhavo mattah sarvam pravartate: "Tutto ciò che vedi emana da Me. Tutto è creato dalla Mia energia". Bisogna capire che Krsna è l'origine di ogni cosa. Brahma lo conferma nella BrahmaSamhita: isvarah paramah krsnah: "Krsna è il Controllore Supremo". Qui, nel mondo materiale, si hanno molti controllori. Ciascuno di noi è un controllore. Ma al di sopra ce n'è un altro, e più in alto un altro ancora. Si può cercare, controllore dopo controllore e arrivare al Controllore Supremo.
Oggigiorno è diventata una cosa a buon mercato vedere gente che si spaccia per "dio". Ma si può verificare chi è Dio veramente. Chi subisce il controllo di un altro non è Dio. Solo il Controllore Supremo è Dio. Questo è il semplice test per capire chi è Dio.
Un'altra qualità di Dio è che Egli è pieno di piacere (anandamayo 'bhyasat). Dio, la Persona Suprema, è per natura anandamaya, pieno di piacere. Supponiamo che una persona faccia il pittore: si dedicherà all'arte per puro piacere. Dipingendo un quadro si gode di un qualche rasa, di un gusto piacevole. Altrimenti perché si farebbe? Ci dev'essere piacere nel dipingere.
Quindi Krsna è raso vai sah, la riserva di tutti i più dolci piaceri.
Egli è satcidanandavigrahah: pieno di eternità, conoscenza e piacere (ananda significa piacere). La Sua potenza di piacere è Srimati Radharani. Avete visto delle immagini di Radha e Krsna. Radharani è la manifestazione della potenza di piacere di Krsna. Come vi ho spiegato, Krsna ha molte energie, e una di queste è la Sua potenza di piacere, Srimati Radharani.
Quindi chi ha sviluppato amore per Dio gode di piacere trascendentale in ogni momento, vedendo ovunque le opere d'arte di Krsna.
Vedere Krsna ovunque non è difficile. Per esempio pensiamo di avere sete: bevendo acqua si proverà grande piacere. E Krsna è la fonte di tutti i piaceri (raso vai sah). Il piacere che si prova bevendo acqua è Krsna. Nella Bhagavad-gita (78) Krsna dice: raso 'ham apso kaunteya, "Io sono il sapore dell'acqua". Per una persona semplice, che non è in grado di capire pienamente Krsna, Krsna spiega di essere il sapore dell'acqua che soddisfa la sete. Basta cercare di capire che questo sapore è Krsna, Dio, per diventare coscienti.
Non è difficile diventare coscienti di Dio. Occorre solo un po' di educazione, e leggendo la Bhagavad-gita così com'è, comprendendola nel modo in cui Krsna stesso l'ha pronunciata, senza false interpretazioni date da ignoranti, si può diventare coscienti di Krsna. E diventando coscienti di Krsna la vita avrà successo. Torneremo da Krsna.
Non c'è nulla da perdere a diventare coscienti di Krsna, ma si può guadagnare molto. Per questo chiediamo a tutti voi di cercare di diventare coscienti di Krsna. Leggete la Bhagavad-gita così com'è, troverete tutte le informazioni che vi servono per diventare coscienti di Krsna. O, se non avete voglia di leggere la Bhagavadgita, per piacere cantate almeno Hare Krsna Hare Krsna Krsna Krsna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. Diventerete comunque coscienti di Krsna. Grazie molte.
MA DIO COM'E'?
di GOVARDHANA LILA DASI
Quando l'uomo riflette sul significato della propria esistenza e inevitabilmente giunge ad ammettere la sua infinitesimalità rispetto all'universo che lo circonda, non può fare a meno di riconoscere la propria subordinazione a un principio superiore, regolatore delle leggi che governano sia l'illimitatamente grande sia l'illimitatamente piccolo. I materialisti più convinti lo chiamano 'il caso', altri 'la natura'; i filosofi lo definiscono 'la Sostanza Prima' o 'l'Assoluto'; i religiosi lo chiamano generalmente Dio. Senza soffermarci a disquisire sull'assurdità di considerare il nulla o il caso come origine dell'incredibile ordine che ci circonda, notiamo che quando si chiede quale sia l'aspetto di tale principio superiore, legislatore sovrano di questo universo, l'intelligenza dell'interlocutore resta attonita e confusa, senza risposta. Nella migliore delle ipotesi qualcuno ci dirà che è luce onnipotente, onnipervadente e onnisciente: qualcuno ci mostrerà il simbolo di un triangolo o di un occhio, ma in sostanza la risposta sarà sempre la stessa: "Non si sa".
Fortunatamente le Scritture Vediche, testi di conoscenza sublime, sono fonte ricchissima di informazioni sulla natura di questo mondo materiale e sulla realtà che lo trascende e ci aiutano a trovare una risposta esauriente al nostro quesito: "Ma Dio, com'è?"
Dio Persona
Consideriamo innanzitutto le due possibilità di esistenza di Dio come persona e come principio diffuso, indefinito e non localizzabile. La semplice logica ci permette di comprendere che tutto ciò di cui abbiamo esperienza in questo mondo è subordinato al volere dell'uomo. Costruzione, mantenimento e distruzione di ogni oggetto che utilizziamo dipendono da noi che, come individui forniti di intelligenza per operare delle scelte e di mani per agire, decidiamo come costruirli, se servircene e quando distruggerli. Nello stesso modo osserviamo che non esiste meccanismo, per quanto ben congegnato, indipendente da un uomo che lo gestisce; né i sofisticati computers e le navicelle spaziali di oggi hanno avuto origine da una luce vaga e indefinita. Ugualmente i pensieri e i sentimenti che hanno riempito pagine infinite di letteratura non sono nati da menti diffuse nel cosmo e non identificabili in persone precise. Bisogna arrendersi all'evidenza che in questo mondo tutto nasce, è mantenuto e finisce perché c'è una persona che lo desidera. Per quale ragione non dovrebbe essere altrettanto per l'immensità dei fenomeni che sfuggono al nostro controllo? I Veda lo confermano: Dio è sì presente ovunque come luce diffusa e come conoscenza onnipervadente (tecnicamente questi aspetti si chiamano Brahman e Paramatma), ma solo in virtù del fatto che in ultima istanza Egli è una Persona, la Suprema Persona (l'aspetto Bhagavan). Per comprendere meglio possiamo riferirci all'esempio del sole, che possiede anch'esso tre aspetti: i raggi, la superficie e l'astro in sé. Lo studente neofita si limiterà a studiarne i raggi; uno studente di livello medio ne analizzerà la superficie: ma solo chi è più avanzato arriverà a conoscere l'astro in se stesso. Gli aspetti Brahman, Paramatma e Bhagavan di Dio, così come i raggi, il globo solare e la vita sul sole stesso, sono intimamente legati fra loro, ma sono fonte di tre distinti oggetti di studio secondo tre livelli di comprensione, di cui l'ultimo, poiché più intimo, è il più elevato.
E' palese che non si deve ridurre l'individualità di Dio all'ambito della nostra angusta capacità di comprensione. Il Suo corpo non è costituito da elementi materiali, né è soggetto all'influsso del tempo o circoscritto da limiti di spazio. Le Sue possibilità di azione e di conoscenza superano qualunque tentativo di paragone e le Sue qualità sublimi non sono contaminate da alcuna mancanza o difetto materiale.
A questo punto l'individualità di Dio può non essere accettata solo per due ragioni: o per incapacità di comprendere che il possedere una forma non costituisce un limite per Dio, ma al contrario Ne è l'essenza, o per consapevolezza che l'ammettere l'esistenza di Dio come Persona sottintende un'unica conclusione: la nostra completa e totale sottomissione a Lui. Non si vivono relazioni tra individui e principi impersonali, ma tra individui e individui sì, e tali relazioni possono essere di tre tipi: di superiorità, di uguaglianza e di inferiorità. Dio è asamaurdhva, nessuno è pari o superiore a Lui, di conseguenza tutti coloro che vivono in questo mondo devono riconoscere la loro subordinazione, accettarLo come il loro Signore e imparare a servirLo.
La Persona Suprema Sri Krsna
Quando l'anima perduta in questo mondo materiale torna ad accettare di servire il suo Signore, immediatamente trova sollievo da tutte le ansietà che la tormentano. Come un bambino indifeso si sente al sicuro tra le braccia dei genitori, così l'essere che ha ristabilito la sua relazione con Dio non teme più la paura. Tutte le sue domande trovano una risposta nelle parole del Signore; tutti i suoi sentimenti trovano la perfetta reciprocazione nel cuore del Signore; tutte le sue azioni sono compiute con la massima correttezza nel rispetto delle leggi del Signore.
I Veda descrivono innumerevoli volte la Persona Suprema, origine di tutto ciò che esiste, come l'Infinitamente Affascinante, la Cui forma meravigliosa ha il colore delle nuvole cariche di pioggia. Il Suo nome è Krsna e il Suo corpo non è costituito da elementi materiali, ma da pura eternità, perfetta conoscenza e gioia illimitata. Leggiamo solo un esempio tratto dalla Sri Brahma-samhita, testo vedico di estrema rilevanza:
venum kvanantam aravinda-dalayataksam
barhavatamsam asitambuda-sundarangam
kandarpakotikamaniyavisesa-sobham
govindam adipurusam tam aham bhajami
Adoro Govinda, il Signore Originale, che suona il flauto in modo meraviglioso, con gli occhi simili ai petali del loto appena sbocciato, il capo ornato da una penna di pavone, il corpo raggiante di bellezza con il colore delle nuvole blu e la Sua avvenenza unica che affascina milioni di Cupidi. (Brahmasamhita verso 30)
L'anima, poiché parte infinitesimale di Krsna, partecipa della Sua stessa natura e soffre in questo mondo materiale perché è costretta a vivervi in una condizione per lei completamente innaturale: il corpo che ha assunto è destinato a morire, la sua sete di sapere non è mai del tutto appagata e il dolore la opprime in ogni sua forma. Per questo il Signore, nel Suo affetto senza limiti, invita continuamente i Suoi figli a correggere la loro attitudine ribelle e indipendente che è causa di tanta sofferenza, e a riprendere la strada che porta alla loro casa d'origine, dove li attende la Sua Persona meravigliosa, la cui essenza è pura capacità d'amore.
Figure:
Dio nel Suo aspetto impersonale di luce diffusa, Brahman
Dio nel Suo aspetto di conoscenza onnipervadente, Paramatma
Dio, nel Suo aspetto personale e originale:
Sri Krsna, la Persona Suprema, Bhagavan
ASRAMA BRAHMACARI
Fraternità in Coscienza di Krsna
di KALAKANTHA DASA
Pochi giorni fa un ragazzo mi ha chiesto che cosa gli sarebbe successo se avesse deciso di diventare un Hare Krsna.
Io gli ho risposto che il primo passo sarebbe stato quello di entrare nell'asrama brahmacari, il periodo di vita celibe per chi desidera seriamente la vita spirituale. Nonostante io sia ora felicemente sposato, queste parole mi hanno fatto venire alla mente gli anni che ho trascorso da brahmacari.
Il mio primo incontro con i brahmacari, fu nel 1972 a Portland, in Oregon. Anche se i miei genitori mi avevano gentilmente offerto molte buone opportunità per intraprendere una carriera professionale, i miei "studi superiori" continuavano a sembrarmi vuoti e senza soddisfazioni. Così, in quel periodo mi mantenevo con un lavoro semplice, e dedicavo il mio tempo libero leggendo la Bibbia e altre Scritture e insegnamenti di carattere spirituale.
Un giorno, mentre correvo per la città, consegnando forniture per ufficio, fui colpito alla vista di sette o otto ragazzi, con la testa rasata e i vestiti color zafferano, che, danzando e suonando cembali e tamburi, cantavano il mantra Hare Krsna: Hare Krsna Hare Krsna Krsna Krsna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. Andai avanti per vedere meglio, e, dopo pochi minuti, uno dei ragazzi mi avvicinò con un gran sorriso e un libro, la Sri Isopanisad. Io gli diedi un dollaro e presi volentieri il libro.
Quella sera, a casa, mi misi a sedere per leggere la Sri Isopanisad. Mi incuriosiva perché sembrava volermi parlare da un livello più elevato, ma al contempo mi rendeva perplesso perché sembrava difficile e strano come d'altronde lo erano molti degli altri testi spirituali che avevo letto.
Però questo libro aveva qualcosa in più: una persona che poteva spiegarmelo. Chiamai subito il centro Hare Krsna più vicino e combinai di incontrarmi con il devoto che mi aveva venduto il libro.
Senza avere alcuna intenzione di cambiare i miei abiti e la mia acconciatura, entrai nel tempio, una casetta di mattoni in un quartiere carino. Incontrai il mio amico esotico e mi sedetti con lui sul tappeto nella stanza per gli ospiti a discutere della Sri Isopanisad. Presto cominciai a comprendere meglio questo testo, e cominciai a essere curioso del peculiare stile di vita del mio amico. Mi spiegò di essere un brahmacari, uno studente celibe dedicato alla vita e agli studi spirituali. Mi disse che viveva e lavorava sotto la tutela del suo guru, Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatore e maestro spirituale del movimento Hare Krsna. Curioso, gli chiesi di spiegarmi di più sulla vita dei brahmacari.
"Posso fare di meglio", mi disse e mi portò nell'alloggio dei brahmacari, una stanza ordinata e pulita con dei letti a castello e degli armadietti. Su ogni letto a castello c'era uno scaffale con i libri di Srila Prabhupada, e i muri erano decorati con dipinti di Krsna e versi della Bhagavadgita scritti accuratamente a mano.
"I brahmacari vivono nel modo più semplice possibile" disse il mio amico. Mi spiegò che la testa rasata e i vestiti color zafferano indicano (agli osservatori informati) lo stato di un monaco celibe. Il look di un brahmacari è tradizionale, ed è concepito per la pulizia e la semplicità.
Più avanti ho letto nello Srimad Bhagavatam, il testo sacro in sanscrito vecchio di cinquemila anni, la definizione classica del brahmacari:
Il brahmacari deve vivere sotto la tutela di un maestro spirituale autentico, rispettandolo sinceramente e offrendogli omaggi servendolo umilmente e obbedendo alle sue istruzioni. Il brahmacari deve impegnarsi in attività spirituali e studiare la Letteratura vedica sotto la guida del maestro spirituale. Deve raccogliere carità ogni giorno, al mattino e alla sera. Qualsiasi cosa abbia ricevuto in carità deve offrirla al maestro spirituale. Il brahmacari deve essere soddisfatto mangiando quanto è necessario, deve essere molto esperto nell'assolvere alle responsabilità, deve essere fedele, deve controllare i sensi e cercare di evitare il più possibile la compagnia del sesso opposto.
Non ci volle molto per capire le differenze tra i brahmacari Hare Krsna e i loro predecessori vedici. Per quanto fossero entusiasti nel minimizzare le pulsioni del corpo e nello studiare e discutere le Scritture, i miei amici Hare Krsna guidavano automobili, usavano lavatrici, e vendevano incensi per raccogliere offerte. Pensai che c'era molto materialismo per essere un movimento spirituale.
Ma si trattava davvero di materialismo? Quando imparai di più sulla filosofia vedica chiamata yuktavairagya (la rinuncia attiva), capii che questo aspetto materialista dei brahmacari era in realtà completamente spirituale. Srila Prabhupada spiega che le cose materiali sono materiali solo se vengono usate per la gratificazione dei sensi. Le stesse cose usate per servire Krsna si spiritualizzano. Sebbene la tradizionale vita del brahmacari sia di evidente rinuncia e austerità, un brahmacari, per meglio servire il proprio guru, userà le più recenti invenzioni tecnologiche e vivrà all'interno della società materialista. Facendo uso di mezzi materiali esclusivamente per scopi spirituali, il brahmacari rimane distaccato e trascendentale. Da quando ho capito questo, gli orologi da polso, i sacchi a pelo, i registratori dei miei amici brahmacari non mi hanno mai più disturbato.
Poi notai un'altra apparente incongruenza. Secondo la tradizione, un guru dovrebbe addestrare dieci o dodici brahmacari. Ma Srila Prabhupada ha accettato migliaia di discepoli (senza parlare dei discepoli già sposati e delle ragazze) in tutto il mondo. Come avrebbe potuto offrire lo stesso intimo addestramento a tutti? Presto capii anche il metodo di Srila Prabhupada: aveva corrispondenza e si incontrava spesso con i suoi discepoli più anziani, mentre i discepoli più giovani erano guidati da questi ultimi. (Questo sistema è andato avanti fino alla scomparsa di Srila Prabhupada nel 1977, ora questi devoti più anziani addestrano e iniziano nuovi discepoli in tutto il mondo.) Cosa ancora più importante, Srila Prabhupada era impegnato nella traduzione e nella spiegazione in inglese della Scritture vediche. Attraverso i suoi scritti (oltre ottanta volumi) Srila Prabhupada poté raggiungere migliaia di persone in tutto il mondo.
Quando cominciai a passare più tempo con i brahmacari, notai una caratteristica inusuale: davano l'impressione di esser sempre pieni di gioia, lontani da quegli alti e bassi che avevano tormentato la mia ricerca spirituale. Erano sempre desiderosi di parlare con me di Krsna e parlavano sempre con incredibile convinzione e discernimento. Le loro discussioni sull'avanzamento spirituale erano chiare e comprensibili, non somigliavano alle malcerte, sentimentali e talvolta fanatiche cose che avevo sempre trovato altrove.
Questi brahmacari erano qualcosa di più di asciutti e austeri yogi. Facevano dei kirtana (canti congregazionali del mantra Hare Krsna) con strumenti musicali originali indiani: mrdanga (tamburi), karatala (cembali di ottone), e un harmonium (piccolo organo ad aria). Mentre i devoti suonavano quegli strumenti e cantavano il mantra Hare Krsna con bellissime melodie bengalesi, il musicista rock che c'era in me venne fuori e decisi di imparare a suonare tutti questi affascinanti strumenti spirituali.
Alcuni brahmacari erano dei cuochi esperti. La domenica facevano bollire grandi pentole piene di squisiti piatti vegetariani delicatamente speziati: preparavano puri (panini fritti nel burro chiarificato), malpura (soffici dolci in yogurt), e un'infinita varietà di deliziose bibite, stuzzichini, salse e dolci. Il regime vegetariano, a base di miglio, riso e germogli, che mi ero autoimposto non aveva nulla a che fare con questo. Non mi sarei mai immaginato che la vita spirituale potesse offrire una simile varietà di leccornie!
Non appena cominciai a trascorrere più tempo al tempio, rimasi impressionato dal vigore e dall'entusiasmo con cui i brahmacari assolvevano i loro servizi quotidiani. Un brahmacari era incaricato degli acquisti, un altro si occupava della contabilità, un altro ancora organizzava feste e dava lezioni di filosofia nel tempio. A differenza di me, non davano l'impressione di essere solo in attesa del fine settimana per smettere con il loro lavoro. Ogni giorno si impegnavano al massimo e sembravano essere genuinamente felici in questo modo.
