Ritorno a Krishna
La rivista del movimento Hare Krishna
volume 3 n. 3
Marzo 1991
Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.
Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore Acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna arrivò dall'India in Occidente dall'India nel 1965, all'età di sessantanove anni, per soddisfare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna in Occidente.
In dodici anni ha pubblicato più di settanta volumi di traduzione e commenti degli antichi testi classici vedici.
I suoi libri, ora disponibili anche nella versione italiana e in altre cinquanta lingue, sono stati adottati come testi di studio nelle maggiori università del mondo.
Viaggiando in Europa, America, Australia, Asia e Africa, Srila Prabhupada ha strutturato questo movimento in una confederazione mondiale di asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Sri Krsna.
I suoi discepoli portano avanti il movimento a cui egli ha dato vita.
RITORNO A KRISHNA
la rivista mensile dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna.
Quando Srila Prabhupada fondò questa Associazione a New York nel 1966, spiegò gli obiettivi che si prefiggeva.
1. Diffondere sistematicamente la conoscenza spirituale in tutta la società ed educare ogni individuo alla pratica della vita spirituale per bilanciare lo scompenso di valori nel mondo attuale e raggiungere una pace e un'unità reali.
2. Diffondere la Coscienza di Krsna così come ci viene rivelata dalla Bhagavadgita e dallo Srimad-Bhagavatam.
3. Portare i membri dell'associazione a vivere insieme e avvicinarli a Krsna, l'Essere Supremo, promuovendo così l'idea, tra i membri e il resto dell'umanità, che ogni anima è una particella infinitesimale qualitativamente uguale a Dio, Krsna.
4. Insegnare e promuovere il movimento del Sankirtana, il canto congregazionale dei Santi Nomi di Dio, come ci ha rivelato nei Suoi insegnamenti Sri Caitanya Mahaprabhu.
5. Erigere per i membri e per il resto della società un luogo dedicato ai divertimenti e alla personalità di Krsna.
6. Unire i membri per insegnare uno scopo di vita più semplice e naturale.
7. Pubblicare e distribuire periodici, libri e altri scritti per raggiungere gli obiettivi sopraelencati.
La Rivista del Movimento Hare Krishna
RITORNO
A KRISHNA
FONDATA NEL 1944
FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE:
Alida D'AmbrosioAli Krsna devi dasi
REDATTORE CAPO:
Parabhakti devi dasi
TRADUZIONI: bhakta Maurizio, bhaktin Rossana
COMPOSIZIONI: Ananga Manjari dasi
AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa
SERVIZIO ABBONAMENTI: Dananistha devi dasi
PRONUNCIA. La translitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo un metodo adottato internazionalmente. La a si pronuncia a chiusa. La a si pronuncia a, aperta e lunga. La i si pronuncia i lunga. La u si pronuncia u lunga. La j si pronuncia g dolce. La r si pronuncia ri. La s si pronuncia sc (come in scena), altrettanto s ma più sibilante. La h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (il suono sc è dolce); Caitanya si pronuncia Ciaitanya.
NOMI SPIRITUALI. I membri dell'I.S.K.CON., l'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, ricevono uno dei nomi di Krsna o di un Suo grande devoto seguito dal suffisso dasa (dasi per le donne) che significa "servitore". Per esempio il nome Krsna dasa significa "servitore di Krsna".
ABBONAMENTI. RITORNO A KRISHNA esce tutti i mesi escluso agosto. Per informazioni sugli abbonamenti scrivere a:
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RITORNO A KRISHNA Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89
VOL. 3 N. 3 Marzo 1991
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STAMPA: Centro Arti Grafiche Fino Mornasco
I CENTRI HARE KRSNA IN EUROPA
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VOL. 3, N° 3
COMPRENDERE L'ORIGINE DI OGNI COSA
Uno dei primi discorsi di Srila Prabhupada
fondatore dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
L'OSSERVATORE VEDICO
Commenti a fatti e avvenimenti del nostro tempo
I dialoghi di Srila Prabhupada
PRIMA MERITA, POI DESIDERA
SCHOPENHAUER
Il così detto pessimismo e il velo di maya
Libri
SRIMADBHAGAVATAM
Continua la pubblicazione del più grande classico della spiritualità
tradotto da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.
Luoghi Santi
IL MIRACOLO DI MAYAPUR
LA QUINTESSENZA DEL LATTE
Ghee: il condimento ideale per cucinare per Krsna
LA FESTA DELLA DOMENICA
CANTATE HARE KRSNA E SIATE FELICI
IN COPERTINA: Sri Krsna e le Sue più intime associate, le gopi, nei boschetti di Vrndavana
COMPRENDERE
L'ORIGINE DI
OGNI COSA
Una delle prime conferenze di Sua Divina Grazia Bhaktivedanta Swami Prabhupada in America, tenuta a New York il 29 dicembre del 1966
L'Origine è consapevole sia della Propria energia spirituale superiore che di quella materiale inferiore. Il Signore Krsna risiede eternamente, nella forma originale a due braccia, a Goloka Vrndavana, il più elevato tra i pianeti del mondo spirituale. Nella Sua espansione a quattro braccia, Maha-Visnu, Egli controlla il mondo materiale simile a una nuvola e gli universi emanano come sfere dai pori del Suo corpo.
Generalmente, una persona con la mente filosofica è curiosa di conoscere l'origine di tutte le creazioni. Di notte guarda verso il cielo e naturalmente si domanda cosa sono le stelle, qual è la loro collocazione, da chi sono abitate e così via. Tutte queste domande sono piuttosto naturali per un essere umano, poiché la sua coscienza è più sviluppata di quella degli animali. E, per dare una risposta a chi pone una domanda così sincera, lo SrimadBhagavatam dice che il Signore è l'origine di tutta la creazione. Egli non è solo il creatore, ma è anche Colui che mantiene la creazione cosmica e ne è anche il distruttore. Egli è la volontà suprema dietro tutte queste attività.
Ci sono atei di varie specie che non credono nel concetto di creatore, ma questo è dovuto solamente alla loro scarsa conoscenza. Ogni cosa trae la sua origine dal Signore Supremo. Ogni cosa. Qualunque cosa vediate, trae origine dal Signore Supremo. E questo è confermato dalle Scritture Vediche: yato va imani bhutani jayante. Imani bhutani, c'è un'origine per tutte le cose create.
Quell'origine è Brahman (il Supremo). Il secondo codice del Vedantasutra lo conferma: janmady asya yatah Il Supremo è ciò da cui tutto emana. Nel primo codice è detto: athato brahma-jijnasa Bisognerebbe quindi indagare sul Brahman, il Supremo. Cos'è il Brahman? E' spiegato nel secondo codice: janmady asya yatah Brahman è ciò dal quale (o dalla qual cosa, come preferite) tutto emana.
E quell'Origine suprema o summum bonum di ogni cosa è meglio descritta nello SrimadBhagavatam: janmady asya yato 'nvayad itaratas carthesv abhijnahsvarat. Quali sono le caratteristiche di quest'origine suprema? Lo SrimadBhagavatam dice abhijnah: Egli è cosciente. La prima caratteristica è che Egli è cosciente. L'Origine suprema non può non essere cosciente. Perché? Perché noi siamo esseri coscienti.
Anche noi, gli esseri viventi, siamo emanazioni del Signore Supremo. Alcuni esseri viventi si muovono, altri non si muovono. Gli alberi, le colline, le montagne, anch'essi hanno vita ma non si muovono. Gli esseri umani, i gatti, i cani, le formiche e innumerevoli altre specie di vita si muovono. Ma mobili o immobili, tutti sono coscienti. Quindi, a meno che il Signore Supremo, l'origine suprema di tutta la creazione, sia cosciente, da dove viene questa coscienza? Come è possibile continuare a credere nella filosofia che l'origine suprema sia il vuoto? Da dove proviene questa coscienza?
Alcuni dicono che la coscienza è generata dalla combinazione di materia. Ma fino ad oggi nessuno scienziato è riuscito a dimostrare che combinando elementi chimici o elementi fisici, è possibile produrre la coscienza. Al contrario, il Bhagavatam descrive molto bene che l'origine suprema di ogni cosa è cosciente. Egli è cosciente. E nella Bhagavadgita Krsna dice: vedaham samatitani vartamanani carjuna "Io so tutto su atitani (il passato), e conosco il presente e il futuro". E sulla base di questa comprensione, Krsna, nel secondo capitolo, dice: "Tu, io e tutte queste persone che si sono qui radunate, eravamo esseri individuali nel passato, siamo esseri individuali ora, e continueremo ad essere esseri individuali nel futuro".
Il Signore è cosciente in due modi: anvayad itaratas ca direttamente e indirettamente. Dio è la coscienza suprema onnipotente. Egli è perciò cosciente direttamente e indirettamente. L'ingegnere capo di un complicato progetto edile non prende parte personalmente a tutte le fasi della costruzione ma ne conosce ogni minimo particolare perché ogni cosa è eseguita sotto la sua direzione. Allo stesso modo, Dio, che è l'ingegnere supremo della creazione cosmica, conosce ogni minimo particolare della creazione. Egli è cosciente di tutti i minimi particolari.
Da dove ha dunque preso questa coscienza? La nostra coscienza proviene dal Signore Supremo, l'origine suprema. Ma da dove Dio, il Supremo, ha preso la Propria coscienza? Il Bhagavatam dice che Egli è svarat. Svarat significa "Egli è indipendente". La Sua coscienza non dipende dalla coscienza di altri. In altre parole, Dio possiede l'intera conoscenza.
Per acquisire conoscenza noi andiamo a scuola, all'Università. Ma se chiediamo da dove Dio prende la Sua conoscenza, il Bhagavatam risponde svarat: "Egli è autosufficiente, pieno di conoscenza". Queste sono le differenze tra Dio e i comuni esseri viventi.
Qualcuno potrebbe obbiettare: "Cosa dire di Brahma, il primo essere della creazione? Egli ci ha dato la conoscenza vedica ed è il primo essere vivente creato, quindi anch'egli dovrebbe essere svarat, anche lui dovrebbe essere indipendente. Perché solo Dio è indipendente? Anche il primo essere creato dovrebbe essere indipendente, altrimenti come potrebbe trasmetterci la conoscenza dei Veda?"
La risposta è No. Tene brahma hrda:
anche Brahma è dipendente perché ha ricevuto la conoscenza dal Signore Supremo. Com'è successo? Egli è il primo essere creato, come ha acquisito la conoscenza da Dio? Tene brahma hrda: la conoscenza vedica fu rivelata nel cuore di Brahma. Com'è possibile? Perché Dio è situato nel cuore di tutti (isvarah sarvabhutanam hrddese 'rjuna tisthati).
Queste cose sono descritte molto bene all'inizio del Bhagavatam: tene brahma hrda ya adikavaye. Adikavaye indica Brahma. Kavi significa "il sapiente". Nella Bhagavadgita Krsna dice che Egli è kavim puranam. Egli è il più antico sapiente, il più antico (puranam significa "il più antico"). Perché quindi Dio non è riconosciuto? Muhyanti yat surayah: anche i più grandi pensatori, filosofi, saggi e santi nel cercare di comprendere Dio sono turbati dall'energia materiale illusoria del Signore. Non riescono a comprenderLo (panthas tu koti-satavatsarasampragamyah).
