Ritorno a Krishna
La rivista del movimento Hare Krishna
volume 2 n. 6
Giugno 1990
Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.
Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-Acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna arrivò in Occidente dall'India nel 1965, all'età di sessantanove anni, per soddisfare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna in Occidente.
In dodici anni ha pubblicato più di settanta volumi di traduzione e commento dei testi classici dell'india vedica.
I suoi libri, ora disponibili anche nella versione italiana, e in altre cinquanta lingue, sono stati adottati come testi di studio nelle maggiori università del mondo.
Viaggiando costantemente in Europa, America, Australia, Africa e Asia, Srila Prabhupada ha strutturato il suo movimento internazionale in una confederazione mondiale di asrama, scuole, templi e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana, in India, il luogo più caro a Sri Krsna.
I suoi discepoli portano avanti il movimento a cui lui ha dato vita.
RITORNO A KRISHNA
la rivista mensile dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna.
Quando Srila Prabhupada costituì questa Associazione a New York nel 1966, mise per iscritto gli obiettivi che essa si prefiggeva.
1. Diffondere sistematicamente il sapere spirituale in tutta la società ed educare ogni individuo alla pratica della vita spirituale per bilanciare lo scompenso di valori nel mondo attuale e raggiungere una pace e un'unità reali.
2. Diffondere la Coscienza di Krsna così come ci viene rivelata nella Bhagavadgita e nello Srimad-Bhagavatam.
3. Portare i membri dell'associazione a vivere insieme e avvicinarli a Krsna, l'Essere Supremo, promuovendo così l'idea, tra i membri e il resto dell'umanità, che ogni anima è una particella infinitesimale qualitativamente uguale a Dio, Krsna.
4. Insegnare e promuovere il movimento del sankirtana, il canto congregazionale dei Santi Nomi di Dio, come ci ha rivelato nei Suoi insegnamenti Sri Caitanya Mahaprabhu.
5. Erigere per i membri e per il resto della società un luogo dedicato ai divertimenti trascendentali e alla personalità di Krsna.
6. Unire i membri allo scopo di insegnare un modo di vivere più semplice e naturale.
7. Pubblicare e distribuire periodici, libri e altri scritti allo scopo di raggiungere i fini sopraelencati.
La rivista del movimento Hare Krishna
RITORNO
A KRISHNA
FONDATA NEL 1944
FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
DIRETTORE RESPONSABILE
Alida D'AmbrosioAli Krsna devi dasi
REDATTORE CAPO
Parabhakti dasi
REDATTORI
Giorgio CerquettiGoura Krsna dasa, Gitamrta devi dasi,
Param Guru dasa, Parabhakti dasi
TRADUZIONI
Prema Cintamani devi dasi, Parama Karuna devi dasi,
Parabhakti dasi, bhaktin Rosanna, bhaktin Nicoletta
COMPOSIZIONI
Ekacakra dasa, Mayapura devi dasi, Krsna Kanti dasa,
Lalita devi dasi, bhakta Ugo, bhakta Lorenzo
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Parabhakti dasi
AMMINISTRAZIONE
Nimai Pandita dasa
SERVIZIO ABBONAMENTI
Dananistha devi dasi
PRONUNCIA. La translitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo un metodo adottato internazionalmente. La a si pronuncia a chiusa. La a si pronuncia a, aperta e lunga. La i si pronuncia i lunga. La u si pronuncia u lunga. La j si pronuncia g dolce. La r si pronuncia ri. La s si pronuncia sc (come in scena), altrettanto s ma più sibilante. La h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (il suono sc è dolce); Caitanya si pronuncia Ciaitanya.
NOMI SPIRITUALI. I membri dell'I.S.K.CON., l'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, ricevono uno dei nomi di Krsna o di un Suo grande devoto seguito dal suffisso dasa (dasi per le donne) che significa "servitore". Per esempio il nome Krsna dasa significa "servitore di Krsna".
ABBONAMENTI. RITORNO A KRISHNA esce tutti i mesi escluso agosto. Per informazioni sugli abbonamenti scrivere a:
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RITORNO A KRISHNA Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89
VOL. 2 N. 6 Giugno 1990
Bhaktivedanta Book Trust Italia
Via Bonazza 12 50028 Tavarnelle Val di Pesa - FI
SELEZIONI E IMPIANTI: La Cromolito Milano
STAMPA: Arti Grafiche F.lli Fiorin S.p.A. Milano
VOL. 2, N° 6
PERCHÉ' KRSNA VIENE IN QUESTO MONDO?
Conferenza di Sua Divina Grazia Srila Prabhupada tenuta a Vrndavana nell'agosto del 1973
L'OSSERVATORE VEDICO
Fatti e commenti a cura di Goura Krsna dasa
Libri
SRIMADBHAGAVATAM
Continua la pubblicazione del più grande classico della spiritualità tradotto e commentato da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.
IL TEMPIO VEDICO
Architettura come yoga
L'APPARIZIONE DI SRI JAGANNATHA
Un affascinante episodio di storia vedica in occasione del suo anniversario
I dialoghi di Srila Prabhupada
AL DI LA' DEL SESSO
E DEL SIMBOLISMO
IL CALENDARIO VAISNAVA
LA FESTA DELLA DOMENICA
IN COPERTINA: Sri Jagannatha, Subhadra e Balarama
PERCHÉ' KRSNA
VIENE IN QUESTO
MONDO?
Agosto 1973, al Bhaktivedanta Manor nella campagna vicino a Londra.
Migliaia di ospiti (fra i quali l'Alto Commissario del Governo indiano) ascoltano
Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
che parla del giorno dell'apparizione di Krsna sulla terra.
Sua Eccellenza l'Alto Commissario, signore e signori, vi ringrazio per essere venuti qui a partecipare a questa cerimonia, Janmastami, l'avvento di Krsna. Nella Bhagavadgita (4.9) Krsna dice:
janma karma ca me divyam
evam yo vetti tattvatah
tyaktva deham punar janma
naiti mam eti so 'rjuna
"Colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività quando lascia il corpo non dovrà più rinascere nel mondo materiale, ma raggiungerà la Mia dimora eterna".
E' un dato di fatto che si possa fermare il ripetuto ciclo di nascite e morti e raggiungere lo stato di immortalità. Ma la civiltà moderna, i nostri grandi filosofi, i grandi politici e i grandi scienziati, non hanno alcuna idea del fatto che è possibile ottenere lo stadio di amrtatvam, l'immortalità. Noi tutti siamo amrta, immortali. Nella Bhagavadgita (2.20) è detto: na jayate na mriyate va kadacit: noi esseri viventi non moriamo mai e non nasciamo mai. Ajo nityah sasvato yam purano na hanyate hnayamane sarire. Ciascuno di noi è primordiale ed eterno, senza un inizio e senza una fine. E dopo la fine di questo corpo, noi non moriamo. Ma quando il corpo muore, dobbiamo accettare un altro corpo.
dehino 'smin yatha dehe
kaumaram yauvanam jara
tatha dehantarapraptir
dhiras tatra na muhyati
"Come l'anima incarnata passa, in questo corpo, dall'infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l'anima passa in un altro corpo all'istante della morte. L'anima realizzata non è turbata da questo cambiamento".
Al momento, in tutto il mondo, alla gente manca la conoscenza di questa semplice cosa: tutti noi esseri viventi siamo frammenti infinitesimali di Krsna; come Krsna, siamo eterni, siamo pieni di gioia e abbiamo conoscenza.
Krsna è descritto nella letteratura Vedica:
isvarah paramah krsnah
saccidanandavigrahah
anadir adir govindah
sarvakaranakaranam
"Il controllore supremo, la causa di tutte le cause è Krsna, la cui forma trascendentale è colma di eternità, conoscenza e beatitudine".(Brahmasamhita 5.1).
Krsna: quando dico Krsna intendo dire "Dio". A volte si sente dire che Dio non ha nome. E' vero. Ma il nome di Dio deriva dalle Sue attività.
Per esempio, Krsna accettò di essere figlio di Maharaja Nanda e di Yasodamayi ed anche di Vasudeva e Devaki. Naturalmente nessuno è in verità il padre o la madre di Krsna perché Krsna è il padre originale di tutti.
Ma quando Krsna viene qui, durante il Suo avvento, accetta dei devoti particolarmente elevati nel ruolo di padre e di madre. Krsna è adipurusam, l'originale. Adyam purana purusam navayauvanam ca: Egli è la persona originale.
Quindi Krsna dev'essere molto vecchio? No. Navayauvanam ca: sempre giovane. Ecco com'è Krsna. Quando Krsna era sul campo di battaglia di Kuruksetra, ne avete visto il dipinto, era come un ragazzo di venti, ventiquattro anni al massimo. Ma a quel tempo aveva già dei nipoti. Quindi Krsna è sempre giovane. Questo è dichiarato nella letteratura Vedica.
[La scienza dell'immortalità.
Cinquemila anni fa sul campo di battaglia
di Kuruksetra, in India, Krsna istruì
Arjuna. Sebbene Krsna sia il più antico,
Egli è eternamente giovane.
E possiamo esserlo anche noi.]
Ma se noi ci limitiamo a leggere la letteratura Vedica come una semplice formalità, ci sarà molto difficile capire chi è Krsna, sebbene tutti i Veda servano proprio a questo. Nella Bhagavadgita (15.15) Krsna dice: "Di tutti i Veda, ciò che deve essere compreso sono Io". Che significato ha studiare i Veda se non si capisce Krsna? Il fine ultimo dell'istruzione è quello di comprendere il Signore Supremo, il Padre Supremo, la Causa Suprema. Come è detto nel Vedanta-sutra, athato brahma-jijnasa "Adesso, nella forma umana di vita, è il momento di discutere la Suprema Verità Assoluta, il Brahman".
E cos'è il Brahman? Janmady asya yatah. Il Brahman è la forma da cui tutto emana. Quindi scienza e filosofia si propongono di scoprire la causa ultima di ogni cosa. E questo lo possiamo fare tramite la letteratura Vedica, cioè possiamo capire che Krsna è sarvakarana-karanam, la causa di tutte le cause.
Cercate di capire. Per esempio, io sono causato da mio padre, mio padre è causato da suo padre; egli è causato da suo padre che è causato da suo padre... In questo modo, se proseguite la ricerca, alla fine arriverete a qualcuno che è la causa che non ha causa. Anadir adir govindah: la causa che non ha causa è Govinda, Krsna.
