Vrindavana, India — 14 Novembre 1976
Liberarsi con il canto
Cantare Hare Krishna può liberarci subito dalla contaminazione
materiale, purché il canto sia puro
di Sua Divina Grazia
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-Acarya
dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna
mano-vaco-drik-karanehitasya
saksat-kritam me paribarhanam hi
vina puman yena maha-vimohat
kritanta-pasan na vimoktum iset
[Sri Rishabhadeva disse:] “La vera attività degli organi di senso – si tratti della mente, degli occhi, della lingua e di ogni altro organo di percezione o d’azione – consiste nel servirMi pienamente. Se non usa così questi sensi, l’anima condizionata non può neppure sperare di sfuggire al terribile ingranaggio dell’esistenza materiale, tanto potente quanto la rigida corda di Yamaraja.”
– Srimad-Bhagavatam 5.5.27
I sensi provocano il nostro coinvolgimento nella natura materiale. Bhaktivinoda Thakura ha cantato sarira avidya-jal: “Il corpo è una copertura d’ignoranza.” Tutti hanno un corpo materiale e tutto procede sulla base del corpo. Questo è maha-vimoha, “la grande illusione”. Ci sono 8.400.000 tipi di corpi secondo manah, vacah, drik, karana: “mente, lingua, vista, sensi,” e via dicendo. Il corpo è la prigione, i sensi sono gli strumenti e noi ci serviamo dei sensi per creare un altro tipo di corpo nella nostra prossima vita. Perciò il primo dovere della vita è purificare i sensi. Bhakti, servizio devozionale, significa purificare i sensi. Nella Bhagavad-gita (3.42) è detto:
indriyani parany ahur
indriyebhyah param manah
manasas tu para buddhir
yo buddheh paratas tu sah
“I sensi attivi sono superiori alla materia inerte, ma superiore ai sensi è la mente e superiore alla mente è l’intelligenza. Ma ancora più elevata dell’intelligenza è l’anima.”
E l’anima è una parte infinitesimale dell’Anima Suprema. Questo viene detto anche nella Caitanya-caritamrita, Madhya-lila (19.140):
kesagra-sata-bhagasya
satamsa-sadrisatmakah
jivah suksma-svarupo ’yam
sankhyatito hi cit-kanah
“Se dividiamo una punta di un capello in cento parti e poi una di queste parti la dividiamo nuovamente in cento parti, questa misura infinitesimale ci darà la dimensione di uno soltanto degli innumerevoli esseri viventi.” Da questo verso ci possiamo fare un’idea della dimensione dell’anima. Gli esseri viventi sono tutti cit-kana, particelle di spirito, non di materia. Quando l’intelligenza è attiva, la mente produce i sensi e i sensi si trasformano in un corpo grossolano. Questa è l’esistenza materiale. Com’è ben organizzata! Dov’è la scienza che insegna a comprendere questo? Questi mascalzoni non conoscono altro che il corpo. Nel nostro Paese Carvaka Muni ha consigliato, bhasmi-bhutasya dehasya kutah punar-agamano bhavet: “Perché pensate alla vostra prossima nascita? Non è possibile nascere un’altra volta.
Vediamo che il corpo grossolano viene ridotto in cenere. E dov’è l’anima? Chi torna? Non vi curate di tutte queste cose.” Yavaj jivet sukham jivet: “Vivete felici. Mangiate, bevete, siate allegri e godete.” Questa è la filosofia. “Non c’è la mente, non c’è l’intelligenza, non c’è l’anima, solo questo corpo grossolano e finché lo possediamo, gratifichiamoci i sensi.” Questo si chiama maha-vimoha, il più grande smarrimento. Le persone non hanno alcuna conoscenza di come esistiamo nel mondo materiale, di come agisce la natura. Pensano che non ci sia un’altra vita dopo questa, ma non è vero. Vivono in una grandissima confusione. L’anima spirituale è una persona perché Krishna è una persona. Poiché il padre è una persona anche il figlio è una persona. Non può essere diversamente.
Oppure se il figlio è una persona, il padre deve essere una persona. Krishna dice, aham bija-pradah pita: “Io sono il padre di tutti gli esseri viventi.” (Bhagavad-gita 14.4). Sperimentiamo che tutti gli esseri viventi sono persone. Anche un piccolo insetto, una piccola formica, è una persona. Se una formica sta andando in una certa direzione e tu la fermi, essa opporrà resistenza: “Perché vuoi fermarmi?” Questo dimostra che è una persona. Farà del suo meglio per andare in una direzione o nell’altra ed evitare che tu possa controllarla. Potete verificarlo con l’esperienza pratica. Anche una piccola formica ha tutte le tendenze di una persona. Ahara-nidra-bhaya-maithuna. Queste tendenze – mangiare, dormire, aver paura e fare sesso – le troverete ovunque. Visaya, il piacere materiale non è solo per i ricchi. Visaya significa piacere dei sensi ed è a disposizione di tutti gli esseri viventi. Locana Dasa Thakura ha cantato: visaya chariya, se rase majiya, mukhe bolo hari hari. Avremo successo nel canto se rinunciamo al piacere dei sensi. Questo è l’insegnamento. Dobbiamo cantare il maha-mantra Hare Krishna, il santo nome del Signore, con purezza, senza offese. Se riusciamo a cantare con purezza il maha-mantra Hare Krishna anche una sola volta, saremo liberati immediatamente.