Lo SrimadBhagavatam prosegue dicendo: tejovarimrdam yatha vinimayo yatra trisargo 'mrsa. La parola yatra sta a significare che in Dio riposa l'intera manifestazione materiale. E cos'è questa manifestazione materiale? Tejovari-mrdam yatha vinimayah. Non è che una combinazione di fuoco, acqua e terra. Naturalmente ci sono anche altre cose. Ci sono cinque elementi grossolani: fuoco, acqua, terra, etere e aria. Questi sono gli elementi materiali grossolani. E gli elementi sottili sono la mente, l'intelligenza e il falso ego. Krsna parla di questo nella Bhagavadgita. Questa manifestazione materiale non è altro quindi che una manipolazione, o miscuglio, di queste cose. E' proprio come preparare una varietà di cibo: kachauri, samosa, puri, rasagulla e innumerevoli altre preparazioni. Ma cosa sono questi cibi? Insiemi di cereali, verdure, latte e zucchero, tutto qui. Nello stesso modo, tutte queste varie manifestazioni nel mondo materiale sono tejovarimrdam yatha vinimayah, una semplice combinazione di fuoco, acqua, terra e via dicendo.
Un'altra cosa: yatra trisargo 'mrsa. Amrsa: questo mondo materiale è falso ma sembra reale. Gli sciocchi esseri viventi sotto l'incantesimo dell'energia illusoria hanno accettato questa falsa combinazione di elementi materiali come realtà. Questo viene chiamato materialismo. Chi ha accettato questa falsa rappresentazione come realtà viene chiamato materialista. E chi conosce la vera posizione di questo mondo materiale è uno spiritualista. Questa è la differenza tra materialismo e spiritualismo.
Dunque questa rappresentazione materiale, questa falsa rappresentazione, è temporanea. Naturalmente i filosofi vaisnava, i devoti del Signore Supremo, di solito non dicono che è falso. Perché mai definirlo falso? Dio è reale e la Sua energia è reale. E' proprio come quando arde il fuoco: il calore c'è. A volte lo si può sentire a volte no. Ma non si può dire che il calore sia falso. Per esempio, il calore del sole non si sente ora perché è la stagione fredda. Il sole c'è egualmente, ma il suo calore si sente in maniera più forte in giugno e luglio mentre durante altre stagioni il suo calore non si sente. Ma il calore non è falso. Allo stesso modo non si può dire che questa energia materiale sia falsa. E' temporanea, ecco tutto.
I materialisti ignoranti sono affascinati dalla temporanea manifestazione esterna (durasaya ye bhairartha maninah). Qual è il punto di vista materialista? Durasayah: essi sperano di avere pace e prosperità in questo insensato mondo materiale. Ciò viene chiamato durasaya: una speranza che non sarà mai appagata. Gli sciocchi ripongono le proprie speranze in qualcosa che non potrà mai soddisfarli. Perché ci provano così tenacemente? Na te viduh: Perché sono pazzi. Non comprendono. Non comprendono cosa? Na te viduh svarthagatim: non comprendono i propri interessi. E cosa sarebbero questi interessi? Visnu, il Signore Supremo. Il loro interesse è ritornare a casa, ritornare a Dio. Questo è il vero interesse. E' questo l'obbiettivo a cui bisogna puntare. Questo è il vero "interesse": devo sapere chi sono e qual è lo scopo della mia vita. La gente cerca di sistemare le cose in questo mondo materiale. Eppure queste cose non saranno mai sistemate perché la caratteristica di questo mondo materiale è di cambiare (bhutva bhutva praliyate).
Quindi la conclusione è che il Signore Supremo (Dio o Krsna) ha molteplici energie. Tutte queste energie sono riassunte in tre parti: l'energia spirituale, l'energia materiale e l'energia marginale. Noi esseri viventi siamo l'energia marginale. A volte siamo attratti dall'energia materiale e a volte siamo sotto l'influenza dell'energia spirituale. Praticando la Coscienza di Krsna, cerchiamo di passare da questa temporanea energia materiale alla permanente energia spirituale. Perciò nella Bhagavadgita Krsna dice: mahatmanas tu mam partha daivim prakrtim asritah: "Oh Arjuna, i mahatma, le grandi anime, prendono rifugio nella Mia energia spirituale" (Bg. 9.13). Daivim prakrtim significa l'energia superiore, l'energia divina. Questa energia materiale temporanea è anche, indirettamente, energia divina, ma l'energia spirituale superiore è direttamente divina. In realtà, tutto ciò che esiste è divino, poiché ogni cosa proviene dal Signore (sarvam khalv idam brahma). Perciò gli impersonalisti dicono che ogni cosa è Brahman. Ed è vero. Ogni cosa è Brahman ma non è tutto eguale. Prendete questo negozio, per esempio (questa conferenza si svolse nel primo tempio dell'ISKCON, ricavato da un negozietto della Second Avenue di New York n.d.r.). Nel suo insieme questo è un negozio, ma dobbiamo sfruttarlo in modo adeguato. Non è il caso di sedersi in bagno per tenere una conferenza (Srila Prabhupada indica il bagno). Dobbiamo sederci qui nella stanza principale. Se tu dicessi: "In bagno c'è anche un posto per sedersi, perché non andarci e tenere la conferenza da lì?" noi risponderemmo: "No, è questa la stanza da utilizzare". Quindi, bisogna sfruttare le cose nel modo migliore. Tutto è energia di Krsna. E' vero. Ma esistono due energie: quella superiore e quella inferiore, quella spirituale e quella materiale. Dobbiamo trarre vantaggio dall'energia migliore, l'energia superiore. Ma na te viduh: la gente non sa come trarre vantaggio da quest'energia superiore.
Quindi l'essenza della definizione e delle funzioni del summum bonum supremo è: janmady asya yatah: Egli è l'origine suprema di ogni cosa, di entrambe le energie, quella spirituale, superiore e quella materiale, inferiore. Ma l'energia superiore è laddove risiede sempre il Signore Supremo (goloka eva nivasaty akhilatmabhutah). Nella Bhagavadgita è inoltre indicato: paras tasmat tu bhavo 'nyo 'vyakto 'vyaktat sanatanah: "C'è un'altra natura che è trascendentale a questa materia a volte manifestata e a volte no" (Bg 8.20). E la persona che vive in quel mondo, il Signore Supremo, può essere compreso solo con devozione (bhaktya), non in altro modo. E' anche dichiarato nella Bhagavadgita. Purusah sa parah partha bhaktya: "Solo con la coscienza di Krsna noi possiamo capire il Signore" (Bg 8.22). Non c'è altro modo. Non è possibile comprendere il Signore Supremo con altri sistemi.
Il Signore Supremo è dhamna svena sada. Sada significa "sempre" o "eternamente" e dhamna svena significa "nella Sua dimora". Dhamna svena sada nirasta-kuhakam. Nirastakuhakam significa "dove non c'è illusione". Qui ogni cosa è kuhaka, illusoria. Ogni cosa è composta da terra, acqua e così via: tutte cose temporanee. Le cose di questo mondo sono come manichini. A volte nella vetrina di un grande magazzino si vede un manichino che indossa un abito e sembra una bella ragazza. Quella ragazza è kuhakam, un'illusione. Chi lo sa dirà: "Oh, non è che una bambola". Questa è la differenza tra una persona situata nella conoscenza e una situata nell'ignoranza: le persone ignoranti accettano questa "bambola" materiale, questo mondo materiale, come realtà. Questo è materialismo. E coloro che sono situati nella conoscenza pensano: "No, è una bambola, un'illusione: la realtà è diversa". Comunque sada nirasthakuhakam, quella bambolaillusione non c'è nella dimora del Signore. Là, la Verità Suprema esiste (satyam param dhimahi).
Quindi il nostro fine dovrebbe essere quello di offrire i nostri rispettosi omaggi al Signore Supremo e alla Sua dimora eterna. Gli impersonalisti danno per scontato che ogni cosa è Dio quindi pensano che sia possibile avvicinarsi alla Verità Suprema in qualsiasi modo. Questo non è accettato dallo SrimadBhagavatam. Qui è chiaramente indicato satyam param dhimahi: bisogna adorare la parte spirituale, eterna del Signore, non la manifestazione temporanea.
Anche nei nostri corpi c'è una parte spirituale (l'anima) e una parte materiale (il corpo grossolano). Ma sfortunatamente gli uomini di questa civiltà moderna dedicano più attenzioni alla parte materiale del corpo. Non hanno alcuna informazione sulla parte spirituale del corpo. Ma in realtà bisognerebbe occuparsi maggiormente della parte spirituale. La parte materiale è secondaria. Noi possiamo mantenere il nostro corpo per la realizzazione spirituale ma non dobbiamo sacrificare i nostri bisogni spirituali per soddisfare le esigenze corporali. Questo è il difetto della civiltà moderna: non si ha alcuna informazione dalle autorità appropriate, quindi non ci si prende cura della parte spirituale del corpo. Ogniqualvolta incontriamo dei gentiluomini e cominciamo a parlare delle necessità spirituali della vita, questi pensano subito "Swamiji sta dicendo delle sciocchezze, andiamocene". Ma se parlassimo di politica e di cose mondane, sarebbero molto interessati.
Yasyatmabhuddih kunape tridhatuke. Identificandosi con il corpo, abbiamo creato un sacco di cose e di necessità fisiche. Così il Bhagavatam dice: tasya pramattah nidhanam pasyann api na pasyati. Pramattah: la gente è matta, pazza. Sebbene veda che ogni cosa ha una fine, che tutto termina, continua a non "vedere": na pasyati. Perché? E' pramattah, pazza.
Tasya pramattah nidhanam pasyann apy na pasyati. Vedo che mio padre è morto, il padre di mio padre è morto, suo padre è morto e io morirò. Nello stesso modo mio figlio morirà e morirà mio nipote. E non torneremo più indietro. Una volta svanito questo corpo, non c'è possibilità di ritorno. Svanisce proprio come una bolla nell'oceano. Eppure la gente è interessata alle attività corporali. Perciò sono descritti come dei pramattah. Pra significa "proprio". Mattah significa "matto". La gente è proprio matta. E perciò pasyann api na pasyati: sebbene veda, non vede. Abbiamo visto che ogni cosa finirà. In passato abbiamo visto moltissimi imperi, tanti Napoleoni, tanti Alessandri Magni, tanti Gandhi: sono venuti e andati. Cosa ci si guadagna a essere un Alessandro Magno, un Gandhi, un Napoleone, un Hitler o un grande politico? Piuttosto, occupiamoci ora della realizzazione spirituale così da poter dare una soluzione completa ai problemi della vita.
Venite alla Festa della Domenica
BERGAMO, Villaggio Hare Krishna (da Medolago strada per Terno) CHIGNOLO D'ISOLA, Tel. 035/490706
BOLOGNA
Via Ramo Barchetta 2, Castagnolo Minore, BENTIVOGLIO
Tel. 051/863924
BRESCIA - Hare Krishna Club - via G. Rosa 17 - Tel. 030/7400995
CATANIA
Centro Culturale Govinda - Via San Nicolò al Borgo, 28
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FIRENZE
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San Casciano in Val di Pesa
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MACERATA
Centro Nityananda
Contrada San Paterniano, 4
POTENZA PICENA
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Via Tor tre teste, 142
Tel. 06/262913
SVIZZERA
Bellinzona - Fattoria Nandagrama -
Contone
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L'OSSERVATORE VEDICO
Commenti a fatti e avvenimenti del nostro tempo a cura di Goura Krsna dasa Giorgio Cerquetti
COMPUTER E YANTRA
Alle soglie del duemila, in piena era di sviluppo tecnologico (e purtroppo anche di inquinamento), mi è capitato talvolta di sentirmi fare questa critica: "...aderire, come fate voi, all'antica filosofia indiana vuol dire andare contro il progresso e la modernità, la società va avanti e voi andate indietro..."