Io posso essere la causa di mio figlio ma, allo stesso tempo sono il risultato di un'altra causa (mio padre). Ma la letteratura Vedica dice che Krsna è la persona originale, Lui non ha causa.
Questo è Krsna.
Perciò Krsna dice "Cerca di imparare la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività". L'avvento di Krsna è una cosa molto importante. Noi dovremmo cercare di capire Krsna, perché Egli appare, perché scende in questo mondo materiale, qual'è il Suo compito e quali sono le Sue attività. Se noi semplicemente cerchiamo di comprendere Krsna, quale sarà il risultato? Il risultato sarà tyaktva deham punar janma naiti mam eti so 'rjuna: otterremo l'immortalità.
Lo scopo della vita è amrtatvaya kalpate, ottenere l'immortalità. Così oggi, per l'avvento di Krsna, cercheremo di capire la filosofia di Krsna.
"Se siamo bramosi di pace..."
Sua Eccellenza parlava della pace. La formula della pace è qui nella Bhagavadgita, nelle parole di Krsna. Qual'è?
bhoktaram yajnatapasam
sarvalokamahesvaram
suhrdam sarvabhutanam
jnatva mam santim rcchati
"I saggi che Mi conoscono come fine ultimo di tutti i sacrifici e di tutte le austerità, Signore Supremo di tutti i pianeti e di tutti gli esseri celesti, amico e benefattore di tutti gli esseri viventi, ottengono la pace dalle sofferenze materiali" (5.29).
I politici ed i diplomatici cercano di stabilire la pace nel mondo. Abbiamo le Nazioni Unite e molti altri Organismi.
Lavorano per portare la vera pace e la tranquillità, per eliminare i dissensi tra gli uomini e tra le nazioni. Ma non succede niente. Non succede niente. L'errore sta alla radice. Tutti pensano: "Questo è il mio paese", "Questa è la mia famiglia", "Questa è la mia società", "Questa è la mia proprietà". Questo "mio" è un illusione. Nella letteratura Vedica è scritto: janasya moho 'yam aham mameti: questa filosofia "dell'io e del mio" è maya, illusione.
Quindi se volete uscire da questa maya, questa illusione, dovete accettare la formula di Krsna. Mam eva ye prapadyante mayam etam taranti te: chiunque si abbandoni a Krsna può facilmente superare ogni illusione. E' tutto spiegato nella Bhagavadgita, per darci una guida. Se noi accettiamo la filosofia della Bhagavadgita, così com'è, vi troveremo ogni cosa. La pace è lì, la prosperità è lì. E' certo.
Sfortunatamente non la accettiamo oppure la interpretiamo male. Questa è la nostra sventura. Nella Bhagavadgita (9.34) Krsna dice: manmana bhava mad-bhakto madyaji mam namaskuru. "Pensa sempre a Me, diventa Mio devoto, offriMi i tuoi omaggi". E' un compito così difficile? Qui c'è la Divinità di Krsna. Se pensate a questa Divinità, è poi così difficile? Voi venite al tempio e, proprio come fanno i devoti, offrite i vostri omaggi alla Divinità. Per quanto vi è possibile, adorate la Divinità.
Krsna non vuole le vostre proprietà. Krsna può essere adorato anche da un uomo poverissimo. Che cosa chiede? Dice: patram puspam phalam toyam yo me bhaktya prayacchati: "Se qualcuno Mi offre con devozione una foglia, un fiore, un frutto e dell'acqua, accetterò la sua offerta" (Bg 9.26).
Krsna non ha fame ma desidera che tu diventi Suo devoto. Questo è il punto principale. Yo me bhaktya prayacchati: OffriMi qualcosa, con amore e devozione". Questa è la cosa principale. Offri qualcosa a Krsna. Krsna non ha fame; Krsna provvede al cibo per tutti. Ma Krsna vuole il vostro amore, la vostra devozione. Perciò chiede un po' d'acqua, un frutto o un fiore. In questo modo manmana bhava madbhakto: puoi pensare a Krsna e diventare Suo devoto.
Non c'è alcuna difficoltà nel capire Krsna e nell'accettare la Coscienza di Krsna. Ma noi non lo facciamo, questa è la nostra malattia. Altrimenti non sarebbe affatto difficile. E appena diventiamo devoti di Krsna, possiamo capire la situazione dell'intero universo. La nostra filosofia bhagavata, la nostra filosofia della Coscienza di Krsna, è anche una specie di comunismo spirituale perché noi consideriamo Krsna quale padre supremo e tutti gli esseri viventi sono figli di Krsna. E Krsna dice sarvaloka-mahesvaram: Egli è padrone di tutti i pianeti. Perciò qualunque cosa esista, sia nel cielo che nell'acqua che sulla terra, tutto è proprietà di Krsna. E poiché siamo tutti figli di Krsna, ognuno di noi ha il diritto di utilizzare le proprietà di suo padre. Però noi non dovremmo fare soprusi nei confronti degli altri. Questa è la formula per la pace.
Isavasyam idam sarvam... ma grdhah kasyasvid dhanam: "Ogni cosa appartiene a Krsna e poiché siete figli di Dio, avete il diritto di usare le proprietà di vostro padre.
Ma non prendete più del necessario. Sareste puniti" (Isopanisad 1).
Se qualcuno prende più di ciò che gli occorre, è un ladro. Yajnarthat karmano nyatra loko yam karmabandhanah (Bg. 3.9): qualsiasi cosa si faccia, andrebbe fatta per la soddisfazione di Krsna. Dovremmo agire per Krsna, fare ogni cosa per Krsna.
Questo è ciò che insegniamo qui. Tutti qui abitiamo felicemente in questo tempio. Americani, indiani, inglesi, canadesi, africani, gente da diverse parti del mondo. Lo sapete. E non è così solo in questo tempio ma ovunque ci siano delle persone coscienti di Krsna, in qualsiasi parte del mondo. Krsna appare sulla terra per insegnare questa lezione.
Quando dimentichiamo questa filosofia, cioè che Krsna è il padre supremo, Krsna è il proprietario Supremo, Krsna è il Supremo beneficiario ed è il Supremo amico di tutti, quando ci dimentichiamo di questo, allora veniamo in questo mondo materiale, lottiamo per l'esistenza e combattiamo fra di noi. Questa è la vita materiale.
E non possiamo nemmeno avere alcun sollievo tramite i nostri politici, diplomatici, filosofi. Hanno tentato di tutto ma alla fin fine niente di ciò che hanno tentato è stato proficuo.
Prendete ad esempio le Nazioni Unite. Furono costituite dopo la seconda guerra mondiale e dicevano "Ora noi sistemeremo tutto pacificamente". Ma non è stato così.
Le lotte sono continuate, tra il Pakistan e l'India, o tra il Vietnam e l'America, o tra questo e quello. Politica mondana, diplomazia e filosofia, non è questo il metodo giusto.
Il metodo giusto è la Coscienza di Krsna. Tutti devono capire questo punto: noi non siamo i proprietari.
E' così Prendete l'America per esempio. Circa duecento anni fa gli immigranti europei non erano i proprietari. Qualcun'altro era il proprietario, e prima di loro qualcun'altro era proprietario o era una terra libera. Ma il vero proprietario è Krsna. Noi sosteniamo artificialmente: "è una mia proprietà". Ma dirlo è maya, illusione. Quindi Krsna appare per darci questa lezione. Krsna dice yada yada hi dharmasya glanir bhavati bharata: "Mio caro Arjuna, Io vengo ogni qualvolta ci sono discrepanze nel processo della vita religiosa" (B. g. 4. 7).
E cos'è il vero dharma, la vera vita religiosa? La semplice definizione di dharma è dharmam tu saksad bhagavat-pranitam: "La vera vita religiosa è quella spiegata direttamente da Dio, la Persona Suprema" (SrimadBhagavatam 6.3.19).
Per esempio, cosa intendete dire con il termine "legge civile"? "Legge civile" vuol dire "quanto detto dallo Stato". Non si può fare una legge dello Stato a casa propria. Non è possibile. Qualunque cosa il Governo dica è legge. Allo stesso modo dharma, la vita religiosa, significa la direzione indicata da Dio. Questa è la definizione pura e semplice di dharma. Se voi create del dharma, io creo del dharma o qualcun altro crea del dharma, tutti questi non sono dharma.
Perciò Krsna, al termine della Bhagavadgita, dice sarvadharman parityaija mam ekam saranam vraja: "Lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me" (Bg 18.66). Questo è il dharma, abbandono a Krsna. Qualsiasi altro "dharma" non è dharma. Altrimenti perché Krsna chiederebbe sarvadharman parityaija "Rinuncia a tutto"? Egli ha già detto: "In ogni era lo vengo per ristabilire i principi della religione". E in ultimo dice
che noi dovremmo abbandonare tutti i cosidetti principi religiosi che noi abbiamo creato. Tutti questi principi fatti dall'uomo non sono veri principi religiosi. Il vero dharma, la vera vita religiosa si riferisce a ciò che è detto da Dio. Ma noi non comprendiamo cos'è Dio e quali sono le Sue parole. Questo è il difetto della civiltà moderna.
Ma l'ordine è lì, Dio è lì, solo che noi non l'accettiamo. Allora com'è possibile che ci sia la pace? Tutto è lì, pronto. Ma noi non l'accettiamo.
Qual'è quindi il rimedio per la nostra malattia? Noi cerchiamo la pace ma non siamo disposti ad accettare proprio ciò che ci darà veramente la pace. Questa è la nostra malattia. Perciò questo movimento per la Coscienza di Krsna sta cercando di risvegliare nel cuore di tutti la Coscienza di Krsna assopita. Provate a pensare: quattro o cinque anni fa questi europei e americani non avevano mai sentito parlare di Krsna, come mai ora seguono la Coscienza di Krsna così seriamente? La Coscienza di Krsna è già lì, nel cuore di tutti. Deve solo essere risvegliata. E questo processo di risveglio è descritto nella Caitanyacaritamrta (Madhya 22.107)
nitya siddha krsnaprema 'sadhya kabhu naya
sravanadisuddhacitte karaye udaya
L'amore per Krsna, la devozione per Krsna, è nel cuore di ognuno ma lo abbiamo dimenticato. Così questo movimento per la Coscienza di Krsna intende semplicemente risvegliare quell'amore assopito offrendo a tutti la possibilità di sentir parlare di Krsna. Questo è il modo giusto.