Il mio amico brahmacari mi insegnò il japa (il canto del mantra Hare Krsna su una specie di rosario a centootto grani, un mantra per grano), e mi spiegò i quattro principi regolatori (astenersi dal mangiare carne, uova e pesce, dal gioco d'azzardo, dagli intossicanti e dal sesso illecito). Così io cominciai a seguire queste regole preliminari e presto andai a stare al tempio. Dopo alcuni mesi, il presidente del tempio suggerì che io ricevessi l'iniziazione. Poco dopo Srila Prabhupada mi accettò come suo discepolo brahmacari. Benché io abbia incontrato personalmente Srila Prabhupada solo occasionalmente, ho sviluppato con lui una profonda e personale relazione attraverso i suoi libri e i suoi discepoli più anziani.
Di recente ho incontrato un ragazzo che mi ha raccontato della sua esperienza con un cosiddetto "guru". Aveva speso duecentocinquanta dollari (e tre giorni, dormendo nella propria auto) per il privilegio di ottenere la "conoscenza": un colpetto in testa con un ventaglio di penne di pavone. E così aveva ricevuto la sua "iniziazione". Il poveretto cercava anche di spiegarmi che più colpetti da duecentocinquanta dollari avesse ricevuto tanto più sarebbe stato illuminato.
Che semplicità. Una specie di illuminazione surgelata o liofilizzata! Nessuno sforzo. Nessun impegno. Nessun bisogno di attenzioni personali. E' molto facile trovare un "guru" che si porta via i nostri soldi, ma molto difficile trovarne uno che si porti via i nostri desideri materiali. La sfortunata avventura di questo ragazzo con una pseudovita spirituale mi ha permesso di apprezzare ancor più il modo in cui Srila Prabhupada e i suoi discepoli, che sono ora guru, si prendono cura dei loro discepoli.
Non mi sono mai pentito di essere diventato un brahmacari Hare Krsna. Per dieci anni ho assorbito profondamente la sublime filosofia della coscienza di Krsna, ho imparato versi in sanscrito e in bengalese e li ho applicati nella vita pratica. Ho imparato a cucinare, a suonare diversi strumenti musicali, a essere responsabile di gruppi di più persone e ad amministrarli, a dare lezioni in pubblico e a fare decine di altre cose. Anche se non ero pagato come un normale impiegato, non mi è mai mancato nulla, e il mio servizio mi ha permesso di viaggiare in tutta l'America, l'Europa e l'India. Ho avuto l'opportunità di condividere la coscienza di Krsna con persone di ogni genere, ricchi, poveri, colti o semplici. Ho potuto conoscere centinaia di altri membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna provenienti da ogni parte del mondo, e così, ora, trovo degli amici in qualsiasi posto vada.
Così come ho amato gli anni che trascorsi come brahmacari, dopo qualche anno, alla fine ho realizzato che non ero tagliato per restare un monaco celibe per tutta la vita.
Principi brahmacari nella vita coniugale
Il celibato lega bene con gli obbiettivi della vita del brahmacari. Preservare le energie sessuali ci dona una mente lucida, una memoria potente, e la determinazione per controllare le nostre cattive abitudini.
Secondo la tradizione vedica la vita del brahmacari comincia all'età di cinque anni e finisce intorno ai venticinque. Allora il brahmacari può decidere se continuare il proprio celibato o sposarsi.
Quando cominciai a pensare al matrimonio in coscienza di Krsna, mi accorsi che il mio addestramento da brahmacari mi sarebbe stato utile. La vita coniugale (grhastha) deve essere condotta in modo molto semplice e lo studio delle Scritture deve continuare. Bisogna continuare a lavorare sotto la guida di un guru, e bisogna evitare i rapporti sessuali che non siano destinati al concepimento dei figli. Chi segue questo genere di vita regolata viene definito grhasthabrahmacari.
Forse vi chiederete che cosa mai avrà la cultura vedica contro il sesso. Il sesso non è forse una cosa naturale? Sì, lo è, ma deve essere regolato. La gran parte delle specie animali si accoppia soltanto in una specifica stagione, allo scopo di riprodursi, non fa uso di congegni sintetici o di pillole per impedire la gravidanza né per porre termine alle gravidanze indesiderate. Gli animali sono regolati dalle leggi della natura. L'unicità della vita umana consiste nel fatto che noi abbiamo possibilità di scelta e dobbiamo sottostare volontariamente alle leggi che Dio ci ha dato. Nel vano tentativo di rimpiazzare la felicità spirituale con i piaceri sessuali, il genere umano tende a dirigersi verso estremi innaturali. La vita dei brahmacari fa sì che il controllo del desiderio sessuale non solo sia raggiungibile, ma diventi fonte di piacere rimpiazzando il sesso con il piacere superiore della realizzazione spirituale.
Quando ho preso in considerazione l'idea di sposarmi, sono stato contento di sapere che, sebbene il celibato sia molto considerato, un brahmacari può non perdere le proprie qualifiche spirituali anche sposandosi. Ciò non di meno, il forte spirito di corpo che c'è tra i brahmacari Hare Krsna li aiuta a dedicarsi al celibato il più a lungo possibile.
Con poche modifiche gli stessi principi della vita dei brahmacari vengono applicati alle ragazze dette brahmacarini.
Srila Prabhupada ci ha lasciato un'eredità straordinaria: un'istituzione spirituale che, in questo moderno mondo materiale, offre liberamente a ragazzi e ragazze un personale e profondo addestramento spirituale.
Perché essere brahmacari
Quando divenni un brahmacari, i miei genitori mi accusarono di essere un irresponsabile: "Cosa mai ci trovi nello stare seduto a meditare tutto il giorno?" Più tardi, però, hanno visto quanto lavorano seriamente i brahmacari Hare Krsna e quali sono le loro attività. Hanno visto che non stanno giorno e notte seduti nella posizione del fior di loto in nirvana. Al contrario i brahmacari studiano, praticano e distribuiscono gli insegnamenti di Srila Prabhupada secondo le loro possibilità e convinzioni.
Non vi piacerebbe fare qualcosa di utile per il mondo? Sri Caitanya Mahaprabhu, che ha dato vita al movimento Hare Krsna in Bengala cinquecento anni fa, ha raccomandato che prima bisogna perfezionare se stessi, poi insegnare agli altri. Non credete che le riforme e il benessere nella società comincino proprio da noi? Anche solo sapendo qualcosa di più sulla vita dei brahmacari o cantando Hare Krsna, possiamo cominciare a migliorare le nostre vite. Questo non renderà forse il mondo un po' migliore?
SRIMAD-BHAGAVATAM
la porta per il mondo spirituale
Per informazioni: Bhaktivedanta Book Trust Italia
Strada Bonazza 11
50028 Tavarnelle Val di Pesa - FI
Tel. (055)8076414
Perché Dovresti Diventare
DEVOTO DI KRSNA
E Perché Non Lo Diventi
di SATSVARUPA DASA GOSVAMI
Perché bisogna diventare devoti di Krsna?
1. Quando diventi un devoto/a di Krsna, entri in contatto con grandi anime. Queste grandi anime, puri devoti di Dio, sono i tuoi migliori amici in questo mondo. La Letteratura Vedica li descrive "capaci di soddisfare i desideri di tutti e molto compassionevoli verso le anime condizionate". Queste anime hanno realizzato Krsna, Dio la persona Suprema, e quindi ti possono aiutare moltissimo a realizzare Dio. Più di un politico, un insegnante, un religioso settario, un puro devoto lavora per il bene di tutti, perché il suo lavoro punta a benefici eterni. Mentre altri dicono che Dio è morto, il puro devoto ti porta la rivelazione di Dio aiutandoti a ristabilire la tua dimenticata relazione con Lui.
Potresti però chiedere dove si possano mai trovare simili devotiamici? Bisogna ammettere che non è facile trovare puri devoti del Signore, persone completamente libere dai desideri materiali e che desiderano esclusivamente servire Dio. Ma abbiamo gli scritti di queste grandi persone. E nei loro scritti, soprattutto nella Letteratura Vedica, i puri devoti hanno spiegato la scienza del puro amore per Dio. Gli scritti di questi grandi amici dell'umanità sono il conforto e la guida di chi aspira alla realizzazione spirituale.
Nel passato c'era Krsna in Persona, che ha enunciato la Bhagavad-gita; Srila Vyasadeva, che ha compilato tutti i Veda; e Sri Caitanya, che ha insegnato a cantare Hare Krsna. Più recentemente, uno dei puri devoti di Krsna, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, ha insegnato la scienza della coscienza di Krsna in tutto il mondo. Ha fondato il Movimento per la Coscienza di Krsna e ha tradotto e commentato molti volumi della Letteratura Vedica.
Ma potreste avere l'impressione di non poter trovare oggi nessuno della statura di Srila Prabhupada. Nonostante questo, i devoti dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna sono comunque i tuoi veri amici. Dato che i devoti basano la loro vita sul servizio a Krsna, non cercano di sfruttare gli altri per motivi personali, ma cercano di aiutarli a raggiungere gli obbiettivi della vita spirituale. Queste sono le basi per la vera amicizia e il vero amore: aiutare gli altri nel loro sentiero verso Dio.
2. Un'altra ragione per diventare devoti di Krsna è che la devozione a Krsna è la nostra vera natura. Tu e io, tutti noi, siamo eterni servitori di Dio. Ma tu te ne sei temporaneamente dimenticato. Secondo i Veda, tu sei eterno, pieno di felicità e conoscenza, e diventando devoto di Krsna ritornerai alla tua normale condizione di salute. Come una persona ammalata deve guarire, come un pazzo deve tornare savio, come chi si è perso deve ritrovare la sua casa, così tu, che sei un eterno servitore di Dio, devi diventare Suo devoto.
3. Diventare devoto è l'unica cosa che può salvarti al momento della morte. Il grande filosofo vedico Sankara ammonisce i suoi troppo sofisticati contemporanei: "Adorate Govinda [Krsna]! Adorate Govinda! Adorate Govinda! Le vostre speculazioni mentali non vi salveranno al momento della morte". Il mondo materiale è pieno di pericoli; la morte può giungere in qualsiasi momento. E, dopo la morte, spiegano le Scritture Vediche, viene un'altra nascita con un altro corpo, e poi un'altra vita di sofferenza. Questa è la legge del karma. Chi si illude ignorando la morte e non preparandosi per la prossima vita è sciocco. Ma diventando devoto ti puoi salvare al momento della morte, perché il servizio devozionale ti dà i mezzi per sfuggire alle reazioni del karma.
4. Al momento della morte un puro devoto del Signore lascia il mondo materiale e ritorna a Krsna, nel mondo spirituale. Come ho già detto prima, questa è la natura originale, anche se dimenticata, dell'anima: essere un eterno servitore di Dio. L'unico modo per tornare in questa posizione è di agire da devoti del Signore in questa vita. La Bhagavadgita (18.55) dice: "Si può capire Dio, la Persona Suprema, così com'è, solo attraverso il servizio devozionale. E quando si è pienamente coscienti del Signore Supremo attraverso questa devozione, si può entrare nel regno di Dio".
Ecco invece alcune delle ragioni abituali per cui non diventi un devoto di Krsna:
1. Hai avuto informazioni completamente distorte su che cos'è un devoto di Krsna. I giornali a volte parlano degli Hare Krsna come di una setta. Non è vero. Oppure pensi che per diventare un Hare Krsna bisogna abbandonare il lavoro e la famiglia, rasarti la testa e fare ogni genere di cose da fanatici. Anche questo è falso. In altre parole, è possibile che tu proprio non sappia che cos'è un devoto. Se resti disinformato, non potrai essere davvero interessato al servizio devozionale.
2. Puoi pensare di non avere tempo per servire Dio; sei troppo preso con altre cose che consideri più importanti. Le Scritture Vediche dicono che chi è troppo impegnato in affari materiali da non riuscire a porsi domande sul servizio devozionale e sulla realizzazione spirituale sta sprecando la propria vita.
3. Puoi essere una vittima della propaganda materialista sull'origine e la natura della vita. Chi dice che l'essere umano non è altro che un insieme di materia e di impulsi elettrici, che la vita trae origine dalla materia, e che l'anima eterna non esiste, uccide la ricerca spirituale. Se credi in questa propaganda, troverai difficile intraprendere il sentiero della devozione.
La Bhagavadgita descrive quattro tipi di persone che non diventano devoti di Krsna. Uno è il mudha, lo sciocco. Proprio come un somaro che lavora sodo tutto il giorno per avere un po' di erba dal suo padrone, il folle materialista si fa carico di un duro lavoro al solo scopo di mantenere se stesso e la famiglia, ma trascura la vita spirituale. Una persona così sciocca pensa di essere il corpo e la sua sola cognizione della felicità è quella relativa al corpo.
La Bhagavad-gita descrive anche il naradhama, il peggiore fra gli uomini. Per quanto possa essere colto e istruito, il naradhama non ha alcuna dote spirituale e quindi è incapace di dedicarsi al servizio devozionale.
Un altro genere di persona che non riesce a servire Krsna è il mayayapahrta-jnana, la persona che avendo elaborato sofisticati pensieri filosofici o religiosi arriva alla conclusione che la religione è un fenomeno relativo e culturale, che Krsna è un personaggio mitologico, o che Dio si può trovare solo in particolari religioni settarie. Secondo la conoscenza vedica, si può riconoscere un vero devoto del Signore, non dal fatto che egli si dichiari cristiano, ebreo, induista o chi sa cos'altro, ma dal fatto che abbia sviluppato i sintomi dell'amore per Dio. E in capo a tutti la totale assenza di desideri materiali e un'inarrestabile servizio a Dio.
La Bhagavad-gita descrive anche il quarto genere di persone che non diventano devote del Signore: asuram bhavam asritah, gli atei convinti. E' ovvio che quelli che hanno riposto la loro fede nell'ateismo non possono diventare devoti di Dio.
In definitiva le ragioni per diventare devoti di Krsna sono irresistibili, mentre quelle per non diventarlo sono segni di sfortuna. Se riesci a comprendere che la nostra richiesta di dedicarsi al servizio devozionale è in sostanza buona, dovresti approfondire l'argomento. Anche se non sei pronto per cambiare totalmente la tua vita, puoi semplicemente aggiungerle un po' di servizio devozionale senza particolari difficoltà. Il contatto con le grandi anime del passato si può avere con le traduzioni di Srila Prabhupada della Bhagavad-gita, dello SrimadBhagavatam e altri libri della Letteratura Vedica. E gli attuali devoti di Krsna, i membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, sono desiderosi di dividere con te questa conoscenza e di introdurti a pratiche come il canto del mantra Hare Krsna e l'offerta a Krsna del cibo, cose che potrai adottare con grande facilità.
Perché non diventi devoto di Krsna?
Quando qualcuno ci fa un regalo, anche il più piccolo, il minimo che possiamo fare è ringraziarlo. E' buona educazione e buon senso. Figuriamoci allora che cosa dovremmo fare verso la Persona che ci dà la vita. Anima e corpo, respiro e cibo, gioia e conoscenza. Verso la Persona che ci sostiene e che ci vuole infinitamente bene. E' vero che a volte incontriamo delle difficoltà quando dalla vita dobbiamo imparare qualche dura lezione; ma questi sono i frutti delle nostre mancanze e dei nostri errori. Egli ci ha dato il libero arbitrio, siamo noi a decidere come usarlo. Allora se vogliamo ringranziarLo per tutto, pregarLo per qualcosa o semplicemente glorificarLo, possiamo farlo, in qualsiasi modo e in qualsiasi lingua. Ma da testi millenari sappiamo che c'è un modo con il quale Gli si parla e si ottengono buoni risultati! Alcuni grandi santi confermano, nelle Scritture e con l'esempio, che a Lui piace essere chiamato così! Sarà vero? Noi lo facciamo e sappiamo che funziona. Se anche voi volete provare, aprite il cuore, tranquillizzate la mente e recitate, pregate o cantate:
Hare Krsna
Hare Krsna
Krsna Krsna
Hare Hare
Hare Rama
Hare Rama
Rama Rama
Hare Hare
Che cos'è? E' un mantra. In sanscrito man significa mente e tra significa liberare. Quindi mantra è una combinazione di suoni trascendentali che libera le nostre menti da tutte le ansie del mondo materiale. La Letteratura vedica raccomanda questo mantra dicendo che è il mahamantra, il mantra supremo. La Kalisantarana Upanisad spiega: "queste sedici parole sono fatte apposta per contrastare i dannosi effetti dell'attuale età di discordia e ansia". Il Narada Pancaratra aggiunge: Tutti i mantra e tutti i metodi di realizzazione spirituale sono riassunti nel mahamantra Hare Krsna". Il nome Krsna vuol dire "Colui che attrae tutti", il nome Rama significa "Colui che dà piacere a tutti" e il Nome Hare è indirizzato all'energia devozionale del Signore. Quindi il mahamantra significa: "Oh Signore che attrai e dai piacere a tutti, oh energia del Signore Ti prego impegnami nel Tuo servizio di devozione". Cantate il mantra Hare Krsna e le vostre vite saranno sublimi.
Scritture Vediche
SRIMAD BHAGAVATAM
La Storia Di Ajamila
Questa storia dimostra quanto, al disopra di ogni altra forma di austerità, sacrificio o preghiera, il canto del Santo Nome del Signore sia in grado di purificarci e di avvicinarci a Krsna, Dio la Persona Suprema. Il racconto narra di Ajamila, un brahmana di buona famiglia, che si corrompe a causa della propria lussuria e conduce una vita dissoluta e riprovevole. Solo in punto di morte il glorioso Santo Nome del Signore potrà salvarlo dalle pene dell'inferno. I versi che pubblichiamo sono tratti dal sesto canto dello SrimadBhagavatam, il grande classico della spiritualità di tutti i tempi scritto oltre cinquemila anni fa da Krsna Dvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e ora disponibile in oltre cinquanta lingue fra cui l'italiano. Lo SrimadBhagavatam, essenza di tutte le Scritture Vediche, ci spiega in modo approfondito la scienza della realizzazione spirituale, la Verità Assoluta, e tutto ciò che riguarda Dio, la Sua dimora trascendentale, le Sue attività spirituali e la relazione che ci unisce a Lui eternamente. Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la nostra casa editrice, la Bhaktivedanta Book Trust Italia.
Nella città di Kanyakubja viveva un brahmana di nome Ajamila.