Prima di rispondere a questa osservazione vorrei citare una notizia che viene dall'Unione Sovietica: "L'elaboratore svela la geometria di un simbolo indiano, l'impresa si era dimostrata impossibile con i normali strumenti. Il computer avrà inaspettati impieghi nell'analisi delle filosofie orientali e dei loro più antichi simboli.
Aleksej Kulaicev, ricercatore dell'Università di Mosca ha trovato l'algoritmo (ossia un programma) per riprodurre col calcolatore l'antico simbolo dello Sri Yantra. La figura è circolare e all'interno nove triangoli si intersecano formando una specie di stella con quattordici punte. Facile a dirsi, meno a realizzarsi, perché la costruzione si rivela assai complicata. Sarebbe la prova, secondo il matematico sovietico, dell'alto livello di cultura matematica raggiunto nell'antica India.
Lo Sri Yantra è una figura rituale della spiritualità vedica, ma in realtà gli yantra sono qualcosa di più di semplici schemi geometrici dice Kulaicev - essi infatti raffigurano simbologicamente una concezione filosofica antica che ha persino sorprendenti analogie con la scienza moderna, per esempio per quanto riguarda l'origine del cosmo". L'interesse dello scienziato per lo Sri Yantra fu destato da un amico, un fisico di Minsk, che una quindicina d'anni fa trovò la figura su una vecchia monografia.
"Mi colpì la rigorosa bellezza geometrica confida Kulaicev e cominciai a ridisegnarlo. Ma non era un lavoro semplice. Matita, riga e compasso non bastavano e ciò non fece altro che aumentare la mia curiosità. Non si può costruire lo Sri Yantra senza una profonda conoscenza della moderna algebra superiore, dell'analisi matematica e della geometria. Anzi, questa struttura è così complicata da richiedere calcoli laboriosi legati alla teoria delle equazioni, un argomento per il momento fuori delle stesse possibilità del computer". La macchina ha infatti dovuto svolgere più di cento milioni di operazioni per disegnare lo Sri Yantra. Eppure, come sottolinea Kulaicev gli elementi geometrici che entrano in gioco sono semplicissimi. Ma come poté comparire nell'antichità una cosa del genere? La domanda per ora non ha risposta. Come ha affermato l'orientalista sovietico Dega Deopik, tali disegni non sono mai stati analizzati con l'aiuto di metodi matematici e il lavoro di Kulaicev costituisce la prova di come essi possano essere impegnati con profitto. Dello stesso parere anche un altro storico sovietico, l'accademico Ivan Kovalcenko, per il quale si è aperto un nuovo capitolo che vede l'uso del computer nell'analisi dell'antica arte dell'India.
Possiamo con tutta certezza affermare che la scienza e la cultura dei Veda sono tutte da scoprire.
Gli antichi indiani possedevano prima degli altri popoli le fondamenta di parecchie branche della matematica, cioè dell'aritmetica, dell'algebra e della trigonometria.
Le nostre costruzioni attuali in questi rami della conoscenza scientifica sono basate su concetti teorici e pratici formulati in India qualche migliaio di anni fa.
La scienza dei Veda passò in Arabia e da qui venne comunicata, attraverso la mediazione degli italiani e degli spagnoli, all'Europa che stava ridestandosi nel rinascimento. Per molto tempo gli studiosi europei hanno attribuito agli arabi l'origine di queste scienze. Soltanto nel secolo decimottavo gli europei ebbero accesso ad alcune opere indiane, come la Lilavate e il Bijaganita di Bhaskara, e così scoprirono che tali scienze avevano un'origine indiana. Il merito degli arabi è solo quello di aver appreso queste conoscenze e di averle trasmesse ai popoli dell'Occidente. Il principale contributo degli indiani all'aritmetica è senza dubbio il numero zero. Essi usarono il simbolo zero nel sistema di notazione posizionale di scrittura dei numeri ed elaborarono la corrispondente aritmetica, lo consideravano come un numero col quale e sul quale si possono compiere operazioni aritmetiche.
Il termine sunya (zero) è molto antico e si trova anche nella letteratura vedica col significato di vuoto (abhava), insignificante (tuccha), incompleto (asampurna), e meno (una). La definizione dello zero è la seguente: "La somma di due quantità eguali ed opposte è zero, che non è né positivo né negativo, perciò esso viene presentato senza alcuna indicazione di segno".
Il numero zero, di per sé umile e senza pretese, ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo della scienza esatta così come noi la conosciamo oggi.
Un grazie sincero ai grandi saggi dell'antica India che avevano intuito e spiegato in modo chiaro e scientifico le verità fondamentali dell'universo, un altro grazie a Srila Prabhupada che all'età di settant'anni lasciò l'India per divulgare nel mondo la scienza e la cultura vedica.
Un ultimo grazie a tutti voi che state cercando di capire come sia importante guardare ad un certo passato per vivere meglio il futuro.
Se lo ritenete necessario usate pure il computer, vi aiuterà nei calcoli e nelle verifiche.
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Prima Merita, Poi Desidera
La conversazione che segue si è tenuta tra Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e alcuni suoi discepoli nel luglio 1975 a Denver. Ha inizio in automobile e prosegue all'esterno.
Srila Prabhupada: Ieri avevi avanzato l'idea che il corpo non è nient'altro che una macchina. Anche noi l'accettiamo. Nella Bhagavadgita è detto yantrarudhani il corpo è una macchina. La parola yantra significa macchina.
Ma hai anche fatto presente che il corpo cresce. Può una macchina come l'automobile crescere?
Devoto: Un'automobile che cresce? (ride) No, Srila Prabhupada.
Srila Prabhupada: Ma allora è una contraddizione. Il corpo è senz'altro una macchina, questa è una cosa accettata. Anche Krsna lo dice, quindi è vero, senz'ombra di dubbio. Il corpo è proprio una macchina complicata. Ma intanto il corpo cresce. Come può quindi essere una macchina?
Devoto: Nella Bhagavadgita il corpo è paragonato ad una macchina?
Srila Prabhupada: No, Krsna dice nella Bhagavadgita che il corpo è una macchina. Non dice che è paragonato a una macchina. E' davvero una macchina.
Devoto: Ma allora non può crescere perché una macchina non cresce.
Srila Prabhupada: Eppure cresce. Qual è quindi la soluzione?
Devoto: La risposta, credo, sia che il corpo cambia ad ogni istante.
Sala Prabhupada: Sì, prendi per esempio l'auto su cui stiamo viaggiando. E' semplicemente una macchina. Se volessi un'automobile più grande, potrei comprarne un'altra. Quest'auto non cresce di certo. Oppure, supponiamo che tu abbia un'automobile di grossa cilindrata e che questa sia troppo costosa da mantenere. Vorresti un'auto più piccola. Non potrai rimpicciolire la tua berlina e farla diventare un'auto più piccola. Dovrai acquistare un'altra auto. Nello stesso modo, un bambino non potrà avere rapporti sessuali con un corpo da bambino. Per godere del sesso, avrà bisogno di un altro corpo, di un corpo adulto. E' una cosa così semplice ma i mascalzoni non possono capire come la natura ci rifornisca di macchine diverse, di corpi diversi, ad ogni istante.
Devoto: Credo che tutto ciò vada oltre l'attuale livello di conoscenza scientifica. Srila Prabhupada: Sì, perché tutto succede automaticamente per l'inconcepibile energia di Krsna: parasya saktir vividhaiva sruyate svabhaviki jnanabalakriya ca. Le potenze di Krsna operano in modo così meraviglioso e così rapidamente da non accorgersi di come le cose procedano.
Per spiegare meglio come il nostro corpo muti a ogni istante, l'esempio della pellicola cinematografica è molto appropriato. Ogni piccolo fotogramma è diverso, ma quando il film viene proiettato non ce ne rendiamo conto. Sembra un'immagine che scorre ma in realtà, sotto sotto, ci sono moltissime differenti immagini. In un'immagine si vede che la mano è qua, nella successiva la mano è là e in quella dopo ancora è qua... Ma quando le immagini vengono mostrate rapidamente, sembra che la mano si muova. A ogni modo, non appena il proiettore si ferma, la mano è fissa in una posizione.
Quindi, se un comune filmato può creare questa illusione, quanto più grande potrà essere l'illusione creata dal sottile lavoro della natura e della macchina del corpo. La gente non sa che a ogni istante viene fornita di un corpo diverso. Come potrebbero dei mascalzoni saperlo? Non hanno cervello, questi ottusi mudha (pazzi) materialisti. Non possono capirlo. Ma è così che funziona. Io voglio una certa cosa, un certo tipo di corpo, e la natura lo provvede.
Devoto: Ma a volte si desidera un certo tipo di corpo o una certa abilità come saper suonare, eppure non saremo mai in grado di farlo.
Srila Prabhupada: Sì. Per avere un certo corpo dobbiamo avere un certo karma. Ora, Krsna può fare tutto ciò che vuole, ma voi non siete indipendenti come Lui. Voi dipendete dalla natura e la vostra posizione è insignificante. Ma Krsna, non appena lo desidera, può fare qualunque cosa. Lo dice anche la Bibbia: "Dio disse: 'La creazione sia!' E immediatamente vi fu la creazione. Ma voi non potete farlo. Voi potete desiderare qualcosa ma la natura vi darà ciò che meritate.
Devoto: Gli scienziati dicono che tutte le cellule del corpo vengono sostituite nel giro di sette anni.
Srila Prabhupada: Non ogni sette anni. Dal punto di vista medico, le cellule del sangue cambiano ad ogni istante.
Devoto: Sono completamente diversi?
Srila Prabhupada: Nel sangue vengono continuamente prodotte nuove cellule e le vecchie vengono distrutte. Quindi non si può dire che la macchina "corpo" cresca. E' un'affermazione fallace. In realtà cambiamo macchina ogni momento. (Scendono dall'auto) La natura materiale vi darà ciò che meritate. Potete desiderare qualcosa mentre in realtà meritate qualcos'altro. Quindi il desiderio non sarà esaudito. Per esempio, i mascalzoni impersonalisti dicono: "Io voglio diventare Dio". Ma questo desiderio non sarà mai esaudito. Quindi diciamo: "Prima merita, poi desidera".
Devoto: Dipende tutto dalle nostre qualifiche, vero?
Srila Prabhupada: Sì, la vostra posizione è infinitesimale. Quindi si può desiderare fino a un certo punto. Non si può dire "Diventerò l'Assoluto Universale". Questo è il difetto dei filosofi mayavada (impersonalisti). Poiché noi siamo spirito (aham brahmasmi) e anche il Supremo è spirito (parambrahman), dicono: "Sono qualitativamente tutt'uno con Dio, perciò sono tutt'uno con Lui sotto ogni aspetto". Una goccia d'acqua dell'oceano è fatta degli stessi ingredienti del grande Oceano Pacifico, è qualitativamente tutt'uno con l'oceano. Ma se una goccia d'acqua dell'oceano dicesse: "Voglio diventare l'oceano" non sarebbe possibile. Così quando comprenderemo di essere qualitativamente tutt'uno e quantitativamente minuscoli nei confronti del Supremo, sarà la perfezione.