Per esempio, quando siete addormentati devo chiamarvi ad alta voce: "Sig. Tal dei Tali! Tal dei Tali! Svegliati! C'è del lavoro da fare". Nessun altro organo di senso agisce mentre dormite. Ma l'orecchio sente. Perciò in questa età dove la gente è così degradata e non vuole ascoltare niente, se noi cantiamo questo mahamantra Hare Krsna sarà risvegliata la loro coscienza di Krsna. E' un fatto concreto. Quindi se noi desideriamo veramente la pace e la tranquillità in questa società allora dobbiamo essere molto seri nel cercare di comprendere Krsna. Questo è quanto vi chiedo. Non prendete il movimento per la Coscienza di Krsna alla leggera. Questo movimento può risolvere tutti i problemi della vita, tutti i problemi del mondo. Problemi sociali, politici, filosofici, religiosi, economici: tutto può essere risolto con la Coscienza di Krsna. Perciò noi chiediamo questo a tutti coloro che sono dei leader, come Sua Eccellenza che è qui presente: "Dovete cercare di capire questo movimento per la Coscienza di Krsna". E' molto scientifico ed è autorizzato. Non è una trovata mentale o un movimento sentimentale. E' un movimento molto scientifico. Chiediamo quindi a tutti i leader di tutti i Paesi: "Cercate di capire". Se siete sobri, se siete veramente ragionevoli, capirete che questo movimento per la Coscienza di Krsna è il più sublime movimento per il benessere dell'intera società umana.
L'illimitato, Infinito Piacere
Tutti possono venire, siamo pronti a discutere su questo argomento. Il fine ultimo della vita umana è di ottenere l'immortalità. Tyaktva deham punar janma naiti.
Questa è la nostra missione ma ce ne siamo dimenticati. Ci limitiamo a condurre una vita come i gatti e i cani, senza alcuna conoscenza del fatto che possiamo raggiungere una vita perfetta in cui non ci sarà più nascita e non ci sarà più morte. Noi non capiamo nemmeno che esiste la possibilità dell'amrtatvam, l'immortalità. Ma è senz'altro possibile. Nessuno vuole morire, diventare vecchio; o ammalarsi. Questa è la nostra tendenza naturale. Perché? Perché originariamente, nella nostra forma spirituale, non c'è nascita né morte né vecchiaia. Così dopo esser passati attraverso il processo evolutivo (esseri acquatici, piante, alberi, uccelli) quando veniamo finalmente in questa forma umana, dovremmo aver capito quale sia lo scopo della vita. Lo scopo della vita è amrtatvam, diventare immortali. E' possibile diventare immortali semplicemente diventando coscienti di Krsna. Lo dice Krsna. E' un fatto reale. Dobbiamo semplicemente capirlo. Janma karma ca me divyam evam yo vetti tattvatah. Se cerchi di capire Krsna con sincerità, allora tyaktva deham punar janma naiti: dopo aver lasciato questo corpo non dovrai prendere altri corpi materiali. Ma appena cominci a non prendere più corpi materiali, significa che sei diventato immortale. Il fatto è che, di natura, noi siamo immortali. Così Krsna appare, Krsna ci dice:
mamaivamso jivaloke
jivabhutah sanatanah
manahsastanindriyani
prakrtisthani karsati
"Voi siete immortali per natura. Quali anime spirituali, siete Miei frammenti. Io sono immortale, e quindi anche voi siete immortali. State cercando inutilmente di essere felici in questo mondo materiale" (Bg 15.7).
Avete cercato e cercato di trovare la felicità nella vita dei sensi attraverso moltissimi corpi, come gatti, cani, esseri celesti, alberi, piante, insetti. Quindi ora che avete una forma umana dotata di un'intelligenza superiore, cercate di capire Krsna.
Nayam deho dehabhajam nrloke kastan kaman arhate vidbhujam ye (Bhag. 5.5.1.): lavorare duramente come cani e porci per la gratificazione dei sensi non è l'ambizione della vita umana; la vita umana serve per un po' di austerità. Tapo divyam putraka yena sattvam suddhyet: dobbiamo purificare la nostra esistenza, questa è la missione della vita umana. Perché devo purificare la mia esistenza? Brahmasaukyam tv anantam: perché così raggiungerò la realizzazione spirituale, il piacere e la felicità e infiniti e senza limiti. Questo è il vero piacere, la vera felicità.
ramante yogino 'nante
satyanandacidatmani
iti ramapadenasau
param brahmabhidhiyate
"I mistici traggono illimitati piaceri trascendentali dalla Verità Assoluta, e perciò la Suprema Verità Assoluta, Dio la Persona Suprema, è anche conosciuta come Rama" (Padma Purana). Tutti i grandi santi in India hanno coltivato questa conoscenza spirituale così bene e con una tale completezza. Prima la gente andava in India per scoprire qualcosa sulla vita spirituale. C'è andato perfino Gesù Cristo. Eppure noi non ne approfittiamo. Questa letteratura e queste indicazioni non sono solo per gli indiani o per gli hindu o per i brahmana. No. Sono per tutti perché Krsna dice aham bija-pradah pita: "Io sono il padre di tutti". Perciò Egli è desideroso di renderci felici, sereni. Proprio come un padre desidera vedere i propri figli ben sistemati e felici, allo stesso modo Krsna vuole vedere ciascuno di noi ben situato e felice. Perciò a volte Krsna viene. Questo è il motivo della Sua venuta.
Grazie.
L'Osservatore
Vedico
Commenti a fatti e avvenimenti del nostro tempo
a cura di Giorgio Cerquetti Goura Krsna dasa
BUONA LETTURA
Probabilmente oltre a questa rivista avete anche qualche volume dei "Grandi Classici dell'India".
Questi libri contengono una conoscenza fondamentale di alto valore spirituale e storico.
Il vero problema, a detta di alcuni, è trovare il tempo per leggere questi libri, che almeno a prima vista sembrano così belli e interessanti.
Vi auguriamo "Buona lettura!" e vi chiediamo di trovare un po' di tempo: ne vale la pena.
Molte delle informazioni contenute in questi libri si sono perse nel corso dei secoli ed abbiamo la fortuna di ritrovarcele tutte qui, in italiano, a nostra disposizione.
Negli ultimi anni nella lista delle angosce è nata quella dell'informazione; quelli che soffrono di più di questa "angoscia" sono gli americani, e non a caso Srila Prabhupada iniziò le sue attività missionarie in Occidente proprio in America.
Ogni anno l'americano medio è letteralmente attaccato da ondate di dati ed informazioni, cinquantamila libri diversi vengono stampati e diffusi insieme a millesettecento quotidiani e novemilaseicento riviste.
La domenica, quando non si lavora e si ha quindi più tempo per leggere, si arriva all'esagerazione. Il "New York Times" domenicale è un quotidiano così grosso, carico di inserti e pubblicità che a volte ci vorrebbe una carriola per portarselo a casa. L'edizione record uscì il 13 novembre 1987: aveva 1612 pagine, dodici milioni di parole e pesava sei chili.
I sociologi hanno calcolato che anche l'edizione feriale del "New York Times'', più snella, offre più informazioni di quelle che un cittadino medio raccoglieva in un'intera vita nell'Inghilterra del diciassettesimo secolo.
L'uomo contemporaneo superinformato soffre, è spesso incerto e smarrito, perché ancora mancano all'umanità, e le sono mancate per molti secoli, le informazioni che avevano i saggi in India cinquemila anni fa.
Penso che una cura contro "l'ansia" da informazione sia la distribuzione intelligente delle "informazioni" essenziali, quelle che sopravvivono alla morte e vanno bene in ogni tempo, luogo e circostanza.
I "drogati" della notizia, quelli che di prima mattina attaccano con il giornale e chiudono la sera con il Telegiornale, dovrebbero riflettere sulla validità e l'utilità delle notizie che vengono sganciate sulla gente a mo' di bombardamento. Se aumentano i mezzi di comunicazione, telefono, telex, televisione, radio, stampa, computer, ma non la qualità di ciò che viene comunicato presto si genererà il fenomeno opposto, la delusione da notizia.
Già l'autorevole "Washington Post", quotidiano della capitale americana, denunciava questa tendenza: "Ci scrivono spiegando che hanno disdetto l'abbonamento per la frustrazione di non fare in tempo a leggere tutto il giornale".
Sta nascendo anche un nuovo analfabetismo, sono in aumento quelli che, pur sapendo leggere, si rifiutano di affrontare un libro, o di sfogliare una rivista.
Il bombardamento di informazioni rischia di creare un rifiuto da sovraccarico.
Si dà uno sguardo al giornale, si sfoglia una rivista, si acquistano dei libri, tutto però rimane in superficie.
Un'occhiata giornaliera e fugace alla realtà giusto per non rimanere indietro. Cade l'impegno, diminuisce l'intensità, pochi vogliono andare in profondità. Gli Hare Krsna fanno "notizia" perché si alzano prima dell'alba, pregano, meditano e leggono i testi vedici.
Anche i giornalai si alzano presto, molte edicole sono già aperte prima del sorgere del sole.
Domani mattina prima di uscire da casa, apri la Bhagavadgita, leggi il dialogo tra Krsna e Arjuna.
Facilmente troverai un rimedio alla massa di informazioni che ci entrano nella mente lasciandola però sempre affamata.
Non leggere in fretta, esamina attentamente quello che viene detto e, se ha senso, faccelo sapere.
IL BRODO BIOLOGICO
"L'uomo è nato dal mare, da un "brodo biologico" formatosi a suo tempo negli oceani della giovane Terra.
E i tessuti che compongono il nostro corpo sono formati da materiali organici comunissimi, come gli amminoacidi. E' difficile ammetterlo ma è così".
Questo brano fa parte di un libro di Albert Ducrog "La macchina meravigliosa" che spiega scientificamente il corpo umano e le sue origini.
L'autore parla di un "brodo biologico" da cui tutti noi umani avremmo, in un lontano passato, avuto origine e conclude dicendo che è "così" anche se è difficile ammetterlo.