All'inizio questo brahmana aveva studiato tutte le Scritture Vediche. Era una miniera di onestà, di buon comportamento e di buone qualità. Fermamente determinato nel compimento di tutte le regole vediche, Ajamila era molto buono e gentile e dominava la mente e i sensi. Sempre veritiero, esperto nel canto dei mantra vedici, egli era anche molto puro e nutriva grande rispetto verso il suo maestro spirituale, verso il dio del fuoco, gli ospiti e gli anziani della famiglia. Era libero dal falso prestigio, era giusto, benevolo verso tutti gli esseri e si comportava perfettamente; evitava di parlare di cose futili e non invidiava nessuno. (S.B. 6.1.59)
Un giorno, seguendo l'ordine di suo padre, il brahmana Ajamila andò nella foresta per raccogliere frutti, fiori e due tipi di erbe chiamate samit e kusa. Mentre tornava a casa incontrò un sudra, un uomo di quarta classe, che era molto lascivo, e che senza vergogna abbracciava e baciava una prostituta. Il sudra sorrideva cantando e divertendosi, come se il suo comportamento fosse corretto. Sia il sudra che la prostituta erano ubriachi; gli occhi di lei erano stralunati per l'ebbrezza e il suo vestito si era allentato. (S.B. 6.1.60) Con le braccia decorate di curcuma, il sudra abbracciava la prostituta. Quando Ajamila li vide, i latenti desideri di lussuria si risvegliarono nel suo cuore e preso dall'illusione cadde sotto il loro controllo. (S.B. 6.1.61)
Come il sole e la luna sono eclissati da un pianeta più basso, così il brahmana aveva perso tutto il suo buon senso. Approfittando di questa situazione, pensava sempre alla prostituta, e in breve tempo la prese in casa come domestica, abbandonando tutti i princìpi regolatori di un brahmana. (S.B. 6.1.63) Poiché la sua intelligenza era stata colpita dagli sguardi sensuali della prostituta, il povero brahmana Ajamila si dedicò insieme a lei a molte attività peccaminose. Abbandonò perfino la sua bellissima e giovane moglie nata in una famiglia di brahmana molto rispettabili. (S.B. 6.1.65)
Sebbene fosse nato in una famiglia di brahmana, questo mascalzone che aveva perso l'intelligenza a causa della relazione con la prostituta, si procurava il denaro con espedienti, senza badare se erano onesti o disonesti. E lo usava per mantenere i figli e le figlie della prostituta. (S.B. 6.1.67) Mentre passava il suo tempo in queste attività detestabili e peccaminose, per mantenere la sua famiglia, trascorsero ottantotto anni della sua vita. (S.B. 1.6.23)
Il vecchio Ajamila aveva dieci figli, dei quali il più giovane era un bambino di nome Narayana. Poiché Narayana era il figlio minore, era naturalmente molto caro al padre e alla madre. (S.B. 6.1.24) Giunto il momento della morte, lo sciocco Ajamila cominciò a pensare soltanto a suo figlio Narayana. (S.B. 6.1.27) Ajamila vide allora tre spaventosi personaggi dal corpo deforme, dal volto crudele e sfigurato, con i peli ritti sul corpo. Con le corde in mano, erano venuti per portarlo alla dimora di Yamaraja. Vedendoli, Ajamila si sentì molto confuso e, spinto dall'attaccamento per il figlio che giocava poco lontano, cominciò a chiamare il suo nome ad alta voce. Così, con gli occhi pieni di lacrime, in un modo o nell'altro, pronunciò il Santo Nome di Narayana. Dato che una persona può compiere attività peccaminose con il corpo, la mente e le parole, erano tre i servitori di Yamaraja venuti per portare Ajamila alla dimora del loro Signore. Fortunatamente, pur riferendosi al proprio figlio, Ajamila aveva cantato le quattro sillabe dell'harinama Narayana, perciò sul luogo giunsero immediatamente anche i servitori di Narayana, i Visnuduta. Assalito da una grande paura per le corde di Yamaraja, Ajamila pronunciò il nome del Signore con gli occhi pieni di lacrime. In realtà non aveva alcuna intenzione di cantare il Santo Nome di Narayana, voleva solo chiamare suo figlio. (S.B. 6.1.29)
I messaggeri di Visnu, i Visnuduta, arrivarono immediatamente non appena sentirono il Santo Nome del loro Signore uscire dalla bocca del morente Ajamila, il quale, sopraffatto da una grande ansia, aveva certamente pronunciato questo nome senza offesa. (S.B. 6.1.30)
I servitori di Yamaraja stavano strappando l'anima dal profondo del cuore di Ajamila, il marito della prostituta, ma furono trattenuti dalla voce tonante dei messaggeri di Sri Visnu, i Visnuduta. (S.B. 6.1.31)
I Visnuduta dissero: "Ahimè! Com'è doloroso vedere che l'irreligione è stata introdotta in un'assemblea dove dovrebbe essere mantenuta la religione. Coloro che sono incaricati di mantenere i princìpi religiosi, infatti, stanno per punire senza ragione un innocente che non merita una punizione. (S.B. 6.2.2) Ajamila ha già espiato tutte le sue attività colpevoli. In realtà, egli non ha espiato solo i peccati compiuti in questa vita, ma anche tutti quelli compiuti in milioni di vite. Infatti ha pronunciato in uno stato di disperazione il Santo Nome di Narayana e, pur non avendolo pronunciato in modo perfettamente puro, l'ha fatto senza offesa. Ora perciò egli è puro e degno della liberazione".
Gli Yamaduta avevano considerato solo la condizione esterna di Ajamila. Poiché per tutta la vita Ajamila si era reso colpevole di numerosi delitti, essi pensavano di doverlo condurre da Yamaraja. Non sapevano che si era liberato dalle reazioni di tutti i suoi peccati. I Visnuduta, quindi dovettero spiegare loro che egli si era liberato da tutte le reazioni del peccato per il fatto di aver cantato le quattro sillabe del nome di Narayana al momento della morte. A questo proposito Srila Visvanatha Cakravarti Thakura cita questi versi dallo smrtisastra:
namno hi yavati saktih/papanirhane
hareh/tavat kartum na saknoti/
patokam patoki narah
"Anche soltanto pronunciando uno dei Santi Nomi di Hari, un peccatore può vincere la reazione di un numero di peccati maggiore di quanti ne possa mai commettere."
(Brhadvisnu Purana)
avasenapi yannamni/kirtite sarva-patakaih/
puman vimucyate sadyah/
simhatrastair mrgair iva
"Per chi pronuncia il Santo Nome del Signore in una condizione disperata, o addirittura controvoglia, tutte le reazioni dei peccati svaniscono, come tutti gli animali più piccoli fuggono per la paura quando un leone emette il suo ruggito."
(Garuda Purana)
sakrd uccaritam yena/harir ity aksara-dvayam
/baddhaparikaras tena/moksaya
gamanam prati
"Pronunciando anche una sola volta il Santo Nome del Signore, composto dalle due sillabe hari, ci si assicura la via verso la liberazione."
(Skanda Purana)
Con queste motivazioni i Visnuduta impedirono agli Yamaduta di condurre Ajamila alla corte di Yamaraja. (S.B. 6.2.7) I Visnuduta poi continuarono: Pronunciare il Santo Nome di Sri Visnu è il migliore metodo di espiazione per un ladro di oro o di altri beni, per un ubriaco, per chi tradisce un amico o un parente, per l'uccisore di un brahmana o per chi intrattiene rapporti sessuali con la moglie del suo guru o di un altro superiore. E' anche il miglior metodo per l'espiazione per l'uccisore di donne, per l'uccisore del re o del proprio padre, per chi uccide mucche e per tutti gli altri peccatori. Semplicemente pronunciando il Santo Nome di Sri Visnu, questi peccatori possono attrarre l'attenzione del Supremo, e il Signore allora pensa: "Poiché quest'uomo ha pronunciato il mio Santo Nome ho il dovere di proteggerlo". (S.B. 6.2.10) Seguendo le cerimonie rituali vediche o sottoponendosi alle espiazioni, i peccatori non si purificano tanto quanto cantando una sola volta il Santo Nome di Sri Hari. Sebbene la penitenza tradizionale possa liberare dalle reazioni del peccato, essa non risveglia il servizio devozionale come fa il canto dei Santi Nomi del Signore che ci ricordano la Sua fama, le Sue qualità, i Suoi attributi, i Suoi divertimenti e tutto ciò che a Lui si riferisce. (S.B. 6.2.11)
VERSO 12
naikantikam tad dhi krte 'pi niskrte
manah punar dhavati ced asatpathe
tat karmanirharam abhipsatam harer
gunanuvadah khalu sattvabhavanah
na: non; aikantikam: completamente pulito; tat: il cuore; hi: poiché; krte: compiuto perfettamente; api: sebbene; niskrte: espiazione; manah: la mente; punah: di nuovo; dhavati: corre; cet: se; asatpathe: sulla via delle attività materiali; tat: perciò; karmanirharam: la cessazione delle azioni interessate delle attività materiali; abhipsatam: per coloro che desiderano seriamente; hareh: di Dio, la Persona Suprema; gunaanuvadah: il canto costante delle glorie; khalu: in verità; sattvabhavanah: che purifica veramente la nostra esistenza.
TRADUZIONE
Le cerimonie rituali di espiazione raccomandate dalle Scritture religiose non sono sufficienti a purificare completamente il cuore perché, anche dopo la penitenza, la mente corre di nuovo verso le attività materiali. Per conseguenza, colui che desidera liberarsi dalle reazioni interessate delle attività materiali dovrebbe dedicarsi al canto del mantra Hare Krsna, cioè alla glorificazione del nome, della fama e dei divertimenti del Signore. Questo è il metodo di espiazione più perfetto, in quanto sradica completamente dal cuore ogni sporcizia.
SPIEGAZIONE
Le affermazioni di questo verso sono già state confermate dallo Srimad-Bhagavatam (1.2.17):
srnvatam sva-kahah krsnah
punyasravanakirtanah
hrdy antastho hy abhadrani
vidhunoti suhrt satam
"Sri Krsna, il Signore Supremo, che è il Paramatma (l'Anima Suprema) nel cuore di ogni essere, e il benefattore del devoto sincero, toglie ogni desiderio materiale dal cuore del devoto che ha sviluppato il vivo desiderio di ascoltare il Suo messaggio colmo di virtù, quando viene trasmesso e ricevuto adeguatamente." Per una Sua speciale misericordia, non appena il Signore Supremo sa che una persona sta glorificando il Suo nome, la Sua fama e i Suoi attributi, l'aiuta personalmente a rimuovere ogni sporcizia dal cuore. Perciò questa semplice glorificazione non solo ci purifica, ma ci permette anche di godere dei frutti delle attività virtuose (punyasravanakirtana). Punyasravana-kirtana si riferisce al metodo del servizio devozionale. Anche se non comprendiamo il significato del santo nome del Signore, dei Suoi divertimenti o delle Sue qualità, saremo purificati semplicemente ascoltandoli o ripetendoli; questa purificazione è detta sattvabhavana.
Lo scopo principale della vita umana dovrebbe essere quello di purificare la propria esistenza e di ottenere la liberazione. Finché abbiamo un corpo materiale siamo considerati impuri; in tale condizione materiale impura, nonostante tutti i nostri sforzi, non possiamo godere di una vera felicità. Perciò lo SrimadBhagavatam (5.5.1) afferma, tapo divyam putraka yena sattvam suddhyet: bisogna compiere austerità (tapasya) per purificare la propria esistenza e raggiungere il piano spirituale. Il tapasya, che consiste nel cantare
le glorie del nome, della fama e delle qualità del Signore, è un metodo di purificazione molto semplice che può rendere felici tutti; perciò chi desidera purificare definitivamente il proprio cuore deve adottare questo metodo. Gli altri metodi - il karma, il jnana e lo yoga - non sono assolutamente in grado di rendere il cuore altrettanto puro.
* * *
I Visnuduta continuarono ancora: Una persona che canta il Santo Nome del Signore è immediatamente liberata dalle reazioni di innumerevoli peccati, anche nel caso in cui canti indirettamente [per indicare qualcos'altro], per scherzo, per fare della musica e perfino in modo distratto. Questo è confermato da tutti gli eruditi studiosi delle Scritture. (S.B. 6.2.15) Le autorità, gli studiosi eruditi e i saggi hanno accuratamente accertato che bisogna espiare i peccati più gravi sottoponendosi a una penitenza più pesante e quelli più leggeri sottoponendosi a penitenze più leggere. Ma il canto del mantra Hare Krsna annulla tutti gli effetti delle attività colpevoli gravi o leggere che siano. (S.B. 6.2.16)
Liberato dal cappio dei servitori di Yamaraja, il brahmana Ajamila, ora libero dalla paura, tornò in sé e offrì immediatamente i suoi omaggi ai Visnuduta, chinando la testa ai loro piedi di loto. Era estremamente felice della loro presenza, perché aveva visto in che modo essi lo avevano salvato dalle mani dei servitori di Yamaraja. (S.B. 6.2.22) Dopo aver ascoltato la discussione tra gli Yamaduta e i Visnuduta, Ajamila poté comprendere i princìpi religiosi che agiscono sotto le tre influenze della natura materiale, princìpi che sono menzionati nei tre Veda. Capì anche i princìpi religiosi trascendentali che sono al di sopra delle influenze della natura materiale e riguardano la relazione tra l'essere individuale e Dio, la Persona Suprema. Ajamila inoltre aveva ascoltato le glorie del Nome, della fama, delle qualità e dei divertimenti di Dio la Persona Suprema. Diventò quindi un devoto puro, e nel ricordare i suoi peccati precedenti provò un grande pentimento. (S.B. 6.2.2425)
Per essere stato un attimo in compagnia dei devoti [i Visnuduta] Ajamila si distaccò dal concetto materiale dell'esistenza con grande determinazione. Così, libero da ogni attrazione per la materia, partì subito per Hardwar. (S.B. 6.2.39) Nella città di Hardwar, Ajamila prese rifugio in un tempio di Visnu dove portò a compimento il metodo del bhaktiyoga. Egli controllò i sensi e concentrò completamente la sua mente nel servizio al Signore. (S.B. 1.6.23) Quando al momento della morte arrivarono da lui i Visnuduta, Ajamila lasciò il suo corpo materiale ad Hardwar sulla riva del Gange. Egli ritrovò il suo corpo spirituale originale, che solo si addice a un compagno del Signore. (S.B. 6.2.43) Accompagnato dai messaggeri di Sri Visnu, Ajamila salì su un aeroplano tutto d'oro. Solcando le vie del cielo giunse direttamente alla dimora di Sri Visnu, il marito della dea della fortuna. (S.B. 6.2.44)
Perciò chi desidera liberarsi dai legami materiali dovrebbe adottare il metodo del canto e della glorificazione del Nome, della forma, della fama e dei divertimenti di Dio, la Persona Suprema, ai Cui piedi si trovano tutti i luoghi santi. Non è possibile ottenere un beneficio reale dagli altri metodi come le penitenze virtuose, la conoscenza speculativa e la meditazione nello yoga mistico; infatti anche dopo aver seguito questi metodi, se viene a mancare il controllo della mente, contaminata dalle influenze inferiori della natura, la passione e l'ignoranza, è facile scegliere di dedicarsi nuovamente alle attività interessate. (S.B. 6.2.46)
Dato che questa narrazione storica molto confidenziale ha il potere di vincere tutte le reazioni del peccato, colui che la ascolta o la descrive con devozione non è più condannato all'inferno, nonostante il suo corpo materiale e per quanti peccati abbia potuto commettere. In realtà gli Yamaduta, che eseguono gli ordini di Yamaraja, non si avvicinano a lui nemmeno per vederlo. Dopo aver lasciato il corpo, egli torna a Dio, nella sua dimora originale, dove è ricevuto e adorato con molto rispetto. (S.B. 6.2.4748)
VERSO 49
mriyamano harer nama
grnan putropacaritam
ajamilo 'py agad dhama
kim uta sraddhaya grnan
mriyamanah: al momento della morte; hareh nama: il santo nome di Hari; grnan: cantando; putraupacaritam: indicando il figlio; ajamilah: Ajamila; api: sebbene; agat: andò; dhama: nel mondo spirituale; kim uta: che dire di; sraddhaya: con fede e amore; grnan: cantando.
TRADUZIONE
Mentre stava soffrendo nel momento della morte, Ajamila cantò il santo nome del Signore, e sebbene pronunciasse il nome per indicare suo figlio tornò comunque a Dio, nella sua dimora originale. Perciò non c'è alcun dubbio che tornerà a Dio chi canta con fede, senza commettere offese, il Santo nome del Signore.
SPIEGAZIONE
Al momento della morte l'essere è certamente confuso, perché tutte le funzioni del suo corpo sono disorganizzate. In quel momento, anche una
persona che per tutta la vita ha praticato il canto del santo nome del Signore può trovarsi nell'impossibilità di cantare il mantra Hare Krsna in modo chiaro. Questa persona comunque riceve tutti i benefici del canto del santo nome. Finché il corpo è sano, quindi, perché non dovremmo cantare il santo nome del Signore ad alta voce e in modo chiaro? In questo modo sarà possibile cantare bene, con fede e amore, anche al momento della morte. Per concludere, colui che canta il Santo nome del Signore costantemente ha sempre la garanzia di tornare a Dio, nella sua dimora originale.
I DEVOTI DI KRSNA
Chi sono gli Hare Krsna? Dietro questi abiti insoliti ci sono tante storie personali con cui potrete conoscere meglio i devoti. Se poi vorrete incontrarli da vicino andate a cercarli al tempio.
PARAMAHAMSA DASA Nel '79 ho conosciuto i devoti attraverso un'amica, e più ne sentivo parlare, più sentivo attrazione per loro. Era già da diversi anni che frequentavo centri di yoga e meditazione trascendentale alla ricerca di Dio, ma inutilmente. Finalmente, appena riuscii a sapere dov'era il tempio, ci andai. L'emozione provata varcando il cancello è indescrivibile. Mi sentii subito a casa, anzi, ricordo che pensai ad alta voce e dissi: "Finalmente a casa!" Ero così affascinato che divenne subito un'abitudine recarmi al tempio ogni mattina prima di andare al lavoro e la sera prima di tornare a casa. Mi sorse però il dubbio che fosse troppo bello per essere vero, pensavo che forse i devoti mi stessero imbrogliando. Decisi quindi di trascorrere le ferie estive vivendo nel tempio e controllare da vicino la vita degli Hare Krsna, e se mi stavano imbrogliando. Dopo tre settimane mi ritrovai felice, con i capelli rasati a dare le dimissioni dal lavoro, deciso a vivere con i devoti. Nel '91 ho sposato Yasoda Mayi devi dasi che mi è di grande aiuto nella vita spirituale. Viviamo a Ferno (Va) e per mantenere la famiglia ho ripreso il lavoro che avevo anche prima come direttore di alcune filiali di una grande azienda. La mia vera nascita come devoto è stata nel '92 quando sono stato accettato come discepolo dal mio maestro spirituale, da allora sono molto felice.
