I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Tutti devono essere impegnati
Questa conversazione tra
Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
e un suo discepolo ebbe luogo nel 1974 a Ginevra in Svizzera
Discepolo: Recentemente un uomo politico indiano ha detto che l’ottanta per cento degli Indiani vivono in villaggi rurali. La sua proposta era di sviluppare la tecnologia nelle fattorie. Le persone, invece di fare il raccolto a mano, avrebbero usato macchine trebbiatrici e, invece di usare i buoi per arare, avrebbero usato i trattori.
Srila Prabhupada: In India ci sono già tanti disoccupati, perciò introdurre altri macchinari non è una buona proposta. Il lavoro di cento uomini può essere fatto da un solo uomo con una macchina. Ma perché ci dovrebbero essere tanti disoccupati? Perché non impiegare cento uomini invece di uno? Anche qui in Occidente c’è tanta disoccupazione. Poiché nei vostri Paesi occidentali tutto viene fatto con le macchine, create molti hippy, giovani frustrati che non hanno niente da fare. Questo è un altro genere di disoccupazione. Perciò in molti casi le macchine creano disoccupazione. Tutti dovrebbero avere un’occupazione; altrimenti ci saranno problemi. “L’ozio è il padre dei vizi.“ Se ci sono così tante persone senza lavoro, perché introdurre macchinari che creano ancor più disoccupazione? La politica migliore è che nessuno sia senza lavoro; tutti dovrebbero essere occupati.
Discepolo: Ma qualcuno potrebbe sostenere: “Le macchine ci liberano dal lavoro che ci sottrae così tanto tempo.”
Srila Prabhupada: Liberi per che cosa? Per bere e fare ogni tipo di sciocchezze? Qual è il significato di questa libertà? Se liberate le persone per coltivare la coscienza di Krishna, allora è un’altra cosa. Naturalmente quando qualcuno aderisce al nostro movimento per la coscienza di Krishna, dovrebbe anche essere impegnato a tempo pieno. Questo movimento non è fatto per mangiare e dormire, ma per lavorare per Krishna. Perciò sia nella coscienza di Krishna sia nella società esterna, la politica dovrebbe preoccuparsi che tutti abbiano un lavoro e siano impegnati. Allora ci sarà una buona forma di civiltà. Nella civiltà vedica era dovere del capo della società assicurarsi che tutti fossero impegnati come brahmana [intellettuali o insegnanti], come ksatriya [capi militari o politici], come vaisya [contadini o commercianti] o come sudra [lavoratori]. Tutti devono lavorare; allora ci sarà la pace. Oggigiorno possiamo vedere che a causa di così tanta tecnologia, ci sono disoccupazione e molti fannulloni. Gli hippy sono persone pigre, è così. Non hanno voglia di fare nulla.
Discepolo: Un’altra argomentazione potrebbe essere che con la tecnologia si può lavorare molto meglio, con più efficienza e questo fa crescere la produttività di coloro che lavorano.
Srila Prabhupada: È meglio che un numero maggiore di uomini sia impegnato a lavorare anche se l’efficienza è minore. Nella Bhagavad-gita [18-48] Krishna dice: saha-jam karma kaunteya sa-dosam api na tyajet sarvarambha hi dosena dhumenagnir ivavritah “Ogni impresa è coperta da qualche errore, come il fuoco è coperto dal fumo. Perciò, o figlio di Kunti, non si deve abbandonare l’attività che è propria della natura individuale, anche se tale attività è piena di sbagli.” E un proverbio indù dice: “Bekari se begari acchi hai.” Bekari significa “senza lavoro”. E begari significa “lavorare senza salario“. In India abbiamo visto molti abitanti di villaggi venire e chiedere al proprietario di un negozio o a una qualsiasi persona: “Per favore, fammi lavorare. Non voglio uno stipendio. Se vuoi, puoi darmi qualcosa da mangiare. Se no, non voglio neanche quello.” Allora, quale persona, se lavori presso di lei, non ti darà qualcosa per mangiare? Il lavoratore avrà immediatamente un’occupazione con cibo e alloggio. Poi, quando lavora, se questa persona vede che egli lavora bene, dirà: “Va bene, eccoti una paga.” Perciò è meglio lavorare senza remunerazione piuttosto che rimanere senza far niente, senza lavoro. Questa è una posizione molto pericolosa, ma nella civiltà moderna, a causa di troppe macchine, ci sono tante persone senza lavoro e anche molti fannulloni. Questo non va bene.
Discepolo: La maggior parte delle persone direbbe che queste idee sono molto antiquate. Preferiscono avere la loro tecnologia anche se questa crea un’alta percentuale di disoccupati, perché la vedono come un mezzo per liberarsi dal lavoro pesante e anche come un mezzo per liberarsi e godere della televisione, dei film e delle automobili.
Srila Prabhupada: Tecnologia non significa libertà. È invece una porta aperta per l’inferno. Non è libertà. Tutti dovrebbero essere impegnati in un lavoro secondo le proprie abilità. Se si ha una buona intelligenza, si può fare il lavoro di un brahmana — studiare le Scritture, scrivere libri e dare conoscenza agli altri. Questo è il lavoro di un brahmana. Non ci si deve preoccupare per la propria sussistenza. La società se ne incaricherà. Nella civiltà vedica i brahmana non lavoravano per ricevere un salario. La loro occupazione era studiare la letteratura vedica ed insegnare agli altri, e la società provvedeva al loro mantenimento. Per quanto riguarda gli ksatriya, essi devono proteggere gli altri membri della società. Se c’è un pericolo, se c’è un attacco, gli ksatriya proteggeranno la popolazione. A questo scopo possono riscuotere le tasse. Poi, meno intelligenti degli ksatriya sono i vaisya, la comunità dedita al commercio, occupata a produrre cibo e a dare protezione alle mucche. Queste cose sono necessarie. Ed infine ci sono i sudra, che aiutano le tre classi più elevate. Questa è la divisione naturale della società, ed è molto giusta perché fu creata da Krishna stesso (catur varnyam maya sristam). Tutti hanno un’occupazione. La classe degli intellettuali è occupata, la classe dei guerrieri è occupata, la classe dei commercianti è occupata e anche tutti gli altri, i sudra sono occupati. Non c’è bisogno di fondare partiti politici e di lottare. Ai tempi vedici non c’erano queste cose. Il re era il supervisore che controllava che ognuno fosse occupato a compiere il proprio dovere. Perciò le persone non avevano tempo per fondare falsi partiti politici, fomentare agitazioni e lottare gli uni contro gli altri. Non c’era questa possibilità. Ma prima di tutto bisogna comprendere: “Io non sono questo corpo” e questo viene ripetuto molte volte da Krishna nella Bhagavad-gita.