IL CANTO PURO
Il santo nome del Signore è così potente che cantarlo anche una sola volta annulla immediatamente le reazioni colpevoli accumulate in milioni di vite. Anche una persona che ha peccato non peccherà più. Ma la difficoltà consiste nel fatto che non riusciamo a raggiungere il livello del canto puro del mantra Hare Krishna. A causa delle abitudini passate, la nostra mente è disturbata. Non riusciamo a concentrarci. Per questa ragione ho fissato una quota minima per i miei discepoli: ogni giorno devono cantare sulla corona almeno sedici giri. Non possiamo imitare Haridasa Thakura, che cantava giorno e notte – trecentomila santi nomi ogni giorno. Questo non è possibile. Ci sono persone che fanno mostra di imitare Haridasa Thakura, ma vediamo che cantano Hare Krishna e nello stesso tempo fumano. Possiamo comprendere la loro posizione. Dovremmo cercare di evitare le dieci offese. [Vedi l’inserto “Dieci offese nel canto.”]
Naturalmente all’inizio le offese continueranno ad esserci, ma continuando a cantare l’intimo del nostro cuore verrà ripulito. Le persone non sanno in quale posizione si trovano. Hanno rifiutato tutto – tutti gli insegnamenti delle Scritture, tutti gli insegnamenti di Krishna, tutti gli insegnamenti del guru. “Oh, tutto questo è mitologia. Non c’è vita dopo la morte.” Ecco cosa accade. Dovremmo comprendere la nostra posizione, ma le persone sono diventate ottuse proprio come una pietra o un albero. Se tagliate una pietra, non reagisce; non fa niente. Se però c’è la vita, c’è una reazione. Se io ti pizzico, tu chiederai: “Perché mi pizzichi?” Questa è la differenza tra ciò che è vivo e ciò che è morto. Fintanto che una persona non è cosciente, non è migliore di una pietra o del legno. Nell’esistenza materiale il cuore diventa così duro che non reagisce neppure dopo aver molto sofferto. Questa è la situazione. Il Movimento per la coscienza di Krishna è fatto per portare le persone al giusto livello di coscienza. Quando la coscienza è coperta, ottusa, non reagisce, ma può essere portata ad uno stato appropriato di esistenza e il metodo è ascoltare ripetutamente il suono spirituale. Krishna ci ha dato un’opportunità: gli orecchi. Dobbiamo usarli in modo appropriato.
LA RICEZIONE ATTRAVERSO L’ASCOLTO
La conoscenza vedica è fatta per essere ascoltata. Per questo è chiamata sruti, ciò che viene ascoltato. L’insegnamento vedico deve essere ottenuto dalla persona giusta attraverso l’ascolto.
srinvatam sva-kathah krishnah
punya-sravana-kirtanah
hridy antah stho hy abhadrani
vidhunoti suhrit satam
“Sri Krishna, il Signore Supremo, che è il Paramatma [l’Anima Suprema] nel cuore di ogni essere e il benefattore del devoto sincero, toglie ogni desiderio materiale dal cuore del devoto che ha sviluppato il vivo desiderio di ascoltare il Suo messaggio, colmo di virtù quando viene trasmesso e ricevuto adeguatamente.” (Srimad Bhagavatam 1.2.17)
Dovremmo usare i nostri orecchi per ricevere con grande attenzione la conoscenza vedica. Dobbiamo avvicinare la persona adatta a cui porre domande e da cui ascoltare le risposte e dobbiamo servirla. Allora la nostra conoscenza si svilupperà. Questo è il metodo. Come recita il verso di oggi, possiamo adorare il Signore con la mente, con la lingua, con la vista e con tutti i sensi. La mente è uno dei sensi. Con la mente e i sensi cerchiamo la felicità nel mondo materiale, dove non c’è alcuna felicità, solo lotta. Siamo stati posti nella natura materiale. La jiva, l’essere vivente, sebbene parte di Krishna, desiderava godere la vita separatamente o indipendentemente, senza Krishna. Il mondo materiale è il luogo in cui, senza Krishna, lottiamo per l’esistenza. Perciò, se vogliamo smettere di lottare per l’esistenza con la mente e i sensi, dobbiamo tornare da Krishna.