DINASRAYA DASA Dopo diverse esperienze di lavoro e di studio (frequentavo biologia all'università), ho incontrato i devoti prima in Olanda e poi, un paio di anni dopo, in Italia. Ero molto attratto dal loro stile di vita e ho deciso di fermarmi qualche giorno a Villa Vrndavana, per conoscerli meglio. Dopo questa esperienza e dopo aver approfondito lo studio delle Scritture sono andato ad abitare definitivamente con i devoti. Sono devoto da
nove anni e ora vivo al tempio di Chignolo d'Isola dove mi occupo della pubblicazione del Notiziario Hare Krishna.
DHANISTHA DASI Sei anni fa ho incontrato i devoti e un libro di Srila Prabhupada "La Reincarnazione" che hanno cambiato tutta la mia vita. Ho studiato grafica pubblicitaria e fotografia, poi ho fatto diversi lavori, ma mi sembrava di perdere tempo, avevo l'impressione che mi sfuggisse qualcosa. Così, per ribellarmi e non sentirmi un burattino, ho seguito diverse correnti alternative, la musica, i punk, ma presto ho capito che era un'altra illusione. Leggendo le parole di Srila Prabhupada non mi sono più sentita sola nella ricerca, e ora sono felicemente impegnata a servire il Movimento per la Coscienza di Krsna. Abito al tempio di Vicenza, Prabhupada desh, e mi occupo della distribuzione di libri, in futuro spero di poter servire anche le divinità.
YASODA MAYI DEVI DASI Sono nata al
Cairo, in Egitto, nel '44,
ma nel '57 la mia famiglia
si è trasferita in Brasile.
Mio padre era ebreo e mia
madre cattolica. Malgrado questo, o forse per
questo, molto presto ho
iniziato a cercare Dio altrove. Sono laureata in
pubblicità e specializzata
in propaganda e marketing. Parlo francese, portoghese, spagnolo, arabo, tedesco e italiano; ho lavorato come direttrice di una casa editrice e come assessore di un
senatore a San Paolo. Nell'88 sono venuta in
vacanza in Italia e ho conosciuto
Paramahamsa, ora mio marito, che
mi ha subito portata al tempio di Chignolo, per la festa della domenica.
Quando ho ascoltato la conferenza
mi è sembrato che fosse fatta apposta
per me e sono stata colpita nel profondo del cuore. Finalmente avevo
trovato quello che avevo tanto cercato: Dio, Krsna. Nel '92 sono stata
iniziata insieme a Paramahamsa.
GURU CARANA DASA & ANURADHA DEVI DASI Dopo svariate esperienze di viaggi, cercando un'alternativa all'insoddisfacente e vuota vita materiale, un giorno mia moglie mi disse di essere andata dai devoti di Krsna e, sentendo di aver trovato finalmente ciò che cercava da sempre, desiderosa di intraprendere un'autentica vita spirituale, mi chiese di fermarsi al tempio. Acconsentii alla sua richiesta, ma io per circa un anno continuai a viaggiare e tornai ancora in India. Visitai molti luoghi santi e incontrai molti yogi e svami.
Da un libro di Srila Prabhupada che mia moglie mi aveva dato (lo Srimad-Bhagavatam) venni a conoscenza che Vrndavana è il luogo più sacro della Terra. Così, spinto dalla curiosità, mi recai là, e, a contatto con i devoti dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna e con questo luogo santo, il desiderio di servire Krsna si risvegliò anche in me, e tornato in Italia, mi unii anch'io al movimento. Da allora Anuradha e io abitiamo al tempio di Albettone e siamo impegnati a servire la missione di Srila Prabhupada
specialmente distribuendo i suoi meravigliosi libri.
BHAKTIN GRAZIA
Mia sorella era un'affezionata ascoltatrice di Radio Krishna Centrale, e insisteva sempre perché l'ascoltassi anch'io. Ero colpita dalla reincarnazione e mi sono decisa ad andare a visitare il tempio e a leggere la Bhagavad-gita. Ero già vegetariana e mi dispiaceva lavorare nel ristorante dei miei genitori anche perché avrei desiderato frequentare di più i devoti, ma il lavoro me lo impediva. Un giorno, però, il Comune ci ha mandato un avviso per dirci di stabilire il giorno di chiusura al mercoledì, proprio il giorno in cui, ogni settimana, al centro di Brescia, i devoti organizzavano una conferenza: Krsna aveva fatto in modo che io vedessi più spesso i devoti. Poi decisi di passare alcuni giorni delle vacanze a Villa Vrndavana. Recentemente sono andata con una devota a trovare mia madre e lei ci ha raccontato che da ragazza voleva farsi suora, ma dopo aver conosciuto mio padre si era sposata rimpiangendo un po' la vita spirituale. Da allora aveva pregato il Signore di mandarle una figlia che potesse continuare la sua strada. Da un anno e mezzo, ormai, vivo al tempio di Chignolo d'Isola. Sono molto contenta di partecipare alla distribuzione dei libri di Srila Prabhupada.
LE SCRITTURE VEDICHE
di KIRTIDA DASI
I Veda, le Scritture Vediche originarie dell'India, risalgono all'inizio della creazione dell'universo materiale e sono definiti apauruseya, cioè "non hanno origine dall'uomo". La conoscenza vedica fu enunciata per la prima volta dal Signore, e fu ascoltata per la prima volta da Brahma, il primo essere creato dell'universo. Come afferma la Bhagavad-gita, la conoscenza vedica è insegnata anche sui pianeti superiori, ma tali insegnamenti devono essere trasmessi attraverso una successione di maestri autentici. Trasmessa dal deva del Sole a suo figlio Manu, e da Manu a Iksvaku, essa si perpetuò da maestro a discepolo, ma nel corso del tempo fu interrotta da individui senza scrupoli e fu così che la Bhagavadgita dovette essere nuovamente enunciata, questa volta da Krsna Stesso ad Arjuna, sul campo di battaglia di Kuruksetra.
Originariamente esisteva solo un Veda, lo Yajus, che descriveva le quattro forme di sacrificio, ma per rendere più facile l'esecuzione di questi sacrifici, e permettere quindi ai quattro varna (classi sociali) di purificare le loro attività, Vyasadeva, maestro della conoscenza perfetta, divise il Veda originale in quattro parti, che corrispondono alle quattro forme di sacrificio. I quattro Veda sono: lo Yajus, il Rg, il Sama e l'Atharva; a questi si aggiungono il Mahabharata, i Purana, la Samhita e altri che costituiscono il quinto Veda. I Veda quindi sono la fonte originale della conoscenza, e Vyasadeva li elaborò in modo che gli uomini dall'intelligenza meno pronta potessero recepirne il messaggio.
A questo stesso fine l'illustre saggio, mosso da profonda compassione, pensò di compilare il grande racconto storico del Mahabharata dando così la possibilità a tutti gli uomini di raggiungere il fine dell'esistenza, la conoscenza del Supremo. Poiché il Mahabharata vuole conseguire la medesima finalità dei Veda, la Bhagavad-gita, che sintetizza i Veda, vi è stata inserita proprio allo scopo di favorire tutte le categorie di uomini. Poiché la Bhagavadgita è ritenuta l'essenza di tutta la conoscenza vedica, ciò significa che Vyasadeva e Krsna hanno contribuito insieme al benessere delle anime cadute di quest'era.
Ma qual è in realtà la funzione delle Scritture Vediche? Per trovare la risposta dobbiamo riuscire a capire che questo mondo materiale è simile a una prigione in cui le anime, originariamente e permanentemente spirituali, frammenti infinitesimali della Persona Suprema, sono cadute per invidia del Signore. Queste anime ribelli, esercitando il libero arbitrio concesso loro dal Signore stesso in un estremo atto d'amore, hanno potuto tentare di dominare la natura materiale a loro uso e consumo, per sentirsene padrone. In conseguenza di ciò sono precipitate nel ciclo continuo di nascite e morti e sperimentano a loro piacere nell'ambito della natura materiale. Si sono trovate così a sottostare alle leggi ferree dell'energia esterna di Krsna, Maya, la natura materiale. Ma il Signore, nella Sua misericordia, non lascia i Suoi frammenti spirituali privi di aiuto. Ricoperti dal falso ego e schiavi dell'identificazione col corpo, non riuscirebbero mai, in modo autonomo, a ritrovare la strada del ritorno. Perciò Krsna concede loro il sussidio delle istruzioni vediche che gradualmente possono risvegliare la loro latente coscienza di Krsna. Nessuno tuttavia può cogliere il messaggio profondo dei Veda se non con l'aiuto di un maestro spirituale che appartenga a un'autentica successione di maestri, e sarà il maestro che sottoporrà il discepolo a una severa disciplina che gli permetterà di ristabilire il suo legame con Krsna. Senza collegamento col Signore Supremo, la società intera versa nella confusione ed è priva di pace. Per ribadire la necessità di accettare un maestro spirituale, Sri Rama, Sri Krsna, e più tardi Sri Caitanya Mahaprabhu, che erano Dio stesso apparso in differenti forme e possedevano già per la Loro natura assoluta tutta la conoscenza accettarono per pura formalità un maestro spirituale. Analogamente, per guidare gli uomini verso i Suoi piedi di loto, Sri Krsna apparve nella forma di Vyasadeva, e descrisse i Suoi divertimenti nello SrimadBhagavatam. Tuttavia c'è chi, sfortunatamente, avendo acquisito una falsa erudizione sui Veda, si lascia affascinare dai riti purificatori e dal linguaggio fiorito che li descrive; in questo caso tale persona vedrà ostacolato il suo progresso spirituale. Nei Veda infatti sono tracciate due vie d'azione, una per i pravrtta, coloro che cercano ancora il piacere materiale, e una per i nivrtta, coloro che stanno cercando di liberarsi dai legami con la materia. Dobbiamo quindi distinguere tra le istruzioni destinate ai nivrtta e quelle destinate ai pravrtta, i quali devono iniziare la loro evoluzione imparando a regolare le loro attività con riti sacrificali particolari. Poiché fanno parte dei Veda e sono destinate a una categoria particolare di uomini, tali istruzioni non sono considerate adharma, ossia irreligiose. Come possiamo rilevare, il metodo di acquisizione della conoscenza è discendente, in quanto essa è acquisita attraverso le ingiunzioni dei Veda e le istruzioni del maestro spirituale. Per questa ragione i Veda sono considerati una madre; infatti, come solo una madre può rivelare l'identità del padre, similmente i Veda, attraverso le autorità riconosciute, sono in grado di rivelarci tutto ciò che riguarda la Verità Assoluta. Alla luce di quanto detto sopra, dobbiamo capire che la funzione primaria dei Veda consiste nel permettere agli uomini di ristabilire il loro legame con Krsna, il primo Narayana, il beneficiario originale. Tutte le incarnazioni di Dio, infatti, hanno un'unica identità che è visnutattva, e Krsna ne costituisce l'unica fonte originale. Solo per misericordia Essi scendono di era in era al fine di ristabilire i principi della religione e per ricondurre alla loro dimora gli esseri colpiti dalla sofferenza. Come sappiamo, in questo mondo l'uomo si crede libero di disporre di se stesso, mentre in realtà nessuno sfugge alle leggi del Signore, leggi severe e inviolabili che nemmeno i trasgressori delle leggi degli uomini possono infrangere. Le leggi del Signore sono conosciute generalmente come principi religiosi e il principio fondamentale di queste leggi è la sottomissione alla volontà di Dio. Tutti gli uomini che vivono in questo mondo sono esposti al rischio del condizionamento dovuto alla materia e finiscono nella trappola delle leggi della natura. Il preciso scopo della vita umana consiste quindi nel tentativo di condurre l'uomo a comprendere la cause del suo condizionamento affinché possa sottrarsi all'esistenza materiale e affidarsi finalmente all'autorità del Signore. Mentre le leggi degli uomini, in qualsiasi Stato, sono soltanto imitazioni dei principi religiosi e tendono solo a mantenere in una certa misura l'ordine e il vivere civile, le leggi delle Scritture sono stabilite da anime liberate, puri rappresentanti di Dio, e per di più prendono in considerazione le condizioni proprie di ogni essere. Per questa ragione l'anima condizionata che aderisce sinceramente a queste leggi si libera gradualmente dalla morsa dell'energia materiale. Lo Stato non si cura che le leggi di Dio vengano infrante, benché ingiunga rigidamente di ubbidire alle proprie. Imperfetto per natura, l'uomo può formulare soltanto una legislazione imperfetta: infatti le leggi umane sono relative e devono essere sempre aggiornate, ma non è così per le leggi di Dio, concepite dall'Essere che possiede la perfezione suprema. Grazie alla lettura dello Srimad-Bhagavatam oggi in nostro possesso, è interessante notare che al termine della sua opera il grande saggio, che pure aveva compilato i testi vedici capaci di garantire ogni felicità agli uomini, non si sentiva soddisfatto. Poiché conosceva l'essenza della religione, Vyasadeva s'immerse nella meditazione. Sebbene fosse consapevole di aver seguito i principi vedici nel rispetto delle tradizioni e di averli sviluppati nei minimi particolari, non riusciva a capire l'origine della sua insoddisfazione. Sentiva un senso di vuoto dentro di sé che certo doveva essere imputato a una lacuna nella sua opera.
Il saggio Narada, sopraggiunto nella capanna dove Vyasa stava meditando, lo interrogò e infine confermò la sua analisi. Narada disse: "Tu non hai veramente descritto le glorie del Signore Supremo. Ogni filosofia che non soddisfa i sensi trascendentali di Krsna deve essere considerata priva di ogni valore". Sebbene sia l'autore del Vedanta, Vyasadeva rimase turbato perché comprese che i lettori del Vedanta non potevano sperimentare la felicità spirituale in mancanza di spiegazioni adeguate. Di qui la necessità per Vyasadeva di spiegare il Vedanta Sutra attraverso lo Srimad Bhagavatam.
La situazione generale del kaliyuga si è completamente degradata rispetto al comportamento umano delle altre ere e gli uomini si trovano a compiere terribili crimini come l'uccisione continua di animali, senza nemmeno accorgersi di quello che fanno, privi come sono di ogni guida e anche della possibilità di ricorrere ai sacrifici. Essi si trovano perciò in una situazione di grande pericolo.
L'ingiunzione degli sastra è che ogni uomo, a qualsiasi paese, gruppo etnico, credo e posizione sociale appartenga, e qualunque sia la sua occupazione, deve gratificare i sacrifici prescritti secondo il tempo e la natura individuale.
Qual è allora la soluzione per noi poveri uomini di kaliyuga? Fermo restando il principio di sottometterci a un maestro spirituale autentico e di accettare le sue istruzioni, ci soccorre l'aiuto di Sri Caitanya Mahaprabhu, l'avatara più misericordioso, Krsna stesso disceso di recente sulla Terra. Nella forma di un devoto Egli ci ha portato il sankirtanayajna, il canto del Santo Nome, Hare Krsna Hare Krsna Krsna Krsna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. Questo è l'unico sacrificio idoneo a salvare l'umanità in quest'era di discordia e di ipocrisia.
Come si può capire, la salvezza, ora e sempre, arriva nella forma di misericordia elargita dal Signore.
LA DIETA
DEGLI HARE KRSNA
Tutti pensano di essere sovrappeso. Restare snelli non è facile.
Ecco come facciamo.
di VISAKHA DEVI DASI
Alcuni anni fa ero in giro con un gruppo di devoti che cantavano, danzavano e distribuivano libri e riviste coscienti di Krsna in una piazza del centro. Molti uomini d'affari stavano seduti fuori a riposarsi, godendosi l'ora libera del pranzo nell'aria primaverile. Con in mano Ritorno a Krishna avvicinai un uomo di mezza età che stava osservando i nostri canti. Prima che io aprissi bocca, egli cominciò a parlare: "Siete tutti così magri! Credo di non aver mai visto un Hare Krsna grasso. Ma come fate?" Non ci avevo mai fatto caso, ma cominciai a pensare che era vero: di solito i devoti non sono sovrappeso.
Come fanno? Sicuramente non seguendo qualche dieta alla moda. Di fatto, secondo molte analisi, le moderne diete dimagranti spesso non sono neppure molto salutari e presentano inadeguatezze o squilibri. Quasi tutte le diete sono carenti in qualche importante vitamina o minerale, in proteine, in grassi o in carboidrati, mentre altre abbondano in colesterolo o in sodio. Qual è l'utilità di una dieta che sacrifica la salute per perdere un po' di peso? Tempo fa ho letto che il novanta per cento degli americani si ritiene sovrappeso. Per far fronte al problema in un solo anno hanno speso diversi miliardi di dollari in prodotti dietetici, guide per dimagrire, farmaci per la perdita del peso e simili. E ora a distanza di un anno lo stesso novanta per cento continua a sentirsi grasso. L'incredulo uomo d'affari si chiedeva come fosse possibile che i devoti fossero così in linea: in sostanza è quasi anormale non essere né sovrappeso, né a dieta.
Una parziale spiegazione del fatto che i devoti generalmente non sono grassi è la loro dieta vegetariana. Anche se i devoti non sono certo vegetariani per motivi di peso, la loro dieta a base di latte e latticini, verdura, frutta e cereali è normalmente meno ricca di grassi di una dieta che include la carne. Il Vegetarian Times (rivista sul vegetarianesimo) parla delle "tattiche vegetariane per dimagrire" ed elenca sette ragioni per cui è preferibile dimagrire con diete vegetariane piuttosto che mangiando carne. Una dieta vegetariana (1) ha livelli di colesterolo e trigliceridi più bassi; (2) permette di mangiare cibi come patate, fagioli, riso; (3) consente più equilibri e più varietà; (4) esclude i pericolosi residui chimici contenuti nella carne; (5) aumenta l'energia e rallenta l'invecchiamento; (6) riduce del cinquanta per cento il consumo di cibi proteici ad alto contenuto calorico, e (7) è il sistema più antico e più naturale per diminuire di peso. Le diete vegetariane, a differenza delle diete moderne, forniscono senza difficoltà tutte le più importanti vitamine e i sali minerali, oltre alle proteine, le fibre, i grassi e i carboidrati di cui abbiamo bisogno. Se qualche devoto è sovrappeso, controlla il problema con la forza di volontà e la moderazione, il sistema dietetico che ci è dato dal Signore.
I devoti, abitualmente, non hanno problemi di stress, solitudine, conflitti sessuali o frustrazioni. La loro vita è piena, intensa e ricca di stimoli. Non cercano di risolvere i loro problemi usando il cibo come uno sfogo, un rifugio o un sedativo. Né tanto meno non amano mangiare o sono scontenti del loro stile di vita. Da un certo punto di vista la vita del devoto è rigorosa e spartana, e questo conduce alla vitalità e alla buona salute. L'indulgenza e la pigrizia non colpiscono le persone coscienti di Krsna. Dato, inoltre, che i devoti di Krsna sono esperti nel controllo dei sensi, automaticamente sono esperti nel controllo del peso. Cercare di perdere peso può sembrare la punizione di Sisifo, ma per chi cerca di fare del suo meglio e dipende dalla misericordia del Signore Supremo, tutto è possibile.