SCHOPENHAUER
E IL VELO DI MAYA
Riflessioni parallele alla luce della conoscenza vedica.
di KRSNA CAITANYA DASA
Cenni biografici: Nato a Danzica il 22 febbraio 1788, nel 1809, dopo lunghi viaggi, Schopenhauer si iscrisse alla Facoltà di medicina di Gottingen e successivamente a quella di filosofia. Nel 1813 pubblicò l'importante studio su "La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente" (sua tesi di laurea). Avvicinandosi fin dal 1814 ai testi della civiltà indiana, egli lavorò intensamente al suo capolavoro, "Il mondo come volontà e come rappresentazione". Elemento costante e caratterizzante di Schopenhauer è quell'atteggiamento per cui egli è stato definito un disertore dell'Occidente, e cioè una forte predilezione per la religiosità e la mentalità indiana contrapposte all'umanesimo scientifizzante della cultura occidentale e europea.
"Avendo riconosciuto nella volontà l'essenza in sé del mondo e in tutti i fenomeni del mondo null'altro che l'oggettività di lei; avendo quest'oggettività perseguito dall'inconsapevole impulso delle oscure forze naturali fino alle più lucide azioni umane non vogliamo sfuggire alla conseguenza: che con la libera negazione, con la soppressione della volontà, vengono anche soppressi tutti quei fenomeni e quel perenne premere e spingere senza meta e senza posa, per tutti i gradi dell'oggettività nel quale e mediante il quale il mondo consiste; soppressa la varietà delle forme succedentisi di grado in grado, soppresso, con la volontà, tutto intero il suo fenomeno; poi finalmente anche le forme universali di quello, tempo e spazio; e da ultimo ancora la più semplice forma fondamentale di esso: soggetto e oggetto. Non più volontà, non più rappresentazione, non più mondo.
Davanti a noi resta invero che il nulla, ma quel che si ribella contro codesto dissolvimento nel nulla la nostra natura è anch'essa nient'altro che la volontà di vivere. Volontà di vivere siamo noi stessi, volontà di vivere il nostro mondo... Allora, in luogo dell'incessante, agitato impulso, in luogo del perenne passare dal desiderio al timore e dalla gioia al dolore; in luogo della speranza mai appagata e mai spenta, onde è formato il sogno di vita di ogni uomo ancora volente, ci appare quella pace che sta più in alto di tutta la ragione, quell'assoluta quiete dell'animo pari alla calma del mare, quel profondo riposo, incrollabile fiducia e letizia... invece di ammantare il nulla come fanno gli Indiani, in miti e parole come sarebbero l'assorbimento in Brahma, o il Nirvana dei buddisti. Noi vogliamo piuttosto liberamente dichiarare: quello che rimane dopo la soppressione completa della volontà è invero, per tutti coloro che della volontà ancora sono pieni, il nulla. Ma viceversa per gli altri, in cui la volontà si è distolta da se stessa e rinnegata, questo nostro universo tanto reale, con tutti i suoi soli, le sue vie lattee è esso, il nulla. " (Dalle ultime pagine de "Il mondo come volontà e rappresentazione").
Già nell'esperienza della diffusione del pensiero illuministico in Italia fra la seconda metà del Settecento, Pietro Verri aveva pubblicato un opuscolo intitolato: "Discorso sull'indole del piacere e del dolore" che precorreva una tesi fondamentale di Schopenhauer, ossia che il piacere sia assenza di dolore piuttosto che una sensazione positiva. Piacere quindi come momentanea cessazione del dolore. E' forse questo che ha contribuito in modo determinante a definire come pessimistica la filosofia di Schopenhauer. La valenza di questo preteso pessimismo ben sembrerebbe potersi definire con tutto quanto il nostro mira poi a tradurre nella filosofia del nulla, e lì gli agganci con l'induismo, con il buddismo, con le filosofie apparentemente negative e mai come in questo caso apparentemente è un avverbio appropriato visto che di apparenza si sta parlando.
La radice etimologica sanscrita del suono "maya" è nelle due sillabe "ma" (non) e "ya" (questo); maya quindi significa letteralmente "non questo", o potremmo forse dire meglio "ciò che non è; non questo"; Maya quindi è il filtro, è il velo davanti agli occhi, è quella lente colorata di rosso che ci fa apparire il mondo rosso. Il mondo però non è rosso, il mondo non è blu; è la nostra visione che è filtrata da un vetro rosso, da un vetro blu. Maya è quindi un filtro, una lente davanti ai nostri occhi, un velo. Il velo di maya va squarciato, infranto. Va tolta la visione di quello che non è, e finalmente apparirà la realtà per quello che è. In assenza di errore la realtà emerge. E' difficile chiamare pessimismo il principio di una potente affermazione di verità.
Schopenhauer parla di liberazione da ciò che è contingente dalla volontà, quindi dal dolore che questa volontà produrrebbe, anche attraverso l'arte, ma con valore limitato. Il vero superamento del dolore sarà di carattere etico e si raggiungerà mediante un progressivo abbandono della volontà di vivere, attraverso un procedimento ascetico che va oltre la giustizia, oltre la compassione (patire insieme) per giungere all'orrore della volontà di vivere, alla nonvolontà, alla noluntas. Questa noluntas sarà raggiunta con una serie di tecniche e di esercizi in cui la volontà spegne se stessa con il sacrificio, la povertà, la castità (in senso etimologico ascesi significa proprio questo). Si giunge così attraverso la pratica di talune virtù, che tra l'altro sono riconosciute tali anche nella tradizione dell'esperienza spirituale cristiana, a quello che è il Nirvana nel linguaggio filosofico del buddismo e a quello che è l'assorbimento nel Brahman impersonale nel linguaggio filosofico dell'induismo: la saggezza, quel nulla dove non si soffre più e l'uomo supera se stesso.
Vale la pena di ricordare che, se pure accomunati da un'analisi superficiale e riduttiva di gran parte della critica filosofica occidentale in riferimento a Schopenhauer, il Nirvana buddista e il Brahman nella visione induista sono realtà sostanzialmente differenti. Il Nirvana buddista annulla l'individualità; è la goccia che rientrata nel mare diventa mare e perde la sua caratteristica di goccia, così come avendo perso la propria caratteristica di goccia e, essendo il mare fatto di gocce, il mare non esiste e di quale mare stiamo parlando.
Nella visione che è propria dell'induismo nella sua corrente mayavada (impersonalista) la goccia, entrando nel mare, perde la sua individualità di goccia e il mare resta come una calma, vasta, indifferenziata realtà che è l'Uno originale (e quindi non la negazione dell'Uno come nel Nirvana buddista) da cui muovono il due e tutte le altre posizioni successive, e quale sarà mai il primo passo dell'uno se non la differenziazione negli individui. Ad onore del vero varrà la pena di aggiungere che nella visione classica del sistema filosofico che è proprio della conoscenza dei Veda, e quindi restiamo nel campo dell'induismo, il Brahman impersonale non sarebbe affatto la causa prima, ma piuttosto uno stato di consapevolezza, di coscienza, di realizzazione che prelude alla vera realizzazione che è quella della Suprema Personalità di Dio di cui questa diffusa radiosità impersonale, il Brahman, non sarebbe che la luminescenza esterna. Il bagliore della luce che emana da Dio.
Ma torniamo all'analisi della volontà. La volontà di vivere per Schopenhauer va annullata, perché la volontà di vivere, trappola dell'esistenza mossa dal desiderio di perpetuarsi alla ricerca di un improbabile appagamento, altro non sarebbe che, in realtà, la trappola tesa dall'ignoranza a precipitarci nella sofferenza. Nella filosofia della Bhagavadgita e dell'induismo questa volontà che genera sofferenza è identificata con la necessità di subire le reazioni mosse dalle nostre azioni. Nella filosofia induista il karma è quanto corrisponde, nel linguaggio della nostra dialettica occidentale, alla legge di causa ed effetto. Ad ogni azione corrisponde una reazione e nulla è altro che effetto di una causa precedente, che a sua volta diventa causa di un effetto che seguirà. L'errore all'inizio, il "peccato all'origine" che avrebbe precipitato l'essere, l'individuo, persona spirituale con caratteristiche di eternità, nel mondo del fenomenico del relativo, al prezzo della sofferenza (come non soffrire di una condizione relativa noi che saremmo eterni per natura?) è un errore di falsa identificazione. Credere di essere quello che non siamo e scordarci di essere quello che siamo. Ancora una volta "non questo, ciò che non è": maya, l'illusione.
Bhagavadgita 2.23: "Nessun'arma può spezzare l'anima, né il fuoco bruciarla, l'acqua non può bagnarla né il vento seccarla". Eppure noi temiamo giustamente ogni arma perché può ferirci, il fuoco perché può bruciarci, l'acqua perché può bagnarci e il vento perché può seccare tutto intorno a noi e quindi anche noi. Ma chi siamo noi? Siamo espressione di una presunta volontà di esistere, di essere, indipendentemente dalla nostra condizione originale, dalla nostra natura spirituale. Quindi nell'analisi dell'Induismo e della tradizione indiana in genere, il peccato originale è un gesto di errata identificazione, e la presunta volontà che esprime questo gesto altro non sarebbe che il subire il condizionamento dell'energia materiale, come di una spinta trainante messa in gioco con il senso della necessarietà di confrontare l'illusione nella sofferenza. L'essere che per errore si identificherà con una volontà di essere indipendente dalla relazione con il Signore Supremo dovrà sperimentare nella sofferenza e nella palestra dell'esperienza materiale (nel mondo che è proprio della materia) la sua illusione. Dovrà arrivare a concludere che "non è questo", definendo così, nella sua personale realizzazione, la comprensione dell'illusione e quindi quello che nell'immagine è definito squarciare il velo di maya.
Il nulla di cui parla Schopenhauer nella tradizione della filosofia indiana è il tutto di cui si riempie la comprensione in assenza di falsi giudizi. Nella tradizione spirituale orientale Lao Tse predicava l'utilità del vuoto come recipiente che si offre generosamente a riempirsi di contenuti. Il linguaggio, il ritmo e la genialità dell'osservazione orientale ribaltano completamente il dualismo del pieno e del vuoto e quindi dell'utilità. Come non riflettere su queste osservazioni: nel vuoto del vaso sta il senso dell'uso. Quel vuoto, quello spazio pieno di niente è il presupposto imprescindibile al contenere il contenuto e quindi alla nostra possibilità di goderne; come godere di un ottimo olio di oliva in mancanza del vuoto che un recipiente potesse offrire alla nostra capacità di conservarlo? Il ribaltamento delle categorie è una costante nella filosofia indiana.
ya nisa sarvabhutanam
tasyam jagarti samyami
yasyam jagrati bhutani
sa nisa pasyato muneh
"Quella che per tutti gli esseri è la notte diventa, per l'uomo che ha dominato i sensi, il tempo della veglia; quello che per tutti è il tempo della veglia è la notte per il saggio raccolto". (B. g. 2.69)
E' la vita ribaltata nei suoi interessi e nei tempi che si dispongono all'uso della stessa. O ancora (B. g. 2.27):
jatasya hi dhruvo mrtyur
dhruvam janma mrtasya ca
tasmad apariharye 'rte
na tvam socitum arhasi
"La morte è certa per chi nasce, e certa è la nascita per chi muore. Poiché devi compiere il tuo dovere, non dovresti lamentarti così". E qui è la reincarnazione, che una falsa volontà, e quindi un falso concetto di identificazione, costringe in una ruota perenne di nascita, malattia, vecchiaia, morte, nuova nascita, malattia, morte e così via nel samsara, il ciclo eterno di nascite e morti ripetute. Questo è il ciclo che il desiderio del nulla vuole interrompere. Desidero annullare la necessità di rinascere. Desidero annullare quella presunta volontà che in realtà è segno di un condizionamento che si rappresenta come necessario in virtù di desideri che non riesco a controllare e che quindi mi controlleranno, che non riesco a orientare e che quindi mi disorienteranno. Interrompere il ciclo della reincarnazione corrisponde, nella lettura classica dell'induismo, a sopprimere la volontà nel linguaggio di Schopenhauer. Interrompere la reincarnazione significa interrompere la matrice stessa della sofferenza perché la vita è sofferenza nei termini limitanti dell'esperienza che sa esprimere. Relativi. Noi che siamo esseri eterni, pieni di felicità e di conoscenza, come potremmo essere soddisfatti e quindi non soffrire nella prigione di un'esperienza limitata come quella che ci offre la coscienza intrappolata in un falso concetto d'identità che ci illude (non questo=maya) di essere esseri umani. Noi non siamo esseri umani, noi siamo esseri spirituali eterni venuti per una serie di circostanze ad "animare" corpi umani.