Questa è la posizione naturale. Le persone tuttavia non conoscono Krishna. Sono già nell’ignoranza e vengono mantenute nell’ignoranza. I mascalzoni non sanno che il loro vero interesse personale è avvicinare Visnu, Krishna. Krishna viene personalmente per mostrare loro la Sua misericordia senza causa, per mostrarSi e dimostrare come Egli possa essere amico di tutti. Krishna non è solo l’amico di Arjuna. Arjuna è l’amico simbolico. Nella Bhagavad-gita Krishna istruisce Arjuna, il Suo amico, ma Egli è l’amico di tutti. Suhridam sarva-bhutanam: “Io sono l’amico di tutti gli esseri viventi.” (Bhagavad-gita 5.29) Dobbiamo trarre vantaggio dagli insegnamenti della Bhagavad-gita. Essi non sono per Arjuna. Arjuna è già liberato, ma si presenta come uno di noi, solo per ricevere gli insegnamenti di Krishna a beneficio del mondo intero. Arjuna è sempre con Krishna, non può essere nell’ignoranza.
Come persona che vive constantemente con Krishna, Arjuna non è nell’ignoranza, ma si propone come tale. Abbiamo anche l’esempio di Sri Caitanya Mahaprabhu. Egli faceva domande a Ramananada Raya, Suo discepolo. Questo significa che Caitanya Mahaprabhu non conosceva le risposte? No. Egli mostrava come si può ottenere la conoscenza ascoltando le persone autorevoli. Nello stesso modo, l’ignoranza di Arjuna era quella di un attore. In realtà egli è liberato. Quando ad Arjuna fu consigliato di praticare l’hatha-yoga, egli disse: “Krishna, questo non è possibile per me.”
cancalam hi manah krishna
pramathi balavad dridham
tasyaham nigraham manye
vayor iva suduskaram
“La mente, o Krishna, è irrequieta, turbolenta, ostinata e molto forte; dominarla mi sembra più difficile che controllare il vento.” (Bhagavad-gita 6.34)
“Non posso farlo.” Egli fu molto chiaro, cioè per nostro conto disse con franchezza: “È impossibile.” Nell’era attuale, il Kali-yuga, non è possibile controllare la mente neanche con la meditazione. Perfino cinquemila anni fa, in un’era migliore, Arjuna non volle accettare questo metodo di yoga. “Non è possibile. Sono un politico. Sono un militare, devo combattere. Mi devo occupare di moltissime cose. Come posso controllare la mente? Non è possibile.” Questa è la realtà. È impossibile controllare la mente con il metodo dello yoga, con la meditazione.
IL CANTO È L’ESSENZA
Per avanzare spiritualmente è tuttavia necessario controllare la mente. In quest’era possiamo controllare la mente ed ottenere il pieno successo spirituale cantando il maha-mantra Hare Krishna. Questa è l’essenza dell’insegnamento degli sastra, le Scritture. Tutti sono nell’ignoranza – sciocchi e mascalzoni – ed è dovere del maestro spirituale far conoscere a tutti l’essenza degli sastra. Caitanya Mahaprabhu disse: “Il mio guru pensa che io sia un grande mascalzone.” Egli non era un mascalzone, ma Si presentava come tale perché noi siamo mascalzoni. Le persone di quest’era sono tutte dei mascalzoni. Perciò Caitanya Mahaprabhu disse: “Il mio guru ha visto che sono un grande mascalzone perciò mi ha proibito di leggere il Vedanta.” Anche per le persone erudite il Vedanta, che contiene l’essenza della filosofia vedica in versi, è molto difficile da comprendere. Che cosa potranno capire del Vedanta i mascalzoni di quest’era? Riusciranno soltanto a snaturarlo e inganneranno le persone. Potete vedere molti grandissimi uomini politici ed eruditi che in realtà ingannano le persone citando la Bhagavad-gita.
Questo testo viene enunciato sul campo di battaglia e vogliono dimostrare che esso sostiene la non-violenza. In questo modo ingannano la gente. Perciò evitate questo metodo da mascalzoni di leggere qualcosa e snaturarla. Non dovremmo cercare di diventare dei grandi eruditi interpretando male la letteratura vedica. Seguite l’istruzione di Caitanya Mahaprabhu:
harer nama harer nama
harer namaiva kevalam
kalau nasty eva nasty
eva nasty eva gatir anyatha
“In questa era di Kali non c’è altro modo, non c’è altro modo, non c’è altro modo per realizzarsi se non il canto del santo nome, il canto del santo nome, il canto del santo nome di Sri Hari [Krishna].”
Sri Caitanya ha citato questo verso del Brihan-naradiya Purana (3.8.126). Il sadhu, la persona santa, non dirà niente che non sia negli sastra. Questa è la qualifica del sadhu. Il sadhu non può inventare niente. Perciò seguite l’insegnamento di Sri Caitanya. Cantate Hare Krishna il più possibile e liberatevi.
Vi ringrazio moltissimo.