Tutto Quello Che Avreste Voluto Sapere Sugli
HARE KRSNA
Ma Non Avete Mai Osato Chiedere
Che cosa cantate?
Secondo la tradizione delle antiche Scritture Vediche, i Veda, sulle quali si basa la filosofia del movimento Hare Krsna, nelle differenti epoche della storia del mondo si possono adottare diversi sistemi di realizzazione spirituale. Cantare Hare Krsna Hare Krsna Krsna Krsna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare è il sistema più adatto all'era in cui viviamo. In quest'era infatti, i Veda raccomandano specificamente il canto e la meditazione sul mantra (da man: mente e traya: liberare), perché a differenza di altri tipi di meditazione, come la meditazione contemplativa in silenzio, il suono del mantra aiuta a ricondurre la mente (che ha la tendenza a distrarsi facilmente) sulla meditazione, e consente a chi medita di concentrarsi meglio. In definitiva l'obbiettivo della meditazione è imparare a concentrare la mente, e utilizzare poi questa concentrazione per comprendere Dio. Fra tutti i canti suggeriti dalle Scritture Vediche, il canto Hare Krsna è conosciuto come mahamantra, il grande canto della liberazione grazie alla sua purezza. Letteralmente il significato potrebbe essere tradotto così: "Oh Signore, oh Energia del Signore, ti prego impegnami al Tuo servizio". La parola Hare si riferisce all'incarnazione del servizio devozionale a Dio, conosciuta come Radharani (Madre Hara, vocativo Hare). Krsna e Rama sono nomi sanscriti tradizionali del Signore Supremo. Quindi il canto Hare Krsna è una preghiera che chiede al Signore di impegnarci al Suo servizio attraverso la Sua potenza interna Radharani.
C'è un po' di differenza con quello che insegnano le altre religioni, magari più conosciute?
In realtà non c'è molta differenza. Le informazioni che ci danno le Scritture Vediche sono le stesse che traiamo dalle altre Scritture religiose, ma i Veda sono come un'enciclopedia, che ci può fornire ogni dettaglio della scienza spirituale, mentre le altre Scritture sono come un'edizione tascabile. Tutte le Scritture religiose spiegano che Dio è grande, ma solo i Veda ci danno informazioni dettagliate sulle Sue potenze. Tutte dicono che Dio ha creato il mondo, ma i Veda vanno così oltre da spiegarci come lo ha creato.
Infatti i Veda sono costituiti da un apparato di migliaia di libri (centinaia di migliaia di versi), e queste informazioni più dettagliate sono concepite per consentirci una conoscenza più chiara: più libri, più spiegazioni, meno dubbi.
Non è però solo una questione di quantità, ma anche di qualità, i Veda spiegano davvero ogni particolare di tutto lo scibile umano e divino.
Ad ogni modo il canto dei Santi Nomi di Dio non è certo un'esclusiva delle Scritture Vediche: tutte le più grandi Scritture religiose pongono l'accento sul canto del Nome di Dio, anche se a volte viene chiamato preghiera. Gesù ci insegna: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il Tuo Nome". Bisogna pregare il Nome di Dio. Il nome può variare secondo la lingua o la tradizione religiosa, ma dal punto di vista spirituale, queste distinzioni sono superficiali e materiali: la sostanza spirituale consiste nel glorificare il Santo Nome del Signore.
Adonai, Buddha, Allah saranno più familiari ad alcuni, Jehovah, Krsna o Rama lo saranno per altri. Eppure i Santi Nomi sono del tutto spirituali, e il fatto che non ci siano familiari non può far diminuire la loro forza. Il Signore e il Suo Nome non sono differenti: al di là della dualità materiale sono identici. Dal punto di vista materiale, il nome e la cosa che esso designa possono essere diversi ("acqua" non disseta, e "rosa" non profuma), mentre sul piano spirituale, sul piano assoluto, le cose e il loro nome si corrispondono. Così come è certo che Dio è onnipotente, anche il Suo Nome è onnipotente.
Qualsiasi Nome del Signore si voglia invocare, le Scritture ci esortano a cantarlo per purificarci.
Maometto consiglia: "Glorifica il nome del Signore il più forte possibile" (Corano 87.2). Il Vangelo dice: "Chiunque invocherà il Nome del Signore sarà salvato" (Lettere ai Romani 10.13). Il Re David pregava "Dal sorgere del sole al suo tramonto bisogna pregare il Nome del Signore" (Salmi 113.3). E, mentre tutte le Scritture religiose del mondo fanno eco alle parole dei Veda, che sono le più antiche e approfondite, i Veda danno informazioni dettagliate su come cantare il Nome del Signore in modo puro, con precisione scientifica.
Ma mentre voi cantate e ballate, però, la gente muore di fame in tutto il mondo. Una religione non dovrebbe aiutare la gente?
Certo. Infatti gli Hare Krsna si danno da fare per aiutare la gente, sia spiritualmente che materialmente. Per esempio Food for Life, conosciuto in Italia come Cibo per la pace, è un programma non a scopo di lucro che distribuisce in tutto il mondo tonnellate di cibo gratuito ogni anno, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e nei Paesi che versano in condizioni di particolare difficoltà (in Africa, in Asia, in Sud America, in altri Paesi del Terzo Mondo ma anche in Europa e nel Nord America).
Non bisogna comunque sminuire l'importanza del canto e della "preghiera": anche questo aiuta la gente. Quando si incontrano i devoti che cantano per la strada bisognerebbe pensare che stanno cercando di dividere con tutti la ricchezza più grande: il Santo Nome del Signore. Chiunque senta cantare i Nomi del Signore si purifica e si avvicina a Dio. E la realizzazione di Dio porta la più grande felicità, una felicità sconosciuta al mondo materialista pieno di sofferenze. Questa è la cosa più importante che i devoti vogliono distribuire a tutti.
I devoti cantano Hare Krsna su una specie di rosario di centootto palline, ogni giorno sedici volte. Questo canto individuale e tranquillo si chiama japa, in questo modo si sviluppa la meditazione personale. Quando invece cantano insieme, per la strada o nel tempio, per dividere con tutti il Santo Nome, il canto è detto sankirtana. Questo metodo di realizzazione spirituale, antico come le Scritture Vediche, fu reso popolare cinquecento anni fa da Sri Krsna Caitanya, Krsna stesso.
Com'è arrivato in Occidente questo movimento? Anche se è antico e conosciuto in Oriente, qui è chiaramente una cosa recente.
E' vero. Nel 1965, a sessantanove anni, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada è partito da solo e senza soldi dall'India per l'Occidente. Dopo un anno di grandi sacrifici e difficoltà, fonda a New York l'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna (ISKCON). Il suo movimento rapidamente si è espanso per il mondo intero. Da allora fino alla sua scomparsa, Srila Prabhupada ha fondato oltre cento templi di Krsna, asrama, fattorie, comunità e scuole in tutto il mondo, e il canto del mantra Hare Krsna è diventato famoso nelle strade di tutte le più grandi città. Fino ad ora i devoti hanno distribuito circa quattrocento milioni di volumi di Scritture Vediche in oltre cinquanta lingue.
Perché vi vestite così? L'abito è solo esteriore, che cosa c'entra con la spiritualità? I devoti di Krsna non si vestono per essere alla moda. Come in ogni altra cosa, si vestono cercando di rendere un servizio a Krsna. Questi abiti sono stati portati da persone in coscienza di Krsna da tempo immemorabile, ed è significativo che oggigiorno i devoti li portino ancora. I devoti non desiderano cambiare niente, il loro dovere è quello di presentare la vita spirituale, e la scienza della realizzazione spirituale così come era, come è, e come sarà sempre. Non solo non cambiano le cose esteriori come l'abito, ma soprattutto non cambiano aspetti più interiori della coscienza di Krsna come la filosofia.
Gli abiti poi sono come una divisa. Vedendo un vigile, lo si può chiamare in caso di necessità, mentre se è in borghese non si può riconoscere. Così, vedendo gli abiti di un devoto, si sa che dedica la propria vita a Dio e che lo si può avvicinare se si è interessati alla vita spirituale.
L'abito spesso è uno specchio della coscienza, e l'abito del devoto esprime la sua missione, non il desiderio di apparire attraenti o cose simili.
Ad ogni modo molti Hare Krsna hanno anche abiti comuni, un lavoro normale, una casa, e avendo una famiglia conciliano la vita spirituali con i doveri pratici. Anche il vicino di casa potrebbe essere un Hare Krsna. Essere devoti è una questione di
coscienza, non di abiti. Vi rasate i capelli per la stessa ragione? Si, anche se solo gli uomini si radono, mentre le donne, generalmente raccolgono i capelli con la treccia. La testa rasata è segno di austerità. E' stata usata per secoli come forma di rinuncia da cristiani, ebrei, buddisti...
La tradizione dei Veda dice che la sikha, la piccola ciocca di capelli sulla nuca, è un segno della nostra condizione di servizio a Dio, e rappresenta il legame di amore tra Krsna, la Persona Suprema ed il Suo devoto. Ovviamente i devoti che hanno un lavoro comune, una casa, ecc. non si radono il capo come quelli che vivono nel tempio e sono dedicati a una vita più monastica.
E il segno che portate sulla fronte?
Il tilaka che i devoti applicano ogni mattina in dodici punti del corpo, è il tradizionale segno che distingue i vaisnava, i devoti di Krsna. Il tilaka ci ricorda che il nostro corpo dedicato al servizio di Dio è come un tempio, e ci protegge dai pericoli del mondo materiale.
Anche la Bibbia fa riferimenti a segni di questo genere: "... i Suoi servitori Lo serviranno... e il Suo nome sarà visibile sulle loro fronti". (Rivelazioni 22:3,4) Oppure "... il nome del Padre è scritto sulle loro fronti." (Riv. 14:1, vd. anche Riv. 9:4).
Quali sono gli altri princìpi fondamentali che i devoti seguono oltre a cantare Hare Krsna?
I devoti sono vegetariani (non mangiano né carne, né pesce, né uova), evitano completamente gli intossicanti (droghe, fumo, caffè, ecc.), il sesso illecito e il gioco d'azzardo. Questi princìpi non sono la sostanza della spiritualità. Sono regole etiche e morali che ci preparano alla vita spirituale. Non sono una meta ma la base essenziale. Comunque, per cantare i Santi Nomi, non è necessario seguire già queste regole. Chiunque può cantare Hare Krsna in qualsiasi circostanza e trarne grandi benefici.
CENTRI HARE KRSNA IN EUROPA
per informazioni sui centri Hare Krsna nel resto del mondo contattateci
ITALIA
ASTI, Roatto, Frazione Valle Reale 20, tel. (0141)938406
BERGAMO, Villaggio Hare Krishna, Via Galileo Galilei 39, da Medolago strada per Terno d'Isola, Chignolo d'Isola tel. (035)490706
BOLOGNA, Bentivoglio, Via Ramo Barchetta 2, Castagnolo Minore, tel. (051)863924
FIRENZE, Villa Vrindavana, Via Scopeti 108, San Casciano in Val di Pesa, tel. (055)820054
MILANO, Centro Culturale Govinda, Via Valpetrosa 3/5, tel. (02)862417
NAPOLI, Via Vesuvio 33, Ercolano, tel. (081)7390398
ROMA, Sri GauraMandala, Nepi, Via Mazzanese km 0,700 (dalla Cassia uscita Calcata), Pian del Pavone (Viterbo), tel. (0761)527038
VICENZA, Prabhupadadesh, Via Roma 9, Albettone, tel. (0444)790573
SVIZZERA ITALIANA, Fattoria Nandagram, Al Chiossasco, Contone, tel. 41(092)622747
case di devoti che organizzano feste:
BRESCIA, Hare Krishna Club, tel. (030)2400995
CAGLIARI, Ristorante Govindaji, tel.(070)654435
CATANIA, Camporotondo Etneo, Atandrta e Kunjabihari, tel. (095) 529726
GENOVA, Sori, Dayanidhi e Nandi Mukhi, tel.(0185)700306
LECCE, Rama Vigraha e bhaktin Annamaria, tel. (0832)315104
PALERMO, Bhagavatamrta e Sarva Laksmi tel.(091)6700385
PISA, Perignano di Lari, Matsya Avatara e Manu Patni, tel.(0587)616194
RIMINI, Priyavrata e Astasakhi, tel.(0541)680820
ROMA, Riano, Mukundananda e Anubhava, tel.(06)9081039
SAVONA, Finale Ligure, Padma Purana e Acintya, tel.(019)695284
TERNI, Tridandi e Lila Vilasini, tel.(0744)305129
VARESE, Narayana e Govinda Mohini, tel.(0332)231538
EUROPA
ARMENIA - Erevan, St. Krupskaya 18, Yerevan, tel. 7(8852)275106
AUSTRIA Vienna, Rosenackerstrasse 26, 1170 Wien, tel. 43(0222)455830
AZERBAIGIAN Baku, ul. Mikrorayon 123/72
BELGIO - Anversa, 184 Amerikalei, Antwerp, tel. 32(03)2370037 Bruxelles, 49 rue Marche aux Poulets, tel. 32(02)5138605/06 Durbuy, Radhadesa Chateau de Petit Somme, tel. 32(086)322926
BIELORUSSIA - Minsk, ul. Pavlova 11
BOSNIA ERZEGOVINA Sarajevo, Krajiska 5, tel. 38(071)22663
BULGARIA Plovdiv, ul. Sasho Dimitrov 80, tel. 359(32)453987 Sofia. Angel Kanchev 34, 1st floor, tel. 359(02)878948
R. CECA - Chotysany, Krsnuv Dvur c.1, Praga, Na Nrazi 5, tel. 42(02)821438
CROAZIA Fiume, Boze Starga Jurica 5, Rijeka. tel. 38(51)611589 Zagabria, Teslicka 55, Zagreb
DANIMARCA - Broherup, Gl.Kirikevej 3, tel. 45(75)392921 Copenaghen, Kongens Tvaervej 11, Frederiksberg, tel. 45(31)868581 RISTORANTE Copenaghen, Govinda's, Noerre Farimagsgade 82. tel. 45(33)337444
FINLANDIA Helsinki, Ruoholahdenkatu 24 D (III krs), tel. 358(0)6949879 Turku, Kaurakatu 39, tel. 358(9)21364055
FRANCIA Parigi, 31 Rue Dr. Jean Vacquier, 93160 Noisy le Grand, tel. 33(01)43043263 Valencay, Nuova Mayapur Domaine d'Oublaisse, 36360 Lucay le Male. tel. 33(054)402353
GEORGIA Sukhumi, Prospekt Mira 274, Abkhazia
GERMANIA Amburgo, Muhlenst. 93, 2080 Pinneberg, tel. 49(04101)23931 Berlino, Muskauer Str., 27, tel. 49(030)6189219 Colonia, Taunusstr. 40, Koln Gremberg, tel. 49(0221)8303778 Heidelberg, Kurfursten Anlage 5, tel. 49(06221)15101 Horup, Neuhorup 1, tel. 49(04639)7336 Jandelsbrunn, NavaJiyadaNrsimha-Ksetra, Zielberg 20, tel. 4985831332 Lipsia, Peterssteinveg 10b, Leipzig, tel. 37(0341)312208 Monaco, Brodstrasse 12, Munchen Weimar, Rothauserberweg 6, tel. 49(03643)59548 Wiesbaden, Schiersteinerstrasse 6, tel. 49(0611)373312 RISTORANTI Berlino, Higher Taste, Kurfuerstendamm 157/158, tel. 49(030)8929917 Colonia, Taunusstr. 40, KolnGremberg, tel. 49(0221)8301241 Flensburg, Goloka. Heiligengeistgang 9, tel. 49(0461)13878 Heidelberg, Higher Taste, Kornmarkt 9, tel. 49(06221)15464
GRAN BRETAGNA e IRLANDA Belfast, Irlanda del Nord, 140 Upper Dunmurray Lane, tel. 44(0232)681328 - Birmingham, Inghilterra, 84 Stanmore Rd., Edgebaston. tel. 44(21)4204999 Coventry, Inghilterra. Kingfield Rd.. Radford, tel. 44(0203)555420 Dublino, Eire, 3 Temple Ln., tel. 353(01)6795887 Leicester, Inghilterra, 21 Thoresby St., North Evington, tel. 44(0533)762587 Lesmahagow, Scozia, Karuna Bhavan, Bankhouse Road, Lanarkshire, tel. 44(0555)894790 Lisnaskea, Irlanda del Nord, Hare Krishna Island, Lake Island of Inis Rath, Lisnaskea, County Fermanagh, North Ireland, tel. 44(03657)21512 Liverpool, Inghilterra, 114 Bold Str. 44. tel. 44(051)7089400 Londra, Inghilterra, 10 Soho St., London W1VAFA, tel. 44(071)4373662 Londra, Inghilterra, Bhaktivedanta Manor, Letchmore Heath, Watford, Hertfordshire WD2 8EP, tel. 44(0923)857244 Londra, Inghilterra, 42 En more Rd., South Norwood, London SE25, tel. 44(081)6564296 Manchester. Inghilterra, 20 Mayfield Road, Whalley Range, tel. 44(061)226 4416 Newcastle upon Tyne, Inghilterra, 21 Leazes Park Rd. New Castle, tel. 44(091)2220150 RISTORANTI Londra, Inghilterra, Govinda's, 10 Soho St., tel. 44(071)4373662 Manchester, Inghilterra, Krishna's, 20 Cyril Str., tel. 44(061)226965
GRECIA - Atene. Methimnis 18, Kypseli, Athinai, tel. 30(01)9937080
ISRAELE - Tel Aviv, P.O. BOX 48163, tel. 972(03)663022
JUGOSLAVIA - Belgrado, Kustendilska 17, Beograd, Srbija, tel. 38(011)781695
LETTONIA - Riga, Kirshyana Barona 56, tel. 7(0132)272490
LITUANIA - Kaunas, Savanoryu 37, tel. 370(07)222574 Vilnius, Raugyklos G., 231, tel. 370(0122)661218
MOLDAVIA - Kishinev, ul. George Asaki 68/1, flat 105, tel. 7(0127)737024
NORVEGIA - Oslo, Skolestien 11
OLANDA - Amsterdam, Van Hilligaertstraat 17, tel. 31(020)6751404 Rotterdam, Braamberg 45, Capelle a/d Yssel, tel. 31(010)4580873
POLONIA Cracovia, ul. Ehrenberga 15, Krakow, tel. 48(12)362885 Danzica, Swiatynia w Gdyni, ul. Kapitanska 9A, Gdynia, tel. 48(58)202865 Jelenia Gora, Nuova Santipura, Czarnow 21. k. Kamiennej gory, woj. Jelenia Gora. tel. 48(8745)1892 Poznan. ul. Nizinna 26, tel. 48(61)323838 Varsavia, Mysiadlo k. Warszawa, ul.Zakret 11, Piaseczno, tel. 48(22)562711 Wroclaw, ul. Nowowiejska 87/8, tel. 48(71)225704
PORTOGALLO Lisbona, Rua Fernao Lopes 6, Cascais, tel. 351(11)286713 Porto, Rua S. Miguel 19. tel. 351(02)2005469
ROMANIA - Iasi, Stradela Moara De Vint 72 Timisoara, Porumbescu 92. tel. 40(61)54776
RUSSIA - Mosca, Khoroshevskoye shosse d. 8, korp. 3, tel. 7(095)9454755 Mosca, Prospekt Mira d. 5, kv. 8, tel. 7(()95)2070738 Novosibirsk, ul. Leningradskaya 11120 - San Pietroburgo, ul. Burtseva 20147, tel. 7(0812)1502880 Vladivostok, ul. Sakhalinskaya 4812
SLOVENIA - Lubiana, Zibertova 27, Ljubljana, tel. 38(061)310815
SPAGNA - Barcellona, calle de L'Oblit, tel. 34(3)3479933 Brihuega, Nuova VrajaMandala, Santa Clara, Brihuega, Guadalajara, tel. 34(911)280018 Madrid, Espiritu Santo 19, tel. 34(91)5213096 Malaga, Ctra. Alora, 3 int., Churriana, tel. 34(952)621038 - Santa Cruz de Tenerife, Canarie C/ Castillo 44/4. tel. 34(922)241035 RISTORANTE Barcellona, Govinda, Plaza de la Villa de Madrid 4
SVEZIA - Goteborg, Lagmansgatan 11, tel. 46(031) 192319 Grodinge, Korsnars Gard 140, tel. 46(0753)29151 Jarna, Almviks Gard, tel. 46(0755)52050 Karlstadt, Attkantsgatan 3, tel. 46(054)113816 Malmoe, Gustav Adolfs Torg 10A tel. 46(040)127181 Stoccolma, Fridhemsgatan 22, tel. 46(08)6549002 Uppsala, Nannaskolan sal F 3, Kungsgatan 22, tel. 46(018)102924 RISTORANTI Goteborg, Govinda's. Storgatan 20, tel. 46(031)139698 Malmoe, Higher Taste, Amiralsgatan 6, tel. 46(040)970600 - Stoccolma, Gopal, Timmermansgatan 13, tel. 46(08)6441035 -
SVIZZERA - Bellinzona, Nuova Nandagrama, Al Chiossasco, Contone TI, tel. 41(092)622747 Berna, Weihergasse 7, tel. 41(31)213825 Roche d'Or, Gokula Project, Vacherie Dessous, tel. 41(066)766160 Zurigo, Bergstrasse 54, tel. 41(01)2623388 Zurigo, Preyergasse 16 RISTORANTI Berna, Weihergasse 7 (Marzili), tel. 41(031)213825 Biel, Govinda, Untergasse 29 (Alstadt), tel. 41(032)231291 Zurigo, Govinda's Restaurant, Preyergasse 16, tel. 41(01)2518859
UCRAINA - Chernigov, ul. Krasnogvardeyskaya 1056, tel. 1(865571)54263 Dnepropetrovsk, ul. Ispolkomovskaya 56 A Donetsk, ul. Treneva 3, flat N44 Kharkov, ul. VerhneGievskaya 43 Kiev, Kotovskoge 339. tel. 7(044) 4407309 Leopoli, 292066 Lvivska obl. Buski rajon. S. Zbolotni Chuchmani, Lvov Odessa, ul. desi Ukrainki 4757 UNGHERIA - Budapest, Dimitrov u. 77, Budapest 1028 II Debrecen, L. Hegyi Mihalyne u. 62
REINCARNAZIONE
Per l'anima non c'è mai nascita né morte. Esiste e non cessa mai di esistere.