Questi "brodi biologici" sono veramente difficili da digerire per chi vuole una spiegazione scientifica, ad ogni modo giudicate voi: ci vuole più fede nel credere in una intelligenza creatrice superiore o nel "brodo biologico"?
Libri
SRIMADBHAGAVATAM
Primo Canto: "La Creazione"
Questa è la continuazione della presentazione dello Srimad-Bhagavatam, il grande classico spirituale dell'India scritto 5000 anni fa da Krsna Dvaipayana Vyasa, e ora presentato in una nuova traduzione con il commento di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Lo SrimadBhagavatam fornisce la chiave perché l'umanità possa diventare unita nella pace, nella prosperità e nell'amicizia concentrandosi su una causa comune. Questa causa comune è l'unità spirituale di tutti gli esseri viventi, e lo SrimadBhagavatam presenta un'ideologia rivoluzionaria che è la base per la rispiritualizzazione della società. Nel mondo d'oggi non c'è mancanza di avanzamento scientifico, ciò che manca è la conoscenza della scienza di Dio. Quindi, in un mondo che soffre per la discordia universale, per l'ansietà e la confusione, non c'è letteratura più importante di questo radioso SrimadBhagavatam. Se volete ricevere l'intera serie di volumi dello SrimadBhagavatam scrivete alla BBT Italia.
CAPITOLO TRE
Krsna è la fonte di tutti gli avatara
Gli altri quattro gruppi riguardano l'evoluzione spirituale: quello degli studenti, dei capifamiglia, di coloro che si sono ritirati dalla vita familiare e sociale, e infine di coloro che hanno abbracciato l'ordine di rinuncia. Tra questi gruppi, quello dei sannyasi, che vivono nella rinuncia, è considerato il più elevato perché i suoi membri agiscono, per natura, come maestri spirituali di tutti gli altri gruppi. Il sannyasa comporta quattro tappe verso la perfezione spirituale, dette rispettivamente kuticaka, bahudaka, parivrajakacarya e infine paramahamsa, che rappresenta il più alto grado di perfezione ed è rispettato da tutti gli altri gruppi della società.
Maharaja Rsabha, figlio del re Nabhi e di Merudevi è un avatara; egli insegnò ai suoi figli come seguire la via della perfezione praticando il tapasya, che purifica la nostra esistenza e ci conduce alla felicità spirituale, eterna e in continua espansione. Tutti cercano la felicità, ma nessuno sa dove trovare la felicità eterna e infinita. Gli sciocchi tentano di sostituire a questa felicità reale il piacere dei sensi, dimenticando che la felicità materiale è anche alla portata di cani e porci. Nessun animale, di nessuna specie, è privo del piacere dei sensi; al contrario, tutti, compresi gli uomini, possono goderne abbondantemente. La forma umana, tuttavia, non è fatta per una felicità così a buon mercato. L'uomo è destinato alla felicità eterne e infinita della realizzazione spirituale. La realizzazione spirituale si raggiunge con il tapasya, cioè accettando volontariamente di seguire la via dell'austerità e della rinuncia ai piaceri materiali. Colui che è stato educato ad astenersi da ogni piacere materiale è detto dhira, ossia non turbato dai sensi. Solo i dhira possono abbracciare l'ordine di sannyasa e superarne gradualmente le tappe fino a raggiungere il grado di paramahamsa, che è rispettato da tutti i gruppi della società. Il re Rsabha diffuse dunque questi insegnamenti ed egli stesso, alla fine, si distaccò completamente da tutti i bisogni del corpo. Ciò è molto raro, e non deve essere imitato artificialmente dagli stolti, bensì ammirato da tutti.
VERSO 14
rsibhir yacito bheje
navamam parthivam vapuh
dugdhemam osadhir vipras
tenayam sa usattamah
rsibhih: dai saggi; yacitah: pregato dai; bheje: accettò; navamam: nono; parthivam: il reggente della Terra; vapuh: corpo; dugdha: estraendo; imam: tutti questi; osadhih: prodotti della terra; viprah: o brahmana; tena: per; ayam: questo; sah: Egli; usattamah: meravigliosamente attraente.
TRADUZIONE
O brahmana, il nono avatara, apparso in risposta alla preghiera dei saggi, fu il re Prthu. Egli coltivò la terra per trarne diversi prodotti, rendendo così l'intero pianeta bello e attraente.
SPIEGAZIONE
Prima dell'avvento di Prthu Maharaja, sulla Terra regnava il caos più completo a causa del cattivo governo e della vita corrotta del re, suo padre. Di fronte al disastro, i saggi e i brahmana, che formano la classe pensante della società, non solo pregarono il Signore di scendere sulla Terra, ma spodestarono il re empio. Il re dev'essere virtuoso e provvedere al benessere di tutti i cittadini; se trascura il suo dovere, il gruppo degli intellettuali ha il dovere di detronizzarlo. I brahmana, però, non occupano mai il trono, perché hanno doveri ben più importanti da compiere per il bene di tutti. Invece di occupare il trono, i saggi e i brahmana pregarono il Signore di apparire, ed è così che venne Maharaja Prthu. I veri saggi o i brahmana qualificati non aspirano mai a posizioni politiche.
Prthu Maharaja rese produttiva la terra, così i cittadini furono felici di avere un re tanto buono e la Terra stessa divenne bella e attraente agli occhi di tutti.
VERSO 15
rupam sa jagrhe matsyam
caksusodadhisamplave
navy aropya mahimayyam
apad vaivasvatam manum
rupam: forma; sah: Egli; jagrhe: prese; matsyam: di pesce; caksusa: Caksusa; udadhi: acqua; samplave: inondazione; navi: sul vascello; aropya: tenendo; mahi: la Terra; mayyam: sommersa; apat: protesse; vaivasvatam: Vaivasvata; manum: Manu, il padre dell'umanità.
TRADUZIONE
Quando sopraggiunse l'inondazione totale dopo l'era di Caksusa Manu e il mondo intero fu completamente sommerso dalle acque, il Signore assunse la forma di un pesce e protesse Vaivasvata Manu facendolo salire su un vascello.
SPIEGAZIONE
Secondo Sripada Sridara Svami, il commentatore originale del Bhagavatam, questa devastazione non sopraggiunge sempre alla fine di ogni era di Manu. Quella a cui si riferisce il verso si verificò solo per mostrarne la meraviglia al fedele Satyavrata. Ma Sri Jiva Gosvami ha provato in modo definitivo, sulla base di Scritture che hanno autorità in materia, come il Visnudharmottara, il Markandeya Purana e lo Harivamsa, che si scatena sempre un diluvio alla fine del regno di ogni Manu. E Srila Visvanatha Cakravarti avvalora le affermazioni di Srila Jiva Gosvami ricorrendo al Bhagavatamrta. Comunque, all'epoca indicata nel verso, il Signore apparve per mostrare un favore speciale al Suo devoto Satyavrata.
VERSO 16
surasuranam udadhim
mathnatam mandaracalam
dadhre kamatharupena
prstha ekadase vibhuh
sura: i teisti; asuranam: degli atei; udadhim: l'oceano; mathnatam: frullando; mandaracalam: la collina Mandaracala; dadhre: sostenne; kamatha: di una tartaruga; rupena: nella forma di; prsthe: corazza; ekadase: undicesimo; vibhuh: il grande.
TRADUZIONE
L'undicesima manifestazione del Signore fu l'avataraTartaruga. La Sua corazza servì da perno alla collina Mandaracala, che gli esseri celesti e gli esseri demoniaci adoperarono per frullare l'oceano di latte.
SPIEGAZIONE
Un giorno, gli esseri celesti e gli esseri demoniaci dell'universo tentarono di frollare l'oceano di latte per ottenere un nettare che, una volta bevuto, li avrebbe resi immortali. E per frullarlo usarono la collina Mandaracala, immersa nell'oceano e sostenuta dalla corazza dell'avataraTartaruga.
VERSO 17
dhanvantaram dvadasamam
trayodasamam eva ca
apayayat suran anyan
mohinya mohayan striya
dhanvantaram: l'avatara di nome Dhanvantari; dvadasamam: dodicesimo; trayodasamam: tredicesimo; eva: certamente; ca: e; apayayat: diede da bere; suran: agli esseri celesti; anyan: altri; mohinya: di una bellezza angelica; mohayan: affascinante; striya: nella forma di una donna.
TRADUZIONE
Il dodicesimo avatara fu Dhanvantari. Il tredicesimo affascinò gli esseri demoniaci assumendo l'aspetto di una donna dalla bellezza squisita, che fece bere il nettare agli esseri celesti.
VERSO 18
caturdasam narasimham
bibhrad daityendram urjitam
dadara karajair urav
erakam katakrd yatha
caturdasam: quattordicesimo; narasimham: l'avatara mezzo uomo e mezzo leone; bibhrat: apparve; daityaindram: il re degli asura; urjitam: possente; dadara: dilaniò; karajaih: con le unghie; urau: sulle ginocchia; erakam: fuscello; katakrt: carpentiere; yatha: proprio come.
TRADUZIONE
Il quattordicesimo avatara fu Nrsimha, che squarciò con le Sue unghie il possente corpo dell'ateo Hiranyakasipu, come un carpentiere spezza un fuscello.
VERSO 19
pancadasam vamanakam
krtvagad adhvaram baleh
padatrayam yacamanah
pratyaditsus tripistapam
pancadasam: quindicesimo; vamanakam: il brahmana nano; krtva: assumendo la forma; agat: si recò; adhvaram: luogo del sacrificio; baleh: del re Bali; padatrayam: soltanto tre passi; yacamanah: chiedendo; pratyaditsuh: con l'intenzione di riprendere; tripistapam: il regno dei tre sistemi planetari.
TRADUZIONE
Il quindicesimo avatara fu Vamana, il brahmana nano che Si recò sul luogo del sacrificio preparato da Bali Maharaja. Aveva l'intenzione di riprendere i tre mondi, tuttavia chiese solo un territorio di tre passi.
SPIEGAZIONE
Il Signore onnipotente può, dal nulla, dare a chiunque l'intero universo come regno, ma può anche riprenderSelo, fingendo di volere solo qualche palmo di terra.