Il mondo come rappresentazione? Quindi, per Schopenhauer, al di là del mondo fenomenico che si svolge nello spazio e nel tempo ed è solo apparenza ingannevole, maya, c'è una realtà in sé, inconoscibile razionalmente, che però possiamo intuire immediatamente già nell'esperienza del nostro corpo come un'unica universale e irrazionale Volontà. La Volontà è un tendere inconsapevole senza altro scopo che perpetuarsi realizzandosi nella molteplicità dello spazio e nella precarietà del tempo, in realtà particolari, divise da forze e impulsi contrastanti.
Questa volontà nel sistema della filosofia indiana è lo svolgersi condizionante imprescindibile e invalicabile del condizionamento materiale. La natura materiale si svolge secondo un piano che non ha altro scopo che offrirsi come palestra all'esperienza condizionata dell'individuo che dovrà arrivare, al prezzo della sofferenza, a comprendere la necessità di arrendere questa "vitalità" illusoria alla comprensione del proprio ruolo eterno e spirituale nell'ambito dell'infinita relazione eterna con la Causa di tutte le cause. Quindi, quello che Schopenhauer coglie è una parte di procedimento che manca di un precedente sostegno causante. Schopenhauer parte dall'effetto dell'errata identificazione e delle conseguenze del relativo condizionamento credendo di partire da una realtà causata. mentre invece una conoscenza più approfondita del sistema filosofico induista avrebbe dato alla sua "volontà" il senso di un'altra necessità e quindi di un altro condizionamento. E ben ricordiamo in Schopenhauer quanto già aveva espresso nella sua opera giovanile che era stato preludio a "Il mondo come volontà di rappresentazione": "La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente", quindi ancora quella volontà che secondo Schopenhauer muoverebbe l'intero universo per analogia con quell'impulso che scopriamo presente in noi stessi mediante un puro atto di riflessione interiore; quella volontà che muove anche in assenza di una qualche precisa conoscenza (ad esempio gli istinti e le tendenze degli animali). Quella volontà che agisce anche in noi ciecamente tutte le funzioni "automatiche" del corpo, che nessuna conoscenza guida, tutti i processi vitali vegetativi, la digestione, la circolazione del sangue, le secrezioni, lo sviluppo, la riproduzione. Non solo le azioni del corpo, ma il corpo medesimo è in tutto e per tutto "fenomeno della volontà", volontà oggettivata, volontà concreta: tutto ciò che in esso accade deve quindi accadere per effetto di volontà, sebbene qui codesta volontà non sia diretta dalla conoscenza né determinata da motivi, ma agisca ciecamente in seguito a cause che in tal caso prendono il nome di "stimoli". Quella volontà va annullata; gli effetti di quella volontà vanno interrotti; il peso di quella volontà e la sofferenza che quella volontà esprimono vanno dissolti e vinti. Quella volontà alla luce dell'induismo è una volontà indotta dal condizionamento dell'ignoranza. E' quindi, come spiega la Bhagavadgita, 4.37:
yathaidhamsi samiddho 'gnir
bhasmasat kurute 'rjuna
jnanagnih sarvakarmani
bhasmasat kurute tatha
"Così come il fuoco ardente riduce in cenere il legno, jnanagnir, il fuoco della conoscenza riduce in cenere le relazioni delle attività materiali". Con l'espressione "tutte le reazioni delle attività materiali" dobbiamo intendere ogni forma di sofferenza. Il fuoco della conoscenza riduce in cenere la sofferenza così come il fuoco riduce in cenere il legno. Nel linguaggio dell'induismo sarà proprio la volontà, come frutto indotto dell'ignoranza, che dovrà essere bruciata, dissolta, in modo che possa determinarsi in quel momento finalmente la reale espressione di libertà, assoluta, absoluta, sciolta dal condizionamento dell'energia materiale.
Ho preso alcuni spunti sul concetto di illusione, maya. sulla volontà, sulla necessità, sul nulla della filosofia di Schopenhauer perché hanno stimolato in me riflessioni, considerazioni, ma anche il desiderio di portare, dal presupposto dell'esperienza spirituale che sto vivendo, un umile contributo di chiarezza ad accostamenti a volte superficialmente azzardati che il mondo della critica filosofica ufficiale ama fare fra Schopenhauer, induismo e buddismo, in mancanza a volte e si sente, e si legge, e si vede di una qualche precisa specificità, mancanza che può motivare affermazioni inesatte.
Vorrei concludere proponendo una riflessione sulla delusione che, nella tradizione dell'induismo, e nella logica del buonsenso, segue e può soltanto seguire l'illusione. La delusione è sofferenza, mentre l'illusione si presenta come un'ipotesi di felicità. Dovremmo quindi annullare, nel linguaggio di Schopenhauer, ogni pretesa illusione di felicità nel sacrificio della delusione. E' la delusione che dovremmo sacrificare annullando l'illusione. Ma forse qualcuno potrà mai definire questo una perdita? La spaventosa conclusione di un sistema pessimistico? Avvicinando a distanza il confine tra ciò che è e ciò che non è.
Libri
SRIMADBHAGAVATAM
Primo Canto: "La Creazione"
Questa è la continuazione della presentazione dello Srimad-Bhagavatam, il grande classico spirituale dell'India scritto 5000 anni fa da Krsna Dvaipayana Vyasa, e ora presentato in una nuova traduzione con il commento di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Lo SrimadBhagavatam fornisce la chiave perché l'umanità possa diventare unita nella pace, nella prosperità e nell'amicizia concentrandosi su una causa comune. Questa causa comune è l'unità spirituale di tutti gli esseri viventi, e lo SrimadBhagavatam presenta un'ideologia rivoluzionaria che è la base per la rispiritualizzazione della società. Nel mondo d'oggi non c'è mancanza di avanzamento scientifico, ciò che manca è la conoscenza della scienza di Dio. Quindi, in un mondo che soffre per la discordia universale, per l'ansietà e la confusione, non c'è letteratura più importante di questo radioso SrimadBhagavatam. Se volete ricevere l'intera serie di volumi dello SrimadBhagavatam scrivete alla BBT Italia.
CAPITOLO QUINTO
Narada istruisce Vyasadeva sullo
Srimad Bhagavatam
VERSO 1
suta uvaca
atha tam sukham asina
upasinan brhacchravah
devarsih praha viprarsim
vinapanih smayann iva
sutah: Suta; uvaca: disse; atha: di conseguenza; tam: a lui; sukham asinah: seduto comodamente; upasinam: a colui che è seduto vicino; brhat-sravah: altamente rispettato; devarsih: il grande rsi tra gli esseri celesti; praha: disse; viprarsim: al rsi tra i brahmana; vinapanih: colui che porta una vina nelle mani; smayan iva: sorridente in apparenza.
TRADUZIONE
Suta Gosvami disse:
Allora il saggio tra gli esseri celesti [Narada], comodamente seduto, come sorridendo si rivolge al rsi tra i brahmana [Vedavyasa].
SPIEGAZIONE
Narada sorride perché conosce bene il grande saggio Vedavyasa e il motivo della sua afflizione. Come spiegherà in questo capitolo, Vyasadeva si sente insoddisfatto perché non ha sufficientemente spiegato la scienza del servizio di devozione. Narada si è accorto di questa carenza e lo scontento di Vyasa lo conferma.
VERSO 2
narada uvaca
parasarya mahabhaga
bhavatah kaccid atmana
paritusyati sarira
atma manasa eva va
naradah: Narada; uvaca: disse; parasarya: o figlio di Parasara; maha-bhaga: colui che gode di una grande fortuna; bhavatah: il tuo; kaccit: forse; atmana: la realizzazione del sé; paritusyati: ciò soddisfa; sarirah: l'identificazione col corpo; atma: il sé; manasah: l'identificazione con la mente; eva: certo; va: o.
TRADUZIONE
Narada disse:
O Vyasadeva, figlio di Parasara, sei soddisfatto nell'identificare il tuo vero sé col corpo e con la mente?
SPIEGAZIONE
Narada suggerisce a Vyasadeva la causa della sua afflizione. Questi, come discendente di Parasara, grande e potente saggio, ha il privilegio di appartenere a una stirpe molto nobile, e non dovrebbe dunque provare un simile sconforto. Degno figlio di un illustre padre, non dovrebbe identificare l'anima col corpo o la mente, come farebbe un uomo qualsiasi, dotato di scarsa conoscenza. Non si può conoscere una gioia costante se non si è fermamente stabiliti nella realizzazione del se spirituale, situato al di là del corpo e della mente materiale.
VERSO 3
jijnasitam susampannam
api te mahadadbhutam
krtavan bharatam yas tvam
sarvarthaparibrmhitam
jijnasitam: perfettamente approfondito; susampannam: molto esperto; api: nonostante; te: il tuo; mahatadbhutam: grande e meraviglioso; krtavan: preparato; bharatam: il Mahabharata; yah tvam: ciò che tu hai compiuto; sarvaartha: tutti gli sviluppi; paribrmhitam: pieno di.
TRADUZIONE
Le tue domande approfondirono tutto, i tuoi studi furono completi e senza dubbio tu hai compilato una grande e meravigliosa opera, il Mahabharata, ricca di erudite spiegazioni vediche.
SPIEGAZIONE
Lo scoraggiamento di Vyasadeva non era certo dovuto a mancanza di conoscenza, perché durante i suoi studi aveva perfettamente approfondito le Scritture vediche al punto da diventare il compilatore del Mahabharata, così ricco di spiegazioni sui Veda.
VERSO 4
jijnasitam adhitam ca
brahma yat tat sanatanam
tathapi socasy atmanam
akrtartha iva prabho
jijnasitam: perfettamente approfondito; adhitam: il sapere acquisito; ca: e; brahma: l'Assoluto; yat: che; tat: questo; sanatanam: eterno; tathapi: nonostante ciò; socasi: tu ti lamenti; atmanam: sul sé; akrtaarthah: incompiuto; iva: come; prabho: o nobile personaggio.
TRADUZIONE
Tu hai perfettamente sviluppato l'argomento del Brahman impersonale e della conoscenza che ne deriva. Perché, nonostante tutto, o nobile personaggio, dovresti sentirti rattristato e incompleto?
SPIEGAZIONE
Il Vedantasutra, o Brahmasutra, compilato da Sri Vyasadeva, approfondisce pienamente l'aspetto impersonale della Verità Assoluta ed è accettato come il più elevato trattato di filosofia. Tratta dell'eternità e le sue spiegazioni sono molto sagge; nessun dubbio, dunque, sull'erudizione spirituale di Vyasadeva. Perché allora dovrebbe lamentarsi?