E' non nata, eterna, esiste sempre, non muore ed è originale.
Non muore quando muore il corpo. (Bhagavadgita 2.20)
Può sembrare che ciò che si pensa su ciò che succede dopo la morte non sia poi così importante, e che ciò che veramente conta sia solo come si vive qui e adesso.
Ma che dire se le due cose fossero strettamente connesse? Che dire se ciò che si fa ora influisse in modo determinante sul futuro e le mie attività del passato avessero ora i loro effetti?
Con un'analisi approfondita, inoltre, si può osservare che lo stile di vita nelle diverse culture del mondo si può facilmente mettere in relazione al concetto che ciascuna ha della vita dopo la morte. Spesso è proprio questo che modella l'intera impostazione culturale.
Sebbene i particolari della trasmigrazione dell'anima, la reincarnazione, varino da religione a religione, le basi scientifiche di questo credo o i principi su cui si fonda, sono gli stessi. In sostanza il concetto è che la forza vitale, o l'essenza che distingue un corpo vivente da un corpo morto, sopravvive alla morte del corpo; bisogna passare di corpo in corpo, proprio come in questa vita si passa dall'infanzia all'adolescenza alla vecchiaia, fino a quando non si raggiunge la perfezione, vale a dire la relazione di amore con Dio che rende coscienti della propria posizione originale. Fino a che non saremo abbastanza puri e desiderosi di ricongiungerci a Dio, torneremo più volte per migliorare e sviluppare le nostre forze. La legge di causa ed effetto, conosciuta nella Letteratura Vedica come legge del karma e simboleggiata nella Bibbia dalla frase "ciò che semini raccoglierai", accompagna logicamente il concetto di reincarnazione. Spesso confusa con una specie di punizione, il karma, propriamente compreso, è un sistema didattico dal quale si può trarre insegnamento; se si fanno le cose giuste, tutto andrà bene, mentre se si fanno cose sbagliate andrà male; così impariamo dai nostri errori. Spesso l'apprendimento è sottile quindi, anche se non si ricordano gli errori commessi in vite precedenti, si sarà guidati naturalmente verso il progresso, o il regresso, secondo i desideri e le attività. Il fatto che non si possano ricordare le attività delle vite passate non dimostra affatto che non esistano.
D'altro canto chi ricorda le prime parole di questo articolo?
Gli scettici sostengono che la reincarnazione è la speranza di chi non riesce ad accettare la morte. Molti non desiderano però reincarnarsi, ma cercano di perfezionare le loro vite in vista di un obbiettivo al di là del mondo materiale. Esistono anche parecchie ricerche che suggeriscono che la reincarnazione sia più di una speranza. Ian Stevenson, dell'Università della Virginia, ha raccolto numerose testimonianze secondo le quali molte persone sostengono di ricordare vite precedenti. In molti casi bambini hanno dato indicazioni sufficienti a identificare una famiglia precedente. L'ipotesi che queste persone possano davvero aver trovato la famiglia giusta è, alcune volte, sostenuta anche da segni particolari congeniti, o caratteristiche che erano presenti nel corpo precedente. Anche nel mondo della scienza Einstein, Stromberg e Edison erano sostenitori della dottrina della reincarnazione, e i primi filosofi dell'antica Grecia ne erano ardenti sostenitori e la spiegavano in termini di logica e ragione. Socrate, Platone e Pitagora non sono che pochi tra i grandi pensatori che sostennero la verità della reincarnazione.
La scienza considera molto importante le relazioni di causa nel mondo fenomenico. Ogni evento fenomenico ha la sua causa, ed ogni causa avrà il suo effetto; questa è la terza legge di Newton. Le scienze spirituali, specialmente i Veda, allargano questa concezione anche alla vita morale e spirituale dell'uomo. Anche le religioni occidentali lo sostengono. "Ciò che uno semina, raccoglie"; oppure "Chi di spada ferisce, di spada perisce".
Le conseguenze delle scelte passate condizionano la vita presente, come un giocatore si trova la partita vinta in mano, ma è comunque libero di giocarla in modi diversi. Ciò significa che il viaggio dell'anima da un corpo all'altro è guidato dalle nostre scelte.
La reincarnazione e le religioni del mondo
Proprio come gli Hindu e i Buddisti accettano la dottrina della reincarnazione, così tutte le tradizioni religiose l'hanno accettata in tempi diversi. Gli antichi Egizi e i Greci la accettavano come un fatto della vita, mentre i Druidi arrivavano a prestare denaro pensando di riaverlo in una vita futura. Gli Indiani d'America, gli aborigeni australiani e molte tribù africane includono la reincarnazione nelle loro credenze. L'idea, pienamente accettata da Ebrei ed Esseni, era largamente diffusa ai tempi di Gesù, e ha continuato ad essere popolare tra gli Ebrei europei fino alla fine del Medioevo, tra gli Ebrei Cassidici e mistici, presso i quali è conosciuta come gilgul ed è spiegata abbastanza in profondità in varie opere cabalistiche. I Drusi, di origine musulmana, non solo credono nella reincarnazione ma considerano le memorie delle vite passate una cosa normale, anche se fino a poco tempo fa era loro vietato di parlarne al di fuori del loro popolo.
Il concetto di reincarnazione è decisamente una componente anche del primo cristianesimo; ciò nonostante molti cristiani moderni tendono a considerare l'idea come una buffa superstizione. I padri della Chiesa Cristiana, comunque, testimoniano che la reincarnazione era parte del pensiero cristiano primitivo. Per esempio, nel terzo secolo d.C., Origene che era considerato secondo solo ad Agostino per la sua influenza durante i primi tempi della Chiesa, scrisse nella sua opera Sui Principi:
"A causa di una certa inclinazione verso il male di alcune anime, esse perdono le ali e prendono corpo, prima sotto forma di uomini; quindi a causa dell'associazione con la passione irrazionale, dopo il periodo assegnato con la forma umana, essi si trasformano in bestie, forma dalla quale passano poi alla forma di piante. Restano in queste diverse forme di corpi fino a quando non saranno degni di essere riportati alla loro posizione spirituale."
Con il tempo, quando la teologia cristiana iniziò a cambiare, l'idea della reincarnazione divenne sinonimo di eresia, e nel 553 a.C., nel Secondo Concilio di Costantinopoli, l'Imperatore Giustiniano proclamò il suo anatema contro Origene: "Se qualcuno dovesse proclamare che l'anima trasmigra da un corpo all'altro che sia maledetto". Questo pose fine ad ogni disquisizione seria sulla trasmigrazione dell'anima nella cristianità organizzata.
La conclusione vedica
Secondo i Veda, che danno informazioni più dettagliate e scientifiche sulla trasmigrazione dell'anima, la forza vitale è legata al corpo nella stessa misura in cui il corpo è legato ai vestiti che indossa o alla casa in cui abita. Quando un vestito sta stretto o la casa è piccola li cambiamo.
La scienza spiega che non c'è nulla nel nostro corpo di oggi che ci fosse già sette anni fa. La nostra mente e la nostra personalità subiscono, nel corso della vita, cambiamenti altrettanto radicali. Eppure, nonostante questi cambiamenti, su un altro livello siamo sempre la stessa persona. Che cos'è questo livello più profondo e fondamentale che continua in mezzo a
tanti mutamenti? L'anima!
Il vocabolo "personalità" deriva dal latino persona, che in origine indicava la maschera indossata dagli attori in scena. La maschera aveva le caratteristiche del personaggio interpretato, mentre l'attore restava anonimo. Anche noi, usando stratagemmi simili alle maschere, camuffiamo la nostra vera identità con i trucchi e le apparenze del ruolo che stiamo interpretando. Le nostre reali personalità sono nascoste.
Sfortunatamente chi sceglie di ignorare il messaggio di Dio, così com'è rivelato dalle Sacre Scritture, tende a perdere di vista la differenza tra la vera personalità e la personalità materiale, che è la maschera che stiamo indossando attualmente, ma che ci verrà tolta alla fine di questo show, con la morte. Siamo tanto identificati con questa parte, che non riusciamo più a vedere nient'altro.
Però c'è chi decide di ritrovare la propria vera identità nascosta, cercando di portare la propria attenzione sull'elemento spirituale che sta sotto alle apparenze esteriori.
Così riuscendo a eliminare tutti gli strati della maschera della falsa identificazione materiale, possiamo scoprire il vero attore che c'è sotto: un'anima, eterna servitrice di Krsna, Dio, la Persona Suprema.
L'OSSERVATORE
VEDICO
Commenti a fatti e avvenimenti del nostro tempo a cura di Matsya Avatara dasa
Genitori e Figli
Nei periodi di sconvolgimenti sociali come quello che stiamo vivendo è doveroso chiedersi come possano sopravvivere rapporti familiari essenziali come quelli tra genitori e figli, senza che si smarrisca il senso di questa relazione basilare per il progresso spirituale. Genitori e figli oggi, con una struttura familiare sempre meno imperniata sui valori trascendenti, rischiano di naufragare in una specie di "terra di nessuno" dai confini incerti, dove sentimenti, ruoli e comportamenti devono essere spesso reinventati e sperimentati a prezzo di carissimi danni umani ed economici.
Nell'attuale Era di Kali, l'influenza della cultura atea, materialista, ha progressivamente pervaso l'intero pianeta e ha distolto l'attenzione della grande maggioranza della gente dalla realizzazione spirituale, accreditando al suo posto pseudo valori che hanno profondamente trasformato e deformato il concetto di famiglia. La tecnologia ha dato un poderoso impulso alla scienza nei campi della ricerca genetica alla bioingenieria, all'inseminazione artificiale, ma ha portato anche a una diffusa degenerazione eticocomportamentale, da cui sono derivati la "libertà sessuale" e il conseguente boom degli aborti e dei divorzi sino ai "matrimoni" fra omosessuali. Tutto ha ovviamente contribuito a stravolgere il tradizionale rapporto tra marito e moglie e tra genitori e figli, al punto da dover riscrivere il diritto di famiglia per tenere conto di tutte le odierne alienità.
Una recente statistica del Censis dice che i giovani italiani, di età compresa tra i diciotto e i venticinque anni, non hanno più conflitti con i genitori, restano in casa più a lungo, cercano lavoro sul posto e confidano nella famiglia per trovarlo, passano il tempo con gli amici, si dedicano allo sport, non hanno grandi ambizioni né alti ideali. A prima vista sembrerebbe un quadro familiare idilliaco, ma non è così. Il Censis non menziona ad esempio l'esercito delle ragazze madri, molte delle quali poco più che bambine, né il sistematico massacro di figli non ancora nati, vittime inermi di un crimine legalizzato di procreatori irresponsabili che diventano abortisti senza scrupoli, né cita il milione di vittime della droga, né tutti quei giovani che fanno uso di alcool e vanno a rinfoltire le fila dei circa quarantamila morti l'anno; né la disperazione dei figli di coppie divorziate che se costretti a vivere intimamente con estranei in giovane età, pagano pesantemente il conto della violenza familiare sempre più diffusa. Dal Corriere della Sera del 20 settembre '93 dal titolo: "Londra, un bambino su quattro è malato di mente per stress"; l'articolo dice "in un mondo che pare impazzito, le prime vittime sono i bambini. Uno scioccante studio rivela che in Gran Bretagna un bimbo su quattro è, più o meno seriamente, malato di mente. Le colpe? Lo stress della scuola, l'imbambolamento dovuto a troppe ore trascorse davanti alla TV o ai video giochi, il dolore di vedere che il legame tra i genitori si spezza".
Questi sono giovani di cui la statistica non tiene conto. E' vero, queste sono altre considerazioni, e forse i ricercatori, avendo un obbiettivo diverso, non le hanno rilevate. Però a una lettura attenta delle loro statistiche, non sfugge certo la grande carenza di valori spirituali, né il fatto che la famiglia abbia smarrito il fine trascendente dell'esistenza. E' altresì evidente come in larga maggioranza i giovani siano in fuga di fronte ai temi esistenziali della nascita e della morte e come cerchino di vincere il senso del vuoto dedicandosi a "passatempi" effimeri e deludenti. Il Censis forse non aveva il compito di rilevare come il materialismo imperi sovrano nelle relazioni sociali all'interno della famiglia, né di porre in rilievo come genitori e figli abbiano come scopo ultimo il benessere materiale.
Per lo più la religione è ridotta a mera formalità e Dio viene chiamato in causa solo perché garantisca quel benessere materiale cui non si sa più rinunciare. Genitori e figli, e anche moglie e marito, hanno spesso interessi privati che contrastano con lo spirito della famiglia. Per cui convivono solo per convenienza materialistica in una relazione svuotata di ogni significato sacro e trascendente. Infatti, quando uno dei due coniugi non ha più il suo tornaconto egoistico, mostra rapidamente l'assenza di spirito di sacrificio e non la coscienza della sacralità del rapporto rompendo senza indugi e senza rimorsi il legame familiare. Costoro infatti percepiscono la famiglia non come un'entità sacra, ma piuttosto come una società a responsabilità limitata, dalla quale si esce quando si vuole purché ci si accordi economicamente. Avendo il matrimonio perduta la sua connotazione sacra, deriva l'aumento dei matrimoni "di diritto civile" che escludono Dio da testimone del giuramento solenne tra i coniugi. Questo è il nuovo modello familiare: la famiglia "progressista" e laica. I genitori lavorano entrambi per provvedere ai sempre crescenti consumi imposti dalla cultura consumista e i giovani risentono negativamente della quasi totale mancanza di educazione e di esempio da parte dei genitori. L'educazione dei figli viene di fatto delegata a estranei o ai mass media.
Così, per mancanza di educazione spirituale nell'ambito familiare i giovani stanno perdendo di vista lo scopo che, come dice la Bhagavad-gita, consiste nello sviluppare amore per Dio, Sri Krsna.
La famiglia, come descritta dalle sacre Scritture Vediche, è di istituzione divina, ed è la seconda delle quattro tappe del progresso umano verso la liberazione dalla schiavitù della materia. Essa è stata creata per dare protezione ed educazione a tutti quegli esseri viventi che dopo innumerevoli nascite in specie inferiori, finalmente arrivano alla forma umana.
La famiglia è uno strumento concepito da Dio per risolvere in maniera armonica gran parte dei nostri problemi terreni. La famiglia tradizionale era forte perché poggiava le fondamenta sui principi religiosi, immutabili e infallibili. Era costituita dai nonni, dai genitori, dai fratelli dagli zii, dai cugini. Le responsabilità e i ruoli erano definiti e si imparavano fin dall'infanzia. Con essi si imparavano anche il rispetto, la reverenza e l'amore per Dio, per i familiari e per tutti gli esseri viventi, umani e non. In questa famiglia, il ruolo dei genitori è decisivo per il progresso spirituale dei figli. Essi sono il modello e l'efficacia del loro insegnamento deriva essenzialmente dall'esempio. Solo se essi sono spiritualmente evoluti, al tempo stesso austeri e amorevoli, leali con tutti, giusti e generosi, potranno ispirare nei figli un comportamento analogo, e riceveranno in cambio rispetto e amore.