VERSO 20
avatare sodasame
pasyan brahmadruho nrpan
trihsaptakrtvah kupito
nihksatram akaron mahim
avatare: nella manifestazione del Signore; sodasame: sedicesima; pasyan: vedendo; brahmadruhah: disobbedienti verso i brahmana; nrpan: l'ordine regale; trihsapta: tre volte sette; krtvah: aveva fatto; kupitah: essendo irritato; nihksatram: priva del gruppo amministrativo; akarot: rese; mahim: la Terra.
TRADUZIONE
Il sedicesimo avatara fu Bhrgupati. Irritato nel vedere gli ksatriya (il gruppo amministrativo) in ribellione contro i brahmana (il gruppo intellettuale), li sterminò tutti in ventuno volte.
SPIEGAZIONE
Gli ksatriya, membri del gruppo che dirige la società, dovrebbero governare la Terra sotto la guida dei brahmana, il gruppo degli intellettuali, dei saggi. Questi ultimi li consigliano in base agli Sastra, le Scritture che racchiudono la conoscenza rivelata. E ogni volta che gli ksatriya trascurano le istruzioni dei saggi ed eruditi brahmana, vengono spodestati e sostituiti con dirigenti migliori.
VERSO 21
tatah saptadase jatah
satyavatyam parasarat
cakre vedataroh sakha
drstva pumso 'lpamedhasah
tatah: poi; saptadase: nel diciassettesimo; jatah: apparve; satyavatyam: nel grembo di Satyavati; parasarat: da Parasara Muni; cakre: preparò; vedataroh: dell'albero dei desideri dei Veda; sakhah: rami; drstva: vedendo; pumsah: gli uomini; alpamedhasah: meno intelligenti.
TRADUZIONE
Il diciassettesimo avatara fu Sri Vyasadeva, apparso nel grembo di Satyavati, sposa di Parasara Muni. Vedendo il declino dell'intelligenza degli uomini, suddivise il Veda originale in varie branche e sottobranche.
SPIEGAZIONE
In origine c'era un solo Veda. Ma Srila Vyasadeva lo divise in quattro parti - il Sana, lo Yajus, il Rk e l'Atharva. Suddivise poi ciascuna di esse in vari rami, come i Purana e il Mahabharata. I Veda, per il loro linguaggio e contenuto, molto difficilmente sono accessibili all'uomo comune. In realtà, soltanto i brahmana realizzati e dotati d'intelligenza notevole possono comprenderlo. Ma l'età di Kali è piena di uomini ignoranti. Ai giorni nostri neanche i figli dei brahmana sono migliori delle donne e dei sudra. I natiduevolte, cioè i brahmana, gli ksatriya e i vaisya, devono sottoporsi a diversi riti purificatori (samskara), ma sotto l'influenza degradante dell'era attuale, i membri delle famiglie appartenenti ai cosiddetti strati superiori della società hanno abbandonato questi principi di alta cultura. Sono detti perciò dvijabandhu, indicando con questo termine che essi hanno in comune con i natiduevolte solo i legami di sangue e di affetto, ma si pongono in realtà allo stesso livello delle donne e dei sudra. E' per gli dvijabandhu, oltre che per le donne e i sudra, tutti di minore intelligenza, che Srila Vyasadeva divise il Veda originale in varie branche e sottobranche.
VERSO 22
naradevatvam apannah
surakaryacikirsaya
samudranigrahadini
cakre viryany atah param
nara: essere umano; devatvam: divinità; apannah: avendo assunto la forma di; sura: gli esseri celesti; karya: azioni; cikirsaya: al fine di compiere; samudra: l'Oceano Indiano; nigrahaadini: controllando, ecc.; cakre: compì; viryani: prodezze sovrumane; atah param: poi.
TRADUZIONE
Come diciottesimo avatara il Signore apparve nella forma dell'imperatore Rama. Per compiere alcune imprese in favore degli esseri celesti, Egli mostrò poteri sovrumani dominando l'Oceano Indiano e annientando Ravana, re ateo che viveva al di là di queste acque.
SPIEGAZIONE
Il Signore Supremo apparve sulla Terra, tra gli uomini, nella forma di Sri Rama, con lo scopo di compiere un'impresa che avrebbe reso felici gli esseri celesti, maestri dell'ordine cosmico. Talvolta, grandi demoni e atei come Ravana e Hiranyakasipu guadagnano grande fama grazie ai successi materiali che ottengono con ricerche scientifiche e diversi altri metodi condotti in uno spirito di sfida verso l'ordine stabilito dal Signore. Per esempio, i tentativi di raggiungere altri pianeti con mezzi materiali rappresentano una sfida all'ordine stabilito. Le condizioni di vita differiscono di pianeta in pianeta e le diverse specie umane che li abitano rispondono tutte a un particolare disegno del Signore, menzionato nelle Scritture rivelate. Ma gonfi d'orgoglio per i loro miseri successi, i materialisti sfidano talvolta l'esistenza stessa di Dio. Ravana era uno di questi: voleva inviare dei semplici terrestri sui pianeti superiori, regno di Indra, usando mezzi materiali, senza tener conto delle qualificazioni richieste. Voleva far costruire una scala così alta che conducesse la gente ai pianeti superiori, per risparmiare loro la fatica di compiere tutte quelle azioni virtuose necessarie per raggiungerli. E questo era solo uno dei piani che egli aveva elaborato al fine di vincere le leggi di Dio. Egli sfidò persino l'autorità di Sri Rama, il Signore stesso, quando rapì la Sua sposa, Sita. Ma Rama, rispondendo all'aspettativa degli esseri celesti, accettò la sfida di Ravana e punì la sua empietà. Il racconto delle Sue imprese costituisce il tema del famoso Ramayana.
Sri Rama, o Ramacandra, in qualità di Signore Supremo, condusse imprese che nessun uomo potrebbe compiere, neppure il potente Ravana, che aveva raggiunto un grado così alto di perfezione materiale. Il Signore fece costruire sull'Oceano Indiano un ponte regale con pietre che galleggiavano sulle onde. Gli scienziati moderni hanno svolto molte ricerche sull'assenza di gravità, ma non sono in grado di privare un oggetto del suo peso in condizioni normali. Tuttavia, poiché il Signore crea la gravità, che fa fluttuare gli immensi pianeti nello spazio, Egli sulla Terra può anche privare le rocce del loro peso, permettendo così la costruzione di un ponte senza supporto. Tale è la potenza di Dio.
VERSO 23
ekonavimse vimsatime
vrsnisu prapya janmani
ramakrsnav iti bhuvo
bhagavan aharad bharam
(continua nel prossimo numero)
IL
TEMPIO
VEDICO
Architettura come yoga
di MATSYA AVATARA DASA
Il bisogno di divino, nel genere umano, ha sempre rappresentato, in tutte le civiltà di ogni tempo, una forte spinta ad erigere edifici con la funzione di luoghi di culto: i templi.
Questi palazzi particolari, queste case di Dio, sono chiamate con nomi diversi da popoli e da religioni differenti: sinagoga, chiesa, pagoda, moschea, mandir... ma in definitiva la loro funzione è sempre la stessa; aiutare l'umanità, sempre bisognosa di eternità, conoscenza e felicità, a ristabilire una relazione con il Supremo benefattore, Dio, la Persona Suprema.
L'uomo, per soddisfare il suo desiderio di ricongiungersi con Dio, con l'Essere Supremo, necessita di una via, di un metodo che gli indichi gli strumenti che lo aiutano a trascendere la sua concezione materiale dell'esistenza e la sua visione terrena.
Il metodo si chiama yoga, che vuol dire in lingua sanscrita: congiungere, unire, legare l'uomo a Dio.
I sacri Veda, i grandi libri della conoscenza trascendentale, parlano di alcuni tipi di yoga, ciascuno adatto ad una certa categoria di persone, a seconda della loro natura. In questo caso ci occuperemo in un particolare tipo di yoga: il bhakti-yoga, il metodo del servizio di amore e devozione al Signore Supremo, Sri Krsna.
In questo metodo gli strumenti sono molti, ed in pratica tutto il creato, con la sua illimitata gamma di materiali, essendo energia di Dio può essere usato, dall'umanità devota, al Suo servizio e diventare così strumento di liberazione.
Gli atei obiettano che i templi sono dei semplici edifici, artificialmente divinizzati dagli uomini per sconfiggere la paura atavica della morte. Essi dicono: "i templi sono fatti di semplice materia, di terra... dov'è il vostro Dio?"
In che cosa la terra, l'elemento più materiale, più grossolano, più pesante, più... terreno, può favorire l'uomo nella sua ascesi, nella sua scalata al Pianeta Supremo? Come può la terra congiungersi e congiungerci al Divino?
La terra: sabbia, argilla, fango, pietra, marmo...Come può vivificarsi e vivificarci in eterno la bruta sostanza minerale? Come possono diventare feconde le ossa scarnificate o polverizzate della natura? Prevede il bhaktiyoga l'utilizzo della terra, della nostra madre inerte? Certo, i sacri Veda ci rispondono che la terra può essere spiritualizzata, e può aiutarci a spiritualizzarci. E' possibile infondere un'anima nel sasso; la gelida pietra può riscaldare la nostra spiritualità. Lo yoga della terra trova la sua manifestazione, la sua realizzazione, nella edificazione del tempio.
Così come il mandala è un mantra grafico, bidimensionale, il tempio in generale, e il tempio Vedico in particolare (il mandir), è un mandala solido, tridimensionale.
Il suo significato, la sua funzione, sono essenzialmente yogici: cioè quelli di distaccare l'anima dalla materia, di proiettare lo spirito in un moto liberatorio ascensionale.
Questa è sempre stata, in ogni paese e in ogni epoca, la ragione d'essere di tutti i templi di tutte le religioni, ma come vedremo, in nessun luogo come nel subcontinente indiano, la terra conosciuta nei Veda come "Bharatavarsa"; l'anelito verso Dio nella sua forma più pura, totale e onnipervadente, ha saputo concretizzarsi in monumenti che, oltre a presentare ardite soluzioni estetiche e giochi sapienti di spazi e volumi, di pieni e di vuoti, incorporano, realizzano ed esprimono il senso del sacro.