VERSO 5
vyasa uvaca
asty eva me sarvam idam tvayoktam
tathapi natma paritusyate me
tanmulam avyaktam agadhabodham
prcchamahe tvatmabhavatmabhutam
vyasah: Vyasa; uvaca: disse; asti: c'è; eva: certamente; me: di me; sarvam: tutto; idam: questo; tvaya: da te; uktam: detto; tathapi: e tuttavia; na: non; atma: anima; paritusyate: placa; me: la mia; tat: di cui; mulam: radice; avyaktam: impercettibile; agadhabodham: l'uomo dalla conoscenza illimitata; prcchamahe: chiedo; tva: a te; atmabhava: nato da sé (senza padre né madre materiali); atmabhutam: prole.
TRADUZIONE
Sri Vyasadeva disse:
Tutto ciò che hai detto di me è perfettamente giusto, tuttavia rimango turbato. Ti chiedo dunque qual è la causa profonda della mia insoddisfazione, poiché tu possiedi una conoscenza illimitata essendo figlio di colui che è nato da sé [Brahma].
SPIEGAZIONE
Nel mondo materiale tutti gli esseri sono profondamente radicati nella concezione che il corpo o la mente sia il vero sé. Perciò ogni conoscenza che viene diffusa in questo mondo si riferisce o al corpo o alla mente: questa è la causa principale di ogni forma d'infelicità. Questa verità, però, rimane spesso impercettibile anche ai più grandi eruditi in campo materiale. E' dunque necessario avvicinare un maestro come Narada se si desidera mettere fine a ogni stato di depressione. I versi seguenti spiegheranno ancora meglio l'importanza di questo punto.
VERSO 6
sa vai bhavan veda samastaguhyam
upasito yat purusah puranah
paravareso manasaiva visvam
srjaty avaty atti gunair asangah
sah: così; vai: certamente; bhavan: tu; veda: conosci; samasta: che include tutto; guhyam: segreto; upasitah: devoto di; yat: perché; purusah: il Signore Supremo; puranah: il più anziano; paravaresah: il controllore dei mondi materiali e spirituali; manasa: mente; eva: soltanto; visvam: l'universo; srjati: crea; avati atti: annienta; gunaih: dalle tre influenze della natura materiale; asangah: non legato.
TRADUZIONE
O maestro! Tu conosci tutto ciò che è misterioso perché adori Colui che crea e distrugge il mondo materiale, Colui che sostiene anche il mondo spirituale, l'originale Persona Divina, al di là delle tre influenze della natura materiale.
SPIEGAZIONE
Colui che s'impegna completamente nel servizio al Signore è la personificazione della conoscenza. Situato nella forma perfetta del servizio di devozione, tale devoto condivide anche le perfezioni del Signore Supremo, tra cui le otto perfezioni dello yoga (astasiddhi), che sono però solo un frammento della Sua sublime opulenza. Un devoto come Narada, esempio di essere individuale perfetto sotto tutti gli aspetti, pur restando subordinato al Signore Supremo può con la sua perfezione spirituale compiere ogni sorta di meraviglie, cosa da tutti ambita.
VERSO 7
tvam paryatann arka iva trilokim
antascaro vayur ivatmasaksi
paravare brahmani dharmato vrataih
snatasya me nyunam alam vicaksva
tvam: tua grazia; paryatan: viaggiando; arkah: il sole; iva: come; tri-lokim: i tre mondi; antahcarah: può entrare nel cuore di ciascuno; vayuh iva: come l'aria; atma: realizzato; saksi: testimone; paravare: in materia di causa ed effetto; brahmani: nell'Assoluto; dharmatah: sottomesso a regole di disciplina; vrataih: secondo un voto; snatasya: essendo stato assorto in; me: il mio; nyunam: difetto; alam: chiaramente; vicaksva: cerca.
TRADUZIONE
Tua grazia ha il potere di viaggiare ovunque nei tre mondi come il sole e, come l'aria, hai il potere di penetrare nel cuore di tutti gli esseri; in questo, tu eguagli l'Anima Suprema onnipresente. Ti prego dunque di scoprire qual è stato il mio sbaglio, sebbene io obbedisca a regole di disciplina e sia assorto nella Trascendenza.
SPIEGAZIONE
La realizzazione trascendentale, le attività pie, l'adorazione delle murti, la carità, la compassione, la nonviolenza e lo studio delle Scritture secondo severe regole di disciplina sono sempre di grande aiuto.
VERSO 8
sri narada uvaca
bhavatanuditaprayam
yaso bhagavato 'malam
yenaivasau na tusyeta
manye tad darsanam khilam
sri naradah: Sri Narada; uvaca: disse; bhavata: da te; anuditaprayam: praticamente non lodate; yasah: le glorie; bhagavatah: del Signore Supremo; amalam: senza macchia; yena: dalla quale; eva: certamente; asau: Lui, il Signore Supremo; na: non; tusyeta: è soddisfatto; manye: credo; tat: quella; darsanam: filosofia; khilam: inferiore.
TRADUZIONE
Sri Narada disse:
Tu non hai veramente descritto le glorie sublimi e pure del Signore Supremo. Ogni filosofia che non soddisfa i sensi trascendentali del Signore si deve considerare priva di ogni valore.
SPIEGAZIONE
L'essere individuale è l'eterno servitore dell'eterno maestro, il Signore Supremo: questa è la relazione naturale ed eterna che li unisce. Il Signore Si è moltiplicato in innumerevoli esseri individuali per accettare il loro servizio d'amore e solo questo scambio può soddisfare sia il Signore sia gli esseri individuali. Il grande erudito Vyasadeva ha ampiamente sviluppato le Scritture vediche, terminando con la presentazione della filosofia del Vedanta, ma nessuno di questi trattati glorifica direttamente il Signore Supremo. Le aride speculazioni filosofiche, anche se vertono sul tema trascendentale dell'Assoluto, sono ben poco attraenti se non glorificano direttamente il Signore. La realizzazione della Persona Divina rappresenta l'aspetto ultimo nella conoscenza dell'Assoluto. La realizzazione dell'Assoluto come Brahman impersonale o come Paramatma, l'Anima Suprema "localizzata", genera una felicità spirituale inferiore alla realizzazione delle glorie della Sua forma personale.
Sebbene sia l'autore della filosofia del Vedanta, o Vedantadarsana, Vyasadeva rimane turbato. Che genere di felicità spirituale possono dunque assaporare i lettori e gli ascoltatori del Vedanta senza la spiegazione diretta di Vyasadeva, il suo autore? Di qui la necessità per Vyasadeva di spiegare il Vedantasutra attraverso lo SrimadBhagavatam.
VERSO 9
yatha dharmadayas cartha
munivaryanukirtitah
na tatha vasudevasya
mahima hy anuvarnita
yatha: così come; dharmaadayah: i quattro principi della religione; ca: e; arthah: fini; munivarya: da te, o grande saggio; anukirtitah: descritti in modo elaborato; na: non; tatha: in quel modo; vasudevasya: del Signore Supremo, Sri Krsna; mahima: le glorie; hi: certamente; anuvarnitah: descritte con altrettanta insistenza.
TRADUZIONE
O grande saggio, tu hai esposto molto ampiamente i quattro principi fondati sulle attività pie, ma non hai dato altrettanta importanza alla descrizione delle glorie della Persona Suprema, Vasudeva.
SPIEGAZIONE
Sri Narada non tarda a fare la sua diagnosi: la causa profonda dell'insoddisfazione di Vyasadeva dipende dall'aver volontariamente trascurato di glorificare il Signore nei suoi diversi Purana. Nei suoi testi Vyasadeva ha descritto le glorie del Signore, Sri Krsna, ma senza dar loro l'importanza che ha attribuito alle attività pie, alla ricerca di ricchezze, al piacere dei sensi o alla liberazione. L'aderenza a questi quattro principi è di gran lunga inferiore alla pratica del servizio di devozione al Signore. Sri Vyasadeva, un autentico erudito, lo sapeva bene, tuttavia ha usato più o meno sconsideratamente il suo tempo prezioso invece di dare più importanza all'occupazione suprema, il servizio di devozione; di qui la sua delusione.
Questi insegnamenti ci mostrano che senza praticare il servizio devozionale nessuno può trovare la vera soddisfazione, come conferma chiaramente anche la Bhagavadgita. Dopo la liberazione, che rappresenta l'ultimo dei quattro principi menzionati sopra e fondati sulle attività pie, l'essere s'impegna nel puro servizio di devozione e si eleva così al piano della realizzazione spirituale, il brahmabhuta, dove trova finalmente la completa soddisfazione. Ma la soddisfazione rappresenta solo l'inizio della felicità trascendentale. Si deve prima compiere qualche progresso in questo mondo relativo e raggiungere l'equanimità, per potersi situare poi nel sublime servizio d'amore al Signore. Questo è l'insegnamento del Signore Supremo nella Bhagavad-gita. In conclusione, per mantenersi sul piano del brahmabhuta e accrescere il suo grado di realizzazione spirituale, Vyasadeva riceve da Narada il consiglio di descrivere ampiamente e con entusiasmo il sentiero del servizio di devozione, unico modo di liberarsi dal suo grave scoraggiamento.
VERSO 10
na yad vacas citrapadam harer yaso
jagatpavitram pragrnita karhicit
tad vayasam tirtham usanti manasa
na yatra hamsa niramanty usikksayah
na: non; yat: quel; vacah: vocabolario; citrapadam: decorativo; hareh: del Signore; yasah: le glorie; jagat: universo; pavitram: santificato; pragrnita: descritte; karhicit: appena; tat: quello; vayasam: corvi; tirtham: luogo di pellegrinaggio; usanti: pensano; manasah: gli uomini santi; na: non; yatra: dove; hamsah: gli esseri perfettamente realizzati; niramanti: gioiscono; usikksayah: coloro che abitano nel mondo spirituale.
TRADUZIONE
Le parole che non esprimono le glorie del Signore, sufficienti a rendere pura l'atmosfera dell'intero universo, sono considerate dalle persone sante come luoghi di pellegrinaggio per i corvi. Poiché abitano il mondo trascendentale, le persone perfettamente realizzate non trovano alcun piacere in esse.
SPIEGAZIONE
Il cigno e il corvo non hanno le stesse piume. Gli uomini di passione, votati agli atti interessati, sono paragonati ai corvi, mentre gli uomini santi, perfettamente realizzati, sono paragonati ai cigni. Le loro mentalità sono totalmente diverse. Il corvo cerca il piacere là dove si ammucchiano le immondizie, e altrettanto fa chi s'impegna, sotto l'influsso della passione, nell'azione interessata e cerca il suo piacere nel vino, nelle donne e in luoghi dove abbondano i piaceri dei sensi. Il cigno, invece, non trova alcun piacere negli incontri gracchianti dei corvi - riunioni, conferenze e simili cose. Lo si trova piuttosto nei luoghi dove regna un'atmosfera di pace spirituale, vicino ad acque trasparenti cosparse di fiori di loto multicolori che mettono in risalto la bellezza del paesaggio. Questa e la differenza tra i due uccelli.
La natura ha dotato le differenti specie viventi di mentalità diverse; non è quindi possibile metterle tutte sullo stesso piano.
(segue nel prossimo numero)
Luoghi Santi
IL MIRACOLO
DI MAYAPUR
L'incontro annuale dei devoti di Krsna nel luogo di nascita di
Sri Caitanya ispira il rinnovamento spirituale dell'umanità
A Mayapur,
la terra di Sri Caitanya,
situata nella pianura del
Gange a novanta miglia a
nord di Calcutta, sorge la sede
mondiale del Movimento per
la Coscienza di Krsna.