Nella civiltà vedica i giovani frequentavano fino all'età di venticinque anni la scuola del guru, dove venivano istruiti anche sulle responsabilità familiari. I giovani non potevano sposarsi prima di aver ricevuto dal guru il riconoscimento di maturità spirituale (Mahabharata Adi Parva) per entrare con successo nella vita di famiglia. Era decisamente sconsigliato assumersi il ruolo di genitore o di marito se non si era capaci di facilitare il progresso spirituale e la liberazione dei propri figli, della moglie e degli anziani della famiglia. (Srimad-Bhagavatam canto V). Nella famiglia vedica il padre è il maestro spirituale naturale della famiglia (siksa guru), insegna con l'esempio, provvede a tutte le necessità e protegge i familiari dai pericoli della vita materiale, educa i figli e li aiuta nella scelta del maestro spirituale che darà loro l'iniziazione (diksa guru) e che li guiderà gradualmente alla liberazione dalla schiavitù della materia. La donna è addestrata con cura, fin dalla più tenera età a sviluppare le virtù indispensabili al successo della famiglia. La moglie è l'assistente più intima del marito e madre generosa e amorevole, e come tale è amata e rispettata da tutti i membri della famiglia. Il marito, a sua volta, è educato a trattare la moglie con grande rispetto e provvedere ai suoi bisogni secondo le proprie possibilità, ma soprattutto a proteggerla dalle illusioni della vita materiale e garantirle, con l'aiuto del guru e di Sri Krsna, l'avanzamento spirituale. Nei Veda la moglie è descritta come metà del corpo del marito, ed ella sa che non può salvarsi senza aver compiuto i propri doveri verso di lui e verso la famiglia. Il marito a sua volta è cosciente che non può salvarsi se non avrà salvato la propria famiglia.
Per questo la famiglia è uno strumento di liberazione che deve servire alle generazioni a venire e deve essere protetta dalla degenerazione per non vanificare tutto ciò che è stato fatto nella giusta direzione.
Il lavoro, la preghiera, il cibo, i matrimoni, le nascite e le morti, tutta la vita familiare viene vista come una serie di attività tese alla purificazione e all'avanzamento spirituale tramite il servizio di amore e devozione a Dio (krsna bhakti), fino a raggiungere la perfezione. La casa dei devoti del Signore, Sri Krsna, è come un tempio; è pervasa di spiritualità: è un monumento alla devozione in cui si gioisce del vivere servendo e adorando il Creatore, vi si conduce un'esistenza pura, semplice e santa. Ogni famiglia ha il suo altare che è il fulcro della spiritualità domestica.
Il grande merito di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatore dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, (a cui va la mia eterna gratitudine) è di aver reso possibile, attraverso il suo esempio, i suoi insegnamenti e le sue opere, l'esperienza mistica e pratica di questo stile di vita anche nelle nostre città dissacrate del kali-yuga. La vita di famiglia dei vaisnava è una prefigurazione del mondo spirituale, e dà ottime possibilità di tornare a casa nostra, da Dio.
L'educazione dei figli, affinché da adulti siano capaci di governare siffatta famiglia, diventa il principale scopo dei genitori vaisnava. Niente è lasciato al caso, la nascita e la crescita dei figli è regolata da pratiche vediche dette samskara, grazie alle quali si possono ottenere figli dotati di grandi qualità spirituali (Mahabharata Adi Parva, storia del re Vasu). In lingua sanscrita, figlio si dice putra che significa "colui che salva dalle conseguenze del peccato" (letteralmente dall'inferno detto put). Il padre che investe le sue energie nell'educazione spirituale dei figli guadagna meriti pari alla somma dei meriti guadagnati da chi avrà compiuto ogni specie di sacrificio, austerità, pellegrinaggio, donazione di ricchezze e studio dei Veda (Mahabharata Adi Parva).
Canakya Pandita, un grande saggio vissuto in India circa duemilatrecento anni fa nel suo celebre Niti sastra insegna che i figli vanno scusati con dolcezza fino all'età di cinque anni, educati con cura e fermezza fino a quindici, poi trattati come amici per il resto della vita. Rimproverare duramente i figli in età superiore ai quindici anni, significa farli diventare dei nemici. Con il passare del tempo quei genitori che hanno trascurato l'educazione spirituale dei figli si troveranno in condizioni di grande disagio finché, in vecchiaia, saranno da questi abbandonati. Canakya dice che avere figli che non siano né devoti di Dio, né studiosi è come avere occhi che non vedono, inutili fardelli che creano solo dolore.
Oggi, benché appena all'inizio del kali-yuga, le condizioni sociali sono già talmente peggiorate che tanta gente ha una vera e propria paura a fondare una famiglia; non si fida e teme di crearsi un futuro tempestoso; prevede tradimenti e malversazioni da parte dei familiari, ricatti e cause legali, insomma una vita d'inferno.
Tuttavia, pur tenendo conto delle enormi e oggettive difficoltà che oggi ostacolano chi si accinge a entrare nella vita di famiglia, chi non fosse ancora pronto a rinunciare al desiderio di diventare marito o moglie, padre o madre, sappia che, dal punto di vista sociale, non è mai stata disponibile un'alternativa positiva alla famiglia, e che tutte le invenzioni umane in tal senso si sono sempre rivelate dei dolorosi fallimenti.
Se la famiglia così come si presenta oggi non è piacevole né affidabile, se marito e moglie, ammalati di materialismo, soffrono di mancanza di fiducia reciproca, se genitori e figli si guardano con sospetto, che fare? Come umani soffriamo di troppi limiti, meglio implorare l'aiuto del Signore e dei Suoi puri devoti, affinché ci concedano la purezza e la conseguente forza d'animo per tornare alla nostra coscienza originaria, spirituale, che è lo strumento ideale per risolvere tutti i problemi dell'esistenza condizionata, famiglia inclusa.
In quest'era di Kali, il metodo per avanzare spiritualmente con successo e avere le migliori relazioni con tutti gli esseri viventi è la pratica costante del canto dei Santi Nomi del Signore: Hare Krsna Hare Krsna Krsna Krsna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. Con la coscienza vivificata dalla grazia del Signore che scende su di noi con la potenza del Suo Santo Nome, diventa possibile organizzare la vita familiare e sociale senza ansietà, strutturando gradualmente le nostre abitudini e relazioni umane sul modello indicato da Dio, sul principio sacro di vivere ogni relazione come una gioiosa offerta a Sri Krsna, per il Suo piacere. Nonostante tutti gli ostacoli presenti nell'era di Kali, quando Sri Krsna è soddisfatto di noi, il nostro successo è garantito.
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Ma dov'è l'amore per Dio?
Questa conversazione tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e alcuni suoi discepoli si è svolta nell'aprile del 1974, durante una passeggiata mattutina a Ginevra.
Srila Prabhupada: Che cosa insegni alla gente in generale?
Discepolo: Cerco di seguire quello che ha insegnato Sri Caitanya, e quello che insegnano tutte le Scritture Vediche: che bisogna comprendere la relazione con Dio, imparare a comportarsi considerando questa relazione e sapere che l'obbiettivo della vita è raggiungere il puro amore per Dio. Così spieghiamo alla gente i principi del servizio devozionale e come si può praticare.
Srila Prabhupada: Ma la gente dirà "Non abbiamo dimenticato Dio, andiamo a messa ogni domenica, perché dovremmo averLo dimenticato?"
Discepolo: Be', non li incoraggiamo a cambiare religione...
Srila Prabhupada: No, ciò che vi interessa è che hanno dimenticato Dio. E loro vi risponderanno "Non Lo abbiamo dimenticato, andiamo in chiesa, come potremmo averLo dimenticato?" Discepolo: Perché non Lo servono attivamente. Incontriamo molta gente che dice di essere credente ma che non fa nulla per servire Dio.
Srila Prabhupada: Ma che cosa significa servirLo?
Discepolo: Servizio significa agire in una relazione di amore. Ma la gente serve solo il proprio stomaco...
Srila Prabhupada: Ma se davvero non avessi amore per Dio, perché mai andrei in chiesa?
Discepolo: Spieghiamo alla gente chi è Dio. Molti vanno in chiesa ma non hanno idea di chi sia davvero Dio.
Srila Prabhupada: "Chiunque Egli sia, quando prego penso a Dio. Non so esattamente chi è, ma ho la mia concezione di Dio". Che cosa rispondi?
Discepolo: Il servizio a Dio dà dei sintomi. Noi non scoraggiamo i cristiani dall'adorare Dio in chiesa, ma se davvero servono Dio, dovrebbero mostrare sintomi dell'amore per Dio.
Srila Prabhupada: La risposta è presto detta: "Se non avessi amore per Dio, perché andrei in chiesa? Potrei usare il tempo che uso andando in chiesa per fare soldi".
Discepolo: Ma il vero amore non è sentimentalismo, il vero amore è pratico. Si può valutare l'amore che una persona ha sviluppato per Dio da ciò che fa.
Srila Prabhupada: "Che cosa mai trovi in me che ti fa pensare che io non abbia amore per Dio? Che cosa vedi in me?"
Discepolo: Vai in chiesa solo una volta alla settimana.
Srila Prabhupada: "Può darsi..."
Discepolo: Per il resto del tempo non fai nulla per servire Dio.
Srila Prabhupada: "Ma questo non basta per dire che non amo Dio".
Discepolo: Noi cerchiamo di diffondere l'amore per Dio in tutto il mondo alla gente che ancora non lo ha sviluppato, quindi se ami Dio senz'altro vorrai partecipare con noi a questa missione.
Srila Prabhupada: Ma anche i cristiani predicano. I missionari cristiani vi direbbero: "Siamo andati a predicare in tutto il mondo, abbiamo fatto tantissimi cristiani. Perché dite di essere meglio di noi? Facciamo esattamente la stessa cosa".
Discepolo: Se una persona ama Dio, allora, il suo amore non sarà confinato nel suo lavoro personale. Dio è uno solo, perché dunque non aiutarci?
Srila Prabhupada: "No. Stiamo già predicando per conto nostro in tutto il mondo, e il numero dei cristiani è maggiore. La nostra predica è migliore della vostra".
Discepolo: Noi vi chiediamo soltanto di cantare Hare Krsna.
Srila Prabhupada: "Questo è solo un sistema. Voi chiedete di cantare Hare Krsna, noi chiediamo di pregare: 'Dacci oggi il nostro pane quotidiano'. Il vostro sistema è di cantare, il nostro di pregare. Non c'è differenza".
Discepolo: Ma quando cantiamo Hare Krsna preghiamo Dio: "Ti prego Signore impegnami al Tuo servizio".
Srila Prabhupada: "Questo l'abbiamo già chiarito, anche noi Lo preghiamo diffondendo la cristianità".
Discepolo: Ma noi Lo serviamo ventiquattr'ore al giorno.
Srila Prabhupada: "Può darsi anche. Può darsi che voi Lo serviate ventiquattr'ore al giorno. e che io Lo serva per otto ore, ma questo non significa che io non abbia amore per Dio".
Discepolo: Anche gli sastra, le Scritture Vediche, dicono che il canto dei Santi Nomi verrà diffuso ovunque.
Srila Prabhupada: "Lo diranno i vostri sastra, ma io seguo la Bibbia. Noi andiamo in chiesa e cantiamo i salmi".
Discepolo: Il problema è che non sai chi è davvero Dio, non sai che cosa fa Dio.
Srila Prabhupada: "No. Io Lo conosco a modo mio".
Discepolo: Possono anche tirare fuori tutti questi argomenti, ma la gran parte dei cristiani neppure segue gli insegnamenti della Bibbia.
Srila Prabhupada: Ecco, finalmente sei arrivato al punto giusto. Se ami Dio, perché Gli disobbedisci? La tua disubbidienza mostra che non Lo ami. Gesù Cristo dice: "Non uccidere!" E allora perché si uccidono milioni di mucche nei mattatoi? Questa è l'accusa che faccio ai cristiani.
Discepolo: Ma loro dicono: "Abbiamo il permesso di uccidere gli animali. E inoltre, accetto Gesù come il Salvatore; quindi sarò salvato. Seguo seriamente il cristianesimo".
Srila Prabhupada: No, no. Se ami Dio perché disobbedisci ai Suoi ordini? Dio ha dato un'istruzione molto chiara: "Non uccidere". Ma voi Gli disubbidite deliberatamente. E allora dov'è il vostro amore per Dio?
SRIMAD-BHAGAVATAM
La Sublime Storia Di Krsna Per Bambini
di JAHNANI DEVI DASI
parte terza (capitoli 1624)
Suta Gosvami stava parlando ai saggi di Naimisaranya di quello che Sukadeva aveva detto a Pariksit e agli altri saggi sulle rive del Gange.
Nella rivista precedente c'era l'inizio della conversazione tra Vidura e Maitreya; ora la continueremo.
Maitreya aveva iniziato a parlare a Vidura dei due demoni gemelli: Hiranyaksa e Hiranyakasipu. Erano cattivissimi, avevano dei corpi giganteschi: disturbavano senza motivo la gente. Le persone e gli animali erano sempre impauriti da loro. Un giorno, Hiranyaksa si tuffò in acqua e, senza motivo, volle lottare con Varuna, il deva dell'acqua. Ma Varuna era anziano, e aveva paura del demone, così disse a Hiranyaksa di lottare contro il Signore Supremo, che può vincere tutti, non importa quanto siano forti. Tempo dopo, Hiranyaksa vide il Signore nella forma del cinghiale Varaha, con la Terra sulle zanne. Varaha aveva recuperato la Terra dall'oceano in fondo all'universo, dove era stata immersa da Hiranyaksa. Hiranyaksa, però, disse a Varaha che non poteva portargli via la Terra, allora Varaha l'appoggiò sulla superficie dell'acqua e la fece galleggiare; quindi la lotta tra Varaha e Hiranyaksa ebbe inizio.
Hiranyaksa cominciò ad attaccare con una mazza, ma Varaha lo sconfisse; allora il demone, umiliato, prese un tridente e lo lanciò contro il Signore, che distrusse il tridente con il sudarsanacakra e attaccò; Hiranyaksa si difese in mille modi, ma senza successo. Alla fine di una lunga lotta Hiranyaksa colpì il Signore con i pugni, ma Varaha lo schiaffeggiò, e il corpo del demone cominciò a ruotare, gli occhi gli schizzarono fuori dalle orbite e le braccia e le gambe si ruppero: Hiranyaksa si trovò morto solo perché era stato colpito dalla zampa anteriore del Signore Varaha.
Tutti i deva e le persone erano contenti e pregarono il Signore. Poi Varaha tornò a Vaikuntha.
Nello SrimadBhagavatam (3.19.3738) c'è scritto che chi legge o ascolta la storia dell'uccisione di Hiranyaksa, sarà liberato da tutte le reazioni dei suoi peccati (naturalmente, noi non dobbiamo comportarci male e poi leggere questa storia per liberarci dai nostri peccati; questa è una grande offesa, ma se, accidentalmente, qualcuno si fosse comportato male prima, e non pianificasse di farlo ancora, le reazioni verrebbero annullate).
Nel verso 38 è anche detto che chi ascolta questa storia viene premiato con tanta buona fortuna: meriti straordinari, fama, ricchezza, longevità, e il successo in tutti gli obbiettivi (buoni) che vuole perseguire. Sul campo di battaglia, aumenta la forza degli organi vitali e dell'azione. Chi la ascolta al momento della morte va nel mondo spirituale.
Così, ascoltare le storie di Krsna ci porta una buona fortuna: un altro buon motivo per leggere il libro di Krsna e cantare i Santi Nomi del Signore. Ci succederanno cose buone e non cose cattive, e i problemi svaniranno.
Maitreya, poi, iniziò a parlare a Vidura di cosa successe dopo che la Terra tornò alla sua posizione normale. Sri Brahma (il deva che era stato creato da Krsna per dare nascita al popolo dell'universo) procreò di nuovo; creò deva, demoni, e tutti gli esseri viventi. Prima che la Terra affondasse, Brahma aveva creato Svayambhuva Manu, per creare nuova popolazione.
Svayambhuva Manu ebbe due figli e tre figlie. I figli furono Priyavrata e Uttanapada, mentre le figlie furono Akuti, Prasuti e Devahuti. Maitreya parlò a Vidura di Devahuti e della sua vita, con suo marito Kardama Muni. Kardama Muni era un grandissimo devoto, come anche Devahuti. Kardama pregava sempre Krsna, aiutato nelle adorazioni e nelle preghiere da Devahuti. Devahuti lo serviva sempre e per questo era diventata debole e magrissima. Kardama Muni era così compiaciuto che volle dedicare tutto il merito del servizio e delle preghiere che aveva fatto a Devahuti. Kardama la amava moltissimo, e siccome aveva pregato molto, Krsna gli diede dei poteri speciali. Egli creò un gigantesco, lussuosissimo, castello alato per far piacere a Devahuti, come ricompensa di tutte le cose buone che lei aveva fatto. Ma prima di entrare nel palazzo, Kardama le diede mille servitrici per fare il bagno, darle da mangiare e decorarla con splendidi vestiti e gioielli. Poi Devahuti andò nel palazzo con Kardama. Ebbero una vita bellissima e amavano felicemente Dio. Ebbero nove figlie e un figlio, di nome Kapila, che era il più giovane. Kapila era un'incarnazione di Krsna. Kardama fece sposare tutte le sue figlie e affidò Devahuti a Kapila, che le diede molta conoscenza spirituale. Poi Kardama Muni prese sannyasi (l'ordine di rinuncia) e si ritirò nella foresta a meditare per prepararsi al momento della morte.
(a cura di Tirtha dasa brahmacari)
CENA LEGGERA ALL'INDIANA
di KURMA DASA
Riso saltato al papavero
1 tazza di riso basmati o altro; 2 tazze di acqua; 3 ml di sale; 5 ml di succo di limone; 20 ml di burro chiarificato (ghi) o olio; 7 ml di semi di papavero.
1. Lavate e asciugate il riso. 2. Fate bollire l'acqua, il succo di limone e il sale in una pentola ben coperta. 3. Scaldate a fuoco lento il ghi in una pentola con il fondo pesante e fate saltare i semi di papavero fino a che diventino aromatici. 4. Aggiungete l'acqua bollente e alzate la fiamma per far bollire forte l'acqua per qualche secondo; abbassate il fuoco. Mettete un coperchio e lasciate bollire pian piano per quindici minuti circa, fino a che il riso sia tenero, asciutto e soffice. Spegnete il fuoco, lasciate riposare ancora cinque minuti.
Mung dal
Il mung dal è la così detta soia verde; lo possiamo trovare sia intero che spezzato e decorticato (come i piselli secchi e le lenticchie), in questo caso il colore è giallo pallido. Il mung dal è molto ricco di proteine, ferro e vitamine del gruppo B.