Fin dalla sua progettazione, il tempio Vedico viene situato in una dimensione mistica. Il luogo per la sua erezione viene prescelto in base a ben precisi criteri spirituali, oltre che estetici, paesaggistici e astrologici. Il luogo deve essere frequentato dai Deva, sempre intenti ai loro eterni giochi; e i Deva giocano soprattutto in prossimità dell'acqua: sulle sponde dei fiumi e dei laghi, presso le sorgenti, sulla riva del mare, nelle isole, presso confluenze ed estuari.
Altri luoghi privilegiati per l'edificazione dei templi sono le cime delle colline, le valli amene, i centri di pellegrinaggio, le caverne e le cittadine allietate da giardini.
L'operatore della scelta è un guru, un brahmana che ha ricevuto l'iniziazione, ha compiuto tutti i riti purificatori, conosce i testi sacri ed osserva le regole di condotta prescritte per il suo ruolo. La natura del terreno ha un'importanza determinante. L'idoneità del suolo viene accertata con numerose prove, fra cui quelle dell'acqua: la qualità del terreno viene giudicata in base alla quantità d'acqua che sarà rimasta nella buca l'indomani mattina. In un'altra buca viene acceso un fuoco; se si spegne, il terreno è inadatto per la costruzione e deve essere abbandonato.
Viene poi esaminato il colore della terra, il quale corrisponde ai vari ordini sociali: bianco per i brahmana, la classe dei sacerdoti, degli intellettuali santi, rosso per gli ksatriya, la classe degli amministratori e dei militari, giallo per i vaisya, la classe dei mercanti ed agricoltori e nero per i sudra, la classe degli operai, dei lavoratori manuali.
Anche il sapore del terreno viene assaggiato, e il suo valore varia in misura decrescente a seconda che sia dolce, pungente, amaro o astringente.
Per accertare la purezza rituale del suolo, viene praticata la cerimonia della "seminagione e della germinazione". Semi di varie piante vengono seminati nel terreno, in precedenza arato da dodici buoi e innaffiato, e lasciati germinare per diversi giorni. Il tempio d'imminente costruzione è visto come una struttura che si svilupperà da uno di quei semi, e che assorbirà la potenza della terra, Bhu, trasmutandola ed assumendo la f orma definita dalla planimetria tracciata sulla superficie del suolo, Bhumi. Il rito viene ripetuto prima della posa dell'ultima pietra, prima dell'installazione dell'immagine della Divinità, la forma arca, prima dell'apertura dei Suoi occhi e prima della consacrazione della suppellettile sacra.
Così, il luogo prescelto, scrupolosamente livellato, diventa una piattaforma spirituale perfettamente collegata con la totalità dell'universo, uno spazio mistico dove viene celebrato il matrimonio tra il cielo e la terra.
Qui l'intera struttura del cosmo è presente e resa accessibile all'uomo.
L'architetto del tempio non è soltanto un maestro dell'oceano della scienza dell'architettura, che di per sé si propone di rispecchiare e ricostruire in miniatura l'immagine dell'Universo, ma anche uno studioso degli sastra, le Scritture vediche, è un esperto di matematica e di astrologia. L'astrologia fa da supporto alla vastushastra, la scienza tradizionale dell'architettura che è stata "trasmessa dal signore Brahma fino ai nostri giorni attraverso una serie ininterrotta di saggi", come si trova descritto nella Brihatsamita.
La costruzione del tempio viene da lui iniziata quando la posizione delle stelle è propizia e gli esseri celesti che presiedono ai vari astri e pianeti vengono onorati assegnando loro un posto nella planimetria del tempio e scolpendo le loro immagini sulle pareti.
Durante un lungo periodo di civiltà Vedica, ed in particolare modo in Dvaparayuga, nell'era precedente alla nostra, l'adorazione delle Divinità nel tempio era il metodo di realizzazione spirituale prescritto, per cui la religione era sommamente rappresentata nel tempio, nella sua mole imponente e superba.
Nella tradizione vaisnava, per i devoti di Krsna, in Kaliyuga (l'epoca in cui viviamo) e specialmente dopo l'avvento di Sri Caitanya Mahaprabhu, l'architettura del tempio riveste un'importanza secondaria rispetto al servizio reso alla Divinità in Persona, che viene glorificata primariamente attraverso il canto collettivo dei Suoi santi nomi, con il maha-mantra: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.
Infatti questo sacrificio, descritto nei Veda con il nome di sankirtanayajna, viene presentato come l'unico metodo di liberazione da praticare nell'era in cui viviamo. Cionondimeno l'adorazione delle Divinità è di straordinaria importanza per la vita spirituale del devoto. Così il tempio, specialmente nella nostra epoca, a causa di varie ristrettezze, prime fra tutte la conoscenza, la purezza e la conseguente disponibilità di mezzi; quando impossibilitati e non si potesse provvedere alla costruzione di un imponente e magnifico tempio Vedico, questo potrà anche essere improvvisato e, talvolta, di dimensione "familiare", purché non manchi mai la funzione essenziale dell'adorazione delle Divinità.
IL CALENDARIO VAISNAVA
Sri Gaurabda 504, 1990/1991 d.C.
2 Giugno 90, sabato
Apparizione di Gangamata Goswamini
Scomparsa di Baladeva Vidyabusana
Ganga Puja
4 Giugno 90, lunedì
Vyanjuli Mahadvadasi. Digiuno per Bima Nirjala Ekadasi
(digiuno completo anche di acqua)
8 Giugno 90, venerdì
Purnima. Snana Yatra. Scomparsa di Mukunda Datta e di Sridhara Pandita
9 Giugno 90, sabato
Scomparsa di Syamananda Pandita
13 Giugno 90, mercoledì
Apparizione di Vakresvara Pandita
18 Giugno 90, lunedì
Scomparsa di Srivasa Pandita
19 Giugno 90, martedì
Suddha Ekadasi. Digiuno per Yogini Ekadasi
20 Giugno 90, mercoledì
Dvadasi. Rompere il digiuno tra le 5.31 e le 7.28
22 Giugno 90, venerdì
Scomparsa di Gadadhara Pandita e di Srila Bhaktivinoda Thakura.
Digiuno fino a mezzogiorno
24 Giugno 90, domenica
Rathayatra di Sri Jagannatha
Scomparsa di Svarupa Damodara e di Sivananda Sena
28 Giugno 90, giovedì
Scomparsa di Vakresvara Pandita
L'APPARIZIONE DI SRI JAGANNATHA
di NITAI DASA
Il festival del Rathayatra, la parata dei carri di Sri Jagannatha, Subhadra e Balarama, è celebrato ogni anno nella casa del Signore Jagannatha a Jagannatha Puri. A Jagannatha Puri, Sri Jagannatha è adorato in uno dei più antichi templi dell'India. La storia dell'apparizione del Signore Jagannatha è un interessante episodio della storia vedica.
Il re Indradyumna era un grande devoto del Signore Visnu ed era molto desideroso di incontrarLo faccia a faccia. Un giorno, per un piano del Signore un devoto arrivò alla corte del re Indradyumna ed iniziò a parlare di un'incarnazione di Sri Visnu chiamata Nila-madhava. Dopo aver udito ciò, il re Indradyumna fu molto ispirato ed inviò vari brahmana a raccogliere informazioni e a cercare Sri Nilamadhava. Nessuno di loro ebbe successo e tutti ritornarono dal re ad eccezione di un sacerdote di nome Vidyapati. Dopo aver vagato in parecchi luoghi, Vidyapati arrivò ad un distretto popolato di gente non ariana chiamato Sabara. Qui si rifugiò nella casa di un abitante del luogo di nome Visvasu. Quando Vidyapati arrivò il padrone di casa non era presente e vi trovò solo la sua giovane figlia, Lalita. Dopo poco tempo il padrone di casa rientrò e diede istruzioni a sua figlia di provvedere a quanto necessario per ospitare adeguatamente il brahmana. Vidyapati rimase lì per qualche tempo e più tardi, su particolare richiesta del Sabara, sposò la sua giovane figlia.
Vivendo in quella casa, Vidyapati, notò alcune stranezze nel comportamento del suo ospite. Ogni notte il Sabara usciva e ritornava il giorno dopo, verso mezzogiorno, profumato di varie fragranze come canfora, muschio e legno di sandalo. Vidyapati indagò presso sua moglie per conoscerne i motivi ed essa lo informò che suo padre si recava in un luogo segreto per adorare Sri Nilamadhava.
Da quel giorno la gioia di Vidyapati non ebbe più limiti. Il padre di Lalita, in
realtà, le aveva ordinato di non parlare ad alcuno di Sri Nilamadhava ma Lalita aveva trasgredito il suo ordine parlandone con il marito. Vidyapati diventò subito ansioso di vedere Sri Nila-madhava e finalmente un giorno, dopo le ripetute richieste di sua figlia, il Sabara Visvasu bendò gli occhi di Vidyapati e lo portò a vedere Sri Nilamadhava. Mentre stavano per partire, la moglie di Vidyapati mise segretamente dei semi di mostarda nell'orlo del vestito del marito che li utilizzò mentre camminava per segnare la strada. Quando raggiunsero Sri Nila-madhava il Sabara tolse la benda a Vidyapati che vedendo la bellezza senza precedenti della Divinità di Sri Nila-madhava iniziò a danzare in estasi e ad offrirLe preghiere.
E' chiaro che Sri Nilamadhava era una divinità incarnata del Signore Supremo. Le divinità si chiamano arca-vigraha. Il Signore appare in forma di divinità per il bene dei Suoi devoti, soprattutto quelli meno avanzati. Dato che il Signore non può essere visto se non dai devoti più avanzati, Egli appare in forma di divinità per accettare l'adorazione. Krsna dice nella Bhagavadgita (9.34):
manmana bhava madbhakto
madyaji mam namaskuru
"Pensa sempre a Me, diventa Mio devoto, offriMi i tuoi omaggi e adoraMi. Perfettamente assorto in Me, certamente verrai a Me".
Quando Vidyapati terminò di pregare, il Sabara lo portò vicino alla Divinità ed andò a raccogliere radici e fiori della foresta per adorarLa. Mentre il Sabara era fuori, Vidyapati fu testimone di un fatto sbalorditivo.