Gli incantevoli giardini e le
prime costruzioni del complesso di Mayapur (sotto)
forniscono un caldo
benvenuto ai visitatori.
Sri Caitanya Mahaprabhu,
Dio la Persona Suprema,
danzava e cantava a Mayapur
(a destra) e nelle zone
circostanti. Accompagnato
dai Suoi numerosi seguaci,
Sri Caitanya invitava tutti a
unirsi al canto dei Santi Nomi.
La visita ai luoghi dei passatempi del
Signore Caitanya rafforza nei devoti la
comprensione della natura eterna e
felice del Movimento per la Coscienza di
Krsna. Devoti remano lungo il fiume
Jalangi (a destra) durante un'escursione
alla casa di Bhaktivinoda Thakura,
grande guida del Movimento per la
Coscienza di Krsna, vissuto nel
diciannovesimo secolo. Nel corso del
festival che dura una settimana e che
celebra la nascita di Sri Caitanya, folle
impazienti di pellegrini (pag. a fianco)
provenienti da tutta l'India si accalcano
verso il tempio di Mayapur dove vengono
calorosamente accolte con cibo spirituale, libri trascendentali e il canto dei Santi
Nomi. La riva del Gange (alto a destra)
è per i devoti un luogo perfetto per
parlare delle glorie di Sri Caitanya.
Ogni primavera centinaia di devoti dell'ISKCON provenienti da tutto il mondo si riuniscono nel centro di Mayapur, nel Bengala Occidentale, per celebrare la nascita di Sri Caitanya Mahaprabhu. Sri Caitanya, che apparve a Mayapur nel 1486, è Dio, la Persona Suprema, Krsna Stesso che recita il ruolo di un Suo devoto per insegnarci che il piacere di servire Krsna è talmente grande che Krsna stesso desidera sperimentarlo. In quest'era di Kali (era di discordia e di ipocrisia), mentre molte persone ordinarie sostengono di essere incarnazioni di Dio ed esortano i loro discepoli a diventare Dio, la Persona Suprema Si presenta come umile servitore del Signore. Sri Caitanya raccomandò vivamente il canto dei santi nomi di Dio come mezzo più efficace per realizzarsi spiritualmente in quest'epoca e predisse che il canto del mantra Hare Krsna si sarebbe diffuso dall'India, dove Egli personalmente viaggiò e predicò, in ogni città e in ogni villaggio del mondo. Quattrocento anni più tardi Bhaktivinoda Thakura, grande devoto di Sri Caitanya, profetizzò che la gente di ogni angolo del mondo si sarebbe riunita a Mayapur per cantare Jaya Saci-nandana! Jaya Sacinandana!: "Tutte le glorie a Sri Caitanya, figlio di Saci".
Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatore e maestro spirituale dell'ISKCON, realizzò entrambe queste predizioni diffondendo il movimento Hare Krsna in Occidente e disponendo che i suoi discepoli si recassero a Mayapur ogni anno. Srila Prabhupada aveva in mente di edificare nelle campagne di Mayapur una prospera città spirituale, concentrata sul più grande tempio del mondo. Mayapur, spiegò, sarebbe stata famosa sia come centra internazionale di educazione spirituale sia come capitale del movimento Hare Krsna. Prima del 1977, anno della sua scomparsa, Prabhupada avviò la realizzazione pratica del progetto occupandosi della costruzione di due alberghi, grandi e moderni, per accogliere i visitatori occidentali. Questi due palazzi e l'elegante monumento in memoria di Srila Prabhupada che i suoi discepoli stanno attualmente costruendo, dominano oggi l'incantevole campagna di Mayapur.
I membri dell'ISKCON si recano al festival annuale non solo per visitare il più sacro dei luoghi di pellegrinaggio ma anche per promuovere programmi per l'espansione del Movimento per la Coscienza di Krsna per il futuro.
In questo periodo, la Governing Body Commission dell'ISKCON (G.B.C.) si incontra per discutere importanti problemi quali la stampa (in una quarantina di lingue) e la distribuzione dei libri di Srila Prabhupada, la costruzione di nuovi templi o il coordinamento del programma "Cibo per la vita". In questi incontri annuali i G.B.C. dedicano parecchio tempo alla preparazione dell'annuale celebrazione dell'apparizione di Sri Caitanya.
I gruppi di lavoro e i seminari su tutti gli aspetti della Coscienza di Krsna sono una ulteriore iniziativa del festival annuale. Devoti provenienti dai cinque continenti si riuniscono per scambiarsi idee ed esperienze sulla cucina devozionale, sulla pubblicazione di riviste, sull'adorazione delle Divinità, sulla conduzione dei templi e sulla presentazione della Coscienza di Krsna agli studenti, ai politici, alla stampa e alla gente in generale.
Srila Prabhupada ha offerto a tutti la scienza spirituale non settaria della Coscienza di Krsna che è in grado di aiutare gente di qualsiasi nazionalità e credo religioso a ristabilire la propria relazione d'amore eterna con il Signore Supremo. Sulla base di questa scienza uomini e donne, appartenenti agli ambienti più svariati, si riuniscono a Mayapur e concordano una strategia comune volta al rinnovamento spirituale dell'umanità.
Durante il festival migliaia di pellegrini indiani e bengalesi confluiscono al Centro dell'ISKCON per visitare il tempio e i giardini e per incontrare i devoti occidentali e sono sorpresi e felici di vedere come la cultura vedica abbia messo radici in Occidente. Sebbene l'India sia stata per lungo tempo famosa come la terra della religione e della cultura spirituale, non era mai accaduto che tanti Occidentali comprendessero e accettassero l'essenza degli insegnamenti Vedici: arrendersi a Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema. Srila Prabhupada diceva spesso che benché la cultura occidentale e la cultura orientale fossero diverse, la loro combinazione nel Movimento di Sri Caitanya Mahaprabhu avrebbe prodotto risultati meravigliosi. I visitatori di Mayapur osservano con gioia alcuni di questi risultati sia in ciò che riguarda il complesso del tempio che nella centinaia di devoti stranieri.
I devoti sono a loro volta deliziati nel vedere direttamente che in India il Movimento per la Coscienza di Krsna non ha soltanto una lunga storia ma anche oggi ha un travolgente seguito tra gli indiani. I devoti che predicano nei loro paesi scoprono che la maggior parte dei loro connazionali non ha mai sentito parlare di Sri Krsna o di Sri Caitanya, ha una scarsa comprensione del semplice modo di vivere spirituale e accoglie a volte i devoti di Krsna con diffidenza. Ma a Mayapur i devoti occidentali incontrano molti indiani che hanno praticato la Coscienza di Krsna fin dall'infanzia e che sono lieti di vedere degli occidentali adottare la cultura vedica. I devoti accolgono il flusso costante degli ospiti con libri e riviste in Hindi e Bengali e con una generosa distribuzione di gustoso krsna-prasadam (cibo offerto a Krsna).
Quando si avvicina il compleanno di Sri Caitanya, la folla aumenta fino a mezzo milione al giorno e l'incontro gioioso tra Occidente e Oriente continua per tutta la sera fino a notte.
Il festival, che dura una settimana, prevede escursioni mattutine in autobus, in barca oppure a piedi nei luoghi in cui si svolsero i passatempi di Sri Caitanya. Il luogo di nascita del Signore, la casa dove Si incontrava con i Suoi compagni per cantare in congregazione i santi nomi e le case degli altri Suoi compagni ricordano ai pellegrini l'importanza dell'apparizione del Signore Supremo in questo mondo materiale. Secondo la Bhagavad-gita, Sri Krsna discende ogniqualvolta la vera religione declina e l'irreligione avanza.
Vera religione significa obbedire alle leggi di Dio, e Dio stesso non viene per favorire un gruppo religioso particolare ma per ristabilire le Sue leggi per l'umanità. Lo Srimad Bhagavatam, la più eccelsa scrittura vedica, spiega che i quattro principi comuni a tutte le religioni sono la pulizia, la misericordia, l'austerità e la veridicità. La pulizia viene distrutta dal sesso illecito, l'austerità dall'intossicazione, la misericordia dalla macellazione degli animali la veridicità dal gioco d'azzardo. La vera religione non deve perciò consentire il sesso illecito, il consumo di carne, l'intossicazione e il gioco d'azzardo e deve allo stesso tempo promuovere la glorificazione del Signore Supremo. Se i membri delle religioni del mondo seguissero queste quattro regole essenziali e cantassero i santi nomi di Dio, tutte le dispute religiose e settarie finirebbero e il mondo otterrebbe la pace, la prosperità, la moralità e l'amore per Dio a cui tutte le religioni aspirano.
Visitare i luoghi in cui Sri Caitanya manifestò i Suoi passatempi serve a ricordare intensamente al devoto la Sua vita, i Suoi insegnamenti e lo scopo della Sua apparizione. Infatti, ascoltando le glorie di Sri Caitanya e vedendo la Sua dimora terrena, tutta l'atmosfera del festival di Mayapur è colma dell'intenso ricordo e della riconoscenza per Sri Caitanya che si combinano all'ammirazione di tutti per Srila Prabhupada che ha portato gli insegnamenti e la dimora del Signore a tutti gli esseri umano e che ha reso il festival di Mayapur una gioiosa esperienza trascendentale.
I devoti aspirano soltanto a condividere questa esperienza con tutti.
LA QUINTESSENZA
DEL LATTE
Il ghee (burro chiarificato) è l'elemento ideale per cucinare.
Si può facilmente fare a casa e cucinare piatti vegetariani per soddisfare Sri Krsna.
di VISAKHADEVI DASI
Il latte, alimento miracolo, produce formaggio, panna, yogurt, burro, e ghee (il liquido dorato nei due vasi).
Il ghee è il perfetto ingrediente per cucinare, dà un aroma così raffinato e irresistibile che si è guadagnato il soprannome di "liquido d'oro" da coloro che sono esperti nel cucinare per Krsna.
"Se non avete soldi mendicate, chiedete in prestito o rubate, ma in qualche modo procuratevi il ghee". Questo era il consiglio del grande ateo Carvaka Muni, che visse in India migliaia di anni fa.
Il ghee è burro chiarificato. Si ottiene dalla prima scrematura del latte, sbattendo la crema fino a quando diventa burro, e alla fine scaldando il burro molto lentamente fino a che tutta l'umidità evapora e le proteine solide si sono separate. Il risultato è il ghee, l'essenza del latte, di gran lunga il migliore tra tutti i prodotti per cucinare. Carvaka deve aver gustato il distinto sapore del ghee, vagamente dolce, delicato che sa di noce, che conferisce una irresistibile squisitezza persino a cibi più ordinari. Per lui, senza ghee non c'era buon cibo, e senza buon cibo di cui godere, a che cosa serviva vivere? Tuttavia sebbene Carvaka fosse un ateo convinto, non prese mai in considerazione di mangiare carne. Persino per Carvaka l'idea di mangiare della carne era barbarica. Perché tagliare la gola a una mucca quando si può semplicemente nutrirla con erba e foraggio e bere il suo sangue, trasformato nella più gradevole forma del latte? Dal latte si possono produrre panna, yogurt, formaggio, burro, buttermilk e ghee. E con il ghee si possono preparare centinaia di migliaia di piatti. Come pensava Carvaka, tutte le nostre necessità alimentari nutrizione, digeribilità, varietà e gusto possono essere soddisfatte in pieno se abbiamo ghee in abbondanza.