185 ml di mung dal spezzato decorticato; 1 1/2 l d'acqua; 2 ml di curcuma; 5 ml di semi di coriandolo; 10 ml di zenzero fresco tritato; 5 ml di peperoncino rosso fresco; 1 cucchiaio di burro chiarificato (ghi) o olio; 7 ml di semi di cumino; 1 ml di asafetida gialla (hing); 5 ml di sale: 40 ml di prezzemolo fresco tritato.
1. Lavate e asciugate il dal. 2. Mettete dal, acqua, curcuma, coriandolo, zenzero e peperoncino in una pentola con il fondo pesante e, mescolando di tanto in tanto, portate tutto a ebollizione sul fuoco alto. Abbassate la fiamma e fate bollire per un'ora o fino a quando il dal è morbido. 3. Scaldate il ghi a fuoco lento in un pentolino, fate saltare i semi di cumino fino a farli diventare bruni, aggiungete l'asafetida e togliete poco dopo dal fuoco. Versate questo soffritto nel dal. Aggiungete il sale e dopo qualche minuto il prezzemolo.
Pane alla piastra (capati)
250 ml di farina; 250 ml farina integrale fine (o passata al setaccio); 2 ml di sale; acqua.
1. Mescolate le farine e il sale in una terrina; aggiungete 165 ml di acqua e formate un impasto morbido. Impastate per almeno otto minuti e lasciate riposare coperto per un minimo di mezz'ora e un massimo di tre ore. 2. Impastate per un altro minuto. Dividete l'impasto in palline (circa una dozzina) e copritele con un panno umido. Riscaldate una piastra o una padella antiaderente a fuoco lento per tre o quattro minuti. Infarinate un po' una pallina e stendetela in una sfoglia sottile con il diametro di circa quindici centimetri. 3. Prendete con delicatezza un capati e togliete l'eccesso di farina; posatelo sulla piastra calda evitando che si formino pieghe. Fate cuocere la prima parte per un minuto poi girate il capati con delle pinze piatte e lasciatelo cuocere finché appariranno macchioline scure e piccole bolle. 4. Accendete subito un altro fuoco, se usate il gas, e prendendo il capati con le pinze mettetelo cinque cm. sopra alla fiamma: si trasformerà in un palloncino. Tenetelo sulla fiamma ancora qualche secondo, evitando che bruci, e poi posatelo in un recipiente coperto da un panno pulito. Cuocete gli altri capati. Mentre sono caldi potete, se desiderate, spalmarli con un velo di burro. Servite subito o riscaldateli in forno.
Cavolfiore e patate al curry
30 ml di burro chiarificato (ghi) o olio; 2 ml semi di mostarda nera; 5 ml semi di cumino; 5 ml di zenzero fresco tritato; 2 peperoncini verdi puliti e tritati; 3 patate medie tagliate a cubetti; 1 cavolfiore medio a cimette; 2 pomodori tagliati a dadini e senza buccia; 2 ml di curcuma; 10 ml di semi di coriandolo; 5 ml di zucchero di canna; 10 ml di sale; 40 ml di prezzemolo fresco tritato; 20 ml di succo di limone.
1. Scaldate a fuoco lento il ghi in una casseruola larga con il fondo pesante, mettete i semi di mostarda. Quando cominciano a scoppiettare, aggiungete il cumino e fatelo scurire. Unite lo zenzero e il peperoncino e lasciate un paio di minuti. Aggiungete infine le patate e il cavolfiore. Fate rosolare per quattro o cinque minuti finché quasi si attaccherà al fondo del tegame. 2. Aggiungete i pomodori, la curcuma, i semi di coriandolo, lo zucchero e il sale. 3. Mescolate bene. Mettete il fuoco al minimo, coprite con un coperchio e mescolando ogni tanto, lasciate cuocere per circa dieci o quindici minuti. Se è necessario aggiungete un po' d'acqua. Quando le verdure sono tenere e cotte, aggiungete il prezzemolo e il succo di limone. Servite caldo.
Insalata allo yogurt
500 ml di yogurt; 85 ml di piselli crudi; 85 ml di pomodoro, 85 ml di ravanelli, 85 ml di peperone rosso, 85 ml di cetriolo e 85 ml di sedano tutti tagliati a cubetti piccoli; 20 ml di semi di cumino; 5 ml di semi di finocchio; 2 ml di sale; 1 ml di pepe nero macinato; 20 ml di prezzemolo fresco tritato.
1. Sbattete un po' lo yogurt per renderlo più cremoso, unitevi le verdure. 2. In un pentolino a fuoco lento arrostite il cumino e il finocchio finché diventano scuri. Toglieteli dal fuoco e macinateli fini. Aggiungeteli all'insalata con sale, pepe e prezzemolo. Servite ben freddo.
Budino di riso
Questa ricetta è per il tradizionale riso al cardamomo ma le varianti sono infinite: qui sotto ce ne sono alcune.
120 ml di riso; 4 bacche di cardamomo; 2 l di latte fresco intero; 185 ml di zucchero. 1. Aprite un po' le bacche di cardamomo e mettetele insieme al latte in una grossa pentola a fondo pesante. Portate a ebollizione poi, abbassando il fuoco, aggiungete il riso e, mescolando, fate bollire per circa mezz'ora. 2. Abbassate ulteriormente il fuoco fino al minimo e fate cuocere per altri quindici minuti. Togliete le bacche di cardamomo e aggiungete lo zucchero mescolando bene. Lasciate raffreddare e servite molto freddo.
Allo zafferano: sostituite il cardamomo con due pizzichi di zafferano.
Alla canfora: al posto del cardamomo mettete alla fine della cottura qualche grano di canfora pura.
Alla vaniglia: sostituite il cardamomo con una bacca di vaniglia di circa 5 cm.
Alla fragola: omettete il cardamomo e quando il riso è freddo aggiungete 250 ml di fragole a pezzettini.
VEDERE L'ANIMA
Come tutti ben sappiamo gli organi della vista sono gli occhi. Essi catturano i raggi di luce riflessi da tutto ciò che ci circonda e li mettono a fuoco sulla retina. Poi, attraverso i nervi ottici, trasmettono immagini al cervello. Più o meno, questo è il processo attraverso il quale vediamo. Naturalmente, ci sono cose che non possiamo vedere a occhio nudo. Certe sono troppo piccole e dobbiamo avvalerci dell'aiuto di un microscopio. Altre invece (come i raggi ultravioletti, i raggi infrarossi, o le onde televisive) sono troppo sottili, ma possiamo vederle se utilizziamo gli strumenti giusti.
Quindi nonostante il nostro potere visivo limitato, in un modo o nell'altro riusciamo a percepire elementi sottili e grossolani del mondo. L'antica Letteratura Vedica cataloga questi elementi come terra (elementi solidi), acqua (liquidi), fuoco (energia irradiante), aria (gas), etere, mente, intelligenza e falso io. Ogni elemento è progressivamente più sottile. L'acqua è più sottile della terra, il fuoco è più sottile dell'acqua, l'aria è più sottile del fuoco, e così via. Noi ovviamente possiamo vedere terra, acqua e fuoco, ma non possiamo vedere i gas o l'etere. Ciò nonostante possiamo percepire i gas, nei palloncini, e l'etere, nelle trasmissioni radiotelevisive. E in più non possiamo vedere la mente e l'intelligenza. Eppure possiamo percepire la mente da pensieri razionali e l'intelligenza da giudizi acuti.
Ma allora chi o che cosa percepisce tutto ciò? Siamo noi: l'anima che vive in questo corpo. Tutti noi siamo anime spirituali, più sottili del più sottile elemento materiale. Naturalmente non possiamo vedere l'anima con i nostri occhi grossolani. Ma il fatto che non la si veda non significa che non esista. Se qualcuno ci dicesse che gli atomi non esistono perché non si vedono, bisognerebbe spiegargli quanto gli atomi sono piccoli. E l'anima è più piccola dell'atomo. Le Scritture spiegano che è minuscola, quindi non meravigliamoci se non siamo in grado di vederla. Ma c'è un metodo per percepirla. Proprio come un fisico ha un sistema per percepire gli atomi, così si può percepire l'anima con il sistema della conoscenza trascendentale. E in cosa consiste la conoscenza trascendentale? Sri Krsna nella Bhagavad-gita dice che la conoscenza trascendentale consiste nel comprendere la differenza tra anima e materia.
Come Krsna spiega, l'anima è cosciente ma la materia è priva di coscienza. Tutti possiamo capire di essere esseri viventi coscienti, ma se una parte del nostro corpo venisse separata non sarebbe più cosciente. Quindi il corpo in se stesso non è cosciente, prende coscienza dall'anima. E neppure si può generare coscienza combinando elementi che ne sono privi. La coscienza è la caratteristica dell'anima, è un sintomo della sua presenza, e l'anima è il più sottile tra gli elementi.
Krsna afferma anche che lo spirito resta immutato mentre la materia cambia: "Come l'anima incarnata passa, in questo corpo, dall'infanzia alla giovinezza e alla vecchiaia, così passa in un altro corpo all'istante della morte. Ma l'anima realizzata non è turbata da questo cambiamento." (B.g. 2.13). Quando si è adulti, ci si può ricordare dell'infanzia e dell'adolescenza. E quando si è vecchi ci si può ricordare della mezza età. Il corpo materiale è in continuo mutamento, eppure noi siamo sempre le stesse persone: in questo modo si realizza di non essere il corpo, ma l'anima all'interno del corpo. E dopo la morte il corpo continuerà a cambiare ma io l'anima spirituale resterò non cambierò. Come spiega Sri Krsna, chi ha conoscenza trascendentale non è turbato dalla trasmigrazione dell'anima, perché conoscendo perfettamente l'anima e la materia e la differenza tra queste, vede tutto in modo perfetto.
Anche chi ha conoscenza materiale può vedere meglio di chi ha gli occhi annebbiati dall'ignoranza. Per esempio, se un orologiaio guarda dentro a un orologio vede che cosa non va, ma noi no perché non abbiamo la conoscenza necessaria. Chi ha conoscenza è davvero in grado di vedere. E noi, se veramente vogliamo allargare il nostro campo visivo ed essere in grado di capire, dobbiamo imparare da chi ha conoscenza.
Una mattina, mentre Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada passeggiava sulla spiaggia disse: "Dite di voler giudicare attraverso ciò che potete vedere con i vostri occhi; ma l'India la potete vedere? Io sono appena arrivato dall'India. E' dall'altro lato di quest'oceano, e non potete vederla. Vuol forse dire che non esiste? No. Se volete la conoscenza dovete imparare da coloro che hanno già visto".
La Bhagavadgita spiega in modo molto chiaro: "Provate a imparare la verità avvicinando un maestro spirituale autentico. Ponetegli domande con sottomissione e servitelo. Il maestro spirituale può darvi la conoscenza trascendentale perché ha visto la verità". Nella Bhagavadgita così com'è, Srila Prabhupada ci mostra come acquisire conoscenza trascendentale e vedere perfettamente l'anima. Come si può vedere un microbo al microscopio e le stelle al telescopio, così si può vedere chiaramente l'anima attraverso la conoscenza trascendentale della Bhagavadgita.
KRSNAPRASADA
di SATSVARUPA DASA GOSVAMI
Uno dei servizi pubblici più importanti del movimento per la coscienza di Krsna è l'organizzazione di feste. D'abitudine, la Festa della Domenica consiste in una conferenza, magari uno spettacolo, canti, o nella celebrazione di qualche evento speciale, come la nascita di Sri Krsna o la vittoria di Sri Rama contro Ravana. Ma il cuore di tutte le feste della domenica è una festa di krsnaprasada, cibo vegetariano offerto a Krsna. Questo è fin dall'inizio il progetto originale della Festa della Domenica così come l'ha concepita e organizzata Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatore acarya del movimento Hare Krsna.
Le prime Feste della Domenica si svolsero a New York. Si chiamavano Feste dell'Amore. Ora, venticinque anni dopo, vengono organizzate in tutti i centri Hare Krsna di tutto il mondo. Ma la sostanza è cambiata poco: il cibo viene offerto a Krsna con amore e con amore viene distribuito dai Suoi devoti. Chiunque mangi questo cibo che da cibo ordinario si è trasformato in spirituale può riempirsi di amore per Dio o per tutte le Sue creature.
Il prasada è un potente purificatore spirituale. Come dice Krsna nella Bhagavad-gita, i devoti del Signore vengono sollevati dalle reazioni dei loro peccati perché mangiano prasada. Chi cucina solo per il proprio piacere dei sensi "in realtà mangia solo peccati".
Un grande scrittore (e vegetariano) britannico ha scritto "sei ciò che mangi". Anche i vegetariani generano reazioni negative se non offrono il loro cibo a Dio con devozione.
Le reazioni peggiori derivano dal nutrirsi di animali macellati soprattutto la mucca che Krsna dice essere molto preziosa e cara a Lui. Mangiare carne di mucca coinvolge chi mangia nell'assassinio dell'animale. Anche le piante e i frutti i cibi che Dio ha dato per l'alimentazione umana - devono essere sacrificati prima di essere mangiati. Per questo, prima di mangiare, dobbiamo offrire il cibo a Krsna. Quando mangiamo cibo di questo genere, i nostri peccati vengono lavati via, e noi sviluppiamo amore per Dio.
Anche nelle relazioni materiali il cibo viene offerto con amore. La madre cucina e offre con amore il cibo per i figli. Lo scambio di cibo fra amici è uno dei più diffusi scambi di affetto. E allora perché mai non offrire il cibo all'amico più caro, Krsna? L'offerta del cibo a Krsna aumenta la devozione: "Ti prego Krsna accetta questo cibo. Ci hai dato le piante, i frutti, le verdure come cibo e vorremmo offrirti questo". Per quanto Dio non abbia mai fame e non abbia alcun bisogno di mangiare le nostre piccole offerte. Ciò che Egli apprezza è l'espressione d'amore dei Suoi devoti. E così quando Gli offriamo con amore del cibo Krsna è molto contento.
Supponiamo che un padre procuri tutto il cibo per la famiglia. Se il piccolo figlio, in modo spontaneo, desiderasse dare un po' del cibo del proprio piatto al padre, il padre sarebbe molto contento. Anche se procura da mangiare a tutta la famiglia, il padre è contento dei sentimenti del figlio. Così Krsna, il Padre Supremo, apprezza le offerte dei Suoi figli.
Ma per far piacere a Krsna in questo modo bisogna sapere ciò che gradisce. Egli lo spiega nella Bhagavad-gita: "Se qualcuno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, frutta o acqua, Io accetterò" (B.g. 9.26). Quando si offrono con amore cibi così semplici accompagnati da latte e cereali, la Persona Suprema è soddisfatta. Invece cibi orrendi e intoccabili come la carne non possono essere offerti a Dio. E per evitare di mangiare alimenti non offerti in sacrificio, bisogna offrirgli cose che in effetti mangerà.
I resti di queste offerte hanno un enorme valore spirituale, come testimoniano molti episodi dei tempi vedici. Lo Srimad-Bhagavatam, per esempio, racconta che il grande saggio Narada Muni intraprese inizialmente il sentiero della vita spirituale assaggiando semplicemente un po' di prasada dal piatto di alcuni devoti del Signore.
Anche nel grande testo classico del sedicesimo secolo, la Sri Caitanyacaritamrta, è descritta una cosa simile. Sri Caitanya trascorse gran parte della Sua vita a Jagannatha Puri, città santa di pellegrinaggio. Ogni anno i Suoi devoti, che risiedevano in Bengala, avrebbero compiuto a piedi il lungo viaggio per andare a trovarLo. Il devoto che si occupava delle necessità dei pellegrini era sempre Sivananda Sena. Un anno Sivananda Sena condusse i pellegrini fuori dal Bengala e un cane li seguì. Sivananda Sena era molto tenero di cuore e pensò che un'altro essere vivente voleva andare con loro a fare visita al Signore Caitanya. Si prese cura del cane per tutto il viaggio, e ogni sera gli dava un po' del suo riso. Quando un barcaiolo gli disse che per portare a bordo il cane avrebbe dovuto pagare il biglietto anche per lui, Sivananda pagò. Un giorno Sivananda fu coinvolto in una lunga discussione con un militare che volle vedere i suoi documenti e fargli un sacco di domande. Quando fu di ritorno all'accampamento, Sivananda chiese se avevano dato il riso al cane, e il servo rispose che se ne era dimenticato. Chiese allora dove fosse l'animale, ma il cane se ne era già andato, e Sivananda inviò degli uomini per cercarlo. Sentendosi responsabile nei confronti del cane, digiunò per solidarietà. Il mattino seguente il cane non era ancora tornato ma la comitiva doveva proseguire per Jagannatha Puri. Tutti i pellegrini erano attoniti nel vedere che Sivananda Sena si era tanto affezionato all'animale.
Quando i pellegrini giunsero finalmente a Jagannatha Puri, andarono subito a visitare Sri Caitanya. Sri Caitanya li condusse a vedere il Signore Jagannatha e quindi Si sedette per dividere con loro il prasada offerto al Signore. E ancor più sorpresi furono i pellegrini e Sivananda stesso quando videro che il cane sedeva lì con loro. Il Signore Caitanya con la mano dava da mangiare della polpa di cocco al cane. Mentre imboccava il cane, Sri Caitanya gli diceva di cantare Hare Krsna, e il cane Gli rispondeva dicendo "Krsna Krsna" e poi mangiava. Sivananda pensò che era meraviglioso.
Il giorno dopo il cane era scomparso, ma questa volta i pellegrini capirono che non se ne era andato via. Capirono che avendo accettato prasada da Sri Caitanya, il cane aveva ricevuto un corpo spirituale ed era andato nel mondo spirituale. La compassione di Sivananda Sena e la misericordia di Sri Caitanya avevano portato il cane alla perfezione spirituale.
Se perfino un cane può dire "Krsna" e prendere un corpo spirituale mangiando krsnaprasada, anche le nostre vite possono senza dubbio cambiare.
Nella filosofia della coscienza di Krsna si consiglia a tutti di offrire ciò che si mangia a Dio. Per esempio, si può fare, a casa, un piccolo altare con una foto di Srila Prabhupada e di Sri Caitanya o di Krsna e mettere davanti il cibo vegetariano che si è cucinato dicendo una preghiera. Si può dire: Hare Krsna Hare Krsna Krsna Krsna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare.
In questo modo la nostra vita sarà felice e piena di pace, e noi svilupperemo sempre più amore per Dio.
LA FESTA
DELLA
DOMENICA
Yoga, cultura vedica, filosofia, cerimonie millenarie, canti, conferenze, danze, spettacoli e cena vegetariana gratis per tutti
Ogni domenica pomeriggio in tutti i centri Hare Krsna
Fine del numero di novembre-dicembre 1993.