Un corvo addormentato cadde dal ramo di un albero nel lago sottostante e annegò. Immediatamente assunse una forma spirituale a quattro braccia e andò nel mondo spirituale. Vedendo ciò il brahmana si arrampicò sull'albero e stava quasi per buttarsi nel lago seguendo l'esempio del corvo liberato, quando una voce dal cielo gli disse: "O brahmana, poiché hai potuto vedere Sri Nila-madhava, devi, prima di ogni altra cosa, informare il re Indradyumna". Il brahmana saltò giù dall'albero ed attese.
Per questo Egli appare come divinità: per accettare l'adorazione e gli omaggi dei Suoi devoti. Egli mette Se stesso nelle mani dei Suoi devoti per ricevere il loro servizio e aiutarli a sviluppare amore per Lui. Questo è un aspetto dell'immensa misericordia di Krsna e del Suo desiderio di liberare tutte le anime condizionate dalla schiavitù di questo mondo materiale.
Dunque Vidyapati fu testimone della misericordia di Sri Nilamadhava.
Il Sabara ritornò presto con i fiori e le radici raccolti nella foresta ed iniziò la sua quotidiana adorazione del Signore Nilamadhava. Improvvisamente il Signore gli parlò, dicendogli: "Ho accettato per molti giorni i semplici fiori e radici che tu Mi hai offerto. Ora desidero che il Mio devoto, il re Indradyumna, Mi offra il suo servizio regale".
Quando il Sabara udì ciò, pensò: Sarò defraudato del servizio a Sri Nila-madhava! Imprigionò allora suo genero Vidyapati e lo tenne chiuso in casa. Dopo un po' di tempo però, per le ripetute richieste di sua figlia, liberò il brahmana e lo lasciò andare.
Il brahmana allora tornò immediatamente dal re Indradyumna e lo informò della sua scoperta.
Il re, in grande estasi, partì accompagnato da molte persone per portare nella sua casa Sri Nilamadhava.
Piccole piante erano cresciute dai semi di mostarda gettati lungo il sentiero da Vidyapati. Così, seguendo queste piante, il re fu in grado di rintracciare il sentiero che portava a Sri Nilamadhava. Quando finalmente raggiunsero il luogo però non trovarono traccia della Divinità.
Non trovando la meravigliosa forma del Signore, il re Indradyumna assediò il villaggio dei Sabara ed arrestò il Sabara. Improvvisamente però una voce dal cielo disse al re: "Lascia libero questo Sabara! Devi costruire un tempio sulla cima della collina Nila. Lì Mi vedrai nella forma di Darubrahman (la Verità Assoluta che si manifesta sotto forma di legno). Non Mi vedrai come Nila-madhava".
Per costruire il tempio il re Indradyumna utilizzò la pietra di un luogo chiamato Baulamala facendo una strada che arrivava alla collina NilaKandara. La sacra dimora di Sri Ksetra, o Puri, ha la forma di una conchiglia; nel suo centro il re fondò una città di nome Rama-Krsnapura e costruì il tempio. Il tempio si estendeva per 60 cubiti sotto terra e si ergeva 120 cubiti sopra.
Sulla sua cima il re costruì un Kalasa, un pinnacolo rotondo, ed un cakra, un disco e decorò poi il tempio con ornamenti d'oro. Il re Indradyumna desiderava che il Signore Brahma lo consacrasse e partì quindi per Brahmaloka e lo attese per lungo tempo. Durante questa attesa il tempio, che è molto vicino al mare, fu ricoperto dalla sabbia della spiaggia.
Mentre il re Indradyumna era via, prima Suradeva e poi Galamadhava divennero re di quel luogo. Galamadhava riportò alla luce il tempio dalla sabbia in cui era rimasto sepolto per lungo tempo. Poco tempo dopo che il tempio era stato riportato alla luce, il re Indradyumna ritornò dalla dimora del Signore Brahma.
Indradyumna sosteneva di essere il costruttore del tempio e Galamadhava sosteneva invece di averlo costruito lui. Su un albero baniano, vicino al tempio, abitava un corvo bhusandi che aveva vissuto per molte ere cantando costantemente il nome del Signore Rama. Da
questa sua dimora sui rami dell'albero baniano, il corvo aveva assistito all'intera costruzione del tempio e disse che lo aveva costruito il re Indradyumna e che durante la sua assenza la sabbia lo aveva ricoperto.
Il Signore Brahma ordinò al re Galamadhava, che aveva nascosto la verità, di risiedere fuori dal tempio, sul lato occidentale del lago chiamato Indradyumnasarovara.
Indradyumna pregò allora il Signore Brahma di consacrare il tempio e tutta l'area circostante conosciuta come Sri Ksetra, che conferisce il più alto grado di liberazione.
Ma il Signore Brahma disse: "Questo Sri Ksetra è manifestato dall'energia interna del Signore Supremo, ed il Signore Supremo si manifesta da solo. Perciò non è nel mio potere installare qui il Signore.
Il Signore Jagannatha e la Sua dimora sono eternamente situati in questo mondo materiale per la Sua grazia. Perciò posso semplicemente mettere una bandiera sulla cima del tempio e dare questa benedizione: chiunque veda a distanza questa bandiera e si inchini offrendo i suoi omaggi, potrà facilmente raggiungere la liberazione".
Dopo qualche tempo, il re Indradyumna cominciò a scoraggiarsi per tutto questo tempo perso senza poter vedere Sri Nilamadhava. Decidendo che la sua vita non aveva più significato, si sdraiò su di un letto di erba kusa, determinato a morire digiunando.
Allora il Signore Jagannatha gli parlò così in sogno: "Mio caro re, non essere ansioso. Verrò dal mare galleggiando sull'acqua nella Mia forma di legno di Darubrahman nel luogo chiamato Bankimuhan".
Con una squadra di soldati il re andò in quel luogo e vi trovò un enorme pezzo di legno segnato con la conchiglia, il disco, la mazza ed il fiore di loto.
Nonostante il re avesse ingaggiato molti uomini ed elefanti per trasportare il Darubrahman, non si riusciva a spostarlo. Quella notte il Signore Jagannatha
parlò di nuovo in sogno al re dicendo: "Fai venire Visvasu, che usava servirMi come Nilamadhava e porta un carro d'oro di fronte al Darubrahman!".
Il re cominciò a lavorare secondo le istruzioni ricevute in sogno. Portò il Sabara Visvasu e lo mise da un lato del carro e dall'altro lato mise il brahmana Vidyapati. Collocò un carro d'oro davanti al Darubrahman e cominciò un kirtana. Quindi il re afferrò il Darubrahman e pregò affinché il Signore salisse sul carro.
Il Darubrahman fu facilmente collocato sul carro e portato nel luogo stabilito. Quindi il Signore Brahma iniziò un sacrificio ed installò una Divinità del Signore Nrsimhadeva sulla piattaforma rialzata del sacrificio. Si dice che il luogo dove si trova l'attuale tempio è il luogo in cui si fece il sacrificio e che la Divinità di Nrsimha che si trova adesso nel lato occidentale del Muktimandapa nel recinto del tempio è la Divinità originale installata da Brahma.
Per scolpire la Divinità del Signore Jagannatha dal Darubrahman, il re Indradyumna chiamò molti esperti scultori. Nessuno di essi, comunque, fu in grado di toccare il Darubrahman perché appena iniziavano, i loro scalpelli si rompevano e cadevano in pezzi. Alla fine lo stesso Signore Supremo arrivò travestito da vecchio artista e si presentò come Ananta Maharana. (Secondo il Narada Purana (Utlaka Khanda 54.22-65) l'artista Visvakarma, l'architetto dei deva, scolpì le Divinità secondo il desiderio del Signore Visnu, che aveva assunto la forma di un vecchio brahmana).
Egli promise che avrebbe scolpito la Divinità se gli fosse stato permesso di lavorare a porte chiuse per 21 giorni. Secondo le direttive del vecchio scultore, tutti gli altri artisti dovevano dedicarsi nel frattempo alla costruzione di tre carri.
Lo scultore portò il Darubrahman nel tempio e chiuse le porte dopo aver fatto promettere al re che lo avrebbero lasciato solo e che non avrebbe riaperto le porte del tempio neanche un minuto prima del termine dei 21 giorni.
Dopo 14 giorni, il re fu preso dall'ansia non sentendo alcun rumore di attrezzi. Sebbene il suo ministro glielo volesse impedire, il re forzò la porta del tempio con le sue stesse mani.
Dentro al tempio il re non trovò il vecchio scultore ma vide che il Daru-brahman si era manifestato in tre forme, come Sri Jagannatha, Subhadra e Balarama.
Guardando attentamente si accorse che le Loro dita delle mani e dei piedi non erano del tutto scolpite.
Il saggio ministro lo informò che l'architetto non era altri che il Signore Jagannatha stesso e che poiché il re aveva rotto la sua promessa aprendo le porte del tempio sette giorni in anticipo, il Signore Jagannatha aveva manifestato Sé stesso in questo modo.
I Veda, in particolare la Svetasvatara Up. (3.19), dicono: senza gambe Egli si muove e senza mani accetta. Senza occhi Egli vede e senza orecchie Egli sente. Egli conosce tutto ma nessuno conosce Lui. E' chiamato Persona Suprema originale". Per proteggere i Veda, Sri Jagannatha prende la forma senza mani e senza braccia. Tuttavia Sri Jagannatha può accettare 56 tipi diversi di cibo, che gli vengono offerti 8 volte al giorno, e gira il mondo sui Suoi splendidi carri.
Pensando a se stesso come un grande offensore, il re decise di porre fine alla sua vita. Così ancora una volta si distese su di un letto di erba kusa ed iniziò a digiunare. Quando metà della notte fu trascorsa, il Signore Jagannatha apparve in sogno al re dicendo: "Sono eternamente situato qui a Nilacala nella forma del Signore Jagannatha come Darubrahman. Discendo in questo mondo materiale in 24 incarnazioni divine con la Mia dimora. Non ho mani e piedi materiali ma con i sensi trascendentali accetto qualsiasi cosa mi offrono i Miei devoti ed a beneficio del mondo Mi sposto da un luogo all'altro. Hai rotto la tua promessa ma è solo parte della dolcezza dei Miei divertimenti manifestarMi nella forma di questo Jagannatha che protegge le eterne parole dei Veda. Comunque quei devoti i cui occhi sono spalmati dal balsamo dell'amore Mi vedranno sempre come Syamasundara che suona il flauto. Se desideri servirMi con opulenza di tanto in tanto posso essere decorato con mani e piedi d'oro o d'argento. Tu comunque dovresti certamente sapere che le Mie membra sono gli ornamenti di tutti gli ornamenti. Il re udendo queste parole del Signore Jagannatha si sentì soddisfatto e Lo pregò così: "Mio Signore, concedi che coloro che nasceranno nella famiglia dello scultore che manifestò la Tua forma possano era dopo era assistere alla costruzione dei tre carri".