Il ghee è molto più del migliore condimento. Nelle cerimonie vediche come i matrimoni e le iniziazioni spirituali, il ghee è generosamente versato nel fuoco sacrificale. Infatti in un'era precedente, chiamata Tretayuga, i sacerdoti che conducevano il sacrificio versavano questo burro chiarificato in grande quantità sui fuochi sacrificali mentre santi eruditi cantavano melodiosamente e con precisione infiniti mantra (preghiere) sanscriti. Carvaka forse lo considerava uno spreco di "oro liquido". Ma queste elaborate cerimonie erano un mezzo per soddisfare il Signore Supremo, e quando il Signore è soddisfatto sono soddisfatte tutte le aspirazioni dei Suoi devoti. Quando Krsna vede che un devoto sta sinceramente cercando di soddifarLo, Egli contraccambia e fa scendere su di lui ogni benedizione.
Ma il Tretayuga è finito da lungo tempo. Ora per comprare anche solo un po' di burro si vuota il borsellino, e anche se una persona ha ghee in abbondanza, nella maggiore parte dei casi non si interessa di sacrifici vedici. D'altra parte, sarebbe comunque difficile cercare dei santi qualificati nel pronunciare i mantra in modo corretto.
Ma in quest'era di ipocrisia e discordia, gli stessi benefici che in passato si potevano ottenere offrendo grandi quantità di ghee nel fuoco sacrificale, si possono ottenere cantando i santi nomi di Dio, e specialmente il mahamantra (il grande canto della liberazione): Hare Krsna Hare Krsna Krsna Krsna Hare Hare / Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare. E con il ghee è disponibile, si possono cucinare dei piatti da offrire a Krsna. ("Tutto ciò che mangi", dice Krsna, "deve essere offerto a Me").
Il ghee che piace a Krsna ha molte qualità al di là del gusto delicato. Può essere portato ad alte temperature senza che bolla o faccia fumo, perché l'acqua (che bolle a 100° C) e le proteine solide (che bruciano a 115) sono state rimosse. Così oltre ad essere eccellente da mescolare a semplice cibo cucinato per valorizzarne sapore, il ghee è ideale per soffriggere, per fare stufati, e per friggere sia in padella che a immersione. Il ghee si conserva facilmente: ben chiuso, in un luogo fresco e asciutto, durerà 2 o 3 mesi; congelato anche 6 mesi.
Il ghee ha anche un alto contenuto di vitamina A. Così è utile sia per cucinare che come alimento dietetico. (Il latte e i prodotti del latte nella nutrizione umana a cura della Food & Agriculture Organizzation degli Stati Uniti dimostra che le proprietà nutritive del ghee lo collocano al di sopra degli altri grassi vegetali e animali). Per quel che concerne l'aumento di colesterolo non preoccupatevi se cucinate con il ghee. Ricercatori hanno dimostrato che mangiando ghee non si alza il tasso del colesterolo nel sangue.
Mentre state preparando il ghee per la prima volta il burro sta bollendo dolcemente e le proteine solide si stanno silenziosamente depositando potete meditare su un'analogia che una volta fece Srila Prabhupada: "Il ghee è presente nel burro, ma per ottenerlo si deve seguire il metodo di un cuoco esperto. Similmente, Krsna si trova in ogni cosa attraverso le Sue diverse energie, ma per realizzare la Sua presenza e sviluppare amore per Lui, dobbiamo seguire la procedura di un maestro spirituale autentico". Provate a cucinare con il ghee. Scoprirete in fretta perché Carvaka lo voleva a tutti i costi.
Fare il ghee non è né difficile né complicato, ma richiede tempo. Non esistono scorciatoie per preparare del ghee puro. Con un metodo veloce si può produrre qualcosa di simile al ghee, ma soltanto una lunga e lenta cottura fa evaporare completamente l'umidità dal puro grasso del burro, e il pallido liquido dorato, che si ottiene, acquisisce un sapore dolce e caramellato dal vago aroma di noce.
Qualsiasi tipo di burro (meglio non salato) di un supermarket produrrà del ghee superbo che aggiungerà una dimensione completamente nuova alla vostra cucina. (Sebbene sia possibile fare il ghee dal burro salato, il sale maschera l'aroma e rende le proteine separate dal ghee generalmente non utilizzabili come condimento speciale).
La tabella vi dà un'idea approssimata di quanto tempo occorre per preparare il ghee.
Peso
sul fuoco
500 g
1.00 ora ca.
1000 g
1.30 ora ca.
1500 g
2.00 ore ca.
2000 g
3.00 ore ca.
5000 g
5.30 ore ca.
Ghee
Occorrente:
Una casseruola pesante o una pentola a pressione da 5 litri; una schiumarola a maglie sottili o un cucchiaio di metallo largo (non scanalato); un mestolo; un setaccio largo o un colino, foderato con un tovagliolo di carta di buona qualità; un recipiente di metallo pulito (una pirofila o una pentola di terracotta) con un coperchio che chiuda bene; un piccolo contenitore per mettere le proteine solide.
1. Mettete da 0,5 a 2 Kg di burro in una larga e pesante casseruola. Riscaldatelo a fuoco medio, mescolando ogni tanto, fino a che il burro si scioglie e comincia a bollire. Quando la superficie del burro si copre di una schiuma leggera bianca, abbassate la fiamma al minimo. Fatelo bollire lentamente scoperto e indisturbato, fino a che le gelatinose proteine solide si siano raggruppate sul fondo della pentola e una crosticina sottile solida di un dorato chiaro si sia formata sulla superficie.
2. Con la schiumarola a trama fitta, togliete la crosta sottile che si è formata sulla superficie. Il tempo della cottura dipende dalla quantità, ma il ghee ideale
è pronto quando è chiaro come il cristallo e di colore pallido. Il ghee diventa scuro quando è stato cotto su una fiamma troppo alta o troppo a lungo. Potete anche raccogliere la schiuma mentre si forma e farla indurire e conservarla in un piccolo contenitore.
3. Con il mestolo versate il ghee chiaro nel vostro barattolo facendolo passare attraverso un setaccio largo o un colino foderati con un tovagliolo di carta di buona qualità. Quando sarete vicini alle parti solide sul fondo della pentola, fermatevi prima di disturbarle.
4. Versate una o due tazze di acqua fredda nella pentola e raffreddate per alcune ore, fino a che il ghee galleggia in superficie e forma uno strato solido. Potete tirarlo fuori in un unico blocco e lavarlo sotto l'acqua fredda corrente. Asciugate il ghee con un tovagliolo di carta e aggiungetelo a quello che è già stato filtrato.
5. Raffreddate il ghee a temperatura ambiente scoperto, conservatelo in un contenitore ermetico in un luogo fresco, buio e asciutto o nel frigorifero. Il ghee adeguatamente chiarificato, filtrato e conservato durerà per mesi.
6. Scartate l'acqua che resta nella pentola e riunite le parti solide rimaste sul fondo con la schiuma che avete raccolto dalla superficie del ghee. Potete usare queste parti da spalmare nei sandwich o mischiandole a vegetali cotti, minestre, o altri piatti. Conservate in frigorifero le parti solide dureranno solo 4 o 5 giorni, quindi usatele in fretta.
Ghee aromatizzato (masala ghee)
L'uso del ghee aromatizzato è forse il metodo più raffinato per speziare pietanze semplici o addirittura cibi crudi. Idealmente, i vegetali mangiati da bambini, anziani, o invalidi dovrebbero essere conditi con ghee aromatizzato per dare un intenso ma dolce sapore a piatti altrimenti insipidi. Proprio come potete immergere una stecca fresca di vaniglia durante la cottura di creme per liberarne l'aroma, potete aggiungere una radice di zenzero o di curcuma o semi aromatici di spezie selezionate al ghee mentre bolle dolcemente per liberare gli aromi che vi sono contenuti.
Quando estrarrete le spezie avrete un chiaro e aromatico olio riempito delle sottili sfumature degli aromi delle spezie. Il masala ghee si fa proprio come il ghee normale, perciò seguite semplicemente entrambe le ricette per il ghee date sopra, aggiungendo le spezie appena il burro si scioglie. Per esempio, per fare tre tazze di ghee condito, aggiungete semplicemente uno dei seguenti ingredienti a mezzo Kg circa di burro fuso e procedete poi come indicato sopra: un pezzetto quadrato da 3 cm. circa di radice di zenzero fresca affettata e sbucciata; due cucchiai di semi di cumino; un pezzo di circa tre cm. di radice di curcuma; da 1 cucchiaio a un cucchiaio e mezzo di grani di pepe nero; o due cucchiai di chiodi di garofano interi.
Assicuratevi di etichettare e datare il vostro masala ghee o non sarete più in grado di distinguerlo dal ghee semplice.
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IL CALENDARIO
VAISNAVA
Sri Gaurabda 505, 1991/92 d. C.
8 Ashtami; Apparizione di Srivasa Pandita.
12 Suddha Ekadasi: digiuno per Papamocani Ekadasi.
13 Dvadasi.
20 Pancami. Apparizione di Ramanujacaria
24 Apparizione di Sri Ramacandra, digiuno fino a mezzogiorno.
26 Suddha Ekadasi: digiuno per Kamada Ekadasi.
27 Dvadasi
HARE KRSNA
HARE KRSNA
KRSNA KRSNA
HARE HARE
HARE RAMA
HARE RAMA
RAMA RAMA
HARE HARE
La pratica del bhakti-yoga, il servizio di devozione, ha il potere di alleviare direttamente le sofferenze materiali dell'essere individuale, che d'altronde gli sono estranee. Ma per lo più gli uomini la ignorano, per questo il grande saggio Vyasadeva ha compilato queste scritture vediche che parlano della Verità Assoluta.
(Srimad Bhagavatam 1.7.6)
Srimad Bhagavatam (10 vol.)
il frutto maturo della Letteratura vedica che copre l'intera gamma della conoscenza umana e divina e spiega scientificamente la teologia vaisnava.
Sri Caitanyacaritamrta (8 vol.)
gli insegnamenti, la vita e i divertimenti trascendentali di Sri Caitanya Mahaprabhu, il più recente avatara di Krsna, apparso cinquecento anni fa.
La Bhagavadgita così com'è, le parole dell'Essere Supremo, Sri Krsna, l'ABC della vita spirituale.
Il Nettare della Devozione
la scienza completa del bhakti-yoga che spiega l'arte di amare e servire Dio.
Il Libro di Krsna
la vita e le attività del Signore durante la Sua permanenza su questo pianeta.
La scienza della realizzazione spirituale
una collezione di conferenze di Swami Prabhupada.
Gli insegnamenti di Sri Caitanya
che meglio spiegano l'aspetto personale della Verità Assoluta.
Gli insegnamenti di Kunti Devi
devozione e femminilità in una donna devota al Signore Supremo.
Gli insegnamenti di Kapila Deva
l'analisi usata come strumento per capire la conoscenza vedica.
La via della perfezione
una semplice spiegazione dello yoga adatto a tutti e nella nostra era.
Prabhupada Un Santo nel XX secolo
la biografia del fondatore del movimento Hare Krsna
La cucina degli Hare Krsna
l'aspetto culinario della più antica cultura del mondo, amica degli animali...
BHAKTIVEDANTA BOOK TRUST ITALIA
Per informazioni scrivere a: Bhaktivedanta Book Trust Italia, Via Bonazza 11, 50028 Tavarnelle Val di Pesa, FI, oppure presso il Centro Hare Krishna più vicino.
fine del numero di Marzo 1991.