Il Signore Jagannatha, sorridendo lievemente, rispose: "Così abituati a servirMi come Nilamadhava, mi serviranno generazione dopo generazione. Potranno essere chiamati Miei dayita. I discendenti di Vidyapati nati dalla moglie brahmana adoreranno la Mia divinità. I suoi discendenti nati dalla moglie Sabari, Lalita, cucineranno il Mio cibo. Essi saranno conosciuti come suyara".
Il re Indradyumna disse al Signore Jagannatha: "Mio Signore, concedimi gentilmente un favore. Lascia che le porte del Tuo tempio siano chiuse soltanto per tre ore al giorno. Per il resto del tempo lascia che restino aperte così che tutti gli abitanti dell'universo possano accedervi per vederTi. Inoltre fa che il Tuo pasto duri tutto il giorno e che perciò le Tue dita di loto non possano mai asciugarsi". Il Signore Jagannatha rispose: "Tathastu, così sia. E quale benedizione chiedi per te?". Il re rispose: "Desidero non avere discendenti così che nessuno in futuro possa reclamare il Tuo tempio come sua proprietà. Ti prego solo di concedermi questa benedizione". Il Signore Jagannatha rispose: "Tathastu, così sia".
Così il misericordioso Signore Jagannatha, Subhadra e Balarama apparvero in questo mondo materiale a beneficio di tutti gli esseri viventi.
E' detto nel Narada Purana (U. Kh. 52.12):
pratimam tatra tam drstva
svayam devena nirmitam
anayasena vai yanti
bhavanam me tato narah.
Il Signore Supremo Narayana dice a Laksmidevi: "In quella grande dimora conosciuta come Purusottamaksetra che da tutti e tre i mondi difficilmente si può raggiungere, è situata la Divinità di Kesava che fu affascinata dal Signore Supremo Stesso. Se gli uomini semplicemente la vedono possono facilmente raggiungere la Mia dimora".
In questo modo Sri Jagannatha, libera l'intero universo, soprattutto quando viaggia sui Suoi carri davanti agli occhi di tutti.
I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Al di La' del Sesso e del Simbolismo
Dialogo svoltosi tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e un giornalista nel luglio 1975 a Philadelphia
Giornalista: Il Movimento per la Coscienza di Krsna viene giudicato da alcuni come sessista perché i devoti o le scritture Vediche, non so bene chi, pongono limitazioni alle donne che La pregherei di commentare. Non si asserisce necessariamente che il movimento sia contro le donne ma che attribuisce loro ruoli inferiori sulla base delle loro caratteristiche naturali.
Srila Prabhupada: Dal punto di vista spirituale vengono loro attribuiti identici ruoli. Da quello materiale una persona assiste ed un'altra dirige. Come si potrebbe farne a meno? Dovrebbero essere tutti dirigenti e nessuno assistente? Si può raggiungere materialmente l'uguaglianza? Materialmente una persona è genitore, un'altra è figlio; una è assistente, un'altra è dirigente; una è donna, un'altra è uomo. Come può cambiare? Dal punto di vista spirituale però tutti sono uguali.
Giornalista: Allora ciò che avviene materialmente è privo di importanza?
Srila Prabhupada: Il punto è che quando arrivi alla piattaforma spirituale, quando vedi in ognuno la presenza dell'anima spirituale, quella è l'uguaglianza. Ad esempio, tu sei vestito in un modo, hai una camicia rossa, ed io sono vestito in un altro modo. C'è differenza. Ci sono molti uomini e donne, vestiti in modo diverso. Non puoi dire che abbiano lo stesso vestito.
Ma all'interno del vestito, come esseri spirituali, sono tutti uguali. Nella Bhagavadgita Sri Krsna dice che con la visione spirituale, possiamo vedere uno studioso erudito, una mucca, un elefante, un cane e persino un mangiatore di cani in modo equanime. Ma come possono essere uguali dal punto di vista materiale?
Se invitassi uno studioso e gli chiedessi: "Siediti qui con questo cane", credi che sarebbe contento? Si offenderebbe. Io so che all'interno del cane c'è un'anima spirituale allo stesso modo di come so che c'è un'anima spirituale all'interno dello studioso. Ma se dicessi: "Tu puoi anche essere uno grande studioso e puoi pensare che il cane sia soltanto un cane, ma io vi vedo eguali" sarebbe un insulto. Il punto quindi è che non si può recare disturbo alla situazione materiale divergente ma che allo stesso tempo occorre capire qual'è la situazione dal punto di vista spirituale.
Artificialmente, sul piano del corpo materiale, potete rendere l'uomo e la donna uguali ma in realtà non è possibile. In un verso della Bhagavadgita, Dio, la Persona Suprema dice che colui che possiede una visione spirituale vede chiunque in modo equanime. E in un altro verso il Signore Supremo dice, strisu dustasu varsneya jayate varnasankarah: se non proteggete le donne, esse verranno sedotte da uomini di classe inferiore e la società sarà oppressa da figli indesiderati. Questa "liberazione della donna" è solo uno stratagemma degli uomini. Gli uomini in questo modo possono avere ora prostitute gratuite.
E nel caso che un uomo renda gravida una donna, può andarsene e lasciare a lei decidere se chiedere aiuto allo stato o uccidere il proprio bambino... abortire. Non vi piacerà sentirlo dire ma la "liberazione della donna" non è che uno stratagemma degli uomini. Per progredire spiritualmente, dobbiamo fare alcune distinzioni materiali: le donne devono essere protette.
Se facessimo realmente delle discriminazioni nei confronti delle donne, perché nei nostri templi saremmo felici insieme? Siamo felici perché siamo veramente uguali dal punto di vista spirituale. Noi non diciamo: "Sei una donna quindi non puoi diventare devota." No. Noi accogliamo tutti. Chiediamo a tutti: "Vieni sulla piattaforma spirituale. Tutto allora sarà bello". Quando si è spiritualmente realizzati si comprende che non esiste alcuna distinzione dal punto di vista spirituale tra se stessi e chiunque altro e così si diventa felici. Dal punto di vista materiale, si cerca sempre di appropriarsi della posizione altrui. Ma nella concezione spirituale non esistono più desideri e lamenti perché ciascuno comprende che spiritualmente siamo uno.
Può vederlo in pratica qui nel nostro tempio: il ragazzo danza, il padre danza, il nero danza, il bianco danza, il giovane danza, il vecchio danza. Può vederlo in pratica. La donna danza, l'uomo danza tutti danzano. Non danzano in modo artificioso come cani. Danzano nell'estasi spirituale.
Questa è la piattaforma spirituale, la "piattaforma della danza". Danzano in modo naturale, spontaneamente; perché stanno realizzando Dio, perché sono in relazione con Dio.
Sentono estaticamente che "siamo tutti servitori di Krsna".
E questo accade a prescindere da qualsiasi distinzione di ordine materiale. La struttura corporea maschile e femminile sono diverse. Come potete dire che sono uguali? Se un uomo e una donna fossero materialmente uguali perché anche l'uomo non può essere gravido? La differenza è dovuta a un fatto naturale. A volte la gente pensa che io faccia delle distinzioni ma le distinzioni esistono già. A prescindere però da queste distinzioni quando la donna e l'uomo pensano in relazione a Krsna, "Sono un'anima spirituale; la mia funzione è servire Dio", sono uguali.
Noi pensiamo che non si dovrebbe tentare di rendere tutti uguali in modo artificioso. Sarebbe un fiasco. E' già un fiasco. A Londra ho visto una donna poliziotto. Ho cominciato a scherzare con lei: "Se ti afferrassi la mano e ti assalissi che cosa faresti? Ti metteresti a urlare. A che cosa serve allora essere una poliziotta? Un poliziotto deve avere molta forza fisica. Se ci fossero dei teppisti dovremmo prenderli a pugni e catturarli: ma cosa farebbe una donna? Diciamo perciò: "siate pratici". Una parità innaturale non può durare.
Siamo tutti uguali, non c'è dubbio, perché siamo tutti anime spirituali. Asmin dehe: all'interno del corpo materiale è presente l'anima spirituale. Questo è ciò che dobbiamo comprendere prima di ogni altra cosa; se poi noi coltiviamo la conoscenza e la comprensione ci sentiremo uguali e non ci saranno più problemi. Ci sarà la pace.
Questo è ciò di cui abbiamo bisogno. Noi sottolineiamo questo punto se voi dite artificiosamente che siamo uguali, non si otterrà niente. Ma quando capirete che siamo uguali spiritualmente, ne beneficeremo tutti e questo porterà pace e felicità in tutto il mondo.
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UN GUSTO SUPERIORE
Una cosa è certa sulla Festa della Domenica: non ve ne andrete mai insoddisfatti. Il cibo, un pasto completamente vegetariano offerto con amore a Krishna, è troppo buono per resistere.
E ce n'è sempre per tutti. Questo cibo si chiama prasadam, misericordia, e sebbene la festa della Domenica non consista solo in questo, è una parte importante. Sri Caitanya, che è Krishna in persona apparso sulla terra solo cinquecento anni fa, ci ha insegnato il metodo più piacevole per la realizzazione spirituale: cantare e recitare i nomi di Dio, danzare per il Suo piacere e purificarci con il Suo squisito prasadam. Troverete questo e altro alla Festa della Domenica! Così, per un'esperienza che senz'altro appagherà sia il vostro gusto che la vostra anima, trascorrete un pomeriggio felice alla Festa della Domenica. In tutti i centri Hare Krishna.
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LA SCIENZA E LA RELIGIONE SI INCONTRANO QUANDO L'UOMO CONOSCE DIO
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Il resoconto degli incontri
tra Bhaktivedanta Swami Prabhupada
ed eminenti personalità della cultura mondiale
Bhaktivedanta Book Trust Italia
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fine del numero di giugno 1990.